Il numero di Dicembre 2011 - Associazione Nazionale Venezia ...

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12 A Trieste la Mostra ANVGD sulla donna in Istria e Dalmazia “Il Piccolo” / 5 ottobre 2011 «La donna in Istria e Dalmazia nelle immagini e nelle W storie», in collaborazione con l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Irci e l’Associazione delle Comunità Istriane, curata da Giusy Crescione, e «Ricordando Lussino. Omaggio a Neera Hreglich», sempre assieme all’Irci e alle Comunità Istriane, per la regia di Rita Cramer Giovannini. Un tuffo nella società matriarcale dell’800 fino a circa gli anni ‘50, per immergersi grazie al materiale fotografico e documentario delle sei sezioni tematiche, nella storia delle terre istro-dalmate, le tradizioni marinaresche, le dinastie degli armatori, gli anni bui dell’esodo. Al centro ci sono loro, le signore di questo clan di fiori d’acciaio: dalla “capitana di brigantino” Maria Cosulich, sorella di Callisto, fondatore della dinastia di armatori, alla “comandosa” Rosalia Peranovich, armatrice e unica donna iscritta nel libro fondiario delle proprietà. E ancora la scrittrice Marisa Madieri, la poetessa Lina Galli, la cantante lirica Virginia Zanolli. Le attrici Alida Valli e Laura Antonelli. […] Pietas Julia, 126 anni “Il Piccolo 5 ottobre 2011 na storia che parte dal mare, dalle coste della Croazia [sic] per arrivare verso una nuova storia, in Italia. Si tratta di quella di uno dei più antichi circoli italiani che dal ‘61 è di stanza in Baia a Sistiana. Tutto nasce nell’estate del 1886 dove a Pola (in latino identificata anche come Pietas Julia da cui prende il nome) si costituisce la società che inizialmente si dedica alla pratica della voga e della vela. Sciolta per le sue posizioni filo-italiane, dopo il conflitto riprende l’attività con un periodo d’oro, dal ‘26 al ‘46 quando diventa fucina di numerosi atleti di spicco sia nelle specialità “remierie”. Nel contempo si fa strada anche nella vela. Il secondo conflitto segna pesantemente la storia della Pietas e dei suoi affiliati ed il dopoguerra incerto e minaccioso sui territori occupati d’Istria e Dalmazia costringe all’abbandono delle attività. Alcuni degli associati giungono in Italia e si rifugiano a Trieste. Nel ‘48 poi riescono addirittura a ridare vita alla Pietas con base a Monfalcone per poi spostarsi nel ‘61 a Si- stiana […]. Una storia di successi quella della Pietas, (oggi guidata da Antonio Tommasi), che quest’anno ha festeggiato i 126 anni di attività e che riesce a coniugare lo sport con il sociale. […] Oggi la società conta 600 iscritti, tra soci ed aggregati, all’interno del quale crescono sportivi che raggiungono traguardi notevoli (uno dei suoi ex allievi, attualmente nell’aeronautica, partirà per le prossime olimpiadi londinesi del 2012). […] 90 anni fa la Conferenza di Portorose “La Voce del Popolo” / 29 ottobre 2011 a fine dell’Austria- Ungheria, quale conseguenza diretta del primo conflitto mondiale, e il rapido crollo di quel colosso aprirono non poche incognite. Sulla carta geografica dell’Europa centro-orientale mutarono i confini. Sulle rovine del vecchio impero si issarono le bandiere delle nuove nazioni, le quali iniziarono una corsa all’acquisizione di quanti più territori - ricorrendo, non di rado, pure alle armi -, specie nei punti di maggiore frizione in cui si sovrapponevano gli interessi di due o più stati. […] Di fronte a uno scenario di quella portata, per molti aspetti ancora difficile e indefinito, i rapporti economici e commerciali tra le nuove realtà statuali non godevano certo di ottima salute. Era una situazione che necessitava assolutamente di un cambiamento, per