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STAFILOCOCCHI - Sezione di Microbiologia

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www.microbiologia.unige.it<br />

Scuola <strong>di</strong> Scienze me<strong>di</strong>che e Farmaceutiche<br />

<strong>STAFILOCOCCHI</strong><br />

Prof. Oliviero E. Varnier<br />

2012<br />

<strong>Sezione</strong> <strong>di</strong> <strong>Microbiologia</strong> – Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Chirurgiche R Diagnostiche Integrate (DISC)


<strong>STAFILOCOCCHI</strong><br />

Gli stafilococchi sono cocchi gram-positivi e catalasi-positivi, con un<br />

<strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> circa 1 μ, generalmente <strong>di</strong>sposti in aggregati irregolari, a<br />

grappoli (il nome deriva infatti dal greco staphylé, grappolo).<br />

Furono così denominati fi n dall’inizio dal chirurgo scozzese Alexander<br />

Ogston, che per primo, nel 1881, li osservò al microscopio in un pus.<br />

Tre anni più tar<strong>di</strong>, il tedesco Rosenbach riuscì a coltivarli e conferì loro<br />

<strong>di</strong>gnità tassonomica, riconoscendo il genere Staphylococcus.<br />

La sua <strong>di</strong>stinzione fra due specie, caratterizzate una da colonie aurate (S.<br />

aureus) e una da colonie bianche o non pigmentate (S. albus), <strong>di</strong>ede<br />

l’avvio a una impostazione dualistica della classificazione degli stafi<br />

lococchi destinata a resistere per molti decenni.<br />

2 <strong>di</strong> 00


<strong>STAFILOCOCCHI</strong><br />

Questa tra<strong>di</strong>zionale ma vecchia impostazione era anche vagamente<br />

manichea, contrapponendo a una specie coagulasi-positiva sicuramente<br />

patogena, <strong>di</strong> cui preoccuparsi a livello clinico (S. aureus), una<br />

specie coagulasi-negativa considerata commensale (il vecchio S.<br />

albus, poi ridenominato S. epidermi<strong>di</strong>s), tendenzialmente trascurata da<br />

un punto <strong>di</strong> vista clinico.<br />

Soltanto negli ultimi decenni è stata fatta chiarezza sia tassonomica sia<br />

clinica, soprattutto per quanto riguarda gli:<br />

stafilococchi coagulasi negativi, che, lungi dall’essere un’unica<br />

specie, sono in realtà formati da una varietà <strong>di</strong> specie <strong>di</strong>verse,<br />

alcune delle quali possono anche rendersi responsabili <strong>di</strong> gravi<br />

infezioni sia comunitarie che nosocomiali<br />

3 <strong>di</strong> 00


<strong>STAFILOCOCCHI</strong><br />

L’habitat naturale in cui normalmente vivono gli stafi lococchi è<br />

costituito dalla cute dei mammiferi (e talora anche <strong>di</strong> alcuni uccelli).<br />

Sono attualmente riconosciute una quarantina <strong>di</strong> specie stafi<br />

lococciche, ma è chiaro che il loro numero è molto più elevato: mentre<br />

alcune specie hanno infatti uno spettro d’ospite assai ampio (come S.<br />

aureus), altre hanno invece uno spettro d’ospite molto specifico (ad<br />

esempio S. epidermi<strong>di</strong>s, sensu stricto come lo si intende oggi, è una<br />

specie esclusivamente umana), sicché è probabile che molte specie non<br />

siano mai state oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o.<br />

Insieme agli altri cocchi gram-positivi e catalasi-positivi, gli stafilococchi<br />

sono tra<strong>di</strong>zionalmente considerati parte della famiglia delle Micrococcaceae.<br />

