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capitolo 7

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Cap. VII Il metodo delle singolarità idrodinamiche 77<br />

CAPITOLO VII<br />

Il metodo delle singolarità idrodinamiche<br />

§ 1. - Il potenziale complesso.<br />

Dato che l’equazione di Laplace non risulta di facile gestione, si<br />

ricorre ad altri metodi, tra i quali il metodo delle singolarità.<br />

Come abbiamo visto, per un moto piano e stazionario valgono le<br />

condizioni di Chauchy-Riemann:<br />

u = ∂ϕ<br />

∂x = ∂ψ<br />

∂y<br />

v = ∂ϕ<br />

∂y = −∂ψ ∂x .<br />

Queste sono condizioni di analiticità, cioè le funzioni di punto<br />

ϕ(x, y) e ψ(x, y), sono funzioni analitiche e ne godono quindi tutte le<br />

proprietà.<br />

In particolare esiste un potenziale complesso w tale che la sua<br />

parte reale è costituita dal potenziale ϕ e la parte immaginaria dalla<br />

funzione di corrente ψ:<br />

w(z) = ϕ(x, y) + iψ(x, y) (1)<br />

dove z è la variabile complessa che in forma cartesiana risulta:<br />

z = x + iy<br />

com’è noto abbiamo, per le coordinate polari r e θ, anche una forma<br />

trigonometrica:<br />

z = r(cos θ + i sin θ)


78 E. Buffoni Idrodinamica<br />

e per la relazione di Euler, che si dimostra confrontando gli sviluppi<br />

in serie, abbiamo l’uguaglianza:<br />

e iθ = cos θ + i sin θ<br />

abbiamo infine la forma esponenziale:<br />

z = re iθ .<br />

Si ricorda inoltre che il numero complesso coniugato rappresenta<br />

il punto simmetrico rispetto all’asse reale: z ∗ = x − iy e che zz ∗<br />

rappresenta il modulo al quadrato r 2 = x 2 + y 2 .<br />

Allo stesso modo si può definire la velocità complessa, che contiene<br />

le due componenti:<br />

e la sua coniugata:<br />

U = u + iv<br />

U ∗ = u − iv.<br />

La derivata delle funzioni analitiche gode di proprietà che ne semplificano<br />

molto il calcolo, in particolare il potenziale complesso può<br />

essere derivato solo lungo l’asse reale:<br />

dw<br />

dz = ∂w<br />

∂x = ∂ϕ<br />

∂x + i∂ψ ∂x<br />

e per le condizioni di Cauchy-Riemann avremo:<br />

dw<br />

dz = ∂ϕ<br />

∂x − i∂ϕ ∂y .<br />

Pertanto dato che le derivate parziali al secondo membro rappresentano<br />

rispettivamente le componenti u e v, possiamo scrivere in<br />

definitiva:<br />

dw<br />

dz = u − iv = U ∗ . (2)


Cap. VII Il metodo delle singolarità idrodinamiche 79<br />

Quindi la derivata del potenziale complesso è uguale alla velocità<br />

complessa coniugata. Questa relazione è fondamentale per determinare<br />

il potenziale complesso, infatti basterà scrivere la velocità<br />

complessa, poi la sua coniugata ed infine integrare la (2).<br />

Il potenziale complesso gode inoltre della proprietà additiva per<br />

cui il potenziale di un moto composto risulta uguale alla somma<br />

dei potenziali di moti piú semplici. In generale questi moti semplici<br />

presentano delle singolarità. cioè dei punti un cui la velocità tende<br />

all’infinito e, per in teorema di Bernoulli, anche la pressione diverge<br />

in valore assoluto. Pertanto questo modo di risolvere i problemi in<br />

idrodinamica assume appunto il nome di metodo delle singolarità.<br />

§2. - Il moto uniforme.<br />

Il piú semplice dei moti che si hanno in idrodinamica è il moto<br />

uniforme, cioè in ogni punto del piano abbiamo un vettore di velocità<br />

costante in modulo, direzione e verso, inoltre è l’unico a non avere<br />

una singolarità.<br />

Se infatti abbiamo un vettore velocità, costante ⃗ U in tutto il piano<br />

ed in generale inclinato di un angolo α rispetto all’asse delle ascisse,<br />

possiamo scriverne le componenti:<br />

u = U cos α<br />

v = U sin α.<br />

Pertanto la velocità complessa sarà data da:<br />

U = U(cos α + i sin α)<br />

e la complessa coniugata:<br />

U ∗ = U(cos α − i sin α)<br />

quindi, per la formula di Euler:<br />

U ∗ = Ue −iα ,


80 E. Buffoni Idrodinamica<br />

pertanto per la (2) avremo:<br />

dw<br />

dz = Ue−iα ,<br />

che integrata fornisce immediatamente il potenziale complesso del<br />

moto uniforme:<br />

w = Ue −iα z. (3)<br />

Nel caso particolare di flusso lungo l’asse x da destra verso sinistra,<br />

con α = 0, la precedente si riduce a:<br />

Figura 1: Il moto uniforme.<br />

w = Uz (4)<br />

ossia, con z in forma cartesiana:<br />

w = Ux + iUy<br />

pertanto abbiamo:<br />

ϕ = Ux<br />

ψ = Uy.


Cap. VII Il metodo delle singolarità idrodinamiche 81<br />

Il reticolo idrodinamico è quindi costituito da una sorta di centuriazione,<br />