il bene dell’intero vecchio continente. E gli sta- ti successori dell’Impero austro-ungarico dovevano sedersi ad un tavolo ed affrontare i proble- mi alla luce del sole. L’incontro fu più volte procra- stinato e variò anche il potenziale luogo dell’incontro, alla fine fu prescelta Portorose. La conferenza doveva inaugurarsi il 24 ottobre 1921, come annunciato dal Governo italiano, ma dovette essere rimandata, ma solo per poco, a causa del colpo di mano di Carlo d’Asburgo. Il 23 ottobre il monarca, assieme alla moglie Zita, lasciò la Svizzera a bordo di un aereo e atterrò nel Burgenland con l’intento di riconquistare il trono. Il governo ungherese di Horthy si oppose tenacemente: voleva costringere l’ex imperatore ad abbandonare il suolo magiaro. […] Venuta meno la paura di una restaurazione asburgica nell’Europa centrale, che aveva scosso non poco gli Stati di recente costituzione, si riprese il discorso della conferenza. […] Nella località istriana si incontrarono quindi i vari Stati sorti sulle ceneri di quell’Impero nonché gli Stati Uniti, la Francia e la Gran Bretagna. Con il colpo di mano di Carlo d’Asburgo, gli Stati dell’Europa mediana chiusero immediatamente i loro confini. La missione romena, che si trovava già in viaggio, dovette fermarsi a Vienna; quelle W cecoslovacca, polacca, ungherese ed austriaca decisero di non muoversi dalle loro capitali finché la situazione non si fosse placata. […] Il 29 ottobre 1921, finalmente, nella località balneare si aperse il convegno economico […] Nei giorni della conferenza di Portorose i delegati affrontarono non poche questioni di ordine pratico, proponendo delle soluzioni per gettare le basi di una nuova cooperazione in uno spazio geografico già unitario ma ormai frantumato sul quale erano sorti i nuovi stati. […] * * * La nomenklatura di Tito nelle ville dei lussignani “Il Piccolo” / 6 novembre 2011 a villa di campagna nella tenuta dalla nonna a Zabodaski era un sogno, con una baia privata che ci permetteva l’accesso al mare». Si tronca violentemente nel 1945 anche la saga quarnerina dei Martinoli, armatori e costruttori di navi e yacht ammirati in tutto il mondo, costretti ad abbandonare Lussino. In quella casa da sogno, come la ricordano oggi da Trieste Caterina detta “Tinzetta” e Doretta Martinoli, si insedia uno dei principali “gerarchi” di Tito, Vladimir Velebit. Contemporaneamente Edvard Kardelj, numero due W del Partito comunista jugoslavo s’impossessa di un’altra villa, quella di Girolamo Rizzi, sposato con un’ebrea polacca non certo sospettabile di simpatie fasciste. L’intera Lussino diventa buen retiro della nuova nomenklatura jugoslava: arrivano Janez Stanovnik, poi presidente della Slovenia dal 1988 al 1990 e oggi a capo dell’Associazione dei partigiani sloveni che occupa la casa di Ivetta Luzzato Fegiz, mentre il diplomatico Dragan Naiman si insedia nella residenza di campagna dell’ammiraglio e olimpionico Tino Straulino. Così nell’immediato dopoguerra, Kardelj e Velebit, due più fanatici nazionalisti, mentre nelle trattative tentano di annettere anche Trieste alla Jugoslavia, impunemente occupano case di lusso su cui non possono legalmente vantare alcun diritto. […] I Martinoli erano proprietari anche di Villa Maria, loro usuale residenza a Cigale, e poi di una casa in via D’Annunzio 64, nel centro di Lussinpiccolo. E ancora, azionisti di una cava di marmo sull’isolotto di San Bartolomeo nei pressi di Fasana. […] * * * Alla Chiesa un’ex scuola del partito comunista jugoslavo ANSA / 9 novembre 2011 ex sede della scuola politica per la formazione della classe dirigente comunista nel periodo jugoslavo, a Kumrovec, villaggio natale del maresciallo Josip Broz

