31.12.2014 Views

Il relativismo pirandelliano. L'UMORISMO (Saggio ... - Biagio Carrubba

Il relativismo pirandelliano. L'UMORISMO (Saggio ... - Biagio Carrubba

Il relativismo pirandelliano. L'UMORISMO (Saggio ... - Biagio Carrubba

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

<strong>Il</strong> <strong>relativismo</strong> <strong>pirandelliano</strong>.<br />

Pirandello espresse la sua visione sociale di vita, sia nelle novelle che nelle opere<br />

teatrali dove la sua Weltanschauung viene dispiegata in modo completo a partire dai<br />

primi atti unici del 1910 fino all'ultima grande tragedia del 1936, “I giganti della<br />

montagna”. Pirandello spiega e chiarisce in modo chiaro la sua visione di vita già nei<br />

due saggi del 1908 “L'umorismo” e “Arte e Scienza”.<br />

L’UMORISMO (<strong>Saggio</strong> del 1908)<br />

In questo saggio Pirandello scrive tutte le sue idee sulla cultura, sulla società e sulle<br />

persone e fa la famosa differenza tra comico e umorismo. A base della sua filosofia<br />

c'è il <strong>relativismo</strong>, quella concezione filosofica che afferma che un giudizio è solo<br />

soggettivo quindi valido per chi lo esprime. <strong>Il</strong> <strong>relativismo</strong> si contrapponeva al<br />

positivismo che affermava che la verità sta nella realtà. Mentre, Pirandello,<br />

affermando il <strong>relativismo</strong> esaltava il soggetivismo. Pirandello in un primo momento<br />

distinse ed espresse il <strong>relativismo</strong> psicologico (soggettivo) di cui “<strong>Il</strong> fu Mattia<br />

Pascal” è il romanzo più riuscito in forma letteraria. A base del suo soggettivismo<br />

psicologico, Pirandello cita continuamente lo psicologo francese, Alfred Binet, il<br />

quale in un’opera di psicologia del 1892, Les Altérations de la personnalité, aveva<br />

affermato che ogni uomo ha un io che si frantuma nel corso della propria vita: la<br />

nostra personalità si modifica col tempo. Secondo Binet, infatti, la personalità non è<br />

una entità fissa, permanente ed immutabile; è una sintesi di fenomeni che varia con<br />

gli elementi che la compongono e che è in via di continua ed incessante<br />

trasformazione. Pirandello fa sue queste idee e presenta nei suoi personaggi uomini<br />

che hanno un io frammentato e spezzato come nel “<strong>Il</strong> fu Mattia Pascal”. Questa<br />

concezione mutabile dell’io era stata già affermata da un grande filosofo francese<br />

<strong>Biagio</strong> (Blaise) Pascal che aveva detto: non c’è uomo che differisca più da un altro<br />

che da se stesso nella successione del tempo. In un secondo tempo, Pirandello,


allargò il <strong>relativismo</strong> riportandolo nella società e definendolo <strong>relativismo</strong> sociale. Le<br />

opere teatrali del periodo del <strong>relativismo</strong> sociale sono: “<strong>Il</strong> Piacere dell'onestà”<br />

(1917), “<strong>Il</strong> giuoco delle parti” (1918) e tante altre. In un terzo momento Pirandello<br />

allargò ed ampliò ancor di più il <strong>relativismo</strong> portandolo da sociale ad assoluto<br />

intendendo dire che non vi sarà mai una verità certa per tutti cioè nessuno riuscirà<br />

mai a conoscere la verità assoluta di come stanno le cose effettivamente. <strong>Il</strong> dramma<br />

che esprime meglio il <strong>relativismo</strong> assoluto è, a detta dei critici, la Signora Frola e il<br />

signor Ponza, suo genero. La caratteristica principale del <strong>relativismo</strong> sociale di<br />

Pirandello è espresso in queste commedie assurde, paradossali, ambigue, curiose,<br />

strane che suscitano nello spettatore amarezza, rabbia, incredulità e gioia. Nel 1921<br />

Pirandello lasciò la commedia e scrisse tragedie tra cui la famosa “Sei personaggi in<br />

cerca d’autore”. Questa fase finisce nel 1926 quando scrisse altre tre commedie di<br />

tipo mitico, astorico e surrealista. Oltre a queste commedie, Pirandello scrisse altre<br />

tragedie sul teatro stesso che aggiungono molto anche al <strong>relativismo</strong> teatrale.<br />

DIFFERENZA TRA COMICO ED UMORISMO<br />

<strong>Il</strong> saggio "L'Umorismo" fu scritto tra il 1906 e il 1908. Fu riedito nel 1920 a Firenze,<br />

corredato da correzioni e aggiunte, soprattutto in risposta alla stroncatura che aveva<br />

ricevuto nel 1907 da parte del filosofo Benedetto Croce. Croce sosteneva che l’arte<br />

doveva essere considerata come un valore autonomo, senza alcun legame con le altre<br />

facoltà dello spirito; per Pirandello, invece, l’arte si deve avvalere anche del<br />

momento della riflessione sia quando un’opera viene concepita sia quando viene<br />

eseguita. In questo saggio Pirandello distingue inoltre la Vita dalla Forma e il comico<br />

dall'umorismo. Nel comico è assente la riflessione e Pirandello lo definisce<br />

