terra trentina - Riviste - Provincia autonoma di Trento

pRovINcIA
AuToNomA
dI TRENTo
1
2008
mensile di economia e tecnica per un’agricoltura moderna al servizio del consumatore e dell’ambiente
www.trentinoagricoltura.net
Il nuovo psR
2007-2013
Intervista
all’assessore
Tiziano mellarini
I cinquant’anni
dei clubs 3p
Redditi agricoli
a confronto
viaggio nelle
regioni viticole
della spagna
numero 1 gennaio 2008 - anno LIII
ASSESSORATO PROVINCIALE ALL’AGRICOLTURA

S O M M A R I O
3 L’Intervista
Investimenti legati al miglioramento economico,
ambientale, sociale e occupazionale
7 Appuntamenti
Giornata dimostrativa su macchine ed attrezzature
per la raccolta dei sarmenti
9 Testimonianze
Il movimento Clubs 3P compie cinquant’anni
14 Redditi agricoli
Andamento dei redditi agricoli nella produzione
di latte, uva e mele
20 Viaggio di studio
La Spagna valorizza i vini del territorio
30 Viticoltura/ricerca
Progressi nella comprensione della base genetica
di caratteri di interesse in viticoltura
34 SCADENZE
Corsi ed esami per il rinnovo del patentino
prodotti fitosanitari
36 Macchine agricole
Amarcord: tratori veci dela Busa
Notizie
38 Notizie dall’Istituto Agrario
42 Notizie da Europe Direct
45 Cibo e salute
La margarina tutta vegetale e...
il colesterolo “cattivo” che aumenta!
46 Orto e dintorni
La rosa di Natale
TERRA
TRENTINA
PROVINCIA
AUTONOMA
DI TRENTO
Mensile di economia e tecnica
dell’agricoltura
Organo dell’Assessorato provinciale
all’agricoltura di Trento
Reg. Trib. Trento n. 41 del 29.8.1955
Direttore responsabile
Alberto Faustini
Coordinatore tecnico
Sergio Ferrari
Segreteria di redazione
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Redazione
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Servizio aziende agricole e territorio rurale
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Centro per l’assistenza tecnica – IASMA
Silvia Ceschini
Ufficio stampa – IASMA
Fotocomposizione e stampa
ESPERIA Srl
Via G. Galilei, 45 - LAVIS (TN)
1/2008

IL NUOVO PSR
Intervista all’assessore Tiziano Mellarini
Investimenti legati al
miglioramento economico,
ambientale, sociale
e occupazionale
L’INTERVISTA
Assessore Mellarini, quale importanza
riveste il nuovo PSR
per l’agricoltura trentina
Il Piano di Sviluppo Rurale rappresenta
per il periodo 2007-
2013 il principale strumento di
politica agraria della Provincia
di Trento, sia per il volume dei
finanziamenti attivati - oltre 256
milioni di Euro di contributi pubblici
complessivi per l’intero periodo
di programmazione - sia
perché al 31 dicembre 2007 è
venuta meno l’operatività della
legge provinciale 4/2003, le cui
azioni dovranno essere eventualmente
notificate.
Il nuovo PSR diventerà operativo
dal momento della pubblicazione
della decisione comunitaria.
Solo da tale data potrà essere convocato il
Comitato di sorveglianza che dovrà esprimersi
sui contenuti degli strumenti applicativi delle
misure del piano. Da marzo sarà possibile
presentare le prime domande di finanziamento.
a cura di Corrado Zanetti
e Sergio Ferrari
La legge n. 4/2003 della PAT
continuerà ad essere operativa
In caso di adeguamento
obbligatorio, dovrà subire limitazioni
e/o modifiche sostanziali
La legge potrà continuare a essere
operativa solo previa notifica
o con la procedura ordinaria o
tramite procedura semplificata,
secondo quanto previsto dal regolamento
di esenzione. È ovvio
che l’adeguamento comporterà
l’introduzione negli strumenti
applicativi della legge delle limitazioni
che derivano dai nuovi
orientamenti comunitari in ma-
L’assessore provinciale all’agricoltura, commercio e turismo Tiziano
Mellarini.
TERRA TRENTINA

L’INTERvIsTA
teria di aiuti di stato. Si deve tener
presente che in ogni caso il
nuovo PSR – che comprende tra
l’altro pure gli interventi per l’asse
Leader - costituisce anche, per
le misure in esso contenute, strumento
di notifica alla Commissione
e ciò consentirà l’attivazione,
accanto a quelli cofinanziati, di
aiuti aggiuntivi a totale carico del
bilancio provinciale.
Il PSR approvato dalla Commissione
europea mantiene
integro lo spazio di autonomia
legislativa della Pat o in
qualche modo la modifica e
condiziona
L’autonomia legislativa della Provincia
Autonoma di Trento risulta
in ogni modo condizionata
dalla normativa comunitaria che
in ogni caso non può essere applicata
in Provincia di Trento in
modo diverso da quanto avviene
negli altri paesi dell’Unione
e i regolamenti comunitari sono
strumenti immediatamente applicabili
ed aventi forza di legge.
Il PSR della Pat è tra gli ultimi
ad ottenere l’approvazione rispetto
a quelli di altre regioni
italiane. Come spiega il ritardo
Le osservazioni della Commissione
al piano sono pervenute
nella seconda metà dello scorso
mese di novembre. Solo con un
lavoro particolarmente intenso
ed accelerato è stato possibile
avere l’approvazione dal Comitato
Sviluppo Rurale (CSR) il 19
dicembre 2007, evidenziando
per la Provincia di Trento un ‘ottima
capacità di recupero di un
ritardo collegato ai documenti di
accompagnamento del piano, in
particolare la valutazione ex ante
e la valutazione strategica, predisposte
da soggetti esterni. Per
altro, vi sono ancora ben cinque
regioni italiane - tra cui la Puglia,
terra natia del ministro De Castro
- che saranno sottoposte alla valutazione
del Comitato Sviluppo
Rurale (CSR) nel 2008.
Il nuovo piano di sviluppo rurale 2007-2013
TERRA TRENTINA
4
Il Comitato sviluppo rurale (CSR), nella seduta del
19 dicembre 2007, ha esaminato ed approvato
all’unanimità la proposta uffi ciale del Piano di
Sviluppo Rurale presentato dalla Provincia autonoma
di Trento per il periodo di programmazione
2007-2013. A completamento dell’iter, la Commissione
Europea formalizzerà l’approvazione
con propria decisione. Il documento programmatico
approvato tiene conto delle precise e puntuali
osservazioni che la Commissione Europea ha
richiesto in ordine alle percentuali di intervento,
agli ordini di priorità, alla tipologia delle spese
ammissibili e dei benefi ciari. Il Piano prevede un
sostegno complessivo all’economia agricola provinciale
per un ammontare di contributo pubblico
di oltre 256 milioni di euro per l’intero periodo
di programmazione. Costituisce inoltre lo strumento
di notifi ca che legittima la concessione di
aiuti a totale carico del bilancio provinciale a
sostegno delle misure di intervento previste dal
piano. Comprende inoltre gli interventi per l’asse
Leader. Il piano verrà analizzato nell’ambito del
“Tavolo Verde” al fi ne di valutarne gli impatti e
defi nire i contenuti dei provvedimenti applicativi
che dovranno essere sottoposti, prima della formale
adozione da parte della Giunta Provinciale,
al parere vincolante dell’apposito Comitato
di Sorveglianza cui partecipano i rappresentanti
dell’Unione Europea e del Ministero delle politiche
agricole e forestali assieme ai rappresentanti
delle categorie e delle forze sociali coinvolte.
L’assessore Mellarini stabilirà la scaletta dei lavori
per giungere nel più breve tempo possibile alla
reale operatività del piano.

In quali punti sostanziali o procedurali il testo
proposto dalla Provincia autonoma di Trento è
stato modificato Le modifiche sono peggiorative
o migliorative
Le modifiche sono state numerose, anche se si ritiene
di aver salvato le misure fondanti del Piano
di Sviluppo Rurale. Le modifiche maggiori rispetto
alla proposta riguardano il settore forestale ed in
ogni caso le modifiche non sono mai migliorative.
Su quali aspetti, in particolare, si è incentrata
la trattativa con la Commissione Europea rispetto
alla proposta presentata dalla Provincia
Autonoma di Trento
La trattativa è stata riferita soprattutto a puntualizzare
la demarcazione dei fondi dello sviluppo
rurale con le azioni sostenute attraverso gli altri
fondi comunitari, quali il Fondo europeo di sviluppo
regionale ex obiettivo 2, il Fondo sociale
europeo al quale è riferita soprattutto la formazione,
il Fondo per la pesca ed in particolare i fondi
riferiti alle Organizzazioni Comuni di Mercato
che, per la nostra provincia, interessano soprattutto
i settori viticolo, lattiero caseario e ortofrutticolo.
Un altro aspetto entrato nella trattativa con
la Commissione Europea è quello che si riferisce
alle percentuali d’intervento delle azioni sostenute
attraverso lo sviluppo rurale e che nel nuovo
PSR vengono definite puntualmente, a differenza
di quanto avveniva prima, quando erano invece
previste in termini massimi.
Questo però riduce lo spazio di manovra a livello
locale e toglie discrezionalità all’amministrazione
provinciale ed al Tavolo Verde nell’assegnazione
dei fondi.
In parte sì, ma determina per contro una maggiore
chiarezza verso i beneficiari degli aiuti. Così
come una maggiore chiarezza è pure riferibile alle
azioni ammissibili ed alle priorità d’intervento che
la Commissione Europea ha voluto fossero definite
già nel Piano di Sviluppo Rurale anziché nelle
future delibere attuative. Rispetto alle prime la
Commissione ha chiaramente definito la non ammissibilità
delle spese di sostituzione con particolare
riferimento al rinnovo degli impianti arborei
a fine ciclo, che non potranno quindi più essere
agevolati e che potranno dunque essere effettuati
attraverso gli aiuti messi a disposizione dalle
Organizzazioni Comuni di Mercato vitivinicole e
ortofrutticole.
Il riparto finanziario proposto dalla Pat per
TERRA TRENTINA

L’INTERVISTA
TERRA TRENTINA
l’asse 1 (competitività), l’asse
2 (miglioramento dell’ambiente)
e l’asse 3 (qualità
della vita e diversificazione)
è rimasto con le percentuali
originarie o è stato modificato
Il riparto finanziario è rimasto
inalterato: le risorse sono riservate
per il 33 per cento all’asse 1,
per oltre il 50 per cento all’asse
2 ambiente con particolare riferimento
alle aree svantaggiate di
montagna ed al settore zootecnico,
e per circa il 15 per cento
all’asse 3. Un riparto che, come
si vede, garantisce la prevalenza
delle misure collegate all’ambiente
- basti pensare all’indennità
compensativa ed agli interventi
agro-ambientali - che sono di
particolare significato per la Provincia
di Trento.
In quale misura il nuovo PSR
prevede finanziamenti per gli
investimenti in infrastrutture,
impianti irrigui in particolare
Gli interventi in questo settore
saranno riservati al finanziamento
di piccoli bacini di accumulo e
di reti di adduzione, mentre non
saranno più agevolate le spese
per la distribuzione nei singoli
appezzamenti.
E per il comparto della trasformazione
e commercializzazione
È stata mantenuta una priorità
alle azioni promosse dai beneficiari
che garantiscano una
ricaduta economica positiva diretta
e duratura ai produttori di
base.
Un elemento importante e di novità
del PSR 2007-2013 è quello
riferito alla necessità di legare gli
investimenti al “rendimento globale”
da essi determinato, vale a
dire al miglioramento economico
ambientale, sociale ed occupazionale.
Novità anche per le misure
agro ambientali e per le attività
di diversificazione
Nel campo delle misure agro ambientali
sono state più o meno
mantenute le azioni già previste
nel passato periodo di programmazione,
con una maggiore attenzione
agli impegni e alla compensazione
dei maggiori costi
che gli agricoltori sostengono in
funzione di pratiche eco compatibili.
Per quanto riguarda invece
la diversificazione, il PSR potrà
offrire alle aziende agricole importanti
occasioni per effettuare
investimenti volti ad integrare il
reddito, nell’ottica di sviluppare
importanti sinergie soprattutto
con il comparto turistico, che è
fondamentale per l’economia del
nostro territorio.
Si sa che la Commissione europea
non riconosce in termini
concreti il ruolo delle
cooperative agricole, soprattutto
di secondo grado, che
vengono equiparate a mediograndi
imprese. Questo atteggiamento
si riflette anche nei
condizionamenti imposti al
PSR 2007-2013
Il Piano di Sviluppo Rurale prevede
che per le cooperative
agricole o le altre imprese di trasformazione
che non rientrano
tra le medie imprese (fatturato
inferiore ai 50 milioni di Euro)
le percentuali di intervento sono
dimezzate rispetto al precedente
periodo di programmazione
(aiuto massimo 20%). Questa indicazione
è contenuta anche nei
nuovi orientamenti in materia di
aiuti di stato e pertanto alla stessa
dovrà assoggettarsi anche l’eventuale
adeguamento dell’analogo
intervento previsto dalla legge 4
del 2003 a partire dal 1^ gennaio
2009.
Quando diventerà operativo
il nuovo PSR, cioè quando inizierà
il periodo utile per presentare
le domande di finanziamento
Il nuovo PSR diventerà operativo
dal momento della pubblicazione
della decisione comunitaria.
Solo da tale data potrà essere
convocato il previsto Comitato
di Sorveglianza che dovrà obbligatoriamente
esprimersi sui contenuti
degli strumenti applicativi
delle misure del piano e sui
contenuti dei bandi. Per definire
le proposte su tali contenuti il
Tavolo Verde è stato convocato
lo scorso 11 gennaio al fine di
completare il percorso di confronto
entro questo stesso mese.
Il lavoro portato a termine entro
la fine del 2007 consente di
garantire agli agricoltori trentini
le intere somme stanziate dall’Unione
europea ed in particolare
per quanto riguarda le misure
agro ambientali di garantire il pagamento
delle domande già raccolte
sub sudice per l’annualità
2007. Si prevede che le domande
di finanziamento possano essere
presentate ad inizio marzo. Già
in questi primi mesi del 2008
sarà nostra premura attivare ed
aprire i bandi di presentazione
delle domande anche per le altre
misure del Piano.
Dovendo riapprovare il documento
programmatico nella
nuova stesura integrata e corretta
dalla Commissione, la
Giunta provinciale dovrà accettarlo
tal quale o ha facoltà
di modifica
La Giunta non potrà modificare il
contenuto del PSR, la cui versione
ufficiale si trova sul sito internet
del Ministero delle Politiche
Agricole e Forestali all’indirizzo:
http://www.politicheagricole.
it/SviluppoRurale/Programmi_
2007_2013/Provincia_Autonoma_Trento.htm

AppuNTAmENTI
GIORNATA DIMOSTRATIVA
SU MACCHINE ED ATTREZZATURE
PER LA RACCOLTA DEI SARMENTI
martedì 12 febbraio 2008 - dalle 9.30 alle 12.30
presso az. Secchi Romano
loc. Fenilon frazione Preabocco (Brentino-Belluno, VR)
La Fondazione E. Mach - IASMA di San Michele
all’Adige (TN), in collaborazione con CNR-IVAL-
SA ha attivato un programma di studio, finanziato
dalla Cantina Sociale di Avio, volto ad approfondire
le possibilità di recupero e sfruttamento
a fini energetici degli scarti di potatura generati
dalla coltivazione dei vigneti.
Il progetto trae spunto dalla consapevolezza che
le biomasse di provenienza agricola rappresentano
una fonte potenziale di energia rinnovabile
fino ad oggi poco valorizzata rispetto alle reali
disponibilità, in un momento in cui le problematiche
relative all’approvvigionamento, al consumo
e ai costi energetici stanno avendo una crescente
importanza non solo in ambito tecnico ma nell’intera
opinione pubblica. Ne sono conferma le
recenti decisioni maturate a livello europeo, già
recepite o in fase di recepimento da parte di tutti
gli Stati membri, che hanno dato nuovo impulso
ad attività di ricerca e sviluppo di fonti energetiche
alternative a quelle fossili, che attualmente
coprono più dell’80% del fabbisogno europeo.
gli obiettivi del progetto
possono essere così riassunti:
• verifica della possibilità di utilizzare i sarmenti
di vite quale combustibile con modalità
compatibili con la tutela dell’ambiente e
conseguente verifica di eventuali contaminazioni
e dei livelli di emissioni;
• verifica della convenienza per l’agricoltore
ad asportare i sarmenti anche attraverso
una valutazione agronomica di tale pratica;
• studio della effettiva praticabilità della raccolta
e del riutilizzo dei sarmenti (aspetti organizzativi,
economici e bilancio energetico
dell’operazione).
La giornata dimostrativa del 12 febbraio si colloca
nell’ambito del progetto e vuole essere un
momento di divulgazione e di sensibilizzazione
alle tematiche sopra esposte per gli operatori
del settore.
TERRA TRENTINA
7

AppuNTAmENTI
lE mAcchINE IN pRovA
Verranno presentate in condizioni operative le
principali attrezzature impiegate in Italia per il
recupero dei sarmenti.
Oltre a un ranghinatore dedicato, saranno presenti
macchine trincia-caricatrici e imballatrici.
Le prime derivano dalle trinciasarmenti tradizionali
e sono dotate di raccoglitore rotativo
(pick-up) e di sistemi di accumulo del triturato.
Le seconde invece consentono il condizionamento
dei tralci in “ballette” di varia forma e
dimensioni.
Hanno confermato la presenza le ditte Abimac-
Pisoni, Berti, CAEB, Nobili, OMARV, Peruzzo
e Tierre.
pRogRAmmA dEllA mANIFEsTAzIoNE
9.30 -10.00 Registrazione
10.00 Benvenuto e presentazione del progetto
10.30 Inizio dimostrazione
12.30 Fine dell’attività dimostrativa
La manifestazione si terrà anche in caso di maltempo.
INFoRmAzIoNI
Fondazione E. Mach - IASMA:
• Centro Assistenza Tecnica
Mescalchin Enzo 335 7440176
Penner Francesco 335 7440178
• UO Biomasse ed energie rinnovabili
Silvestri Silvia 0461 615315
Cristoforetti Andrea 0461 615292
comE ARRIvARE AllA sEdE dEllA mANIFEsTAzIoNE
• Per chi proviene da sud, uscita autostrada A22 Affi. Al casello girare a destra, alla rotonda
seguire direzione Trento (13 km).
• Per chi proviene da nord, uscita autostrada A22 Ala-Avio. Al casello girare a sinistra, continuare
in direzione Verona (15 km).
IN COLLABORAZIONE CON:
TERRA TRENTINA
CNR-IVALSA
Cantina Sociale
di Avio
ASSeT
Azienda
agricola
Secchi Romano
Goldoni
Zantedeschi
Michele
Pedemonte (VR)
8

