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Lettera ai Romani 9-16 Romani 9

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<strong>Lettera</strong> <strong>ai</strong> <strong>Romani</strong> 9-<strong>16</strong><br />

<strong>Romani</strong> 9<br />

(Rm 9, 1-5) I doni e privilegi di Israele<br />

[1] Dico la verità in Cristo, non mentisco, e la mia coscienza me ne dà<br />

testimonianza nello Spirito Santo: [2] ho nel cuore un grande dolore e una<br />

sofferenza continua. [3] Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da<br />

Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne. [4]<br />

Essi sono Israeliti e possiedono l'adozione a figli, la gloria, le alleanze, la<br />

legislazione, il culto, le promesse, [5] i patriarchi; da essi proviene<br />

Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei<br />

secoli. Amen.<br />

(CCC 839) “Quelli che non hanno ancora ricevuto il Vangelo, in vari modi<br />

sono ordinati al Popolo di Dio” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, <strong>16</strong>]. Il<br />

rapporto della Chiesa con il popolo ebr<strong>ai</strong>co. La Chiesa, Popolo di Dio nella Nuova<br />

Alleanza, scrutando il suo proprio mistero, scopre il proprio legame con il popolo<br />

ebr<strong>ai</strong>co [Conc. Ecum. Vat. II, Nostra aetate, 4], che Dio “scelse primi fra tutti gli<br />

uomini ad accogliere la sua parola” [Venerdì Santo nella passione del Signore,<br />

preghiera universale VI, Messale Romano]. A differenza delle altre religioni non<br />

cristiane, la fede ebr<strong>ai</strong>ca è già risposta alla rivelazione di Dio nella Antica Alleanza.<br />

È al popolo ebr<strong>ai</strong>co che appartengono “l'adozione a figli, la gloria, le alleanze, la<br />

legislazione, il culto, le promesse, i patriarchi; da essi proviene Cristo secondo la<br />

carne” (Rm 9,4-5) perché “i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili!” (Rm<br />

11,29). (CCC 840) Del resto, quando si considera il futuro, il popolo di Dio<br />

dell'Antica Alleanza e il nuovo popolo di Dio tendono a fini analoghi: l'attesa della<br />

venuta (o del ritorno) del Messia. Ma tale attesa è, da una parte, rivolta al ritorno<br />

del Messia, morto e risorto, riconosciuto come Signore e Figlio di Dio, dall'altra è<br />

rivolta alla venuta del Messia, i cui tratti rimangono velati, alla fine dei tempi: si ha<br />

un'attesa accompagnata dall'ignoranza o dal misconoscimento di Gesù Cristo.<br />

(Rm 9, 6-13) I figli della promessa<br />

[6] Tuttavia la parola di Dio non è venuta meno. Infatti non tutti i<br />

discendenti di Israele sono Israele, [7] né per il fatto di essere discendenza di<br />

Abramo sono tutti suoi figli. No, ma: in Isacco ti sarà data una discendenza,<br />

[8] cioè: non sono considerati figli di Dio i figli della carne, ma come<br />

discendenza sono considerati solo i figli della promessa. [9] Queste<br />

infatti sono le parole della promessa: Io verrò in questo tempo e Sara avrà un<br />

figlio. [10] E non è tutto; c'è anche Rebecca che ebbe figli da un solo uomo,<br />

Isacco nostro padre: [11] quando essi ancora non eran nati e nulla avevano<br />

fatto di bene o di male - perché rimanesse fermo il disegno divino fondato<br />

sull'elezione non in base alle opere, ma alla volontà di colui che chiama<br />

- [12] le fu dichiarato: Il maggiore sarà sottomesso al minore, [13] come sta<br />

scritto: Ho amato Giacobbe e ho odiato Esaù.


(CCC 60) Il popolo discendente da Abramo sarà il depositario della promessa<br />

fatta <strong>ai</strong> patriarchi, il popolo della elezione [Rm 11,28], chiamato a preparare la<br />

ricomposizione, un giorno, nell'unità della Chiesa, di tutti i figli di Dio [Gv 11,52;<br />

10,<strong>16</strong> ]; questo popolo sarà la radice su cui verranno innestati i pagani diventati<br />

credenti [Rm 11,17-18; 11,24]. (CCC 705) Sfigurato dal peccato e dalla morte,<br />

l'uomo rimane “a immagine di Dio”, a immagine del Figlio, ma è privo “della Gloria<br />

di Dio” (Rm 3,23), della “somiglianza”. La Promessa fatta ad Abramo inaugura<br />

l'Economia della salvezza, al termine della quale il Figlio stesso assumerà<br />

“l'immagine” [Gv 1,14; Fil 2,7] e la restaurerà nella “somiglianza” con il Padre,<br />

ridonandole la Gloria, lo Spirito “che dà la vita”. (CCC 706) Contro ogni speranza<br />

umana, Dio promette ad Abramo una discendenza, come frutto della fede e della<br />

potenza dello Spirito Santo [Gen 18,1-15; Lc 1,26-38.54-55; Gv 1,12-13; Rm 4,<strong>16</strong>-<br />

21]. In essa saranno benedetti tutti i popoli della terra [Gen 12,3]. Questa discendenza<br />

sarà Cristo [Gal 3,<strong>16</strong>], nel quale l'effusione dello Spirito Santo riunirà “insieme i figli<br />

di Dio che erano dispersi” (Gv 11,52). Impegnandosi con giuramento [Lc 1,73], Dio<br />

si impegna già al dono del suo Figlio Prediletto [Gen 22,17-18; Rm 8,32; Gv 3,<strong>16</strong> ] e<br />

al dono dello Spirito della Promessa che prepara la redenzione di coloro che Dio si<br />

è acquistato” (Ef 1,13-14) [Gal 3,14].<br />

(Rm 9, 14-18) In Dio non c’è ingiustizia<br />

[14] Che diremo dunque C'è forse ingiustizia da parte di Dio No<br />

certamente! [15] Egli infatti dice a Mosè: Userò misericordia con chi vorrò, e<br />

avrò pietà di chi vorrò averla. [<strong>16</strong>] Quindi non dipende dalla volontà né dagli<br />

sforzi dell'uomo, ma da Dio che usa misericordia. [17] Dice infatti la Scrittura<br />

al faraone: Ti ho fatto sorgere per manifestare in te la mia potenza e perché il<br />

mio nome sia proclamato in tutta la terra. [18] Dio quindi usa misericordia con<br />

chi vuole e indurisce chi vuole.<br />

(CCC 270) Dio è Padre onnipotente. La sua paternità e la sua potenza si<br />

illuminano a vicenda. Infatti, egli mostra la sua onnipotenza paterna nel modo in cui<br />

si prende cura dei nostri bisogni [Mt 6,32]; attraverso l'adozione filiale che ci dona<br />

(“Sarò per voi come un padre, e voi mi sarete come figli e figlie, dice il Signore<br />

onnipotente”: 2Cor 6,18); infine attraverso la sua infinita misericordia, dal momento<br />

che egli manifesta al massimo grado la sua potenza perdonando liberamente i<br />

peccati. (CCC 271) L'onnipotenza divina non è affatto arbitraria: “In Dio la potenza<br />

e l'essenza, la volontà e l'intelligenza, la sapienza e la giustizia sono una sola ed<br />

identica cosa, di modo che nulla può esserci nella potenza divina che non possa<br />

essere nella giusta volontà di Dio o nella sua sapiente intelligenza” [San Tommaso<br />

d'Aquino, Summa theologiae, I, 25, 5, ad 1].<br />

(Rm 9, 19-24) In Dio pazienza e misericordia<br />

[19] Mi potr<strong>ai</strong> però dire: "Ma allora perché ancora rimprovera Chi può<br />

infatti resistere al suo volere". [20] O uomo, tu chi sei per disputare con Dio<br />

Oserà forse dire il vaso plasmato a colui che lo plasmò: "Perché mi h<strong>ai</strong> fatto<br />

così". [21] Forse il vas<strong>ai</strong>o non è padrone dell'argilla, per fare con la<br />

medesima pasta un vaso per uso nobile e uno per uso volgare [22] Se<br />

pertanto Dio, volendo manifestare la sua ira e far conoscere la sua potenza,<br />

ha sopportato con grande pazienza vasi di collera, già pronti per la


perdizione, [23] e questo per far conoscere la ricchezza della sua gloria<br />

verso vasi di misericordia, da lui predisposti alla gloria, [24] cioè verso di<br />

noi, che egli ha chiamati non solo tra i Giudei ma anche tra i pagani, che<br />

potremmo dire”.<br />

(CCC 2822) La volontà del Padre nostro è “che tutti gli uomini siano salvati e<br />

arrivino alla conoscenza della verità” (1Tm 2,4). Egli “usa pazienza […], non<br />

volendo che alcuno perisca” (2Pt 3,9) [Mt 18,14]. Il suo comandamento, che<br />

compendia tutti gli altri e ci manifesta la sua Volontà, è che ci amiamo gli uni gli<br />

altri, come egli ci ha amato [Gv 13,34; 1Gv 3; 4; Lc 10,25-37]. (CCC 2823) “Egli ci<br />

ha fatto conoscere il mistero della sua volontà, secondo quanto nella sua benevolenza<br />

aveva […] prestabilito […], il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose […].<br />

In lui siamo stati fatti anche eredi, essendo stati predestinati secondo il piano di colui<br />

che tutto opera efficacemente conforme alla sua volontà” (Ef 1,9-11). Noi chiediamo<br />

con insistenza che si realizzi pienamente questo disegno di benevolenza sulla terra,<br />

come già è realizzato in cielo. (CCC 211) Il Nome divino “Io Sono” o “Egli È”<br />

esprime la fedeltà di Dio il quale, malgrado l'infedeltà del peccato degli uomini e il<br />

castigo che merita, “conserva il suo favore per mille generazioni” (Es 34,7). Dio<br />

rivela di essere “ricco di misericordia” (Ef 2,4) arrivando a dare il suo Figlio. Gesù,<br />

donando la vita per liberarci dal peccato, rivelerà che anch'egli porta il Nome<br />

divino: “Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono” (Gv<br />

8,28).<br />

(Rm 9, 25-33) Saranno chiamati figli del Dio vivente<br />

[25] Esattamente come dice Osea: Chiamerò mio popolo quello che non<br />

era mio popolo e mia diletta quella che non era la diletta. [26] E avverrà che<br />

nel luogo stesso dove fu detto loro: "Voi non siete mio popolo", là saranno<br />

chiamati figli del Dio vivente. [27] E quanto a Israele, Is<strong>ai</strong>a esclama: Se<br />

anche il numero dei figli d'Israele fosse come la sabbia del mare, sarà salvato<br />

solo il resto; [28] perché con pienezza e rapidità il Signore compirà la sua<br />

parola sopra la terra. [29] E ancora secondo ciò che predisse Is<strong>ai</strong>a: Se il<br />

Signore degli eserciti non ci avesse lasciato una discendenza, saremmo<br />

divenuti come Sòdoma e resi simili a Gomorra. [30] Che diremo dunque<br />

Che i pagani, che non ricercavano la giustizia, hanno raggiunto la giustizia:<br />

la giustizia però che deriva dalla fede; [31] mentre Israele, che ricercava<br />

una legge che gli desse la giustizia, non è giunto alla pratica della legge. [32]<br />

E perché m<strong>ai</strong> Perché non la ricercava dalla fede, ma come se derivasse<br />

dalle opere. Hanno urtato così contro la pietra d'inciampo, [33] come sta<br />

scritto: Ecco che io pongo in Sion una pietra di scandalo e un sasso<br />

d'inciampo; ma chi crede in lui non sarà deluso.<br />

(CCC 1953) La legge morale trova in Cristo la sua pienezza e la sua unità.<br />

Gesù Cristo in persona è la via della perfezione. E' il termine della Legge, perché egli<br />

solo insegna e dà la giustizia di Dio: “Il termine della legge è Cristo, perché sia data<br />

la giustizia a chiunque crede” (Rm 10,4). (CCC 1990) La giustificazione separa<br />

l'uomo dal peccato che si oppone all'amore di Dio, e purifica il suo cuore dal peccato.<br />

La giustificazione fa seguito all’iniziativa della misericordia di Dio che offre il<br />

perdono. Riconcilia l'uomo con Dio. Libera dalla schiavitù del peccato e guarisce.<br />

(CCC 1991) La giustificazione è, al tempo stesso, accoglienza della giustizia di Dio


per mezzo della fede in Gesù Cristo. Qui la giustizia designa la rettitudine<br />

dell'amore divino. Insieme con la giustificazione, vengono infuse nei nostri cuori la<br />

fede, la speranza e la carità, e ci è accordata l'obbedienza alla volontà divina. (CCC)<br />

1993 La giustificazione stabilisce la collaborazione tra la grazia di Dio e la libertà<br />

dell'uomo. Dalla parte dell'uomo essa si esprime nell'assenso della fede alla Parola<br />

di Dio che lo chiama alla conversione, e nella cooperazione della carità alla mozione<br />

dello Spirito Santo, che lo previene e lo custodisce: “Dio tocca il cuore dell'uomo con<br />

l'illuminazione dello Spirito Santo, in modo che né l'uomo resti assolutamente inerte<br />

subendo quell'ispirazione, che certo può anche respingere, né senza la grazia divina,<br />

con la sua libera volontà, possa incamminarsi alla giustizia dinanzi a Dio [Concilio<br />

di Trento: DS 1525].<br />

<strong>Romani</strong> 10<br />

(Rm 10, 1-4) La giustizia è data a chiunque crede<br />

[1] Fratelli, il desiderio del mio cuore e la mia preghiera sale a Dio per la<br />

loro salvezza. [2] Rendo infatti loro testimonianza che hanno zelo per Dio, ma<br />

non secondo una retta conoscenza; [3] poiché, ignorando la giustizia di Dio e<br />

cercando di stabilire la propria, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio. [4]<br />

Ora, il termine della legge è Cristo, perché sia data la giustizia a<br />

chiunque crede.<br />

(CCC 1977) Cristo è il termine della legge [Rm 10,4]; egli solo insegna e dà la<br />

giustizia di Dio. (CCC 1953) La legge morale trova in Cristo la sua pienezza e la sua<br />

unità. Gesù Cristo in persona è la via della perfezione. E' il termine della Legge,<br />

perché egli solo insegna e dà la giustizia di Dio: “Il termine della legge è Cristo,<br />

perché sia data la giustizia a chiunque crede” (Rm 10,4). (CCC 1985) La Legge<br />

nuova è una legge d'amore, una legge di grazia, una legge di libertà. (CCC 1983)<br />

La Legge nuova è la grazia dello Spirito Santo ricevuta mediante la fede in Cristo,<br />

che opera attraverso la carità. Trova la sua principale espressione nel Discorso del<br />

Signore sulla montagna e si serve dei sacramenti per comunicarci la grazia. (CCC<br />

1984) La Legge evangelica dà compimento, supera e porta alla perfezione la Legge<br />

antica: le sue promesse attraverso le beatitudini del Regno dei cieli e i suoi<br />

comandamenti attraverso la trasformazione della radice delle azioni, il cuore.<br />

(Rm 10, 5-12) Chi crede in Gesù non sarà deluso<br />

[5] Mosè infatti descrive la giustizia che viene dalla legge così: L'uomo<br />

che la pratica vivrà per essa. [6] Invece la giustizia che viene dalla fede parla<br />

così: Non dire nel tuo cuore: Chi salirà al cielo Questo significa farne<br />

discendere Cristo; [7] oppure: Chi discenderà nell'abisso Questo significa<br />

far risalire Cristo d<strong>ai</strong> morti. [8] Che dice dunque Vicino a te è la parola, sulla<br />

tua bocca e nel tuo cuore: cioè la parola della fede che noi predichiamo. [9]<br />