13 Tito, nel nord della Croazia, dovrebbe essere data alla Chiesa cattolica come parte dell’indennizzo per le confische dopo il 1945. Tra le strutture che dovrebbero passare alla Chiesa c’è anche l’ex scuola politica di W Kumrovec, vicino alla casa dove nacque Tito, l’ex presidente della Jugoslavia socialista. * * * Rovigno, studenti italiani e croati sulle tracce di Roma “La Voce del Popolo” 8 novembre 2011 o scorso fine settimana gli alunni della seconda classe del Liceo della Scuola media superiore italiana e quelli della seconda della Scuola media superiore croata “Zvane Črnja” di Rovigno, hanno visitato insieme i monumenti e i siti archeologi più importanti risalenti all’epoca romana della Città di Pola e del circondario. La professoressa della SMSI di Rovigno, Maria Sciolis ci ha spiegato che la bella gita è iniziata con una sosta e una visita ai resti di Nesazio, antica roccaforte degli Histri che furono conquistati dalle legioni romane nel 177 a. C dopo aspri e durissimi combattimenti. A Pola, invece, la comitiva ha visitato l’antico Foro romano, ha visto l’Arco dei X Sergi, Porta Gemini e Porta Ercole, il piccolo teatro romano e, infine, l’Arena. Per l’occasione i ragazzi di entrambe le scuole hanno preparato nelle rispettive lingue materne una relazione incentrata sulla storia romana dell’Istria. La professoressa Sciolis ha sottolineato che i due licei hanno ripreso a collaborare in modo attivo proprio nel rispetto della lunga tradizione di convivenza, tolleranza e multiculturalità che contraddistingue la Città di Rovigno, ha voluto ringraziare le colleghe dell’istituto croato, professoresse Gordana Berić e Kosjenka Mogorović, per aver colto l’iniziativa e si è detta convinta che in futuro la collaborazione tra i due istituti continuerà e si approfondirà ulteriormente. * * * Il liberatore di Trieste cacciato dalla sua Istria “Il Piccolo” / 13 novembre 2011 l 28 ottobre 1918 il capitano dell’esercito austro-ungarico Carlo Baxa, inviato dagli austriaci a Trieste per dare la caccia ai disertori, cambia fronte e si presenta dal presidente del Comitato di salute pubblica cittadina Alfonso Valerio che lo arruola per costituire la Guardia nazionale. [...] L’8 settembre 1943 Carlo Baxa viene cacciato a s s i e m e alla sua famiglia e a quelle dei suoi cugini da Lin- W daro, una frazione di Pisino dove i Baxa, slovacchi per antica origine, erano la saga più radicata. La sua residenza, la villa con la torre merlata che storicamente connota l’abitato, viene occupata. Va dispersa anche la pregiata biblioteca ricca di volumi soprattutto tedeschi. Spariscono i numerosi cimeli: gli stemmi e le armi che erano appesi alle pareti o custoditi in quanto egli era anche studioso di storia patria e di araldica. Suo cugino Marco viene arrestato dai partigiani titini e rinchiuso nel castello di Pisino. È una paesana comunista però, sembra, a testimoniare della sua correttezza e onestà per cui dopo pochi giorni è libero. È costretto ad andarsene con la propria famiglia anche l’altro cugino, Arturo. Va detto che a Pisino, dove la popolazione è sempre stata mistilingue, il fascismo con la sua violenza nazionalizzatrice aveva fatto danni e esacerbato gli animi ancor più che nelle zone costiere dove gli italiani erano maggioranza. I Baxa avevano tre aziende agricole, vasti terreni, gruppi di mezzadri che lavoravano per loro. Si producevano in particolare pregiate uve da tavola. Tra le due guerre Carlo Baxa era stato prima direttore della Commissione di cura a Portorose e poi direttore della Stazione climatica e balneare di Abbazia. Case, terreni, altri beni: tutto è stato confiscato e nazionalizzato dalla Jugoslavia. «Avevo cinque anni nel 1943 - racconta Fulvio Baxa figlio di Arturo - ho ricordi pallidi, ma l’amarezza è nitida. Poi sono tornato a Lindaro qualche volta, l’ultima una decina di anni fa: nelle nostre case si è insediata altra gente, ma sono tenute in condizioni pietose». [...]«Negli anni Cinquanta - racconta oggi Fulvio Baxa - abbiamo avuto dallo Stato italiano indennizzi irrisori rispetto al valore delle proprietà. Al governo croato non abbiamo avanzato, né avanzeremo alcuna richiesta: è un capitolo della storia ingiustamente chiuso, ma non serbiamo rancori». * * * La Dalmazia da Roma e Venezia all'unità d'Italia, la storia in mostra a Trieste fonte Fondazione Scientifico Culturale Maria e Eugenio Dario Rustia Traine cura della Fondazione Rustia Traine si terrà una mostra su La Dalmazia da Roma e Venezia all’Italia unita che sarà inaugurata mercoledì 16 novembre alle ore 18,00 nel Civico Museo della Civiltà istriana, fiumana e dalmata di via Torino 8 in Trieste. Il noto pittore zaratino Secondo Raggi Karuz donerà al presidente dell’IRCI prof. Lucio Del Caro due quadri che riproducono due momenti storici poco noti e controversi: l’iconografia del generale romano Marcellino a re di Dalmazia (461 d. C) e l’uccisione nell’odierna Spalato di Giulio Nepote, ultimo imperatore romano d’Occidente (480 d.C.). Il presidente della Fondazione Renzo de’Vidovich illustrerà le finalità della mostra che intende sollecitare gli studiosi italiani a riprendere le ricerche sulla lingua illirica parlata soprattutto dalle popolazioni stanziate in tutta la costa adriatica della Penisola, la centralità della Dalmazia negli ultimi secoli dell’Impero e lo spostamento di Q X quattro anni della fine dell’Impero romano d’Occidente e conseguentemente delle date convenzionali legate a questo evento come la fine dell’Evo antico e l’inizio del Medioevo, nonché i tre esodi subiti dagli italiani di Dalmazia che nell’arco di 150 anni hanno trasformato una maggioranza italiana in una modesta minoranza, in gran parte sparsa nel mondo.

