Il numero di Dicembre 2011 - Associazione Nazionale Venezia ...

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4 Le scuole italiane sotto Tito L’assimilazione come programma Nel volume di Federica Gullino le relazioni del viceconsole a Capodistria Baldocci sullo stato dell’istruzione di regime nei territori ceduti on sarà mai sotto- abbastanza lineato che una delle condizioni essenziali per garantire vitalità e prosperità a un gruppo etnico, calato in un contesto plurinazionale, per salvaguardare le sue tradizioni e le sue caratteristiche peculiari di natura psicologica, culturale e linguistica, è costituita dalla posizione, dall’efficienza e delle prospettive di quelle istituzioni che, attraverso un particolare processo educativo-istruttivo, mirano in modo organizzato e sistematico a formare una personalità completa implicante pure la connotazione nazionale nelle sue molteplici estrinsecazioni». Il concetto della centralità degli istituti educativi in territorio istriano emerge chiaramente nel 1972 dalle parole di Antonio Borme, presidente (dal 1963 al 1974) della “Unione degli italiani di Istria e Fiume” (UIIF); e che non si trattasse di un discorso puramente teorico stava a dimostrarlo la precarietà della situazione scolastica nella regione, oggetto oltretutto di un continuo tira e molla e di una quotidiana conflittualità tra sloveni e Governo militare alleato. In realtà, l’amministrazione alleata si sforzò, pur nei limiti del proprio mandato temporaneo e fiduciario, di portare avanti una politica scolastica che assicurasse uguaglianza di trattamento per entrambi i gruppi nazionali. In questa ottica devono leggersi gli interventi per il reperimento di locali per le scuole slovene, per lo stanziamento di fondi per gli arredi e i sussidi didattici, per la predisposizione dei programmi di studio ricalcanti quelli delle scuole italiane (una volta “purgati” dagli eccessi della retorica fascista), per il richiamo di quegli insegnanti sloveni in precedenza allontanati dalla regione. Il che portava a contestare la pretesa slovena di controllare le scuole del territorio, come reazione alla politica snazionalizzatrice portata avanti dal fascismo e come difesa e sviluppo del sentimento nazionale, ricorrendo a testi scolastici uniformati a quelli jugoslavi, chiaramente propagandistici e politicizzati in chiave marxista. Q Se qualche risultato positivo la politica del GMA lo conseguì, nonostante le resistenze della controparte slovena, una situazione del tutto diversa si verificò nella Zona B, controllata dagli jugoslavi. Frequenti furono i divieti a iscriversi nelle scuole italiane (esistenti per lo più sulla carta) per gli alunni di madrelingua italiana ma con cognomi sloveni, frequente anche il ricorso a docenti del gruppo sloveno, mentre, per quanto riguarda i libri di testo, essi erano pure e semplici traduzioni (in pessimo italiano) di quelli in uso presso le scuole jugoslave. I programmi scolastici erano infine improntati a una visione nazionalistica e slavo centrica, refrattaria a qualsiasi riconoscimento dei diritti delle minoranze (quella italiana veniva citata, in ordine di importanza, dopo Valacchi, Turchi, Slovacchi e prima, buoni ultimi, degli Zingari). BALDOCCI, UN DIPLOMATICO OLTRE IL CONFINE na situazione, quella sinteticamente descritta, che in nessun conto teneva le linee direttrici degli accordi internazionali e che non sfuggì all’occhio attento di un diplomatico italiano, l’ambasciatore Pasquale Antonio Baldocci, tra il 1959 e il 1960 vice console presso il Consolato generale di Capodistria. Proprio gli accurati resoconti inviati da Baldocci al Ministero degli Esteri e la sua preoccupata