Cap. 1 DEFDEF - Produzione Sostenibile del Cemento
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ormai da diversi anni, il concetto che i prodotti immessi sul mercato devono essere valutati<br />
per le proprie caratteristiche prestazionali e non in base alla loro natura. Sebbene la marcatura<br />
CE costituisca un primo importante elemento per allontanare gli aggregati riciclati dall’idea<br />
di “rifiuto”, tale obiettivo non è ancora stato raggiunto. L’obbligo di marcatura degli<br />
aggregati, nonostante sia in vigore dal 2007, non ha, infatti, ancora raggiunto il necessario<br />
e opportuno livello di diffusione.<br />
Molte speranze sono quindi oggi riposte nella nuova direttiva europea sui rifiuti<br />
(2008/98/CE).<br />
Essa dedica particolare attenzione al cosiddetto “end of waste”, cioè alla definizione di precisi<br />
criteri per determinare il momento in cui il rifiuto cessa di essere tale e diviene materiale,<br />
che dovrebbe definitivamente eliminare ogni pregiudizio nell’utilizzatore.<br />
Il riciclaggio dei rifiuti inerti<br />
I rifiuti inerti sono costituiti principalmente da rifiuti provenienti dal settore <strong>del</strong>le costruzioni (da<br />
qui comunemente denominati rifiuti da costruzione e demolizione) e da rifiuti industriali (ad<br />
esempio sfridi di materiali ceramici, scarti <strong>del</strong>la lavorazione <strong>del</strong>la pietra, etc.) che possono<br />
essere a tutti gli effetti assimilati ai primi.<br />
I rifiuti inerti sono pertanto costituiti da un’ampia gamma di materiali. La frazione minerale di<br />
tali rifiuti è potenzialmente idonea, dopo i trattamenti, al reimpiego nel campo <strong>del</strong>le costruzioni<br />
civili come aggregati sciolti o legati.<br />
È importante sottolineare che, ai sensi <strong>del</strong>la normativa vigente, possono essere utilizzati solamente<br />
gli aggregati riciclati che riescono a raggiungere, dopo opportuni trattamenti, adeguate<br />
caratteristiche prestazionali (garantite attraverso la marcatura CE) e che non provocano<br />
impatti negativi all’ambiente circostante (possibili rilasci di sostanze inquinanti).<br />
2.13.1.6 Aspetti quantitativi <strong>del</strong>la produzione di<br />
rifiuti inerti in Europa<br />
Ogni anno in Europa sono prodotti circa 850 milioni di tonnellate di rifiuti da C&D. Essi rappresentano<br />
il 31% <strong>del</strong>la produzione totale di rifiuti in Europa (Eurostat e ETC/RWM, 2008).<br />
La Tabella 3 mostra la produzione pro-capite dei rifiuti da C&D dei vecchi Stati membri e<br />
<strong>del</strong>la Norvegia dal 2001 al 2006. La media per Unione europea a 27 Paesi più la<br />
Norvegia è di 1,74 tonnellate/anno pro-capite.<br />
Analizzando i dati si nota come vi siano molte differenze: Francia e Lussemburgo nel 2004<br />
generano rispettivamente 5,5 e 5,9 tonnellate, Germania e Irlanda generano tra 2 e 4 tonnellate/anno,<br />
mentre il resto dei Paesi ha una produzione che varia da 0,2 tonnellate/anno<br />
<strong>del</strong>la Norvegia alle 2 tonnellate/anno <strong>del</strong> Regno Unito, passando per l’Italia con 0,88 tonnellate/anno.<br />
I nuovi Stati membri hanno una produzione che varia da 0,05 tonnellate <strong>del</strong>la Lettonia a<br />
1,78 tonnellate <strong>del</strong>l’Estonia (Tabella 4).<br />
L’indice di produzione di rifiuti pro-capite è senz’altro un dato legato al livello di industrializzazione<br />
e di ricchezza <strong>del</strong>la nazione, tuttavia la sensibile differenza dei dati<br />
riscontrata è forse più giustificata dai diversi metodi di contabilizzazione dei rifiuti utilizzati<br />
nei diversi Paesi.<br />
<strong>del</strong> Riciclo 2010<br />
l’Italia<br />
RIFIUTI INERTI DA COSTRUZIONE E DEMOLIZIONE