LA FORZA DELLA RAGIONE - Gazzetta del Sulcis Iglesiente

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14 Gazzetta del Sulcis n°371 del 10 Dicembre 2007 Politica Non è facile, neppure per gli esperti, capire ciò che è stato e ciò che è ancora oggi Carbonia. Città autarchica, all’inizio; città delle lotte operaie per la sopravvivenza, in seguito; città dinamica e fiduciosa del proprio futuro, allo stato attuale. Certo, a settant’anni, è ancora presto per capirne le fasi di sedimentazione degli avvenimenti succedutisi e, soprattutto, quali siano gli orientamenti verso il futuro di questa città, sempre vissuta in stato precario e mai pienamente cosciente e fiduciosa nel proprio presente. Essa, sostanzialmente, è sempre stata un enigma che, a essere realisti, ha mantenuto in parte. Una città autarchica, dunque. Nata per dare servizi alle migliaia di minatori piovuti da ogni parte “per cavare carbone”, questo grande villaggio interamente aziendalizzato ha creduto nel suo “oro nero” anche quando i poteri forti d’oltre Tirreno ne hanno messo in forse il proprio futuro. A nulla, ieri come oggi, sono valse le ragioni della fonte energetica nazionale che, per quanto ricca d’impurità, avrebbe potuto assolvere ad una funzione essenziale nell’economia nazionale, e non solo isolana dunque. Purtroppo quel carbone era ed è ancora nelle viscere del profondo Sulcis, capace più di ieri, di essere “una manna dal cielo” per contrastare il costo di un barile di greggio ormai in ascesa inarrestabile. CARBONIA E IL SUO CARBONE La città era stata progettata per dare ospitalità e servizi alle migliaia di minatori arrivati da ogni Regione italiana e qualcuno anche da oltre i confini nazionali. C’erano persino gli Istriani, allora nazionalizzati italiani. Era un momento, sul finire degli anni Trenta, in cui in un’Italia fascista occorrevano tutte le materie prime, ma soprattutto serviva materiale energetico per muovere cantieri e locomozione, fondere metalli e produrre laterizi, sviluppare economia per contrastare le sanzioni imposte all’Italia dalla Società delle Nazioni a seguito dell’invasione italiana in …. Il carbone del Sulcis (allora chiamato carbone di Bacu Abis) avrebbe potuto dare un’efficace risposta all’esigenza del momento. Così venne studiato un piano per sfruttare il bacino carbonifero del Sulcis, cui molto presto si affiancò l’idea di fondare una nuova città, che divenne da subito Carbonia. Con Carbonia vennero progettate anche CARBONIA COMPIE SETTANT’ANNI Massimo Carta i distaccamenti frazionali di Cortoghiana e Bacu Abis, anche se quest’ultima contava allora qualche decina di famiglie di un piccolo borgo anagraficamente legato al Comune di Gonnesa. Carbonia venne edificata in un anno circa. Migliaia di maestranze lavoravano alle dipendenze di ditte continentali e sarde tra le quali l’unico momento della dura giornata non programmato era il riposo. Occorreva fare in fretta, perché le miniere stavano per consegnare il carbone e i lavoratori avevano bisogno di una casa nelle quali alloggiare le rispettive famiglie. Per molte di queste, le case di Carbonia risultarono eccezionali dimore perché dotate di tutti i servizi: acqua corrente, luce, servizi igienici e fogne, combustibile per cucinare e per il riscaldamento, ortogiardino. La città e le frazioni disponevano di spacci aziendali forniti di ogni bene necessario alle famiglie. Il più delle volte la spesa era presa “a libretto” con trattenuta diretta sulla busta paga. Scuole, asili infantili, alberghi operai, lavanderia aziendale, dopolavori in ogni rione, cine-teatro, stadio per calcio e pista ciclistica, costituivano la parte sociale e formativa fuori miniera. Carbonia, nel 1948, raggiunse il suo massimo storico di cittadini residenti: oltre 48 mila e fronte di circa 60 mila unità dimoranti. La città era diventata, in appena tre anni, la terza della Sardegna dopo Cagliari e Sassari. LA LUNGA CRISI Illusione