disamina della disparità della condizione culturale e sociale della comunità italiana rispetto a quella slavofona sono al centro del saggio di Federica Gullino, ricercatrice presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Uno studio cui, senza nulla voler togliere all’impianto generale, nuoce il tanto spazio concesso ai preliminari diplomatici della «questione di Trieste» (importanti peraltro per comprendere come e quanto essi fossero stati disattesi dalla Jugoslavia), rispetto al tema centrale della situazione scolastica e culturale nei territori occupati dagli jugoslavi. Attraverso una personale e informale presa di contatto con quella situazione, Baldocci denunciava l’assoluta inadeguatezza del corpo insegnante delle scuole per la minoranza italiana, auspicando che il problema fosse risolto con l’invio di insegnanti di cittadinanza italiana (così come jugoslavi erano i docenti delle scuole slovene a Trieste): una soluzione che, al di là dei problemi amministrativi e finanziari che avrebbero potuto creare, avrebbe avuto «ripercussioni molto favorevoli sullo stato d’animo alquanto depresso della nostra minoranza che, attraverso la presenza di questi insegnanti, si sentirebbe collegata all’Italia». Molto duro sarebbe stato Baldocci sulla questione dei testi scolastici: «Lo spirito anti-italiano che anima alcune opere è per noi intollerabile e dobbiamo assolutamente denunciarlo come una grave violazione […] allo Statuto Speciale. In certi libri di lettura e di storia, i romani vengono descritti come barbari predoni ed i veneziani come pirati, saccheggiatori e massacratori delle popolazioni slave; si insiste volutamente sulle atrocità che avrebbero compiuto le forze italiane di occupazione durante l’ultimo conflitto, mentre parlando di Trieste la si considera sempre come appartenente etnicamente e geograficamente alla Jugoslavia. Basta che l’alunno possegga un minimo di sensibilità e di amor proprio per vergognarsi, a lettura finita, di appartenere al gruppo etnico italiano». E altrettanto critico si mostrava per il fatto che, ancora una volta in flagrante violazione dello spirito dello Statuto Speciale, i nomi delle località istriane e jugoslave (anche se situate nell’ex Zona B) che hanno un corrispondente nome italiano fossero sempre citati nella denominazione serbo-croata, solo a volte accompagnata tra parentesi dalla versione italiana. W W Le indicazioni e le considerazioni di Baldocci puntavano, in definitiva - come si legge in una nota «riservata-personale» diretta da Zagabria il 9 giugno 1960 al consigliere Benedetto Fenzi, responsabile dell’Ufficio II della Direzione generale affari politici del Ministero degli Esteri - a trattare con gli jugoslavi sul terreno della reciprocità. «Se ci limitiamo soltanto a protestare senza agire in termini di reciprocità» - concludeva la nota - «noi abbandoniamo la nostra minoranza alla politica jugoslava di assorbimento». Le analisi di Baldocci finirono comunque per infrangersi infruttuosamente sugli scogli dell’atavica “prudenza” del Ministero degli Esteri, e non mancarono per il diplomatico rimbrotti e appunti per le ripercussioni spiacevoli che il suo comportamento “assai poco formale” avrebbe potuto provocare. Rimbrotti e appunti cui fu agevole a Baldocci controbattere, sostenendo che proprio la documentazione raccolta grazie a quei comportamenti “informali” aveva contribuito a colmare una quasi assoluta assenza di informazioni sul programma di snaturalizzazione posto in atto, contro le norme e lo spirito dello Statuto Speciale allegato al Memorandum di Londra, dagli jugoslavi ai danni della superstite minoranza italiana. IL NUOVO ROMANZO DI LUCIO TOTH