Appropriatezza diagnostico-terapeutica in oncologia - Quaderni del ...

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Ministero della Salute nificato sulla TC preoperatoria e sulle clip metalliche (qualora posizionate) e dovrà includere il letto tumorale e i linfonodi regionali. La dose erogata dovrà essere compresa tra i 45 e i 54 Gy alla frazione giornaliera di 1,8-2 Gy calcolata sul GTV. Sul PTV la dose erogata non dovrà essere inferiore a 45 Gy in accordo con l’International Council for Radiation Units (ICRU). Per il trattamento dovrà essere utilizzato un acceleratore lineare con energia non inferiore a 6 MV. È consigliato, qualora disponibile, l’utilizzo di apparecchiature che permettano la radioterapia secondo la tecnica IMRT o l’utilizzo di tomoterapia. La chemioterapia adiuvante non è un’opzione terapeutica nei pazienti con tumore endocrino o cistico del pancreas. 6.6. Trattamento della malattia localmente avanzata Qualora la stadiazione preoperatoria dimostri la presenza di invasione vascolare dell’asse mesenterico-portale e/o dell’arteria mesenterica superiore e/o del tripode celiaco e/o dell’arteria epatica si raccomanda l’esecuzione di chemioradioterapia con intento di down-staging. In questi pazienti, benché l’intervento resettivo possa talvolta essere tecnicamente possibile, il rischio di una ripresa di malattia precoce induce a un atteggiamento più prudente con esclusione dei casi arruolati in RCT di comparazione tra chemioradioterapia neoadiuvante e intervento resettivo con resezione vascolare quale primo atto terapeutico. Compito del clinico è risolvere gli eventuali sintomi ostruttivi presenti alla diagnosi. L’ittero va affrontato in prima battuta per via endoscopica con il posizionamento di uno stent biliare durante ERCP e, solo in caso di fallimento di questa metodica, mediante approccio trans-parieto-epatico (percutaneous transheptic biliary drainage, PTBD). L’eventuale occlusione digestiva alta richiede, al contrario, l’ese- cuzione di un duplice bypass chirurgico. Durante tale procedura è indispensabile ottenere la tipizzazione della neoplasia mediante FNA o biopsia del tumore o di eventuali metastasi. Dopo la risoluzione di eventuali sintomi ostruttivi il paziente viene inviato agli oncologi e radioterapisti per iniziare quanto prima la terapia medica specifica. Qualora dopo i cicli concordati la nuova rivalutazione radiologica e laboratoristica deponga per una risposta parziale o completa, il Chirurgo decide per l’eventuale laparotomia esplorativa. Le protesi duodenali. Circa il 15% dei pazienti con cancro del pancreas va incontro a una sintomatologia da ostruito svuotamento gastrico. Il suo trattamento è usualmente chirurgico, ma alla luce dei dati a oggi disponibili appare ragionevole suggerire il trattamento endoscopico per pazienti con malattia avanzata e il trattamento chirurgico per pazienti con maggiore spettanza di vita. Chemioterapia di induzione (neoadiuvante) nelle forme resecabili o borderline. Al momento attuale non esistono evidenze cliniche che supportino l’utilizzo di approcci chemioterapici e/o chemioradioterapici preoperatori nell’adenocarcinoma pancreatico resecabile o resecabile borderline nella pratica clinica corrente e al di fuori di studi clinici controllati. Dati provenienti da studi monoistituzionali di fase I/II indicano la fattibilità di associazioni chemioradioterapiche includenti prevalentemente 5-FU o gemcitabina e suggeriscono che, in pazienti selezionati, tale approccio possa recuperare a una resecabilità radicale alcuni pazienti inizialmente ritenuti inoperabili o resecabili borderline. Tuttavia, la mancanza di studi prospettici randomizzati e la conseguente assenza di consenso sugli schemi ottimali di terapia da utilizzare spingono a considerare questo tipo di approccio ancora sperimentale e suggeriscono che tali pazienti andrebbero trattati solo 108