4 <strong>di</strong> 00


<strong>STAFILOCOCCHI</strong><br />

Gli stafilococchi si <strong>di</strong>stinguono tra<strong>di</strong>zionalmente dai micrococchi (comuni<br />

batteri non patogeni della stessa famiglia) per la capacità <strong>di</strong> utilizzare il<br />

glucoso in anaerobiosi; ma<br />

I generi Staphylococcus e Micrococcus siano filogeneticamente lontani<br />

La produzione <strong>di</strong> catalasi <strong>di</strong>stingue classicamente gli stafilococchi da<br />

molti altri cocchi gram-positivi <strong>di</strong> interesse clinico (come streptococchi ed<br />

enterococchi),<br />

mentre la produzione <strong>di</strong> oagulasi costituisce la base tra<strong>di</strong>zionale per<br />

<strong>di</strong>fferenziare lo S. aureus dalle altre specie stafilococciche umane, che<br />

proprio per questo sono spesso in<strong>di</strong>cate cumulativamente come<br />

“stafilococchi coagulasi-negativi” (spesso con l’acronimo CNS,<br />

coagulase-negative staphylococci).<br />

Esistono in realtà alcune specie stafilococciche coagulasi-positive<br />

<strong>di</strong>verse da S. aureus, ma in ospiti <strong>di</strong>versi dall’uomo.<br />

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<strong>STAFILOCOCCHI</strong><br />

Gli stafilococchi sono aerobi-anaerobi facoltativi e crescono bene nei<br />

comuni terreni <strong>di</strong> coltura. Sono tipicamente alofili, potendo svilupparsi<br />

senza problemi in presenza <strong>di</strong> elevate concentrazioni saline,<br />

caratteristica questa sfruttata nell’allestimento dei più comuni terreni<br />

selettivi per questi batteri.<br />

Oltre che fra i più comuni commensali soprattutto a livello cutaneo, gli<br />

stafilococchi sono fra i più frequenti, importanti e ubiquitari patogeni<br />

dell’uomo, e si sono <strong>di</strong>mostrati altresì fra i batteri che più hanno saputo<br />

sviluppare farmaco-resistenze nel corso dell’era antibiotica.<br />

6 <strong>di</strong> 00


STAPHYLOCOCCUS AUREUS<br />

Anche se non è più considerata l’unica specie stafilococcica patogena,<br />

S. aureus resta del genere Staphylococcus la specie patogena per<br />

eccellenza, e in assoluto uno dei più comuni e importanti patogeni<br />

dell’uomo, sia in ambito comunitario sia in ambito ospedaliero.<br />

Negli ultimi anni è stato possibile sequenziare l’intero genoma <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi<br />

ceppi <strong>di</strong> S. aureus, con <strong>di</strong>verse caratteristiche <strong>di</strong> patogenicità e <strong>di</strong><br />

antibiotico-resistenza: da queste nuove conoscenze si spera <strong>di</strong> trarre<br />

nuovi e sempre più efficaci strumenti con cui <strong>di</strong>fenderci da questo<br />

patogeno.<br />

7 <strong>di</strong> 00


<strong>STAFILOCOCCHI</strong><br />

8 <strong>di</strong> 00


Identificazione <strong>di</strong> laboratorio<br />

Già l’aspetto delle colonie su un normale terreno solido <strong>di</strong> coltura<br />

(generalmente pigmentate, spesso emolitiche) può in<strong>di</strong>rizzare verso una<br />

<strong>di</strong>agnosi appropriata.<br />

A maggior ragione se l’esame microscopico conferma che si tratta <strong>di</strong><br />

cocchi gram-positivi tipicamente <strong>di</strong>sposti a grappolo.<br />

La pigmentazione delle colonie è dovuta alla produzione, nella maggior<br />

parte dei ceppi <strong>di</strong> S. aureus, <strong>di</strong> un pigmento carotenoide <strong>di</strong> colore<br />

variabile dal giallo oro al giallo all’arancio.<br />

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Agar sale-mannitolo<br />

Selettivo/<strong>di</strong>fferenziale<br />

Contiene NaCl, mannitolo,<br />

rosso fenolo<br />

Utilizzato per isolare stafilococchi<br />

e streptococchi, inibisce la<br />

crescita della maggior parte<br />

degli enterobatteri.<br />

Staphylococcus aureus<br />

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Agar sale-mannitolo<br />

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Identificazione <strong>di</strong> laboratorio<br />