o malriposta fiducia Va detto che il carbone Sulcis e Carbonia non ebbero mai difensori in grado di far valere il proprio ruolo e la validità economico-sociale del combustibile di cui il territorio era ricco. Così arrivarono, subito dopo la guerra, i primi momenti di crisi che si superarono nel tentativo di trovare alternative soluzioni all’utilizzo del carbone ai fini direttamente energetici. I vari piani per la carbochimica non furono accolti perché la grande industria chimica nazionale mostrava paura. Così Carbonia e il suo carbone imboccarono la strada dell’inarrestabile crisi che portò la città a poco più di 30 mila abitanti nel censimento del 1971. Nel frattempo ci furono ulteriori studi, tentativi di riscatto di un territorio che conobbe lo spopolamento migratorio, ma le soluzioni, compresa quella attuale, non hanno incontrato adeguate fortune. Nel frattempo, malgrado le mille avversità incontrate e maturate lungo gli anni, la città di Carbonia ha provato a tirar su la testa e agli inizi degli anni Ottanta la sua popolazione mostrò un tentativo di ripresa. Gli effetti, sia pure con un’onda lunga che ne ritardò l’applicazione pratica, furono quelli provocati dalla nuova industrializzazione di Portovesme che aveva creato, soprattutto nei giovani, un motivo di speranza e quindi la condivisione di non abbandonare il Sulcis. CARBONIA OGGI L’immagine che si coglie della Carbonia odierna è ben diversa da quella originaria, per quanto non ne siano state cancellate le impronte e la connotazione di “città di fondazione”. La nuova conformazione urbanistica, che s’innesta a quella originaria, salvo rari casi, ha rispettato il DNA della città di settant’anni fa. UN ULIVO IN PIAZZA S.PONZIANO TESTIMONIA I SENTIMENTI DI PACE DEI COMUNI CARBONIA E BETLEMME Marco Massa Carbonia - Aerea Victor Batarseh e Salvatore Cherchi, rispettivamente Sindaci di Betlemme e Carbonia, hanno messo a dimora un secolare ulivo, in piazza S.Ponziano, a testimonianza del comune intento di pace e di fratellanza. La breve, ma toccante e significativa, cerimonia è avvenuta a conclusione della due giorni di dibattiti della “Conferenza permanente della città storiche del Mediterraneo” organizzata dall’Isprom e dall’Anci. Ai lavori ha preso parte anche il Sindaco palestinese di Betlemme Victor Batarseh. Con la messa a dimora dell’ulivo nel centro di Carbonia si è voluto inviare un messaggio di pace verso la città di Betlemme, ancora divisa da un muro che separa la parte palestinese da quella ebraica. A margine della “Conferenza permanente delle città storiche del Mediterraneo” (presenti Italia, Spagna, Tunisia, Libano, Palestina, Algeria, Marocco, Cipro, Libia), Carbonia ha ufficialmente chiesto di entrare a farne parte di diritto. Foto Mauro Innocenti La traccia meno evidente, ma non per questo scarsamente importante, è un tratto di strada cittadina, denominata via Caresias, nel cui nome si racchiudeva ciò che divenne realtà settant’anni dopo: Carbonia Iglesias capoluoghi del territorio di cui sono la maggiore espressione demografica. Fu una preveggenza, oggi diventata realtà. Così Carbonia, a distanza di settant’anni, si ritrova Capoluogo, sia pure in condivisione con Iglesias, per meglio riconoscersi nel territorio circostante, ma soprattutto per offrire servizi ad una popolazione di circa 90 mila abitanti, tanti ne conta il Sulcis di cui Carbonia è baricentro. Questa realtà oggi si misura, in tutte le espressioni, con le migliori realtà non solo sarde. Purtuttavia essa non ha mai dimenticato le sue origini fondate dalla “terra del carbone”. Nel sito della più grande miniera carbonifera, località Miniera di Serbariu, è nato un grande centro che ha iniziato il suo progressivo leefting, diventando museo e centro di aggregazione culturale e congressuale. Certo, si è ancora lontani dai tempi e dalla completezza riscontrata negli ex bacini carboniferi della Ruur germanica. Però l’avvio