Il numero di Dicembre 2011 - Associazione Nazionale Venezia ...

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29.12.2014 Views

2 Il Vaticano nomina un vescovo coadiutore per Daila Dovrà vigilare sulle mosse della Diocesi di Parenzo-Pola inchiesta del quotidiano croato “Vecernji List”, apparsa nelle scorse settimane, rivela cosa presumibilmente possa nascondersi dietro la dura diatriba tra i frati benedettini di Praglia e W la diocesi istriana di Parenzo-Pola in relazione alla proprietà del monastero di Dalia e terreni annessi Secondo i documenti di cui l’organo di stampa è venuto in possesso, e rilanciati dal quotidiano triestino “Il Piccolo”, una speculazione immobiliare a cinque stelle: un progetto del 2003-2004 firmato da uno studio di architetti di Graz e denominato «Progetto Daila», preparato su commissione della “Benedetto Ltd.” di cui sono proprietari la diocesi di Parenzo- Pola, la parrocchia di Daila e la “Diözesane Immobilien-Stiftung” (fondazione di proprietà della diocesi di Linz). Il progetto di trasformare il monastero di Daila in un resort turistico a cinque stelle, con albergo, appartamenti di lusso, centro benessere, ristoranti e giardini è tuttavia sfumato quando i benedettini di Praglia hanno presentato istanza di causa alla diocesi, alla parrocchia di Daila e allo Stato croato, tutti soggetti implicati nella proprietà degli immobili. Naturalmente, fonti dell’arcivescovato di Zagabria hanno ribadito che tutte le precedenti operazioni si sono svolte nei termini di legge. Ora, con l’intervento dello Stato croato che ha rievocato a sé Daila e i suoi terreni, il mega progetto a cinque stelle appare, secondo gli osservatori, molto improbabile. Ma nel frattempo il Pontefice ha provveduto a nominare vescovo coadiutore di Porec/ Parenzo mons. Drazen Kutlesa: il quale, in quanto coadiutore, secondo diritto canonico goce del diritto di successione, e pertanto Kutlesa potrà sostituire, quando la Santa Sede dovesse disporlo, il vescovo Ivan Milovan. Ricordiamo che mons. Milovan si era opposto fortemente ed esplicitamente all’accordo sottoscritto dal vicecamerlengo nominato dal Papa per risarcire i benedettini del monastero di Praglia: una posizione molto critica che aveva ottenuto il consenso di pressoché tutta la Chiesa croata, eccezione fatta per il card. Josip Bozanić, accusato dalla pubblica opinione e dal clero croati di perseguire gli interessi di Roma. Insomma, mons. Milovan è stato sottoposto ad attenta vigilanza. «La Croazia deve rispettare le libertà fondamentali dell’UE» a Croazia è tenuta a rispettare le libertà fondamentali sancite dall’Unione europea: lo ha affermato Paul Vandoren, capo della delegazione comunitaria in Croazia, rispondendo alle domande dei giornalisti che gli hanno chiesto di commentare l’annuncio del primo ministro Jadranka Kosor relativo a un progetto di legge il cui scopo sarebbe quello di garantire esclusivamente allo Stato croato il diritto di possedere una quota azionaria superiore al 49 p.c. della principale compagnia petrolifera. Vandoren ha parlato anche delle presunte pressioni di Bruxelles affinché Zagabria acceleri il processo di adesione all’UE. Il diplomatico W ha detto di non essere al corrente di alcun tipo di pressioni, ribadendo la posizione di Bruxelles secondo la quale le elezioni e il referendum sull’adesione della Croazia all’UE dovrebbero svolgersi separatamente. Emanuela D’Alessandro nuovo ambasciatore d’Italia a Zagabria manuela D’Alessandro è il nuovo ambasciatore italiano a Zagabria. Nata a Roma, laurea alla LUISS, è entrata in carriera diplomatica nel 1987 e presta servizio prima a Budapest e successivamente a Vienna. Nella capitale austriaca, lavora presso la Rappresentanza italiana all’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa). «Mi aspetta un lavoro entusiasmante», ha dichiarato il neoambasciatore. «La Croazia si trova in un’area molto importante e con cui l’Italia ha ottimi rapporti. «Siamo il loro primo partner commerciale. La mia priorità sarà quella di rafforzare ancora di più i rapporti commerciali, la presenza delle nostre aziende e