o di scacchiera, cioè dei quadrati formati dalle linee equipotenziali<br />

a x = cost. e dalle linee di corrente ad y = cost.<br />

Nel caso generale avremo:<br />

w = Ue −iα re iθ = Ure i(θ−α)<br />

cioé il reticolo sará inclinato di α rispetto all’asse reale.<br />

§3. - Sorgenti e pozzi.<br />

Per sorgenti e pozzi intendiamo delle entità fisico-matematiche,<br />

dei punti dai quali scaturisce del fluido oppure scompare della materia.<br />

In inglese per esempio si distingue il pozzo comune, detto well<br />

ed il precedente, chiamato sink.<br />

Consideriamo una sorgente nell’origine, da essa scaturisce una<br />

portata Q per unità di profondità, il fluido si diffonde in tutte le<br />

direzioni del piano in modo isotropo, quindi la velocità radiale V<br />

sarà data da:<br />

V =<br />

Q<br />

2πr . (5)<br />

La sorgente è pertanto una singolarità, perché per r → 0 V → ∞.<br />

La velocità complessa sarà:<br />

e la complessa coniugata:<br />

U = V (cos θ + i sin θ)<br />

U ∗ = V (cos θ − i sin θ).<br />

Quindi per la (2) e la (5) abbiamo:<br />

dato che z = re iθ avremo:<br />

dw =<br />

Q dz<br />

2πr e , iθ


82 E. Buffoni Idrodinamica<br />

dw = Q 2π<br />

dz<br />

z ,<br />

che integrata fornisce il potenziale complesso di una sorgente:<br />

w = Q ln z. (6)<br />

2π<br />

Per evidenziare il reticolo idrodinamico scriviamo la (6) in coordinate<br />

polari:<br />

quindi abbiamo:<br />

w = Q 2π ln r + i Q 2π θ,<br />

ϕ = Q 2π ln r<br />

ψ = Q 2π θ.<br />

Pertanto il reticolo è costituito da cerchi concentrici che rappresentano<br />

le linee equipotenziali, mentre le particelle seguono delle<br />

semirette uscenti dall’origine, che sono le linee di corrente coincidenti<br />

con le traiettorie. Questo reticolo somiglia ad una carta stereografica<br />

polare con i paralleli normali ad i meridiani come deve essere perché<br />

costituiti da due famiglie di curve ortogonali.<br />

Se la sorgente non è nell’origine, ma in un punto z o occorre una<br />

trasposizione delle coordinate per cui la (6) diviene:<br />

w = Q 2π ln (z − z o).<br />

Per i pozzi la trattazione è analoga salvo cambiare il segno, essi<br />

infatti possono essere considerati come delle sorgenti negative.<br />

Applichiamo adesso il teorema di Bernoulli per vedere l’andamento<br />

delle pressioni o dei carichi:


Cap. VII Il metodo delle singolarità idrodinamiche 83<br />

per cui<br />

p<br />

γ + V 2<br />

2g = H<br />

p<br />

γ = H − V 2<br />

2g<br />

e sostituendo il valore di V ottenuto dalla (5) abbiamo:<br />

p<br />

γ = H −<br />

Q2<br />

8π 2 gr , 2<br />

da quest’ultima relazione notiamo ancora la presenza della singolarità,<br />

la pressione infatti tende a −∞ per r → 0.<br />

§ 4. - Il vortice potenziale.<br />

Nell’origine degli assi abbiamo adesso un filamento vorticoso con<br />

una piccola area σ che ruota in senso antiorario alla velocità angolare<br />

ω. Sappiamo, in base al teorema di Stokes, che la circolazione Γ é<br />

data dalla definizione:<br />

Γ = 2πrV<br />

per cui la velocità V lungo la circonferenza di raggio r sarà data dalla<br />

relazione:<br />

V =<br />

Γ<br />

(7)<br />

2πr<br />

che prende il nome di velocità indotta in analogia alla classiche esperienze<br />

di Biot e Savart sul campo magnetico formato da una corrente<br />

elettrica. Nel nostro caso la corrente viene sostituita dal vettore<br />

velocità angolare ed il campo magnetico dalla velocità V 1 .<br />

1 Anche in questo caso notiamo la presenza della singolarità nell’origine, con<br />

la velocità V → ∞ per r → 0.


84 E. Buffoni Idrodinamica<br />

Possiamo pertanto scriverne le componenti:<br />

u = −V sin θ<br />

La velocità complessa sarà:<br />

e la complessa coniugata:<br />

v = V cos θ.<br />

U = V (− sin θ + i cos θ)<br />

U ∗ = −V (sin θ + i cos θ).<br />

moltiplicando ambo i membri per l’immaginario i (i 2 = −1), abbiamo:<br />

ossia:<br />

Quindi essendo:<br />

pertanto possiamo scrivere:<br />

iU ∗ = −V (i sin θ − cos θ).<br />

U ∗ = V (cos θ − i sin θ).<br />

i<br />

dw<br />

dz = V i e−iθ<br />

dw =<br />

Γ<br />

dz,<br />

i2πreiθ dato che z = re iθ avremo in definitiva:<br />

dw = − iΓ dz<br />

2π z ,<br />

che integrata fornisce il potenziale complesso di un vortice nell’origine:


Cap. VII Il metodo delle singolarità idrodinamiche 85<br />

w = − iΓ ln z. (8)<br />

2π<br />

Per evidenziare il reticolo idrodinamico scriviamo la (8) in coordinate<br />

polari:<br />

quindi avremo:<br />

w = − iΓ<br />

2π ln r + Γ 2π θ,<br />

ϕ = Γ 2π θ<br />

ψ = − Γ ln r.<br />

2π<br />

Figura 2: Il reticolo idrodinamico del vortice potenziale.<br />

Pertanto le linee equipotenziali sono delle semirette uscenti dall’origine,<br />

mentre le linee di corrente sono rappresentate da dei cerchi<br />

concentrici.