è stato dato e via via la sensibilità culturale delle popolazioni sta maturando. E’ anche questo che Carbonia, a distanza di settant’anni della sua nascita, sta conoscendo. Sono aspetti nuovi che lasciano ben sperare nel proprio futuro. Senza mai dimenticare il valore del carbone che ancora, in alcune zone del Sulcis, attende di essere sfruttato per l’utilizzo aggiornato ai fini energetici e scientifici. I SETTANT’ANNI DI ARSIA Fra i numerosi centri abitati di fondazione, autarchici o della bonifica (ne sono stati censiti quasi duecento dei quali sarebbe auspicabile un percorso nazionale, o almeno regionale, dell’architettura razionalista e moderna), costruiti in Italia e nelle colonie durante il ventennio fascista, si trova una cittadina, anch’essa già mineraria, molto simile a Carbonia. Questa cittadina, fotocopia di Carbonia, non appartiene più all’Italia dal 1947 ma alla Croazia e si chiama Arsia (in croato: Raša), già cittadina carbonifera dell’Istria orientale nel dismesso bacino carbonifero dell’Arsa. Ad Arsia, che in breve tempo divenne il terzo comune dell’Istria dopo Pola e Pisino, fu inizialmente proposta la denominazione di Libùrnia, che rimase solo per indicare il carbone istriano del bacino dell’Arsa definito appunto liburnico. Numerosi documenti confermano il legame fra il bacino carbonifero del Sulcis con quello dell’Istria, quest’ultimo, durante il domino austro-ungarico, fu gestito da finanzieri ed imprenditori della comunità ebraica triestina, che con diverse società controllavano sia le miniere di carbone di Albona (in croato: Labin) sia quelle di Trifail (in sloveno: Trbovlje) nella Zasavska, Slovenia centrale. Infatti, il 9 dicembre 1933, a Trieste nella sede dell’Arsa (la Società Anonima Carbonifera costituita nel 1919) fu istituita la Società Mineraria Carbonifera Sarda, per lo sfruttamento delle miniere carbonifere nel Sulcis di Bacu Abis, di Cortoghiana, di Caput Acquas, di Sirai e di Piolanas Nord. Poi, il 28 luglio 1935 nasceva l’A.Ca.I. (Azienda Carboni Italiani), che, tramite le società Carbo-Arsa (Società Anonima Carbonifera Arsa) e Carbo- Sarda o S.M.C.S. (Società Mineraria Carbonifera Sarda), organizzava e sfruttava i due bacini carboniferi istriano e sulcitano. E’ noto che questi due centri abitati di fondazione autarchica e fascista, Arsia e Carbonia, hanno le stesse similitudini urbanistiche ed architettoniche per il semplice fatto che gli stessi urbanisti ed architetti (Gustavo Pulitzer-Finali ed Eugenio Montuori) e lo stesso artista (lo scultore Marcello Mascherini) collaborarono con l’Azienda Carboni Italiani. Così, ad esempio, il Palazzo Ceva di Carbonia lo ritroviamo uguale a Piedalbona (già Pozzo Littorio d’Arsia, in croato: Podlabin), denominato Casa Ceva (Ce.Va. sono le iniziali dei cognomi Ceppi e Varsi, due tecnici collaboratori dell’architetto Eugenio Montuori). Infatti, l’A.Ca.I., al fine di risparmiare sulle spese, utilizzava gli stessi progetti e la stessa organizzazione del lavoro prima in un bacino carbonifero e poi nell’altro. Con l’auspicato gemellaggio fra Carbonia ed Albona i Sindaci Salvatore Cherchi e Tulio Demetlika, potrebbero dedicare una denominazione bilingue (italiano e croato) delle due città carbonifere che hanno avuto comuni origini. Così pure le due piazze identiche circondate dallo stesso complesso del Palazzo o Casa Ceva. Così la Piazza Iglesias di Carbonia si trasformerebbe in Piazza Albona. Non vi sarebbe alcun problema di perdere la denominazione della città di Iglesias perché esiste il Corso Iglesias a lato della stessa Piazza. Ugualmente la Piazza dei Minatori Albonesi o di Albona = Trg Labinski Rudara si trasformerebbe in Piazza Carbonia = Trg Carbonia, allo stesso modo non vi sarebbe il problema di perdere la suddetta denominazione perché a lato della Trg Labinski Rudara vi è la Ulica Rudara che potrebbe diventare Ulica Labinski Rudara. Sono proposte certamente significative