Il primo gruppo è stato fondato a Vigolo Vattaro il 14 dicembre 1957
Il movimento Clubs 3P
compie cinquant’anni
TESTIMONIANZE
Sono trascorsi cinquant’anni da
quando un gruppo di giovani
contadini di Vigolo Vattaro, accogliendo
l’invito del Movimento
Giovanile dell’Unione Contadini,
costituì il primo Club 3P della
provincia di Trento, uno dei primi
costituiti in Italia. Per cogliere
appieno l’importanza che hanno
avuto questi gruppi di giovani
contadini nello sviluppo socio
economico dell’agricoltura del
secondo dopo guerra, bisogna
ritornare con la memoria a quella
che era la situazione generale
dell’Italia e la situazione dell’agricoltura
in particolare.
Da pochi mesi erano stati firmati
i Trattati di Roma (Marzo 1957).
Essi diedero il via al Mercato Comune
Europeo (MEC) che vedeva
l’agricoltura come uno dei
settori fin da subito interessati a
questa importante apertura dei
mercati. Molte erano le speranze
ma anche le preoccupazioni, ben
presto ci si rese conto che, per
entrare sul mercato che vedeva
coinvolti i primi sei paesi che costituirono
il nucleo fondante di
quella che sarebbe diventata poi
l’Unione europea, era indispensabile
un’accelerazione nel passaggio
da un’agricoltura di sussistenza
che era quella largamente
più diffusa in Trentino, e particolarmente
nelle valli di montagna,
ad un’agricoltura di mercato.
E fu particolarmente per un’agricoltura
di montagna come quella
di Vigolo Vattaro, che il momento
Per cogliere appieno l’importanza che hanno
avuto questi gruppi di giovani contadini nello
sviluppo socio-economico dell’agricoltura
trentina del secondo dopoguerra, bisogna
ritornare con la memoria alla drammatica
situazione economica dell’epoca.
Il logo “Provare, produrre, progredire” rivive
nella testimonianza dei fondatori.
Un messaggio per i gruppi attuali.
Carlo Bridi
I soci del 3P di Vigolo Vattaro posano in un appezzamento di patate
di una prova dimostrativa (luglio 1959).
fu particolarmente difficile come
ricordano i fondatori del Club 3P.
Fu un passaggio tutt’altro che indolore,
ricordano Giovanni Bianchini,
e Marco Bortolameotti che
accolsero per primi l’idea lanciata
da Carlo Bridi che l’aveva
raccolta in un convegno svoltosi
pochi mesi prima per i dirigenti
dei giovani rurali a Penia di Canazei.
In quella sede Fortunato
Tirelli, che era tornato da poco
TERRA TRENTINA

TESTIMONIANZE
da un soggiorno negli Stati Uniti
raccontò l’esperienza dei 4H Clubs
americani che fin dall’inizio
del secolo scorso erano punto di
riferimento della gioventù rurale
americana. Il Club 3P di Vigolo
Vattaro venne costituito a conclusione
di un corso di formazione
professionale che il Movimento
Giovani dell’Unione Contadini
aveva organizzato fra ottobre e
novembre del 1957.
La situazione agricola
degli anni cinquanta
a Vigolo Vattaro
La superficie agricola di Vigolo
Vattaro era calcolata nel censimento
generale dell’agricoltura
in circa 500 ettari di terreni agricoli
coltivati a patate, granturco,
frumento, grano saraceno,
ma in larga parte a prati stabili.
Su questa povera terra spesso
colpita da pesanti siccità - l’irrigazione
arrivò oltre vent’anni
più tardi - erano insediate ben
230 famiglie. Fortissima la presenza
di giovani fra i 14 ed i
35 anni, ben 194, 89 dei quali
erano maschi e 105 femmine.
Una pressione sulla terra impossibile
a reggersi e che era pertanto
destinata a ridursi enormemente
per poter sopravvivere.
Erano questi i tempi di una forte
emigrazione che, a differenza di
quella della seconda metà del
secolo precedente, non fu verso
le Americhe, ma stagionale verso
la Svizzera e verso altre regioni
del Nord Italia.
per tutte - con la sottrazione di
importanti quantità di terreni
agricoli senza nessun riguardo
per chi li coltivava e che li vedeva
come proprio strumento di
lavoro. La categoria agricola era
considerata come l’ultima della
scala sociale al punto che molti
giovani faticavano enormemente
a trovare una ragazza disposta
a sposarli. Ma i problemi erano
enormi anche dal punto di vista
tecnico, non esisteva nessun
servizio di assistenza tecnica e
gli unici tecnici che cominciavano
a girare per le campagne erano
quelli pagati dalle industrie
degli antiparassitari. Il primo
problema da risolvere per rendere
l’agricoltura trentina competitiva
sul mercato che si stava
aprendo era pertanto quello di
elevare le conoscenze tecniche
ed organizzative dei contadini e
particolarmente dei giovani sui
quali era più facile far attecchire
un messaggio d’innovazione
assieme ad una meccanizzazione
adeguata per risparmiare le
enormi fatiche di coltivava la
terra.
Fu in quel contesto che, per supplire
alle gravi carenze dell’ente
pubblico per intuizione di Paolo
Bonomi, presidente nazionale
del potente sindacato dei
contadini, la Confederazione
Nazionale dei Coltivatori Diretti,
venne dato vita all’interno
del Movimento Giovani della
Coldiretti ad un’organizzazione
tecnica dei giovani contadini
che passò sotto il nome di Clubs
3P, con il duplice scopo: innanzi
tutto quello di impegnarsi
attraverso diverse strade a ridare
dignità a quella categoria che si
sarebbe poi dimostrata centrale
anche nei decenni successivi oltre
che per sfamare gli italiani,
TERRA TRENTINA
10
L’esodo dalla campagna
L’abbandono delle campagne
si trasformò ben presto in un
autentico esodo biblico particolarmente
dei giovani, che non
vedevano in campagna nessun
avvenire. Fu di quegli anni l’avvio
di un’industrializzazione disordinata
e spesso molto inquinante
del Trentino – ricordiamo
la SiceEdison di Mezzocorona
I primi dirigenti 3P a livello regionale.

Il gruppo giovani rurali in visita ad una stalla modello di pezzata
nera.
Al ritorno dalla disinfestazione dai maggiolini i soci del 3P di Vigolo
Vattaro posano davanti al Comune.
per il determinante ruolo nella
difesa del territorio e nella conservazione
dell’ambiente. Quindi,
per bloccare quest’esodo
disordinato, offrendo l’obiettivo
di dare una prospettiva reale
in campagna ai giovani che
avevano voglia di rischiare, di
rimboccarsi le maniche e di impegnarsi
duramente a 360 gradi.
Nell’estate del 1956 chi scrive
ebbe la fortuna assieme ad altri
4 giovani trentini di partecipare
a Roma al primo corso di formazione
per giovani dirigenti
locali del movimento giovanile
della Coldiretti, durante il quale
Giovanni Rainero e Fortunato
Tirelli, giovani dirigenti
nazionali, presentarono l’esperienza
americana dei 4H Clubs,
i gruppi dei giovani contadini
nati negli Usa all’inizio del secolo
scorso.
Una formula vincente
I gruppi dei Club 3P nacquero da
una costola del movimento giovanile,
organismo sindacale dei giovani
contadini, che erano stati costituiti
nel 1954. Nel 1956, con la
nomina del maestro Isidoro Trentin,
primo delegato provinciale, a
consigliere regionale, si iniziò ad
attuare concretamente una delle
più importanti rivendicazioni dei
giovani, quella dell’autogoverno
contadino. Vennero invitati
a Villa Belfonte di Villazzano,
i delegati dei gruppi più attivi a
livello locale e Carlo Bridi giovane
ventunenne delegato del
gruppo di Vigolo Vattaro, venne
eletto primo delegato provinciale
contadino.
La nascita ufficiale del Club 3 P di
Vigolo Vattaro risale al 14 dicembre
del ’57. Il primo gruppo di soci
aderenti era composto da 17 giovani
tutti maschi, perché le donne,
secondo la delegata nazionale
delle Donne Rurali, Emma Scwarz
dovevano stare separate da coloro
che avevano frequentato un
corso di formazione professionale
e che si erano dichiarati disponibili
a seguire un impegnativo programma
di attività teorico-pratica
durante tutto l’anno con una serie
di “prove dimostrative”, ossia di
pratica applicazione in campagna
di ciò che la ricerca e la sperimentazione
cominciavano a proporre
per migliorare la tecnica di coltivazione,
di allevamento, l’introduzione
di nuove colture ecc.. Il
tutto può essere sintetizzato nello
slogan del primo manifesto dei
Club 3P, “un’agricoltura nuova
s’innesta sul vecchio tronco”.
Nell’arco di pochi anni i Club diventarono
ben 85, vennero costituiti
praticamente in tutti i paesi
del Trentino nei quali l’agricoltura
aveva qualcosa da dire e da dare.
Ma i 3P non furono solamente
“scuola” di tecnica, essi diventarono
ben presto anche palestra d’allenamento
alla vita democratica.
TERRA TRENTINA
11

TESTIMONIANZE
TERRA TRENTINA
12
Ogni anno infatti venivano eletti
democraticamente i vertici del
club: il presidente, il segretario ed
il cassiere. Ma da essi assieme ai
gruppi giovani rurali parti anche
quella azione di riscatto sociale
che diede ben presto i primi risultati.
Nel ’67, a distanza di 10 anni dalla
costituzione dei primi 3P,dopo
Vigolo venne Matterello, venne
svolta un’indagine a tappeto
per cogliere il significato della
loro presenza nella società civile
dalle amministrazioni comunali,
alle cooperative agricole, agli
altri organismi di categoria con
un risultato eccellente, al punto
che l’allora giovane collaboratore
delle pagine agricole locali
Sergio Ferrari, dedicò un vasto
servizio all’indagine con un titolo
emblematico: “Continua la
marcia dei giovani leoni.”
All’insegna del motto “Provare,
Produrre, Progredire”, questi
giovani, adeguatamente assistiti
da una vasta rete di tecnici
agricoli, avviarono nel comparto
agricolo quel salto di qualità,
quella “rivoluzione verde”, che
i dirigenti, ma anche i contadini
più attenti, ritenevano necessaria
per il rilancio del ruolo del settore
primario. L’impegno tecnico per
il 3P di Vigolo si sviluppò innanzi
tutto sul fronte del miglioramento
del patrimonio zootecnico,
visto che quasi tutte le aziende
avevano vacche da latte in stalla.
Non fu facile però trovare i tecnici
da affiancare ai gruppi che nascevano.
Per questo, un grande
amico dell’agricoltura e convinto
sostenitore dei giovani, Vittorio
Zanon, allora Capo del potentissimo
Ispettorato Agrario Provinciale,
volle dare il buon esempio
offrendosi egli stesso come
tecnico del 3P di Vigolo Vattaro
per il comparto zootecnico,
mentre per la pataticoltura venne
chiamato il migliore tecnico del
settore, sempre dell’Ispettorato
La celebrazione del trentennale di fondazione del Club 3P di Vigolo
Vattaro.
Il primo congresso provinciale dei giovani rurali (20 gennaio 1958).
Agrario, Riccardo Dorigatti e
come tecnico consulente Mario
Bauer allora capo del servizio
tecnico delle Aziende Agrarie.
L’attività si svolgeva secondo il
modello dei 4H “dell’imparare
facendo”. Vennero allestite
una serie di prove dimostrative
che vedevano alternarsi l’attività
teorica a quella pratica con le
prove in stalla ed in campo. Dai
componenti del primo gruppo
di Vigolo Vattaro, di 50 anni fa
nacque il gruppo di imprenditori
agricoli che hanno poi avuto
responsabilità oltre che a livello
locale anche provinciale. Ma
l’attività del gruppo si estese ad
ogni settore, da quello tecnicoeconomico
a quello della solidarietà.
Chi non ricorda l’attività di
aiuto ai soci che rimanevano infortunati,
o colpiti dall’alluvione
come quello del 1966 in Valsugana,
o la lotta collettiva contro
il maggiolino che infestava le
campagne che non interessava
solamente i soci del 3P ma tutta
la collettività agricola, tanto per
citare qualche esempio.
La contabilità aziendale
Di particolare importanza e molto
innovativa per la costruzione di
una mentalità imprenditoriale nei
giovani soci del Club fu la tenuta

di una serie di libri, dal libro verbali,
al libro cassa, al “diario personale”.
Il diario era una specie
di libro inventario, un libro mastro,
nel quale venivano annotate
le spese e le entrate dell’azienda
al punto che proprio da questo
strumento nacquero le prime rudimentali
contabilità aziendali e vennero
posti a confronto costi di produzione
e ricavi dei vari prodotti
e dei vari sistemi di coltivazione o
di allevamento sulla base dei quali
fare poi le proprie scelte.
La testimonianza
dei primi dirigenti
Giovanni Bianchini che è stato
il primo presidente del 3P, ricorda
come la prima caratteristica
di quei giovani fu il coraggio di
rischiare, quando, ad esempio,
con il parere contrario delle autorità
agricole regionali venne introdotto
il ribes nero prima e le
amarene poi. Furono colture, ricorda
Bianchini, che divenne fra
l’altro, primo presidente del Consorzio
produttori ribes e amarene
del Trentino, che nel momento
della crisi del prezzo del latte nei
primi anni Sessanta garantirono
ad un centinaio di famiglie di
Vigolo Vattaro, un’integrazione
Prima gimkana trattoristica nazionale sul campo sportivo di Mattarello.
Assemblea dell’Unione contadini: parla il presidente Spartaco Marziani.
di reddito di tutto rispetto. Sull’esempio
di Vigolo Vattaro queste
colture si estesero tramite i 3P
nel Bleggio, nel Lomaso, in Val
di Cembra,sull’Altipiano di Brentonico,
sulle colline di Povo. A
ben guardare furono proprio i 3P
gli antesignani della coltivazione
dei piccoli frutti che solamente
vent’anni più tardi, grazie all’ESAT
ed alla cooperativa Sant’Orsola,
sarebbero diventati un’attività
molto importante per oltre un migliaio
di famiglie delle valli trentine.
Non dimentichiamo che oggi,
prosegue Giovanni, questo coraggio
manca ai giovani, non vedo
voglia d’innovazione, e le possibilità
sarebbero ben maggiori di 50
anni fa quando eravamo arretrati
da ogni punto di vista. Abbiamo
rischiato, abbiamo provato, e siamo
riusciti a dare un avvenire alle
nostre aziende, conclude Bianchini.
Carlo Bridi venne nominato
primo segretario e da lì nacque
anche il suo avvenire professionale
sempre nel mondo agricolo.
Marco Bortolameotti venne nominato
cassiere, e partendo dalla
palestra di formazione alla vita
democratica quale erano i Club
3P arrivò a coprire incarichi a vario
livello, da quello di sindaco
del comune, a quello di presidente
della Latte Trento, a quello ancora
oggi conservato di presidente
dei pensionati della Coldiretti.
Marco, non ha dubbi: “i giovani
di oggi devono rendesi conto che
non possono attendere tutto dagli
altri, devono formarsi, crescere ed
impegnarsi in prima persona, non
possono attendere che siano gli
altri a risolvere i loro problemi”.
Lo slogan aggiornato in Preparare,
Partecipare, Progredire deve
essere puntualmente attuato.
TERRA TRENTINA
13

REDDITI AGRICOLI
Studio su quattro annate agrarie dal 2003 al 2006
Andamento dei redditi
agricoli nella produzione
di latte, uva e mele
TERRA TRENTINA
14
Concluse le verifiche ed i controlli
, sulle scritture contabili 2006,
da parte degli addetti dell’Istituto
Agrario di S. Michele e dell’Istituto
Nazionale di Economia Agraria
(INEA), delle aziende agricole
trentine che rientrano nel
campione economico-contabile
della RICA (Rete di Informazione
Contabile Agricola), selezionato
dall’ISTAT, è possibile elaborare
e quindi esporre ai lettori, i dati
relativi ai costi e ricavi delle diverse
produzioni.
Con l’acquisizione dei dati definitivi
dell’ultima annata agraria, è stato possibile
effettuare il confronto su un
campione costante di aziende
per quattro anni consecutivi.
I
II
III
Giorgio De Ros I , Laura Filippi I , Otello Mezzalira II ,
Gianpaolo Sassudelli III
Istituto Agrario di San Michele all’Adige/Fondazione Edmund Mach,
Centro Sperimentale,
Istituto Nazionale di Economia Agraria, Ufficio di Contabilità Agraria di Padova
Provincia Autonoma di Trento, Servizio Statistica