86 E. Buffoni Idrodinamica<br />

Anche in questo caso abbiamo una carta del tipo stereografica<br />

polare con le linee di flusso ed equipotenziali invertite rispetto al<br />

caso della sorgente o del pozzo.<br />

§ 5. - Il vortice composto di Rankine.<br />

Se applichiamo il teorema del Bernulli al campo di moto del paragrafo<br />

precedente osserviamo che la superficie piezometrica tende verso<br />

−∞ per r → 0, infatti:<br />

inoltre per il teorema di Stokes:<br />

p<br />

γ = H − V 2<br />

2g<br />

Γ = 2ωπa 2<br />

dove a è il raggio del filamento vorticoso con velocità V = ωr.<br />

Pertanto il carico cinetico in corrispondenza del raggio a sarà:<br />

V 2<br />

2g = ω2 a 2<br />

2g .<br />

Se il filamento vorticoso fosse infinitamente piccolo, cioè a → 0,<br />

per la (9) il carico tenderebbe verso −∞. Ma in natura questo non<br />

può accadere, ed allora si forma un nucleo di dimensioni finite che<br />

ruota come un corpo rigido, cioè come un vortice forzato. Quindi<br />

per r ≤ a abbiamo il vortice forzato con V = ωr e la piezometrica<br />

assume la forma di un paraboloide di rivoluzione:<br />

per r = a abbiamo quindi:<br />

p<br />

γ = ω2 r 2<br />

2g<br />

p<br />

γ = ω2 a 2<br />

2g<br />

Da questo punto in poi, per r > a abbiamo il vortice potenziale<br />

dove le velocità seguono la (7), mentre la piezometrica assume la


Cap. VII Il metodo delle singolarità idrodinamiche 87<br />

Figura 3: Il vortice composto di Rankine.<br />

forma di un iperboloide di rivoluzione secondo la (9). La profondità<br />

della depressione formata dal vortice di Rankine vale pertanto<br />

ω 2 a 2 /g, per metà dovuta al nucleo e per la parte superiore al moto<br />

potenziale.<br />

Il carico totale H è un paraboloide (p/γ = ω 2 r 2 /g)per r < a,<br />

mentre risulta costante al di fuori del nucleo.<br />

Sia per il fluido ideale, che per un fluido newtoniano si dimostra<br />

la validità della relazione (7). Notiamo inoltre che nel nucleo non si<br />

ha alcuna dissipazione di energia perché i gradienti di velocità sono<br />

nulli 2 , mentre all’esterno, per la (7), abbiamo le tensioni tangenziali<br />

che tendono a frenare il nucleo e, una volta cessata la causa, ne<br />

provocano il dissolvimento.<br />

I vortici osservati nei fiumi, le trombe d’aria, i tornado, i twisters,<br />

sono tutti vortici di Rankine.<br />

Adesso, dopo aver esposto i moti semplici, tutti, tranne il moto<br />

uniforme, con una singolarità, passiamo a combinarli, tramite<br />

la semplice somma dei rispettivi potenziali, per ottenere dei moti<br />

composti.<br />

2 Infatti il nucleo si muove come un corpo rigido senza scorrimenti relativi.


88 E. Buffoni Idrodinamica<br />

Figura 4: Il vortice composto in una agitatore magnetico.<br />

§ 6. - Il flusso lungo un semicorpo.<br />

Se combiniamo l’effetto di una sorgente e di un moto uniforme<br />

otteniamo il flusso che investe un corpo che potrebbe rappresentare<br />

la prua di un natante o di una pila di un ponte.<br />

Infatti consideriamo un moto uniforme, che scorre da sinistra<br />

verso destra alla velocità U e una sorgente di intensità Q posta<br />

nell’origine. Il potenziale del moto composto sarà allora:<br />

oppure:<br />

w = Uz + Q ln z,<br />

2π<br />

w = U(x + iy) + Q 2π<br />

ln reiθ<br />

ossia<br />

ϕ + iψ = Ux + Q 2π ln r + i (<br />

Uy + Q 2π θ )<br />

per cui avremo il potenziale ϕ:<br />

e la funzione di corrente ψ:<br />

ϕ = Ux + Q 2π ln r


Cap. VII Il metodo delle singolarità idrodinamiche 89<br />

ψ = Uy + Q θ. (9)<br />

2π<br />

Sull’asse delle ascisse vi troviamo un punto in cui la velocità U<br />

del moto uniforme viene annullata dalla −V della sorgente. L’ascissa<br />

x o di questo punto detto di stagnazione o di ristagno viene ricavata<br />

ovviamente dalla seguente relazione:<br />

pertanto abbiamo:<br />

U = − Q<br />

2πx o<br />

x o = − Q<br />

2πU .<br />

Per questo punto passa una linea di corrente che, per la (9) assume<br />

il valore:<br />

ψ o = Q 2<br />

essendo infatti y = 0 e θ = π. Ora le linee di corrente mantengono il<br />

loro valore costante pertanto, sempre per la (9), abbiamo:<br />

ossia:<br />

Q<br />

2 = Uy + Q 2π θ<br />

ed anche:<br />

y =<br />

Q(π − θ)<br />

2πU<br />

(10)<br />

x =<br />

y<br />

(11)<br />

tan θ<br />

Quindi, per ogni valore di θ, tramite le precedenti è possibile<br />

tracciare la linea di corrente ψ o che risulta impenetrabile dalle altre


90 E. Buffoni Idrodinamica<br />

linee e quindi rappresenta la prua di un corpo investito da una corrente<br />

uniforme. Per la (10), quando θ → 0, abbiamo la dimensione<br />

trasversale massima del semicorpo:<br />

h max = 2y max = Q U . (12)<br />

Pertanto per ottenere dei profili sottili occorre impostare dei bassi<br />

valori del rapporto Q/U.<br />

Se in luogo della sorgente consideriamo un pozzo abbiamo la<br />

descrizione di un semicorpo che viene lasciato dalla corrente come<br />

accade nella poppa di un natante od a valle di una pila di ponte.<br />

Figura 5: Il semicorpo.<br />

§ 7. - La coppia sorgente pozzo.<br />

Se abbiamo una sorgente nel punto (−a, 0) ed un pozzo in (a, 0),<br />

entrambi di intensità Q, è possibile una costruzione grafica per individuare,<br />

per semplice somma vettoriale, le linee di flusso che risultano<br />

essere delle circonferenze passanti per la sorgente ed il pozzo.<br />

Dal punto di vista analitico il potenziale complesso del pozzo sarà:


Cap. VII Il metodo delle singolarità idrodinamiche 91<br />

w = − Q ln (z − a)<br />

2π<br />

mentre la sorgente avrà il potenziale:<br />

quindi:<br />

w = Q ln (z + a),<br />

2π<br />

w = Q 2π<br />

ln<br />

(z + a)<br />

(z − a) .<br />

Ponendo z 1 = z + a e z 2 = z − a, otteniamo:<br />

ossia:<br />

per cui abbiamo:<br />

e:<br />

w = Q 2π ln z 1<br />

z 2<br />

w = Q 2π ln r 1<br />

r 2<br />

+ i Q 2π (θ 1 − θ 2 ),<br />

ϕ = Q 2π ln r 1<br />

r 2<br />

ψ = Q 2π (θ 1 − θ 2 ).<br />

Pertanto per avere ψ = cost. occorre che sia costante la differenza<br />

(θ 1 −θ 2 ), ma ció avviene solo se le linee di corrente sono degli archi di<br />

circonferenza passanti per la sorgente ed il pozzo e che hanno, come<br />

corda comune, il segmento che li congiunge.<br />

Si può dimostrare che i raggi r ψ di questi archi valgono:<br />

r ψ = a csc 2πψ<br />

Q


92 E. Buffoni Idrodinamica<br />

Figura 6: La coppia sorgente-pozzo.<br />

ed i loro centri sono sull’asse delle ordinate:<br />

y = −a cot 2πψ<br />

Q .<br />

Le linee equipotenziali sono anch’esse degli archi di circonferenza con<br />

raggi r ϕ :<br />

r ϕ = a<br />

(<br />

sinh 2πϕ<br />

Q<br />

con i centri posti sull’asse delle ascisse:<br />

x = a coth 2πϕ<br />

Q<br />

) −1<br />

§ 8. - La coppia di vortici.<br />

Abbiamo adesso due vortici con versi di rotazione opposti situati<br />

sull’asse delle ascisse in a e −a ed una circuitazione rispettivamente<br />

di Γ e −Γ.


