Appropriatezza diagnostico-terapeutica in oncologia - Quaderni del ...

Appropriatezza diagnostico-terapeutica in oncologia - Quaderni del ... Appropriatezza diagnostico-terapeutica in oncologia - Quaderni del ...

quadernidellasalute.it
from quadernidellasalute.it More from this publisher
29.12.2014 Views

Ministero della Salute • interessamento splenico o splenomegalia; • leucemizzazione; • effusione sierosa; • VES > 20 mm/h; • LDH > valore normale; • massa nodale o extranodale > 7 cm; • 3 o più sedi nodali, ognuna delle quali con diametro > 3 cm; • sindrome compressiva causata da masse adenopatiche (ureterale, orbitale, gastrointestinale, mediastinica). Questo atteggiamento deve essere attentamente discusso e condiviso con il paziente. Considerando il possibile disagio e l’incertezza per il paziente di rimanere in una situazione con una neoplasia non trattata anche se asintomatica, è possibile che sia il medico sia il paziente possano preferire di iniziare un trattamento a tossicità limitata. Terapia degli stadi localizzati (I-II). Il 10-15% dei pazienti con linfoma follicolare è in stadio localizzato. L’usuale terapia per questi pazienti è la sola radioterapia involved field a 30-36 Gy, se fattibile in un unico campo, che permette un controllo locale in più del 95% dei casi con una sopravvivenza a 5 anni e 10 anni tra il 60% e l’80%. L’aggiunta della chemioterapia non pare migliorare la prognosi in tali situazioni. Terapia degli stadi avanzati. Al momento non è possibile identificare uno schema terapeutico nettamente più efficace di altri. La monoterapia con un agente alchilante, la polichemioterapia con o senza antraciclinici (CVP o CHOP) determinano una risposta globale del 60-70% con risposte complete nel 30% dei casi e sopravvivenza mediana riportata tra 4,5 e 9 anni. La fludarabina si è dimostrata particolarmente efficace nella terapia dei linfomi follicolari. L’associazione di fludarabina con mitoxantrone e desametasone (FND) consente di ottenere elevati tassi di risposta (83-94%), di cui molte complete (60-70%), e una discreta percentuale di remissioni molecolari (40-60%), con sopravvivenza a 5 anni pari al 70-80%. La scelta terapeutica va adattata alle caratteristiche del paziente e della malattia. È opportuno considerare schemi ad azione più rapida (CHOP, FND) nei pazienti con malattia più estesa o grosse masse tumorali o più giovani, e schemi meno tossici nei pazienti più anziani o con controindicazioni a specifici chemioterapici (adriamicina). L’incidenza di ricaduta dopo tali chemioterapie standard indica che, dopo tali terapie, residua una malattia minima responsabile della ricaduta stessa. È possibile che l’eradicazione di tale malattia minima residua possa determinare una più lunga durata della risposta e quindi della sopravvivenza. È quindi ragionevole puntare alla scomparsa della malattia anche a livello molecolare. L’anticorpo monoclonale anti-CD20, rituximab, ha dimostrato un’elevata attività antitumorale in monoterapia nei linfomi indolenti ricaduti/resistenti. Quattro ampi studi randomizzati hanno dimostrato in modo inequivocabile che l’associazione di rituximab con chemioterapia è significativamente più efficace della chemioterapia da sola sia in termini di risposta che di progression-free survival e soprattutto sopravvivenza globale. Tale vantaggio è stato riscontrato con ogni schema di chemioterapia usato (CVP, CHOP, CHVP+IFN, MCP) come riassunto nella Tabella 7.7. Una recente metanalisi, che include studi nei linfomi sia follicolari sia mantellari, ha stimato che il vantaggio dell’aggiunta di rituximab alla chemioterapia porti a una significativa riduzione del rischio (hazard risk) per il controllo della malattia (0,62) e per la mortalità (0,65). Il trattamento di prima linea di scelta è quindi rituximab (8 dosi) associato a qualunque schema di chemioterapia. Un confronto tra i diversi schemi di chemioterapia 134