Lascharich, l’alfiere dalmata al servizio della Serenissima E a Zara la presentazione del suo primo libro davanti agli studenti di Italianistica resentato a Zara, lo scorso 3 novembre, il romanzo di Lucio Toth La casa di Calle San Zorzi (Sovera edizioni, Roma). L’iniziativa è del Dipartimento di Italianistica di Zara, diretto dalla prof.ssa Nedeljka Balić. A presentare il libro i professori Živko Nizić e Tonko Maroević. È la prima volta che un romanzo scritto da un esule italiano e per di più esponente di spicco dell’associazionismo giuliano-dalmato, viene presentato nella sede di un’istituzione croata. Nel romanzo si dipanano le vicende di quattro famiglie dalmate, italiane e croate, attraverso tutto il Novecento, dall’epoca austriaca al Zara italiana, alla seconda guerra mondiale con i terribili bombardamenti del biennio 1943/ ‘44 e all’esodo dei suoi cittadini; per arrivare agli anni Novanta e alle guerra balcaniche che condussero e seguirono alla dissoluzione della Jugoslavia. Alla presentazione è intervenuto un qualificato pubblico, tra i quali esponenti della Comunità italiana con la sua presidente, prof.ssa Rina Villani, e numerosi studenti della facoltà di Lettere dell’Università zaratina, croati e di diverse nazionalità, iscritti ai corsi di lingua e letteratura italiane. Ma l’autore, che riveste come noto la carica di presidente nazionale ANVGD e vicepresidente della FederEsuli, è già al suo secondo romanzo, appena edito da La Musa Talìa (Venezia, 2011)
5 Spiridione Lascarich alfiere della Serenissima. «Sui finire del Seicento - si legge nella quarta di copertina - l’Europa fronteggia l’avanzata dell’Impero ottomano nella àenisola balcanica che minaccia il cuore del Continente. Venezia è in prima linea con i suoi Domini da Mar in Dalmazia e in Grecia. In questa scenario si muove, tra amori e battaglie, un giovane Alfiere della nobiltà dalmata che serve sotto le bandiere della Serenissima, ambizioso, audace e un po’ intrigante, come i tempi richiedono. Da Curzola, l’isola natia e dalle guarnigioni militari appro- Gli indennizzi alle società, problemi e normativa Nel 2001 presentai la domanda per ottenere l’ulteriore indennizzo di cui alla Legge 137 del 2001, in merito alla pratica intestata ad una società di cui ero socio. La società che aveva sede in Istria, dove svolgeva la sua attività, in seguito all’esodo di tutti i suoi soci fu messa in liquidazione e nominato un liquidatore al fine di ottenere gli indennizzi previsti dallo Stato Italiano. Alcuni giorni fa sono stato contattato da un funzionario Ministero dell’Economia, il quale mi chiedeva di produrre una visura camerale della società, al fine di individuare il liquidatore della stessa, ed un conto corrente intestato alla società sul quale effettuare il pagamento dell’indennizzo. Io purtroppo non sono in grado di produrre quanto mi è stato richiesto ed il liquidatore della società è deceduto alcuni anni fa. Quali possibilità ho, come socio, di ottenere il pagamento dell’indennizzo a questione del pagamento dell’indennizzo di cui alla Legge 137 del 2001 delle pratiche intestate alle società è molto complessa in quanto, a causa di alcune recenti leggi in materia di pagamenti da parte della pubblica amministrazione, quest’ultima deve effettuare delle procedure ben precise prima di effettuare qualsiasi tipo di pagamento. Il primo problema che si pone riguarda i pagamenti di importi superiori agli € 4.000,00 i quali possono essere effettuati unicamente a mezzo bonifico bancario o vaglia cambiario. Tutte le società che avevano sede nei territori ceduti alla ex Jugoslavia, a causa dell’impossibilità di svolgere la loro attività, vennero messe in