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Il paziente particolare - Acta Bio Medica Atenei Parmensis

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ACTA BIOMED 2009; 80; Quaderno Multimediale 1: 1-4 © Mattioli 1885<br />

A R T I C O L O O R I G I N A L E<br />

<strong>Il</strong> <strong>paziente</strong> <strong>particolare</strong>: il rischio cardiovascolare nel<br />

<strong>paziente</strong> con infezione da HIV<br />

Mauro Zaccarelli<br />

Istituto Nazionale per le Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani”, IRCCS - Roma<br />

Abstract. Background: L’evento cardiovascolare ha una genesi multifattoriale. I fattori di rischio più rilevanti<br />

sono conosciuti: fumo, ipertensione arteriosa, diabete mellito, alterazioni metaboliche del profilo lipidico, familiarità<br />

per malattie cardiovascolari. <strong>Il</strong> <strong>paziente</strong> con infezione da HIV presenta fattori di rischio aggiuntivi<br />

legati alla stessa infezione, ai trattamenti antiretrovirali che deve assumere, ad eventuali infezioni ricorrenti a<br />

cui può essere soggetto e allo stile di vita stesso che spesso in questi pazienti comporta uno stress aggiuntivo<br />

(esempio uso di droghe stimolanti). Esperienze cliniche: Vengono descritti due casi clinici dalla nostra esperienza<br />

diretta. Un primo caso di mantenimento a lungo termine in terapia antiretrovirale dopo infarto acuto<br />

del miocardio e un secondo relativo a un caso con infarto acuto del miocardio in <strong>paziente</strong> con viremia fuori<br />

controllo e in terapia con abacavir (ABC). Conclusioni: La nostra esperienza clinica rispecchia in generale i dati<br />

dei più recenti studi pubblicati su infezione da HIV e rischio cardiovascolare, indicando come l’inibitore della<br />

proteasi con booster di ritonavir, e nel nostro caso fosamprenavir (telzir) siano utili nel mantenimento in terapia<br />

dei pazienti con storia di infarto del miocardio e che l’infezione da HIV di per sé in assenza di terapia<br />

antiretrovirale costituisce un fattore di rischio per eventi cardiovascolari. L’uso di abacavir è un fattore di rischio<br />

accessorio nei pazienti con elevato score di rischio e in questi casi ne dovrebbe essere evitato l’uso.<br />

Parole chiave: HIV, terapia antiretrovirale, infarto miocardico, framingham, abacavir<br />

Background<br />

L’evento cardiovascolare ha una genesi multifattoriale.<br />

I fattori di rischio più rilevanti sono conosciuti:<br />

fumo, ipertensione arteriosa, diabete mellito, alterazioni<br />

metaboliche dei profilo lipidico, familiarità per<br />

malattie cardiovascolari; a questi si possono aggiungere<br />

altri fattori di rischio individuale che possono avere<br />

un peso determinate aggiuntivo.<br />

<strong>Il</strong> <strong>paziente</strong> con infezione da HIV presenta fattori<br />