Cap. VII Il metodo delle singolarità idrodinamiche 93<br />

La soluzione si trova in modo immediato scambiando il potenziale<br />

e la funzione ψ del caso precedente, cioè:<br />

ϕ = Γ 2π (θ 1 − θ 2 ).<br />

ψ = Γ 2π ln r 1<br />

r 2<br />

.<br />

per cui abbiamo un reticolo idrodinamico composto dalle linee e-<br />

quipotenziali formate da cerchi che passano per i due vortici con la<br />

geometria delle linee di flusso del paragrafo precedente, mentre le<br />

linee di corrente sono conformate come le equipotenziali della coppia<br />

sorgente-pozzo. Quindi le ψ = cost. sono delle circonferenze attorno<br />

ai due vortici e la velocità indotta al centro tra di essi sarà:<br />

v = Γ πa<br />

avente la direzione ortogonale alla congiungente i due centri ed il<br />

verso congruente con i sensi di rotazione 3 .<br />

Se i due vortici non sono vincolati e sono posti ad una distanza d<br />

si influenzano reciprocamente con una velocità mutuamente indotta<br />

v = Γ/2πd, pertanto se hanno sensi di rotazione contrari traslano<br />

alla velocità v, se invece hanno lo stesso senso ruotano attorno al<br />

loro centro senza traslare.<br />

3 La spinta idrodinamica di un filetto centrale di area σ vale quindi S = ϱσv 2 ,<br />

questo lo sanno bene i pesci che, con un doppio colpo di coda, generano una<br />

coppia di vortici e ricevono di conseguenza una forte spinta uguale e contraria ad<br />

S.


94 E. Buffoni Idrodinamica<br />

§ 9. - Il dipolo idrodinamico.<br />

Il dipolo o doppietta è costituito da una coppia sorgente-pozzo<br />

posti a distanza infinitesima.<br />

Il potenziale complesso della coppia, con la sorgente posta sull’asse<br />

delle ascisse a distanza finita −a ed il pozzo in a, risulta essere<br />

come nel §7:<br />

w = Q {ln(z + a) − ln(z − a)} .<br />

2π<br />

Ci proponiamo di far tendere a zero a e per questo moltiplichiamo il<br />

numeratore ed il denominatore del secondo membro per a:<br />

w = Qa<br />

2π<br />

{ }<br />

ln(z + a) − ln(z − a)<br />

.<br />

a<br />

Il potenziale complesso del dipolo sarà dato quindi dal limite:<br />

Qa<br />

w = lim<br />

a→0 2π<br />

{ }<br />

ln(z + a) − ln(z − a)<br />

.<br />

a<br />

Abbiamo quindi il prodotto di due limiti:<br />

{ }<br />

Qa ln(z + a) − ln(z − a)<br />

w = lim<br />

a→0 2π lim<br />

.<br />

a→0<br />

a<br />

Nel primo, per non avere la soluzione banale nulla, ipotizziamo<br />

che, nel passaggio al limite Q vari opportunamente in modo da avere<br />

un valore finito:<br />

Qa<br />

lim<br />

a→0 2π = m.<br />

Invece il secondo rappresenta il limite del rapporto incrementale, pertanto<br />

non è altro che la derivata del logaritmo, pari a 1/z, quindi in<br />

definitiva il potenziale cercato risulta:<br />

w = m z<br />

(13)


Cap. VII Il metodo delle singolarità idrodinamiche 95<br />

dove m viene indicato come intensità del dipolo o doppietta.<br />

Per determinare le linee equipotenziali e di flusso moltiplichiamo<br />

ambo i membri della precedente per il complesso coniugato z ∗ , ossia:<br />

quindi:<br />

w =<br />

pertanto abbiamo:<br />

w = mz∗<br />

zz ∗<br />

m(x − iy)<br />

= mx<br />

x 2 + y 2 x 2 + y − i my<br />

2 x 2 + y 2<br />

ϕ = m<br />

x<br />

x 2 + y 2<br />

ψ = −m<br />

y<br />

x 2 + y 2<br />

Ogni linea di corrente deve avere un valore costante della ψ, quindi<br />

poniamo ψ = −m/2C, dove C è appunto una costante:<br />

da cui:<br />

ψ = − m 2C = −m y<br />

x 2 + y 2<br />

x 2 + y 2 − 2Cy = 0<br />

ed aggiungendo ad ambo i membri C 2<br />

otteniamo in definitiva:<br />

x 2 + y 2 − 2Cy + C 2 = C 2<br />

x 2 + (y − C) 2 = C 2<br />

che rappresenta un insieme di circonferenze di raggio C tutte passanti<br />

per l’origine con i centri disposti sull’asse delle ordinate.