Nei casi in cui è in<strong>di</strong>cato l’uso <strong>di</strong> un terreno selettivo, si usa <strong>di</strong> solito l’agarsale-mannitolo<br />

(terreno <strong>di</strong> Chapman) che, oltre a<br />

consentire la crescita soltanto degli stafilococchi grazie alla presenza<br />

del 7,5% <strong>di</strong> NaCl,<br />

è anche in<strong>di</strong>catore per la presenza come unica fonte <strong>di</strong> carbonio del<br />

mannitolo (tipicamente utilizzato da S. aureus, ma non da S.<br />

epidermi<strong>di</strong>s e da molti altri CNS).<br />

La produzione <strong>di</strong> coagulasi resta il test <strong>di</strong> riferimento per<br />

l’identificazione <strong>di</strong> laboratorio <strong>di</strong> S. aureus, anche se la situazione è oggi<br />

molto cambiata grazie all’ampia <strong>di</strong>sponibilità in commercio <strong>di</strong> una<br />

varietà <strong>di</strong> sistemi e kit <strong>di</strong>agnostici alternativi, spesso automatizzati.<br />

12 <strong>di</strong> 00


Tipizzazione<br />

La tipizzazione degli stipiti <strong>di</strong> S. aureus è oggi affidata, come<br />

per gli altri batteri, essenzialmente a tecniche molecolari<br />

sempre più varie e sofisticate.<br />

Grande interesse però continua a rivestire la tra<strong>di</strong>zionale<br />

tipizzazione fagica (basata cioè sulla sensibilità ad una<br />

serie <strong>di</strong> fagi specifici), mentre scarso interesse rivestono<br />

ormai i meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> tipizzazione sierologica.<br />

13 <strong>di</strong> 00


Costituenti cellulari e strutturali<br />

Staphylococcus aureus possiede una capsula <strong>di</strong> natura polisaccari<strong>di</strong>ca, non molto<br />

sviluppata dotata <strong>di</strong> potere antifagocitario.<br />

La parete <strong>di</strong> S. aureus contiene caratteristicamente nel peptidoglicano ponti crociati<br />

costituiti da 5-6 residui <strong>di</strong> glicina, mentre gli aci<strong>di</strong> teicoici sono formati da poli-ribitol-fosfato<br />

(a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> molti CNS nei quali si trova poli-glicerol-fosfato).<br />

Importanti strutture <strong>di</strong> superficie <strong>di</strong> S. aureus sono<br />

proteina A lega il frammento Fc delle immunoglobuline, soprattutto delle IgG)<br />

Adesine: una varietà <strong>di</strong> proteine capaci <strong>di</strong> legarsi ad altre proteine dell’ospite<br />

(fibronectina, laminina ecc.).<br />

stafilocoagulasi, coagulasi vera o coagulasi libera<br />

coagulasi legata (clumping factor) prodotta dalla maggior parte dei ceppi <strong>di</strong> S.<br />

aureus, costituita da una proteina superficiale non enzimatica associata alla parete.<br />

Sono state occasionalmente descritte anche altre sostanze superficiali (polisaccari<strong>di</strong>, ma<br />

anche enzimi proteolitici) capaci <strong>di</strong> attivare la protrombina simulando la presenza <strong>di</strong><br />

coagulasi (pseudocoagulasi).<br />

il pigmento carotenoide tipicamente prodotto da S. aureus, grazie alle proprietà<br />

antiossidanti normalmente associate a questi pigmenti in natura, può danneggiare i<br />

neutrofili e favorire così la virulenza.<br />

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SOSTANZE SOLUBILI: ESOTOSSINE ed ENZIMI<br />