Poiché se confesser<strong>ai</strong> con la tua bocca che Gesù è il Signore, e creder<strong>ai</strong> con<br />

il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato d<strong>ai</strong> morti, sar<strong>ai</strong> salvo. [10] Con il cuore<br />

infatti si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la<br />

professione di fede per avere la salvezza. [11] Dice infatti la Scrittura:<br />

Chiunque crede in lui non sarà deluso. [12] Poiché non c'è distinzione fra


Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti<br />

quelli che l'invocano.<br />

(CCC 432) Il nome di Gesù significa che il nome stesso di Dio è presente nella<br />

persona del Figlio suo [At 5,41; 3Gv 1,7] fatto uomo per l'universale e definitiva<br />

redenzione dei peccati. È il nome divino che solo reca la salvezza [Gv 3,18; At 2,21],<br />

e può orm<strong>ai</strong> essere invocato da tutti perché, mediante l'incarnazione, egli si è unito a<br />

tutti gli uomini [Rm 10,6-13] in modo tale che “non vi è altro nome dato agli uomini<br />

sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati” (At 4,12) [At 9,14; Gc<br />

2,7]. (CCC 449) Attribuendo a Gesù il titolo divino di Signore, le prime confessioni<br />

di fede della Chiesa affermano, fin dall'inizio [At 2,34-36], che la potenza, l'onore e<br />

la gloria dovuti a Dio Padre convengono anche a Gesù [Rm 9,5; Tt 2,13; Ap 5,13],<br />

perché egli è di “natura divina” (Fil 2,6) e perché il Padre ha manifestato questa<br />

signoria di Gesù risuscitandolo d<strong>ai</strong> morti ed esaltandolo nella sua gloria [Rm 10,9;<br />

1Cor 12,3; Fil 2,9-11]. (CCC 14) Coloro che per la fede e il Battesimo appartengono<br />

a Cristo devono confessare la loro fede battesimale davanti agli uomini [Mt 10,32;<br />

Rm 10,9]. Il Simbolo della fede riassume i doni che Dio fa all'uomo come Autore di<br />

ogni bene, come Redentore, come Santificatore, e li articola attorno <strong>ai</strong> “tre capitoli”<br />

del nostro Battesimo, e cioè la fede in un solo Dio: il Padre Onnipotente, il Creatore;<br />

e Gesù Cristo, suo Figlio, nostro Signore e Salvatore; e lo Spirito Santo, nella santa<br />

Chiesa. (CCC 187) Tali sintesi della fede vengono chiamate “professioni di fede”,<br />

perché riassumono la fede professata d<strong>ai</strong> cristiani. Vengono chiamate “Credo” a<br />

motivo di quella che normalmente ne è la prima parola: “Io credo”. Sono anche dette<br />

“Simboli della fede”.<br />

(Rm 10, 13-17) Fede, invocazione, predicazione<br />

[13] Infatti: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato.<br />

[14] Ora, come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui E come<br />

potranno credere, senza averne sentito parlare E come potranno sentirne<br />

parlare senza uno che lo annunzi [15] E come lo annunzieranno, senza<br />

essere prima inviati Come sta scritto: Quanto son belli i piedi di coloro che<br />

recano un lieto annunzio di bene! [<strong>16</strong>] Ma non tutti hanno obbedito al<br />

vangelo. Lo dice Is<strong>ai</strong>a: Signore, chi ha creduto alla nostra predicazione [17]<br />

La fede dipende dunque dalla predicazione e la predicazione a sua volta<br />

si attua per la parola di Cristo.<br />

(CCC 2738) La rivelazione della preghiera nell'Economia della salvezza ci<br />

insegna che la fede si appoggia sull'azione di Dio nella storia. La fiducia filiale è<br />

suscitata dall'azione di Dio per eccellenza: la passione e la risurrezione del Figlio<br />

suo. La preghiera cristiana è cooperazione alla provvidenza di Dio, al suo disegno di<br />

amore per gli uomini. (CCC 2739) In san Paolo questa fiducia è audace [Rm 10,12-<br />

13], fondata sulla preghiera dello Spirito in noi e sull'amore fedele del Padre che ci ha<br />

donato il suo unico Figlio [Rm 8,26-39]. La trasformazione del cuore che prega è la<br />

prima risposta alla nostra domanda. (CCC 1122) Cristo ha inviato i suoi Apostoli<br />

perché “nel suo Nome”, siano “predicati a tutte le genti la conversione e il perdono<br />

dei peccati” (Lc 24,47). “Ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del<br />

Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28,19). La missione di battezzare,<br />

dunque la missione sacramentale, è implicita nella missione di evangelizzare, poiché


il sacramento è preparato dalla Parola di Dio e dalla fede, la quale è consenso a<br />

questa Parola: “Il Popolo di Dio viene adunato innanzitutto per mezzo della Parola<br />

del Dio vivente. […] La predicazione della Parola è necessaria per lo stesso<br />

ministero dei sacramenti, trattandosi di sacramenti della fede, la quale nasce e si<br />

alimenta con la Parola” [Conc. Ecum. Vat. II, Presbyterorum ordinis, 4].<br />

(Rm 10, 18-21) Non tutti hanno obbedito al Vangelo<br />

[18] Ora io dico: Non hanno forse udito Tutt'altro: per tutta la terra è<br />

corsa la loro voce, e fino <strong>ai</strong> confini del mondo le loro parole. [19] E dico<br />

ancora: Forse Israele non ha compreso già per primo Mosè dice: Io vi<br />

renderò gelosi di un popolo che non è popolo; contro una nazione senza<br />

intelligenza susciterò il vostro sdegno. [20] Is<strong>ai</strong>a poi arriva fino ad affermare:<br />

Sono stato trovato da quelli che non mi cercavano, mi sono manifestato a<br />

quelli che non si rivolgevano a me, [21] mentre di Israele dice: Tutto il<br />

giorno ho steso le mani verso un popolo disobbediente e ribelle!<br />

(CCC 143) Con la fede l'uomo sottomette pienamente a Dio la propria<br />

intelligenza e la propria volontà. Con tutto il suo essere l'uomo dà il proprio assenso<br />

a Dio rivelatore [Conc. Ecum.Vat. II, Dei Verbum, 5]. La Sacra Scrittura chiama<br />

“obbedienza della fede” questa risposta dell'uomo a Dio che rivela [Rm 1,5; <strong>16</strong>,26].<br />

(CCC 144) Obbedire (“ob-audire”) nella fede è sottomettersi liberamente alla Parola<br />

ascoltata, perché la sua verità è garantita da Dio, il quale è la Verità stessa. Il modello<br />

di questa obbedienza propostoci dalla Sacra Scrittura è Abramo. La Vergine Maria<br />

ne è la realizzazione più perfetta. (CCC 145) La <strong>Lettera</strong> agli Ebrei, nel solenne<br />

elogio della fede degli antenati, insiste particolarmente sulla fede di Abramo: “Per<br />

fede Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in<br />

eredità, e partì senza sapere dove andava” (Eb 11,8) [Gen 12,1-4]. Per fede<br />

soggiornò come straniero e pellegrino nella Terra promessa [Gen 23,4]. Per fede Sara<br />

ricevette la possibilità di concepire il figlio della Promessa. Per fede, infine, Abramo<br />

offrì in sacrificio il suo unico figlio [Eb 11,17]. (CCC 148) La Vergine Maria<br />

realizza nel modo più perfetto l'obbedienza della fede. Nella fede, Maria accolse<br />

l'annunzio e la promessa a Lei portati dall'angelo Gabriele, credendo che “nulla è<br />

impossibile a Dio” (Lc 1,37), [Gen 18,14] e dando il proprio consenso: “Sono la<br />

serva del Signore, avvenga di me quello che h<strong>ai</strong> detto” (Lc 1,38). Elisabetta la salutò<br />

così: “Beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore” (Lc<br />

1,45). Per questa fede tutte le generazioni la chiameranno beata [Lc 1,48]. (CCC<br />

149) Durante tutta la sua vita, e fino all'ultima prova, [Lc 2,35] quando Gesù, suo<br />

Figlio, morì sulla croce, la sua fede non ha m<strong>ai</strong> vacillato. Maria non ha cessato di<br />

credere “nell'adempimento” della Parola di Dio. Ecco perché la Chiesa venera in<br />

Maria la più pura realizzazione della fede.<br />

<strong>Romani</strong> 11<br />

(Rm 11, 1-10) Dio non ha rigettato Israele<br />

[1] Io domando dunque: Dio avrebbe forse ripudiato il suo popolo<br />

Impossibile! Anch'io infatti sono Israelita, della discendenza di Abramo, della<br />

tribù di Beniamino. [2] Dio non ha ripudiato il suo popolo, che egli ha scelto<br />

fin da principio. O non sapete forse ciò che dice la Scrittura, nel passo in cui


Elia ricorre a Dio contro Israele [3] Signore, hanno ucciso i tuoi profeti,<br />

hanno rovesciato i tuoi altari e io sono rimasto solo e ora vogliono la mia vita.<br />

[4] Cosa gli risponde però la voce divina Mi sono riservato settemila uomini,<br />

quelli che non hanno piegato il ginocchio davanti a Baal. [5] Così anche al<br />

presente c'è un resto, conforme a un'elezione per grazia. [6] E se lo è per<br />

grazia, non lo è per le opere; altrimenti la grazia non sarebbe più grazia. [7]<br />

Che dire dunque Israele non ha ottenuto quello che cercava; lo hanno<br />

ottenuto invece gli eletti; gli altri sono stati induriti, [8] come sta scritto: Dio ha<br />

dato loro uno spirito di torpore, occhi per non vedere e orecchi per non<br />

sentire, fino al giorno d'oggi. [9] E Davide dice: Diventi la lor mensa un laccio,<br />

un tranello e un inciampo e serva loro di giusto castigo! [10] Siano oscurati i<br />

loro occhi sì da non vedere, e fà loro curvare la schiena per sempre!<br />

(CCC 218) Israele, nel corso della sua storia, ha potuto scoprire che uno solo<br />

era il motivo per cui Dio gli si era rivelato e lo aveva scelto fra tutti i popoli perché<br />

gli appartenesse: il suo amore gratuito [Dt 4,37; 7,8; 10,15]. Ed Israele, per mezzo<br />

dei profeti, ha compreso che, ancora per amore, Dio non ha m<strong>ai</strong> cessato di salvarlo<br />

[Is 43,1-7] e di perdonargli la sua infedeltà e i suoi peccati [Os 2]. (CCC 219)<br />

L'amore di Dio per Israele è paragonato all'amore di un padre per il proprio figlio [Os<br />

11,1]. È un amore più forte dell'amore di una madre per i suoi bambini [Is 49,14-15].<br />

Dio ama il suo Popolo più di quanto uno sposo ami la propria sposa [Is 62,4-5];<br />

questo amore vincerà anche le più gravi infedeltà [Ez <strong>16</strong>; Os 11]; arriverà fino al<br />

dono più prezioso: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito”<br />

(Gv 3,<strong>16</strong>). (CCC 220) L'amore di Dio è “eterno” (Is 54,8): “Anche se i monti si<br />

spostassero e i colli vacillassero, non si allontanerebbe da te il mio affetto” (Is 54,10).<br />

“Ti ho amato di un amore eterno, per questo ti conservo ancora pietà” (Ger 31,3).<br />

(Rm 11, 11-15) Loro caduta e ricchezza del mondo<br />

[11] Ora io domando: Forse inciamparono per cadere per sempre<br />

Certamente no. Ma a causa della loro caduta la salvezza è giunta <strong>ai</strong> pagani,<br />

per suscitare la loro gelosia. [12] Se pertanto la loro caduta è stata<br />

ricchezza del mondo e il loro fallimento ricchezza dei pagani, che cosa<br />

non sarà la loro partecipazione totale! [13] Pertanto, ecco che cosa dico a<br />

voi, Gentili: come apostolo dei Gentili, io faccio onore al mio ministero, [14]<br />

nella speranza di suscitare la gelosia di quelli del mio sangue e di salvarne<br />

alcuni. [15] Se infatti il loro rifiuto ha segnato la riconciliazione del mondo,<br />

quale potrà m<strong>ai</strong> essere la loro riammissione, se non una risurrezione d<strong>ai</strong><br />

morti<br />

(CCC 674) La venuta del Messia glorioso è sospesa in ogni momento della<br />

storia [Rm 11,31] al riconoscimento di lui da parte di “tutto Israele” (Rm 11,26; Mt<br />

23,39) a causa dell'indurimento di una parte (Rm 11,25) nella “mancanza di fede”<br />

[Rm 11,20] verso Gesù. San Pietro dice agli Ebrei di Gerusalemme dopo la<br />

Pentecoste: “Pentitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri<br />

peccati e così possano giungere i tempi della consolazione da parte del Signore ed<br />

egli mandi quello che vi aveva destinato come Messia, cioè Gesù. Egli dev'esser<br />

accolto in cielo fino <strong>ai</strong> tempi della restaurazione di tutte le cose, come ha detto Dio<br />

fin dall'antichità, per bocca dei suoi santi profeti” (At 3,19-21). E san Paolo gli fa<br />

eco: “Se infatti il loro rifiuto ha segnato la riconciliazione del mondo, quale potrà


m<strong>ai</strong> essere la loro riammissione se non una risurrezione d<strong>ai</strong> morti” (Rm 11,15).<br />

La partecipazione totale degli Ebrei (Rm 11,12) alla salvezza messianica a seguito<br />

della partecipazione totale dei pagani [Rm 11,25; Lc 21,24] permetterà al Popolo di<br />

Dio di arrivare “alla piena maturità di Cristo” (Ef 4,13) nella quale “Dio sarà tutto<br />

in tutti” (1Cor 15,28).<br />

(Rm 11, <strong>16</strong>-24) L’oleastro e l’olivo buono<br />

[<strong>16</strong>] Se le primizie sono sante, lo sarà anche tutta la pasta; se è santa la<br />

radice, lo saranno anche i rami. [17] Se però alcuni rami sono stati tagliati e<br />

tu, essendo oleastro, sei stato innestato al loro posto, diventando così<br />

partecipe della radice e della linfa dell'olivo, [18] non menar tanto vanto<br />

contro i rami! Se ti vuoi proprio vantare, sappi che non sei tu che porti la<br />

radice, ma è la radice che porta te. [19] Dir<strong>ai</strong> certamente: Ma i rami sono<br />

stati tagliati perché vi fossi innestato io! [20] Bene; essi però sono stati tagliati<br />

a causa dell'infedeltà, mentre tu resti lì in ragione della fede. Non montare<br />

dunque in superbia, ma temi! [21] Se infatti Dio non ha risparmiato quelli che<br />

erano rami naturali, tanto meno risparmierà te! [22] Considera dunque la<br />

bontà e la severità di Dio: severità verso quelli che sono caduti; bontà di Dio<br />

invece verso di te, a condizione però che tu sia fedele a questa bontà.<br />

Altrimenti anche tu verr<strong>ai</strong> reciso. [23] Quanto a loro, se non persevereranno<br />

nell'infedeltà, saranno anch'essi innestati; Dio infatti ha la potenza di<br />

innestarli di nuovo! [24] Se tu infatti sei stato reciso dall'oleastro che eri<br />

secondo la tua natura e contro natura sei stato innestato su un olivo buono,<br />

quanto più essi, che sono della medesima natura, potranno venire di nuovo<br />

innestati sul proprio olivo!<br />

(CCC 755) “La Chiesa è il podere o campo di Dio” [1Cor 3,9]. In quel campo<br />

cresce l'antico olivo, la cui santa radice sono stati i patriarchi e nel quale è avvenuta<br />

e avverrà la riconciliazione dei Giudei e delle genti [Rm 11,13-26]. Essa è stata<br />

piantata dal celeste Agricoltore come vigna scelta [Mt 21,33-43; Is 5,1-7]. Cristo è la<br />

vera Vite, che dà vita e fecondità <strong>ai</strong> tralci, cioè a noi, che per mezzo della Chiesa<br />

rimaniamo in lui e senza di lui nulla possiamo fare [Gv 15,1-5]” [Conc. Ecum. Vat.<br />