, mentre l'umorismo è il che nasce dalla riflessione. Pirandello afferma che riflettendo sulla<br />

differenza tra comico e umorismo, lo scrittore porta l'esempio di una situazione<br />

paradossale in cui una persona o una situazione sono il contrario di come dovrebbero<br />

essere, al riso subentra il sentimento amaro della pietà. Dall'altro lato Pirandello vede<br />

un limite connaturato all'uomo, che da sempre vive in un mondo privo di senso e che<br />

tuttavia si crea una serie di autoinganni e di illusioni attraverso i quali cerca di dare<br />

significato all'esistenza: in questa prospettiva, l'umorismo sarebbe l'eterna tendenza<br />

dell'arte a svelare tale contraddizione. Pirandello fa un esempio per distinguere il<br />

comico dall’umorismo. Ecco il testo del saggio: .


Io, <strong>Biagio</strong> <strong>Carrubba</strong>, spiego questa scena paradossale con altre parole più semplici: il<br />

comico nasce dalla stranezza, dalla dissonanza, dalla parodia della realtà e suscita il<br />

riso involontario, la risata volgare, l'ilarità incontrollata, mentre l’umorismo nasce<br />

dalla contraddittorietà, dall'ingiustizia, dalla disparità della realtà e suscita invece il<br />

sorriso amaro, il sorriso ironico, l’ironia bonaria o maliziosa, il sarcasmo salace o<br />

pungente. In sintesi: l’avvertimento del contrario è il comico che nasce dalla parodia<br />

o dal non senso della realtà e che produce la risata spontanea o anche il senso del<br />

ridicolo, quando la realtà è deformata e inverosimile; mentre il sentimento del<br />

contrario è la riflessione sulle contraddizioni che la realtà presenta e che suscita il<br />

sorriso amaro, l’umorismo pietoso di chi vorrebbe rimediare, risanare o equilibrare le<br />

insanabili contraddizioni della realtà.


LA FILOSOFIA DI PIRANDELLO<br />

Pirandello prese le idee teoriche e filosofiche del suo <strong>relativismo</strong> dal filosofo francese<br />

Henri Bergson e anche dal filosofo austriaco George Simmel, due filosofi a lui<br />

contemporanei. Pirandello riporta e ripropone le sue basi teoriche e filosofiche del<br />

<strong>relativismo</strong> sociale nei due saggi: Arte e Scienza e L’Umorismo del 1908. In sintesi<br />

secondo Pirandello la vita è un flusso continuo di energia che si espande in tutto<br />

l’universo. Questo flusso di energia è inarrestabile e non si può fermare. Pirandello<br />

chiama il flusso di energia vita, mentre l’uomo che costruisce idee, filosofia, scienza,<br />

arte e religione lo definisce forma e dunque con queste realizzazioni teoretiche<br />

l'uomo fa il tentativo di dare ordine alla vita e di bloccare il flusso dell'energia vitale.<br />

Per Pirandello invece la forma si trasforma in convenzioni sociali che a loro volta si<br />

trasformano in pregiudizi soggettivi che a loro volta determinano il carattere e la<br />

struttura dei vari personaggi. Partendo da questa contrapposizione e contrasto nel<br />

1922 il critico Adriano Tilgher affermò che tutta l’opera pirandelliana si basava sul<br />

contrasto tra forma e vita, tra la vita definita caotica e contraddittoria, che ribolle<br />

dentro ogni personaggio e la forma che si sforza di fermare la vita e di irrigidirla per<br />

poterla conoscere meglio. Queste idee filosofiche sul <strong>relativismo</strong> sociale ed assoluto<br />

che Pirandello distribuì in tutte le sue opere teatrali, nelle novelle e nei romanzi in un<br />

certo qual modo anticipano idee della letteratura esistenzialistica e anche della<br />

filosofia dell'esistenzialismo. Una prova concreta di questa anticipazione di<br />

Pirandello della letteratura esistenzialistica la porta in modo chiaro e netto il libro di<br />

Luigi Filippo d'Amico "L'uomo delle contraddizioni" (Salleri editori – 2007) nelle<br />

pagine 26 – 27 dove scrive: "Nei suoi scritti richiami a movimenti artistici sono a<br />

tratti riscontrabili; Pirandello sentiva le "novità" dei suoi tempi e a volte le<br />

precedeva, come nel caso dell'alienazione e del delitto gratuito. Ecco un brano del<br />

dramma Non si sa come" L'autore riporta il brano a cui segue l'autore esistenzialista<br />

interessato e cioè Albert Camus e infatti scrive: "<strong>Il</strong> raffronto con il più recente Lo<br />

straniero di Alberto Camus, un altro Premio Nobel, è facile; anche se lì, al posto<br />

della luna c'è il sole africano".<br />

Modica, 22 Maggio 2007

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!