In questo articolo sono presi in
considerazione i settori più rappresentativi
della realtà rurale
trentina: zootecnico specializzato
latte, frutticolo specializzato melo,
frutticolo specializzato vite.
La scelta di aziende specializzate
permette l’imputazione di ricavi e
costi ad un’unica produzione, superando
in tal modo il problema
dell’attribuzione dei “costi congiunti”,
alle singole coltivazioni
od allevamenti.
Con l’acquisizione dei dati definitivi
dell’ultima annata agraria,
è stato possibile effettuare il confronto
su un campione costante
di aziende per quattro anni consecutivi,
dal 2003 al 2006.
Nel corso del 2006 tre aziende
sono decadute dal campione e,
pertanto, sono state tolte anche
dagli esercizi precedenti.
Va notato inoltre che, per l’ultimo
anno esaminato, i valori dei prodotti
conferiti a cooperative sono
stimati, in quanto, al momento
della rilevazione, non erano ancora
noti i prezzi definitivi liquidati
ai soci.
Le 85 aziende prese in esame
sono suddivise secondo i seguenti
ordinamenti colturali:
• 18 aziende zootecniche specializzate
nella produzione di
latte vaccino;
• 51 aziende frutticole specializzate
nella produzione di mele;
• 16 aziende frutticole specializzate
nella produzione di uva.
La rete RICA
ed il suo utilizzo
La Rete di Informazione Contabile
Agricola, istituita nel 1965
dal Regolamento del Consiglio
79/65/CEE, con l’obiettivo di monitorare
gli aspetti economici delle
aziende agricole, analizza nella
nostra provincia, poco meno di
300 aziende all’anno. Il campione
selezionato, dal 2003 è di natura
casuale, consentendo così la sua
rappresentatività statistica .In precedenza,
gli imprenditori agricoli
aderivano in modo volontario al
campione, alterando però la sua
rappresentatività essendo i più
sensibili e motivati e raggiungendo,
prevedibilmente, i migliori risultati
rispetto alla media.
Nel corso dell’esercizio contabile,
i conduttori registrano puntualmente
costi e ricavi delle aziende,
che vengono poi rilevati e visionati
da tecnici specializzati con
criteri uniformati a livello CE.
Dei dati del trend evolutivo che
scaturisce dall’elaborazione delle
aziende campione se ne avvalgono
principalmente le Istituzioni
Comunitarie tramite la Direzione
Generale Agricoltura (Organizzazione
dei Mercati, Sviluppo Rurale,
Politica Agricola Comunitaria).
Inoltre ne fanno uso il Ministero
dell’Agricoltura, le Università, gli
Istituti di Ricerca, ed ancora le
Organizzazioni Professionali dei
produttori agricoli.
La terminologia contabile
Prima di inoltrarci nel dettaglio
dei risultati economici dei singoli
settori, spieghiamo brevemente i
vari termini che compaiono nell’articolo
e nelle tabelle.
Il valore della produzione aziendale
comprende le vendite di prodotti,
gli autoconsumi e regalie, le
variazioni delle scorte di prodotti
aziendali, i risarcimenti per eventi
calamitosi eventualmente verificatisi
e, per il settore zootecnico,
l’Utile Lordo di Stalla dato dalle
variazioni positive o negative del
valore dei capi nell’anno, dai risarcimenti
assicurativi per gli stessi,
dalle vendite, acquisti ed autoconsumi
di bestiame.
Ci sono poi i premi e contributi
in conto esercizio assegnati all’azienda
sulla base delle misure
agro-ambientali e di politica agricola
sia locale che comunitaria.
La sommatoria del valore della
produzione aziendale ed i contributi
forma la PLV (produzione
lorda vendibile). Per realizzare la
produzione l’agricoltore deve sostenere
dei costi espliciti (con effettivo
esborso di denaro) per fattori
di produzione reperiti sul mercato.
Sono i costi per:
• colture;
• allevamenti;
• servizi di terzi;
• meccanizzazione aziendale;
• spese generali e fondiarie;
• ammortamenti dei cespiti patrimoniali
dell’azienda quali
fabbricati, macchine agricole,
piantagioni;
• imposte e tasse;
La differenza tra la PLV ed i costi
espliciti determina il Prodotto Netto,
ossia la ricchezza ottenuta dall’attività
aziendale per retribuire i
fattori produttivi immessi direttamente
dall’agricoltore nell’azienda
(terra, capitale, lavoro).
Dal Prodotto Netto, sottraendo i
costi per gli oneri sociali ed i salari
della manodopera, gli affitti
passivi, i costi d’opportunità dei
capitali dell’imprenditore inseriti
nel processo produttivo si ricava
il reddito da lavoro familiare. I
capitali menzionati sono il capitale
fondiario (il cui costo d’opportunità
è calcolato al 1%) su
terreni, piantagioni e fabbricati
agricoli ed il capitale agrario (il
cui costo d’opportunità è calcolato
al 2%) sul valore medio residuo
di macchine, allevamenti, prodotti
di scorta, e sul capitale anticipato
per sostenere le spese annuali
dell’azienda.
Si ricorda che i valori riportati nelle
tabelle che seguono sono medi
ed al netto dell’ IVA.
Analisi dei parametri tecnici-strutturali
per comparto produttivo
Dalle tabelle di seguito esposte
si evincono le prime considerazioni
che si possono trarre per
ciascun settore produttivo.
Settore zootecnico da latte
TERRA TRENTINA
15

REDDITI AGRICOLI
Tabella 1.A - COSTI E RICAVI DI AZIENDE ZOOTECNICHE SPECIALIZZATE LATTE PER UNITA’ BOVINO ADULTO (UBA)
N° aziende 18 – (valori medi espressi in euro) – fonte: ns elaborazioni su dati RICA-INEA (i valori per il 2006 sono provvisori)
anno
valore
costi espliciti per:
produzioni premi PLV totale
e contributi
colture mangimi mecc. acqua sanitari
aziendali foragg. foraggi altro e assic.
2003 1.734,58 542,16 2.276,74 10,03 636,98 110,68 130,54 62,21
2004 2.107,99 481,64 2.589,63 11,75 736,51 127,29 137,02 84,85
2005 2.181,14 614,10 2.795,24 18,15 692,61 152,08 127,65 83,69
2006 2.021,69 631,43 2.653,12 18,88 649,89 150,46 127,38 91,17
Tabella 1.B - COSTI E RICAVI DI AZIENDE ZOOTECNICHE SPECIALIZZATE LATTE PER QUINTALE DI LATTE
N° aziende 18 – (valori medi espressi in euro)– fonte: ns elaborazioni su dati RICA-INEA (i valori per il 2006 sono provvisori)
anno
valore
costi espliciti per:
produzioni premi PLV totale
e contributi
colture mangimi mecc. acqua sanitari
aziendali foragg. foraggi altro e assic.
2003 46,67 15,28 61,95 0,31 17,54 3,18 4,11 1,63
2004 49,89 12,48 62,37 0,28 17,11 3,24 3,47 2,03
2005 47,68 14,02 61,70 0,38 15,62 3,38 2,98 1,80
2006 49,42 16,49 65,91 0,50 16,34 3,98 3,27 2,23
Tabella 2.A - COSTI E RICAVI DI AZIENDE FRUTTICOLE SPECIALIZZATE MELO PER ETTARO SAU
N° aziende 51 – (valori medi espressi in euro) – fonte: ns elaborazioni su dati RICA-INEA (i valori per il 2006 sono provvisori)
anno
valore
costi espliciti per:
produzioni premi PLV totale
e contributi
colture mecc. acqua sanitari
aziendali altro e assic.
2003 15.738,70 186,93 15.925,63 1.385,65 866,92 360,18 951,58
2004 17.154,18 331,41 17.485,59 1.571,61 862,09 257,74 829,51
2005 17.190,37 603,14 17.793,51 1.372,35 894,33 315,97 799,73
2006 21.184,42 509,28 21.693,71 1.375,64 914,84 299,81 691,93
Tabella 2.B - COSTI E RICAVI DI AZIENDE FRUTTICOLE SPECIALIZZATE MELO PER QLE DI FRUTTA
N° aziende 51 – (valori medi espressi in euro) – fonte: ns elaborazioni su dati RICA-INEA (i valori per il 2006 sono provvisori)
anno
valore
costi espliciti per:
produzioni premi PLV totale
e contributi
colture mecc. acqua sanitari
aziendali altro e assic.
2003 36,94 0,48 37,42 3,41 2,16 0,92 2,16
2004 39,32 0,86 40,18 3,78 2,09 0,60 1,94
2005 33,34 1,34 34,68 2,80 1,78 0,60 1,60
2006 45,13 1,14 46,26 3,19 2,16 0,58 0,77
Tabella 3.A - COSTI E RICAVI DI AZIENDE VITICOLE SPECIALIZZATE PER ETTARO SAU
N° aziende 16 – (valori medi espressi in euro) – fonte: ns elaborazioni su dati RICA-INEA (i valori per il 2006 sono provvisori)
anno
valore
costi espliciti per:
produzioni premi PLV totale
e contributi
colture mecc. acqua sanitari
aziendali altro e assic.
2003 17.501,46 017,01 17.518,46 803,54 493,98 315,61 13,72
2004 18.275,68 015,64 18.291,32 883,60 606,64 380,12 64,25
2005 16.720,29 023,40 16.743,69 823,31 602,06 289,30 64,75
2006 16.684,77 115,22 16.799,99 884,96 634,66 452,03 43,07
TERRA TRENTINA
16
Tabella 3.B - COSTI E RICAVI DI AZIENDE VITICOLE SPECIALIZZATE PER QLE DI UVA
N° aziende 16 – (valori medi espressi in euro) – fonte: ns elaborazioni su dati RICA-INEA (i valori per il 2006 sono provvisori)
anno
valore
costi espliciti per:
produzioni premi PLV totale
e contributi
colture mecc. acqua sanitari
aziendali altro e assic.
2003 125,73 0,14 125,87 5,93 3,54 2,28 0,14
2004 114,17 0,09 114,26 5,40 3,61 2,32 0,46
2005 116,95 0,18 117,13 5,83 4,20 2,13 0,47
2006 122,54 0,90 123,44 6,66 7,40 3,18 0,25

costi opportunità per: reddito da
prodotto salari ed
gener. e ammort. imposte
netto affitti pas. capitale capitale
lavoro
fond. fondiario agrario famigl.
74,60 514,05 06,34 731,32 220,64 68,01 54,88 387,80
72,70 631,50 05,69 782,33 200,65 66,92 65,37 449,39
87,76 653,42 13,68 966,20 224,04 64,09 65,84 612,22
81,97 640,02 10,76 882,60 196,30 59,23 63,85 563,22
costi opportunità per: reddito da
prodotto salari ed
gener. e ammort. imposte
netto affitti pas. capitale capitale
lavoro
fond. fondiario agrario famigl.
2,15 14,72 0,23 18,08 7,36 2,06 1,60 07,06
1,88 15,89 0,13 18,36 5,01 1,75 1,64 09,97
2,15 14,75 0,33 20,30 4,99 1,52 1,49 12,29
2,13 16,06 0,27 21,14 5,13 1,37 1,59 13,05
costi opportunità per: reddito da
prodotto salari ed
gener. e ammort. imposte
netto affitti pas. capitale capitale
lavoro
fond. fondiario agrario famigl.
471,42 4.161,72 921,19 06.806,97 2.765,59 2.111,46 214,19 1.715,73
540,50 4.429,88 959,35 08.034,92 2.569,34 2.225,75 236,30 3.003,53
474,39 4.520,11 993,45 08.423,18 2.810,31 2.434,78 212,68 2.965,41
455,73 4.608,87 957,69 12.389,20 2.514,64 2.215,83 241,67 7.417,06
costi opportunità per: reddito da
prodotto salari ed
gener. e ammort. imposte
netto affitti pas. capitale capitale
lavoro
fond. fondiario agrario famigl.
1,20 10,34 2,21 15,03 6,50 5,20 0,54 02,78
1,40 10,91 2,32 17,15 5,91 5,47 0,57 05,20
0,99 09,25 2,07 15,60 5,39 4,94 0,42 04,85
1,07 11,04 2,15 25,31 5,60 5,13 0,59 13,98
costi opportunità per: reddito da
prodotto salari ed
gener. e ammort. imposte
netto affitti pas. capitale capitale
lavoro
fond. fondiario agrario famigl.
353,89 3.411,73 482,65 11.643,34 455,65 1.971,35 240,94 08.975,34
303,23 3.093,44 345,73 12.614,31 481,84 1.846,25 214,37 10.071,85
343,34 3.538,31 375,52 10.707,20 466,70 1.978,43 269,61 07.992,50
389,79 3.564,58 432,89 10.398,00 507,36 1.893,12 238,63 07.758,91
costi opportunità per: reddito da
prodotto salari ed
gener. e ammort. imposte
netto affitti pas. capitale capitale
lavoro
fond. fondiario agrario famigl.
2,68 24,60 3,44 83,24 3,75 13,88 1,91 63,69
1,91 19,20 2,10 79,26 3,20 11,56 1,35 63,16
2,33 24,50 2,48 75,18 3,90 14,05 1,81 55,33
2,98 26,01 2,99 73,98 4,46 13,79 1,75 53,98
TERRA TRENTINA
17

REDDITI AGRICOLI
TERRA TRENTINA
18
Premettendo che i dati riportati
nelle tabelle sono valori medi riferiti
ad UBA ed a quintale di latte
prodotto, si osserva che le 18
aziende esaminate hanno una superficie
foraggiera media di circa
23-24 ettari, escludendo gli alpeggi
aziendali.
Le Unità Bovino Adulto (UBA)
sono mediamente 40, delle quali
30 sono vacche da latte. Queste
raggiungono una produttività inferiore
di poco ai 60 quintali di
latte per capo in lattazione, con
punte che superano talvolta i 90
quintali. Il quantitativo totale medio
di latte prodotto per azienda
è compreso tra i 1.520 quintali del
2003, e i 1.755 del 2006. Le UBA
per ettaro di superficie foraggiera
variano, nei quattro anni, da 1,80
a 1,90 circa.
La tab. 1.A riporta i dati delle
varie voci per UBA delle quattro
annate esaminate.
Il valore delle produzioni aumenta
fino al 2005 e subisce poi
un leggero calo nel 2006. I premi
e contributi hanno un trend
sostanzialmente crescente, con
una percentuale, sul valore della
produzione, di oltre il 20%. Si
ribadisce che tali contributi, oltre
a sostenere i maggiori costi che
la zootecnia “di montagna” è costretta
ad accollarsi, remunerano
anche il ruolo di salvaguardia e
gestione dell’ambiente rurale alpino.
I costi dei fattori produttivi in
zootecnia mostrano, più o meno,
un incremento fisiologico da un
anno all’altro, con un’esasperazione
della spesa per foraggi nel
2003, dovuta alla nota siccità (che
si è ripercossa negativamente anche
nel 2004).
Il valore della PLV nell’annata
2006 risente, probabilmente, di
una certa pesantezza dei mercati
dei prodotti lattiero caseari.
Togliendo al Prodotto Netto salari,
affitti ed interessi sui capitali
aziendali si ottiene la redditività
del lavoro familiare che cresce
fino al 2005 e subisce un certo
calo nel 2006 per i motivi prima
indicati .Si passa infatti da un
valore del reddito lavorativo familiare
medio per UBA di 388 €
nel 2003, ai 612 € nel 2005 ed
ai 563 € nel 2006. La cifra modesta
dei costi d’opportunità sui
capitali, rispetto agli altri due settori
considerati, si spiega con il ricorso
dell’allevatore ad acquisire
le superfici foraggiere aziendali,
non in forma di proprietà, il che
aumenterebbe il capitale fondiario
e di conseguenza il suo costo
d’opportunità, ma in comodato,
uso gratuito od in affitto.
Un modo per elevare il reddito familiare
in zootecnia potrebbe derivare
da attività alternative quali
l’agriturismo ed il turismo rurale,
l’allevamento ovicaprino, o la prestazione
di lavoro e mezzi agricoli
nel settore ambientale.
La tab. 1.B, riportante i valori per
quintale di latte prodotto, rispecchia
la situazione sopra descritta,
con alcune oscillazioni nelle varie
annate.
Settore frutticolo
specializzato melo
Le 51 aziende esaminate sono
situate per la maggior parte nella
valle di Non e solo alcune nel
fondovalle, dove la presenza
concomitante della vite favorisce
soluzioni aziendali miste frutti-viticole.
La superficie media aziendale del
meleto in produzione, nei quattro
anni presi in esame, si aggira sui
2,5 ha circa, mentre la produzione
ad ettaro di mele varia, mediamente,
dai 424 qli del 2003, ai
516 qli del 2005, ed ai 467 qli del
2006.
La PLV totale dell’azienda è data
dalla somma del valore della
produzione di mele venduta, da
eventuali premi e contributi: per
la lotta integrata e da eventuali ri-

sarcimenti per grandinate e/o gelate
tardive. I costi di produzione
sono imputabili a prodotti di difesa
e fertilizzanti, meccanizzazione,
assicurazioni (leggermente in
calo nel 2006, stante il ricorso alla
copertura con reti antigrandine),
spese generali e fondiarie (tra le
quali i contributi consortili), manodopera,
ammortamenti, manutenzioni
ordinarie, tasse ed affitti.
Nei quattro anni considerati si
evidenzia come la PLV totale media
ad ettaro sia andata gradualmente
aumentando: si osserva
una crescita più accentuata nel
2006 , sia per tale voce che per il
Prodotto Netto, che per il Reddito
da Lavoro Familiare. È pur vero
che nel 2005 la carica di gemme
e quindi la produzione di frutti è
stata molto abbondante, con conseguente
diminuzione di prodotto
nell’annata successiva, che si è
aggirata sul 10-15% , segnata pure
da una cascola primaverile più
intensa. Ricordiamo anche, che
nel 2006 le scorte di prodotto, a
livello europeo, risultavano esaurite.
Se consideriamo inoltre che
la produzione è stata, per la maggior
parte, eccellente e di buona
pezzatura si spiega la migliore retribuzione
ottenuta sia in collina,
che in pianura. Nella tab. 2. B gli
stessi andamenti si riscontrano per
quintale di prodotto.
Settore frutticolo
specializzato vite
Sono 16 le aziende viticole specializzate
esaminate, localizzate
principalmente nel fondovalle:
Val d’Adige, Vallagarina, Bassa
Valle del Sarca e Valsugana. Solo
cinque sono situate in collina, in
Val di Cembra. La superficie produttiva
media vitata si attesta su
poco più di 2 ettari. La produzione
di uva per ettaro, nelle quattro
annate, si aggira sui 145 qli, con
una punta nell’annata 2004.
La PLV totale è rappresentata
dalla vendita dell’uva, dai contributi
che, a differenza degli anni
precedenti, nei quali solo alcune
aziende situate in zone impervie
incassavano l’indennità compensativa,
nel 2006 hanno inglobato
il contributo per la difesa attiva
alla tignola e tignoletta. Negli anni
precedenti tale contributo veniva
incamerato dalle strutture di conferimento
che poi distribuivano
gratuitamente le “trappole” ai contadini.
Rientrano, infine, i risarcimenti
per eventi calamitosi.
Le spese sono sostanzialmente le
stesse descritte per il melo, con
importi evidentemente minori sia
per la difesa, che per le imposte
(soprattutto consortili) e la manodopera.
L’annata agraria 2006 in viticoltura
si è distinta, per una buona
fioritura ed allegagione, per cui,
nonostante le forti precipitazioni
dei mesi estivi che hanno creato
qualche problema di botrite, la
stagione si è rivelata produttivamente
uniforme, con un aumento
percentuale del 16% circa sul
2005. Dalle tab. 3.A e 3.B si evince
che, dopo i primi due anni di andamento
eccellente nei valori, si è
confermato una calo o comunque
una stabilizzazione dei prezzi delle
uve, soprattutto rosse.
Nel 2006 si è avuto anche un aumento
pressoché generalizzato dei
costi che ha contribuito ad abbassare
il valore medio della produttività
del lavoro in tale settore.
Osservazioni conclusive
In sostanza, le deduzioni che si
possono trarre dalla valutazioni
dei tre comparti analizzati sono:
q la zootecnia di montagna, pur
riportando negli anni un leggero
progresso, deve comunque
sopportare costi che sono andati
sempre aumentando e riesce
a sostenersi con il supporto dei
contributi pubblici. La linea da
seguire è, come spesso ribadito,
dedicare un particolare riguardo
alla produzione di qualità;
q la coltivazione del melo, dopo
alcuni anni di moderata” sofferenza”,
in particolare nel
fondovalle, ha ripreso un andamento
soddisfacente, che
dà l’impressione di protrarsi
per il prossimo futuro, perlomeno
immediato;
q La viticoltura che ha realizzato,
nei primi due anni considerati,
risultati molto brillanti, ha poi
contenuto tali esiti, mantenendo
peraltro fasce di produttività
medio-alte. Non tutto il
territorio vitivinicolo trentino
è vocato a produzioni d’eccellenza.
Comunque, anche le
altre zone viticole danno un
prodotto di buona qualità apprezzato
dai consumatori.
TERRA TRENTINA
19