di rischio aggiuntivi legati alla stessa infezione, ai trattamenti<br />

antiretrovirali che deve assumere, ad eventuali<br />

infezioni ricorrenti a cui può essere soggetto e allo<br />

stile di vita stesso che spesso in questi pazienti comporta<br />

uno stress aggiuntivo (esempio uso di droghe<br />

stimolanti).<br />

Lo studio DAD per primo ha messo in evidenza<br />

la correlazione tra durata dell’esposizione alla terapia<br />

antiretrovirale e rischio cardiovascolare. In <strong>particolare</strong><br />

per ogni anno aggiuntivo di esposizione il rischio<br />

cresceva del 16% (13% negli uomini e 36% nelle<br />

donne).<br />

Lo stesso studio evidenziava come il rischio fosse<br />

prevalentemente legato alla durata di esposizione ad<br />

inibitori della proteasi e non a inibitori della trascrittasi<br />

inversa non nucleosidici (1).<br />

Con gli inibitori della proteasi utilizzati con booster<br />

di ritonavir infatti si osserva un incremento progressivo<br />

del livello dei lipidi (colesterolo totale, trigliceridi,<br />

colesterolo LDL e HDL) che può costituire un<br />

rischio aggiuntivo per evento cardiovascolare, come è<br />

stato osservato nello studio KLEAN che mette a con-


2 M. Zaccarelli<br />

fronto due inibitori della proteasi tra i più potenti ora<br />

disponibili: lopinavir e fosamprenavir (2).<br />

E’ stato comunque messo in evidenza un incremento<br />

del rischio di eventi cardiovascolari correlato<br />

all’infezione da HIV stessa. Lo studio SMART che<br />

confrontava una strategia di terapia antiretrovirale<br />

continua con una strategia di terapia intermittente,<br />

aveva evidenziato che il rischio di eventi cardiovascolari,<br />

come anche quello di patologie renali ed epatiche,<br />

era significativamente più elevato in corso di interruzione<br />

di terapia antiretrovirale, che in questo caso<br />

esercitava un effetto protettivo (3).<br />

Più di recente all’interno dello studio DAD, è<br />

stato valutato l’effetto degli inibitori della trascrittasi<br />

inversa analoghi nucleosidici sul rischio di eventi cardiovascolari.<br />

E’ stato messo in evidenza il ruolo di due<br />

analoghi: abacavir e didanosina, per i quali, durante il<br />

trattamento, risulta significativamente aumentato il rischio<br />

di infarto del miocardio (4).<br />

Risulta pertanto necessario monitorare costantemente<br />

il livello di rischio cardiovascolare nei pazienti<br />

con infezione da HIV, in trattamento e non. Questo<br />

può essere fatto ad ogni visita medica utilizzando gli<br />

algoritmi standard per la misura del rischio, disponibili<br />

anche “on line”: Framingham (5), Procam (6) e Progetto<br />

Cuore, algoritmo italiano, disponibile sul sito<br />

dell’Istituto Superiore di Sanità (7).<br />

Esperienze cliniche<br />

Vengono di seguito descritti due casi clinici, provenienti<br />

dalla nostra esperienza quotidiana , relativi a<br />

pazienti con infezione da HIV che hanno presentato<br />

eventi cardiovascolari, nella fattispecie infarto acuto<br />

del miocardio.<br />

Caso clinico 1: mantenimento a lungo termine in terapia<br />

antiretrovirale dopo infarto acuto del miocardio<br />

Caratteristiche del <strong>paziente</strong> all’ingresso nel nostro<br />

centro:<br />

• 39 anni, maschio, ex tossicodipendente per via<br />

endovenosa da più di 10 anni;<br />

• Primo test anticorpi anti-HIV positivo esegito<br />

nel 1986;<br />

• Positivo per anticorpi anti-HCV , ma con viremia<br />

sempre non rilevabile.<br />

<strong>Il</strong> <strong>paziente</strong> viene alla nostra osservazione nel luglio<br />

2000 proveniente da altro centro; presenta linfociti<br />

Dd4=272 per mmc e HIV-RNA=99000 copie/ml.<br />

Ha presentato infarto del miocardio antero-settale<br />

ad agosto 1996 ed è in terapia con anticoagulanti<br />

e vasodilatatori.<br />

A Novembre 2000, inizia terapia ARV, prima con<br />

zidovudina (AZT)-lamivudina (3TC) e nevirapina<br />

sospesa dopo pochi giorni per rash cutaneo e subito<br />

dopo con AZT-3TC più nelfinavir, la terapia viene<br />

continuata fino a giugno 2007, con il <strong>paziente</strong> che presenta<br />

conta linfociti CD4=705per mmc e HIV-RNA<br />

non rilevabile (


HIV e rischio cardiovascolare<br />

3<br />

minasi oscillanti (da normali fino a 5-6 volte la<br />

norma);<br />

• ricoverato a luglio 1999 presso il nostro centro<br />

per pneumocistosi polmonare.<br />

<strong>Il</strong> <strong>paziente</strong> viene alla nostra osservazione nel Luglio<br />

1999, in precedenza eseguiti esami di monitoraggio<br />

dell’infezione da HIV presso centri diversi in maniera<br />

irregolare. Ricoverato presenta linfociti CD4=<br />

366 per mmc e HIV-RNA=6255 copie/ml.<br />

Presenta fattori di rischio per malattia cardiovascolare:<br />

fuma più di 30 sigarette al giorno; presenta lieve<br />

dislipidemia; episodi di angina (2 riferiti nel 1988 e<br />

1995); presenta danno renale dopo un episodio di<br />

overdose con insufficienza renale cronica (maggio<br />

1998); episodio di endocardite da candida ad aprile<br />

1999.<br />

Non presenta familiarità per malattie cardiovascolari.<br />

A settembre 1999 inizia terapia antiretrovirale<br />

con Stavudina (d4T)-3TC ed ABC, continuata fino a<br />

marzo 2002 ed assunta in modo non ottimale. Infatti,<br />

in questo periodo: ha interrotto la terapia per più di un<br />

mese per 4 volte e ha presentato bassa aderenza in generale;<br />

ha presentato HIV-RNA non rilevabile da novembre<br />

1999 fino a gennaio 2001 con due blips; da<br />

gennaio 2001 fino a marzo 2002 ha presentato solo 2<br />

HIV-RNA non-rilevabili, su 12 prelievi eseguiti.<br />

In questo periodo i CD4 sono stati sempre superiori<br />

a 500 per mmc.<br />

A luglio 2002 cambia terapia in AZT-3TCABC<br />

(Trizivir), allo scopo di semplificare al massimo l’assunzione<br />

e migliorare l’aderenza.<br />

Ad agosto 2002 presenta CD4=914 per mmc e<br />

HIV-RNA=625 copie/ml.<br />

<strong>Il</strong> calcolo dello score Framingham mostra rischio<br />

medio: 21% di rischio di evento cardiovascolare a 10<br />

anni.<br />

<strong>Il</strong> calcolo dello score Procam mostra rischio alto:<br />

29,7% di rischio di evento cardiovascolare a 8 anni.<br />

A settembre 2002 presenta episodio di infarto del<br />

miocardio acuto antero-laterale, per cui viene ricoverato<br />

e trattato.<br />

<strong>Il</strong> <strong>paziente</strong> non modifica il suo stile di vita, persiste<br />

