dr. Giuseppe Sapienza pp p PSICHIATRA - ABCsalute.it
dr. Giuseppe Sapienza pp p PSICHIATRA - ABCsalute.it dr. Giuseppe Sapienza pp p PSICHIATRA - ABCsalute.it
Catania Hotel Parco degli Aragonesi 17 giugno 2010 dr. Giuseppe Sapienza PSICHIATRA DSM – Azienda Sanitaria Ragusa
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Catania<br />
Hotel Parco degli Aragonesi<br />
17 giugno 2010<br />
<strong>dr</strong>. <strong>Giuse<strong>pp</strong>e</strong> <strong>Sapienza</strong><br />
<strong>PSICHIATRA</strong><br />
DSM – Azienda San<strong>it</strong>aria Ragusa
Sintomi residui e depressione<br />
secondo i cr<strong>it</strong>eri del DSM‐IV‐TR<br />
• Remissione parziale: sono presenti i sintomi di un<br />
episodio depressivo maggiore ma non sono<br />
pienamente soddisfatti i cr<strong>it</strong>eri – o<strong>pp</strong>ure: è presente un<br />
periodo senza sintomi che ha una durata inferiore a 2<br />
mesi dopo la fine di un episodio depressivo maggiore.<br />
• Remissione completa: durante gli ultimi 2 mesi dopo la<br />
fine di un DDM non è stato presente alcun segno o<br />
sintomo del disturbo
Sintomi residui e depressione la<br />
valutazione della grav<strong>it</strong>à<br />
• Lieve: pochi o nessun sintomo in eccesso rispetto a quelli<br />
richiesti per porre la diagnosi e i sintomi determinano una<br />
compromissione solo lieve del funzionamento lavorativo,<br />
nelle attiv<strong>it</strong>à sociali ab<strong>it</strong>uali o nelle relazioni interpersonali<br />
• Moderato: fra lieve e grave<br />
• Grave senza manifestazioni psicotiche: molti sintomi in<br />
eccesso rispetto a quelli richiesti per fare la diagnosi e i<br />
sintomi interferiscono marcatamente con il funzionamento<br />
lavorativo<br />
• Grave con manifestazioni psicotiche: deliri o<br />
allucinazioni i i congrue o<strong>pp</strong>ure incongrue
• La depressione è associata ad<br />
impairment nelle funzioni della v<strong>it</strong>a<br />
quotidiana, ad una riduzione della<br />
performance lavorativa, soprattutto in<br />
termini di produttiv<strong>it</strong>à.<br />
• Tradizionalmente tale impairment<br />
viene visto come effetto della<br />
sintomatologia affettiva, ma è stato<br />
riscontrato che al migliorare dei<br />
sintomi non avviene un miglioramento<br />
analogo riguardo le attiv<strong>it</strong>à quotidiane.<br />
• Inoltre, anche nella fase di remissione<br />
permangono i defic<strong>it</strong> di<br />
funzionamento.<br />
Hammar, 2009
RESPONSE<br />
REMISSION
‣ Remission<br />
Response<br />
REMISSION:<br />
HAMD-17 <strong>it</strong>em < 6 RESPONSE:<br />
MADRS < 12<br />
Riduzione del 50% del punteggio<br />
CGI-S
Perché è importante ottenere<br />
una remissione<br />
piuttosto che una risposta con<br />
sintomi residui
Giornale <strong>it</strong>aliano di psicopatologia<br />
‐ Valutazione clinica<br />
E. Aguglia & al. remissione dell’episodio depressivo<br />
• Fase iniziale o acuta ha durata di 6‐12 settimane (3‐4 mesi)<br />
circa e si propone di ottenere la completa risoluzione dei<br />
sintomi (remissione)<br />
• La fase di continuazione (continuation phase) da 3 a 9 mesi<br />
circa, che segue, ha come obiettivo il consolidamento dei<br />
risultati clinici ottenuti nella fase precedente, cioè la<br />
remissione, fino al pieno recupero dello stato di eutimia al<br />
fine di prevenire le ricadute. Sia nella fase iniziale che in<br />
quella di mantenimento può aversi solo una remissione<br />
parziale (o incompleta) come viene defin<strong>it</strong>a dal DSM.<br />
Poiché è stato evidenziato che circa il 40‐60% dei<br />
responders ricade dopo l’interruzione intempestiva della<br />
terapia, la fase continuativa è virtualmente raccomandata<br />
per tutti i pazienti.