VIAGGIO DI STUDIO
Un viaggio di studio ricco di spunti ed elementi di confronto con la realtà trentina
La Spagna valorizza
i vini del territorio
TERRA TRENTINA
20
Dal 16 al 20 aprile 2007 scorsi i
tecnici viticoli dell’Istituto Agrario
di San Michele all’Adige si
sono recati in Spagna con il duplice
obiettivo di visitare alcuni
importanti territori viticoli (Rioja
e Priorato) e nel contempo rafforzare
i legami con l’Università
della Rioja – facoltà di viticoltura
dove opera il professore associato
Javier Tardaguila (javier.
tardaguila@unirioja.es) profondo
conoscitore della realtà trentina
per aver portato a termine il dottorato
di ricerca presso il nostro
Istituto con un lavoro sulla gestione
del vigore nel vigneto.
Durante la visita si è potuto apprezzare
lo sforzo della vitienologia
spagnola per migliorare le
produzioni adottando tecnologie
moderne ed innovative, ma avendo
cura di mantenere ben salda
la propria identità, nel solco di
una tradizione che ha radici lontane.
“Il valore dei grandi vini è
intimamente legato alla sua terra
e alla sua gente” recita lo slogan
di un’importante azienda della
Rioja (foto 1 e 2).
Lo sforzo a 360 gradi del mondo
vitienologico spagnolo non ha
trascurato di migliorare l’aspetto
della proposizione dei prodotti,
sia sotto il profilo grafico di etichette
e confezioni sia nella presentazione
delle aziende. Dalla
cantina concepita come industria,
alla cantina pensata come richiamo
turistico, veicolo promozionale
per la vendita del vino. Le
nuove cantine sono veri esempi
Durante la visita si è potuto apprezzare
lo sforzo della vitienologia spagnola per
migliorare le produzioni adottando tecnologie
moderne ed innovative, ma avendo cura di
mantenere ben solida la propria identità nel
solco di una tradizione che ha radici lontane.
a cura dei tecnici viticoli
del Centro per l’assistenza tecnica IASMA
Foto 1- Panoramica vigneti Rioja Alavesa.
di architettura moderna, affidati
all’ingegno dei più grandi e noti
architetti del mondo; Santiago
Calatrava per la cantina Ysios a
Laguardia, Frank Gehri (l’archietetto
del museo Guggenheim
di Bilbao) per il complesso del
Marques de Riscal presso Elciego
(Rioja Alavesa) per citare i due
esempi più eclatanti (foto 3 e 4).
Nel programma del viaggio un’intera
mattinata è stata dedicata alla
presentazione organizzata da Javier
Tardaguila presso l’università
della Rioja a Logroño, la città
al centro della zona viticola.
La Spagna con 1,2 milioni di ettari
vitati (95% destinati alla vinificazione)
è il Paese al mondo con
la maggiore superficie vitata (1/3

Foto 2 - Panoramica vigneti a Laguardia.
Foto 3 - Cantina Ysios, Rioja.
Foto 4 - Complesso Marques de Riscal, Rioja.
Tabella 1: Il settore vitivinicolo spagnolo (fonte J. Tardaguila)
Superficie 1.200.000 ha
Produzione
40.000.000 hl
Valore del vino 3000 Mil. Euro
Posti di lavoro in agricoltura 225.000
Posti di lavoro nell’industria 25.000
Superficie spiantata (1980-00) 600.000 ha
Resa media 45 Q/ha
della superficie vitata della CEE).
La produzione si attesta fra i
40-45 milioni di ettolitri (44,36
milioni di ettolitri nel 2006). La
resa media di 45 q/ha, sta progressivamente
aumentando negli
ultimi anni a seguito dell’autorizzazione
degli interventi irrigui,
vietati fino al 1997 (tab. 1 e 2).
La piovosità media è di 400-600
mm/anno, ma il 90% delle superfici
vitate non può contare
su più di 450 mm/anno. L’intervento
irriguo di soccorso è autorizzato
solo fino all’invaiatura,
scelta criticata dal dott. Javier
Tardaguila per il quale sarebbe
stato opportuno autorizzare gli
interventi irrigui nella fase di
maturazione per garantire l’efficienza
fogliare nel momento
d’accumulo dello zucchero, anziché
nella fase di moltiplicazione
cellulare dove lo stress idrico
può frenare la divisione cellulare
contenendo il peso medio dei
grappoli.
I terreni sono generalmente molto
poveri, poco profondi, con
poca sostanza organica, praticamente
non esiste alternativa alla
vite, che oltre all’aspetto economico
assume massima importanza
nella difesa del territorio.
La produzione spagnola, ha
sempre privilegiato i vini di
territorio ottenuti da varietà
autoctone ed il mercato sta
premiando questa politica. I
consumatori stranieri in particolare
hanno scoperto il pregio
delle varietà tradizionali
spagnole, che sono diventate
il tramite per far conoscere e
promuovere le realtà viticole
della Spagna.
Le varietà autoctone sono le indiscusse
protagoniste della rinascita
qualitativa del vino spagnolo e
vengono considerate le migliori
interpreti dell’espressione del
terroir.
Tra le varietà a frutto rosso si
ricordano: Tempranillo, Grena-
TERRA TRENTINA
21

VIAGGIO DI STUDIO
Tabella 2: Superficie e Produzione (fonte J. Tardaguila)
Tabella 3: Viticoltura Spagnola (fonte J. Tardaguila)
• Uva da vinificazione: 95%
• Pluviometria bassa: 400-600 mm/anno
• Scarsa irrigazione
• Terreni poveri
• Basse densità d’impianto
Tabella 4: Viticoltura Spagnola (fonte J. Tardaguila)
• Basse rese unitarie: 45 q/ha
• Scarsa presenza di vitigni internazionali
• Varietà:
- Rosse:Tempranillo, Grenache, Carignan
- Bianche: Airen, Viura, Albariño
• Aziende/Vigneti: Scarsa superficie
• 50% Superficie DOC
Superficie Produzione Resa
(10 3 ha) (10 6 hl) (q/ha)
Spagna 1.200 40 45
Italia 700 60 98
Francia 800 56 90
16% superficie mondiale
24% superficie europea
50% superficie UE
5,5% SAU spagnola
Tabella 5: Nuova legge del vino in Spagna (Giugno 2003)
(fonte J. Tardaguila)
Vinos
de Pago
D.O.
Calificada
Denominaciòn
de Origen
Vinos de Calidad
con Indicaciòn Geografica
Vinos de la Tierra
che, Carignan; tra quelle a frutto
bianco: Macabeo, Viura, Albariño
(tab. 3 e 4).
Il 50% della superficie è interessato
da una denominazione
d’origine, ma solo il 30% della
produzione si fregia di una D.O.
(la legislazione spagnola prevede
un sistema piramidale, che comprende
50 D.O. con due denominazioni
di origine qualificata
(simili alla nostre DOCG) in Rioja
(1991) e Somontano. Poco presenti
ed utilizzate le IGT (tab. 5).
La superficie media aziendale è
di 0,6 ettari, la produzione dell’uva
è in mano per il 90% ai viticoltori.
La vinificazione è suddivisa
fra aziende agricole, cantine
sociali e cantine private, un terzo
ciascuno, mentre la commercializzazione
dell’imbottigliato è
controllata per un 85-90 % dai
grandi marchi (tab. 6).
Anche la Spagna è stata toccata
dalla crisi economica del settore
e risente della difficoltà ad inserirsi
in nuovi mercati. Le produzioni
sostenute degli ultimi anni
hanno pesato negativamente sul
prezzo delle uve, con conseguente
tendenza all’abbandono
di superficie vitata (si è passati
dai 1,202 milioni di ha del 2002,
ai 1,180 milioni di ha del 2005).
La riduzione del vigneto europeo
sta rendendo la vite sempre più
una coltura mondiale, visto che
oggi dei 7,9 milioni di ha vitati
del mondo, 3,6 milioni sono
coltivati nella Ue a 25, meno del
50%.
TERRA TRENTINA
22
Vinos de Mesa
Tabella 6: Struttura vitivinicola (fonte J. Tardaguila)
UVA
Viticoltori 90% Cantine 10%
ELABORAZIONE DEI VINI
Cooperative 33% Grandi Cantine 33% Piccole Cantine 33%
COMMERCIALIZZAZIONE
Cooperative 10-15% Cantine 85/90%
Rioja
La Rioja è il cuore enologico della
Spagna, qui iniziò, grazie ai
professionisti di Bordeaux, il moderno
stile di vinificazione e affinamento
dei rossi da esportare
sul mercato francese limitato nell’offerta
a causa della fillossera.
Si sono comunque mantenute le
varietà locali e nel tempo anche
lo stile di vinificazione si è affina-

Foto 5 - Panoramica vigneti, Rioja Alavesa.
Foto 6 - Vigneti a Laguardia, Rioja.
to verso caratteri propri. Da allora
il vino di questa zona è stato
il modello e il metro di paragone
con cui si sono confrontati tutti
gli altri produttori nazionali.
Siamo nel nord della Spagna a
100 km dall’oceano Atlantico e a
400 km da Bordeaux.
La Rioja è la culla della lingua
castigliana, vi è conservato il più
antico documento in lingua spagnola
risalente al 964. La regione
è attraversata dal “camino de Santiago”
e numerosi sono i pellegrini
che la attraversano a piedi.
La regione viticola si snoda per
circa 80 km lungo le rive del fiume
Ebro, abbracciata dalle catene
montuose della sierra de Cantabira
a nord e della sierra de la
Demanda a sud formando un vasto
altopiano largo fino a 30 km
con quote comprese tra i 300 ed
i 600 m slm.
I vigneti sono coltivati nel fondo
valle pianeggiante o su terrazze
collinari, talvolta in appezzamenti
di limitata superficie, ma sempre
con pendenze modeste che
consentono una piena meccanizzazione
degli interventi in vigna
(foto 5 e 6).
I terreni presentano molta variabilità,
generalmente sono calcarei,
marnosi, con alcuni tratti alluvionali
più argillosi, comunque
il tenore in argilla non supera
mai il 30%.
I 63.000 ha di vigneto sono distribuiti
nelle regioni amministrative
della Rioja (43.000 ha) della Navarra
(7.000 ha) e dei Paesi Baschi
(13.000).
Una divisione più importante avviene
sulla base delle condizioni
climatiche, nelle aree più a nord
e più alte dove il clima è atlantico
si riconosce la Rioja Alta,
la fascia altimetrica intermedia
dove c’è un’influenza del clima
mediterraneo si denomina Rioja
Alavesa, nella parte più meridionale
di fondo valle con clima
esclusivamente mediterraneo ci
troviamo nella Rioja Baja.
Le varietà di uva presenti sono:
- varietà rosse (93% della superficie)
Tempranillo, Garnacha,
Graciano, Carignan
- varietà bianche (7% della superficie)
Viura o Macabeo,
Garnacha bianca, Malvasia.
Il panorama varietale ha visto un
continuo affermarsi del Tempranillo,
che oggi da solo rappresenta
oltre il 75% della superfi-
TERRA TRENTINA
23

VIAGGIO DI STUDIO
Tabella 7 – Dati forniti dal Consejo Regulator DO Rioja
Anno 1990 1995 2000 2005
Superficie produttiva (ha) 43074 47346 52029 59212
Produzione ettolitri 1612400 2179100 3108000 2739400
Resa hl/ha 37,43 46,02 59,74 46,26
Cantine “de crianza” 103 153 222 324
Totale cantine 310 372 443 559
Totale barrique presenti 547000 598000 939000 1161000
TERRA TRENTINA
24
cie vitata, mentre all’inizio degli
anni ’70 si limitava ad un 30%.
L’aumento della superficie è avvenuto
principalmente a scapito
della Garnacha (il nostro Cannonau),
la seconda varietà rossa
per importanza nella Rioja. Ciò è
imputabile al maggior pregio del
Tempranillo, varietà autoctona
della Rioja, che controllato nel
suo vigore e negli ambienti più
freschi produce uva con buone
gradazioni, buon equilibrio acidico
e aromatico e permette di ottenere
vini che si nobilitano con
l’invecchiamento. La Garnacha è
sempre abbinata al Tempranillo,
ma la tendenza è di ridurne la
presenza negli uvaggi. Novità assoluta,
che apre a nuove prospettive,
è la vinificazione in purezza
della Garnacha. Alvaro Palacios,
winemaker di fama, ha ottenuto
un grande successo presentando
un vino di Rioja ottenuto in purezza
da Garnacha.
Javer Tardaguila ci ha fatto notare
come il trend evolutivo della
viticolture della Rioja sia stato
accompagnato da una profonda
erosione genetica, dato che all’inizio
del secolo scorso le varietà
coltivate erano 44 si sono ridotte
a 11 negli anni quaranta, per
restare solo 7 ai giorni nostri.
L’aver puntato sulle varietà autoctone,
Tempranillo in particolare,
si è rivelata una carta
vincente per identificare con la
varietà la zona di produzione. La
rinuncia alle varietà internazionali
nella D.O. Calificada Rioja,
nonostante le contrarietà del passato,
oggi è ampiamente condivisa
da tutti i produttori di vino
rosso, mentre per far fronte alle
difficoltà che incontrano i vini
bianchi della Rioja si è deciso di
aprire alle varietà internazionali
Chardonnay, Sauvignon bianco
e Verdeio. Queste nuove varietà
però non potranno esser predominanti
nel prodotto finale, in
etichetta dovrà figurare sempre
per primo il nome di una varietà
bianca tradizionale.
La Rioja produce mediamente
400.000 t di uva; la produzione
consentita è di 6,5 t/ha per il
rosso, 9 t per il bianco. Il prezzo
riconosciuto è mediamente di 1
euro al kg (con una forbice da
0,6 a 2 euro in base alla qualità
delle uve). Il vino è obbligatoriamente
imbottigliato nella zona di
produzione, per un totale di 300
milioni di bottiglie, che rappresentano
il 40% del vino a D.O.
della Spagna.
La Rioja produce vini di qualità
rivolti alla ristorazione, benché
ci sia un rallentamento rispetto
a qualche anno fa, si osserva un
continuo incremento nelle vendite
di imbottigliato anche per
merito di una politica dei prezzi
equilibrata e stabile nel tempo,
ciò nonostante è difficile parlare
di un prezzo medio della bottiglia
vista l’ampia offerta di tipologie,
bottiglie di vino della Rioja
possono essere vendute a 3-5
euro, ma anche con un prezzo
superiore ai cento euro.
Un terzo del vino viene esportato
(il trend dei primi mesi del
2007 segna più 7%, con grande
interesse per i vinos jovenes),
miglior cliente è il Regno Unito,
seguito dalla Germania. La Rioja
sta ottenendo importanti riconoscimenti
dei propri vini (Robert
Parker) e molte sono le nuove
realtà imbottigliatrici. Un’idea
dell’attuale situazione di sviluppo
della regione si può ricavare
dai dati forniti dal Consejo Regulator
DO Rioja. (tab.7)
Il Consejo Regulator DO della
Rioja (consorzio di tutela vini),
responsabile della politica vitivinicola
della regione è finanziato
interamente dai viticoltori e dalle
cantine. Il CdA del Consorzio è
diviso equamente fra la rappresentanza
dei viticoltori e delle
case vinicole, anche se tradizionalmente
il Presidente è espresso
da queste ultime. La rappresentanza,
ossia il diritto di voti che si
possono esprimere è legato alla
superficie vitata e non alla produzione,
così la rappresentanza
delle case vinicole è in relazione
al fatturato e non al numero
di bottiglie commercializzate. Il
Consorzio è incaricato dei controlli
nei vigneti iscritti, delle
cantine di produzione (che non
possono detenere vino da tavola)
e delle aziende imbottigliatrici.
Infine il Consorzio certifica
l’idoneità dei vini all’imbottigliamento.
Le aziende visitate
Finca La Grajera
(gestion.medios@larioja.org)
Azienda sperimentale del Go-

Foto 7 - Tradizionale alberello.
bierno de la Rioja, incontro con
Juan Bautista Chàvarri Mardones,
responsabile della centro tecnologico.
Vi si svolge attività di ricerca applicata
in vitienologia e olivicoltura.
In ambito viticolo hanno
condotto prove di inerbimento
con il duplice obiettivo di ridurre
il vigore e limitare i fenomeni
di erosione, la tecnica non trova
molta diffusione e in zona si
adotta la tradizionale lavorazione
del terreno.
La storica forma di allevamento
ad alberello (vaso, foto 7) con
12 gemme per vite distribuite su
tre branche viene sostituita nei
nuovi impianti con forme di allevamento
a parete, mantenendo
inalterato il numero di 36.000
gemme/ha fissato dal disciplinare
di produzione.
È grande l’attenzione per una
viticoltura rispettosa dell’ambiente,
presso l’azienda è stata sperimentata
con successo la confusione
sessuale per il controllo
della tignola.
Una verticale di vini prodotti
presso l’azienda ha permesso di
apprezzarne la longevità. I vini
di Rioja sono un taglio di varie
zone e diverse varietà. Vengono
classificati sulla base dei tempi di
maturazione in legno:
- Ioven: vini giovani e fruttati
bevuti nell’annata
- Crianza: vini con due anni
di maturazione di cui almeno
sei mesi in barriques. I vini
Crianza rossi maturano normalmente
per un anno in legno
ed uno in bottiglia.
- Reserva: sono previsti tre
anni di maturazione di cui
uno in bottiglia.
- Gran Reserva: cinque anni
di cui almeno due in botte,
che si riducono a quattro per
bianchi.
Sulla controetichetta di ogni bottiglia
viene riportato il logo del
Consorzio di tutela e la classificazione
del vino (crianza, riserva,
ecc.)
Dinastia Vivanco - Briones
Famiglia con tradizione di commercio
di vino all’ingrosso che
ha diversificato investendo in un
impressionante complesso architettonico.
Esso raccoglie la cantina
di vinificazione, la cantina
di maturazione, che diventano
a loro volta parti integranti del
“museo della cultura del vino”.
Un moderno punto vendita ed
un quotato ristorante completano
questa opera titanica,inserita
nel cuore della regione viticola
della Rioja Alavesa.
Negli spazi espositivi del museo
c’è la possibilità di effettuare
esperienze interattive conoscendo
gli aromi del vino oppure rivivere
le stagioni del vigneto con
un coinvolgente video abbinato
ai profumi e ai suoni della natura
e dei lavori in vigna. L’obiettivo
è suscitare nel visitatore un sentimento
verso il vino prodotto di
grande naturalità.
Un riuscito e sicuro motivo di richiamo,
che spinge sempre più
la Rioja nel circuito internazionale
del turismo del vino. Motivo di
curiosità durante la visita al museo,
vedere richiamata la scena
di vendemmia del ciclo degli affreschi
della torre dell’Aquila del
castello del Buonconsiglio.
La visita alle cantine si è rivolta
verso piccole aziende che vinificano
le proprie produzioni e
pertanto dedicano grande attenzione
al vigneto. Storicamente
in Rioja operano grandi società
che dispongono di strutture molto
importanti, in particolare le
cantine di invecchiamento per
la Crianza dotate di elevatissimi
numeri di barriques, come per
altro si può ricavare dalla tabella
allegata. Non sono rare le cantine
che possono contare su un
parco legni di decine di migliaia
di barriques.
Abbiamo visitato la cantina di
Bejamin Romeo - San Vincente
condotta da un giovane
enologo, salita alla ribalta dopo
che Robert Parcker ha assegnato
cento punti al vino di punta
dell’azienda, il rosso ”Contador
2004” (foto 8). Filosofia
dell’azienda è produrre vini con
spiccata personalità, intensi nella
tonalità del colore, con aroma di
TERRA TRENTINA
25