Come è caratteristico <strong>di</strong> molti cocchi gram-positivi, S.<br />

aureus produce una grande varietà e quantità <strong>di</strong> sostanze<br />

solubili che libera nell’ambiente extracellulare:<br />

citotossine<br />

emolisine alfa, beta, gamma e delta<br />

leucoci<strong>di</strong>na<br />

enterotossina,<br />

epidermolisina<br />

tossina dello shock tossico.<br />

Esoenzimi:<br />

Coagulasi e catalasi<br />

fosfatasi, DNasi, lipasi, proteasi, ialuronidasi, stafilochinasi,<br />

enzimi batteriolitici, beta-lattamasi.<br />

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Sostanze solubili: esotossine, esoenzimi<br />

L’emolisina alfa è una tossina complessa, ampia gamma <strong>di</strong> azioni<br />

biologiche, capace <strong>di</strong> formare pori nelle membrane <strong>di</strong> numerosi tipi <strong>di</strong><br />

cellule <strong>di</strong> mammiferi, attivando un pathway <strong>di</strong> morte mitocondriale. Ha una<br />

azione sulla muscolatura liscia vasale e induce apoptosi nelle cellule<br />

mononucleate del sangue periferico.<br />

L’emolisina beta è una sfingomielinasi Mg++-<strong>di</strong>pendente, che agisce<br />

sullo strato fosfolipi<strong>di</strong>co esterno della membrana eritrocitaria rendendo<br />

l’eritrocita molto vulnerabile ad agenti litici.<br />

L’emolisina gamma è una citotossina capace <strong>di</strong> formare pori nella<br />

membrana eritrocitaria,<br />

L’emolisina delta è una citotossina fortemente idrofobica, capace <strong>di</strong><br />

formare pori a livello della membrana eritrocitaria.<br />

Diverse leucoci<strong>di</strong>ne, la più stu<strong>di</strong>ata è quella <strong>di</strong> Panton-Valentine. Sono<br />

citotossine a due componenti, simili alla gamma-tossina. L’azione<br />

citotossica sui leucociti e i macrofagi è associata a una per<strong>di</strong>ta selettiva <strong>di</strong><br />

potassio e a un incremento dell’attività ATPasica.<br />

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Sostanze solubili: esotossine, esoenzimi<br />

7 tipi antigeni <strong>di</strong> enterotossina, Sono tutte proteine resistenti al calore e<br />

agli enzimi proteolitici (caratteristiche queste ovviamente importanti nella<br />

patogenesi delle tossinfezioni alimentari <strong>di</strong> cui sono responsabili).<br />

L’epidermolisina (o tossina esfoliativa) è una tossina a due componenti<br />

(una termostabile e una termolabile). Determina ampi scollamenti negli<br />

strati superficiali dell’epidermide per un’azione sui desmosomi, che si<br />

osservano in neonati colpiti dalla sindrome della cute ustionata.<br />

La tossina della sindrome dello shock tossico (TSST-1) agisce come<br />

un superantigene e come un potente stimolatore del sistema immune,<br />

provocando un rilascio esagerato <strong>di</strong> alcune citochine e una iperproliferazione<br />

delle cellule T.<br />

La coagulasi è un pro-fattore proteico, che reagisce con un co-fattore<br />

plasmatico protrombino-simile (CRF, coagulase-reacting factor) trasformando<br />

il fibrinogeno in fibrina.<br />

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Sostanze solubili: esotossine, esoenzimi<br />

La coagulasi è un pro-fattore proteico, che reagisce con un co-fattore<br />

plasmatico protrombino-simile (CRF, coagulase-reacting factor)<br />

trasformando il fibrinogeno in fibrina.<br />

La catalasi, enzima che scinde il perossido <strong>di</strong> idrogeno in acqua e<br />

ossigeno, è ritenuta avere un ruolo importante nel permettere alle cellule<br />

batteriche <strong>di</strong> moltiplicarsi all’interno dei fagociti dell’ospite.<br />