II, Lumen gentium, 6]. (CCC 60) Il popolo discendente da Abramo sarà il depositario<br />

della promessa fatta <strong>ai</strong> patriarchi, il popolo della elezione [Rm 11,28], chiamato a<br />

preparare la ricomposizione, un giorno, nell'unità della Chiesa, di tutti i figli di Dio<br />

[Gv 11,52; 10,<strong>16</strong> ]; questo popolo sarà la radice su cui verranno innestati i pagani<br />

diventati credenti [Rm 11,17-18; 11,24].<br />

(Rm 11, 25-36) I doni di Dio sono irrevocabili<br />

[25] Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, questo mistero, perché non<br />

siate presuntuosi: l'indurimento di una parte di Israele è in atto fino a che<br />

saranno entrate tutte le genti. [26] Allora tutto Israele sarà salvato come sta<br />

scritto: Da Sion uscirà il liberatore, egli toglierà le empietà da Giacobbe. [27]<br />

Sarà questa la mia alleanza con loro quando distruggerò i loro peccati. [28]<br />

Quanto al vangelo, essi sono nemici, per vostro vantaggio; ma quanto alla<br />

elezione, sono amati, a causa dei padri, [29] perché i doni e la chiamata di<br />

Dio sono irrevocabili! [30] Come voi un tempo siete stati disobbedienti a Dio e<br />

ora avete ottenuto misericordia per la loro disobbedienza, [31] così anch'essi


ora sono diventati disobbedienti in vista della misericordia usata verso di voi,<br />

perché anch'essi ottengano misericordia. [32] Dio infatti ha rinchiuso tutti<br />

nella disobbedienza, per usare a tutti misericordia! [33] O profondità della<br />

ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili<br />

i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie! [34] Infatti, chi m<strong>ai</strong> ha potuto<br />

conoscere il pensiero del Signore O chi m<strong>ai</strong> è stato suo consigliere [35] O<br />

chi gli ha dato qualcosa per primo, sì che abbia a riceverne il contraccambio<br />

[36] Poiché da lui, grazie a lui e per lui sono tutte le cose. A lui la gloria nei<br />

secoli. Amen.<br />

(CCC 1870) “Dio ha rinchiuso tutti nella disobbedienza per usare a tutti<br />

misericordia” (Rm 11,32 ). (CCC 839) “Quelli che non hanno ancora ricevuto il<br />

Vangelo, in vari modi sono ordinati al Popolo di Dio” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen<br />

gentium, <strong>16</strong>]. Il rapporto della Chiesa con il popolo ebr<strong>ai</strong>co. La Chiesa, Popolo di<br />

Dio nella Nuova Alleanza, scrutando il suo proprio mistero, scopre il proprio legame<br />

con il popolo ebr<strong>ai</strong>co [Conc. Ecum. Vat. II, Nostra aetate, 4], che Dio “scelse primi<br />

fra tutti gli uomini ad accogliere la sua parola” [Venerdì Santo nella passione del<br />

Signore, preghiera universale VI, Messale Romano]. A differenza delle altre religioni<br />

non cristiane, la fede ebr<strong>ai</strong>ca è già risposta alla rivelazione di Dio nella Antica<br />

Alleanza. È al popolo ebr<strong>ai</strong>co che appartengono “l'adozione a figli, la gloria, le<br />

alleanze, la legislazione, il culto, le promesse, i patriarchi; da essi proviene Cristo<br />

secondo la carne” (Rm 9,4-5) perché “i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili!”<br />

(Rm 11,29). (CCC 840) Del resto, quando si considera il futuro, il popolo di Dio<br />

dell'Antica Alleanza e il nuovo popolo di Dio tendono a fini analoghi: l'attesa della<br />

venuta (o del ritorno) del Messia. Ma tale attesa è, da una parte, rivolta al ritorno del<br />

Messia, morto e risorto, riconosciuto come Signore e Figlio di Dio, dall'altra è rivolta<br />

alla venuta del Messia, i cui tratti rimangono velati, alla fine dei tempi: si ha un'attesa<br />

accompagnata dall'ignoranza o dal misconoscimento di Gesù Cristo. (CCC 778) La<br />

Chiesa è ad un tempo via e fine del disegno di Dio: prefigurata nella creazione,<br />

preparata nell'Antica Alleanza, fondata dalle parole e dalle azioni di Gesù Cristo,<br />

realizzata mediante la sua croce redentrice e la sua risurrezione, essa è manifestata<br />

come mistero di salvezza con l'effusione dello Spirito Santo. Avrà il suo compimento<br />

nella gloria del cielo come assemblea di tutti i redenti della terra [Ap 14,4].<br />

<strong>Romani</strong> 12<br />

(Rm 12, 1) Il culto spirituale santo e gradito a Dio<br />

[1] Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri<br />

corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto<br />

spirituale.<br />

(CCC 2031) La vita morale è un culto spirituale. Noi offriamo i nostri “corpi<br />

come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio” (Rm 12,1), in seno al Corpo di Cristo,<br />

che noi formiamo, e in comunione con l'offerta della sua Eucaristia. Nella liturgia e<br />

nella celebrazione dei sacramenti, preghiera ed insegnamento si uniscono alla grazia<br />

di Cristo, per illuminare e nutrire l'agire cristiano. Come l'insieme della vita<br />

cristiana, la vita morale trova la propria fonte e il proprio culmine nel sacrificio<br />

eucaristico. (CCC 1368) L'Eucaristia è anche il sacrificio della Chiesa. La Chiesa,


che è il Corpo di Cristo, partecipa all'offerta del suo Capo. Con lui, essa stessa viene<br />

offerta tutta intera. Essa si unisce alla sua intercessione presso il Padre a favore di<br />

tutti gli uomini. Nell'Eucaristia il sacrificio di Cristo diviene pure il sacrificio delle<br />

membra del suo Corpo. La vita dei fedeli, la loro lode, la loro sofferenza, la loro<br />

preghiera, il loro lavoro, sono uniti a quelli di Cristo e alla sua offerta totale, e in<br />

questo modo acquistano un valore nuovo. Il sacrificio di Cristo riattualizzato<br />

sull'altare offre a tutte le generazioni di cristiani la possibilità di essere uniti alla sua<br />

offerta. Nelle catacombe la Chiesa è spesso raffigurata come una donna in preghiera,<br />

con le braccia spalancate, in atteggiamento di orante. Come Cristo ha steso le braccia<br />

sulla croce, così per mezzo di lui, con lui e in lui essa si offre e intercede per tutti gli<br />

uomini.<br />

(Rm 12, 2) Rinnovate la vostra mente<br />

[2] Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi<br />

rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è<br />

buono, a lui gradito e perfetto.<br />

(CCC 2826) E' mediante la preghiera che possiamo discernere la Volontà di<br />

Dio [Rm 12,2; Ef 5,17] ed ottenere la costanza nel compierla [Eb 10,36]. Gesù ci<br />

insegna che si entra nel Regno dei cieli non a forza di parole, ma facendo “la Volontà<br />

del Padre mio che è nei cieli” (Mt 7,21). (CCC 2520) Il Battesimo conferisce a colui<br />

che lo riceve la grazia della purificazione da tutti i peccati. Ma il battezzato deve<br />

continuare a lottare contro la concupiscenza della carne e i desideri disordinati. Con<br />

la grazia di Dio giunge alla purezza del cuore: - mediante la virtù e il dono della<br />

castità, perché la castità permette di amare con un cuore retto e indiviso; - mediante<br />

la purezza d'intenzione che consiste nel tener sempre presente il vero fine dell'uomo:<br />

con un occhio semplice, il battezzato cerca di trovare e di compiere in tutto la volontà<br />

di Dio [Rm 12,2; Col 1,10]; - mediante la purezza dello sguardo, esteriore ed<br />

interiore; mediante la disciplina dei sentimenti e dell'immaginazione; mediante il<br />

rifiuto di ogni compiacenza nei pensieri impuri, che inducono ad allontanarsi dalla<br />

via dei divini comandamenti: “La vista provoca negli stolti il desiderio” (Sap 15,5); -<br />

mediante la preghiera: “Pensavo che la continenza si ottiene con le proprie forze e<br />

delle mie non ero sicuro. A tal segno ero stolto da ignorare che […] nessuno può<br />

essere continente, se tu non lo concedi. E tu l'avresti concesso, se avessi bussato alle<br />

tue orecchie col gemito del mio cuore e lanciato in te la mia pena con fede salda”<br />

[Sant'Agostino, Confessiones, 6, 11, 20].<br />

(Rm 12, 3-5) Siamo un solo corpo in Cristo<br />

[3] Per la grazia che mi è stata concessa, io dico a ciascuno di voi: non<br />

valutatevi più di quanto è conveniente valutarsi, ma valutatevi in maniera da<br />

avere di voi una giusta valutazione, ciascuno secondo la misura di fede che<br />

Dio gli ha dato. [4] Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e<br />

queste membra non hanno tutte la medesima funzione, [5] così anche noi,<br />

pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e ciascuno per la sua<br />

parte siamo membra gli uni degli altri.<br />

(CCC 1142) Ma “le membra non hanno tutte la stessa funzione”(Rm 12,4).<br />

Alcuni sono chiamati da Dio, nella Chiesa e dalla Chiesa, ad un servizio speciale<br />

della comunità. Questi servitori sono scelti e consacrati mediante il sacramento


dell'Ordine, con il quale lo Spirito Santo li rende idonei ad operare nella persona di<br />

Cristo-Capo per il servizio di tutte le membra della Chiesa [Conc. Ecum. Vat. II,<br />

Presbyterorum ordinis, 2; 15]. Il ministro ordinato è come “l'icona” di Cristo<br />

Sacerdote. Poiché il sacramento della Chiesa si manifesta pienamente<br />

nell'Eucaristia, è soprattutto nel presiedere l'Eucaristia che si manifesta il ministero<br />

del Vescovo e, in comunione con lui, quello dei presbiteri e dei diaconi. (CCC 1372)<br />

Sant'Agostino ha mirabilmente riassunto questa dottrina che ci sollecita ad una<br />

partecipazione sempre più piena al sacrificio del nostro Redentore che celebriamo<br />

nell'Eucaristia: “Tutta quanta la città redenta, cioè l'assemblea e la società dei santi,<br />

offre un sacrificio universale […] a Dio per opera di quel Sommo Sacerdote che nella<br />

passione ha offerto anche se stesso per noi, assumendo la forma di servo, e<br />

costituendoci come corpo di un Capo tanto importante. […] Questo è il sacrificio dei<br />

cristiani: “Pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo” (Rm 12,5); e la Chiesa<br />

lo rinnova continuamente nel sacramento dell'altare, noto <strong>ai</strong> fedeli, dove si vede che,<br />

in ciò che offre, offre anche se stessa” [Sant'Agostino, De civitate Dei, 10, 6: PL 41,<br />

284].<br />

(Rm 12, 6-8) Abbiamo doni diversi secondo la grazia<br />

[6] Abbiamo pertanto doni diversi secondo la grazia data a<br />

ciascuno di noi. Chi ha il dono della profezia la eserciti secondo la misura<br />

della fede; [7] chi ha un ministero attenda al ministero; chi l'insegnamento,<br />

all'insegnamento; [8] chi l'esortazione, all'esortazione. Chi dà, lo faccia con<br />

semplicità; chi presiede, lo faccia con diligenza; chi fa opere di misericordia,<br />

le compia con gioia.<br />

(CCC 2004) Tra le grazie speciali, è opportuno ricordare le grazie di stato che<br />

accompagnano l'esercizio delle responsabilità della vita cristiana e dei ministeri in<br />

seno alla Chiesa: “Abbiamo pertanto doni diversi secondo la grazia data a ciascuno<br />

di noi. Chi ha il dono della profezia la eserciti secondo la misura della fede; chi ha<br />

un ministero attenda al ministero; chi l'insegnamento all'insegnamento; chi<br />

l'esortazione all'esortazione. Chi dà, lo faccia con semplicità; chi presiede, lo faccia<br />

con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia (Rm 12,6-8). (CCC<br />

2039) I ministeri vanno esercitati in uno spirito di servizio fraterno e di dedizione<br />

alla Chiesa, in nome del Signore [Rm 12,8.11]. Al tempo stesso la coscienza di<br />

ognuno, nel suo giudizio morale sui propri atti personali, deve evitare di rimanere<br />

chiusa entro i limiti di una considerazione individuale. Come meglio può, deve<br />

aprirsi alla considerazione del bene di tutti, quale è espresso nella legge morale,<br />

naturale e rivelata, e conseguentemente nella legge della Chiesa e nell'insegnamento<br />

autorizzato del Magistero sulle questioni morali. Non bisogna opporre la coscienza<br />

personale e la ragione alla legge morale o al Magistero della Chiesa.<br />

(Rm 12, 9-15) La carità non abbia finzioni<br />

[9] La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi<br />

al bene; [10] amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello<br />

stimarvi a vicenda. [11] Non siate pigri nello zelo; siate invece ferventi nello<br />

spirito, servite il Signore. [12] Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione,<br />

perseveranti nella preghiera, [13] solleciti per le necessità dei fratelli,


premurosi nell'ospitalità. [14] Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e<br />

non maledite. [15] Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con<br />

quelli che sono nel pianto.<br />

(CCC 1971) Al Discorso del Signore sulla montagna è opportuno aggiungere<br />

la catechesi morale degli insegnamenti apostolici [Rm 12-15; 1Cor 12-13; Col 3-4;<br />

Ef 4-5; ecc]. Questa dottrina trasmette l'insegnamento del Signore con l'autorità degli<br />

Apostoli, particolarmente attraverso l'esposizione delle virtù che derivano dalla fede<br />

in Cristo e che sono animate dalla carità, il principale dono dello Spirito Santo. “La<br />

carità non abbia finzioni. […] Amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno. […]<br />

Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera,<br />

solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell'ospitalità” (Rm 12,9-13). Questa<br />

catechesi ci insegna anche a considerare i casi di coscienza alla luce del nostro<br />

rapporto con Cristo e con la Chiesa [Rm 14; 1Cor 5-10]. (CCC <strong>16</strong>69) Ogni battezzato<br />

è chiamato ad essere una “benedizione” [Gen 12,2] e a benedire [Lc 6,28; Rm<br />

12,14; 1Pt 3,9]. Per questo anche i l<strong>ai</strong>ci possono presiedere alcune benedizioni<br />

[Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum concilium, 79; CIC canone <strong>16</strong>8]; più una<br />

benedizione riguarda la vita ecclesiale e sacramentale, più la sua presidenza è<br />

riservata al ministero ordinato (Vescovi, sacerdoti o diaconi) [Benedizionale,<br />