VIAGGIO DI STUDIO
TERRA TRENTINA
26
Foto 8 - Vecchio ceppo di Tempranillo.
frutta matura abbinate alle note
speziate e dolci del legno, con
gusto delicato conferito da un
tannino vellutato e persistente.
Per ottenere tutto questo, a giudizio
del conduttore, serve grande
attenzione nel vigneto, contenere
il vigore delle viti e operare
una selezione dei grappoli in
vendemmia, lavorazione molto
soffice delle uve in vinificazione
e maturazione in barriques nuove
di rovere francese.
Interessante la visita al vigneto
“El Pison” un appezzamento di
2,4 ha della cantina Artadi-Laguardia
nel cuore della Rioja
Alavesa in una conca sul versante
della montagna, il terreno
argilloso calcareo permette uno
sviluppo contenuto della vite con
una giusta regolazione idrica ed
una completa nutrizione minerale
durante tutto il ciclo vegetativo
Foto 9 - Visita al vigneto El Pison.
(foto 9). La varietà è Tempranillo
piantato nel 1945 e dal quale a
partire dal 1991 si ottiene il vino
più personale di Artadi. L’obiettivo
è ottenere vini equilibrati e
ben evoluti in legno, che si presentino
con un colore intenso e
un profumo completo, fresco di
frutta e con caratteri minerali. Il
gusto dominato dalla finezza del
tannino con un ampio volume.
Priorato
Nella regione catalana e precisamente
nella parte inferiore
del bacino dell’Ebro ad ovest di
Barcellona, si trova il Priorato,
piccola e singolare area collinare
recentemente riscoperta. La superficie
vitata è di soli 1600 ettari.
Il particolare microclima ,molto
asciutto nella stagione estiva ed
autunnale consente di maturare
le uve con un perfetto stato sanitario
(pluviometria media 400-
600 mm/anno). Il suolo di origine
vulcanica è ritenuto il fattore
determinante della qualità dei
vini del Priorato, i terreni sono
pietrosi, di colore bruno (foto
10 e 11). La roccia madre, una
particolare mica (in lingua locale
la” pizarra rojza”), limita il vigore
della vite e consente di ottenere

Foto 10 - Priorato, terreno pietroso.
per arrivare fino a 600 m slm nelle
colline più alte (foto 11).
Sono coltivate quasi esclusivamente
varietà rosse: Garnacha
tinta, Garnacha peluda, Carinena,
Cabernet sauvignon, Syrah.
Poco coltivate la varietà bianche:
Pedro Ximenez, Garnacha bianca
e Macabeo. La produzione
massima autorizzata è di 6 t/ha,
ma in reltà le produzioni sono
più basse e complessivamente
si producono circa 30.000 hl di
vino, vinificati in 66 piccole cantine.
Nel Priorato l’abbandono dei vigneti
iniziato negli anni postfillosserici
è proseguito causa l’insufficiente
remunerazione delle
uve fino alla fine degli anni ’70
quando la superficie vitata si limitava
al solo autoconsumo. A
quel periodo risale l’iniziativa di
un gruppo di amici della Rioja,
che intuite le potenzialità del
Priorato ripresero a piantare vigneti
e vinificare con professionalità.
Alla fine degli anni ’80 i
vini del Priorato cominciano ad
essere apprezzati e conosciuti.
Oggi sono fra i vini rossi più conosciuti
di Spagna ed entrano a
buon diritto in tutte le carte dei
vini dei migliori ristoranti.
La rinascita della viticoltura ha
sollevato le sorti di una zona depressa,
e realizzato il non facile
obiettivo di recuperare un’eroica
viticoltura di montagna. Una
viticoltura sostenibile, che oggi
cammina con le proprie gambe
ed è incentivo alla rinascita socioeconomica
dell’ intero Priorato
(foto 12).
Foto 11 - Ceppo di Garnaca, Priorato.
vini concentrati con un particolare
carattere minerale. La roccia
è formata da sottili lamine verticali
che permettono alle radici di
approfondirsi per vari metri alla
ricerca dell’umidità necessaria.
Considerata l’elevata pendenza i
vigneti sono tutti allevati su terrazze,
che vanno dai 100 m slm
per quelle poste nel fondo valle
Aziende visitate
Clos Vall Llach – Porrera
Piccola cantina artigianale ricavata
in due edifici nel centro di
Porrera, piccolo paese in parte
abbandonato. La scelta di recuperare
i vecchi edifici vuole rivitalizzare
il paese. La cantina
è nata nel 1996. Nel Priorato
TERRA TRENTINA
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VIAGGIO DI STUDIO
TERRA TRENTINA
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Foto 12 - Priorato, terrazzamenti.
il terreno costa poco, ma i costi
d’impianto sono elevatissimi
(30.000 euro), nei nuovi impianti
si prediligono esclusivamente
le varietà autoctone Garnacha
tinta e Carinena, dalle quali nell’ambiente
del Priorato si ottengono
vini di eccezionale finezza
e complessità. La produzione per
ceppo è necessariamente molto
bassa (500-700 g) e viene raccolta
solo a completa maturazione.
Attualmente la produzione è di
40.000 bottiglie, il cui prezzo sul
listino di cantina varia da 30 a 55
euro la bottiglia.
Mas Martinet – Gratallop
I vigneti sono la parte più importante
del processo di produzione
di questa azienda. La “qualità si
fa in vigna” è un motto praticato
vista la cura con la quale sono
seguiti i vigneti. Realizzati a filare
su dei terrazzamenti raccordati
ed inerbiti per limitare i fenomeni
d’erosione (caratteristica delle
piogge nel Priorato è quella di
essere rare, ma consistenti). Le
produzioni a ceppo sono molto
basse e ciò permette di ottenere
vini molto concentrati ma
allo stesso tempo complessi ed
armonici. L’obiettivo è ottenere
una produzione di 0,5 kg per
mq di superficie fogliare (in pratica
si producono 0,5-0,7 kg per
ceppo).Per non squilibrare le viti
la produzione viene controllata
con il diradamento dei grappoli
effettuato a più riprese a partire
dall’allegagione. Per produrre
uve di alta qualità la vite deve essere
equilibrata, non sofferente.
Oggi si punta decisamente sulle
varietà autoctone che esprimono
una migliore qualità, ma i primi
impianti sono stati realizzati con
varietà internazionali Merlot e
Cabernet.
Vengono prodotti due vini: Martinet
blu (60% Garnacha tinta,
20% Carinana, 20% Cabernet) e
il Clos Martinet ( 60% Carinana,
20% Syrah, 20% Cabernet –Merlot)
con prezzi al distributore di
9 e 20 euro alla bottiglia.
Il viaggio si è concluso con la
visita al sugherificio Parramon situato
a Gerona a nord di Barcellona.
La visita è stata l’occasione
per prendere contatto con una
realtà particolare com’è quella
dei tappi in sughero, ultimo
anello di una lunga catena che
chiude non solo metaforicamen-
te il ciclo di produzione. La problematica
delle chiusure è oggi
di grande attualità, le alternative
al sughero (tappo in silicone)
non sempre si sono dimostrate
valide in particolare sui lunghi
tempi, ed altre soluzioni ( tappo
vite) non decollano, sia per problemi
tecnici che di immagine. Il
sughero sembra riconfermarsi la
chiusura per eccellenza, con tutti
i rischi che questo incredibile
materiale porta con sé e non da
ultimo il costo. Parramon ci ha
presentato la propria azienda e
le scelte operative, acquisto da
fornitori selezionati di plance
di prima scelta in Estremadura,
stagionatura delle plance di sughero
in luogo asciutto al coperto
per prevenire l’insorgenza di
muffe non desiderate, lavaggio
del sughero a getto di acqua per
ovviare ai possibili inquinamenti
durante la lavorazione, attenta
selezione visiva nelle fasi di fustellatura
dei tappi.
Il sughero prodotto naturale e
dalle eccezionali performance ha
la contropartita di poter riservare
sgradevoli e indesiderati inconvenienti,
che impongono all’acquirente
di eseguire sui tappi in
sughero i necessari controlli di
qualità prima del loro utilizzo.
A conclusione della visita tecnica
abbiamo apprezzato la dinamicità
del settore vitivinicolo spagnolo
e la convinzione espressa da
molti operatori di voler superare
l’idea del “gusto internazionale”
come unico punto di riferimento
per la valutazione dei prodotti.
Il vino del futuro dovrà essere
un prodotto riconoscibile, che
esprima le peculiarità del territorio
di provenienza. Si crede
nell’autoctono, considerato un
vero punto di forza e in particolare
nel Tempranillo, che, a loro
dire, trova sempre più estimatori
e rappresenta una sicura alternativa
a globalizzazioni anonime.

Il lavoro ha ricevuto il premio SIGA 2007
Progressi nella
comprensione della base
genetica di caratteri
d’interesse in viticoltura
VITICOLTURA/RICERCA
Numerose ricerche condotte a
livello internazionale mirano a
fornire informazioni utili per il
miglioramento della viticoltura
attraverso l’analisi delle basi genetiche
e molecolari di processi
biologici d’interesse per la vite
coltivata. Da vari anni l’Unità
Operativa di Genetica Molecolare
di IASMA, a cui appartengo, si
dedica allo studio di caratteri rilevanti
per le produzioni viti-enologiche,
quali la fenologia (vale a
dire le fasi di sviluppo della pianta),
la qualità della bacca e, infine,
la resistenza a stress. Il valore di
tale impegno è stato recentemente
riconosciuto con il conferimento
del premio SIGA 2007 al lavoro
da me presentato in occasione
del 51° Convegno della Società
Italiana di Genetica Agraria.
Il merito della ricerca, realizzata
con la collaborazione dei miei
colleghi Juri Battilana e Francesco
Emanuelli e la supervisione della
mia responsabile Stella Grando, è
stato quello di aver contribuito alla
comprensione delle basi genetiche
di aspetti relativi alla fenologia
della pianta (come la fioritura,
l’invaiatura - cioè il cambiamento
di colore e consistenza degli acini
- e la maturazione) ed alla qualità
del frutto (la dimensione della
Laura Costantini
Istituto Agrario di San Michele all’Adige (IASMA)
Fig. 1 – Esempio di carattere fenotipico valutato negli individui della
progenie Italia x Big Perlon: l’invaiatura.
TERRA TRENTINA
29

VITICOLTURA/RICERCA
TERRA TRENTINA
30
Fig. 2 – Esempio di distribuzione
di alcuni dei caratteri investigati
nella popolazione Italia x Big
Perlon.
bacca ed il contenuto di semi).
Tali caratteri derivano da processi
di sviluppo complessi, per i quali
è possibile ipotizzare il coinvolgimento
di parecchi geni, che sono
a loro volta influenzati dalle condizioni
ambientali. Negli ultimi anni
gli approcci genomici allo studio
della vite hanno fornito un’impressionante
quantità di nuove
informazioni sull’identità dei fattori
genici potenzialmente implicati
nel controllo di questi eventi,
ma si sa ancora poco a proposito
dei loro meccanismi di azione e
regolazione e, inoltre, non sono
ancora disponibili sistemi per predire
in modo rapido e semplice la
propensione di uno specifico genotipo
a maturazioni precoci o tardive,
allo sviluppo di bacche più
o meno grandi, con un maggior o
minor contenuto di semi.
Per rispondere a queste esigenze,
abbiamo analizzato una progenie
sperimentale di circa 160 piante,
ottenuta incrociando le due varietà
di uva da tavola Italia e Big
Perlon. Tale popolazione è stata
utilizzata per effettuare quella
che, in gergo tecnico, viene definita
“analisi di segregazione”, vale
a dire un’analisi di distribuzione
della variabilità del genotipo
(DNA) e del fenotipo (carattere)
nella progenie. Il patrimonio genetico
di ciascun genitore, così
come i tratti investigati (che sono
diversamente espressi nei due genitori)
vengono, infatti, riassortiti
in maniera unica negli individui
derivati dal loro incrocio, analogamente
a quanto succede ai figli di
un uomo ed una donna. L’analisi
di segregazione a livello genotipico
si è basata sulla scansione della
variabilità di una serie di marcatori
(regioni) del DNA ed ha per-

Fig. 3 - Esempio di co-localizzazione di QTL per caratteri distinti. A
sinistra viene mostrato il cromosoma 18, con la posizione ed il nome
dei marcatori ivi collocati. Le curve raffigurate a destra indicano la
probabilità che lungo il cromosoma esista un QTL per l’uno o l’altro
dei caratteri riportati. Tale probabilità è significativa là dove la curva
supera la soglia di significatività (linea punteggiata). Il picco delle tre
curve (probabilità massima) coincide con il marcatore VMC7F2.
messo di ottenere per entrambe le
varietà parentali una mappa genetica
con 19 gruppi di associazione,
corrispondenti ai 19 cromosomi
della vite. La segregazione dei caratteri
fenotipici è stata analizzata
in tre diverse annate registrando
le date di inizio e fine fioritura, di
inizio e fine invaiatura (Fig. 1) e di
maturazione, misurando la dimensione
della bacca, il numero ed il
peso fresco e secco dei semi e ricavando
da questi valori una serie
di variabili derivate (alcuni esempi
sono riportati in Fig. 2). Sono state
osservate correlazioni significative
sia tra caratteri distinti all’interno
di ciascun anno che tra gli stessi
caratteri in diverse annate. Le informazioni
così ottenute sono state
poi integrate per identificare i
QTL (Quantitative Trait Loci), cioè
le regioni del genoma di vite che
- in base all’esistenza di associazioni
statistiche tra la segregazione
osservata a livello genotipico e
quella osservata a livello fenotipico
- hanno un’elevata probabilità
di regolare la variazione dei caratteri
in studio.
Tale approccio ci ha permesso di
identificare per ogni tratto fenotipico
uno o più QTL, che in vari
casi si sono rivelati stabili nelle
tre annate. Sono state individuate
sia regioni coinvolte contemporaneamente
nel controllo di
più caratteri (si veda, ad esempio,
Fig. 3) che regioni implicate
nella regolazione di tratti unici.
Nella maggior parte dei casi la
co-localizzazione di QTL riflette
la correlazione osservata a livello
fenotipico. Ad esempio - nel
caso specifico riportato in Fig.
3 - la posizione coincidente dei
tre QTL rispecchia la correlazione
positiva esistente in natura tra
la dimensione della bacca ed il
contenuto di semi (peso fresco
e secco), che è verosimilmente
dovuta alla presenza nel seme di
ormoni importanti per lo sviluppo
del frutto.
Una volta definiti i principali QTL,
il passaggio successivo verso cui
la nostra ricerca si è indirizzata
è stata la loro caratterizzazione,
finalizzata ad attribuire l’effetto
fenotipico d’interesse non più
ad una generica regione nel genoma
ma a specifici geni (per i
dettagli si veda il riquadro). Ad
esempio, in corrispondenza dei
QTL coincidenti per il peso della
bacca, il peso fresco e secco
dei semi sul cromosoma 18 (Fig.
3) è stato predetto un gene che
Il genoma della vite
Il DNA della vite coltivata (Vitis vinifera) ha una
lunghezza di 475 milioni di paia di basi ed è
organizzato, all’interno di ogni cellula, in 19 coppie
di cromosomi. L’intera sequenza del genoma
di vite (varietà Pinot nero) è stata da poco decifrata,
in analogia con quanto riportato per le
principali piante modello. Ci siamo avvalsi di tale
acquisizione per caratterizzare i QTL da noi individuati,
cioè per attribuire un’identità ai geni ed alle
proteine responsabili della variazione dei caratteri
in studio. La breve sequenza nota del marcatore
più vicino al picco di ciascun QTL (ad esempio, il
marcatore VMC7F2 in Fig. 3) è stata utilizzata per
identifi care mediante allineamento (vale a dire, in
base alla similarità di sequenza) la corrispondente
sequenza nell’intero genoma di Pinot nero, un
po’ come un amo che va a pescare in maniera
specifi ca la sua preda in un mare pieno di pesci.
In questo modo abbiamo potuto estendere la conoscenza
della sequenza di DNA nell’intorno del
marcatore noto. Tale sequenza è stata successivamente
analizzata con opportuni programmi per
predire i geni in essa contenuti ed assegnare una
funzione putativa alle proteine codifi cate.
TERRA TRENTINA
31