La stafilochinasi favorisce la fibrinolisi attivando il plasminogeno del<br />

plasma che viene trasformato in plasmina.<br />

La ialuronidasi è una mucopolisaccaridasi specificamente attiva sull’acido<br />

ialuronico. Importante nel favorire la <strong>di</strong>ffusione dell’infezione (sprea<strong>di</strong>ng<br />

factor).<br />

Gli enzimi batterolitici comprendono una varietà <strong>di</strong> enzimi coinvolti nella<br />

sintesi del peptidoglicano, con prevalenza <strong>di</strong> un’attività N-acetilglucosaminidasica<br />

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COLONIZZAZIONE<br />

L’uomo è un serbatoio naturale <strong>di</strong> S. aureus<br />

Si calcola che il 30-50% dei soggetti adulti ne siano colonizzati,<br />

il 10-20% in modo persistente.<br />

Nei casi <strong>di</strong> colonizzazione persistente, fra le se<strong>di</strong> maggiormente<br />

interessate vi sono <strong>di</strong> solito il vestibolo nasale e la<br />

regione perineale.<br />

Il tasso <strong>di</strong> colonizzazione è più elevato in in<strong>di</strong>vidui in cui<br />

siano presenti particolari con<strong>di</strong>zioni favorenti (ad esempio<br />

<strong>di</strong>abetici, emo<strong>di</strong>alizzati, tossico<strong>di</strong>pendenti, pazienti con varie<br />

forme <strong>di</strong> immunodeficienza).<br />

19 <strong>di</strong> 00


Azione Patogena<br />

Staphylococcus aureus è un batterio dotato <strong>di</strong> una potenzialità patogena<br />

molto elevata, che deriva dall’insieme <strong>di</strong> una varietà <strong>di</strong> componenti<br />

strutturali, e in modo ancora più significativo dalle numerose sostanze<br />

solubili (esotossine ed esoenzimi) che caratteristicamente produce.<br />

Sono probabilmente soprattutto le tossine che, nel loro insieme,<br />

contribuiscono in modo determinante all’aggressività <strong>di</strong> certi ceppi<br />

particolarmente virulenti.<br />

Una situazione a parte è rappresentata da particolari situazioni morbose<br />

conseguenti all’azione specifica <strong>di</strong> tossine specifiche.<br />

La speciale capacità dello S. aureus <strong>di</strong> sviluppare antibiotico-resistenze<br />

ha un ruolo cruciale nel renderlo un patogeno <strong>di</strong> successo, soprattutto in<br />

ambiente ospedaliero.<br />

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STAFILOCOCCIE<br />

Le stafilococcìe, come sono definite le comuni infezioni da S. aureus,<br />

hanno generalmente carattere suppurativo e sono estremamente variabili<br />

per sede e per gravità, potendo interessare pressoché qualsiasi organo e<br />

apparato.<br />

Le localizzazioni più frequenti riguardano la cute, le ghiandole cutanee<br />

e i tessuti molli sottocutanei (foruncolo, impetigine, idrosadenite, favo,<br />

flemmone, patereccio ecc.), ma si possono avere localizzazioni<br />

ascessuali varie e più profonde, specifiche infezioni d’organo<br />

(osteomieliti, endocar<strong>di</strong>ti, polmoniti ecc.), infezioni <strong>di</strong> ferite chirurgiche,<br />

forme sistemiche (batteriemie primarie e secondarie).<br />

Oltre alle assai più comuni stafilococcìe, S. aureus causa anche forme<br />

cliniche a carattere suppurativo e sono espressione dell’azione <strong>di</strong> singole<br />

e ben specifiche tossine:<br />

tossinfezioni alimentari associate alle enterotossine,<br />

sindrome della cute ustionata associata all’epidermolisina,<br />

sindrome dello shock tossico associata alla TSST-1.<br />

21 <strong>di</strong> 00


TOSSINFEZIONI ALIMENTARI<br />

Fra le tossinfezioni alimentari, quella da S. aureus è una delle più<br />

comuni.<br />

È dovuta all’ingestione <strong>di</strong> alimenti contaminati, nei quali cioè lo sviluppo<br />