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Tito, nel nord della Croazia,<br />

dovrebbe essere data<br />

alla Chiesa cattolica come<br />

parte dell’indennizzo per<br />

le confische dopo il 1945.<br />

Tra le strutture che dovrebbero<br />

passare alla Chiesa c’è<br />

anche l’ex scuola politica <strong>di</strong><br />

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Kumrovec, vicino alla casa<br />

dove nacque Tito, l’ex presidente<br />

della Jugoslavia socialista.<br />

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Rovigno, studenti italiani e<br />

croati sulle tracce <strong>di</strong> Roma<br />

“La Voce del Popolo”<br />

8 novembre<br />

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<strong>2011</strong><br />

o scorso fine settimana<br />

gli alunni della<br />

seconda classe del Liceo<br />

della Scuola me<strong>di</strong>a superiore<br />

italiana e quelli della seconda<br />

della Scuola me<strong>di</strong>a superiore<br />

croata “Zvane Črnja”<br />

<strong>di</strong> Rovigno, hanno visitato<br />

insieme i monumenti e i siti<br />

archeologi più importanti<br />

risalenti all’epoca romana<br />

della Città <strong>di</strong> Pola e del circondario.<br />

La professoressa<br />

della SMSI <strong>di</strong> Rovigno, Maria<br />

Sciolis ci ha spiegato che<br />

la bella gita è iniziata con<br />

una sosta e una visita ai resti<br />

<strong>di</strong> Nesazio, antica roccaforte<br />

degli Histri che furono conquistati<br />

dalle legioni romane<br />

nel 177 a. C dopo aspri e durissimi<br />

combattimenti.<br />

A Pola, invece, la comitiva<br />

ha visitato l’antico Foro<br />

romano, ha visto l’Arco dei<br />

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Sergi, Porta Gemini e Porta<br />