Una donna anche il nuovo ambasciatore d’Italia in Slovenia isita a Capodistria, nelle scorse settimane, della nuova ambasciatrice d’Italia in Slovenia, Rossella Franchini Sherifis, che ha incontrato una delegazione della Comunità nazionale italiana. Nel corso dei colloqui, svoltisi a Palazzo Gravisi - sede della Comunità degli italiani e della CAN capodistriana - i rappresentanti della minoranza hanno rimarcato l’attaccamento alle tradizioni di lingua e cultura. «Quello che è emerso dall’incontro - ha dichiarato a fine incontro l’ambasciatrice Franchini Sherifis - ci permette di costruire una base progettuale per un impegno e una visione strategica di quello che c’è da fare, a partire da subito, per essere più incisivi e far meglio valere l’importanza della comunità italiana nell’ambito del Paese in cui vive». Dopo l’incontro a Palazzo intensificare i rapporti culturali e le relazioni bilaterali, in vista anche della formazione della macro regione adriatico ionica». D’Alessandro ha quindi ricordato l’incontro a Pola, in settembre, tra il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e il suo omologo, Ivo Josipović: «Pola ha rappresentato un ulteriore tassello della collaborazione fra i due Paesi, un momento di svolta. Anche i problemi seri esistenti sono destinati a essere risolti perché esiste una comunanza di vedute e di intese, all’insegna dello spirito di Trieste e di Pola». Gravisi, Rossella Franchini Sherifis ha visitato gli studi di Tv e Radio Capodistria, dove vengono prodotti i programmi italiani, mentre a Isola ha preso parte all’inaugurazione del tradizionale Seminario di lingua e cultura italiana per gli insegnanti, giunto quest’anno alla 49.ma edizione, organizzato dal Ministero Affari Esteri italiano, dall’Istituto per l’Educazione della Repubblica di Slovenia, dall’Unione italiana e dall’Università popolare di Trieste. Q DALL’UNIONE EUROPEA VIA LIBERA ALLA CROAZIA el frattempo, secondo il presidente del Parlamento europeo Jerzy Buzek «la Croazia ha fatto enormi passi in avanti negli ultimi anni e può servire da esempio agli altri Paesi dei Balcani, dove l’UE vuole mettere in evidenza i valori della convivenza, della riconciliazione pacifica, insieme alla crescita economica e alla lotta alla corruzione». Ma un tema “caldo” della politica è la recente bocciatura del doppio voto da parte della Corte costituzionale croata, come ha rimarcato il presidente dell’Unione Italiana Furio Radin in un’intervista a tutto campo a “La Voce del Popolo”: tra gli altri argomenti, la bocciatura del doppio voto da parte della Corte costituzionale croata può essere inserita, a suo avviso, nell’ambito di un clima caratterizzato dalla difficoltà di recepire i diritti delle minoranze in Croazia. «La vicenda del “doppio voto” denota in maniera esemplare - ha sottolineato Radin - a uno stato di nazionalismo che esiste ancora in Croazia. Le minoranze, in questa battaglia, sono state lasciate da sole, in balia di una Corte costituzionale fortemente politicizzata. Nessun partito, neanche quelli che avrebbero tratto profitto dal doppio voto, ci ha aiutato. Per questo, ci troviamo costretti a continuare questa lotta in ambienti internazionali, ma soprattutto affidandoci alle nostre forze, ed è scontato che lo faremo». ARRESTATO BOLJKOVAC, EX MEMBRO DELL’ OZNA ntanto si è appreso che Josip Boljkovac, 89enne ex ministro degli Interni della Croazia, è stato arrestato per crimini commessi alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Boljkovac è accusato di aver ordinato l’assassinio di 21 civili nella regione di Duga Resa, nel maggio del 1945, secondo quanto riferito da un comunicato del ministero degli Interni croato. L’ex ministro, allora membro dei servizi segreti comunisti dell’OZNA, avrebbe fatto arrestate senza prove un gruppo di persone sospettate di collaborare con il regime filonazista croato degli Ustasha. I civili sarebbero poi stati uccisi da alcuni membri dell’unità che Boljkovac comandava. L’ultraottantenne è stato il primo ministro degli Interni della dopo la proclamazione di indipendenza dalla ex Jugoslavia nel 1991.