Premesse generali, <strong>16</strong> e 18].<br />

(Rm 12, <strong>16</strong>-18) Piegatevi alle cose umili<br />

[<strong>16</strong>] Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non aspirate a<br />

cose troppo alte, piegatevi invece a quelle umili. Non fatevi un'idea troppo<br />

alta di voi stessi. [17] Non rendete a nessuno male per male. Cercate di<br />

compiere il bene davanti a tutti gli uomini. [18] Se possibile, per quanto<br />

questo dipende da voi, vivete in pace con tutti.<br />

(CCC 2559) “La preghiera è l'elevazione dell'anima a Dio o la domanda a Dio<br />

di beni convenienti” [San Giovanni Damasceno, Expositito fidei, 68 (De fide<br />

orthodoxa, 3, 24): PG 94, 1089]. Da dove partiamo pregando Dall'altezza del<br />

nostro orgoglio e della nostra volontà o “dal profondo” (Sal 130,1) di un cuore<br />

umile e contrito E' colui che si umilia ad essere esaltato [Lc 18,9-14]. L'umiltà è il<br />

fondamento della preghiera. “Nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente<br />

domandare” (Rm 8,26). L'umiltà è la disposizione necessaria per ricevere<br />

gratuitamente il dono della preghiera: “L'uomo è un mendicante di Dio”<br />

[Sant'Agostino, Sermo 56, 6, 9: PL 38, 381]. (CCC 1829) La carità ha come frutti la<br />

gioia, la pace e la misericordia; esige la generosità e la correzione fraterna; è<br />

benevolenza; suscita la reciprocità, si dimostra sempre disinteressata e benefica; è<br />

amicizia e comunione: “Il compimento di tutte le nostre opere è l'amore. Qui è il<br />

nostro fine; per questo noi corriamo, verso questa meta corriamo; quando saremo<br />

giunti, vi troveremo riposo” [Sant'Agostino, In epistulam Johannis ad Parthos<br />

tractatus, 10, 4: PL 35, 2056-2057].<br />

(Rm 12, 19-21) Vinci il male con il bene<br />

[19] Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi, ma lasciate fare all'ira<br />

divina. Sta scritto infatti: A me la vendetta, sono io che ricambierò, dice il<br />

Signore. [20] Al contrario, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se<br />

ha sete, dagli da bere: facendo questo, infatti, ammasser<strong>ai</strong> carboni ardenti


sopra il suo capo. [21] Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene<br />

il male.<br />

(CCC 2635) Intercedere, chiedere in favore di un altro, dopo Abramo, è la<br />

prerogativa di un cuore in sintonia con la misericordia di Dio. Nel tempo della<br />

Chiesa, l'intercessione cristiana partecipa a quella di Cristo: è espressione della<br />

comunione dei santi. Nell'intercessione, colui che prega non cerca solo “il proprio<br />

interesse, ma anche quello degli altri” (Fil 2,4), fino a pregare per coloro che gli<br />

fanno del male [S. Stefano che prega per i suoi uccisori, come Gesù: At 7,60; Lc<br />

23,28.34]. (CCC 1825) Cristo è morto per amore verso di noi, quando eravamo<br />

ancora “nemici” (Rm 5,10). Il Signore ci chiede di amare come lui, perfino i nostri<br />

nemici [Mt 5,44], di farci il prossimo del più lontano [Lc 10,27-37], di amare i<br />

bambini [Mc 9,37] e i poveri come lui stesso [Mt 25,40.45]. L'Apostolo san Paolo ha<br />

dato un ineguagliabile quadro della carità: “La carità è paziente, è benigna la<br />

carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto,<br />

non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode<br />

dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera,<br />

tutto sopporta” (1Cor 13,4-7).<br />

<strong>Romani</strong> 13<br />

(Rm 13, 1) L’autorità è stabilita da Dio<br />

[1] Ciascuno stia sottomesso alle autorità costituite; poiché non c'è<br />

autorità se non da Dio e quelle che esistono sono stabilite da Dio.<br />

(CCC 1879) La persona umana ha bisogno della vita sociale. Questa non è per<br />

l'uomo qualcosa di aggiunto, ma un'esigenza della sua natura. Attraverso il rapporto<br />

con gli altri, la reciprocità dei servizi e il dialogo con i fratelli, l'uomo sviluppa le<br />

proprie virtualità, e così risponde alla propria vocazione [Conc. Ecum. Vat. II,<br />

Gaudium et spes, 25]. (CCC 1897) “La convivenza fra gli esseri umani non può<br />

essere ordinata e feconda se in essa non è presente un'autorità legittima che assicuri<br />

l'ordine e contribuisca all'attuazione del bene comune in grado sufficiente”<br />

[Giovanni XXIII, Lett. enc. Pacem in terris, 46]. Si chiama “autorità” il titolo in<br />

forza del quale persone o istituzioni promulgano leggi e danno ordini a degli uomini<br />

e si aspettano obbedienza da parte loro. (CCC 1898) Ogni comunità umana ha<br />

bisogno di una autorità che la regga [Leone XIII, Lett. enc. Immortale Dei; Id., Lett.<br />

enc. Diuturnum illud]. Tale autorità trova il proprio fondamento nella natura umana.<br />

E' necessaria all'unità della comunità civica. Suo compito è quello di assicurare, per<br />

quanto possibile, il bene comune della società. (CCC 1899) L'autorità, esigita<br />

dall'ordine morale, viene da Dio: “Ciascuno sia sottomesso alle autorità costituite;<br />

poiché non c'è autorità se non da Dio e quelle che esistono sono stabilite da Dio.<br />

Quindi chi si oppone all'autorità, si oppone all'ordine stabilito da Dio. E quelli che si<br />

oppongono si attireranno addosso la condanna” (Rm 13,1-2) [1Pt 2,13-17].<br />

(Rm 13, 2) Opporsi all’autorità attira la condanna<br />

[2] Quindi chi si oppone all'autorità, si oppone all'ordine stabilito da Dio.<br />

E quelli che si oppongono si attireranno addosso la condanna.


(CCC 2234) Il quarto comandamento di Dio ci prescrive anche di onorare tutti<br />

coloro che, per il nostro bene, hanno ricevuto da Dio un'autorità nella società. Mette<br />

in luce tanto i doveri di chi esercita l'autorità quanto quelli di chi ne beneficia. (CCC<br />

2238) Coloro che sono sottomessi all'autorità considereranno i loro superiori come<br />

rappresentanti di Dio, che li ha costituiti ministri dei suoi doni (Rm 13,1-2): “State<br />

sottomessi ad ogni istituzione umana per amore del Signore […]. Comportatevi come<br />

uomini liberi, non servendovi della libertà come di un velo per coprire la malizia, ma<br />

come servitori di Dio” (1Pt 2,13.<strong>16</strong>). La leale collaborazione dei cittadini comporta<br />

il diritto, talvolta il dovere, di fare le giuste rimostranze su ciò che a loro sembra<br />

nuocere alla dignità delle persone e al bene della comunità. (CCC 2242) Il cittadino<br />

è obbligato in coscienza a non seguire le prescrizioni delle autorità civili quando<br />

tali precetti sono contrari alle esigenze dell'ordine morale, <strong>ai</strong> diritti fondamentali<br />

delle persone o agli insegnamenti del Vangelo. Il rifiuto d'obbedienza alle autorità<br />

civili, quando le loro richieste contrastano con quelle della retta coscienza, trova la<br />

sua giustificazione nella distinzione tra il servizio di Dio e il servizio della comunità<br />

politica. “Rendete […] a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”<br />

(Mt 22,21). “Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini” (At 5,29). “Dove i<br />

cittadini sono oppressi da una autorità pubblica che va al di là delle sue competenze,<br />

essi non ricusino quelle cose che sono oggettivamente richieste dal bene comune; sia<br />

però loro lecito difendere i diritti propri e dei propri concittadini contro gli abusi di<br />

questa autorità, nel rispetto dei limiti dettati dalla legge naturale ed evangelica”<br />

[Gaudium et spes, 74].<br />

(Rm 13, 3-4a) Servizio di Dio e del bene comune<br />

[3] I governanti infatti non sono da temere quando si fa il bene, ma<br />

quando si fa il male. Vuoi non aver da temere l'autorità Fà il bene e ne avr<strong>ai</strong><br />

lode, [4] poiché essa è al servizio di Dio per il tuo bene.<br />

(CCC 1912) Il bene comune è sempre orientato verso il progresso delle<br />

persone: “Nell'ordinare le cose ci si deve adeguare all'ordine delle persone e non il<br />

contrario” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 26]. Tale ordine ha come<br />

fondamento la verità, si edifica nella giustizia, è vivificato dall'amore. (CCC 1906)<br />

Per bene comune si deve intendere “l'insieme di quelle condizioni della vita sociale<br />

che permettono <strong>ai</strong> gruppi, come <strong>ai</strong> singoli membri, di raggiungere la propria<br />

perfezione più pienamente e più speditamente” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et<br />

spes, 26; 74]. Il bene comune interessa la vita di tutti. Esige la prudenza da parte di<br />

ciascuno e più ancora da parte di coloro che esercitano l'ufficio dell'autorità. Esso<br />

comporta tre elementi essenziali: (CCC 1907) In primo luogo, esso suppone il<br />

rispetto della persona in quanto tale. In nome del bene comune, i pubblici poteri sono<br />

tenuti a rispettare i diritti fondamentali ed inalienabili della persona umana. La<br />

società ha il dovere di permettere a ciascuno dei suoi membri di realizzare la propria<br />

vocazione. In particolare, il bene comune consiste nelle condizioni d'esercizio delle<br />

libertà naturali che sono indispensabili al pieno sviluppo della vocazione umana: tali<br />

il diritto “alla possibilità di agire secondo il retto dettato della propria coscienza,<br />

alla salvaguardia della vita privata e alla giusta libertà anche in campo religioso”<br />

[Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 26]. (CCC 1908) In secondo luogo, il bene<br />

comune richiede il benessere sociale e lo sviluppo del gruppo stesso. Lo sviluppo è la<br />

sintesi di tutti i doveri sociali. Certo, spetta all'autorità farsi arbitra, in nome del bene


comune, fra i diversi interessi particolari. Essa però deve rendere accessibile a<br />

ciascuno ciò di cui ha bisogno per condurre una vita veramente umana: vitto, vestito,<br />

salute, lavoro, educazione e cultura, informazione conveniente, diritto a fondare una<br />

famiglia, ecc. [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 26]. (CCC 1909) Il bene<br />

comune implica infine la pace, cioè la stabilità e la sicurezza di un ordine giusto.<br />

Suppone quindi che l'autorità garantisca, con mezzi onesti, la sicurezza della società e<br />

quella dei suoi membri. Esso fonda il diritto alla legittima difesa personale e<br />

collettiva.<br />

(Rm 13, 4b-5) Autorità: giusta condanna del male<br />

Ma se f<strong>ai</strong> il male, allora temi, perché non invano essa porta la spada; è<br />

infatti al servizio di Dio per la giusta condanna di chi opera il male. [5]<br />

Perciò è necessario stare sottomessi, non solo per timore della punizione, ma<br />

anche per ragioni di coscienza.<br />

(CCC 1902) L'autorità non trae da se stessa la propria legittimità morale. Non<br />

deve comportarsi dispoticamente, ma operare per il bene comune come “forza morale<br />

che si appoggia sulla libertà e sulla coscienza del dovere e del compito assunto”<br />

[Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 74]: “La legislazione umana non riveste il<br />

carattere di legge se non nella misura in cui si conforma alla retta ragione; da ciò è<br />

evidente che essa trae la sua forza dalla Legge eterna. Nella misura in cui si<br />

allontana dalla ragione, la si deve dichiarare ingiusta, perché non realizza il<br />

concetto di legge: è piuttosto una forma di violenza” [San Tommaso d'Aquino,<br />

Summa theologiae, I-II, 93, 3, 2]. (CCC 1903) L'autorità è esercitata legittimamente<br />

soltanto se ricerca il bene comune del gruppo considerato e se, per conseguirlo, usa<br />

mezzi moralmente leciti. Se accade che i governanti emanino leggi ingiuste o<br />

prendano misure contrarie all'ordine morale, tali disposizioni non sono obbliganti<br />

per le coscienze. “In tal caso, anzi, chiaramente l'autorità cessa di essere tale e<br />

degenera in sopruso” [Giovanni XXIII, Lett. enc. Pacem in terris, 51]. (CCC 2235)<br />

Coloro che sono rivestiti d'autorità, la devono esercitare come un servizio. “Colui<br />

che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo” (Mt 20,26). L'esercizio di<br />

un'autorità è moralmente delimitato dalla sua origine divina, dalla sua natura<br />

ragionevole e dal suo oggetto specifico. Nessuno può comandare o istituire ciò che<br />

è contrario alla dignità delle persone e alla legge naturale. (CCC 2236) L'esercizio<br />

dell'autorità mira a rendere evidente una giusta gerarchia dei valori al fine di<br />

facilitare l'esercizio della libertà e della responsabilità di tutti. I superiori attuino con<br />

saggezza la giustizia distributiva, tenendo conto dei bisogni e della collaborazione di<br />

ciascuno, e in vista della concordia e della pace. Abbiano cura che le norme e le<br />

disposizioni che danno non inducano in tentazione opponendo l'interesse personale a<br />

quello della comunità [Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 25]. (CCC<br />

2237) I poteri politici sono tenuti a rispettare i diritti fondamentali della persona<br />

umana. Cercheranno di attuare con umanità la giustizia, nel rispetto del diritto di<br />

ciascuno, soprattutto delle famiglie e dei diseredati. I diritti politici connessi con la<br />

cittadinanza possono e devono essere concessi secondo le esigenze del bene comune.<br />

Non possono essere sospesi d<strong>ai</strong> pubblici poteri senza un motivo legittimo e<br />

proporzionato. L'esercizio dei diritti politici è finalizzato al bene comune della<br />

nazione e della comunità umana.