E. Aguglia & al. (continua)<br />
• I sintomi residui che non hanno ottenuto una remissione<br />
completa sono un’imporatante causa di sofferenza e di<br />
disfunzione sia in amb<strong>it</strong>o lavorativo che interpersonale. I sintomi<br />
residui comporatno un maggior rischio di ricadute e recidive,<br />
richiedono un maggior numero di consultazioni e si correlano<br />
con elevati tassi di disabil<strong>it</strong>à e di cronicizzazione. Nonostante<br />
una soddisfacente risposta iniziale al trattamento i sintomi<br />
residui possono persistere. In letteratura è riportata l’evidenza di<br />
una sintomatologia residua sottosoglia anche in pazienti che<br />
hanno raggiunto la remissione clinica dell’episodio. I sintomi<br />
residui sottosoglia sono, in genere, di lieve ent<strong>it</strong>à e quelli di più<br />
frequente riscontro riguardano la sfera cogn<strong>it</strong>iva, affettiva,<br />
psicomotoria e neurovegetativa. In alcuni casi possono persistere<br />
sintomi i isolati a piena espressione clinica.<br />
i
E. Aguglia & e al. (continua)<br />
• La remissione parziale richiede una revisione della terapia e<br />
della gestione complessiva del trattamento con l’obiettivo<br />
di raggiungere la remissione completa valutando l’indice<br />
terapeutico costi‐beneficio del singolo trattamento.<br />
L’impiego Limpiego di terapie combinate (farmacoterapia più terapia<br />
cogn<strong>it</strong>iva o interpersonale) si è mostrato utile per ottenere<br />
una completa remissione della sintomatologia e per<br />
prevenire le ricadute. La scelta del farmaco è alla base di<br />
ogni strategia terapeutica. Gli antidepressivi disponibili<br />
sono oggi considerati di efficacia equivalente. Tuttavia le<br />
attuali evidenze derivanti dall’esperienza clinica e dai<br />
risultati sperimentali e studi metanal<strong>it</strong>ici sembrano<br />
indicare una differenza nell’efficacia i e nella tollerabil<strong>it</strong>à.
E. Aguglia & al. (continua)<br />
• La fase di mantenimento (maintenence phase) infine<br />
si propone di prevenire le recidive; ha una durata<br />
variabile, in ra<strong>pp</strong>orto alla storia clinica, al numero e<br />
alla grav<strong>it</strong>à degli episodi, nonché alla risposta clinica<br />
ottenuta nell’ultimo episodio
E. Aguglia & al.<br />
• Risposta (response): significativa riduzione della sintomatologia<br />
depressiva. Riduzione dei punteggi totali della scala HAM‐D e/o<br />
MADRAS di almeno il 50%; 1al CGI‐I I (clinical i l global l impression) i • Remissione (remission): riduzione completa della<br />
sintomatologia depressiva, con possibile presenza di minimi<br />
sintomi i residui. i Punteggio HAM‐D 17 <strong>it</strong>ems inferiore i o uguale 7<br />
• Ricaduta (relapse): riacutizzazione dei sintomi clinici tale da<br />
soddisfare i cr<strong>it</strong>eri diagnostici<br />
• Recidiva (recurrence): comparsa di un nuovo episodio<br />
depressivo, che si manifesta solo dopo un prolungato periodo di<br />
eutimia (da 6 a 12 mesi)<br />
• Recupero dell’eutimia (recovery): guarigione, remissione clinica<br />
che duri da almeno 6 mesi. Il termine guarigione si riferisce<br />
sempre all’episodio depressivo e non al disturbo depressivo.
E. Aguglia & al.<br />
• Il giudizio clinico‐diagnostico in mer<strong>it</strong>o al tipo di remissione in 4 punti:<br />
‐ La remissione completa o parziale della sintomatologia tram<strong>it</strong>e i<br />
sintomi‐cr<strong>it</strong>erio i <strong>it</strong> i del DSM‐IV con riduzione i del 50% delle scale; per la<br />
HAM‐D < 7 in tal caso è riscontrata una buona correlazione clinica e<br />
psicometrica<br />
‐ La ripresa parziale o completa del funzionamento. Non<br />
necessariamente infatti la remissione completa dei sintomi coincide<br />
con il recupero funzionale lavorativo, scolastico, familiare, sociale o<br />
ricreativo; settori che possono restare compromessi, in varia misura.<br />
‐ La persistenza di una sintomatologia sottosoglia o sintomi residui<br />
isolati, o atipici, possono evidenziarsi in periodo post o inter episodico<br />
nonostante la ripresa del funzionamento. Sintomi dello spettro umore<br />
o altri spettri (panico‐agorafobico, ossessivo‐compulsivo li ecc.)<br />
‐ I tratti di personal<strong>it</strong>à possono risultare sostanzialmente mutati dopo<br />
un episodio depressivo. Questi mutamenti possono incidere in maniera<br />
durevole sul comportamento e sulle ab<strong>it</strong>udini di v<strong>it</strong>a
E. Aguglia & al.<br />
• La valutazione delle 4 aree indica 5 livelli di remissione: fine fase cont.<br />
1‐ primo liv. Tutti i parametri di remissione sono soddisfatti (sia in<br />
presenza che assenza di terapia)<br />
2‐ secondo liv. Remissione sintomatologica, ripresa del funzionamento,<br />