3 La Dieta provinciale istriana: a 150 dall’istituzione a Parenzo un convegno internazionale ne illumina la storia Ci perviene da “Coordinamento Adriatico” e volentieri pubblichiamo una sintesi dei lavori della “tre giorni” di studio svoltisi a Parenzo in occasione del 150.mo della Dieta provinciale passata alla storia come «del nessuno». Un appuntamento importante, che per la prima volta ha visto riuniti docenti e ricercatori italiani, sloveni e croati intorno a temi storiografici di comune interesse in un clima di sereno confronto pur nella naturale possibile diversità di opinioni e orientamenti. Per “Coordinamento Adriatico” era presente e relatore il suo presidente, prof. Gisueppe de Vergottini (Università di Bologna, intervento su I de Vergottini di Parenzo e l’identità italiana prima e dopo il 1861), insieme con i docenti Carlo Ghisalberti, Roberto Spazzali, Giuseppe Parlato, Pietro Zovatto e Diego Redivo (per l’intero programma di veda “Difesa Adriatica” di novembre 2011). i è svolto a Parenzo dal 13 al 15 ottobre il Convegno Scientifico internazionale sul tema 150 anni dall’istituzione della dieta provinciale istriana a Parenzo organizzato da Società Storica Istriana (dott. M. Levak) e dal Museo del Territorio Parentino (dott.ssa Elena Uljančič-Vekić). L’occasione era quella della discussione sul significato del voto della Dieta provinciale istriana che nel 1861 per due volte rifiutò di inviare i propri delegati al parlamento viennese,votando per «nessuno». Il voto è stato interpretato nel tempo in modo sensibilmente divergente. Per gli italiani dell’area istriana e triestina e per i comitati di esuli che lavoravano in Italia per un programma di ricongiungimento alla patria comune il voto fu subito giustificato ed esaltato W come una coraggiosa attestazione di italianità in contrapposizione alla politica oppressiva asburgica. In effetti l’Austria non gradì certo la protesta e dopo il secondo tentativo di ottenere i delegati sciolse la Dieta salvo riconvocarla più tardi e consentirle di lavorare ma soltanto dopo avere ottenuto l’abbandono di un atteggiamento provocatorio verso l’autorità costituita. Per i croati e in parte per gli sloveni la Dieta istriana era importante perche fu in quella sede che i loro esponenti, soprattutto i vescovi che ne facevano parte di diritto, impostarono una tenace battaglia con i deputati italiani, allora maggioritari, al fine di ottenere che i dibattiti si svolgessero anche nella loro lingua nazionale. Il voto del «nessuno» fu effettivamente significativo sia per gli autonomisti che per gli irredentisti del tempo ma in realtà ebbe una W risonanza prevalentemente locale. L’Italia allora non aveva nei suoi programmi l’annessione dei territori adriatici. La linea di condotta nei confronti dell’Austria dopo la conclusione della guerra del 1866 e sopratutto dopo la stipula della Triplice alleanza fu orientata nel senso di un rapporto di tregua verso l’Austria. La Regione Lazio taglia la cultura degli Esuli Giuliano-Dalmati un vero grido d’allarme quello lanciato proprio il 4 Novembre, dalla Società di Studi Fiumani, che in una ferma nota diffusa alle agenzie denuncia: «Quello che non ha fatto il centro-sinistra lo sta facendo il centro-destra». Si legge dunque nel comunicato dell’ente di ricerca: «Da notizie pervenuteci comunichiamo che quest’anno la Regione Lazio ha definanziato la legge nr. 4/2006 ex art. 66, che contribuiva alle iniziative sulla storia dell’esodo dei giuliano-dalmati e della tragedia delle foibe istriane che a onor del vero voluta dal centro destra, all’epoca in minoranza nel consiglio regionale, è stata comunque portata avanti per anni e rifinanziata dalla giunta Marrazzo. Con tale legge le associazioni degli esuli presenti nel Lazio hanno potuto finanziare il monumento alle vittime delle foibe posto a Roma-Eur e tante pubblicazioni distribuite sempre gratuitamente al mondo della scuola e ai ricercatori. La Legge n.92/2004 sul Giorno del Ricordo - prosegue la Società di Studi Fiumani - viene così ignorata man mano anche da un ente importante come la Regione Lazio. Non bastano le corone d’alloro per i nostri morti occorre fare cultura e ricordare la Storia Patria, che riguarda tutti gli italiani per costruire un futuro diverso dove la propria identità costituisce un valore inossidabile e non una voce scomoda da depennare dal bilancio!». W APPROFONDIRE LO STUDIO DEL