non così fondamentali per attivare e sviluppare il previsto gemellaggio. A Carbonia, comunque, esistono dall’inaugurazione della città carbonifera le seguenti vie dedicate alle zone istriane e dalmate: Viale Arsia, a Bacu Abis (traversa da Via La Marmora a Via Portoferraio) Via Sicciole (frazione carbonifera del Comune di Pirano nell’Istria slovena), Via Pola, Via Fiume, Via Zara, Via Spalato, Via Dalmazia, Via Croazia; poi Via Lubiana, Via Slovenia e Via Montenegro. Sembra di capire, invece, che, nonostante il legame decennale fra il bacino carbonifero dell’Istria e quello del Sulcis, non esisteva una Via o Piazza Carbonia ad Arsia. Sarebbe interessante sapere quale zona di Arsia possa essere dedicata a Carbonia una via o una piazza. Albona, storica città, fu il più importante centro carbonifero dell’Istria, prima Mauro Pistis che fosse fondata, durante il fascismo, la cittadina autarchica di Arsia, tanto che il Bacino dell’Arsa veniva chiamato in passato Bacino dell’Albonese, prendendo appunto nome da Albona. Poi, con la costruzione di Arsia (di cui quest’anno è stato celebrato il Settantenario della fondazione, esattamente il 4 novembre scorso), Albona perse molta importanza a favore di questa nuova cittadina mineraria, tanto che i confini comunali fra questi due centri arrivarono fin sotto al colle dove sorge il centro storico albonese. Ai piedi di questo colle, vicino alla Miniera di Pozzo Littòrio, fu costruito l’omonimo centro abitato minerario, inaugurato nel 1942 per il ventennale della marcia su Roma, nello stesso anno in cui fu inaugurata da Mussolini Cortoghiana, evidenziando quell’incredibile parallelismo di identici avvenimenti nei due bacini carboniferi. Così, l’edilizia estensiva nei due bacini carboniferi si attuò nei centri di Arsia, nei diversi quartieri di Carbonia e a Bacu Abis (vera fotocopia di Arsia), sotto l’influenza dell’architetto ebreo di Trieste Gustavo Pulitzer-Finali; mentre, l’edilizia intensiva si realizzò nella frazione di Pozzo Littorio d’Arsia e nei quartieri carboniensi lungo e vicino al Rio Cannas (Via Nuoro, Via Gallura, Corso Iglesias, Via G. M. Angioj e i cosiddetti Palazzoni di Serbariu), su progetto dell’architetto pesarese Eugenio Montuori e i palazzi di Cortoghiana dell’architetto Saverio Muratori. Sia a Carbonia sia a Pozzo Littorio d’Arsia esiste un uguale complesso edilizio: il Palazzo Ceva che nella frazione carbonifera dell’Istria si chiama Casa Ceva, prende la denominazione dall’acronimo dei cognomi dei due architetti che lo progettarono: Ceppi e Varsi. Nell’Archivio Storico Comunale Carboniense esistono tre progetti sulla sistemazione della piazza centrale di Pozzo Littorio d’Arsia, che oggi si chiama Trg Labinski Rudara (che significa: Piazza dei Minatori Albonesi), corrispondente alla Piazza Iglesias di Carbonia. Nel 1947, Pozzo Littorio d’Arsia fu aggregato al Comune di Albona e si chiamò Piedalbona, diventato oggi il centro moderno della cittadina albonese con oltre 13.000 abitanti.
Politica IL MUNICIPIO DI MANDAS ILLUMINATO A RICORDO DELLE VITTIME DELLA STRADA Il palazzo municipale di Mandas, monumento degli anni Venti del Novecento, è rimasto, per un’intera notte, illuminato in occasione della giornata mondiale del ricordo delle vittime della strada. Un’iniziativa, quella della Giunta Municipale, voluta per dare simbolicamente luce ad un gravissimo problema sociale sul quale i riflettori vanno tenuti accesi fino a quando non si trova una soluzione adeguata. “E’ di pochi anni fa, ha spiegato il Sindaco, la tragica scomparsa di Giuseppe Scioni, travolto nella provinciale per Villanovafranca. Mentre la strada statale 128 ha fatto registrare, ultima in ordine di tempo, la morte tragica di Giovanna Seruis, studentessa ventenne che si recava a Cagliari per dare un esame all’Università. Tante le croci, ha aggiunto il Sindaco Umberto Oppus, che Mandas ha dovuto piantare negli anni lungo le strade statali