assenza di sintomi sottosoglia e/o sintomi isolati o atipici, persistono<br />
invece mutamenti di personal<strong>it</strong>à rispetto alla condizione precedente<br />
(terapia mantenuta o interrotta)<br />
‐3 terzo liv. Remissione con completa ripresa del funzionamento,<br />
residuano però sintomi sottosoglia e/o sintomi isolati o atipici; può<br />
esserci modificazione della personal<strong>it</strong>à (terapia mantenuta o<br />
interrotta)<br />
‐4 quarto liv. È soddisfatto solo il cr<strong>it</strong>erio della remissione dei sintomi<br />
(codificati dal DSM‐IV); non coincide con la completa risoluzione<br />
‐5 quinto liv. Remissione parziale: persistono sintomi‐cr<strong>it</strong>erio codificati<br />
dal DSM‐IV se<strong>pp</strong>ure in numero ridotto o globalmente attenuati<br />
(superiore al 50% della grav<strong>it</strong>à dell’episodio di pieno)
E. Aguglia e al.<br />
• Linee guida per il trattamento:<br />
• American Psychiatric Association, Br<strong>it</strong>ish Association for<br />
Psychopharmacology, Canadian Psychiatric Association, Agency<br />
for Health Care Policy Reserch Food and Drug Administration,<br />
European Medicinal Evalution Agency indicano quali obiettivi<br />
dl del trattamento:<br />
‐ La risoluzione della sintomatologia depressiva ovvero la<br />
remissione completa<br />
‐ Il recupero del funzionamento sociale e della qual<strong>it</strong>à della v<strong>it</strong>a<br />
‐ La riduzione del rischio di ricadute (HAM‐D > 7 rischio per<br />
recidiva precoce 3 volte maggiore rispetto a quelli con punteggio<br />
< 7); il trattamento a lungo termine può ridurre il rischio di<br />
recidiva del 70% fino a 36 mesi (in presenza di uno o più dei<br />
fattori di rischio è consigliata la prosecuzione come<br />
mantenimento)
Carmelo M. uomo di 72 anni; coniugato con prole;<br />
prof. in pensione<br />
• Esordio da circa 2 anni con disturbo disfagico cui segue notevole calo ponderale e r<strong>it</strong>iro<br />
prima sociale, poi nelle relazioni personali in generale.<br />
• Per circa 1 anno viene indagato in ambiente internistico e sottoposto a numerose indagini<br />
strumentali; poi in ambiente neurologico con sofisticate indagini (Istututo F. Besta di<br />
Milano) ecc.<br />
• Inviato, infine, dallo psichiatra, perviene alla mia osservazione:<br />
• Sintomatologia prevalentemente di tipo ipocon<strong>dr</strong>iaco con calo importante del tono<br />
dell’umore e disturbi di tipo mnestico e cogn<strong>it</strong>ivo in generale. Iniziata terapia con<br />
bupropione 150 mg/die; olanzapina 2,5 mg/die; memantina t<strong>it</strong>olata come da protocollo.<br />
Dopo circa un mese il paziente è migliorato ed ha ripreso l’alimentazione quasi senza<br />
problemi anche per i cibi solidi. Il tentativo di aumentare il dosaggio di bupropione a<br />
300 mg/diee olanzapina a 5 mg/dienon vanno a buon fine perché il paziente lamenta<br />
innumerevoli effetti colaterali; anche memantina viene mantenuta a 5 mg/die. Lo schema<br />
terapeutico iniziale viene protratto e dopo alcuni mesi inizia il recupero ponderale; a<br />
distanza di circa 6 mesi il paziente riprende la sua v<strong>it</strong>a sociale e comincia nuovamente a<br />
giocare a carambola, gioco in cui ha sempre riportato eccellenti risultati. Allo stato<br />
attuale prosegue la terapia con qualche sintomo residuo persistente (la saliva avrebbe<br />
ancora, a tratti una strana consistenza; avverte strane sensazioni come scariche elettriche<br />
al capillizio e qualche altra manifestazione neurovegetativa. Regolare il sonno e<br />
l’alimentazione. Tendenzialmente muatcico elettivamente con la moglie.
Maria L. di frigintini; donna di 40 anni, coniugata con<br />
prole; ha lavorato come operaio<br />
• Esordio circa 3 anni addietro con sintomatologia caratterizzata da<br />
marcata depressione dell’umore con sintomi psicotici incongrui<br />
(sensazione di essere al centro dell’attenzione attenzione, di essere osservata,<br />
allucinazioni ud<strong>it</strong>ive ecc.). Trattata da uno specialista con venlafaxina e<br />
olanzapina aveva avuto una remissione parziale dei sintomi psicotici<br />
con persistenza di marcato r<strong>it</strong>iro sociale, perd<strong>it</strong>a del lavoro e incapac<strong>it</strong>à<br />
di gestione nel quotidiano rispetto al suo ruolo di moglie e ma<strong>dr</strong>e e di<br />
casalinga. Trattata con aripirazolo 15 mg/die e paroxetina 40 mg/die,<br />
ottiene un primo significativo miglioramento dopo circa 4‐5 settimane.<br />
Dopo circa 3 mesi si registra una completa remissione e ripresa<br />
funzionale in ambiente lavorativo (pregresso lavoro come operaio).<br />
Cedendo alla pressante richiesta di ridurre i farmaci dopo circa 6 mesi<br />
si riduce paroxetina a 20 mg/die registrando dopo qualche settimana<br />