PASSATO PER APRIRSI A NUOVE PROSPETTIVE DI RICERCA u piuttosto col clima radicalmente cambiato al momento del primo conflitto mondiale, quando l’Austria era ritornato il nemico di sempre, che si sviluppò la politica annessionista e allora il voto della Dieta fu rivalutato ricostruendo a posteriori la sua importanza in chiave irredentista. Il voto veniva quindi letto come espressa dichiarazione della volontà di redenzione e quindi di annessione alla madrepatria da parte degli istriani. I fatti evocati accaddero centocinquanta anni or sono. Pochi esperti ne hanno una competente cognizione in Italia. Francamente nessuno si illudeva che in Istria se ne potesse trattare in modo approfondito, fatta eccezione per una comprensibile sottolineatura del ruolo svolto dalla allora minoranza slava nella Dieta al fine di contrastare il vantaggio politico, anche in termini culturali e linguistici, degli italiani di allora. Contrariamente alle aspettative pessimistiche è stata presa l’iniziativa di organizzare tre giornate di dibattito a tutto tondo sulla attività della Dieta del nessuno invitando anche esperti italiani (Ghisalberti, Spazzali, Parlato, Zovatto, Redivo, de Vergottini). Il confronto è stato ampio e franco anche se non esaustivo, vista la complessità e ampiezza delle questioni che sono emerse. Ai lavori hanno partecipato numerosi giovani studiosi e questo è molto positivo. Il dibattito si è svolto pariteticamente in italiano e croato e questo è pure positivo. Ricca la partecipazione di ricercatori del Centro di Ricerche Storiche di Rovigno guidati dal professore Radossi. Al convegno è giunto l’incoraggiamento del Presidente della Repubblica e questo sottolinea che le nostre istituzioni non hanno del tutto abbandonato l’interesse per la presenza storica italiana in terra d’Istria. Anche il Presidente croato ha mandato il suo saluto. Il convegno, anche per la partecipazione delle autorità locali, ha avuto quindi una sua ufficialità. Nel complesso non si può che manifestare soddisfazione per una iniziativa che appare costruttiva e non certo di mera circostanza. L’augurio è che una nuova fase di impegno sia segnata da questi lavori e che quindi soprattutto i giovani ricercatori siano incoraggiati ad approfondire i temi trattati che sono ricchi di possibili interessanti sviluppi. Il confine orientale, le origini del dramma La giornata di formazione per i Docenti promossa da Roma Capitale e Società di Studi Fiumani ell’ambito del progetto «Roma nel cammino della memoria: percorsi e viaggi di storia, cultura e impegno civile», la Casa della Memoria e della Storia (Via di San Francesco di Sales, 5) ha ospitato giovedì 27 ottobre la Giornata di formazione per i Docenti organizzata dall’amministrazione di Roma Capitale e dalla Società di Studi Fiumani. La Giornata ha avuto inizio alle ore 9.30 con i saluti istituzionali di Marino Micich, direttore dell’Archivio del Museo Storico di Fiume, in veste di moderatore, di Gianluigi De Palo, assessore alla Famiglia, all’Educazione e Giovani, di Aldo Giovanni Ricci, delegato alla Memoria Storica di Roma Capitale. Dalle ore 10.00 alle 10.45 prima sessione, dedicata al tema La frontiera orientale giuliana. Autonomismo e irredentismo dalla fine della Terza guerra d’Indipendenza (1866) alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, intervento di Ester Capuzzo (Università di Roma “La Sapienza”). Dalle ore 10.45 alle 11.30 relazione di Giuseppe Parlato W (Libera Università degli Studi San Pio V) L’area dell’Adriatico orientale tra le due guerre (1918-1941). A seguire, dalle ore 12.00 alle 12.45 la lezione di Roberto Spazzali (Istituto Regionale per la Storia del Movimento di liberazione nel Friuli Venezia Giulia) dal titolo La fine della seconda guerra mondiale e la Venezia Giulia. La questione delle foibe istriane e dell’esodo degli italiani. La sessione pomeridiana ha previsto, dalle 15.00 alle 15.45 la relazione di Maria Ballarin (Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia) sul tema I libri di testo per la scuola, la Venezia Giulia, l’esodo e le foibe; quindi, dalle 15.45 alle 16.30, Marino Micich si è soffermato su La presenza giuliano-dalmata a Roma. Storia e futuro. Al termine delle relazioni, Parlano gli esuli. Testimonianze. Voci e volti dell’esodo giuliano-dalmato hanno raccontato le drammatiche esperienze vissute al confine orientale sotto l’occupazione jugoslava.