vITIcolTuRA/RIcERcA
TERRA TRENTINA
32
Tecnica flash
❍ Nella vinsantaia della cantina Toblino di
Sarche l’uva Nosiola da vino santo continua
ad appassire anche se d’inverno
l’Ora del Garda è più debole che nelle
altre stagioni dell’anno. All’interno degli
acini prosegue lo sviluppo della muffa
nobile che contribuisce a prosciugare la
parte liquida e a favorire al suo interno
importanti trasformazioni biochimiche.
La quantità di uva Nosiola fresca posta
in autunno sulle arelle è di 250 quintali.
A primavera da 100 kg. di uva iniziale
si ricaveranno 20-25 litri di mosto che
dopo 6 anni diventeranno 15-16 litri di
vino santo.
❍ Negli allevamenti di conigli a carattere
commerciale gli animali vengono sottoposti
a vaccinazione preventiva contro
la sindrome emorragica virale. Si tratta
di una malattia che provoca una mortalità
improvvisa e consistente riconoscibile
dal fatto che i conigli deceduti perdono
sangue dalle narici. I veterinari di zona
consigliano di procedere alla vaccinazione
preventiva anche negli allevamenti
familiari. Il vaccino costa poco ed è
molto efficace.
❍ Il fatto patologico più significativo nel
quadro generale dello stato di salute dei
boschi del Trentino nella stagione 2007
è rappresentato da un forte attacco di
afide verde dell’abete rosso che in primavera
ha interessato centinaia di ettari
di conifere in Valsugana, Val Rendena
e Giudicarie. L’afide verde si nutre succhiando
la linfa degli aghi vecchi. L’infestazione
è regredita all’inizio dell’estate
quando gli abeti avevano solo aghi dell’anno.
❍ Le fragole coltivate fuori terra sono state
già collocate sul terreno insieme ai contenitori
e coperte con un telo di tessuto
non tessuto o da altro materiale coibente.
I tunnel sono stati smontati e quindi
le fragole coperte sono esposte alle intemperie.
La neve esercita una ulteriore
protezione contro l’abbassamento di
temperatura.
codifica per una proteina di Vitis vinifera del tipo
MADS-box 5, con un ruolo nello sviluppo dell’ovulo
e del seme.
Da quanto riportato risulta evidente che la nostra
ricerca ha contribuito a chiarire la regolazione genetica
di caratteri di rilievo quali la fenologia e la
qualità della bacca, gettando le basi per lo sviluppo
di strumenti avanzati che potranno orientare nel
prossimo futuro i viticoltori all’ottenimento costante
di produzioni migliori. La disponibilità di mezzi per
controllare l’espressione dei tratti investigati potrebbe
avere, infatti, un forte impatto sul settore vitivinicolo.
Conoscere i fattori che determinano la precocità
o tardività della maturazione potrebbe permettere
di dilazionare la raccolta nel corso della stagione di
crescita, di espandere la produzione verso stagioni
nelle quali il frutto ha un valore maggiore sul mercato
e di garantire un adattamento ottimale della
pianta alle condizioni climatiche e geografiche. La
maturazione precoce è cruciale, ad esempio, in regioni
con stagioni di crescita brevi. Inoltre, il numero
di infiorescenze per pianta, il numero di fiori per
infiorescenza e lo sviluppo del frutto sono determinanti
per la produttività della pianta; la dimensione
del frutto ha anche un ruolo nella qualità del vino.
Infine, l’assenza di semi è desiderata soprattutto nel
mercato dell’uva da tavola, per il quale un obiettivo
prioritario è rappresentato dalla possibilità di avere
bacche prive di semi, ma allo stesso tempo di grandi
dimensioni. Questa ricerca ha definito, in maniera
progressivamente più precisa, i determinanti genetici
di tali caratteri, passando dall’identificazione di
generiche regioni del genoma a quella di specifici
geni. Sono stati, inoltre, individuati marcatori molecolari
strettamente associati ai principali QTL (ad
esempio, il marcatore VMC7F2 in Fig. 3), che potrebbero
essere utilizzati per assistere la selezione
precoce di genotipi superiori nei programmi d’incrocio.
Essi rappresenterebbero, in tal senso, degli
strumenti “predittivi”, capaci di suggerire - sin dallo
stadio di giovani piantine - il comportamento futuro
delle piante adulte. Il vantaggio principale sarebbe
chiaramente quello di mantenere le piante più promettenti
ed eliminare le altre, risparmiando tempo,
spazio e, di conseguenza, denaro. Sarebbe, inoltre,
possibile selezionare tra le piante derivate da incrocio
quelle che combinano più tratti d’interesse, ad
esempio una bacca grande con uno scarso o nullo
contenuto di semi, dissociando quindi la correlazione
sfavorevole che esiste in natura tra tali caratteri. I
risultati di questo lavoro incoraggiano, infine, a valutare
l’interazione dei “geni candidati” con le condizioni
ambientali e colturali, al fine di ottimizzarne
l’espressione per ottenere produzioni migliori.

Servizio Vigilanza e Promozione
delle Attività Agricole
Ufficio Fitosanitario Provinciale
________________________
Servizio Vigilanza e Promozione delle Attività Agricole
Ufficio Fitosanitario Provinciale
Via G. B. Trener, 3 - 38100 Trento
Tel. 0461495783 - Fax 0461495763
e-mail: serv.vigila@provincia.tn.it
_________________________
SCADENZE
PROMEMORIA IN MERITO AI CORSI ED ESAMI PER IL RINNOVO
DELL'AUTORIZZAZIONE ALL'ACQUISTO DEI PRODOTTI FITOSANITARI
ANNO 2008
IL CORSO
Il corso di aggiornamento è destinato a chi è già in possesso del “patentino” per
l’acquisto di prodotti fitosanitari tossici, molto tossici e nocivi e deve rinnovarlo
perché scaduto o in scadenza nel corso del 2008.
Gli interessati sono tenuti a frequentare il corso di aggiornamento per l’intera durata
dello stesso e devono apporre la propria firma leggibile sul registro delle presenze.
Si ricorda che, in carenza della firma, l’interessato non potrà accedere all’esame
per il rinnovo.
Qualora sul registro non siano già riportati i dati dell’interessato, il medesimo potrà
aggiungere in fondo al registro delle presenze in modo leggibile e in stampatello il
proprio nome, cognome, data di nascita, e residenza e apporre la propria firma.
L’ESAME
Si ricorda a tutti gli interessati che gli esami si svolgono per gruppi di 10-15 persone
a turno fino ad esaurimento dei candidati. Pertanto, al fine di evitare lunghe attese, si
suggerisce di non presentarsi tutti contemporaneamente all’inizio dell’orario previsto,
ma di scaglionarsi per tutta la durata della sessione d’esame.
L’esame può essere sostenuto in una qualsiasi delle sedi previste.
Chi si appresta a sostenere l’esame/colloquio per il rilascio o rinnovo del patentino
per l’acquisto dei prodotti fitosanitari (antiparassitari) deve presentarsi munito di:
• n. 1 fotografia recente formato tessera;
• n. 2 marche da bollo da € 14.62;
• codice fiscale;
• tesserino scaduto;
• documento di riconoscimento.
TERRA TRENTINA
33

SCADENZE
PROVINCIA AUTONOMA
DI TRENTO
ISTITUTO AGRARIO
DI
FONDAZIONE
SAN MICHELE
EDMUND
ALL’ADIGE
MACH
CALENDARIO DEI CORSI E DEGLI ESAMI PER IL RINNOVO
DELL'AUTORIZZAZIONE ALL'ACQUISTO DEI PRODOTTI FITOSANITARI
ANNO 2008
VALLAGARINA
GIORNO ORARIO CORSI
4/2 8,30-12,30 Sede Cat Az. Agr. Navesel, via Navicello - ROVERETO
8/2 8,30-12,30 Sede Cat Az. Agr. Navesel, via Navicello - ROVERETO
11/2 8,30-12,30 Sede Cat Az. Agr. Navesel, via Navicello - ROVERETO
GIORNO ORARIO ESAMI
12/2 9,00 - 12,00 Cantina Sociale Ala, viale Bolzano, 10 - ALA
12/2 14,00 - 16,00 Cantina Sociale di Mori Colli Zugna, Via del Garda 35, MORI
21/2 14,00 - 16,00 Sede Cat Az. Agr. Navesel, via Navicello - ROVERETO
VALLI DEL SARCA E GIUDICARIE
GIORNO ORARIO CORSI
6/2 17,00-21,00 Sala del Consorzio COPAG, Via Giovanni Prati 1 - DASINDO
7/2 17,00-21,00 Agraria di Riva, Via S. Nazzaro, 2 RIVA DEL GARDA
13/2 17,00-21,00 Sala Cooperativa Valli del Sarca, via Daiano, 50 - PIETRAMURATA
14/2 17,00-21,00 Agraria di Riva, Via S. Nazzaro, 2 RIVA DEL GARDA
GIORNO ORARIO ESAMI
18/2 9,00 - 12,01 Sala Cooperativa Valli del Sarca, via Daiano, 50 - PIETRAMURATA
18/2 14,00 - 16,00 Sala Consorzio COPAG, Via Giovanni Prati 1 - DASINDO
19/2 9,00 - 12,00 Ufficio Agricolo Periferico PAT, Via S. Nazzaro, 2 - RIVA DEL GARDA
19/2 14,00 - 16,00 Ufficio Agricolo Periferico PAT, Via S. Nazzaro, 2 - RIVA DEL GARDA
21/2 9,00 - 12,00 Ufficio Agricolo Periferico PAT, Via S. Nazzaro, 2 - RIVA DEL GARDA
26/2 9,00 - 12,00 Ufficio Agricolo Periferico PAT, Via S. Nazzaro, 2 - RIVA DEL GARDA
VALSUGANA
TERRA TRENTINA
34
GIORNO ORARIO CORSI
7/2 8,00-12,00 sede CAT, loc. Casalino PERGINE VALSUGANA
12/2 17,00-21,00 sede CAT, loc. Casalino PERGINE VALSUGANA
13/2 17,00-21,00 Cobav – sala riunioni-, strada Baricata, 1 – VILLA AGNEDO
19/2 8,00-12,00 Levico Frutta – sala riunioni –viale Venezia, 106 - LEVICO
GIORNO ORARIO ESAMI
3/3 9,00 - 12,00 Apaso S. Orsola via Lagorai, 131-fr. Zivignago – PERGINE VALSUGANA
3/3 14,00 - 16,01 Levico Frutta – sala riunioni – viale Venezia, 106 - LEVICO
4/3 9,00 - 12,00 Apaso S. Orsola via Lagorai, 131-fr. Zivignago – PERGINE VALSUGANA
4/3 14,00 - 16,00 Ufficio Agricolo Periferico, Via Temanza, 4 - BORGO VALSUGANA

TERRA TRENTINA
SCADENZE
VAL D'ADIGE
GIORNO ORARIO CORSI
12/2 17.00 - 21.00 Sala Cantina Rotaliana. - MEZZOLOMBARDO
19/2 17.00 - 21.00 Sala Cantina di Lavis, entrata piazzale Conferimento - LAVIS
21/2 17.00 - 21.00 Cantina Valle di Cembra, Viale 4 Novembre, 78 - CEMBRA
5/3 8,30-12,30 Aula Magna Palazzo Istruzione, Via Gilli, 3 - TRENTO
GIORNO ORARIO ESAMI
25/2 9,00 - 12,00 Sala Cantina di Lavis, entrata piazzale Conferimento - LAVIS
25/2 14,00 - 16,00 Cantina Valle di Cembra, Viale 4 Novembre, 78 - CEMBRA
27/2 14,00 - 16,00 Cantina Rotaliana di Mezzolombardo, Via Trento, 65/b MEZZOLOMBARDO
22/2 9,00 - 12,00 Servizio Vigilanza e Promozione Att. Agricola, Via Trener, 3 - TRENTO
29/2 9,00 - 12,00 Servizio Vigilanza e Promozione Att. Agricola, Via Trener, 3 - TRENTO
5/3 13.30 - 16.30 Aula Magna Palazzo Istruzione, Via Gilli, 3 - TRENTO
7/3 9,00 - 12,00 Servizio Vigilanza e Promozione Att. Agricola, Via Trener, 3 - TRENTO
14/3 9,00 - 12,00 Servizio Vigilanza e Promozione Att. Agricola, Via Trener, 3 - TRENTO
VALLE DI NON
GIORNO ORARIO CORSI
24/1 18,00-22,00 Sala Magazzino del Contà, via Provinciale, 26 - CUNEVO
29/1 17,00-21,00 Sala SCAF, fraz. Livo, 70 - LIVO
30/1 17,00-21,00 Sala Magazzino Cocea, Via Roma, 126 - TAIO
30/1 17,00-21,00 Sala Consorzio CFC, via G. Ruatti, 61 – CLES
30/1 17,00-21,00 Sala Colonne Municipio, p.zza Madonna Pellegrina, 19 - REVÒ
5/2 17,00-21,00 Sala Magazzino SABAC - Arsio di BREZ
6/2 17,00-21,00 Sala Consorzio Alta Val di Non, strada media Val di Non, 68 - CASEZ
7/2 17,00-21,00 Sala magazzino SARC, via Glavasi, 12 - TASSULLO
11/2 8,00-12,00 Sala Magazzino Cocea, Via Roma, 126 - TAIO
13/2 17,00-21,00 Sala Scuola Elementare, via Trento - TUENNO
GIORNO ORARIO ESAMI
4/2 9,00 - 12,00 Sala Magazzino del Contà, via Provinciale, 26 - CUNEVO
4/2 14,00 - 16,00 Sala Consorzio CFC, via G. Ruatti, 61 – CLES
5/2 9,00 - 12,00 Sala Consorzio Ortofrutticolo della Terza Sponda, Via Pradè, 3 - REVO'
7/2 9,00 - 12,00 Sala Magazzino SABAC - ARSIO di BREZ
7/2 14,00 - 16,00 Sala Consorzio Alta Val di Non, strada media Val di Non, 68 - CASEZ
27/2 9,00 - 12,00 Sala Magazzino Cocea, Via Roma, 126 - TAIO
VALLE DI SOLE
GIORNO ORARIO CORSI
31/1 17,00-21,00 Sala comunale - Terzolas
GIORNO ORARIO ESAMI
5/2 14,00 - 16,00 Ufficio Agricolo Periferico PAT, Via 4 Novembre, 4 - MALÈ
35

MACCHINE AGRICOLE
Il Club è nato nel 2006 per iniziativa dei fratelli Travaglia di Arco
Amarcord: tratori veci
dela Busa
TERRA TRENTINA
36
Il sodalizio ha l’obiettivo di diffondere la cultura di
salvaguardia del patrimonio storico rappresentato
dalle macchine agricole d’epoca.
All’inizio di questo Millennio Marco
e Sandro Travaglia intraprendevano
un lungo ed impegnativo
restauro di un vecchio Fiat 215 M
del 1965, una particolare versione
a quattro ruote motrici del popolare
trattore a due cilindri da 22
CV della serie Diamante.
Il coinvolgente lavoro di restauro
del trattore, durato alcuni anni,
ha portato i fratelli Travaglia ad
ampliare il loro interesse per il
mondo dei trattori d’epoca, fino a
costituire nel 2006 il “Club Trattori
Veci della Busa “di Arco.
Il sodalizio è stato costituito con
l’obiettivo di diffondere la cultura
di salvaguardia del patrimonio storico
rappresentato dalle macchine
agricole d’epoca. Il recupero ed il
ripristino di vecchi trattori e di altre
macchine agricole, che hanno
segnato la storia dell’agricoltura,
non è fine a se stesso: il club intende
far comprendere alle nuove
generazioni le differenze intercorse
tra la realtà della meccanizzazione
di un tempo e l’era tecnologica
attuale, contraddistinta dalla
supremazia dell’elettronica.
Il ritrovarsi tra appassionati
La forte passione dei fratelli Travaglia
è stata esternalizzata attraverso
l’organizzazione di diversi
eventi e manifestazioni che hanno
coinvolto un numeroso pubblico
di appassionati e di curiosi.
Nelle ultime annate la preparazione
della manifestazione di piazza,
denominata “Trattori in piazza-
Vecchie glorie dell’agricoltura in
mostra”, ha richiesto un notevole
impegno organizzativo, ripagato
dal notevole successo ottenuto.
Il raduno storico prevede il ritrovo
dei mezzi agricoli in piazza ad
Arco, dove si procede all’iscrizione
dei partecipanti ed è possibile
osservare le variopinte carrozzerie
e le interessanti meccaniche
dei mezzi orgogliosamente esposti
dai loro proprietari.
Momento ricco di attenzione per
il numeroso pubblico è la partenza
della sfilata dei mezzi storici
per i paesi che hanno segnato la
storia dell’agricoltura del Basso
Sarca. Uno alla volta, tra sbuffi di
fumo e ruggiti di motori, gli allegri
trattoristi formano una lunga
colonna, che scortata da numerose
Vespe storiche e dal trattore dei
Vigili del Fuoco di Arco si snoda
per la piana del Sarca.
Il tragitto è lungo e doverose
sono le tappe per visitare una
cantina ed un’azienda agricola,
dove è possibile fare uno spuntino
assaggiando le specialità della
zona in quello che possiamo definire,
perdonateci il neologismo,
il “trattorturismo” - molto in voga
oltr’Alpe. La manifestazione vede
la partecipazione di appassionati
provenienti da fuori regione, che
con entusiasmo si sobbarcano
lunghi trasferimenti per esporre i
loro mezzi storici.
Giunta ora di pranzo, dopo un allegro
peregrinare, il corteo ritorna
nella città Asburgica, dove lasciati
raffreddare i motori, si calmano i
languori con un meritato pranzo,
durante il quale gli appassionati
scambiandosi opinioni ed informazioni
allargano il loro scibile in
materia di trattori d’epoca.
Sull’onda della rievocazione, nel
pomeriggio, gli organizzatori danno
spazio alla dimostrazione della
“Battitura del Grano” con una
trebbiatrice abbinata ad una pressaimballatrice
dei tempi passati”,
azionate da un arzillo quanto
mitico “Testa Calda”. Il rumore è
forte, la polvere è tanta ma l’entusiasmo
dei partecipanti e la meraviglia
del pubblico lievitano.
La memoria
Qualche anziano rimembra i tempi
passati, affiorano ricordi ormai
dimenticati di lunghe giornate
passate nei campi alla guida dei
primi trattori che comparivano
in zona. Le vecchie glorie non
disponevano dei congegni e dei
servo meccanismi come il servosterzo
ed i sollevatori a controllo
elettronico che agevolano l’impiego
delle macchine moderne,
ma il loro impiego, al tempo, era
carico di entusiasmo per la novi-

1
2
3
4
5
6
1
Al Foro Boario di Arco, la colorata manifestazione
“Trattori in piazza-Vecchie glorie dell’agricoltura
in mostra”.
2
Integralmente restaurato con perizia, il Fiat 215
Montagna del 1965, 2 cilindri da 1135 cc e 22
CV.
3
Allagaier A 22 del 1952, monocilindrico di
1900 cc- con raffreddamento a vasca.
4
Magnifico esemplare, in livrea originale, di
uno Schlüter AS 15: un monocilindrico da 17
CV del 1956. Accanto un Same DA30 bicilindrico
da 2700 cc e 21 CV del 1960, allora
all’avanguardia nella trazione integrale.
5
La sfilata è una festa per grandi e piccini.
6
Vecchia pressaimballatrice, abbinata alla trebbiatrice,
per la rievocazione della trebbiatura
dei tempi andati.
tà che portavano in campagna.
L’avvento del trattore riduceva
la fatica nei campi, accelerava i
tempi di lavoro ma soprattutto affrancava
l’agricoltore dalla dipendenza
dagli animali per il traino e
l’azionamento delle attrezzature.
Il graduale abbandono degli animali
impiegati nei lavori agricoli,
permetteva l’utilizzo ai fini produttivi
per il mercato, di superfici
prima impiegate per l’approvvigionamento
dei foraggi destinati
agli animali da tiro ed eliminando
i tempi per l’allevamento e la custodia
delle bestie sgravava di lavoro
il mondo contadino, avviandolo
verso una nuova era.
TERRA TRENTINA
37