una parziale riacuzie con abbandono del lavoro. Recuperata la dose<br />
iniziale si ottiene una remissione dei sintomi senza più recupero<br />
funzionale. Da qualche mese è stato aggiunto bupropione a 150 mg/die<br />
senza tuttavia ottenere, allo stato attuale, significativo miglioramento
Salvatore C. ; uomo di 75 anni, vedovo con prole; colonnello<br />
dell’eserc<strong>it</strong>o in pensione<br />
• Proviene da una famiglia di coltivatori diretti; si allontana dal suo contesto che r<strong>it</strong>iene<br />
ristretto attraverso la scelta di arruolarsi dopo aver consegu<strong>it</strong>o il diploma di matur<strong>it</strong>à<br />
classica. La moglie muore dopo aver dato alla luce l’unico figlio che verrà affidato alle cure<br />
dll della nonna paterna. La sua v<strong>it</strong>a si focalizza sul suo dovere di pa<strong>dr</strong>e e “tira avanti”. Nella<br />
prima giovinezza il figlio manifesta un esordio psicopatologico che assumerà le<br />
caratteristiche di una grave schizofrenia ad evoluzione cronica. Il paziente inizia un<br />
nuovo calvario fra mille viaggi della speranza e cure senza mai ottenere una<br />
stabilizzazione della malattia del figlio. Dopo un serio tentativo di suicidio per<br />
defenestrazione il ragazzo viene al’osservazione del sottoscr<strong>it</strong>to che inizia una terapia con<br />
clozapina ottenendo la stabilizzazione del qua<strong>dr</strong>o patologico. Per il colonnello è una<br />
conquista che dopo tanti anni gli regala un momento si tranquill<strong>it</strong>à. Comincia a d aprirsi<br />
e parlare di sé. Manifesta un grave qua<strong>dr</strong>o depressivo con intensa astenia e ipobulia e<br />
chiede aiuto. Iniza terapia con venlafaxina da cui trae beneficio gà dopo qualche mese.<br />
Prosegua la cura per circa 6 mesi ed a<strong>pp</strong>are soddisfatto ma ancora sente lo sforzo nel<br />
quotidiano. Si aggiunge bupropione, prima a 150 e poi a 300 mg/die. Da questo momento<br />
si registra un vistoso cambiamento anche dei tratti di personal<strong>it</strong>à. Da tac<strong>it</strong>urno diventa<br />
molto loquace e spesso si racconta sommermandosi in una autobiografia narrata ed<br />
emotivamente vissuta. Ama scrivere e si è iscr<strong>it</strong>to ad un corso per PC per poter svilu<strong>pp</strong>are<br />
la sua intenbsa curios<strong>it</strong>à e voglia di conoscere. “dottore io sento di stare attraversando uno<br />
dei migliori periodi della mia v<strong>it</strong>a, avevo dimenticato che si può stare bene! Le confesso,<br />
anche se me ne vergogno, che guardo qualche bella signora con interesse! Dottore io<br />
voglio continuare la terapia!”.
Residual Symptoms<br />
‣COGNITIVE<br />
•lower in<strong>it</strong>iative,<br />
•lower resolution,<br />
•lower medium and long- term planning<br />
‣BEHAVIOURAL<br />
•partial avoidance and psychosocial impairment<br />
•disruption p in interpersonal relationships<br />
•lim<strong>it</strong>ed sociabil<strong>it</strong>y<br />
•dissatisfaction w<strong>it</strong>h life and job<br />
‣MOOD<br />
•Partial somatic and psychic anhedonia
• Ni Nei soggetti con depressione psicotica<br />
l’impairment cogn<strong>it</strong>ivo è più severo. (Basso and<br />
Bornstein, 1999). Inoltre, il pattern di<br />
disfunzioni neuropsicologiche sembra essere<br />
similare anche se<br />
meno severo rispetto alla<br />
schizofrenia.<br />
Hill et al., 2004<br />
• I soggetti con depressione ricorrente, che<br />
hanno una familiar<strong>it</strong>à pos<strong>it</strong>iva per disturbo<br />
bipolare hanno un maggiore impairment<br />
cogn<strong>it</strong>ivo, ii anche durante l’eutimia.<br />
i<br />
Sm<strong>it</strong>h et al., 2006
Pfenning, 2009
• Esistono precise indicazioni che il cogn<strong>it</strong>ive impairment presente durante<br />
l’acuzie di malattia persista nella fase di riduzione della sintomatologia e<br />
anche alla remissione.<br />
• Acuni autori sostengono che il cogn<strong>it</strong>ive impairment peggiori ad ogni<br />
episodio depressivo e che l’impairment riscontrato nelle fasi asintomatiche<br />
sia correlato al numero di precedenti episodi depressivi.<br />
Hammar, 2009
• Le funzioni cogn<strong>it</strong>ive e la loro ooimportanza a nella v<strong>it</strong>a vta<br />
quotidiana dovrebbero essere prese in grande<br />
considerazione per il loro impatto funzionale sul<br />
paziente,con ricadute sulle scelte dello psichiatra in<br />
termini farmacologici e riabil<strong>it</strong>ativi.<br />
• L’ uso di training cogn<strong>it</strong>ivi potrebbe essere un valido<br />
ausilio nel trattamento della depressione long term,<br />
nella prevenzione delle ricadute e nel<br />
miglioramento della qual<strong>it</strong>à di v<strong>it</strong>a.