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<strong>Il</strong> Vaticano nomina un vescovo<br />

coa<strong>di</strong>utore per Daila<br />

Dovrà vigilare sulle mosse della Diocesi <strong>di</strong> Parenzo-Pola<br />

inchiesta del quoti<strong>di</strong>ano<br />

croato “Vecernji List”,<br />

apparsa nelle scorse settimane, rivela<br />

cosa presumibilmente possa<br />

nascondersi <strong>di</strong>etro la dura <strong>di</strong>atriba<br />

tra i frati benedettini <strong>di</strong> Praglia e<br />

W <br />

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la <strong>di</strong>ocesi istriana <strong>di</strong> Parenzo-Pola<br />

in relazione alla proprietà del monastero<br />

<strong>di</strong> Dalia e terreni annessi<br />

Secondo i documenti <strong>di</strong> cui<br />

l’organo <strong>di</strong> stampa è venuto in<br />

possesso, e rilanciati dal quoti<strong>di</strong>ano<br />

triestino “<strong>Il</strong> Piccolo”, una speculazione<br />

immobiliare a cinque<br />

stelle: un progetto del 2003-2004<br />

firmato da uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> architetti<br />

<strong>di</strong> Graz e denominato «Progetto<br />

Daila», preparato su commissione<br />

della “Benedetto Ltd.” <strong>di</strong> cui sono<br />

proprietari la <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Parenzo-<br />

Pola, la parrocchia <strong>di</strong> Daila e la<br />

“Diözesane Immobilien-Stiftung”<br />

(fondazione <strong>di</strong> proprietà della<br />

<strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Linz). <strong>Il</strong> progetto <strong>di</strong> trasformare<br />

il monastero <strong>di</strong> Daila in<br />

un resort turistico a cinque stelle,<br />

con albergo, appartamenti <strong>di</strong> lusso,<br />

centro benessere, ristoranti e<br />

giar<strong>di</strong>ni è tuttavia sfumato quando<br />

i benedettini <strong>di</strong> Praglia hanno<br />

presentato istanza <strong>di</strong> causa alla<br />

<strong>di</strong>ocesi, alla parrocchia <strong>di</strong> Daila<br />

e allo Stato croato, tutti soggetti<br />

implicati nella proprietà degli immobili.<br />

Naturalmente, fonti dell’arcivescovato<br />

<strong>di</strong> Zagabria hanno riba<strong>di</strong>to<br />

che tutte le precedenti operazioni<br />

si sono svolte nei termini <strong>di</strong><br />

legge. Ora, con l’intervento dello<br />

Stato croato che ha rievocato a<br />

sé Daila e i suoi terreni, il mega<br />

progetto a cinque stelle appare,<br />

secondo gli osservatori, molto<br />

improbabile. Ma nel frattempo il<br />

Pontefice ha provveduto a nominare<br />

vescovo coa<strong>di</strong>utore <strong>di</strong> Porec/<br />

Parenzo mons. Drazen Kutlesa: il<br />

quale, in quanto coa<strong>di</strong>utore, secondo<br />

<strong>di</strong>ritto canonico goce del<br />

<strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> successione, e pertanto<br />

Kutlesa potrà sostituire, quando<br />

la Santa Sede dovesse <strong>di</strong>sporlo, il<br />

vescovo Ivan Milovan.<br />

Ricor<strong>di</strong>amo che mons. Milovan<br />

si era opposto fortemente<br />

ed esplicitamente all’accordo<br />

sottoscritto dal vicecamerlengo<br />

nominato dal Papa per risarcire i<br />

benedettini del monastero <strong>di</strong> Praglia:<br />

una posizione molto critica<br />

che aveva ottenuto il consenso <strong>di</strong><br />

pressoché tutta la Chiesa croata,<br />

eccezione fatta per il card. Josip<br />

Bozanić, accusato dalla pubblica<br />

opinione e dal clero croati <strong>di</strong><br />

perseguire gli interessi <strong>di</strong> Roma.<br />

Insomma, mons. Milovan è stato<br />

sottoposto ad attenta vigilanza.<br />

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«La Croazia deve rispettare le<br />