96 E. Buffoni Idrodinamica<br />

Figura 7: Il dipolo idrodinamico.<br />

Ripetendo il ragionamento per le linee equipotenziali troviamo<br />

che anch’esse sono delle circonferenze ortogonali alle precedenti con<br />

i centri sull’asse delle ascisse.<br />

Nel caso di un particolare valore dell’intensità del dipolo m = Ua 2<br />

avremo:<br />

a2 y<br />

ψ = −U<br />

x 2 + y , (14)<br />

2<br />

che rappresenta, rispetto da un osservatore fisso, le linee di corrente<br />

indotte da un cilindro di raggio a che si muove in acqua ferma con<br />

velocità uniforme −U.<br />

§ 10. - Il moto attorno ad un cilindro.<br />

Se uniamo il moto del dipolo di intensità m = Ua 2 con un moto<br />

uniforme otteniamo la rappresentazione del flusso attorno ad un<br />

cilindro di raggio a. Infatti il potenziale complesso risulta essere:<br />

w = Uz + U a2<br />

z . (15)


Cap. VII Il metodo delle singolarità idrodinamiche 97<br />

Moltiplicando il secondo termine del secondo membro per il complesso<br />

coniugato z ∗ e raccogliendo i termini otteniamo infine:<br />

( ) ( )<br />

w = U 1 + a2<br />

x + iU 1 − a2<br />

y,<br />

r 2 r 2<br />

quindi abbiamo la funzione potenziale e di corrente:<br />

ϕ = U<br />

ψ = U<br />

(<br />

(<br />

1 + a2<br />

r 2 )<br />

x (16)<br />

1 − a2<br />

r 2 )<br />

y. (17)<br />

Un particolare valore della costante da dare alla funzione ψ per ottenere<br />

una linea di corrente ψ = cost. è ψ = 0. La precedente i<br />

annulla per y = 0, quindi l’asse delle ascisse risulta una linea di flusso,<br />

ma lo è anche il cilindro di raggio a perché per r = a abbiamo un<br />

altro zero della funzione di corrente.<br />

Tutte le altre linee di flusso, che hanno un valore della costante<br />

diverso da zero, avvolgeranno il cilindro dato che le linee di corrente<br />

non si possono intersecare. Le linee equipotenziali saranno invece ad<br />

esse ortogonali per formare il reticolo idrodinamico.<br />

Le velocità si ottengono al solito derivando il potenziale complesso:<br />

U ∗ = U − Ua2<br />

z 2<br />

= U − Ua2<br />

r 2 e−i2θ<br />

e tenendo conto della formula di Euler arriviamo infine alla velocità<br />

complessa:<br />

U = U − U a2<br />

a2<br />

cos 2θ − iU sin 2θ<br />

r2 r2 dove la parte reale indica la componente u mentre quella immaginaria<br />

la v. Esaminiamo ora le velocità sulla superficie del cilindro, notiamo<br />

che entrambe le componenti sono nulle nei punti A (θ = π) e B(θ =<br />

0), detti per questo punti di ristagno, mentre la u raggiunge il valore


98 E. Buffoni Idrodinamica<br />

massimo, pari a 2U, alla spalla, cioè nei punti C e D dove θ = π/2 e<br />

θ = 3/2π.<br />

L’andamento delle pressioni sulla superficie si ricava tramite il<br />

teorema del Bernoulli: infatti se H è il carico totale lontano dal<br />

cilindro, nella zona indisturbata, abbiamo:<br />

p<br />

γ = H − U 2<br />

2g ,<br />

nei due punti di ristagno abbiamo invece p/γ = H perché si annulla<br />

in carico cinetico, mentre alla spalla, con la velocità massima pari a<br />

2U otteniamo:<br />

p<br />

γ = H − 4U2 2g .<br />

Rappresentando i carichi notiamo che si forma un’onda simmetrica<br />

con due creste ai punti di ristagno ed un cavo piú pronunciato<br />

sull’asse.<br />

Ora se integriamo tutte le pressioni p agenti sul cilindro possiamo<br />

ottenere la forza R che il fluido trasmette al cilindro e viceversa,<br />

cioè la resistenza al moto incontrata dal corpo quando si muove in<br />

un fluido fermo. Però per la simmetria delle velocità e quindi delle<br />

pressioni questo integrale risulta nullo:<br />

R =<br />

∫ 2π<br />

0<br />

padθ = 0.<br />

Quindi in un fluido perfetto non esistono forze, cioè resistenze<br />

al moto, il discorso risulta generale, vale per tutti i corpi e prende<br />

il nome di paradosso di D’Alembert perché formulato per la prima<br />

volta proprio dall’enciclopedista francese.<br />

Le resistenze, come vedremo, esistono nel fluido reale e sono<br />

dovute al distacco delle scie vorticose a valle dei corpi. Se infatti<br />

misuriamo il carico effettivo esistente sulla superficie del cilindro lo<br />

troviamo fino alla spalla coincidente con quello teorico, procedendo<br />

verso poppa invece notiamo dei carichi piú bassi e non esiste la simmetria,<br />

in coda abbiamo un carico minore che a monte ed è proprio<br />

questa differenza che genera una forza contraria al moto.


Cap. VII Il metodo delle singolarità idrodinamiche 99<br />

§ 11. - La circolazione attorno ad un cilindro.<br />

Come abbiamo visto il moto potenziale non può prevedere le resistenze,<br />

però è in grado di fornire l’espressione della portanza cioè<br />

di una forza ortogonale alla direzione del flusso. Se infatti ammettiamo<br />

l’esistenza di una circuitazione Γ attorno al cilindro di raggio a,<br />

abbiamo il potenziale complesso:<br />

w = Uz + Ua2<br />

z<br />

− i Γ ln z,<br />

2π<br />

che opportunamente sviluppata in coordinate cilindriche r e θ fornisce<br />

la funzione potenziale ϕ e di corrente ψ:<br />

ϕ = Ur<br />

ψ = Ur<br />

(<br />

(<br />

1 + a2<br />

r 2 )<br />

cos θ + Γ 2π θ (18)<br />

)<br />

1 − a2<br />

sin θ − Γ ln r. (19)<br />

r 2 2π<br />

Quest’ultime coincidono con le (17) e (18) del papragrafo precedente<br />

quando la circuitazione è nulla. Infatti in questo caso abbiamo<br />

la simmetria del campo di moto, mentre la circuitazione con la sue<br />

velocità indotte:<br />

v =<br />

Γ<br />

2πr<br />

porta ad una asimmetria tra le parti superiore ed inferiore. Per il teorema<br />

di Bernoulli quindi dove esiste una minor velocità avremo una<br />

maggior pressione e viceversa. Ne nascerà quindi una forza trasversale<br />

al moto detta portanza. Kutta e Joukowsky hanno dimostrato<br />

in un celebre teorema che la portanza P risulta pari a 4 :<br />

P = −ϱΓU. (20)<br />

4 Il fenomeno è anche conosciuto come effetto Magnus, qundo si mette in rotazione<br />

un cilindro si ottiene una forza trsversale al flusso, questo portò ad una<br />

strana applicazione: la rotonave che al posto delle vele aveva dei cilindri verticali<br />