Sintomi residui pred<strong>it</strong>tori<br />
di ricaduta nella MDD
Bauer et al 2002
Remissione completa<br />
Remissione con sintomi residui
Rischio di relapse<br />
3.5 volte maggiore
“ Nonostante siano disponibili molti farmaci<br />
antidepressivi e diverse modal<strong>it</strong>à di<br />
trattamento psicoterapico per la terapia della<br />
Depressione, la cura dei soggetti depressi è<br />
ancora oggi lontana dall’essere ottimale.<br />
Gli psichiatri dovrebbero cercare di migliorare<br />
gli es<strong>it</strong>i del trattamento utilizzando tutte le<br />
risorse disponibili per personalizzare ed<br />
ottimizzare il trattamento nel singolo caso”<br />
Baldwin 2003
Obiettivo nel trattamento della<br />
depressione:<br />
Completa remissione<br />
di dei sintomi<br />
i
Paradigmi di trattamento inefficaci<br />
Non è solo un problema di riconoscere la malattia, ma anche di attuare<br />
un management terapeutico valido ed efficace…<br />
Su 100 pazienti depressi che si rivolgono al medico di base:<br />
100<br />
pazienti<br />
depressi<br />
Medico<br />
generale<br />
Non<br />
riconosciuti<br />
Non<br />
trattati<br />
Farmaco Tempo<br />
sottodosato inadeguato<br />
Inefficacia<br />
farmaco<br />
50 25 13 6 1-2 1 - 2<br />
50 25 12 6<br />
Alla fine, su 100 pazienti solo 4‐5 vanno incontro ad un<br />
trattamento adeguato<br />
Aguglia 2009
Fino al 60% dei casi di TRD<br />
si rivela ad un esame più<br />
a<strong>pp</strong>rofond<strong>it</strong>o pseudoresistenza<br />
American J. Psych. 2007
Prevalenza media della<br />
Treatment-Resistant Depression<br />
> Response cr<strong>it</strong>eria = 40%<br />
> Remission cr<strong>it</strong>eria = 60%
Cosa intendiamo per TRD<br />
“Sebbene varie definizioni siano state<br />
sugger<strong>it</strong>e e variamente utilizzate in<br />
letteratura, con TRD si identifica in<br />
maniera ampia come il verificarsi di una<br />
risposta clinica insufficiente a segu<strong>it</strong>o<br />
di una terapia antidepressiva adeguata<br />
(per dose, durata e compliance) in un<br />
paziente con diagnosi di depressione<br />
maggiore”.<br />
Berlim MT e Turecki G, 2007
FATTORI da valutare nei pazienti<br />
depressi “resistenti”<br />
Nemeroff, J.C.P. 2007
Trattamento dei sintomi residui e<br />
della resistenza<br />
• Ottimizzazione della terapia in corso (dosaggio,<br />
correttezza della somministrazione, compliance ecc.)<br />
• Sost<strong>it</strong>uzione (di un antidepressivo con un altro<br />
antidepressivo<br />
• Potenziamento (combination: associazione di due AD;<br />
augmentation: associazione con l<strong>it</strong>io, ormone tiroideo,<br />
antipsicotici atipici off label)
Strategie farmacologiche<br />
nella depressione<br />
“resistente”<br />
Ottimizzazione<br />
trattamento iniziale<br />
Sost<strong>it</strong>uzione<br />
Sw<strong>it</strong>ch:<br />
AD vs altro AD<br />
Potenziamento:<br />
-Augmentation<br />
t ti<br />
vs.<br />
- Combination
J. Clinical i l Psychiatry 2007<br />
Sw<strong>it</strong>ch vs. quale AD<br />
Non ci sono evidenze “forti”<br />
per stabilire se sia meglio<br />
lo sw<strong>it</strong>ch<br />
tra AD della stessa classe<br />
ot tra AD di classi diverse !!
Strategie di potenziamento<br />
•Augmentation<br />
‣LITIO<br />
‣ Ormone tiroideo: T3<br />
‣Antipsicotici<br />
II generazione: :OLZ>ARP<br />
C bi ti i i di 2 AD<br />
• Combination : associazione di 2 AD<br />
o anche più<br />
> associazione di 2 AD ()
da: Nemeroff 2008
J. J Clinical Psychiatry, 2007<br />
LITIO
L<strong>it</strong>io vs. placebo nelle Depressioni Resistenti<br />
alla monoterapia antidepressiva<br />
10 RCT
J. Clinical Psychiatry, y,<br />
2007<br />
AP Atipici
10<br />
RCT
“ Nonostante siano disponibili molti farmaci<br />
antidepressivi e diverse modal<strong>it</strong>à di<br />
trattamento psicoterapico per la terapia della<br />
Depressione, la cura dei soggetti depressi è<br />
ancora oggi lontana dall’essere<br />
ottimale.<br />
Gli psichiatri dovrebbero cercare di migliorare<br />
gli es<strong>it</strong>i del trattamento utilizzando tutte le<br />
risorse disponibili per personalizzare ed<br />
ottimizzare il trattamento nel singolo caso”<br />
Baldwin 2003
Antidepressivi<br />
1950s 1960s 1970s 1980s 1990s 2000s<br />
Phenelzine<br />
Imipramine<br />
Isocarboxazide<br />
Clomipramine<br />
Tranylcypromine Nortriptyline<br />
Am<strong>it</strong>riptyline<br />
Desipramine<br />
Maprotiline<br />
Fluoxetine<br />
Nefazodone<br />
Sertraline<br />
Mirtazapine<br />
Paroxetine<br />
Venlafaxine<br />
Fluvoxamine<br />
C<strong>it</strong>alopram<br />
Bupropion<br />
Esc<strong>it</strong>alopram<br />
Duloxetine<br />
Agomelatine<br />
Non esiste<br />
l’antidepressivo<br />
“ideale”!