libertà fondamentali dell’UE»<br />

a Croazia è tenuta a rispettare le libertà fondamentali sancite<br />

dall’Unione europea: lo ha affermato Paul Vandoren, capo della<br />

delegazione comunitaria in Croazia, rispondendo alle domande dei<br />

giornalisti che gli hanno chiesto <strong>di</strong> commentare l’annuncio del primo<br />

ministro Jadranka Kosor relativo a un progetto <strong>di</strong> legge il cui scopo<br />

sarebbe quello <strong>di</strong> garantire esclusivamente allo Stato croato il <strong>di</strong>ritto<br />

<strong>di</strong> possedere una quota azionaria superiore al 49 p.c. della principale<br />

compagnia petrolifera.<br />

Vandoren ha parlato anche delle presunte pressioni <strong>di</strong> Bruxelles<br />

affinché Zagabria acceleri il processo <strong>di</strong> adesione all’UE. <strong>Il</strong> <strong>di</strong>plomatico<br />

W <br />

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ha detto <strong>di</strong> non essere al corrente <strong>di</strong> alcun tipo <strong>di</strong> pressioni, ribadendo<br />

la posizione <strong>di</strong> Bruxelles secondo la quale le elezioni e il referendum<br />

sull’adesione della Croazia all’UE dovrebbero svolgersi separatamente.<br />

Emanuela<br />

D’Alessandro<br />

nuovo<br />

ambasciatore<br />

d’Italia<br />

a Zagabria<br />

manuela<br />

D’Alessandro<br />

è il nuovo ambasciatore<br />

italiano a Zagabria. Nata a Roma,<br />

laurea alla LUISS, è entrata in carriera<br />

<strong>di</strong>plomatica nel 1987 e presta<br />

servizio prima a Budapest e<br />

successivamente a Vienna. Nella<br />

capitale austriaca, lavora presso la<br />

Rappresentanza italiana all’OSCE<br />

(Organizzazione per la Sicurezza<br />

e la Cooperazione in Europa).<br />

«Mi aspetta un lavoro entusiasmante»,<br />

ha <strong>di</strong>chiarato il neoambasciatore.<br />

«La Croazia si trova<br />

in un’area molto importante e<br />

con cui l’Italia ha ottimi rapporti.<br />

«Siamo il loro primo partner<br />

commerciale. La mia priorità<br />

sarà quella <strong>di</strong> rafforzare ancora<br />

<strong>di</strong> più i rapporti commerciali, la<br />

presenza delle nostre aziende e<br />

Una donna anche il nuovo<br />

ambasciatore d’Italia in Slovenia<br />

isita a Capo<strong>di</strong>stria, nelle<br />

scorse settimane, della<br />

nuova ambasciatrice d’Italia in Slovenia,<br />

Rossella Franchini Sherifis,<br />

che ha incontrato una delegazione<br />

della Comunità nazionale italiana.<br />

Nel corso dei colloqui, svoltisi<br />

a Palazzo Gravisi - sede della Comunità<br />

degli italiani e della CAN<br />

capo<strong>di</strong>striana - i rappresentanti<br />

della minoranza hanno rimarcato<br />

l’attaccamento alle tra<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lingua<br />

e cultura. «Quello che è emerso<br />

dall’incontro - ha <strong>di</strong>chiarato a fine<br />

incontro l’ambasciatrice Franchini<br />

Sherifis - ci permette <strong>di</strong> costruire<br />

una base progettuale per un impegno<br />

e una visione strategica <strong>di</strong> quello<br />

che c’è da fare, a partire da subito,<br />

per essere più incisivi e far meglio<br />

valere l’importanza della comunità<br />

italiana nell’ambito del Paese in cui<br />

vive». Dopo l’incontro a Palazzo<br />

intensificare i rapporti culturali<br />

e le relazioni bilaterali, in vista<br />

anche della formazione della<br />

macro regione adriatico ionica».<br />

D’Alessandro ha quin<strong>di</strong> ricordato<br />

l’incontro a Pola, in settembre,<br />

tra il presidente della Repubblica,<br />

Giorgio Napolitano, e il suo<br />

omologo, Ivo Josipović: «Pola ha<br />

rappresentato un ulteriore tassello<br />

della collaborazione fra i due<br />

Paesi, un momento <strong>di</strong> svolta. Anche<br />

i problemi seri esistenti sono<br />

destinati a essere risolti perché<br />

esiste una comunanza <strong>di</strong> vedute e<br />

<strong>di</strong> intese, all’insegna dello spirito<br />

<strong>di</strong> Trieste e <strong>di</strong> Pola».<br />

Gravisi, Rossella Franchini Sherifis<br />

ha visitato gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Tv e Ra<strong>di</strong>o<br />