Ercole, il piccolo teatro romano<br />

e, infine, l’Arena. Per<br />

l’occasione i ragazzi <strong>di</strong> entrambe<br />

le scuole hanno preparato<br />

nelle rispettive lingue<br />

materne una relazione incentrata<br />

sulla storia romana<br />

dell’Istria. La professoressa<br />

Sciolis ha sottolineato che i<br />

due licei hanno ripreso a collaborare<br />

in modo attivo proprio<br />

nel rispetto della lunga<br />

tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> convivenza,<br />

tolleranza e multiculturalità<br />

che contrad<strong>di</strong>stingue la Città<br />

<strong>di</strong> Rovigno, ha voluto ringraziare<br />

le colleghe dell’istituto<br />

croato, professoresse<br />

Gordana Berić e Kosjenka<br />

Mogorović, per aver colto<br />

l’iniziativa e si è detta convinta<br />

che in futuro la collaborazione<br />

tra i due istituti<br />

continuerà e si approfon<strong>di</strong>rà<br />

ulteriormente.<br />

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<strong>Il</strong> liberatore <strong>di</strong> Trieste<br />

cacciato dalla sua Istria<br />

“<strong>Il</strong> Piccolo”<br />

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/ 13 novembre <strong>2011</strong><br />

l 28 ottobre 1918 il<br />

capitano dell’esercito<br />

austro-ungarico Carlo<br />

Baxa, inviato dagli austriaci<br />

a Trieste per dare la caccia<br />

ai <strong>di</strong>sertori, cambia fronte<br />

e si presenta dal presidente<br />

del Comitato <strong>di</strong> salute<br />

pubblica citta<strong>di</strong>na Alfonso<br />

Valerio che lo arruola per<br />

costituire la Guar<strong>di</strong>a nazionale.<br />

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L’8 settembre 1943 Carlo<br />

Baxa viene<br />

cacciato<br />

a s s i e m e<br />

alla sua famiglia<br />

e a<br />

quelle dei<br />

suoi cugini<br />

da Lin-<br />

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daro, una<br />

frazione <strong>di</strong><br />

Pisino dove<br />

i Baxa, slovacchi<br />

per<br />

antica origine,<br />

erano la saga più ra<strong>di</strong>cata.<br />

La sua residenza, la<br />

villa con la torre merlata<br />

che storicamente connota<br />

l’abitato, viene occupata.<br />

Va <strong>di</strong>spersa anche la pregiata<br />

biblioteca ricca <strong>di</strong> volumi<br />

soprattutto tedeschi. Spariscono<br />

i <strong>numero</strong>si cimeli: gli<br />

stemmi e le armi che erano<br />

appesi alle pareti o custo<strong>di</strong>ti<br />

in quanto egli era anche<br />

stu<strong>di</strong>oso <strong>di</strong> storia patria e <strong>di</strong><br />