Interactions between the norepinephrine, serotonin and<br />
dopamine pathways in MDD<br />
(adapted from Nutt et al., 2007)<br />
Norepinephrine
Riduzione<br />
emotiv<strong>it</strong>à pos<strong>it</strong>iva<br />
+<br />
+ + + +<br />
Umore<br />
nella<br />
norma<br />
Aumento emotiv<strong>it</strong>à<br />
negativa<br />
-<br />
- - -<br />
-<br />
NA<br />
Umore depresso<br />
Perd<strong>it</strong>a di felic<strong>it</strong>à<br />
Perd<strong>it</strong>a di interesse<br />
Perd<strong>it</strong>a di motivazione e energia<br />
Vigilanza<br />
NA<br />
Umore depresso<br />
Colpa / disgusto<br />
Paura / ansia<br />
Ostil<strong>it</strong>à<br />
Irr<strong>it</strong>abil<strong>it</strong>à<br />
Sol<strong>it</strong>udine<br />
DA<br />
5HT
Differenze nel profilo di collateral<strong>it</strong>à tra AD
Fattori su cui basare la scelta del<br />
farmaco Antidepressivo<br />
Prove di efficacia > RCT e Metanalisi<br />
Profilo di tollerabil<strong>it</strong>à<br />
Rischio di interazioni<br />
Tossic<strong>it</strong>à da sovradosaggio<br />
Impiego in pazienti “a a rischio”
Esistono differenze nell’efficaciaefficacia<br />
antidepressiva dei diversi farmaci<br />
Le evidenze provenienti<br />
dalla maggior parte degli RCT<br />
non permettono di stabilire differenze<br />
“clinicamente significative” tra AD,<br />
anche a<strong>pp</strong>artenenti a classi diverse.<br />
Bellantuono et al. 2003;<br />
Trattato di Psicofarmacologia Clinica.<br />
Il Pensiero Scientifico Ed<strong>it</strong>ore
La scelta dell’AD<br />
deve tener conto dei<br />
sintomi depressivi<br />
prevalenti nel<br />
singolo paziente
I<br />
N<br />
T<br />
E<br />
R<br />
A<br />
Z<br />
O<br />
N<br />
I<br />
CANMAT,<br />
J. Aff. Dis. 2009
Hot Topics<br />
‣ La terapia a breve termine:<br />
Scelta del farmaco ed ottimizzazione della<br />
risposta clinica<br />
‣ La terapia a lungo termine:<br />
Starategie x gestire la prevenzione<br />
delle e ricadute depressive ess e
Terapia della depressione<br />
◦ I RCT a breve termine con farmaci antidepressivi i i dimostrano risultati<br />
i<br />
eccellenti (60‐70% risposta)<br />
◦ L’outcome a lungo termine è deludente in molti casi<br />
◦ Fattori modificabili:<br />
diagnosi mancata o errata (ICEBERG della depressione)<br />
utilizzo di paradigmi di trattamento inefficaci<br />
non raggiungimento della remissione<br />
persistenza del defic<strong>it</strong> funzionale<br />
mancata identificazione delle comorbid<strong>it</strong>à<br />
◦ Fattori non modificabili:<br />
lim<strong>it</strong>i dei trattamenti antidepressivi disponibili (inefficacia, effetti<br />
collaterali li a lungo temine, tachifilassi‐tolleranza i t ll all’effetto terapeutico<br />
ti<br />
nel lungo termine)<br />
McIntyre RS et al. Can J Psychiatry 2004; Hirschfeld R et al. JAMA 1997; Nutting P et al. J Gen Intern<br />
Med 2002; Enns M et al. Can J Psychiatry 2001; Kessler R et al. Br J Psychiatry 1996; Hirschfeld R<br />
et al. J Clin Psychiatry 2003; Aguglia 2009
Le diverse fasi della terapia antidepressiva
Santone & Bellantuono, Giornale di Psicopatologia, 2009
Indicatori per intraprendere una terapia antidepressiva “long-term”<br />
CANMAT, J. Aff. Dis. 2009, Bellantuono 2010
Effetti degli antidepressivi dopo<br />
somministrazione cronica<br />
Regolazione espressione<br />
dei recettori<br />
Regolazione dei<br />
meccanismi di trasduzione<br />
a livello c<strong>it</strong>oplasmatico<br />
Controllo dell’espressione<br />
genica<br />
Recettore<br />
effettore<br />
Protein chinasi<br />
nucleo
Effetto del trattamento cronico con farmaci antidepressivi<br />
Le alterazioni osservate dopo trattamento con antidepressivi indicano un effetto regolatorio sui sistemi<br />
serotoninergici e a<strong>dr</strong>energici, che comprendono, oltre alle azioni sui recettori, anche un aumento della<br />
quant<strong>it</strong>à del secondo messaggero cAMP e la conseguente attivazione di sistemi enzimatici che possono<br />
regolare la funzione cellulare attraverso la fosforilazione di specifiche proteine.<br />
E’ stato osservato che un trattamento prolungato con farmaci antidepressivi è in grado di potenziare il<br />
processo della fosforilazione proteica mediata dalla proteino-kinasi cAMP dipendente di tipo II (PKA). Una<br />
delle proteine fosforilate dalla PK cAMP-dipendente è il fattore di trascrizione CREB (cAMP response<br />
element-binding protein) che media molte azioni intracellulari del cAMP a livello dell’espressione genica.<br />
Il fattore di trascrizione nucleare CREB è stato proposto come target postrecettoriale candidato a mediare<br />
le risposte adattative che si verificherebbero in segu<strong>it</strong>o a trattamento prolungato con diverse classi di<br />
farmaci antidepressivi. Questo anche sulla base del fatto che CREB risulta essere regolato sia da 5-HT che<br />
da NA, neurotrasmett<strong>it</strong>ori sicuramente coinvolti nella fisiopatologia e terapia della depressione.<br />
Studi preclinici dimostrano che l’induzione dell’espressione dei geni che codificano per CREB<br />
nell’i<strong>pp</strong>ocampo è specificatamente indotta dalla somministrazione cronica di diverse classi di antidepressivi,<br />
ma non da sostanze psicotrope non antidepressive (es. cocaina, morfina e aloperidolo). Studi clinici infine<br />
hanno dimostrato che pazienti depressi presentano una ridotta concentrazione di CREB a livello della<br />
corteccia temporale rispetto al gru<strong>pp</strong>o di controllo, mentre pazienti depressi in corso di trattamento<br />
presentano valori comparabili a quelli del gru<strong>pp</strong>o di controllo.<br />
Tra i geni che sarebbero coinvolti nella risposta clinica al trattamento antidepressivo sembrano giocare un<br />
ruolo importante quelli che codificano per il fattore trofico BDNF (Brain Derived Neurotrophic Factor) e per il<br />
suo recettore tirosino-chinasico trkB.<br />
La somministrazione cronica di diversi tipi di farmaci antidepressivi aumenta l'espressione di BDNF e suo<br />
recettore a livello dell’i<strong>pp</strong>ocampo<br />
i<strong>pp</strong>ocampo. Diverse osservazioni suggeriscono che l’aumentata espressione del<br />
BDNF sia la conseguenza della up-regulation della via del cAMP e del fattore CREB.