Capo<strong>di</strong>stria, dove vengono prodotti<br />

i programmi italiani, mentre a Isola<br />

ha preso parte all’inaugurazione del<br />

tra<strong>di</strong>zionale Seminario <strong>di</strong> lingua e<br />

cultura italiana per gli insegnanti,<br />

giunto quest’anno alla 49.ma e<strong>di</strong>zione,<br />

organizzato dal Ministero<br />

Affari Esteri italiano, dall’Istituto<br />

per l’Educazione della Repubblica<br />

<strong>di</strong> Slovenia, dall’Unione italiana e<br />

dall’Università popolare <strong>di</strong> Trieste.<br />

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DALL’UNIONE EUROPEA<br />

VIA LIBERA ALLA CROAZIA<br />

el frattempo, secondo il presidente del Parlamento europeo<br />

Jerzy Buzek «la Croazia ha fatto enormi passi in avanti negli<br />

ultimi anni e può servire da esempio agli altri Paesi dei Balcani,<br />

dove l’UE vuole mettere in evidenza i valori della convivenza, della<br />

riconciliazione pacifica, insieme alla crescita economica e alla lotta<br />

alla corruzione». Ma un tema “caldo” della politica è la recente bocciatura<br />

del doppio voto da parte della Corte costituzionale croata,<br />

come ha rimarcato il presidente dell’Unione Italiana Furio Ra<strong>di</strong>n<br />

in un’intervista a tutto campo a “La Voce del Popolo”: tra gli altri<br />

argomenti, la bocciatura del doppio voto da parte della Corte costituzionale<br />

croata può essere inserita, a suo avviso, nell’ambito <strong>di</strong> un<br />

clima caratterizzato dalla <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> recepire i <strong>di</strong>ritti delle minoranze<br />

in Croazia. «La vicenda del “doppio voto” denota in maniera<br />

esemplare - ha sottolineato Ra<strong>di</strong>n - a uno stato <strong>di</strong> nazionalismo che<br />

esiste ancora in Croazia. Le minoranze, in questa battaglia, sono<br />

state lasciate da sole, in balia <strong>di</strong> una Corte costituzionale fortemente<br />

politicizzata. Nessun partito, neanche quelli che avrebbero tratto<br />

profitto dal doppio voto, ci ha aiutato. Per questo, ci troviamo costretti<br />

a continuare questa lotta in ambienti internazionali, ma soprattutto<br />

affidandoci alle nostre forze, ed è scontato che lo faremo».<br />

ARRESTATO BOLJKOVAC,<br />

EX MEMBRO DELL’ OZNA<br />

ntanto si è appreso che Josip Boljkovac, 89enne ex ministro<br />

degli Interni della Croazia, è stato arrestato per crimini commessi<br />

alla fine della Seconda Guerra Mon<strong>di</strong>ale. Boljkovac è accusato<br />

<strong>di</strong> aver or<strong>di</strong>nato l’assassinio <strong>di</strong> 21 civili nella regione <strong>di</strong> Duga<br />

Resa, nel maggio del 1945, secondo quanto riferito da un comunicato<br />

del ministero degli Interni croato. L’ex ministro, allora membro<br />

dei servizi segreti comunisti dell’OZNA, avrebbe fatto arrestate<br />

senza prove un gruppo <strong>di</strong> persone sospettate <strong>di</strong> collaborare con il<br />

regime filonazista croato degli Ustasha. I civili sarebbero poi stati<br />

uccisi da alcuni membri dell’unità che Boljkovac comandava. L’ultraottantenne<br />

è stato il primo ministro degli Interni della dopo la<br />

proclamazione <strong>di</strong> in<strong>di</strong>pendenza dalla ex Jugoslavia nel 1991.

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