(Rm 13, 6-8) Partecipare, pagare tributi e tasse<br />

[6] Per questo dunque dovete pagare i tributi, perché quelli che sono<br />

dediti a questo compito sono funzionari di Dio. [7] Rendete a ciascuno ciò<br />

che gli è dovuto: a chi il tributo, il tributo; a chi le tasse le tasse; a chi il timore<br />

il timore; a chi il rispetto il rispetto. [8] Non abbiate alcun debito con nessuno,<br />

se non quello di un amore vicendevole; perché chi ama il suo simile ha<br />

adempiuto la legge.<br />

(CCC 1913) La partecipazione è l'impegno volontario e generoso della<br />

persona negli scambi sociali. E' necessario che tutti, ciascuno secondo il posto che<br />

occupa e il ruolo che ricopre, partecipino a promuovere il bene comune. Questo<br />

dovere è inerente alla dignità della persona umana. (CCC 1914) La partecipazione si<br />

realizza innanzitutto con il farsi carico dei settori dei quali l'uomo si assume la<br />

responsabilità personale: attraverso la premura con cui si dedica all'educazione della<br />

propria famiglia, mediante la coscienza con cui attende al proprio lavoro, egli<br />

partecipa al bene altrui e della società [Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus<br />

annus, 43]. (CCC 19<strong>16</strong>) La partecipazione di tutti all'attuazione del bene comune<br />

implica, come ogni dovere etico, una conversione incessantemente rinnovata delle<br />

parti sociali. La frode e altri sotterfugi mediante i quali alcuni si sottraggono alle<br />

imposizioni della legge e alle prescrizioni del dovere sociale, vanno condannati con<br />

fermezza, perché incompatibili con le esigenze della giustizia. Ci si deve occupare<br />

del progresso delle istituzioni che servono a migliorare le condizioni di vita degli<br />

uomini [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 30]. (CCC 2239) E' dovere dei<br />

cittadini dare il proprio apporto <strong>ai</strong> poteri civili per il bene della società in spirito di<br />

verità, di giustizia, di solidarietà e di libertà. L'amore e il servizio della patria<br />

derivano dal dovere di riconoscenza e dall'ordine della carità. La sottomissione alle<br />

autorità legittime e il servizio del bene comune esigono d<strong>ai</strong> cittadini che essi<br />

compiano la loro funzione nella vita della comunità politica. (CCC 2240) La<br />

sottomissione all'autorità e la corresponsabilità nel bene comune comportano<br />

l'esigenza morale del versamento delle imposte, dell'esercizio del diritto di voto,<br />

della difesa del paese: “Rendete a ciascuno ciò che gli è dovuto: a chi il tributo il<br />

tributo; a chi le tasse le tasse; a chi il timore il timore; a chi il rispetto, il rispetto”<br />

(Rm 13,7 ). I cristiani “abitano nella propria patria, ma come pellegrini; partecipano<br />

alla vita pubblica come cittadini, ma da tutto sono staccati come stranieri...<br />

Obbediscono alle leggi vigenti, ma con la loro vita superano le leggi... Così eccelso è<br />

il posto loro assegnato da Dio, e non è lecito disertarlo” [<strong>Lettera</strong> a Diogneto, 5, 5; 10;<br />

6, 10]. L'Apostolo ci esorta ad elevare preghiere ed azioni di grazie “per i re e per<br />

tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo trascorrere una vita calma e<br />

tranquilla con tutta pietà e dignità” (1Tm 2,2).<br />

(Rm 13, 9-10) Compimento della legge è l’amore<br />

[9] Infatti il precetto: Non commettere adulterio, non uccidere, non<br />

rubare, non desiderare e qualsiasi altro comandamento, si riassume in<br />

queste parole: Amer<strong>ai</strong> il prossimo tuo come te stesso. [10] L'amore non fa<br />

nessun male al prossimo: pieno compimento della legge è l'amore.<br />

(CCC 1822) La carità è la virtù teologale per la quale amiamo Dio sopra ogni<br />

cosa per se stesso, e il nostro prossimo come noi stessi per amore di Dio. (CCC


1823) Gesù fa della carità il comandamento nuovo [Gv 13,34]. Amando i suoi “sino<br />

alla fine” (Gv 13,1), egli manifesta l'amore che riceve dal Padre. Amandosi gli uni<br />

gli altri, i discepoli imitano l'amore di Gesù, che essi ricevono a loro volta. Per<br />

questo Gesù dice: “Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete<br />

nel mio amore” (Gv 15,9). E ancora: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate<br />

gli uni gli altri, come io vi ho amati” (Gv 15,12). (CCC 1824) La carità, frutto dello<br />

Spirito e pienezza della legge, osserva i comandamenti di Dio e del suo Cristo:<br />

“Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio<br />

amore” (15,9-10) [Mt 22,40; Rm 13,8-10]. (CCC 1825) Cristo è morto per amore<br />

verso di noi, quando eravamo ancora “nemici” (Rm 5,10). Il Signore ci chiede di<br />

amare come lui, perfino i nostri nemici [Mt 5,44], di farci il prossimo del più lontano<br />

[Lc 10,27-37], di amare i bambini [Mc 9,37] e i poveri come lui stesso [Mt 25,40.45].<br />

L'Apostolo san Paolo ha dato un ineguagliabile quadro della carità: “La carità è<br />

paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia,<br />

non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del<br />

male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre,<br />

tutto crede, tutto spera, tutto sopporta” (1Cor 13,4-7). (CCC 1826) “Se non avessi la<br />

carità, dice ancora l'Apostolo, non sono nulla…”. E tutto ciò che è privilegio,<br />

servizio, perfino virtù… senza la carità, “niente mi giova” (1Cor 13,1-4). La carità è<br />

superiore a tutte le virtù. E' la prima delle virtù teologali: “Queste le tre cose che<br />

rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità” (1Cor<br />

13,13).<br />

(Rm 13, 11-14) Rivestitevi del Signore Gesù Cristo<br />

[11] Questo voi farete, consapevoli del momento: è orm<strong>ai</strong> tempo di<br />

svegliarvi dal sonno, perché la nostra salvezza è più vicina ora di quando<br />

diventammo credenti. [12] La notte è avanzata, il giorno è vicino. Gettiamo<br />

via perciò le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. [13]<br />

Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a<br />

gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e<br />

gelosie. [14] Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo e non seguite la<br />

carne nei suoi desideri.<br />

(CCC 280) La creazione è il fondamento di “tutti i progetti salvifici di Dio”,<br />

“l'inizio della storia della salvezza” [Congregazione per il Clero, Direttorio<br />

catechistico generale, 51], che culmina in Cristo. Inversamente, il mistero di Cristo è<br />

la luce decisiva sul mistero della creazione: rivela il fine in vista del quale, “in<br />

principio, Dio creò il cielo e la terra” (Gen 1,1): dalle origini, Dio pensava alla<br />

gloria della nuova creazione in Cristo [Rm 8,18-23]. (CCC 748) “Cristo è la luce<br />

delle genti, e questo sacro Concilio, adunato nello Spirito Santo, ardentemente<br />

desidera che la luce di Cristo, riflessa sul volto della Chiesa, illumini tutti gli<br />

uomini, annunziando il Vangelo a ogni creatura” [Conc. Vat. II, Cost dogm. Lumen<br />

gentium, 1]. Con queste parole si apre la “Costituzione dogmatica sulla Chiesa” del<br />

Concilio Vaticano II. Con ciò il Concilio indica che l'articolo di fede sulla Chiesa<br />

dipende interamente dagli articoli concernenti Gesù Cristo. La Chiesa non ha altra<br />

luce che quella di Cristo. Secondo un'immagine cara <strong>ai</strong> Padri della Chiesa, essa è<br />

simile alla luna, la cui luce è tutta riflesso del sole. (CCC 1243) La veste bianca<br />

significa che il battezzato si è “rivestito di Cristo” (Gal 3,27): egli è risorto con


Cristo. La candela, accesa al cero pasquale, significa che Cristo ha illuminato il<br />

neofita. In Cristo i battezzati sono “la luce del mondo” (Mt 5,14) [Fil 2,15]. Il nuovo<br />

battezzato è ora figlio di Dio nel Figlio Unigenito. Può dire la preghiera dei figli di<br />

Dio: il Padre nostro. (CCC 2466) In Gesù Cristo la verità di Dio si è manifestata<br />

interamente. Pieno di grazia e di verità (Gv 1,14), egli è la “luce del mondo” (Gv<br />

8,12), egli è la verità [Gv 14,6]. Chiunque crede in lui non rimane nelle tenebre (Gv<br />

12,46). Il discepolo di Gesù rimane fedele alla sua parola, per conoscere la verità che<br />

fa liberi [Gv 8,31-32] e che santifica [Gv 17,17]. Seguire Gesù è vivere dello “Spirito<br />

di verità” (Gv 14,17) che il Padre manda nel suo nome [Gv 14,26] e che guida “alla<br />

verità tutta intera” (Gv <strong>16</strong>,13). Ai suoi discepoli Gesù insegna l'amore<br />

incondizionato della verità: “Sia il vostro parlare sì, sì; no, no” (Mt 5,37).<br />

<strong>Romani</strong> 14<br />

(Rm 14, 1-6) Chi sei tu per giudicare<br />

[1] Accogliete tra voi chi è debole nella fede, senza discuterne le<br />

esitazioni. [2] Uno crede di poter mangiare di tutto, l'altro invece, che è<br />

debole, mangia solo legumi. [3] Colui che mangia non disprezzi chi non<br />

mangia; chi non mangia, non giudichi male chi mangia, perché Dio lo ha<br />

accolto. [4] Chi sei tu per giudicare un servo che non è tuo Stia in piedi o<br />

cada, ciò riguarda il suo padrone; ma starà in piedi, perché il Signore ha il<br />

potere di farcelo stare. [5] C'è chi distingue giorno da giorno, chi invece li<br />

giudica tutti uguali; ciascuno però cerchi di approfondire le sue convinzioni<br />

personali. [6] Chi si preoccupa del giorno, se ne preoccupa per il Signore; chi<br />

mangia, mangia per il Signore, dal momento che rende grazie a Dio; anche<br />

chi non mangia, se ne astiene per il Signore e rende grazie a Dio.<br />

(CCC 1971) Al Discorso del Signore sulla montagna è opportuno aggiungere la<br />

catechesi morale degli insegnamenti apostolici [Rm 12-15; 1Cor 12-13; Col 3-4; Ef<br />

4-5; ecc]. Questa dottrina trasmette l'insegnamento del Signore con l'autorità degli<br />

Apostoli, particolarmente attraverso l'esposizione delle virtù che derivano dalla fede<br />

in Cristo e che sono animate dalla carità, il principale dono dello Spirito Santo.<br />

“La carità non abbia finzioni. […] Amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno. […]<br />

Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera,<br />

solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell'ospitalità” (Rm 12,9-13). Questa<br />

catechesi ci insegna anche a considerare i casi di coscienza alla luce del nostro<br />

rapporto con Cristo e con la Chiesa [Rm 14; 1Cor 5-10]. (CCC 1777) Presente<br />

nell'intimo della persona, la coscienza morale [Rm 2,14-<strong>16</strong>] le ingiunge, al momento<br />

opportuno, di compiere il bene e di evitare il male. Essa giudica anche le scelte<br />

concrete, approvando quelle che sono buone, denunciando quelle cattive [Rm 1,32].<br />

Attesta l'autorità della verità in riferimento al Bene supremo, di cui la persona umana<br />

avverte l'attrattiva ed accoglie i comandi. Quando ascolta la coscienza morale,<br />

l'uomo prudente può sentire Dio che parla.<br />

(Rm 14, 7-9) Viviamo e moriamo per il Signore<br />

[7] Nessuno di noi, infatti, vive per se stesso e nessuno muore per se<br />

stesso, [8] perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo,<br />

moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del


Signore. [9] Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per<br />

essere il Signore dei morti e dei vivi.<br />

(CCC 953) La comunione della carità. Nella “comunione dei santi” “nessuno<br />

di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso” (Rm 14,7). “Se un membro<br />

soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra<br />

gioiscono con lui. Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua<br />

parte” (1Cor 12,26-27). “La carità non cerca il suo interesse” (1Cor 13,5; 10,24]. Il<br />

più piccolo dei nostri atti compiuto nella carità ha ripercussioni benefiche per tutti,<br />

in forza di questa solidarietà con tutti gli uomini, vivi o morti, solidarietà che si fonda<br />

sulla comunione dei santi. Ogni peccato nuoce a questa comunione.<br />

(Rm 14, 10-13) Cessiamo di giudicarci gli uni gli altri<br />

[10] Ma tu, perché giudichi il tuo fratello E anche tu, perché disprezzi il<br />

tuo fratello Tutti infatti ci presenteremo al tribunale di Dio, [11] poiché sta<br />

scritto: Come è vero che io vivo, dice il Signore, ogni ginocchio si piegherà<br />

davanti a me e ogni lingua renderà gloria a Dio. [12] Quindi ciascuno di noi<br />

renderà conto a Dio di se stesso. [13] Cessiamo dunque di giudicarci gli<br />

uni gli altri; pensate invece a non esser causa di inciampo o di scandalo al<br />

fratello.<br />

(CCC 2475) I discepoli di Cristo hanno rivestito “l'uomo nuovo, creato secondo<br />

Dio nella giustizia e nella santità vera” (Ef 4,24). “Deposta la menzogna” [Ef 4,25],<br />

essi hanno deposto “ogni malizia e ogni frode e ipocrisia, le gelosie e ogni<br />

maldicenza” (1Pt 2,1). (CCC 2478) Per evitare il giudizio temerario, ciascuno<br />

cercherà di interpretare, per quanto è possibile, in un senso favorevole i pensieri, le<br />

parole e le azioni del suo prossimo: “Ogni buon cristiano deve essere più disposto a<br />

salvare l'espressione oscura del prossimo che a condannarla; e se non la può salvare,<br />

cerchi di sapere quale significato egli le dà; e, se le desse un significato erroneo, lo<br />

corregga con amore; e, se non basta, cerchi tutti i mezzi adatti perché, dandole il<br />

significato giusto, si salvi dall’errore” [Sant'Ignazio di Loyola, Esercizi spirituali,<br />

22].<br />

(Rm 14, 14-<strong>16</strong>) Non turbate la fede del fratello<br />

[14] Io so, e ne sono persuaso nel Signore Gesù, che nulla è immondo<br />

in se stesso; ma se uno ritiene qualcosa come immondo, per lui è immondo.<br />

[15] Ora se per il tuo cibo il tuo fratello resta turbato, tu non ti comporti<br />

più secondo carità. Guardati perciò dal rovinare con il tuo cibo uno per il<br />

quale Cristo è morto! [<strong>16</strong>] Non divenga motivo di biasimo il bene di cui<br />

godete!<br />

(CCC 1786) Messa di fronte ad una scelta morale, la coscienza può dare sia un<br />

giudizio retto in accordo con la ragione e con la legge divina, sia, al contrario, un<br />

giudizio erroneo che da esse si discosta. (CCC 1787) L'uomo talvolta si trova ad<br />

affrontare situazioni che rendono incerto il giudizio morale e difficile la decisione.<br />

Egli deve sempre ricercare ciò che è giusto e buono e discernere la volontà di Dio<br />

espressa nella legge divina. (CCC 1788) A tale scopo l'uomo si sforza di interpretare<br />

i dati dell'esperienza e i segni dei tempi con la virtù della prudenza, con i consigli di<br />

persone avvedute e con l'<strong>ai</strong>uto dello Spirito Santo e dei suoi doni. (CCC 1801) La<br />

coscienza morale può rimanere nell'ignoranza o dare giudizi erronei. Tali ignoranze


e tali errori non sempre sono esenti da colpevolezza. (CCC 1802) La Parola di Dio è<br />

una luce sui nostri passi. La dobbiamo assimilare nella fede e nella preghiera e<br />

mettere in pratica. In tal modo si forma la coscienza morale.<br />

(Rm 14, 17-21) Opere di pace e di edificazione<br />

[17] Il regno di Dio infatti non è questione di cibo o di bevanda, ma è<br />

giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo: [18] chi serve il Cristo in queste<br />

cose, è bene accetto a Dio e stimato dagli uomini. [19] Diamoci dunque alle<br />

opere della pace e alla edificazione vicendevole. [20] Non distruggere l'opera<br />

di Dio per una questione di cibo! Tutto è mondo, d'accordo; ma è male per un<br />

uomo mangiare dando scandalo. [21] Perciò è bene non mangiare carne, né<br />

bere vino, né altra cosa per la quale il tuo fratello possa scandalizzarsi.<br />

(CCC 2819) “Il Regno di Dio […] è giustizia, pace e gioia nello Spirito<br />

Santo” (Rm 14,17). Gli ultimi tempi, nei quali siamo, sono i tempi dell'effusione<br />

dello Spirito Santo. Pertanto è ingaggiato un combattimento decisivo tra “la carne” e<br />

lo Spirito [Gal 5,<strong>16</strong>-25]: “Solo un cuore puro può dire senza trepidazione alcuna:<br />

“Venga il tuo Regno”. Bisogna essere stati alla scuola di Paolo per dire: “Non regni<br />

più dunque il peccato nel nostro corpo mortale” (Rm 6,12). Colui che nelle azioni,<br />

nei pensieri, nelle parole si conserva puro, può dire a Dio: “Venga il tuo Regno!”.<br />