Normale Stress Antidepressivi<br />
Glucocorticoidi<br />
BDNF<br />
Serotonina e NA<br />
BDNF<br />
Glucocorticoidi<br />
Normale sopravvivenza<br />
e cresc<strong>it</strong>a<br />
Atrofia/morte<br />
neuronale<br />
Aumentata sopravvivenza<br />
e cresc<strong>it</strong>a<br />
Fattori Genetici<br />
•Altri danni neuronali:<br />
• Ipossia - Ischemia<br />
• Ipoglicemia<br />
• Neurotossine<br />
• Virus
Ipotesi neurotrofica della depressione<br />
E’ stato osservato che una s<strong>it</strong>uazione di stress produce una <strong>dr</strong>ammatica riduzione dei livelli di BDNF e<br />
conseguente atrofia o addir<strong>it</strong>tura morte di neuroni in particolari aree cerebrali come l’i<strong>pp</strong>ocampo; inoltre è<br />
stato osservato che in alcuni pazienti depressi si verifica una piccola diminuzione nel volume dell’area<br />
i<strong>pp</strong>ocampale. p Una ridotta espressione del BDNF potrebbe contribuire all’atrofia dei neuroni i<strong>pp</strong>ocampali p in<br />
risposta allo stress.<br />
La depressione, e in particolare nei casi associati allo stress, potrebbe derivare dall’atrofia o dalla morte di<br />
cellule dell’i<strong>pp</strong>ocampo e questo potrebbe essere una conseguenza, almeno in parte, della ridotta<br />
disponibil<strong>it</strong>à di BDNF. É noto che anche livelli elevati di glucocorticoidi giocano un ruolo molto importante<br />
nel danno indotto dallo stress nei neuroni dell’area CA3. Il trattamento con farmaci antidepressivi potrebbe<br />
revertire questa atrofia potenziando l’espressione e la funzione del BDNF; infatti è stato dimostrato che un<br />
trattamento a lungo termine con antidepressivi blocca la riduzione del BDNF prodotta dallo stress. Anche la<br />
normalizzazione dei livelli di glucocorticoidi prodotta da un trattamento con farmaci antidepressivi potrebbe<br />
ra<strong>pp</strong>resentare in alcuni individui un meccanismo aggiuntivo per prevenire un ulteriore danno neuronale.<br />
Studi preliminari hanno sugger<strong>it</strong>o che un trattamento con farmaci antidepressivi produce un diretto effetto<br />
neuroprotettivo o neurotrofico sui neuroni dell’i<strong>pp</strong>ocampo.<br />
L’osservazione che gli antidepressivi inducono nell’i<strong>pp</strong>ocampo, un’area del cervello importante per il<br />
controllo delle funzioni cogn<strong>it</strong>ive e delle emozioni, un aumento della sintesi di fattori neurotrofici, proteine<br />
che migliorano la funzional<strong>it</strong>à dei neuroni ha portato alla formulazione di una “ipotesi neurotrofica” relativa<br />
al modo di azione degli antidepressivi. Questa ipotesi ra<strong>pp</strong>resenta il superamento di quella aminergica e di<br />
quella recettoriale e sostiene che la base neurochimica della depressione, pur esistendo una<br />
compromissione della funzional<strong>it</strong>à dei sistemi monoaminergici, potrebbe essere un’alterazione nella<br />
cascata degli eventi molecolari che modulano l’espressione genica di proteine fondamentali per l’omeostasi<br />
neuronale.