Linfomi 7 Tabella 7.7 Studi randomizzati in pazienti con linfoma follicolare in stadio avanzato con chemioterapia ± rituximab Studio Trattamento, Età Mediana FU Mediana ORR, % CR, % TTP/ TTF/ EFS OS,% n. pazienti (anni) (mesi) Mediana (mesi) Marcus et al. CVP, 159 52 53 57 10 15 77 2006 R-CVP, 162 81 41 34 83 p < 0,0001 p = 0,0290 Hiddemann et al. CHOP-IFN, 205 55 18 90 17 31 90 2005 R-CHOP-IFN, 223 96 20 NR 95 p < 0,001 p = 0,016 Herold et al. MCP-IFN, 96 59 47 75 25 29 74 2006 R-MCP-IFN, 105 92 50 NR 87 p < 0,0001 p = 0,0096 Salles et al. CHVP-IFN, 183 61 60 73 63 35 84 2006 R-CHVP-IFN, 175 84 79 NR 91 p < 0,0001 p = 0,029 CR, complete response; EFS, event-free survival; FU, follow-up; ORR, objective response rate; OS overall survival; TTF, time to treatment failure; TTP, time to progression. Terapia di seconda linea. La terapia di seconda linea nei pazienti con linfoma follicolare non renell’era di rituximab è attualmente in corso in uno studio randomizzato dell’Intergruppo Italiano Linfomi (FOLL05: R-CVP vs R-CHOP vs R-FN). Numerosi dati, sia dopo chemioimmunoterapia sia dopo terapia ad alte dosi con autotrapianto, indicano che i pazienti che raggiungono la remissione molecolare (scomparsa del riarrangiamento BCL2) tendono ad avere una durata della risposta più lunga. È quindi pensabile migliorare la qualità della risposta in termini di incremento sia della risposta clinica completa sia della risposta molecolare. Questo può portare a remissioni complete più durature. Un miglioramento della qualità della risposta è ottenibile, per esempio, con la radioimmunoterapia dopo chemioterapia o chemioimmunoterapia come recentemente dimostrato dal FIT trial (chemioterapia ± rituximab seguito da zevalin vs osservazione). Oppure, considerato il beneficio del mantenimento con rituximab nei pazienti in ricaduta, è possibile che tale effetto positivo si abbia anche dopo terapia di prima linea se verrà dimostrato dagli studi in corso (PRIMA Trial). Approccio al paziente anziano. Nel linfoma follicolare l’età avanzata rappresenta un fattore prognostico sfavorevole e i pazienti anziani sono spesso esclusi da programmi di terapia intensiva o con intento curativo. I pazienti anziani mal si adattano a lunghi programmi terapeutici o a ricoveri ospedalieri. Un programma specificatamente designato per loro deve contemporaneamente essere efficace, poco tossico e possibilmente di breve durata. Una possibilità terapeutica è sicuramente rappresentata dalla sola immunoterapia sia con rituximab sia con radioimmunoconiugati (all’interno di uno studio clinico). Tuttavia è pensabile che entrambi gli anticorpi possano avere maggiore efficacia quando la malattia sia stata ridotta con una breve fase di chemioterapia poco tossica. Un approccio razionale può essere una breve chemioimmunoterapia con schemi adatti all’età avanzata (R-FND, R-CVP) con numero di cicli non elevato (3-4), seguiti da un consolidamento con immunoterapia o radioimmunoterapia. 135

M<strong>in</strong>istero <strong>del</strong>la Salute<br />

• <strong>in</strong>teressamento splenico o splenomegalia;<br />

• leucemizzazione;<br />

• effusione sierosa;<br />

• VES > 20 mm/h;<br />

• LDH > valore normale;<br />

• massa nodale o extranodale > 7 cm;<br />

• 3 o più sedi nodali, ognuna <strong>del</strong>le quali con<br />

diametro > 3 cm;<br />

• s<strong>in</strong>drome compressiva causata da masse adenopatiche<br />

(ureterale, orbitale, gastro<strong>in</strong>test<strong>in</strong>ale,<br />

mediast<strong>in</strong>ica).<br />

Questo atteggiamento deve essere attentamente<br />

discusso e condiviso con il paziente. Considerando<br />

il possibile disagio e l’<strong>in</strong>certezza per il paziente di<br />

rimanere <strong>in</strong> una situazione con una neoplasia non<br />

trattata anche se as<strong>in</strong>tomatica, è possibile che sia<br />

il medico sia il paziente possano preferire di <strong>in</strong>iziare<br />

un trattamento a tossicità limitata.<br />

Terapia degli stadi localizzati (I-II). Il 10-15%<br />

dei pazienti con l<strong>in</strong>foma follicolare è <strong>in</strong> stadio localizzato.<br />