[San Cirillo di Gerusalemme, Catecheses mystagogicae, 5, 13: PG 33, 1120]. (CCC<br />

1800) L'essere umano deve sempre obbedire al giudizio certo della propria<br />

coscienza. (CCC 1789) Alcune norme valgono in ogni caso: - Non è m<strong>ai</strong> consentito<br />

fare il male perché ne derivi un bene. - La “regola d'oro”: “Tutto quanto volete che<br />

gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro” (Mt 7,12) [Lc 6,31; Tb 4,15]. - La<br />

carità passa sempre attraverso il rispetto del prossimo e della sua coscienza:<br />

Parlando “così contro i fratelli e ferendo la loro coscienza... voi peccate contro<br />

Cristo” (1Cor 8,12). “È bene non […] [fare] cosa per la quale il tuo fratello possa<br />

scandalizzarsi” (Rm 14,21).<br />

(Rm 14, 22-23) Ciò che non viene da fede è peccato<br />

[22] La fede che possiedi, conservala per te stesso davanti a Dio.<br />

Beato chi non si condanna per ciò che egli approva. [23] Ma chi è nel dubbio,<br />

mangiando si condanna, perché non agisce per fede; tutto quello, infatti,<br />

che non viene dalla fede è peccato.<br />

(CCC 2088) Il primo comandamento ci richiede di nutrire e custodire la nostra<br />

fede con prudenza e vigilanza e di respingere tutto ciò che le è contrario. Ci sono<br />

diversi modi di peccare contro la fede: Il dubbio volontario circa la fede trascura o<br />

rifiuta di ritenere per vero ciò che Dio ha rivelato e che la Chiesa ci propone a<br />

credere. Il dubbio involontario indica la esitazione a credere, la difficoltà nel<br />

superare le obiezioni legate alla fede, oppure anche l'ansia causata dalla sua oscurità.<br />

Se viene deliberatamente coltivato, il dubbio può condurre all'accecamento dello<br />

spirito. (CCC 1806) La prudenza è la virtù che dispone la ragione pratica a<br />

discernere in ogni circostanza il nostro vero bene e a scegliere i mezzi adeguati per<br />

compierlo. L'uomo “accorto controlla i suoi passi” (Pr 14,15). “Siate moderati e sobri<br />

per dedicarvi alla preghiera” (1Pt 4,7). La prudenza è la “retta norma dell'azione”,<br />

scrive san Tommaso [San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, II-II, 47, 2] sulla<br />

scia di Aristotele. Essa non si confonde con la timidezza o la paura, né con la


doppiezza o la dissimulazione. E' detta “auriga virtutum” - cocchiere delle virtù: essa<br />

dirige le altre virtù indicando loro regola e misura. E' la prudenza che guida<br />

immediatamente il giudizio di coscienza. L'uomo prudente decide e ordina la propria<br />

condotta seguendo questo giudizio. Grazie alla virtù della prudenza applichiamo i<br />

principi morali <strong>ai</strong> casi particolari senza sbagliare e superiamo i dubbi sul bene da<br />

compiere e sul male da evitare.<br />

<strong>Romani</strong> 15<br />

(Rm 15, 1-2) I forti sopportino l’infermità dei deboli<br />

[1] Noi che siamo i forti abbiamo il dovere di sopportare l'infermità<br />

dei deboli, senza compiacere noi stessi. [2] Ciascuno di noi cerchi di<br />

compiacere il prossimo nel bene, per edificarlo.<br />

(CCC 1948) La solidarietà è una virtù eminentemente cristiana. Essa attua la<br />

condivisione dei beni spirituali ancor più che di quelli materiali. (CCC 1942) La<br />

virtù della solidarietà oltrepassa l'ambito dei beni materiali. Diffondendo i beni<br />

spirituali della fede, la Chiesa ha, per di più, favorito lo sviluppo del benessere<br />

temporale, al quale spesso ha aperto vie nuove. Così, nel corso dei secoli, si è<br />

realizzata la parola del Signore: “Cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia, e<br />

tutte queste cose vi saranno date in aggiunta” (Mt 6,33): “Da duemila anni, vive e<br />

vigoreggia nell'anima della Chiesa quel sentimento che ha spinto ed ancora spinge<br />

fino all'eroismo della carità i monaci agricoltori, i liberatori degli schiavi, coloro che<br />

curano gli ammalati, coloro che portano il messaggio della fede, della civiltà, della<br />

cultura a tutte le generazioni e a tutti i popoli, al fine di creare condizioni sociali tali<br />

da rendere possibile per tutti una vita degna dell'uomo e del cristiano” [Pio XII,<br />

Messaggio radiofonico (1° giugno 1941)].<br />

(Rm 15, 3) Cristo non cercò di piacere a se stesso<br />

[3] Cristo infatti non cercò di piacere a se stesso, ma come sta<br />

scritto: gli insulti di coloro che ti insultano sono caduti sopra di me.<br />

(CCC 615) “Come per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti<br />

peccatori, così anche per l'obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti” (Rm<br />

5,19). Con la sua obbedienza fino alla morte, Gesù ha compiuto la sostituzione del<br />

Servo sofferente che offre se stesso in espiazione, mentre porta il peccato di molti, e<br />

li giustifica addossandosi “la loro iniquità” [Is 53,10-12]. Gesù ha riparato per i<br />

nostri errori e dato soddisfazione al Padre per i nostri peccati [Concilio di Trento:<br />

DS 1529]. (CCC 617) “Sua sanctissima passione in ligno crucis nobis justificationem<br />

meruit – Con la sua santissima passione sul legno della croce ci meritò la<br />

giustificazione” insegna il Concilio di Trento [DS 1529] sottolineando il carattere<br />

unico del sacrificio di Cristo come causa di salvezza eterna [Eb 5,9]. E la Chiesa<br />

venera la croce cantando: “O crux, ave, spes unica - Ave, o croce, unica speranza”<br />

[Inno “Vexilla Regis”].<br />

(Rm 15, 4-6) Tutto fu scritto per nostra istruzione<br />

[4] Ora, tutto ciò che è stato scritto prima di noi, è stato scritto per nostra<br />

istruzione, perché in virtù della perseveranza e della consolazione che ci<br />

vengono dalle Scritture teniamo viva la nostra speranza. [5] E il Dio della


perseveranza e della consolazione vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli<br />

stessi sentimenti ad esempio di Cristo Gesù, [6] perché con un solo animo e<br />

una voce sola rendiate gloria a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo.<br />

(CCC 135) “Le Sacre Scritture contengono la Parola di Dio e, perché ispirate,<br />

sono veramente Parola di Dio” [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 24]. (CCC 134)<br />

“Omnis Scriptura divina unus liber est, et hic unus liber Christus est, “quia omnis<br />

Scriptura divina de Christo loquitur, et omnis Scriptura divina in Christo impletur” -<br />

Tutta la divina Scrittura è un libro solo e quest'unico libro è Cristo; infatti tutta la<br />

divina Scrittura parla di Cristo e in Lui trova compimento” [Ugo di San Vittore, De<br />

arca Noe, 2, 8: PL 176, 642]. (CCC 131) “Nella Parola di Dio è insita tanta efficacia<br />

e potenza da essere sostegno e vigore della Chiesa, e per i figli della Chiesa saldezza<br />

della fede, cibo dell'anima, sorgente pura e perenne della vita spirituale” [Dei<br />

Verbum, 21]. “È necessario che i fedeli abbiano largo accesso alla Sacra Scrittura”<br />

[Ibid., 22]. (CCC 139) I quattro Vangeli occupano un posto centrale, per la centralità<br />

che Cristo ha in essi. (CCC 141) “La Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture<br />

come ha fatto per il Corpo stesso del Signore” [Dei Verbum, 21]; in ambedue le<br />

realtà tutta la vita cristiana trova il proprio nutrimento e la propria regola. “Lampada<br />

per i miei passi è la tua Parola, luce sul mio cammino” (Sal 119,105) [Is 50,4].<br />

(CCC 2625) Le preghiere sono prima di tutto quelle che i fedeli ascoltano e leggono<br />

nelle Scritture, attualizzandole però, specialmente quelle dei Salmi, a partire dal<br />

loro compimento in Cristo [Lc 24,27.44]. Lo Spirito Santo, che in tal modo ricorda<br />

Cristo alla sua Chiesa orante, la conduce anche alla Verità tutta intera e suscita<br />

nuove formulazioni, le quali esprimeranno l'insondabile mistero di Cristo, che opera<br />

nella vita, nei sacramenti e nella missione della sua Chiesa. Queste formulazioni si<br />

svilupperanno nelle grandi tradizioni liturgiche e spirituali. Le forme della preghiera,<br />

quali sono espresse negli Scritti apostolici e canonici rimarranno normative per la<br />

preghiera cristiana.<br />

(Rm 15, 7-9) Cristo per circoncisi e nazioni pagane<br />

[7] Accoglietevi perciò gli uni gli altri come Cristo accolse voi, per la<br />

gloria di Dio. [8] Dico infatti che Cristo si è fatto servitore dei circoncisi in<br />

favore della veracità di Dio, per compiere le promesse dei padri; [9] le nazioni<br />

pagane invece glorificano Dio per la sua misericordia, come sta scritto: Per<br />

questo ti celebrerò tra le nazioni pagane, e canterò inni al tuo nome.<br />

(CCC 56) Dopo che l'unità del genere umano è stata spezzata dal peccato, Dio<br />

cerca prima di tutto di salvare l'umanità intervenendo in ciascuna delle sue parti.<br />

L'Alleanza con Noè dopo il diluvio [Gen 9,9] esprime il principio dell'Economia<br />

divina verso le “nazioni”, ossia gli uomini riuniti in gruppi, “ciascuno secondo la<br />

propria lingua e secondo le loro famiglie, nelle loro nazioni” (Gen 10,5) [Gen 10,20-<br />

31]. (CCC 57) Quest'ordine, ad un tempo cosmico, sociale e religioso della pluralità<br />

delle nazioni [At 17,26-27], ha lo scopo di limitare l'orgoglio di una umanità<br />

decaduta, la quale, concorde nella malvagità [Sap 10,5], vorrebbe fare da se stessa la<br />

propria unità alla maniera di Babele [Gen 11,4-6]. Ma, a causa del peccato [Rm 1,18-<br />

25], sia il politeismo che l'idolatria della nazione e del suo capo, costituiscono una<br />

continua minaccia di perversione pagana per questa economia provvisoria. (CCC 58)<br />

L'Alleanza con Noè resta in vigore per tutto il tempo delle nazioni [Lc 21,24], fino


alla proclamazione universale del Vangelo. La Bibbia venera alcune grandi figure<br />

delle “nazioni”, come “Abele il giusto”, il re-sacerdote Melchisedech [Gen 14,18],<br />

figura di Cristo [Eb 7,3], i giusti “Noè, Daniele e Giobbe” (Ez 14,14). La Scrittura<br />

mostra così a quale altezza di santità possano giungere coloro che vivono secondo<br />

l'Alleanza di Noè nell'attesa che Cristo riunisca “insieme tutti i figli di Dio che<br />

erano dispersi” (Gv 11,52). (CCC 66) “L'Economia cristiana, in quanto è Alleanza<br />

Nuova e definitiva, non passerà m<strong>ai</strong> e non è da aspettarsi alcuna nuova rivelazione<br />

pubblica prima della manifestazione gloriosa del Signore nostro Gesù Cristo” [Conc.<br />

Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 4]. Tuttavia, anche se la Rivelazione è compiuta, non è<br />

però completamente esplicitata; toccherà alla fede cristiana coglierne gradualmente<br />

tutta la portata nel corso dei secoli.<br />

(Rm 15, 10-12) In Cristo Gesù le nazioni spereranno<br />

[10] E ancora: Rallegratevi, o nazioni, insieme al suo popolo. [11] E di<br />

nuovo: Lodate, nazioni tutte, il Signore; i popoli tutti lo esaltino. [12] E a<br />

sua volta Is<strong>ai</strong>a dice: Spunterà il rampollo di Iesse, colui che sorgerà a<br />

giudicare le nazioni: in lui le nazioni spereranno.<br />

(CCC 543) Tutti gli uomini sono chiamati ad entrare nel Regno. Annunziato<br />

dapprima <strong>ai</strong> figli di Israele [Mt 10,5-7], questo Regno messianico è destinato ad<br />

accogliere gli uomini di tutte le nazioni [Mt 8,11; 28,19]. Per accedervi, è necessario<br />

accogliere la Parola di Gesù: La parola del Signore è paragonata appunto al seme<br />

che viene seminato in un campo: quelli che l'ascoltano con fede e appartengono al<br />

piccolo gregge di Cristo hanno accolto il regno stesso di Dio; poi il seme per virtù<br />

propria germoglia e cresce fino al tempo del raccolto [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen<br />

gentium, 5]. (CCC 2810) Nella promessa fatta ad Abramo e nel giuramento che<br />

l'accompagna [Eb 6,13], Dio si impegna personalmente ma senza svelare il proprio<br />

nome. Incomincia a rivelarlo a Mosè [Es 3,14] e lo manifesta agli occhi di tutto il<br />

popolo salvandolo dagli Egiziani: “Ha mirabilmente trionfato” [Es 15,1]. Dopo<br />

l'Alleanza del Sin<strong>ai</strong>, questo popolo è “suo” e deve essere una “nazione santa”, (o<br />

consacrata, poiché in ebr<strong>ai</strong>co è la stessa parola) [Es 19,5-6], perché il Nome di Dio<br />

abita in mezzo ad essa. (CCC 1268) I battezzati sono divenuti “pietre vive per la<br />

costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo” (1Pt 2,5). Per mezzo<br />

del Battesimo sono partecipi del sacerdozio di Cristo, della sua missione profetica e<br />

regale, sono “la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che<br />

Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui” che li “ha chiamati<br />

dalle tenebre alla sua ammirabile luce” (1Pt 2,9). Il Battesimo rende partecipi del<br />

sacerdozio comune dei fedeli. (CCC 849) Il mandato missionario. “Inviata da Dio<br />

alle genti per essere "sacramento universale di salvezza", la Chiesa, per le esigenze<br />

più profonde della sua cattolicità e obbedendo all'ordine del suo fondatore, si sforza<br />

d'annunciare il Vangelo a tutti gli uomini”: [Conc. Ecum. Vat. II, Ad gentes, 1]<br />

“Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e<br />

del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho<br />

comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,19-<br />

20).