NOTIZIE
Notizie
dall’Istituto Agrario
TERRA TRENTINA
38
Operativa
la Fondazione
Edmund Mach
Riorganizzazione dei comparti e
stabilizzazione delle posizioni di
precariato. Sono queste le due
priorità a medio termine della
Fondazione Edmund Mach, operativa
dal primo gennaio, data in
cui sono stati ufficialmente soppressi
l’Istituto Agrario di San Michele
all’Adige ed il Centro di ecologia
alpina, enti funzionali della
Provincia autonoma di Trento le
cui strutture e attività sono transitati
nel nuovo soggetto giuridico:
un ente di interesse pubblico con
personalità giuridica di diritto privato,
così come previsto dalla legge
di riordino della ricerca (l.p.2
agosto 2005, n.14).
Un cambiamento all’insegna della
continuità dato che, per non
disperdere la preziosa eredità di
133 anni di storia, la Fondazione
continuerà ad utilizzare denominazione,
acronimo e stemma dell’Istituto
Agrario di San Michele all’Adige.
“Si tratta di un passaggio
importante, non semplice, una
nuova sfida per far ulteriormente
crescere in quantità e in qualità le
attività di San Michele. L’essere un
ente privato - spiega il presidente
Giovanni Gius- ci consentirà una
maggior snellezza operativa, una
maggior rapidità nell’assumere le
decisioni, un migliore decentramento
delle responsabilità gestionali.
La nuova Fondazione avrà
pertanto la possibilità di meglio
rapportarsi nell’ambito della ricerca,
della formazione e della consulenza
tecnica e soprattutto di
inserirsi con autorevolezza in un
più vasto contesto nazionale e
internazionale degli istituti e degli
enti di ricerca e formazione”.
Più snellezza,
riorganizzazione
dei tre centri
I vertici della Fondazione stanno
mettendo a punto un piano di riorganizzazione
del nuovo ente nelle
sue diverse articolazioni (ricerca,
formazione e consulenza tecnica)
per conferire maggior snellezza e
operatività alla fondazione. Il progetto,
che sarà discusso con il personale
e approvato dal Consiglio
di amministrazione, dovrà essere
pronto entro il 30 giugno.
Personale IASMA: entro
marzo la scelta del contratto
Dal primo gennaio ogni nuova
assunzione viene effettuata direttamente
dalla fondazione. Saranno
più semplici le procedure per
la selezione del personale e si potranno
contrattare condizioni di
carattere individuale. Per quanto
riguarda il personale dell’Istituto
Agrario:
- I dipendenti attualmente a
tempo indeterminato transiteranno
automaticamente nei
ruoli della Provincia autonoma
di Trento, ma potranno
richiedere il passaggio in fondazione
entro marzo;
- I contratti del personale a tempo
determinato con scadenza
nel corso del 2008 proseguiranno
in fondazione fino al naturale
termine; quelli scaduti il
31 dicembre 2007 e per i quali
Silvia Ceschini
Ufficio Stampa – IASMA
è prevista la prosecuzione delle
attività lavorative sono stati
prorogati per tutto il 2008;
- Per il personale docente è stata
siglata il 18 dicembre un’ipotesi
di accordo di contrattoponte
per l’anno scolastico in
corso che prevede l’applicazione
in via transitoria, per gli
insegnanti assunti dalla fondazione
nel corso dell’anno, del
contratto già in essere per il
personale docente dell’Istituto
Agrario.
Stabilizzazione dei precari
In questo momento l’aspetto su
cui la dirigenza si sta concentrando
maggiormente è la stabilizzazione
del personale precario, così
come previsto dall’articolo 73 del
contratto collettivo provinciale
di lavoro per il personale delle
fondazioni, ai sensi del quale la
Fondazione ha cinque anni di
tempo per raggiungere l’obiettivo
di avere, nei vari centri, almeno
2/3 del personale dipendente con
rapporto di lavoro a tempo indeterminato.
Arrivo del CEA,
potenziamento della ricerca
ambientale
La fondazione, qualificata come
ente di ricerca regionale, opera
nel comparto dell’agricoltura (in
particolare nei settori frutti-viticolo,
dei piccoli frutti e della zootecnia),
nel settore agroalimentare ed

in quello dell’ambiente (aria, terra
ed acqua), continuando gli scopi
e le attività dell’Istituto Agrario di
San Michele all’Adige fondato il
12 gennaio 1874 dalla Dieta di Innsbruck
e del Centro di Ecologia
Alpina costituto con legge provinciale
del 13 agosto 1992, n.17. All’interno
della fondazione confluirà
il Centro di ecologia di alpina
delle Viote del Monte Bondone.
In questo modo sarà possibile potenziare
le attività di ricerca finora
svolte in campo ambientale.
Confermati in via
transitoria i responsabili
delle strutture
Nell’ultima seduta, il consiglio di
amministrazione della Fondazione
Edmund Mach ha confermato
in via transitoria, fino all’adozione
del nuovo modello organizzativo
della fondazione, i responsabili
delle varie strutture.
Nuova veste grafica
per il portale
www.Iasma.It
Contestualmente al passaggio in
fondazione, il portale dell’Istituto
Agrario si rinnova. Cambia la
veste grafica ed aggiorna tecnologicamente
piattaforme e servizi.
Il nuovo portale verrà raggiunto,
oltre che dal noto www.iasma.
it, anche da nuovi domini tra cui
alcuni con estensione .eu (europea):
www.ismaa.it, www.fondazioneedmundmach.it,
www.fondazioneedmundmach.eu,
www.
fmach.it, www.fmach.eu.
Trentino viticolo, il
90% si “difende” con le
trappole sessuali per
evitare gli insetticidi
In Trentino sono circa novemila
gli ettari di vigneto difesi con il
metodo della confusione sessuale,
vale a dire il 90% della superficie
totale. In nessun’altra zona
viticola d’Italia si fa un uso così
massiccio di questa tecnica di
difesa rispettosa dell’ambiente,
della salute degli operatori e dei
consumatori, in quanto alternativa
ai comuni insetticidi di sintesi
e come tale ammessa anche in
agricoltura biologica.
Le prime esperienze di confusione
sessuale contro le tignole della
vite in Trentino risalgono al 1991
e hanno inizialmente interessato
14 ettari di vite a Mezzocorona.
Da allora grazie al costante supporto
tecnico dell’Istituto Agrario
di San Michele la superficie si è
San Michele. Il monastero agostiniano, sede della Fondazione
Edmund Mach
progressivamente espansa, fino a
raggiungere da qualche anno la
quasi totalità dell’intero vigneto
trentino.
Per parlare di questo importante
argomento l’Istituto Agrario di San
Michele in collaborazione con
Mezzacorona sca ha organizzato
nelle scorse settimane, presso il
PalaRotari di Mezzocorona, un incontro
tecnico di aggiornamento
rivolto a tecnici e viticoltori.
La confusione sessuale è una
tecnica di controllo di alcuni insetti
mediante la distribuzione
di sostanze odorose (feromoni)
che confondono il maschio e gli
impediscono di individuare la
femmina per l’accoppiamento. Le
sostanze emesse da appositi diffusori
sono infatti simili a quelle secrete
naturalmente dalle femmine
per attirare i maschi e consentire
la riproduzione. In pratica si tratta
di una tecnica di difesa alternativa
ai comuni insetticidi di sintesi e
come tale ammessa anche in agricoltura
biologica.
Aqa rilancia i funghi
del bosco italiano
L’Agenzia per la garanzia della
qualità in agricoltura dell’Istituto
Agrario (AQA) ha partecipato a
Cordoba, in Spagna, alla prima
Conferenza mondiale sulla conservazione
e l’uso sostenibile dei
funghi selvatici che aveva ha fatto
il punto sullo “stato dell’arte”
del mondo dei funghi e dei tartufi.
Cinquecento i partecipanti, provenienti
da tutti i continenti, in
rappresentanza di diverse organizzazioni
governative e non, del
mondo della ricerca, dello sviluppo
agricolo e rurale, legati all’ambito
della micologia. In un unico
evento si sono concentrati seminari,
lezioni, esibizioni micologiche
e sono stati riportati esempi di
progetti locali di gestione dei funghi.
Diversi gli argomenti trattati:
TERRA TRENTINA
39

NOTIZIE
dalla tassonomia alla biodiversità,
dalla conservazione all’uso sostenibile
e alla tartuficoltura.
Per conto del Ministero delle Politiche
Agricole Alimentari e Forestali
l’Agenzia per la garanzia della
qualità sta raccogliendo tutte le informazioni
di tipo produttivo, tecnico
e finanziario legate a prodotti
forestali di qualità, legnosi e non
legnosi, di montagna. Si tratta di
un’indagine che riguarda l’innovazione
del prodotto e il processo
lungo la filiera forestale nazionale
con le sue interazioni con altri
comparti (agroalimentare, diverse
attività artigianali, turismo); informazioni
che potranno rivelarsi
utili a tutte quelle realtà e organizzazioni
che si propongono di valorizzare
e promuovere i prodotti
di nicchia, in particolare forestali.
Nel suo intervento AQA ha riportato
un innovativo caso aziendale
di una realtà agrituristica
della provincia di Parma che ha
come “core business” la vendita
di funghi porcini legati al “Fungo
di Borgotaro” (www.fungodiborgotaro.it)
e l’attività didattica
in campo micologico all’interno
della proprietà. Questo prodotto
rimane a tutt’oggi l’ unico esempio
di fungo spontaneo con il
riconoscimento europeo di Identificazione
Geografica Protetta
(IGP) e di prodotto forestale non
legnoso, che funge da immagine
promozionale delle Valli di Taro e
Ceno. Nell’ambito della conferenza
il poster che riassume i punti
salienti dell’esperienza ha ottenuto
il riconoscimento di miglior
poster per la sessione tematica di
“legislazione e micoturismo”.
macchine irrOratrici,
l’impOrtanza del
cOrrettO utilizzO
Fare agricoltura oggi vuol dire
Fatti/previsioni
TERRA TRENTINA
40
❍ Il prezzo del siero in polvere
prodotto nello stabilimento di
Spini di Gardolo gestito dal
CONCAST-TRENTINGRA-
NA è sceso ultimamente da
0,70 a 0,50 euro a kg. Nel
2006 il prezzo realizzato
era di 0,40 euro a kg., molto
vicino al costo di trasformazione.
Il siero in polvere
si utilizza nell’allevamento
dei vitelli. Lo stabilimento di
spini di Gardolo non è ancora
attrezzato per produrre
siero in polvere destinato all’alimentazione
umana.
❍ Il mercato fondiario in provincia
di Trento è caratterizzato
da una vivacità superiore
alla norma rispetto agli anni
scorsi. Lo rivela anche il numero
di domande di mutuo
o di contributo, più di 100
negli ultimi due mesi, pervenute
all’uffi cio proprietà diretto
coltivatrice dell’Assessorato
provinciale all’agricoltura
di Trento. Il dirigente, Tullio
Zanoni, non esclude che la
forte richiesta di terreni da
acquistare faccia lievitare
i prezzi già alti, soprattutto
nelle zone frutticole e viticole.
❍ La carenza di formaggi a livello
europeo a seguito della
destinazione di grossi quantitativi
di latte bovino alla
trasformazione in latte in polvere
da esportare in Cina e
India ha provocato una lievitazione
di prezzo anche dei
formaggi prodotti dai caseifi -
ci trentini. L’aumento non ha
superato i 30-40 centesimi a
chilogrammo per i formaggi
tradizionali quali Puzzone,
Vezzena, Casolet e altri nostrani
e la grande distribuzione
ha accettato l’aumento.
E’ quindi probabile che
l’aumento non subirà alcun
ribasso se, come prevedono
gli esperti, nella primavera
del 2008 la situazione produttiva
dei formaggi tornerà
normale a livello europeo.
❍ Gli ispettori delle compagnie
di assicurazione che operano
nel Trentino e in Alto-Adige
per il comparto danni
da avversità meteoriche a
colture agrarie si sono riuniti
a Trento per iniziativa del
CODIPRA. Scopo dell’incontro
era di raccogliere dagli
intervenuti una valutazione
di merito sulle tabelle di liquidazione
dei danni adottate
per i contratti di assicurazione
multirischio e pluririschio.
L’esperienza maturata in
campo ha consentito ai partecipanti
di esprimere utili
osservazioni migliorative.
❍ La direzione di Astro ha apportato
alcune modifi che al
disciplinare di produzione
allegato alla richiesta di riconoscimento
della Dop per la
trota e per il salmerino allevati
in Trentino. La pubblica
audizione dovrebbe tenersi
nei primi mesi del 2008. Il
direttore Diego Coller conta
di poter avere già nel primo
semestre il riconoscimento
della Dop provvisoria da
parte del ministero per le
politiche agricole, in attesa
della autorizzazione defi nitiva
dell’Unione europea.

dare ai partecipanti alcuni spunti di riflessione su
pratiche che dovrebbero già essere state attivate nelle
aziende agricole e per aprire un confronto con i
relatori su temi che sempre di più coinvolgeranno
l’agricoltura nel prossimo futuro.
sempre più garantire qualità, sicurezza delle produzioni
e rispetto dell’ambiente. In tal senso è indispensabile
poter disporre di macchine agricole idonee
e perfettamente funzionanti, soprattutto quando
queste possono avere un certo impatto sulla natura,
come nel caso delle macchine per la distribuzione
dei prodotti fitosanitari.
Un argomento, quello del corretto utilizzo delle macchine
agricole, spesso sottovalutato dagli agricoltori,
che l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige ha
deciso di affrontare in un seminario che si è svolto,
presso l’Aula Magna. L’iniziativa è stata promossa dal
Centro per l’Assistenza Tecnica che nel corso dell’anno
ha organizzato convegni tecnici e prove dimostrative
in campo per sensibilizzare gli agricoltori
sulla scelta delle macchine e sull’importanza delle
stesse nella gestione della produzione.
Introdotto da Michele Pontalti, dirigente Centro per
l’Assistenza Tecnica IASMA, l’incontro ha affrontato
vari argomenti: dalla legislazione vigente alla taratura
delle macchine secondo il protocollo frutticolo,
dalla scelta delle macchine alle novità tecnologiche
apparse sul mercato, per arrivare alla nuova metodologia
di calcolo della quantità di miscela e di agrofarmaco
per il controllo dei parassiti del frutteto e al
rapporto fra la certificazione Global Gap (ex Eurep
Gap) e le macchine per i trattamenti.
Sono stati proiettati dei filmati sulla taratura e la manutenzione
periodica delle macchine irroratrici per
Centro Safecrop, quattro anni
di ricerca in agricoltura
Dopo quattro anni di attività il progetto SafeCrop
chiude, ma il patrimonio di conoscenza e professionalità
scientifiche continuerà all’interno della Fondazione
Edmund Mach. È questo - in sintesi - il messaggio
che è stato dato nel corso della conferenza
stampa convocata per offrire un bilancio pubblico
all’esperienza scientifica nel campo della ricerca e
sviluppo di sistemi per la protezione delle piante a
basso impatto sull’ambiente e sulla salute del consumatore.
In altre parole, le attività del centro, che ha puntato
sulla ricerca innovativa orientata allo sviluppo di
tecnologie in grado di ridurre gli input chimici in
agricoltura e ad usare metodi per la protezione delle
piante a basso impatto, confluiranno all’interno del
Centro Sperimentale, precisamente nel Dipartimento
protezione piante.
“I risultati ottenuti da SafeCrop - ha sottolineato l’assessore
alla programmazione ricerca e innovazione
Gianluca Salvatori - sono stati eccellenti e di livello
internazionale, grazie ad una collaborazione tra esperienze
e conoscenze di diversi paesi. Si tratta di un
risultato importante perché nella attività di ricerca nulla
avviene per inerzia ma gli obiettivi si raggiungono
grazie ad un lavoro di gruppo in grado di evidenziare
le eccellenze”. Alessandro Dini, direttore generale dell’Istituto
agrario di San Michele all’Adige, ringraziando
per la collaborazione il professor Gessler, ha sottolineato
l’importante ruolo svolto da SafeCrop, spiegando
che “l’Istituto agrario di San Michele all’Adige ha
intrapreso un vero e proprio filone di ricerca volto
a sviluppare un’agricoltura eco-compatibile”. Cesare
Gessler, responsabile scientifico del Centro, ha voluto
dimostrare come la ricerca non debba essere fine a se
stessa, promuovendo la “filiera della conoscenza” in
agricoltura, che significa collegare la ricerca di base
al mondo produttivo: “Abbiamo fatto da cardine tra
la ricerca di base e la ricerca applicata . Il rischio che
corre la ricerca è quello di produrre tanta carta e poca
innovazione: il Centro SafeCrop ha puntato invece
sulle applicazioni pratiche orientate alle necessità dell’agricoltura
trentina ed italiana. Per raggiungere questo
obiettivo sono state prodotte pubblicazioni, relazioni,
giornate tecniche, software per l’applicazione
dell’informatica all’agricoltura”.
TERRA TRENTINA
41