liquidazione; per tale motivo difficilmente tali società sono oggi in possesso di un conto corrente bancario. Il problema del conto corrente bancario può però essere superato mediante il pagamento dell’indennizzo a mezzo vaglia cambiario, che verrà però emesso a nome della società. Tale vaglia potrà pertanto solo essere incassato presso la Banca d’Italia dal liquidatore, il quale dovrà dimostrare di rivestire tale carica. Il problema del pagamento dell’indennizzo alle società diventa molto più grande nel caso in cui il liquidatore non sia più in vita o nel caso di società cancellate dal registro delle imprese. Sulla base di quanto previsto dal codice civile, nel caso di morte del liquidatore, i soci possono convocare un’assemblea straordinaria, che prevede pertanto la presenza di un notaio, al fine di nominare un nuovo liquidatore. Non sempre però questa strada è percorribile, in quanto le società di cui si discute sono spesso prive di codice fiscale e di iscrizione presso la Camera di Commercio, elementi necessari affinché il notaio possa redigere un verbale di assemblea straordinaria. Nel caso in cui non sia possibile nominare un nuovo liquidatore, si potrebbe percorrere la strada del pagamento diretto ai soci. In tale caso ogni socio, o gli eredi di quest’ultimo, dovranno fornire la difficile prova di essere soci (mediante per esempio la produzione del libro dei soci) e quale percentuale di capitale sociale era ed è tutt’oggi di loro proprietà. Solo dopo essere riusciti a dare prova documentale di tali circostanze, si avrà diritto ad ottenere l’indennizzo di cui alla Legge 137/2001 limitatamente alla quota di partecipazione societaria di cui si è titolari. Altra soluzione potrebbe essere quella della nomina di un curatore speciale da parte del Tribunale. Il curatore nominato verrebbe a svolgere le stesse funzione del liquidatore limitatamente alla riscossione dell’indennizzo da parte del Ministero dell’Economia. In realtà, le soluzioni sopra prospettate non possono essere applicate a tutti i casi riguardanti le società aventi diritto all’indennizzo di cui alla legge in questione, in quanto i vari casi sono spesso molto diversi l’uno dall’altro e le problematiche da affrontare sono spesso molteplici, trattandosi di società inattive da oltre sessanta anni. W X da alla vita brillante di Venezia. Da qui, all’epoca delle ultime glorie militari della Repubblica di San Marco, il dovere e l’ansia di gloria lo chiamano alla conquista di città e di fortezze in Morea. […] Il finale a sorpresa - conclude la nota di presentazione - riconduce alle radici storiche profonde ed alle diverse genti, lingue e culture della terra natia del protagonista, sospesa tra i sassi e il mare in un grande affresco corale che attraversa il Mediterraneo e l’Europa». In uno dei prossimi numeri di “Difesa” la recensione del volume. ELARGIZIONI E ABBONAMENTI Questa rubrica riporta: - le elargizioni a “Difesa Adriatica” di importo superiore all’abbonamento ordinario; - le elargizioni dirette alla Sede nazionale ANVGD; - gli abbonamenti ordinari sottoscritti a “Difesa Adriatica”; All’interno di ogni gruppo, i nominativi sono elencati in ordine alfabetico. In rispetto della normativa sulla privacy non vengono citate le località di residenza degli offerenti. Ringraziamo da queste pagine tutti coloro che, con il loro riconoscimento, ci inviano il segno del loro apprezzamento e del loro sostegno. Le offerte qui indicate non comprendono le elargizioni ricevute dai singoli Comitati provinciali dell’ANVGD. ABBONAMENTI CON ELARGIZIONI A “DIFESA ADRIATICA” (CCP 32888000) Le elargizioni si concentrano maggiormente tra fine e inizio anno, in occasione del