posti in rotazione


100 E. Buffoni Idrodinamica<br />

In figura notiamo che per:<br />

1) Γ = 0 abbiamo la simmetria;<br />

2) Γ = 2πaU i punti di ristagno si spostano, nasce una portanza;<br />

3) Γ = 4πaU i punti di ristagno coincidono in sommitá;<br />

4) Γ = 6πaU si ha una zona di circolazione che non partecipa al<br />

flusso.<br />

Le ali degli aerei funzionano con lo stesso principio, la forma particolare<br />

del loro profilo provoca una maggior velocità all’estradosso<br />

che non nella parte inferiore, nasce una differenza di pressione ed una<br />

forza verso l’alto, detta appunto portanza, che sostiene l’aeromobile.<br />

Il ghiaccio sulle ali non le appesantisce ma turba il delicato meccanismo<br />

visto in precedenza e può provocare un disastroso annullamento<br />

della portanza.<br />

§ 12. - Il flusso attorno ai corpi affusolati.<br />

Se abbiamo un corpo affusolato con simmetria assiale, possiamo<br />

rappresentarne il flusso utilizzando, invece di un’unica coppia sorgente<br />

pozzo, un numero infinito di esse distribuite opportunamente<br />

sull’asse in modo da ottenere, con le sorgenti, un flusso divergente a<br />

prua per poi farlo convergere a poppa mediante la distribuzione dei<br />

pozzi.<br />

Detta q = q(x ′ )[m 2 /s.] la portata per unitá di lunghezza distribuita<br />

dalle sorgenti o assorbita dai pozzi, funzione della sola ascissa<br />

x ′ , dobbiamo avere la condizione che tutta la portata uscita dalle<br />

sorgenti si riversa nei pozzi:<br />

∫ L<br />

0<br />

q(x ′ )dx ′ = 0 (21)<br />

dove x ′ indica la posizione della sorgente da cui scaturisce, o viene<br />

assorbita, la portata elementare dQ = q(x ′ )dx ′ . Quindi la funzione<br />

q(x ′ ) sarà positiva o negativa a seconda se ci troviamo nella zona delle<br />

sorgenti od in quella dei pozzi. Il potenziale complesso sará allora:<br />

dw = q(x′ )<br />

2π ln(z − x′ )dx ′


Cap. VII Il metodo delle singolarità idrodinamiche 101<br />

Figura 8: Il moto con circuitazione attorno ad un cilindro.


102 E. Buffoni Idrodinamica<br />

e quindi possiamo scrivere il potenziale complesso del flusso composto<br />

dal moto uniforme e la distribuzione delle sorgenti:<br />

w = Uz +<br />

∫ L<br />

0<br />

q(x ′ )<br />

2π ln(z − x′ )dx ′<br />

ponendo z = z − x ′ , la parte immaginaria del potenziale complesso,<br />

cioé la ψ diviene allora:<br />

ma essendo:<br />

ψ = Uy +<br />

∫ L<br />

0<br />

θ = tan −1<br />

q(x ′ )<br />

2π θdx′<br />

y<br />

x − x ′<br />

otteniamo in definitiva:<br />

ψ = Uy +<br />

∫ L<br />

0<br />

q(x ′ )<br />

2π tan−1 y<br />

x − x ′ dx′ .<br />

Il profilo del corpo è una linea di corrente che passa per i punti di<br />

stazionarietà, quindi vale ψ = 0, pertanto abbiamo l’equazione:<br />

Uy +<br />

∫ L<br />

0<br />

q(x ′ )<br />

2π tan−1 y<br />

x − x ′ dx′ = 0. (22)<br />

Da questa potremmo ottenere, almeno in via teorica, la funzione di<br />

distribuzione q(x ′ ) una volta nota la forma del corpo attraverso la<br />

funzione y = f(x).<br />

La precedente equazione integrale però non è semplice da risolvere,<br />

quindi spesso si passa al problema indiretto od inverso, cioè una<br />

volta ipotizzata la funzione q(x ′ ), si tratta di trovare, per tentativi,<br />

il contorno del corpo y = f(x) che soddisfi l’equazione precedente.<br />

Questo metodo fu ideato da Rankine e successivamente applicato<br />

largamente da Fuhrmann che determinò le forme corrispondenti a<br />

vari distribuzioni. Si tratta di solidi cosiddetti penetranti perché<br />

presentano un basso coefficiente di resistanza, dell’ordine di 0,05,


Cap. VII Il metodo delle singolarità idrodinamiche 103<br />

quindi molto piú basso di quello di un cilindro di ugual dimensione<br />

trasversale, che come sappiamo, è dell’ordine dell’unità.<br />

Tutto questo trova una logica spiegazione dall’ampia dimensione<br />

della scia che si distacca da un corpo tozzo, come il cilindro, mentre<br />

i solidi di Fuhrmann presentano una scia molto contenuta con delle<br />

conseguenti modeste resistenze dovute alle depressioni di poppa.<br />

§ 13. - Le scie di Helmholtz.<br />

Helmholtz introdusse le scie a valle dei corpi per eliminare il<br />

paradosso di D’Alembert.<br />

Se specialmente il corpo presenta degli spigoli vivi la forza centrifuga<br />

per le particelle che vi transitano vicino diventa molto grande<br />

a causa del piccolo raggio di curvatura, quindi Helmholtz ipotizzò<br />

il distacco della corrente e la conseguente formazione di una regione<br />

di fluido fermo, che fu chiamata appunto scia di Helmholtz. In realtà<br />

la scia non è affatto in quiete, ma si presenta molto vorticosa,<br />

la determinazione della sua forma risulta molto complicata, tuttavia<br />

basta supporne l’esistenza per giustificare le forze che si oppongono<br />

al moto.<br />

Consideriamo infatti un corpo tozzo come una pila di ponte medievale,<br />

a monte abbiamo tutta l’energia specifica totale della corrente<br />

per l’arresto dei filetti nel punto di ristagno, mentre a valle, a<br />

causa della turbolenza nella scia troviamo una perdita di carico pari<br />

a 2U 2 /2g, la differenza tra le pressioni di monte e di valle risulta<br />

quindi:<br />

∆p = 2γ U 2<br />

2g ,<br />

che da luogo alla una forza R esercitata dal fluido sulla pila di<br />

dimensione trasversale d:<br />

R = 2dγ U 2<br />

2g ,<br />

confrontando quest’ultima con la relazione che ci fornisce la resistenza<br />

di una corpo:


