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Cap. 1 DEFDEF - Produzione Sostenibile del Cemento

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2.3.2.5 L’avvio al riciclo<br />

La plastica tra i vari materiali destinati a diventare rifiuto è sicuramente quello maggiormente<br />

dipendente da risorse non rinnovabili, in primis il petrolio, con forti oscillazioni di mercato, direttamente<br />

correlate al polimero vergine. Non va dimenticato l’alto valore energetico che tali materiali<br />

possiedono: è facile constare che la formula chimica <strong>del</strong> polietilene - C2H4, è molto simile a<br />

quella <strong>del</strong> metano - CH4. In ottica di risparmio energetico, per esempio, per ogni chilo di PET<br />

riciclato si risparmia 1,7 chili di petrolio equivalente, con emissioni di CO2 pari a circa il 60%<br />

in meno rispetto al polimero vergine derivato da petrolio.<br />

Tale correlazione implica e giustifica, al fine di perseguire gli obiettivi di riciclaggio previsti dalla<br />

legge e sentiti dalla collettività in misura crescente, diversi soggetti regolatori e di controllo, come<br />

il COREPLA (rifiuti di imballaggio in plastica) e il POLIECO (rifiuti di beni in polietilene). Accanto<br />

a tali Consorzi, la legge (art. 221, comma 3, lett. c), D.Lgs. n. 152/06). ha previsto la possibilità<br />

che vengano organizzati dei sistemi autonomi per la gestione da parte dei produttori, su<br />

tutto il territorio nazionale, degli specifici flussi di rifiuti di imballaggio di loro pertinenza.<br />

Il comparto <strong>del</strong> riciclo è composto da oltre 300 imprese che occupano circa 2.000 addetti, con<br />

una capacità di riciclo di 1.500.000 tonnellate/anno; a titolo di esempio per il PET vi è un riciclato<br />

post-consumo di 150.000 tonnellate annue a fronte di 400.000 tonnellate annue di immesso<br />

(con una capacità degli impianti di riciclo di 200.000 tonnellate/annue). Attualmente, quindi,<br />

come si evince da questi dati, la capacità di riciclo complessivamente installata risulta superiore<br />

ai quantitativi effettivamente riciclati.<br />

Si tratta di un settore tecnologicamente avanzato, capace di presentare qualità e innovazione<br />

anche superiore a Paesi più blasonati in campo ambientale come ad esempio la Germania.<br />

Settori di grande interesse per l'acquisizione di materiali da riciclare sono quelli <strong>del</strong>l'autodemolizione,<br />

dei beni durevoli e dei RAEE, oltre che quello storico degli imballaggi. Il settore industriale<br />

<strong>del</strong> riciclo è oggi in grado di evolvere su frazioni plastiche omogenee di buona qualità che<br />

trovano nuova applicazione negli imballaggi, nel tessile e nell’edilizia. Buone opportunità potrebbero<br />

emergere grazie ad una corretta applicazione <strong>del</strong>la legge n. 203/03, sugli acquisti verdi<br />

nella pubblica amministrazione ed al recente regolamento comunitario n. 282/2008, che per<br />

lo specifico settore <strong>del</strong> PET, prevede la possibilità di utilizzare la plastica riciclata da contenitori<br />

per liquidi post-consumo in PET per la produzione di nuove bottiglie, in applicazione <strong>del</strong> regolamento<br />

citato (anche se in deroga al divieto imposto dal decreto <strong>del</strong> 1973 e subordinando l’operatività<br />

ad una procedura di accredito in capo all’EFSA). Su questo stesso terreno, comunque, il<br />

recentissimo DM n.113 <strong>del</strong> 18 maggio 2010 rappresenta semplificazione almeno parziale per<br />

le imprese italiane, aprendo di fatto da subito, seppure con precise limitazioni (acqua minerale<br />

non gasata, non più <strong>del</strong> 50% in peso, ecc.), la via all’utilizzo di PET “food contact”.<br />

Per quanto riguarda gli imballaggi, le materie prime seconde provengono da due differenti canali:<br />

la raccolta da superficie pubblica, in grado di intercettare principalmente imballaggi primari<br />

tramite i gestori locali dei servizi di raccolta differenziata urbana, e la raccolta da superficie privata,<br />

con imballaggi secondari e terziari. L'avvio a riciclo passa tramite centri specializzati dove<br />

le diverse frazioni valorizzabili vengono selezionate per tipologia di manufatto e polimero e poi<br />

ridotte volumetricamente, per ottimizzare le attività di logistica e trasporto. La successiva frantumazione<br />

in scaglie o grani avviene, nella quasi totalità dei casi, presso le imprese riciclatrici. Per<br />

quanto riguarda i rifiuti di imballaggi raccolti su superficie pubblica (fondamentalmente primari e<br />

secondari, l’assegnazione alle imprese di riciclaggio avviene tramite aste indette dal COREPLA<br />

e aperte a soggetti sia italiani che europei, mentre il flusso degli imballaggi provenienti dai circuiti<br />

commerciali e industriali viene avviato a riciclo o per conferimento diretto <strong>del</strong>le imprese che<br />

detengono il rifiuto o tramite gestori privati che avviano il materiale a piattaforme di trattamento.<br />

Negli ultimi anni si assiste all’espansione di un nuovo canale legato allo sviluppo <strong>del</strong>le raccolte<br />

dei RAEE, che porta a riciclo anche ulteriore materiale plastico. Rispetto agli altri materiali, il riciclo<br />

<strong>del</strong>la plastica presenta le maggiori complessità dal punto di vista tecnologico, per la necessità<br />

di intervenire sulla composizione chimico- fisica dei materiali.<br />

Il riciclo <strong>del</strong>la plastica sottopone ciò che risulta dalla raccolta ad operazioni di selezione e valorizzazione<br />

al fine di disporre di prodotti da avviare a riciclo altamente omogenei. A valle <strong>del</strong>le<br />

indispensabili operazioni di selezione, il riciclo può avvenire secondo due macro-modalità:<br />

1. il riciclo meccanico, che prevede la trasformazione da materia a materia, che permette quindi<br />

di ottenere “materia prima seconda” per la successiva produzione di nuovi manufatti. Se<br />

i materiali sottoposti a riciclo sono termoplastici, (quali sono ad esempio pressoché tutti gli

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