(Rm 15, 13-14) Abbondare di speranza nella fede<br />

[13] Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede,<br />

perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo. [14] Fratelli<br />

miei, sono anch'io convinto, per quel che vi riguarda, che voi pure siete pieni<br />

di bontà, colmi di ogni conoscenza e capaci di correggervi l'un l'altro.<br />

(CCC 1841) Tre sono le virtù teologali: la fede, la speranza e la carità [1Cor<br />

13,13]. Esse informano e vivificano tutte le virtù morali. (CCC 1840) Le virtù<br />

teologali dispongono i cristiani a vivere in relazione con la Santissima Trinità.<br />

Hanno Dio come origine, motivo e oggetto, Dio conosciuto mediante la fede,<br />

sperato e amato per se stesso. (CCC 1842) Per la fede noi crediamo in Dio e<br />

crediamo tutto ciò che egli ci ha rivelato e che la Santa Chiesa ci propone a credere.<br />

(CCC <strong>16</strong>2) La fede è un dono che Dio fa all'uomo gratuitamente. Noi possiamo<br />

perdere questo dono inestimabile. San Paolo, a questo proposito, mette in guardia<br />

Timoteo: Combatti “la buona battaglia con fede e buona coscienza, poiché alcuni che<br />

l'hanno ripudiata hanno fatto naufragio nella fede” (1Tm 1,18-19). Per vivere,<br />

crescere e perseverare nella fede sino alla fine, dobbiamo nutrirla con la Parola di<br />

Dio; dobbiamo chiedere al Signore di accrescerla [Mc 9,24; Lc 17,5; 22,32]; essa<br />

deve operare “per mezzo della carità” (Gal 5,6) [Gc 2,14-26], essere sostenuta dalla<br />

speranza [Rm 15,13] ed essere radicata nella fede della Chiesa. (CCC <strong>16</strong>1) Credere<br />

in Gesù Cristo e in colui che l'ha mandato per la nostra salvezza, è necessario per<br />

essere salvati [Mc <strong>16</strong>,<strong>16</strong>; Gv 3,36; 6,40 e altrove]. “Poiché "senza la fede è<br />

impossibile essere graditi a Dio" (Eb 11,6) e condividere le condizioni di suoi figli,<br />

nessuno può essere m<strong>ai</strong> giustificato senza di essa e nessuno conseguirà la vita eterna<br />

se non "persevererà in essa sino alla fine" (Mt 10,22; Mt 24,13)” [Concilio Vaticano<br />

I, Dei Filius, c. 3: DS 3012; Concilio di Trento, Decretum de iustificatione, c. 3: DS<br />

1532]. (CCC 1843) Per la speranza noi desideriamo e aspettiamo da Dio, con ferma<br />

fiducia, la vita eterna e le grazie per meritarla. (CCC 1844) Per la carità noi<br />

amiamo Dio al di sopra di tutto e il nostro prossimo come noi stessi per amore di<br />

Dio. Essa è “il vincolo di perfezione” (Col 3,14) e la forma di tutte le virtù. (CCC<br />

1845) I sette doni dello Spirito Santo dati <strong>ai</strong> cristiani sono la sapienza, l'intelletto, il<br />

consiglio, la fortezza, la scienza, la pietà e il timore di Dio.<br />

(Rm 15, 15-19) Pagani: oblazione gradita santificata<br />

[15] Tuttavia vi ho scritto con un pò di audacia, in qualche parte, come<br />

per ricordarvi quello che già sapete, a causa della grazia che mi è stata<br />

concessa da parte di Dio [<strong>16</strong>] di essere un ministro di Gesù Cristo tra i<br />

pagani, esercitando l'ufficio sacro del vangelo di Dio perché i pagani<br />

divengano una oblazione gradita, santificata dallo Spirito Santo. [17]<br />

Questo è in realtà il mio vanto in Gesù Cristo di fronte a Dio; [18] non oserei<br />

infatti parlare di ciò che Cristo non avesse operato per mezzo mio per<br />

condurre i pagani all'obbedienza, con parole e opere, [19] con la<br />

potenza di segni e di prodigi, con la potenza dello Spirito. Così da<br />

Gerusalemme e dintorni fino all'Illiria, ho portato a termine la predicazione del<br />

vangelo di Cristo.<br />

(CCC 551) Fin dagli inizi della vita pubblica, Gesù sceglie dodici uomini<br />

perché stiano con lui e prendano parte alla sua missione [Mc 3,13-19]; li fa partecipi


della sua autorità e li manda “ad annunziare il Regno di Dio e a guarire gli infermi”<br />

(Lc 9,2). Restano per sempre associati al Regno di Cristo, che, per mezzo di essi,<br />

guida la Chiesa: “Io preparo per voi un regno, come il Padre l'ha preparato per me;<br />

perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno, e siederete in trono a<br />

giudicare le dodici tribù d'Israele (Lc 22,29-30). (CCC 985) Il Battesimo è il primo e<br />

principale sacramento per il perdono dei peccati: ci unisce a Cristo morto e risorto e<br />

ci dona lo Spirito Santo. (CCC 984) Il Credo mette in relazione «la remissione dei<br />

peccati» con la professione di fede nello Spirito Santo. Infatti, Cristo risorto ha<br />

affidato agli Apostoli il potere di perdonare i peccati quando ha loro donato lo Spirito<br />

Santo. (CCC 983) La catechesi si sforzerà di risvegliare e coltivare nei fedeli la fede<br />

nella incomparabile grandezza del dono che Cristo risorto ha fatto alla sua Chiesa:<br />

la missione e il potere di perdonare veramente i peccati, mediante il ministero degli<br />

Apostoli e dei loro successori. “Il Signore vuole che i suoi discepoli abbiano i più<br />

ampi poteri; vuole che i suoi servi facciano in suo nome ciò che faceva egli stesso,<br />

quando era sulla terra”. I sacerdoti “hanno ricevuto un potere che Dio non ha<br />

concesso né agli angeli né agli arcangeli. [...] Quello che i sacerdoti compiono<br />

quaggiù, Dio lo conferma lassù” (San Giovanni Crisostomo, De sacerdotio, 3, 5: PG<br />

48, 643). Se nella Chiesa non ci fosse la remissione dei peccati, “non ci sarebbe<br />

nessuna speranza, nessuna speranza di una vita eterna e di una liberazione eterna.<br />

Rendiamo grazie a Dio che ha fatto alla sua Chiesa un tale dono” (Sant’Agostino,<br />

Sermo 213, 8, 8: PL 38, 1064).<br />

(Rm 15, 20-24) Annunziare il vangelo<br />

[20] Ma mi sono fatto un punto di onore di non annunziare il vangelo<br />

se non dove ancora non era giunto il nome di Cristo, per non costruire su<br />

un fondamento altrui, [21] ma come sta scritto: Lo vedranno coloro <strong>ai</strong> quali<br />

non era stato annunziato e coloro che non ne avevano udito parlare,<br />

comprenderanno. [22] Per questo appunto fui impedito più volte di venire da<br />

voi. [23] Ora però, non trovando più un campo d'azione in queste regioni e<br />

avendo già da parecchi anni un vivo desiderio di venire da voi, [24] quando<br />

andrò in Spagna spero, passando, di vedervi, e di esser da voi <strong>ai</strong>utato per<br />

recarmi in quella regione, dopo avere goduto un poco della vostra presenza.<br />

(CCC 851) Il motivo della missione. Da sempre la Chiesa ha tratto l'obbligo e<br />

la forza del suo slancio missionario dall’amore di Dio per tutti gli uomini: “poiché<br />

l'amore di Cristo ci spinge…” (2Cor 5,14) [Conc. Ecum. Vat. II, Apostolicam<br />

actuositatem, 6; Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, 11]. Infatti Dio<br />

“vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità”<br />

(1Tm 2,4). Dio vuole la salvezza di tutti attraverso la conoscenza della verità. La<br />

salvezza si trova nella verità. Coloro che obbediscono alla mozione dello Spirito di<br />

verità sono già sul cammino della salvezza; ma la Chiesa, alla quale questa verità è<br />

stata affidata, deve andare incontro al loro desiderio offrendola loro. Proprio perché<br />

crede al disegno universale di salvezza, la Chiesa deve essere missionaria. (CCC<br />

852) Le vie della missione. “Lo Spirito Santo è il protagonista di tutta la missione<br />

ecclesiale” [Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, 21]. È lui che conduce<br />

la Chiesa sulle vie della missione. Essa continua e sviluppa nel corso della storia la<br />

missione del Cristo stesso, inviato a portare la Buona Novella <strong>ai</strong> poveri; “sotto<br />

l'influsso dello Spirito di Cristo, la Chiesa deve procedere per la stessa strada seguita


da Cristo, la strada cioè della povertà, dell'obbedienza, del servizio e del sacrificio di<br />

se stesso, fino alla morte, da cui uscì vincitore con la sua risurrezione [Conc. Vat. II,<br />

Ad gentes, 5]. È così che “il sangue dei martiri è seme di cristiani” [Tertulliano,<br />

Apologeticum, 50, 13: PL 1, 603].<br />

(Rm 15, 25-29) Colletta a favore dei poveri<br />

[25] Per il momento vado a Gerusalemme, a rendere un servizio a<br />

quella comunità; [26] la Macedonia e l'Ac<strong>ai</strong>a infatti hanno voluto fare una<br />

colletta a favore dei poveri che sono nella comunità di Gerusalemme.<br />

[27] L'hanno voluto perché sono ad essi debitori: infatti, avendo i pagani<br />

partecipato <strong>ai</strong> loro beni spirituali, sono in debito di rendere un servizio<br />

sacro nelle loro necessità materiali. [28] Fatto questo e presentato<br />

ufficialmente ad essi questo frutto, andrò in Spagna passando da voi. [29] E<br />

so che, giungendo presso di voi, verrò con la pienezza della benedizione di<br />

Cristo.<br />

(CCC 2443) Dio benedice coloro che soccorrono i poveri e disapprova coloro<br />

che se ne disinteressano: “Da' a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non<br />

volgere le spalle” (Mt 5,42). “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt<br />

10,8). Gesù Cristo riconoscerà i suoi eletti proprio da quanto avranno fatto per i<br />

poveri [Mt 25,31-36]. Allorché “<strong>ai</strong> poveri è predicata la buona novella” (Mt 11,5)<br />

[Lc 4,18], è segno che Cristo è presente. (CCC 2444) “L'amore della Chiesa per i<br />

poveri […] appartiene alla sua costante tradizione” [Giovanni Paolo II, Lett. enc.<br />

Centesimus annus, 57]. Si ispira al Vangelo delle beatitudini [Lc 6,20-22], alla<br />

povertà di Gesù [Mt 8,20] e alla sua attenzione per i poveri [Mc 12,41-44]. L'amore<br />

per i poveri è anche una delle motivazioni del dovere di lavorare per far parte dei<br />

beni a chi si trova in necessità (Ef 4,28). Tale amore per i poveri non riguarda<br />

soltanto la povertà materiale, ma anche le numerose forme di povertà culturale e<br />

religiosa [Centesimus annus, 57]. (CCC 1070) Il termine “Liturgia” nel Nuovo<br />

Testamento è usato per designare non soltanto la celebrazione del culto divino, [At<br />

13,2; Lc 1,23] ma anche l'annunzio del Vangelo [Rm 15,<strong>16</strong>; Fil 2,14-17.30] e la<br />

carità in atto [Rm 15,27; 2Cor 9,12; Fil 2,25]. In tutti questi casi, si tratta del<br />

servizio di Dio e degli uomini. Nella celebrazione liturgica, la Chiesa è serva, a<br />

immagine del suo Signore, l'unico “Liturgo”, [Eb 8,2.6] poiché partecipa del suo<br />

sacerdozio (culto) profetico (annunzio) e regale (servizio della carità).<br />

(Rm 15, 30-32) Vi esorto a lottare nelle preghiere<br />

[30] Vi esorto perciò, fratelli, per il Signore nostro Gesù Cristo e l'amore<br />

dello Spirito, a lottare con me nelle preghiere che rivolgete per me a Dio,<br />

[31] perché io sia liberato dagli infedeli della Giudea e il mio servizio a<br />

Gerusalemme torni gradito a quella comunità, [32] sicché io possa venire da<br />

voi nella gioia, se così vuole Dio, e riposarmi in mezzo a voi. Il Dio della pace<br />

sia con tutti voi. Amen.<br />

(CCC 2629) Il vocabolario della supplica è ricco di sfumature nel Nuovo<br />

Testamento: domandare, implorare, chiedere con insistenza, invocare, impetrare,<br />

gridare e perfino “lottare nella preghiera” [Rm 15,30; Col 4,12]. Ma la sua forma<br />

più abituale, perché la più spontanea, è la domanda: proprio con la preghiera di


domanda noi esprimiamo la coscienza della nostra relazione con Dio: in quanto<br />

creature, non siamo noi il nostro principio, né siamo padroni delle avversità, né siamo<br />

il nostro ultimo fine; anzi, per di più, essendo peccatori, noi, come cristiani, sappiamo<br />

che ci allontaniamo dal Padre. La domanda è già un ritorno a lui. (CCC 2634)<br />

L'intercessione è una preghiera di domanda che ci conforma da vicino alla<br />

preghiera di Gesù. E' lui l'unico intercessore presso il Padre in favore di tutti gli<br />

uomini, particolarmente dei peccatori [Rm 8,34; 1Gv 2,1; 1Tm 2,5-8]. Egli “può<br />

salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, essendo egli<br />

sempre vivo per intercedere a loro favore” (Eb 7,25). Lo Spirito Santo stesso<br />

“intercede […], poiché egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio” (Rm<br />

8,26-27).<br />

<strong>Romani</strong> <strong>16</strong><br />

(Rm <strong>16</strong>, 1-2) Febe nostra sorella diaconessa<br />

[1] Vi raccomando Febe, nostra sorella, diaconessa della Chiesa di<br />

Cencre: [2] ricevetela nel Signore, come si conviene <strong>ai</strong> credenti, e assistetela<br />

in qualunque cosa abbia bisogno; anch'essa infatti ha protetto molti, e anche<br />

me stesso.<br />

(CCC 1569) “In un grado inferiore della gerarchia stanno i diaconi, <strong>ai</strong> quali<br />

sono imposte le mani "non per il sacerdozio, ma per il servizio"” [Conc. Ecum. Vat.<br />

II, Lumen gentium, 29; Id., Christus Dominus, 15]. Per l'ordinazione al diaconato<br />

soltanto il vescovo impone le mani, significando così che il diacono è legato in modo<br />

speciale al vescovo nei compiti della sua “diaconia” [Sant'Ippolito di Roma,<br />

Traditio apostolica, 8]. (CCC 1588) Quanto <strong>ai</strong> diaconi, “sostenuti dalla grazia<br />

sacramentale, servono il popolo di Dio nel ministero della liturgia, della parola e<br />

della carità, in comunione con il vescovo e il suo presbiterio” [Lumen gentium, 29].<br />

(CCC 1596) I diaconi sono ministri ordinati per gli incarichi di servizio della<br />

Chiesa; non ricevono il sacerdozio ministeriale, ma l'ordinazione conferisce loro<br />

funzioni importanti nel ministero della Parola, del culto divino, del governo<br />

pastorale e del servizio della carità, compiti che devono assolvere sotto l'autorità<br />

pastorale del loro vescovo. (CCC 1570) I diaconi partecipano in una maniera<br />

particolare alla missione e alla grazia di Cristo [Lumen gentium, 41; Id., Ad gentes,<br />

<strong>16</strong>]. Il sacramento dell'Ordine imprime in loro un sigillo (“carattere”) che nulla può<br />

cancellare e che li configura a Cristo, il quale si è fatto “diacono”, cioè servo di tutti<br />

[Mc 10,45; Lc 22,27; San Policarpo di Smirne, Epistula ad Philippenses, 5, 2].<br />

Compete <strong>ai</strong> diaconi, tra l'altro, assistere il Vescovo e i presbiteri nella celebrazione<br />

dei divini misteri, soprattutto dell'Eucaristia, distribuirla, assistere e benedire il<br />

matrimonio, proclamare il Vangelo e predicare, presiedere <strong>ai</strong> funerali e dedicarsi <strong>ai</strong><br />

vari servizi della carità [Lumen gentium, 29; Sacrosanctum concilium, 35, 4; Id., Ad<br />

gentes, <strong>16</strong>]. (CCC 1571) Dopo il Concilio Vaticano II la Chiesa latina ha ripristinato<br />

il diaconato “come un grado proprio e permanente della gerarchia”, [Lumen<br />

gentium, 29] mentre le Chiese d'Oriente lo avevano sempre conservato. Il diaconato<br />

permanente, che può essere conferito a uomini sposati, costituisce un importante<br />

arricchimento per la missione della Chiesa. In realtà, è conveniente e utile che gli<br />

uomini che nella Chiesa adempiono un ministero veramente diaconale, sia nella vita


liturgica e pastorale, sia nelle opere sociali e caritative “siano fortificati per mezzo<br />

dell'imposizione delle mani, trasmessa dal tempo degli Apostoli, e siano più<br />

strettamente uniti all'altare, per poter esplicare più fruttuosamente il loro ministero<br />

con l'<strong>ai</strong>uto della grazia sacramentale del diaconato” [Ad gentes, <strong>16</strong>].<br />