L’usuale terapia per questi pazienti è la<br />

sola radioterapia <strong>in</strong>volved field a 30-36 Gy, se fattibile<br />

<strong>in</strong> un unico campo, che permette un controllo<br />

locale <strong>in</strong> più <strong>del</strong> 95% dei casi con una sopravvivenza<br />

a 5 anni e 10 anni tra il 60% e l’80%.<br />

L’aggiunta <strong>del</strong>la chemioterapia non pare migliorare<br />

la prognosi <strong>in</strong> tali situazioni.<br />

Terapia degli stadi avanzati. Al momento non<br />

è possibile identificare uno schema terapeutico<br />

nettamente più efficace di altri. La monoterapia<br />

con un agente alchilante, la polichemioterapia con<br />

o senza antracicl<strong>in</strong>ici (CVP o CHOP) determ<strong>in</strong>ano<br />

una risposta globale <strong>del</strong> 60-70% con risposte complete<br />

nel 30% dei casi e sopravvivenza mediana<br />

riportata tra 4,5 e 9 anni. La fludarab<strong>in</strong>a si è dimostrata<br />

particolarmente efficace nella terapia dei<br />

l<strong>in</strong>fomi follicolari. L’associazione di fludarab<strong>in</strong>a<br />

con mitoxantrone e desametasone (FND) consente<br />

di ottenere elevati tassi di risposta (83-94%), di<br />

cui molte complete (60-70%), e una discreta percentuale<br />

di remissioni molecolari (40-60%), con<br />

sopravvivenza a 5 anni pari al 70-80%. La scelta<br />

<strong>terapeutica</strong> va adattata alle caratteristiche <strong>del</strong> paziente<br />

e <strong>del</strong>la malattia. È opportuno considerare<br />

schemi ad azione più rapida (CHOP, FND) nei<br />

pazienti con malattia più estesa o grosse masse<br />

tumorali o più giovani, e schemi meno tossici nei<br />

pazienti più anziani o con contro<strong>in</strong>dicazioni a<br />

specifici chemioterapici (adriamic<strong>in</strong>a). L’<strong>in</strong>cidenza<br />

di ricaduta dopo tali chemioterapie standard <strong>in</strong>dica<br />

che, dopo tali terapie, residua una malattia<br />

m<strong>in</strong>ima responsabile <strong>del</strong>la ricaduta stessa. È possibile<br />

che l’eradicazione di tale malattia m<strong>in</strong>ima<br />

residua possa determ<strong>in</strong>are una più lunga durata<br />

<strong>del</strong>la risposta e qu<strong>in</strong>di <strong>del</strong>la sopravvivenza. È<br />

qu<strong>in</strong>di ragionevole puntare alla scomparsa <strong>del</strong>la<br />

malattia anche a livello molecolare. L’anticorpo<br />

monoclonale anti-CD20, rituximab, ha dimostrato<br />

un’elevata attività antitumorale <strong>in</strong> monoterapia<br />

nei l<strong>in</strong>fomi <strong>in</strong>dolenti ricaduti/resistenti.<br />

Quattro ampi studi randomizzati hanno dimostrato<br />

<strong>in</strong> modo <strong>in</strong>equivocabile che l’associazione<br />

di rituximab con chemioterapia è significativamente<br />

più efficace <strong>del</strong>la chemioterapia da sola sia<br />

<strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di risposta che di progression-free survival<br />

e soprattutto sopravvivenza globale. Tale vantaggio<br />

è stato riscontrato con ogni schema di chemioterapia<br />

usato (CVP, CHOP, CHVP+IFN, MCP)<br />

come riassunto nella Tabella 7.7.<br />

Una recente metanalisi, che <strong>in</strong>clude studi nei l<strong>in</strong>fomi<br />

sia follicolari sia mantellari, ha stimato che<br />

il vantaggio <strong>del</strong>l’aggiunta di rituximab alla chemioterapia<br />

porti a una significativa riduzione <strong>del</strong><br />

rischio (hazard risk) per il controllo <strong>del</strong>la malattia<br />

(0,62) e per la mortalità (0,65). Il trattamento di<br />

prima l<strong>in</strong>ea di scelta è qu<strong>in</strong>di rituximab (8 dosi)<br />

associato a qualunque schema di chemioterapia.<br />

Un confronto tra i diversi schemi di chemioterapia<br />

134

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!