All’aumentare dll della grav<strong>it</strong>à iàdi malattia aumenta l’atrofia dll’i dell’ i<strong>pp</strong>ocampo.<br />
Bearden, 2009
P. Pancheri – “Il punto su. Specific<strong>it</strong>à e specific<strong>it</strong>à terapeutica<br />
dei farmaci antidepressivi (1995) c<strong>it</strong>ato in:<br />
Terapia antidepressiva e Brain-Derived Neurotrophic Factor (BDNF)<br />
A. Palma R. Brugnoli – Giorn Ital Psicopat 2007; 13:546-576<br />
Ci troviamo di fronte l’a<strong>pp</strong>arente paradosso di una equivalenza d’efficacia fra tutti<br />
I farmaci antidepressivi che vengono differenziati solo sulla base di una differente<br />
incidenza di effetti secondari e collaterali … ogni clinico sa prefettamente, d’altra<br />
parte, che ogni farmaco differisce i dagli altri e che alcuni qua<strong>dr</strong>i rispondono in<br />
maniera preferenziale rispetto ad altri. Molto spesso un malato resistente ad un<br />
farmaco risponde in modo brillante ad un altro farmaco per motivi a<strong>pp</strong>arentemente<br />
inspiegabili; altre volte un’associazione di antidepressivi, scelta in modo<br />
a<strong>pp</strong>arentemente casuale, ma in realtà guidata dall’intuizione clinica sembra<br />
risolvere il problema della farmacoresistenza … un’esperienza frequente è data<br />
dalla discordanza fra i dati dell’esperienza esperienza clinica e quelli della sperimentazione<br />
clinica senza un preciso razionale e senza il sostegno di dati empirici rilevabili<br />
dalla letteratura …
Terapia antidepressiva e Brain-Derived Neurotrophic Factor (BDNF)<br />
A. Palma R. Brugnoli – Giorn Ital Psicopat 2007; 13:546-576<br />
Una ricerca di Brody ha evidenziato alla PET una normalizzazione del<br />
metabolismo della corteccia prefrontale bilateralmente e temporale, della<br />
porzione anteriore del giro del cingolo, del caudato e del talamo.<br />
la terapia cogn<strong>it</strong>ivo-comportamentale sembra produrre risultati analoghi con<br />
l’eccezione che, a livello corticale, migliora solo il metabolismo della corteccia<br />
dell’emisfero di destra.<br />
Recenti studi di Kennedy su<strong>pp</strong>ortano l’ipotesi che nella depressione i meccanismi<br />
cerebrali di riparazione , stimolati da un intervento antidepressivo, riguardano il<br />
ripristino del funzionamento di circu<strong>it</strong>i di connessione cortico-limbici.<br />
C’è da ggiungere che i correlati morfofunzionali possono variare quando la scelta<br />
cade su un RRSI o<strong>pp</strong>ure su SNRI o la psicoterapia cogn<strong>it</strong>ivo-comportamentale.<br />
Il dato che resta costante è che la normalizzazione metabolica e, quindi,<br />
il ripristino del funzionamento di aree che fanno parte del circu<strong>it</strong>o di Papez,<br />
cost<strong>it</strong>uisce il Goal comune a ciascuna terapia antidepressiva.
Structural and Functional Brain Changes<br />
in Depression
Kerry J Ressler & Helen S Mayberg<br />
nature neuroscience vol.10 ‐ 2007<br />
• The areas most reproducibly found to be dysregulated<br />
in common emotional disorders are the prefrontal<br />
cortex (PFC) and subgenual cingulate cortex (Cg25),<br />
which seem to be involved in emotion experience and<br />
processing, as well as the subcortical hi<strong>pp</strong>ocampus and<br />
amygdala, which are involved in emotional memory<br />
formation and memory retrieval.
Kerry J Ressler & H S Mayberg<br />
nature neuroscience vol.10 ‐2007<br />
Cg25 is involved in the production of sad emotion and in<br />
antidepressant treatment response. Cg25 decreases in<br />
activ<strong>it</strong>y are seen in resonce to chronic fluoxetine<br />
treatment for MDD … and predicts treatment<br />
response.<br />
Overactivation of the amygdala is also implicated in<br />
depression and anxiety…and activ<strong>it</strong>y decrease w<strong>it</strong>h<br />
antidepressant treatment and cogn<strong>it</strong>ive‐behavior‐<br />
therapy
The american journal of psychiatry<br />
‐2008;;<br />
165:969‐977 – Aaron T Beck<br />
• The developmental model identified early traumatic<br />
experiences and the formation of disfunctional beliefs<br />
as predisposing factors … a hypersens<strong>it</strong>ive amygdala is<br />
associeted w<strong>it</strong>h both a genetic polimorfism and a<br />
pattern of negative cogn<strong>it</strong>ive biases and disfunctional<br />
beliefs, all of which const<strong>it</strong>ute risk factor for<br />
depression. Further the combination of hyperactive<br />
amygdala and hypoactive prefrontal regions i is<br />
associated w<strong>it</strong>h diminished cogn<strong>it</strong>ive a<strong>pp</strong>raisal and the<br />
occurrence of depression.
persone che usavano prevalentemente il lobo prefrontale<br />
Destro sentendosi sotto pressione, tormentati, stressati,<br />
intolleranti del loro lavoro, dopo un training basato<br />
sulla med<strong>it</strong>azione della consapevolezza, Davidson ha<br />
scoperto un significativo mutmento di attiv<strong>it</strong>à dal<br />
prefrontale destro a quello sinistro; i soggetti<br />
tornavano ad amare il loro lavoro, vivendolo come<br />
un’avventura piuttosto che come un tormento, il loro<br />
stato d’animo era molto migliorato.
Grazie per la cortese<br />
attenzione!
Alcuni spunti di discussione:<br />
• TRD: quanto attendere prima di attuare<br />
strategie mirate<br />
• TRD: ottimizzazione i i come prima strategia<br />
• TRD: sost<strong>it</strong>uire, combinare o potenziare<br />
• antidepressivo: quale molecola in un’ottica<br />
di terapia in acuto ed a lungo termine<br />
• eventi avversi: ridurre la dose, sost<strong>it</strong>uire la<br />
molecola o combinare<br />
• viraggio maniacale: è possibile la<br />
prevenzione