(Rm <strong>16</strong>, 3-5) La comunità si riunisce nella loro casa<br />

[3] Salutate Prisca e Aquila, miei collaboratori in Cristo Gesù; per<br />

salvarmi la vita essi hanno rischiato la loro testa, [4] e ad essi non io soltanto<br />

sono grato, ma tutte le Chiese dei Gentili; [5] salutate anche la comunità<br />

che si riunisce nella loro casa. Salutate il mio caro Epèneto, primizia<br />

dell'Asia per Cristo.<br />

(CCC <strong>16</strong>55) Cristo ha voluto nascere e crescere in seno alla Santa Famiglia di<br />

Giuseppe e di Maria. La Chiesa non è altro che la “famiglia di Dio”. Fin dalle sue<br />

origini, il nucleo della Chiesa era spesso costituito da coloro che, insieme con tutta<br />

la loro famiglia, erano divenuti credenti [At 18,8]. Allorché si convertivano,<br />

desideravano che anche tutta la loro famiglia fosse salvata [At <strong>16</strong>,31; 11,14]. Queste<br />

famiglie divenute credenti erano piccole isole di vita cristiana in un mondo<br />

incredulo. (CCC <strong>16</strong>56) Ai nostri giorni, in un mondo spesso estraneo e persino ostile<br />

alla fede, le famiglie credenti sono di fondamentale importanza, come focolari di<br />

fede viva e irradiante. E' per questo motivo che il Concilio Vaticano II, usando<br />

un'antica espressione, chiama la famiglia “Ecclesia domestica” Chiesa domestica<br />

[Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 11; Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris<br />

consortio, 21]. E' in seno alla famiglia che “i genitori devono essere per i loro figli,<br />

con la parola e con l'esempio, i primi annunciatori della fede, e secondare la<br />

vocazione propria di ognuno, e quella sacra in modo speciale” [Lumen gentium, 11].<br />

(CCC <strong>16</strong>57) E' qui che si esercita in maniera privilegiata il sacerdozio battesimale<br />

del padre di famiglia, della madre, dei figli, di tutti i membri della famiglia, “con la<br />

partecipazione <strong>ai</strong> sacramenti, con la preghiera e il ringraziamento, con la<br />

testimonianza di una vita santa, con l'abnegazione e l'operosa carità” [Lumen<br />

gentium, 11]. Il focolare è così la prima scuola di vita cristiana e “una scuola di<br />

umanità più ricca” [Id., Gaudium et spes, 52]. E' qui che si apprende la fatica e la<br />

gioia del lavoro, l'amore fraterno, il perdono generoso, sempre rinnovato, e<br />

soprattutto il culto divino attraverso la preghiera e l'offerta della propria vita. (CCC<br />

2204) “La famiglia cristiana offre una rivelazione e una realizzazione specifica della<br />

comunione ecclesiale; anche per questo motivo, può e deve essere chiamata "chiesa<br />

domestica” ” [Familiaris consortio, 21; Lumen gentium, 11]. Essa è una comunità di<br />

fede, di speranza e di carità; nella Chiesa riveste una singolare importanza come è<br />

evidente nel Nuovo Testamento [Ef 5,21-6,4; Col 3,18-21; 1Pt 3,1-7]. (CCC 2685) La<br />

famiglia cristiana è il primo luogo dell'educazione alla preghiera. Fondata sul<br />

sacramento del Matrimonio, essa è “la Chiesa domestica” dove i figli di Dio<br />

imparano a pregare “come Chiesa” e a perseverare nella preghiera. Per i fanciulli<br />

in particolare, la preghiera familiare quotidiana è la prima testimonianza della<br />

memoria vivente della Chiesa pazientemente risvegliata dallo Spirito Santo.<br />

(Rm <strong>16</strong>, 6-<strong>16</strong>) Salutatevi con il bacio santo<br />

[6] Salutate Maria, che ha faticato molto per voi. [7] Salutate Andronìco<br />

e Giunia, miei parenti e compagni di prigionia; sono degli apostoli insigni che


erano in Cristo già prima di me. [8] Salutate Ampliato, mio diletto nel Signore.<br />

[9] Salutate Urbano, nostro collaboratore in Cristo, e il mio caro Stachi. [10]<br />

Salutate Apelle che ha dato buona prova in Cristo. Salutate i familiari di<br />

Aristòbulo. [11] Salutate Erodione, mio parente. Salutate quelli della casa di<br />

Narcìso che sono nel Signore. [12] Salutate Trifèna e Trifòsa che hanno<br />

lavorato per il Signore. Salutate la carissima Pèrside che ha lavorato per il<br />

Signore. [13] Salutate Rufo, questo eletto nel Signore, e la madre sua che è<br />

anche mia. [14] Salutate Asìncrito, Flegonte, Erme, Pàtroba, Erma e i fratelli<br />

che sono con loro. [15] Salutate Filòlogo e Giulia, Nèreo e sua sorella e<br />

Olimpas e tutti i credenti che sono con loro. [<strong>16</strong>] Salutatevi gli uni gli altri<br />

con il bacio santo. Vi salutano tutte le chiese di Cristo.<br />

(CCC 1827) L'esercizio di tutte le virtù è animato e ispirato dalla carità. Questa<br />

è il “vincolo di perfezione” (Col 3,14); è la forma delle virtù; le articola e le ordina<br />

tra loro; è sorgente e termine della loro pratica cristiana. La carità garantisce e<br />

purifica la nostra capacità umana di amare. La eleva alla perfezione<br />

soprannaturale dell'amore divino. (CCC 1828) La pratica della vita morale animata<br />

dalla carità dà al cristiano la libertà spirituale dei figli di Dio. Egli non sta davanti a<br />

Dio come uno schiavo, nel timore servile, né come il mercenario in cerca del salario,<br />

ma come un figlio che corrisponde all'amore di colui che “ci ha amati per primo”<br />

(1Gv 4,19): “O ci allontaniamo dal male per timore del castigo e siamo nella<br />

disposizione dello schiavo. O ci lasciamo prendere dall'attrattiva della ricompensa e<br />

siamo simili <strong>ai</strong> mercenari. Oppure è per il bene in se stesso e per l'amore di colui che<br />

comanda che noi obbediamo […] e allora siamo nella disposizione dei figli” [San<br />

Basilio di Cesarea, Regulae fusius tractatae, prol. 3: PG 31, 896]. (CCC 1829) La<br />

carità ha come frutti la gioia, la pace e la misericordia; esige la generosità e la<br />

correzione fraterna; è benevolenza; suscita la reciprocità, si dimostra sempre<br />

disinteressata e benefica; è amicizia e comunione: “Il compimento di tutte le nostre<br />

opere è l'amore. Qui è il nostro fine; per questo noi corriamo, verso questa meta<br />

corriamo; quando saremo giunti, vi troveremo riposo” [Sant'Agostino, In epistulam<br />

Johannis ad Parthos tractatus, 10, 4].<br />

(Rm <strong>16</strong>, 17-18) Guardatevi da chi provoca divisioni<br />

[17] Mi raccomando poi, fratelli, di ben guardarvi da coloro che<br />

provocano divisioni e ostacoli contro la dottrina che avete appreso:<br />

tenetevi lontani da loro. [18] Costoro, infatti, non servono Cristo nostro<br />

Signore, ma il proprio ventre e con un parlare solenne e lusinghiero<br />

ingannano il cuore dei semplici.<br />

(CCC 813) La Chiesa è una per la sua origine: “Il supremo modello e il<br />

principio di questo mistero è l'unità nella Trinità delle Persone di un solo Dio<br />

Padre e Figlio nello Spirito Santo” [Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio, 2].<br />

La Chiesa è una per il suo Fondatore: “Il Figlio incarnato, infatti, [...] per mezzo della<br />

sua croce ha riconciliato tutti gli uomini con Dio, [...] ristabilendo l'unità di tutti i<br />

popoli in un solo popolo e in un solo corpo” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes,<br />

78]. La Chiesa è una per la sua anima: “Lo Spirito Santo, che abita nei credenti e<br />

tutta riempie e regge la Chiesa, produce quella meravigliosa comunione dei fedeli e<br />

tanto intimamente tutti unisce in Cristo, da essere il principio dell'unità della<br />

Chiesa” [Unitatis redintegratio, 2]. È dunque proprio dell'essenza stessa della Chiesa


di essere una: “Che stupendo mistero! Vi è un solo Padre dell'universo, un solo<br />

Logos dell'universo e anche un solo Spirito Santo, ovunque identico; vi è anche una<br />

sola Vergine divenuta Madre, e io amo chiamarla Chiesa” [Clemente d'Alessandria,<br />

Paedagogus, 1, 6, 42: PG 8, 300]. (CCC 855) La missione della Chiesa richiede lo<br />

sforzo verso l'unità dei cristiani [Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio,<br />

50]. Infatti, “le divisioni dei cristiani impediscono che la Chiesa stessa attui la<br />

pienezza della cattolicità ad essa propria in quei figli, che le sono bensì uniti col<br />

Battesimo, ma sono separati dalla sua piena comunione. Anzi, alla Chiesa stessa,<br />

diventa più difficile esprimere sotto ogni aspetto la pienezza della cattolicità proprio<br />

nella realtà della vita” [Unitatis redintegratio, 4].<br />

(Rm <strong>16</strong>, 19-20) Saggi nel bene e immuni dal male<br />

[19] La fama della vostra obbedienza è giunta dovunque; mentre quindi<br />

mi rallegro di voi, voglio che siate saggi nel bene e immuni dal male. [20] Il<br />

Dio della pace stritolerà ben presto satana sotto i vostri piedi. La grazia<br />

del Signor nostro Gesù Cristo sia con voi.<br />

(CCC 566) La tentazione nel deserto mostra Gesù Messia umile che trionfa su<br />

Satana in forza della sua piena adesione al disegno di salvezza voluto dal Padre.<br />

(CCC 539) Gli evangelisti rilevano il senso salvifico di questo misterioso<br />

avvenimento. Gesù è il nuovo Adamo, rimasto fedele mentre il primo ha ceduto alla<br />

tentazione. Gesù compie perfettamente la vocazione d'Israele: contrariamente a<br />

coloro che in passato provocarono Dio durante i quaranta anni nel deserto [Sal<br />

95,10], Cristo si rivela come il Servo di Dio obbediente in tutto alla divina volontà.<br />

Così Gesù è vincitore del diavolo: egli ha legato l'uomo forte per riprendergli il suo<br />

bottino [Mc 3,27]. La vittoria di Gesù sul tentatore nel deserto anticipa la vittoria<br />

della passione, suprema obbedienza del suo amore filiale per il Padre. (CCC 550) La<br />

venuta del Regno di Dio è la sconfitta del regno di Satana [Mt 12,26]: “Se io<br />

scaccio i demoni per virtù dello Spirito di Dio, è certo giunto fra voi il Regno di Dio”<br />

(Mt 12,28). Gli esorcismi di Gesù liberano alcuni uomini dal tormento dei demoni<br />

[Lc 8,26-39]. Anticipano la grande vittoria di Gesù sul “principe di questo mondo”<br />

(Gv 12,31). Il Regno di Dio sarà definitivamente stabilito per mezzo della croce di<br />

Cristo: “Regnavit a ligno Deus Dio regnò dalla croce” [Inno “Vexilla Regis”: PL 88,<br />

96]. (CCC 636) Con l'espressione “Gesù discese agli inferi”, il Simbolo professa<br />

che Gesù è morto realmente e che, mediante la sua morte per noi, egli ha vinto la<br />

morte e il diavolo “che della morte ha il potere” (Eb 2,14).<br />

(Rm <strong>16</strong>, 21-27) A Dio la gloria per mezzo di Cristo<br />

[21] Vi saluta Timòteo mio collaboratore, e con lui Lucio, Giasone,<br />

Sosìpatro, miei parenti. [22] Vi saluto nel Signore anch'io, Terzo, che ho<br />

scritto la lettera. [23] Vi saluta G<strong>ai</strong>o, che ospita me e tutta la comunità. Vi<br />

salutano Erasto, tesoriere della città, e il fratello Quarto. [25] A colui che ha il<br />

potere di confermarvi secondo il vangelo che io annunzio e il messaggio di<br />

Gesù Cristo, secondo la rivelazione del mistero taciuto per secoli eterni,<br />

[26] ma rivelato ora e annunziato mediante le scritture profetiche, per<br />

ordine dell'eterno Dio, a tutte le genti perché obbediscano alla fede, [27]<br />

a Dio che solo è sapiente, per mezzo di Gesù Cristo, la gloria nei secoli dei<br />

secoli. Amen.


(CCC 2087) La nostra vita morale trova la sua sorgente nella fede in Dio che<br />

ci rivela il suo amore. San Paolo parla dell'obbedienza alla fede (Rm 1,5; <strong>16</strong>,26)<br />

come dell'obbligo primario. Egli indica nell'“ignoranza di Dio” il principio e la<br />

spiegazione di tutte le deviazioni morali [Rm 1,18-32]. Il nostro dovere nei confronti<br />

di Dio è di credere in lui e di rendergli testimonianza. (CCC 2641) “Siate ricolmi<br />

dello Spirito intrattenendovi a vicenda con salmi, inni, cantici spirituali, cantando e<br />

inneggiando al Signore con tutto il vostro cuore” (Ef 5,19) [Col 3,<strong>16</strong>]. Come gli<br />

scrittori ispirati del Nuovo Testamento, le prime comunità cristiane rileggono il libro<br />

dei Salmi cantando in essi il mistero di Cristo. Nella novità dello Spirito, esse<br />

compongono anche inni e cantici ispirandosi all'evento inaudito che Dio ha realizzato<br />

nel Figlio suo: la sua incarnazione, la sua morte vincitrice della morte, la sua<br />

risurrezione, la sua ascensione alla propria destra [Fil 2,6-11; Col 1,15-20; Ef 5,14;<br />

1Tm 3,<strong>16</strong>; 6,15-<strong>16</strong>; 2Tm 2,11-13]. E' da questa “meraviglia” di tutta l'Economia<br />

della salvezza che sale la dossologia, la lode di Dio [Ef 1,3-14; 3,20-21; Rm <strong>16</strong>,25-<br />

27; Gd 24-25]. (CCC 1204) La celebrazione della Liturgia deve quindi corrispondere<br />

al genio e alla cultura dei diversi popoli [Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum<br />

concilium, 37-40]. Affinché il Mistero di Cristo sia “rivelato […] a tutte le genti<br />

perché obbediscano alla fede” (Rm <strong>16</strong>,26), esso deve essere annunziato, celebrato e<br />

vissuto in tutte le culture, così che queste non vengono abolite, ma recuperate e<br />

portate a compimento grazie ad esso [Giovanni Paolo II, Esort. ap. Catechesi<br />

tradendae, 53]. La moltitudine dei figli di Dio, infatti, ha accesso al Padre, per<br />

rendergli gloria, in un solo Spirito, con e per mezzo della propria cultura umana,<br />

assunta e trasfigurata da Cristo.

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