e provinciali: da Giovanna Seruis a Milena Costa, passando per Fausto Alberelli, ai signori Tuveri, Gaviano, Silanus e così via. Tanti, troppi lutti. A Roma, giustamente ha aggiunto il Sindaco di Mandas, sono state accese le luci del Colosseo per la moratoria contro la pena di morte. Se è giusto salvaguardare la vita di chi l’ha tolta agli altri, ancor più giusto è impegnarsi perché abbia fine la strage di tanti innocenti sulle nostre strade. Un problema lanciato da tempo, quello dell’inadeguatezza della viabilità, che deve essere risolto in tempi brevi con l’impegno di tutti i soggetti istituzionali preposti”. Il Comune di Mandas sta, intanto, pensando ad una serie di iniziative atte a proseguire nel percorso tracciato in questi anni: tra le altre cose un monumento proprio alle vittime della strada registrate negli ultimi decenni. “Con l’obiettivo di non dimenticare”. 56 NUOVE FARMACIE IN SARDEGNA “Gazzetta del Sulcis Iglesiente”, nel quadro dello sviluppo del suo impegno nel territorio, intende potenziare il quadro dei suoi collaboratori. Coloro che volessero aderire all’invito, potranno farlo, unicamente, inviando uno o più articoli attinenti alla realtà locale, a: gazzettadelsulcis@tiscali.it Gli articoli inviati potranno essere RICERCA DI COLLABORATORI corredati di fotografie, preferibilmente digitali. Dovranno, altresì essere comunicati i dati personali, la casella di posta elettronica. A coloro che mostreranno spiccata attitudine, verrà data comunicazione immediata e l’invito alla prosecuzione del rapporto. La Direzione La Sardegna avrà 56 nuove farmacie, distribuite sul territorio regionale. Dopo 18 anni dall’ultimo concorso - e quasi due anni di lavoro da parte della Commissione esaminatrice (insediata alla fine del 2005) – è stata approvata nei giorni scorsi la graduatoria dei candidati risultati idonei per il conferimento di sedi farmaceutiche vacanti o di nuova istituzione. La graduatoria completa è stata pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione, e può essere consultata nell’home page del sito www.regione.sardegna.it. Le sedi farmaceutiche sono state così individuate: - Provincia di Cagliari (12) : Assemini, Capoterra, Elmas, Goni, Monserrato, Quartu (2), Selargius (3), Sestu, Sinnai; - Provincia Carbonia – Iglesias (3) : Narcao (frazione Terraseo), Portoscuso (frazione Paringianu), San Giovanni Suergiu (frazione Matzaccara) ; - Provincia Medio Campidano (3): Setzu, Villacidro, Villanovaforru; - Provincia di Oristano (23 ) : Albagiara, Asuni, Baradili, Bidonì, Boroneddu, Cuglieri (frazione Santa Caterina), Curcuris, Gonnoscodina, Marrubiu (frazione Sant’Anna), Modolo, Nureci, Pau, Pompu, Sagama, Senis, Sennariolo, Siapiccia, Sini, Siris, Soddì, Tadasuni, Villanova Truschedu, Villa Verde; - Provincia di Nuoro (4 ): Lei, Lodine, Noragugume, Osidda; - Provincia Ogliastra (1) :Villagrande Strisaili; - Provincia Gallura (5 ): Loiri Porto San Paolo, Olbia ( 3), Santa Teresa di Gallura; - Provincia di Sassari (5) : Erula, Porto Torres, Sorso (2), Sassari. Sono stati 1575 gli ammessi a partecipare al concorso, di cui 881 si sono poi presentati alla prova quiz (56%). Gli idonei sono risultati 279 (32%), gli esclusi 602. Per la predisposizione della graduatoria definitiva la commissione si è basata sui risultati della prova attitudinale ( 100 domande su farmacologia, tecnica farmaceutica e legislazione farmaceutica) e sui titoli di ciascun concorrente. L’assegnazione della farmacia pubblica avviene, secondo legge nazionale, a titolo definitivo. “Anche in questo settore – ha dichiarato l’Assessore Dirindin – abbiamo ereditato una situazione ingessata da troppo tempo, con professionalità mortificate e territori non coperti dal servizio farmaceutico. Non posso che esprimere soddisfazione per il lavoro fatto dalla Commissione e per la collaborazione con tutti i soggetti interessati”. 