NOTIZIE
entrata in vigore il 1° agosto 2008- consentirà una
rapida ristrutturazione del settore. Con l’applicazione
definitiva del nuovo regime l’Italia potrà contare su un
contributo europeo al settore di 376,4 milioni di euro
l’anno rispetto ad un bilancio Ue per i 27 stati membri
di circa 1,3 miliari di euro.
Questi in sintesi i principali aspetti della riforma:
-dotazioni nazionali: consentiranno agli Stati membri
di adattare le misure alla loro situazione particolare.
Le misure possibili includono la promozione nei paesi
terzi, la ristrutturazione/riconversione dei vigneti,
l’ammodernamento della catena di produzione, l’innovazione,
il sostegno alla vendemmia verde e nuove
misure di gestione delle crisi.
-Misure di sviluppo rurale: una parte dei fondi verrà
trasferita a misure di sviluppo rurale riservate alle regioni
vitivinicole. Tali misure possono includere l’insediamento
dei giovani agricoltori, il miglioramento della
commercializzazione, la formazione professionale,
il sostegno alle organizzazioni di produttori, i finanziamenti
destinati a coprire le spese supplementari e
le perdite di reddito derivanti dal mantenimento dei
paesaggi culturali, nonché il prepensionamento.
-Diritti di impianto: è prevista la loro progressiva eliminazione
entro il 2015, ma potranno essere mantenuti
a livello nazionale fino al 2018.
-Eliminazione progressiva dei regimi di distillazione:
la distillazione di crisi sarà limitata a quattro anni, a
discrezione degli Stati membri, fino al termine della
campagna 2011/12, con una spesa massima limitata
al 20% della dotazione finanziaria nazionale nel
primo anno, al 15% nel secondo, al 10% nel terzo e
al 5% nel quarto.
-Introduzione del pagamento unico per azienda: questo
pagamento disaccoppiato sarà concesso ai proa
cura di “Europa Direct
Carrefour Europeo Alpi
(Istituto Agrario San Michele all’Adige)
di Silvia Ceschini e
Giancarlo Orsingher
TERRA TRENTINA
42
APPROVATO IL PIANO DI SVILUPPO
RURALE TRENTINO
Il 19 dicembre scorso è stato approvato il Piano per
lo sviluppo rurale della Provincia autonoma di Trento.
Nell’ultima riunione il comitato della Commissione europea
ha dato il via libera anche ai programmi rurali
dell’Abruzzo, del Lazio e delle Marche oltre a quelli
nazionali presentati da Bulgaria, Lettonia, Malta e Regno
Unito ed a quelli regionali proposti dalla Finlandia
per le isole Åland, dalla Francia per la Guyana
e per la Corsica, dal Portogallo per Madeira e dalla
Spagna per Castilla e Léon, Catalogna, Galizia e
Paesi Baschi.
I quattro programmi italiani prevedono nel periodo
2007-2013 investimenti pubblici per 384 milioni di
euro in Abruzzo (169 dei quali provenienti dal Fondo
Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale – FEASR),
655 milioni nel Lazio (288 del FEASR), 460 milioni
nelle Marche (202 del FEASR) e 256,2 milioni in Trentino,
100,6 dei quali provenienti dal FEASR. Come
per tutti i PSR delle varie regioni europee, anche il
programma trentino si compone di quattro “Assi”,
oltre ad un quinto relativo all’assistenza tecnica. In
attesa di approvazione rimangono i programmi di
cinque regioni: Basilicata, Molise, Puglia, Sicilia e
Valle d’Aosta.
OK ALLA RIFORMA DEL SETTORE
VITIVINICOLO
I ministri dell’Agricoltura dell’Unione europea hanno
raggiunto un accordo sulla riforma dell’organizzazione
comune del mercato vitivinicolo che –una volta

duttori di uve da vino a discrezione degli Stati membri
e a tutti i produttori che estirpano i loro vigneti.
-Estirpazione: è introdotto un regime di estirpazione
volontaria su un periodo di tre anni, per una superfi -
cie totale di 175 000 ettari e con premi decrescenti.
Uno Stato membro può mettere fi ne all’estirpazione
quando la superfi cie estirpata rischia di superare l’8%
della superfi cie viticola nazionale o il 10% della superfi
cie totale di una determinata regione. Gli Stati
membri possono inoltre vietare l’estirpazione nelle
zone di montagna o a forte pendenza, nonché per
motivi ambientali.
-Pratiche enologiche: l’incarico di approvare pratiche
enologiche nuove o di modifi care quelle esistenti verrà
trasferito alla Commissione.
-Etichettatura: i vini con indicazione geografi ca protetta
e quelli con denominazione d’origine protetta
costituiranno la base del concetto di vini di qualità
dell’Unione europea. Verrà garantita la tutela delle
politiche nazionali consolidate in materia di qualità.
L’etichettatura verrà semplifi cata e sarà ad esempio
concesso ai vini dell’UE senza indicazione geografi -
ca di indicare il vitigno e l’annata.
-Zuccheraggio: questa pratica continuerà a essere
autorizzata, ma verrà imposta una riduzione dei livelli
massimi di arricchimento con zucchero o mosto.
-Aiuto per l’utilizzazione dei mosti: potrà essere versato
nella sua forma attuale per quattro anni.
AccoRdo dEI mINIsTRI suI pEsTIcIdI
I ministri dell’agricoltura degli stati membri dell’UE
sono concordi nel garantire un impiego sostenibile
dei pesticidi. In una dichiarazione allegata al verbale
del Consiglio, la Commissione europea si dichiara
cosciente delle diffi coltà incontrate dalla Bulgaria e
dalla Romania per evitare l’irrorazione aerea dei pesticidi
(data la specifi cità geologica di questi paesi).
La direttiva mira a promuovere l’uso ragionevole e calibrato
dei pesticidi e il ricorso a metodi non chimici di
protezione dei vegetali; prevede misure che consentano
di attutire gli effetti dei pesticidi sulla salute pubblica
e sull’ambiente, come il divieto dell’irrorazione
aerea, tranne in casi specifi ci; l’obbligo, per gli Stati
membri, di presentare piani d’azione nazionali (che
offrano la fl essibilità necessaria per adattare le misure
alle situazioni specifi che dei paesi); l’ispezione regolare
del materiale e delle disposizioni per controllare
la manipolazione e lo stoccaggio dei pesticidi; la
protezione dell’ambiente acquatico, nonché di zone
in cui sono presenti specie vulnerabili (ai sensi della
direttiva-quadro sull’acqua, della direttiva “uccelli” o
“habitat”); la valutazione dei progressi realizzati in
Brevi
❍ Alle sette aste organizzate nel 2007 dalla
Federazione provinciale allevatori di Trento
sono stati presentati complessivamente
679 capi bovini, 59 in più rispetto all’anno
precedente. Ne sono stati venduti 636,
55 in più rispetto al 2006. Il prezzo medio
realizzato per la categoria prevalente delle
manze gravide è stato di 1714 euro, contro
i 1623 dello scorso anno.
❍ L’Uffi cio agricoltura e ambiente della
CCIAA di Trento segnala che la superfi cie
dei vigneti che si possono fregiare di una
delle Doc assegnate al Trentino è aumentata
in un anno da 8 mila 693 a 9 mila 218
ettari. Vi si aggiungono da quest’anno 358
ettari di vigneti a indicazione geografi ca
tipica.
❍ Anche i vigneti dell’Alta Val di Non coltivati
a Groppello potevano essere iscritti nell’elenco
delle indicazioni geografi che tipiche
attivato dalla CCIAA di Trento a sensi
di una normativa europea avente validità
sull’intero territorio nazionale. A consuntivo
risultano iscritti solo 9 ettari di vigneto che
fanno capo a 25 viticoltori dei comuni catastali
di Revò, Cagnò e Romallo.
❍ Ammonta a 358 ettari la superfi cie complessiva
di vigneti iscritti entro il 31 ottobre
2007 all’elenco delle indicazioni geografi -
che tipiche attivato dalla CCIAA di Trento.
Si tratta di un elenco attivato per la prima
volta a livello nazionale. Il vitigno Teroldego
coltivato al di fuori della Piana Rotaliana
interessa ben 145 ettari ed è segnato
con la indicazione geografi ca tipica vigneti
delle Dolomiti.
❍ Il Consorzio ortofrutticolo Val di Gresta ha
avuto in consegna dagli associati che hanno
partecipato per il secondo anno alla
produzione di cereali minori 54 quintali
di granella di grano saraceno proveniente
da 10 ettari di terreno coltivato. Il mulino
Pellegrini di Varone di Riva ha già ultimato
la molitura con una resa in farina del 75-
80%. Farina e derivati sono molto ricercati
dalle persone affette da celiachia perchè
privi di glutine.
TERRA TRENTINA
43

NOTIZIE
TERRA TRENTINA
44
Scadenze
❍ La scadenza dell’11 novembre che segna
per tradizione la conclusione dell’annata
agraria ha lasciato almeno in Trentino uno
strascico di casi di contenzioso superiore
alla norma degli altri anni.
Il dr. Tullio Zanoni, dirigente dell’uffi cio
proprietà diretto coltivatrice della Provincia
di Trento, informa di avere raccolto in
un mese 12 richieste di tentativo di conciliazione
tra proprietari e affi ttuari. Chi
coltiva terreni in affi tto si aggrappa a tutte
le opportunità legali per non rilasciare il
campo.
Normalmente i casi di mancato accordo
di fi ne contratto erano 30 in un anno.
❍ Le organizzazioni di produttori ortofrutticoli
che operano in Trentino hanno presentato
al Servizio promozione delle attività
agricole della Provincia di Trento i
programmi operativi per il 2008.
Tutte le organizzazioni di produttori hanno
inserito nei programmi la produzione
integrata per la quale i frutticoltori riceveranno
un contributo di 413 euro a ettaro.
La metà della spesa è a carico dell’Unione
europea.
❍ I dirigenti dei distretti forestali della provincia
di Trento lamentano una scarsa
partecipazione dei censiti alle sessioni
forestali che si svolgono nei primi mesi di
ogni anno.
Si tratta di incontri pubblici rivolti non solo
agli amministratori comunali e di beni di
uso civico, ma anche ai cittadini e in particolare
ai proprietari di boschi e di malghe.
In occasione delle sessioni forestali è possibile,
ad esempio, presentare domanda
di assegnazione di legname o legna da
ardere. È possibile inoltre raccogliere informazioni
sui lavori forestali e sugli indirizzi
selvicolturali programmati nell’anno.
materia di riduzione dei rischi, tramite indicatori armonizzati;
l’istituzione di un sistema di scambio di
informazioni e di buone pratiche.
2007, GRANDI RISULTATI IN ENERGIA
E TELECOMUNICAZIONI
Energia e clima sono i due settori in cui l’Europa ha
realizzato nel 2007 il progresso più importante. Le
linee di azione hanno riguardato l’impegno a ridurre
le emissioni di anidride carbonica e altri gas del 30%
rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020, a condizione
che lo facciano anche altri paesi sviluppati. Gli
obiettivi sono la riduzione del consumo energetico
del 20% attraverso una migliore effi cienza energetica,
triplicare la quota di energia proveniente da fonti
rinnovabili per raggiungere il 20% e portare al 10%
la quota di biocarburanti nella benzina e nel diesel.
Anche nel settore delle telecomunicazioni si sono verifi
cati importanti passi in avanti. Grazie ad una nuova
legislazione comunitaria, i prezzi della telefonia
mobile si sono ridotti fi no al 60% per le chiamate
da e verso l’estero con l’introduzione della cosiddetta
“Eurotariffa”. In novembre è stata lanciata una grande
proposta di riforma per creare il mercato interno
europeo anche in questo settore, a benefi cio della
concorrenza e dei consumatori.
RECUPERO DI FONDI
INDEBITAMENTE SPESI
Diciassette stati membri dell’UE dovranno rimborsare
un importo globale di 256,3 milioni di euro di spese
agricole ritenute irregolari, ai sensi di una decisione
adottata recentemente dalla Commissione europea.
Le principali correzioni concernono gli importi seguenti:
183,9 milioni di euro richiesti alla Spagna
per insuffi cienza o assenza di verifi ca delle dichiarazioni
di colture e di rendimenti e per irregolarità
riscontrate nel controllo dei mulini nel settore della
produzione d’olio d’oliva; 16,6 milioni di euro alla
regione spagnola dell’Andalusia per via di carenze
nei controlli locali (telerilevamento e visite in loco abituali)
degli aiuti alla superfi cie; 10,5 milioni di euro
all’Italia per carenze nella gestione e il controllo del
regime delle quote di produzione di tabacco; 9,7
milioni di euro al Regno Unito per ritardi di pagamento.
Gli altri paesi interessati da questa decisione
di recupero di fondi comunitari sono: Belgio, Cipro,
Repubblica ceca, Germania, Danimarca, Finlandia,
Francia, Grecia, Ungheria, Irlanda, Malta, Portogallo,
Svezia e Slovenia.

La margarina tutta
vegetale e...
il colesterolo “ cattivo ” che aumenta!
CIBO E SALUTE
La margarina non viene prodotta
dalle piante, ma è un prodotto
tipicamente industriale, costruito
sulla base dell’esigenza di sostituire
il burro, non tanto per
motivi salutari quanto per motivi
economici.
Margarina è un termine molto generico,
che viene dato a qualsiasi
grasso non proveniente dal latte.
Il suo apporto calorico è simile a
quello del burro.
Margarina monoseme è costituita
da un solo tipo di olio in parte
idrogenato (*) (ad esempio olio
di girasole idrogenato all’80 per
cento e olio di girasole liquido al
20 per cento).
Margarina mista è caratterizzata
dalla presenza di oli e grassi di
origine diversa, vegetale ed animale.
Viene usata per dolci, biscotti,
gelati e pasticcini.
Di solito le margarine contengono
additivi conservanti,
emulsionanti, talvolta coloranti
e aromatizzanti, che rendono
il gusto più somigliante
a quello del burro.
Uno dei principali punti di
forza delle margarine è il fatto
che non contengono colesterolo,
essendo di origine vegetale.
Che cosa e’
l’idrogenazione
È una reazione chimica che addiziona
idrogeno agli acidi grassi
polinsaturi contenuti negli oli di
arachide, palma, mais, cotone,
soia ecc.
Prof. Carmelo Bruno
già insegnante di chimica all’ITI “Buonaroti” di Trento
Si diminuisce in tal modo la tendenza
dell’olio all’irrancidimento
per azione dell’ossigeno.
Tutto bene, dunque Non proprio!
Perché nel processo di preparazione
della margarina
avvengono alcune trasformazioni,
tra cui il passaggio
degli acidi grassi insaturi(in
particolare acido oleico) dalla
forma naturale (CIS) a quella
denaturata (TRANS).
PERCHÈ CI INTERESSANO
GLI ACIDI GRASSI TRANS
In buona sostanza, il benefico
acido oleico si trasforma nel pericoloso
acido elaidinico(TRANS).
È stato dimostrato che l’acido
elaidinico aumenta il colesterolo
“cattivo” e diminuisce la
frazione “buona”. Doppio misfatto!!
Commentava il compianto
prof. Djalma Vitali.
Studiosi dell’Harvard School of
Public Health hanno formulato
l’ipotesi che gli acidi grassi
trans siano responsabili di circa
30.000 morti all’anno per malattie
cardiache negli USA ed hanno,
perciò, chiesto alle autorità
di imporre l’uso di etichette che
segnalino la presenza di questi
grassi.
La margarina non è quindi un
grasso “sano e leggero” e per
questo alternativo al burro e
allo strutto, come ci vogliono
far credere.
Visto che la margarina non gode
di buona fama, i produttori, in
questi ultimi tempi, sono corsi
ai ripari
• cercando di migliorare i processi
di idrogenazione al fine
di abbassare la quantità dei
trans
• aggiungendo alle margarine
una certa quantità di omega-
3, che sono benefici per le
arterie
• eliminando, addirittura, i
grassi idrogenati e sostituendoli
con altri grassi vegetali.
Evidentemente, il calo delle
vendite ha fatto aguzzare l’ingegno!!
In ogni caso, il consumatore
italiano avrebbe diritto di
capire dall’etichetta quali e
quanti oli e grassi sono stati
utilizzati per arrivare al prodotto
finale e quanti grassi
trans vi sono contenuti.
La prossima volta vedremo quali
sono gli acidi grassi più pericolosi
per le nostre arterie e in
quali prodotti sono contenuti.
TERRA TRENTINA
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ORTO E DINTORNI
TERRA TRENTINA
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Un fiore per ogni mese
La rosa di Natale
Iris Fontanari
Quando siamo ancora in pieno
inverno e lungo le siepi o vicino
ai fossi sono presenti grosse
chiazze di neve, alcuni fiori riescono
ad emergere dal terreno e
a regalarci, con la bellezza delle
loro corolle, uno sprazzo di…
primavera.
Fra questi uno dei più singolari,
proprio perché fiorisce nella
stagione fredda, è sicuramente
la rosa di Natale, o elleboro, che
pochi ancora conoscono perché
non è sempre rinvenibile nei nostri
boschi. La troviamo, infatti,
sui pendii montani del Trentino
centro-meridionale, soprattutto
ad ovest dell’Adige, soltanto su
terreni calcarei.
Ricordo di averla vista per la prima
volta, nel mese di febbraio di
tanti anni fa, in un bosco ceduo
delle Giudicarie Inferiori, durante
una delle rare (data la stagione…)
passeggiate pomeridiane
fatte con gli scolari di quel paesino
di montagna. Il fiore mi colpì
subito, oltre che per il suo…
ardire (faceva ancora molto
freddo), anche per il suo colore
bianco con delicatissime sfumature
rosa.
Gli ellebori hanno, in effetti,
colori assai tenui e delicati e, a
causa della precocità del loro
sboccio, hanno spesso ispirato
graziose leggende natalizie.
Note botaniche e colturali
L’elleboro (Helleborus niger) è
indubbiamente il più precoce dei
fiori invernali ed è chiamato, non
a caso, rosa di Natale in
quanto la sua fioritura
può aver luogo, qualche
volta, anche negli
ultimi giorni di dicembre.
È detto niger (nero)
a causa del colore della
sua radice, un grosso rizoma
da cui partono lunghi peduncoli
(steli) recanti in alto uno o due
vistosi fiori bianchi, leggermente
soffusi di rosa o di rosso-bruno
all’esterno.
Il genere Helleborus appartiene
alla famiglia delle Ranuncolacee
e comprende circa 20 specie di
piante erbacee perenni: l’H. niger
è probabilmente la più nota.
Questa ha cinque grandi petali
che, in realtà, non costituiscono
la corolla, bensì il calice: i veri
petali sono situati all’interno e
assomigliano a piccoli cornetti
ricchi di nettare, aperti verso
l’alto, ma nascosti dal folto ciuffo
degli stami.
Le foglie, sostenute da lunghi
piccioli, sono grandi, palmate, di
consistenza coriacea e di color
verde scuro; hanno il lembo diviso
in 5-9 segmenti lanceolati e
seghettati all’apice.
Allo stato spontaneo, questa
pianta è diffusa in Europa e
nell’Asia Occidentale con due
sole specie nel Tibet ed in Cina;
in Italia la troviamo sulle Alpi
(dalle basse propaggini fino ai
1300 metri e, isolatamente, fino
a 1850) e sull’Appennino ligure
e toscano. Ama nascondersi nei
luoghi cespugliosi e boschivi, ma
è frequente, allo scoperto, anche
nei pascoli sassosi ed elevati,
sempre su terreni calcarei.
Per la bellezza e il candore delicato
dei suoi fiori viene spesso
coltivata negli orti e nei giardini
ed è sicuramente una pianta
ornamentale degna di considerazione.
Se durante l’inverno, magari in
occasione delle feste natalizie, vi
venisse regalata in vaso, potrete
tenerla anche in casa, ricordando
però di collocarla in un locale
freddo e luminoso.
Essendo una pianta perenne,
dopo la sfioritura è possibile
trapiantarla all’esterno in piena
terra, però in un luogo privo di
gelo; l’inverno successivo tornerà
a fiorire e, mediante la sua spontanea
propagazione, si potranno
creare candide e graziose aiuole.
La rosa di Natale non necessita
di concimazione; esige un terreno
fresco e ricco di humus e
un’umidità costante, ma non eccessiva.
È utile ricordare che tutta la
pianta è molto velenosa e a dosi
elevate provoca le stesse intossicazioni
delle Digitali: vertigine,
vomito, cianosi, collasso ecc.
Proprio a causa della sua tossicità,
non è più utilizzata in fitoterapia,
anche se mantiene ancora
qualche applicazione nella veterinaria
popolare.

La rosa di Natale