<strong>di</strong> ceppi enterotossici ha provocato l’accumulo <strong>di</strong> notevole quantità <strong>di</strong><br />

enterotossina.<br />

Si tratta quin<strong>di</strong> più precisamente <strong>di</strong> intossicazioni alimentari, che spesso si<br />

manifestano come focolai epidemici che interessano contemporaneamente<br />

più pazienti che si sono cibati dello stesso alimento contaminato.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista patogenetico, è importante la resistenza dell’enterotossina<br />

all’azione degli enzimi proteolitici <strong>di</strong>gestivi, nonché la sua termoresistenza<br />

che la rende parzialmente resistente alla cottura dei cibi<br />

coinvolti (che sono per lo più ricchi <strong>di</strong> zuccheri e <strong>di</strong> lipi<strong>di</strong>, come creme,<br />

gelati ecc.).<br />

Le manifestazioni cliniche insorgono <strong>di</strong> regola bruscamente a poche ore <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>stanza dall’ingestione degli alimenti contaminati, con sintomi sia generali<br />

(febbre) sia locali (vomito, <strong>di</strong>arrea), che tendono peraltro a risolversi<br />

spontaneamente in tempi relativamente brevi.<br />

22 <strong>di</strong> 00


SINDROME della CUTE USTIONATA<br />

Sotto la denominazione <strong>di</strong> sindrome della cute ustionata, spesso<br />

in<strong>di</strong>cata con l’acronimo SSSS (staphylococcal scalded skin syndrome),<br />

si tende a comprendere una varietà <strong>di</strong> quadri clinici attribuibili<br />

all’epidermolisina e caratterizzati da:<br />

eritema, epidermolisi ed esfoliazione degli strati superficiali<br />

dell’epidermide.<br />

Si tratta <strong>di</strong> manifestazioni <strong>di</strong> interesse pe<strong>di</strong>atrico e più spesso<br />

neonatologico: impetigine bollosa, necrolisi epidermica, malattia <strong>di</strong><br />

Ritter e dermatite esfoliativa generalizzata.<br />

Lo sviluppo del ceppo tossigeno può avvenire nelle stesse se<strong>di</strong><br />

cutanee interessate, oppure in focolai infettivi, spesso asintomatici,<br />

da cui <strong>di</strong>ffonde la tossina epidermolitica.<br />

23 <strong>di</strong> 00


SINDROME dello SJOCK TOSSICO<br />

la sindrome dello shock tossico (TSS, toxic shock<br />

syndrome) è causata da una tossina (la TSST-1) che<br />

<strong>di</strong>ffonde per via ematogena da un focolaio <strong>di</strong> partenza<br />

spesso ignorato.<br />

È una sindrome acuta, grave, caratterizzata da febbre,<br />

ipotensione, eritrodermia desquamativa, e vari sintomi<br />

d’organo.<br />

È stata descritta soprattutto in donne che facevano uso <strong>di</strong><br />

particolari assorbenti interni o <strong>di</strong> garze in infezioni cutanee,<br />

sottocutanee o postoperatorie.<br />

24 <strong>di</strong> 00


SENSIBILITA’ e RESISTENZA agli ANTIBIOTICI<br />

Fin dall’inizio dell’era antibiotica, Staphylococcus aureus è<br />

sempre stato un protagonista assoluto <strong>di</strong> quei fenomeni <strong>di</strong><br />

antibiotico-resistenza acquisita che, via via <strong>di</strong>latandosi e<br />

assumendo sempre maggiore e più drammatica rilevanza,<br />

hanno finito per <strong>di</strong>ventare oggi uno dei gran<strong>di</strong> scenari <strong>di</strong> crisi<br />

della me<strong>di</strong>cina moderna.<br />

Di particolare importanza e interesse è stata l’evoluzione<br />

della resistenza <strong>di</strong> S. aureus agli antibiotici beta-lattamici<br />

nel corso dell’era antibiotica, caratterizzata da due fasi ben<br />

<strong>di</strong>stinte <strong>di</strong> epidemie <strong>di</strong> infezioni ospedaliere.<br />