Neoplasie del pancreas 6 Il trattamento della malattia metastatica ha uno scopo essenzialmente palliativo e la pianificazione della strategia terapeutica richiede un’attenta considerazione delle condizioni generali del paziente e del rapporto rischio (di tossicità)/beneficio (palliazione dei sintomi, prolungamento della sopravnell’ambito di studi clinici condotti in Centri di Eccellenza, caratterizzati dalla presenza di team multidisciplinari composti da Chirurgo, Radioterapista e Oncologo Medico. In mancanza di evidenze cliniche anche l’utilizzo di una radioterapia intraoperatoria (intraoperative radiation therapy, IORT) è da effettuarsi solo in Centri di Eccellenza ed esclusivamente nell’ambito di studi clinici controllati. La IORT sarà erogata con elettroni a energia non inferiore a 6 MeV, in seduta unica, con apparecchio dedicato posizionato nella sala operatoria o con acceleratore convenzionale e trasporto del paziente. La dose della seduta sarà decisa nell’ambito di uno studio clinico controllato, ma auspicabile entro un range variabile da 10 a 30 Gy. La seduta di IORT sarà erogata sul letto tumorale dopo la resezione della malattia e prima dell’esecuzione delle anastomosi necessarie per la ricostruzione. Qualora il team multidisciplinare e il protocollo di studio pongano tale indicazione, la IORT potrà essere erogata anche sulla malattia in sede prima della resezione. L’evidenza oggi disponibile da metanalisi degli studi randomizzati condotti nella malattia localmente avanzata dimostra che: 1) la chemioradioterapia concomitante con schemi contenenti 5-FU migliora la sopravvivenza globale rispetto alla sola radioterapia, con una riduzione del 31% del rischio di morte; 2) la chemioradioterapia concomitante seguita da chemioterapia non migliora significativamente la sopravvivenza rispetto alla sola chemioterapia. Pertanto, nella malattia localmente avanzata sia la chemioradioterapia concomitante (con 5-FU o gemcitabina) sia la chemioterapia esclusiva (vedi “Trattamento della malattia metastatica”) sono scelte terapeutiche appropriate e, sulla carta, equivalenti. Un’ulteriore alternativa è rappresentata dalla possibilità di utilizzare una chemioterapia d’induzione (gemcitabina in monoterapia o associata a derivati del platino; vedi trattamento della malattia metastatica) per una durata di 2-4 mesi, seguita da una ristadiazione clinico-strumentale di malattia e, nei pazienti non progressivi, da una radiochemioterapia concomitante; tale approccio, supportato da diverse esperienze di fase II, avrebbe il duplice vantaggio di escludere dal trattamento concomitante i pazienti refrattari che presentano una progressione a distanza durante la fase chemioterapica e, potenzialmente, di ridurre il volume bersaglio nei pazienti che vanno incontro a una risposta obiettiva. La rivalutazione post-chemioterapia e post-trattamento concomitante andrebbe condotta da un team multidisciplinare composto da Chirurgo, Radioterapista e Oncologo Medico e dovrebbe considerare, a ogni passaggio, la possibilità di procedere a un’eventuale chirurgia radicale. Questo approccio andrebbe ristretto a Centri di Eccellenza con specifica esperienza nel campo e, preferibilmente, nell’ambito di studi clinici controllati. Allo stato attuale delle conoscenze per la chemioradioterapia definitiva dell’adenocarcinoma pancreatico localmente avanzato non resecabile, la radioterapia viene raccomandata a dosi da 50 a 60 Gy, erogate alla dose giornaliera di 1,8-2,0 Gy. Per la pianificazione del trattamento è auspicabile l’utilizzo di TC simulatore e trattamento 3D comprendente il tumore primario e i linfonodi regionali. Per quanto riguarda i carcinomi endocrini localmente avanzati l’opzione sarà la terapia radiometabolica nei casi Octreoscan positivi e la chemioterapia sistemica in quelli negativi, con intento di down-staging. 6.7. Trattamento della malattia metastatica 109

M<strong>in</strong>istero <strong>del</strong>la Salute<br />

nificato sulla TC preoperatoria e sulle clip metalliche<br />

(qualora posizionate) e dovrà <strong>in</strong>cludere il letto tumorale<br />

e i l<strong>in</strong>fonodi regionali. La dose erogata dovrà<br />

essere compresa tra i 45 e i 54 Gy alla frazione giornaliera<br />

di 1,8-2 Gy calcolata sul GTV. Sul PTV la<br />

dose erogata non dovrà essere <strong>in</strong>feriore a 45 Gy <strong>in</strong><br />

accordo con l’International Council for Radiation<br />

Units (ICRU). Per il trattamento dovrà essere utilizzato<br />

un acceleratore l<strong>in</strong>eare con energia non <strong>in</strong>feriore<br />

a 6 MV. È consigliato, qualora disponibile,<br />

l’utilizzo di apparecchiature che permettano la radioterapia<br />

secondo la tecnica IMRT o l’utilizzo di<br />

tomoterapia. La chemioterapia adiuvante non è<br />

un’opzione <strong>terapeutica</strong> nei pazienti con tumore endocr<strong>in</strong>o<br />