aral<strong>di</strong>ca. Suo cugino Marco<br />

viene arrestato dai partigiani<br />

titini e rinchiuso nel<br />

castello <strong>di</strong> Pisino. È una paesana<br />

comunista però, sembra,<br />

a testimoniare della sua<br />

correttezza e onestà per cui<br />

dopo pochi giorni è libero.<br />

È costretto ad andarsene<br />

con la propria famiglia anche<br />

l’altro cugino, Arturo.<br />

Va detto che a Pisino,<br />

dove la popolazione è sempre<br />

stata mistilingue, il fascismo<br />

con la sua violenza<br />

nazionalizzatrice aveva fatto<br />

danni e esacerbato gli<br />

animi ancor più che nelle<br />

zone costiere dove gli italiani<br />

erano maggioranza.<br />

I Baxa avevano tre aziende<br />

agricole, vasti terreni, gruppi<br />

<strong>di</strong> mezzadri che lavoravano<br />

per loro. Si producevano<br />

in particolare pregiate uve<br />

da tavola. Tra le due guerre<br />

Carlo Baxa era stato prima<br />

<strong>di</strong>rettore della Commissione<br />

<strong>di</strong> cura a Portorose e poi<br />

<strong>di</strong>rettore della Stazione climatica<br />

e balneare <strong>di</strong> Abbazia.<br />

Case, terreni, altri beni:<br />

tutto è stato confiscato e<br />

nazionalizzato dalla Jugoslavia.<br />

«Avevo cinque anni nel<br />

1943 - racconta Fulvio Baxa<br />

figlio <strong>di</strong> Arturo - ho ricor<strong>di</strong><br />

palli<strong>di</strong>, ma l’amarezza è nitida.<br />

Poi sono tornato a Lindaro<br />

qualche volta, l’ultima<br />

una decina <strong>di</strong> anni fa: nelle<br />

nostre case si è inse<strong>di</strong>ata<br />

altra gente, ma sono tenute<br />

in con<strong>di</strong>zioni pietose».<br />

[...]«Negli anni Cinquanta<br />

- racconta oggi Fulvio Baxa<br />

- abbiamo avuto dallo Stato<br />

italiano indennizzi irrisori<br />

rispetto al valore delle proprietà.<br />

Al governo croato<br />

non abbiamo avanzato, né<br />

avanzeremo alcuna richiesta:<br />

è un capitolo della storia<br />

ingiustamente chiuso,<br />

ma non serbiamo rancori».<br />

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La Dalmazia da Roma e<br />

<strong>Venezia</strong> all'unità d'Italia,<br />

la storia in mostra a Trieste<br />

fonte Fondazione Scientifico<br />

Culturale Maria e Eugenio<br />

Dario Rustia Traine<br />

cura della Fondazione<br />

Rustia Traine <br />

si terrà una mostra su La<br />

Dalmazia da Roma e <strong>Venezia</strong><br />

all’Italia unita che sarà<br />

inaugurata mercoledì 16<br />

novembre alle ore 18,00 nel<br />

Civico Museo della Civiltà<br />

istriana, fiumana e dalmata<br />

<strong>di</strong> via Torino 8 in Trieste.<br />

<strong>Il</strong> noto pittore zaratino<br />

Secondo Raggi Karuz donerà<br />

al presidente dell’IRCI<br />

prof. Lucio Del Caro due<br />

quadri che riproducono<br />

due momenti storici poco<br />

noti e controversi: l’iconografia<br />

del generale romano<br />

Marcellino a re <strong>di</strong> Dalmazia<br />

(461 d. C) e l’uccisione<br />

nell’o<strong>di</strong>erna Spalato <strong>di</strong> Giulio<br />

Nepote, ultimo imperatore<br />

romano d’Occidente<br />

(480 d.C.).<br />

<strong>Il</strong> presidente della Fondazione<br />

Renzo de’Vidovich<br />

illustrerà le finalità della<br />

mostra che intende sollecitare<br />

gli stu<strong>di</strong>osi italiani a<br />

riprendere le ricerche sulla<br />

lingua illirica parlata soprattutto<br />

dalle popolazioni<br />

stanziate in tutta la costa<br />

adriatica della Penisola, la<br />

centralità della Dalmazia<br />

negli ultimi secoli dell’Impero<br />

e lo spostamento <strong>di</strong><br />

Q <br />

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quattro anni della fine<br />

dell’Impero romano d’Occidente<br />

e conseguentemente<br />

delle date convenzionali legate<br />

a questo evento come la<br />

fine dell’Evo antico e l’inizio<br />

del Me<strong>di</strong>oevo, nonché i<br />

tre eso<strong>di</strong> subiti dagli italiani<br />

<strong>di</strong> Dalmazia che nell’arco <strong>di</strong><br />

150 anni hanno trasformato<br />

una maggioranza italiana in<br />

una modesta minoranza, in<br />

gran parte sparsa nel mondo.

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