rinnovo dell’abbonamento. L’elenco comprende gli abbonati sostenitori o che hanno versato comunque una quota maggiore dell’ordinario. Prosegue dal numero di agosto-settembre 2011 nel quale erano pubblicati i versamenti del mese di giugno. LUGLIO 2011 Adamic Liliana € 100, Bacchi Paolo € 50, La Rosa Antonino € 50, Montenovi Noemi € 50, Timeus Fabio € 50, Tomasich Arge € 50. AGOSTO 2011 Bazzara Ghersi Margherita € 50, Caizzi Tommaso € 50, Carpenetti Maria € 50, Corsi Sissy € 150, Facci Luigi € 50, Schvarcz Giulio € 50. SETTEMBRE 2011 Cauci Fulvia Giacon € 100 in ricordo di mamma Arge Ranieri e papà Giovanni Cauci, Fusco Cosco Fiorella € 35 in ricordo della mamma G. Sarinich e la nonna G. Carposio, Giurina Graziella € 50, Matcovich Nadia € 50, Reppa Marcella € 100, Simone Delia € 40. ELARGIZIONI DIRETTE ALLA SEDE NAZIONALE ANVGD (CCP 52691003) AGOSTO 2011 Rossandich Roberto € 15 in memoria di Ivo Rossandich, Bonassin Marino € 600. ABBONAMENTI ORDINARI A “DIFESA ADRIATICA” (CCP 32888000) Il rinnovo degli abbonamenti si concentra maggiormente tra fine e inizio anno, quando i lettori ricevono insieme al giornale il bollettino postale precompilato. L’elenco comprende solo coloro che hanno versato la quota ordinaria di abbonamento. Prosegue dal numero di agosto-settembre 2011 l’elenco dei versamenti del mese di maggio. MAGGIO 2011 Brunner Elisabetta, Calebotta Lorena, Calochira Lionello, Carli Annamaria, Celli Ennio, Cehic Mario, Coslovich Cristina, Costantini Licia, Cozza Pellis Luisa, Cozzi Franca, De Denaro Giuliana, Defranza Edoardo, Deotto Annamaria, Devescovi Luciano, Dolci Renato, Dobran Pietro, Dragagna Michele, Drandi Luigi, Dovesi Elena, Duiella Pietro, Felicetti Alberto, Fonda Nerina, Fontanini Silvio, Fonovich Lucia, Forza Paolo, Fratantaro Alberto, Giachin Antonio, Grapulin Antonella, Guagenti Paolo, Jovanovich Natalia, Jurinovich Antonio, Leone Domenico, Lombardi Bruno, Lonati Alessandra, Lupieri Pietro, Lupini Marina, Maracchi Costantino, Morelli Valeria, Nizzoli Vitaliano, Notaris Cappellani Graziella, Orlovich Benito, Ossoinack Anna, Poduie Piero, Prettegiani Antonio, Rihar Arnaldo, Ritschl Giuseppe, Rolli Annamaria, Gherbaz Roberto, Rota Antonia, Rubini Mariateresa, Rupena Olga, Sabatti Nadia, Saccon Vittoria, Sciortino Stefano, Smolcich Rita, Steffe Alda, Valdini Massimo, Velenich Marcello, Vidossich Giorgio, Vosilla Silvano, Zett Antonio, Zovich Miro. GIUGNO 2011 Ballarin Norberto, Bergamo Fioretto, Degrassi Marcella, Di Pasquale Wottava Anna, Gembressi Claudio, Nesi Arrigo, Pappafava Marta, Patelli Ermanno, Resaz Clapci Carmen, Schiaroli Elio, Schlechter Annamaria, Stanziola Marisa, Tiblias Aldo, Trentini Elvira LUGLIO 2011 Becich Stefano, Camalich Nicoletta, Curri Virgilio, Dianich Antonio, Farmacia alla Gatta, Garcovich Giorgio, Giorgi Vittorio, Hodl Adolfina, Laszloczky Giuliana, Lorenzini Giulia, Mamolo Maria, Monai Andrea, Nonini Neria, Peinkhofer Antonio, Prignano Grazia, Rimondi Anna Maria, Siberna Stelio, Sirotich Cristina, Stipcevich Giovanni, Sviben Ileana. AGOSTO 2011 Amato Maria, Bernardi Teodoro, Casalino Corrado, Cipeletti Gianfranco, Cirininna Giuseppe, Clauti Bruno, Destefani Benedetti Lidia, Franzi Virdis Silvia, Franzutti Pier Nicolò, Gambos Liliana, Kolman Clelia, Kucich Mario, Linzi Sergio, Oliosi Bruna, Simoneschi Pietro, Skert Elfrida, Paulovich Rita, Varesco Carolina, Vitaliano Martis, Zanchetta Franca. SETTEMBRE 2011 Bernè Eleonora, Bruno Annamaria, Canali Alba, Codiglia Ornella, Coslovich Aurelio, Host Pietro, Piloni Emanuele, Sinti Maria, Ubizzo Sandri Irma, Tomatis Costanzo, Usilla Marisa, Vatta Alida, Vidotto Sergio.
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