anche nell’uso attivo di eroina e nel tempo più frequente<br />

mente di cocaina anche per via endovenosa.<br />

A gennaio 2003 riprende la terapia antiretrovirale<br />

con d4T-3TC più nevirapina terapia continuata fino<br />

ad aprile 2003, ma sempre assunta in modo irregolare.<br />

Da aprile 2003 sospende la terapia e per sua scelta<br />

decide di non assumerla. Durante questo periodo la<br />

viremia di HIV è sempre rilevabile anche senza raggiungere<br />

livelli elevati (valore massimo 30000 copie/ml)<br />

e i linfociti CD4 oscillano tra 415 e 859, mantenendosi<br />

quindi su valori discreti.<br />

<strong>Il</strong> <strong>paziente</strong> rimane in questa situazione fino a<br />

gennaio 2006 quando presenta un nuovo episodio di<br />

infarto acuto del miocardio che lo porta all’exitus.<br />

In questo caso clinico, analogamente a quanto descritto<br />

nello studio DAD, il primo episodio di infarto<br />

del miocardio si è verificato in corso di terapia con<br />

abacavir, ma il <strong>paziente</strong> presentava un alto rischio di<br />

evento cardiovascolare e numerosi altri fattori predisponenti.<br />

La terapia con abacavir può essere considerata<br />

un elemento accessorio, in un quadro di per sé ad<br />

alto rischio, resta comunque l’indicazione dello studio<br />

DAD di evitare l’utilizzo di abacavir nei pazienti con<br />

alto rischio cardiovascolare.<br />

<strong>Il</strong> secondo episodio di infarto del miocardio è avvenuto<br />

in assenza di terapia antiretrovirale, richiamando<br />

in questo caso i risultati dello studio SMART.<br />

Conclusioni<br />

La nostra esperienza clinica rispecchia in generale<br />

i dati dei più recenti studi pubblicati su infezione da<br />

HIV e rischio cardiovascolare, indicando come l’inibitore<br />

della proteasi con booster di ritonavir, e nel nostro<br />

caso fosamprenavir (telzir) siano utili nel mantenimento<br />

in terapia dei pazienti con storia di infarto del<br />

miocardio e che l’infezione da HIV di per sé in assenza<br />

di terapia antiretrovirale costituisce un fattore di rischio<br />

per eventi cardiovascolari. L’uso di abacavir è un<br />

fattore di rischio accessorio nei pazienti con elevato<br />

score di rischio e in questi casi ne dovrebbe essere evitato<br />

l’uso.<br />

Referenze<br />

1. DAD Study Group, Friis-Møller N, Reiss P, Sabin CA et al.


4 M. Zaccarelli<br />

Class of antiretroviral drugs and the risk of myocardial infarction.<br />

N Engl J Med. 2007; 326:1723-1735.<br />

2. Eron J Jr, Yeni P, Gathe J Jr, et al. The KLEAN study of fosamprenavir-ritonavir<br />

versus lopinavir-ritonavir, each in<br />

combination with abacavir-lamivudine, for initial treatment<br />

of HIV infection over 48 weeks: a randomised non-inferiority<br />

trial. Lancet. 2006; 368:476-482.<br />

3. Strategies for Management of Antiretroviral Therapy<br />

(SMART) Study Group, El-Sadr WM, Lundgren JD, Neaton<br />

JD,et al. CD4+ count-guided interruption of antiretroviral<br />

treatment. N Engl J Med. 2006; 355(22):2283-96.<br />

4. D:A:D Study Group, Sabin CA, Worm SW, Weber R, et al.<br />

Use of nucleoside reverse transcriptase inhibitors and risk of<br />

myocardial infarction in HIV-infected patients enrolled in<br />

the D:A:D study: a multi-cohort collaboration. Lancet 2008;<br />

371(9622):1417-26.<br />

5. http://www.cphiv.dk/TOOLS/Framingham/tabid/302/Default.aspx<br />

6. http://www.chd-taskforce.com<br />

7. http://www.cuore.iss.it<br />

Indirizzo per la corrispondenza:<br />

Dr. Mauro Zaccarelli<br />

E-mail: zaccarelli@inmi.it

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