o cistico <strong>del</strong> pancreas.<br />

6.6. Trattamento <strong>del</strong>la malattia localmente<br />

avanzata<br />

Qualora la stadiazione preoperatoria dimostri la<br />

presenza di <strong>in</strong>vasione vascolare <strong>del</strong>l’asse mesenterico-portale<br />

e/o <strong>del</strong>l’arteria mesenterica superiore<br />

e/o <strong>del</strong> tripode celiaco e/o <strong>del</strong>l’arteria epatica si<br />

raccomanda l’esecuzione di chemioradioterapia<br />

con <strong>in</strong>tento di down-stag<strong>in</strong>g. In questi pazienti,<br />

benché l’<strong>in</strong>tervento resettivo possa talvolta essere<br />

tecnicamente possibile, il rischio di una ripresa di<br />

malattia precoce <strong>in</strong>duce a un atteggiamento più<br />

prudente con esclusione dei casi arruolati <strong>in</strong> RCT<br />

di comparazione tra chemioradioterapia neoadiuvante<br />

e <strong>in</strong>tervento resettivo con resezione vascolare<br />

quale primo atto terapeutico. Compito <strong>del</strong> cl<strong>in</strong>ico<br />

è risolvere gli eventuali s<strong>in</strong>tomi ostruttivi presenti<br />

alla diagnosi. L’ittero va affrontato <strong>in</strong> prima battuta<br />

per via endoscopica con il posizionamento<br />

di uno stent biliare durante ERCP e, solo <strong>in</strong> caso<br />

di fallimento di questa metodica, mediante approccio<br />

trans-parieto-epatico (percutaneous transheptic<br />

biliary dra<strong>in</strong>age, PTBD). L’eventuale occlusione<br />

digestiva alta richiede, al contrario, l’ese-<br />

cuzione di un duplice bypass chirurgico. Durante<br />

tale procedura è <strong>in</strong>dispensabile ottenere la tipizzazione<br />

<strong>del</strong>la neoplasia mediante FNA o biopsia<br />

<strong>del</strong> tumore o di eventuali metastasi. Dopo la risoluzione<br />

di eventuali s<strong>in</strong>tomi ostruttivi il paziente<br />

viene <strong>in</strong>viato agli oncologi e radioterapisti per <strong>in</strong>iziare<br />

quanto prima la terapia medica specifica.<br />

Qualora dopo i cicli concordati la nuova rivalutazione<br />

radiologica e laboratoristica deponga per<br />

una risposta parziale o completa, il Chirurgo decide<br />

per l’eventuale laparotomia esplorativa.<br />

Le protesi duodenali. Circa il 15% dei pazienti<br />

con cancro <strong>del</strong> pancreas va <strong>in</strong>contro a una s<strong>in</strong>tomatologia<br />

da ostruito svuotamento gastrico. Il<br />

suo trattamento è usualmente chirurgico, ma alla<br />

luce dei dati a oggi disponibili appare ragionevole<br />

suggerire il trattamento endoscopico per pazienti<br />

con malattia avanzata e il trattamento chirurgico<br />

per pazienti con maggiore spettanza di vita.<br />

Chemioterapia di <strong>in</strong>duzione (neoadiuvante) nelle<br />

forme resecabili o borderl<strong>in</strong>e. Al momento attuale<br />

non esistono evidenze cl<strong>in</strong>iche che support<strong>in</strong>o l’utilizzo<br />

di approcci chemioterapici e/o chemioradioterapici<br />

preoperatori nell’adenocarc<strong>in</strong>oma pancreatico<br />

resecabile o resecabile borderl<strong>in</strong>e nella pratica<br />

cl<strong>in</strong>ica corrente e al di fuori di studi cl<strong>in</strong>ici controllati.<br />

Dati provenienti da studi monoistituzionali di<br />

fase I/II <strong>in</strong>dicano la fattibilità di associazioni chemioradioterapiche<br />

<strong>in</strong>cludenti prevalentemente<br />

5-FU o gemcitab<strong>in</strong>a e suggeriscono che, <strong>in</strong> pazienti<br />

selezionati, tale approccio possa recuperare a una<br />

resecabilità radicale alcuni pazienti <strong>in</strong>izialmente ritenuti<br />

<strong>in</strong>operabili o resecabili borderl<strong>in</strong>e. Tuttavia,<br />

la mancanza di studi prospettici randomizzati e la<br />

conseguente assenza di consenso sugli schemi ottimali<br />

di terapia da utilizzare sp<strong>in</strong>gono a considerare<br />

questo tipo di approccio ancora sperimentale e suggeriscono<br />

che tali pazienti andrebbero trattati solo<br />

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