25 <strong>di</strong> 00


SENSIBILITA’ e RESISTENZA agli ANTIBIOTICI<br />

Una prima ondata epidemica, sviluppatasi precocemente (a<br />

partire dai primi anni cinquanta del secolo scorso) e<br />

rapidamente <strong>di</strong>lagata in tutto il mondo, fu sostenuta da ceppi<br />

penicillino-resistenti, <strong>di</strong>ventati tali avendo acquisito la<br />

capacità <strong>di</strong> produrre penicillinasi.<br />

Questi ceppi (in origine spesso appartenenti al fagotipo<br />

80/81) presentavano solo occasionale e moderata<br />

resistenza agli altri antibiotici.<br />

L’epidemia si esaurì dopo una decina d’anni, soprattutto<br />

grazie all’avvento <strong>di</strong> nuovi antibiotici (come le penicilline<br />

penicillinasi-resistenti e le prime cefalosporine), anche<br />

se la caratteristica fenotipica e genotipica della produzione <strong>di</strong><br />

beta-lattamasi è rimasta acquisita definitivamente dalla gran<br />

maggioranza degli stipiti sia ospedalieri che comunitari.<br />

26 <strong>di</strong> 00


SENSIBILITA’ e RESISTENZA agli ANTIBIOTICI<br />

Una seconda ondata epidemica, tuttora in corso, è quella sostenuta da<br />

ceppi meticillino-resistenti (internazionalmente noti con l’acronimo<br />

MRSA, methicillin-resistant S. aureus), capaci <strong>di</strong> resistere alla meticillina,<br />

capostipite delle penicilline penicillinasi-resistenti.<br />

Questa epidemia ha avuto un inizio lento e insi<strong>di</strong>oso negli anni sessantasettanta,<br />

e solo negli anni ottanta il problema è stato riconosciuto come<br />

un’emergenza globale e generalizzata.<br />

In realtà, i ceppi MRSA sono resistenti non solo alle penicilline<br />

penicillinasi-resistenti ma a tutti i beta-lattamici, e in più sono <strong>di</strong> regola<br />

caratterizzati da una spiccata multiresistenza, ossia risultano<br />

frequentemente resistenti a una molteplicità <strong>di</strong> antibiotici non correlati.<br />

I glicopepti<strong>di</strong> hanno finito per <strong>di</strong>ventare una scelta spesso obbligata per il<br />

trattamento delle infezioni da MRSA.<br />

27 <strong>di</strong> 00


SENSIBILITA’ e RESISTENZA agli ANTIBIOTICI<br />

Si capisce quin<strong>di</strong> la particolare preoccupazione suscitata dall’emergenza,<br />

nell’ultimo decennio:<br />

ceppi <strong>di</strong> MRSA resistenti a basso livello ai glicopepti<strong>di</strong>,<br />

ceppi altamente resistenti a questi farmaci per effetto dell’acquisizione<br />

(per trasferimento orizzontale) del complesso genico vanA da<br />

enterococchi vancomicino-resistenti.<br />

Da tempo, ormai, i ceppi MRSA sono i principali protagonisti delle<br />

infezioni ospedaliere.<br />

Negli ultimi anni, ceppi MRSA sono emersi anche al <strong>di</strong> fuori del<br />

tra<strong>di</strong>zionale ambito ospedaliero, e cioè come patogeni comunitari.<br />

Questi ceppi, denominati CA (community-acquired)-MRSA, non presentano<br />

il fenomeno della multiresistenza, e sono spesso resistenti solo ai<br />

beta-lattamici. Tendono però a manifestare una maggiore virulenza<br />

rispetto ai ceppi MRSA nosocomiali, anche perché sono spesso<br />

produttori della leucoci<strong>di</strong>na <strong>di</strong> Panton-Valentine.<br />

28 <strong>di</strong> 00

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