104 E. Buffoni Idrodinamica<br />

R = C x dγ U 2<br />

2g ,<br />

abbiamo la giustificazione che i corpi tozzi, con spigoli vivi presentano<br />

proprio un coefficiente di resistenza sperimentale pari a 2. Quindi,<br />

ripetiamo che basta supporre la presenza della scia vorticosa che, con<br />

le perdite di carico porta ad una resistenza reale.<br />

Per il cilindro di diametro d il comportamento è analogo salvo<br />

avere una perdita di carico inferiore per l’assenza di spigoli vivi.<br />

Abbiamo infatti una perdita pari solo a U 2 /2g, quindi avremo:<br />

ed infine:<br />

∆p = γ U 2<br />

2g ,<br />

R = dγ U 2<br />

2g ,<br />

per cui il C x risulta, come ordine di grandezza, pari all’unitá (C x =<br />

1, 3).<br />

Figura 9: A valle di un cilindro si forma una larga scia.<br />

Nei solidi penetranti invece la corrente viene accompagnata con gradualità<br />

verso la coda in modo da non avere distacchi, infatti sono<br />

quest’ultimi i responsabili della depressione che si genera a valle.


Cap. VII Il metodo delle singolarità idrodinamiche 105<br />

Figura 10: La scia sottile a valle di un corpo penetrante (C x = 0, 05).<br />

La questione è analoga ai moti interni, per esempio in un venturimetro,<br />

dove nella parte convergente non si possono avere distacchi,<br />

come a prua, mentre la parte divergenze è costituita di solito da<br />

un divergente molto ampio (< 10 o ) in modo da rendere minima la<br />

perdita di carico.<br />

Tutto ciò per i fluidi a bassa viscosità, quindi in moto turbolento,<br />

per gli oli invece in moto laminare, sono le tensioni tangenziali le responsabili<br />

della resistenza. L’integrale di queste sarà tanto maggiore<br />

quanto lo è la superficie laterale del corpo, ne consegue che i corpi<br />

affusolati presentano una maggior resistenza di quelli tozzi ma con<br />

minor superficie laterale di contatto. Se infatti eseguiamo un esperienza<br />

con una sferetta ed un corpo affusolato dello stesso diametro,<br />

con una forma simile da una goccia, se li facciamo cadere in un fluido<br />

molto viscoso, notiamo che la sfera risulta piú veloce del corpo<br />

allungato e raggiunge per prima il fondo del recipiente.<br />

§ 14. - L’apparato sperimentale di Hele-Shaw.<br />

Questo apparato, che consiste in due pareti di vetro molto vicine<br />

(2mm), dove l’acqua vi scorre in moto laminare, consente di visualizzare<br />

le linee di corrente di un moto potenziale piano.<br />

Abbiamo infatti visto, nel <strong>capitolo</strong> IV, che il profilo di velocità<br />

nel moto laminare tra due lastre piane, distanti 2h è parabolico:<br />

u(z) = 1 dp<br />

2µ dx (h2 − z 2 ).


106 E. Buffoni Idrodinamica<br />

Figura 11: L’apparato sperimentale di Hele-Shaw.<br />

Nel piano mediano, al centro tra le due lastre, cioè per z = 0, la<br />

velocità risulta proporzionale al gradiente di pressione:<br />

u = h2 dp<br />

2µ dx ,<br />

poniamo ora la costante k = h 2 /2µ ed introducendo le due componenti<br />

del moto piano la u e la v possiamo scrivere:<br />

u = k ∂p<br />

∂x<br />

v = k ∂p<br />

∂y ,<br />

dove le derivate parziali debbono essere necessariamente introdotte<br />

perché la componente u risulta eseguita per y costante, mentre v viene<br />

calcolata con x costante. Esse soddisfano l’equazione di continuità<br />

per il moto piano:<br />

∂u<br />

∂x + ∂v<br />

∂y = 0


Cap. VII Il metodo delle singolarità idrodinamiche 107<br />

e dato che k è una costante, otteneniamo in definitiva l’equazione di<br />

Laplace:<br />

∂ 2 p<br />

∂x + ∂2 p<br />

2 ∂y = 0. 2<br />

Quindi questo significa che sul piano mediano si instaura un moto<br />

potenziale piano stazionario, moto che soddisfa appunto l’equazione<br />

di Laplace e la funzione kp(x, y) può essere considerata come una<br />

funzione di corrente.<br />

Pertanto se tra le due lastre viene introdotta la sagoma di un<br />

corpo, mediante dei tubicini che immettono dei filamenti di inchiostro<br />

colorato, si possono visualizzare le linee di corrente attorno al corpo<br />

stesso.<br />

§ 15. - Il metodo delle immagini.<br />

Supponiamo di avere due sorgenti o due pozzi situati sull’asse<br />

della ascisse rispettivamente in a e −a. Se Q è la loro intensità<br />

abbiamo il potenziale complesso:<br />

w = Q {ln(z + a) + ln(z − a)}<br />

2π<br />

ponendo z 1 = z + a e z 2 = z − a, possiamo scrivere:<br />

w = Q 2π ln z 1z 2<br />

e quindi posiamo ottenere le funzioni potenziale e di corrente:<br />

ϕ = Q 2π ln r 1r 2<br />

ossia:<br />

ψ = Q 2π (θ 1 + θ 2 )