15 Gazzetta del Sulcis n°371 del 10 Dicembre 2007 APPROVATO DALLA REGIONE SARDA L’ATTO AZIENDALE DELLA ASL 7 Benedetto Barranu L'Atto Aziendale della ASL di Carbonia, approvato dalla Giunta regionale in data 22 Novembre 2007, è stato presentato alla stampa dal Direttore Generale della ASL 7 dott. Benedetto Barranu, alla presenza del Direttore Generale dell'Assessorato Regionale alla Sanità dott.ssa Graziella Pintus. Erano presenti anche il Direttore sanitario Pietro Chessa e il Direttore amministrativo Sergio Salis. Si è trattato del primo Atto Aziendale approvato da una ASL sarda in ordine di tempo, al termine dell’iter che ha visto impegnato lo staff della Direzione Generale per circa sessanta giorni nella stesura della bozza, prima di ricevere il parere obbligatorio della Conferenza dei Sindaci del territorio provinciale, quello delle organizzazioni sindacali ed infine il via libera definitivo della Giunta Regionale. L'Atto rappresenta, in sintesi, ha affermato il Dottor Barranu, “una sorta di Statuto dell'Azienda Sanitaria, così come indicato dalla Legge Regionale n.10 del 2006, che ne ha previsto la creazione per ogni Azienda Sanitaria Locale della Sardegna”. ”Il documento interviene su tre aspetti in particolare” ha proseguito il Direttore Generale della ASL 7, “la missione dell'Azienda ed il suo ruolo al servizio dell'utente; la sua funzione di partecipazione ai differenti livelli di pianificazione e programmazione in ambito sanitario; l'impalcatura organizzativa e strutturale necessaria al raggiungimento degli obiettivi con la massima efficienza ed efficacia”. “Tra le novità salienti, per quanto concerne le ricadute positive sull’utenza”, ha aggiunto il Direttore, “figurano la riorganizzazione e la salvaguardia delle strutture ospedaliere esistenti, con la creazione ex novo di numerosi reparti, tra cui Nefrologia e Oculistica, e col potenziamento dell’attività cardiologica in tutta la ASL sulcitana”. Soddisfazione per l’approvazione del primo Atto Aziendale in Sardegna è stata espressa anche dalla dottoressa Graziella Pintus, secondo la quale “l’Atto è lo strumento che mette in pratica la programmazione regionale, e fa capire come la ASL si rapporti con i cittadini, gli utenti e le istituzioni, nell’ambito di un’azione volta alla massima trasparenza nelle comunicazioni e nel flusso delle informazioni verso l’esterno. Al cittadino”, ha concluso il Direttore Generale dell’Assessorato, “interessa soprattutto la qualità del servizio offerto. Per questo l’Atto Aziendale deve prevedere un sistema organizzativo che permetta di raggiungere tale obiettivo”. MIGLIORANO I TEMPI D’ATTESA PER LE PRESTAZIONI SANITARIE Grazie all’impegno assunto dalla Direzione Asl /, nel Sulcis Iglesiente, i tempi d’attesa per visite e prestazioni specialistiche sono oggettivamente migliorati. La conferma è arrivata dal Direttore sanitario dell’Azienda Sanitaria 7 Pietro Chessa che ha, a mezzo di un comunicato, smorzato i toni polemici con cui qualche organo di stampa ha affrontato il problema relativamente alle prenotazioni per gli Holter. “L’Azienda rende noto, si legge nella nota, che dalla rilevazione delle liste d’attesa risulta un netto miglioramento nei tempi di esecuzione di tutta una serie di prestazioni, tra cui gli Holter. L’Azienda considera la chiusura delle agende un’iniziativa assolutamente intollerabile, al punto che ha già provveduto a dare ferme disposizioni ai Responsabili delle diverse Unità Operative coinvolte perché fatti del genere non abbiano più a ripetersi. In particolare, prosegue la nota, per quanto riguarda gli esami Holter, si sta provvedendo a potenziare il servizio, con l’acquisizione di altre apparecchiature ad esso dedicate. Il Responsabile delle strutture ha comunque assicurato l’immediata riapertura delle liste di prenotazione”. FUNTANA RAMINOSA Museo Macchine in Galleria Attività di Bonifica e Recupero INGURTOSU Ripristino Discarica
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