108 E. Buffoni Idrodinamica<br />

ψ = Q [<br />

]<br />

tan −1 y<br />

2π a + x + y<br />

tan−1 .<br />

a − x<br />

Tra tutte le linee poniamo l’attenzione sull’asse y, esso divide il<br />

campo in due parti totalmente indipendenti, due flussi separati.<br />

Questo da luogo al metodo delle immagini, infatti per una sorgente<br />

od un pozzo posti ai margini di un acquifero, l’influenza di<br />

questo margine, di questa frontiera viene simulata con una sorgente<br />

immagine od un pozzo immagine virtuale.<br />

Lo stesso accade per i vortici, se in vortice si trova vicino al confine<br />

del campo di moto risentirà della velocità indotta dal vortice<br />

immagine e sarà costretto a traslare parallelamente alla frontiera.<br />

§ 16. - Le forze idrodinamiche tra sorgenti e pozzi.<br />

Per come è formato il campo di moto due sorgenti si respingono<br />

mentre due pozzi si attraggono.<br />

Se abbiamo infatti due zattere su di un lago e, da entrambe, per<br />

mezzo di un tubo profondo, forato lateralmente, viene aspirata una<br />

portata Q, esse si avvicinano, invece se la portata viene immessa nel<br />

lago sono costrette ad allontanarsi. Quindi ci domandiamo quale sia<br />

l’entità di queste forze.<br />

Nel moto stazionario la forze sono dovute alle quantità di moto<br />

mv riferite allunità di tempo, cioè ϱQv.<br />

Ora nel caso di una sorgente isolata nessuna forza può agire su si<br />

essa, ma se viene investita, per esempio da un flusso uniforme U la<br />

quantità di moto varia di ϱQU e sulla sorgente agisce una forza di<br />

tal modulo in direzione e verso di U.<br />

Se invece abbiamo due sorgenti il modulo della forza risulta:<br />

f = ϱQ 1 v<br />

dove v è la velocità indotta dalla seconda sorgente posta a distanza<br />

r:<br />

v = Q 2<br />

2πr .


Cap. VII Il metodo delle singolarità idrodinamiche 109<br />

Quindi in definitiva il modulo della forza diviene:<br />

f = ϱ<br />

2π<br />

Q 1 Q 2<br />

.<br />

r<br />

ed agirà nella stessa direzione di r.<br />

Questo per il moto piano, nel caso tridimensionale invece la velocità<br />

indotta dalle seconda sorgente è data dal rapporto tra la portata<br />

e la superficie della sfera di raggio r:<br />

pertanto la forza risulta:<br />

v = Q 2<br />

4πr 2 .<br />

f = ϱ Q 1 Q 2<br />

(23)<br />

4π r 2<br />

ed ha la stessa direzione della congiungente, di repulsione per le<br />

sorgenti, di attrazione per i pozzi.<br />

La precedente (24) risulta inoltre analoga alla legge di Coulomb<br />

per l’elettrostatica ed alla legge di gravitazione universale di Newton,<br />

anche se si comprende che la natura di tali forze è molto diversa. Si<br />

ha infatti a che fare con forze elettrostatiche in un caso e con quelle<br />

gravitazionali nell’altro.<br />

Tuttavia, eseguendo i calcoli in un certo modo, si può avere una<br />

curiosità.<br />

Note curiose.<br />

a) La gravitazione universale.<br />

Se due zone dello spazio accumulano materia per un tempo t come due pozzi<br />

idrodinamici di intensità Q 1 e Q 2 , abbiamo alla fine due masse m 1 = ϱQ 1 t e<br />

m 2 = ϱQ 2 t. Se ricaviamo da queste le portate Q 1 e Q 2 e le sostituiamo nella<br />

(23) otteniamo proprio la legge di gravitazione universale di Newton:<br />

f = G m 1m 2<br />

r 2<br />

dove adesso la costante di gravitazione vale: G = 1/4πϱt 2 . Ora se introduciamo<br />

nella precedente un valore della densità dello spazio pari a circa 7 atomi di<br />

idrogeno per m 3 : (ϱ = 1.2·10 −26 [Kg/m 3 ]: densità degli spazi interstellari) ed un


110 E. Buffoni Idrodinamica<br />

tempo di accumulazione pari a quello che ci separa dal big-bang, cioè dell’ordine di<br />

10 miliardi di anni, otteniamo un valore di G = 6.67·10 −11 [Nm 2 /Kg 2 ] cioè quasi<br />

il valore, accertato sperimentalmente, della costante di gravitazione universale<br />

(6.6732 · 10 −11 ).<br />

Questo è un fatto interessantissimo perché implica che la costate G dipenda<br />

dal tempo. Nei primi istanti, dopo il big-bang, doveva avere un valore molto<br />

elevato, infatti c’era moltissima energia, ma con quasi assenza di materia e quindi<br />

un bassissimo valore di ϱ.<br />

Inoltre la precedente espressione di G potrebbe spiegare il fenomeno cosiddetto<br />

della massa mancante perché in certe zone ϱ sarebbe piú bassa e di conseguenza<br />

avremmo un valore maggiore di G. Le forze di attrazione maggiormente intense<br />

non sarebbero quindi dovute ad una fantomatica massa invisibile ma semplicemente<br />

ad un valore localmente elevato di G che evidentemente non sarebbe piú<br />

una costante. La massa invisibile costituirebbe quindi un falso problema.<br />

b) Uno strano fluido.<br />

Lo spazio fisico costituisce un continuo quindi si può assimilare ad un fluido<br />

perfetto con una densità evanescente. Infatti quest’ultima risulta ϱ = kT/c 2 dove<br />

k rappresenta la costante di Boltzmann e c la velocità della luce. Per T = 3 gradi<br />

assoluti abbiamo ϱ = 4.6 · 10 −40 [Kg/m 3 ].<br />

Ora le equazioni di Euler, in assenza di gradienti si riducono a:<br />

u j<br />

∂u i<br />

∂x j<br />

+ ∂u i<br />

∂t = 0.<br />

Se adesso ammettiamo l’isotropia con u j = U e deriviamo le precedenti prima<br />

rispetto a x j e poi rispetto al tempo, dato che valgono le condizioni sull’invertibilità<br />

dell’ordine di derivazione, dall’uguaglianza delle derivate miste otteniamo<br />

l’equazione di D’Alembert:<br />

U 2<br />

∂2 u i<br />

= ∂2 u i<br />

∂x j ∂x j ∂t 2<br />

dalla quale, com’è noto, si ricava l’equazione d’onda della meccanica quantistica.<br />

Quindi abbiamo delle onde che si propagano all velocità U, però la loro<br />

lunghezza è limitata inferioremente dalla relazione di De Broglie: λ = h/mU.<br />

Notiamo che h/m ha le dimensioni: [L 2 T −1 ], cioè di una viscosità cinematica.<br />

Siamo quindi in presenza di uno strano fluido che si comporta come nel moto<br />

turbolento seguendo le equazioni di Euler e la legge di De Broglie.<br />

Lo spazio fisico, che possiede una viscosità dinamica, riferita all’unità di<br />

volume, pari ad h, come si può constatare facilmente, sembra quindi essere non<br />

il palcoscenico degli eventi, ma il protagonista.

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