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Varroa destructor: monitoraggio 

dell'infestazione e soglie d'intervento 

Giovanni Guido

Monitorare il grado di infestazione 

Argomenti della presentazione 

•Perché monitorare 

•Come monitorare 

•Quando monitorare 

•Quando trattare


Cosa sta accadendo


Cosa sta accadendo


Cosa sta accadendo


poche varroe 

(rispetto alle api) 

poche api infette, 

perdite compensate 

soglia 

molte varroe 

(rispetto alle api) 

epidemie virali, 

danni

Monitorare il grado di infestazione



soglia



soglia


Schema rigido di trattamento 

•“Tampone” estivo 

•“Risolutivo” () invernale


Tampone 

“Risolutivo” 

soglia


Tampone 

soglia


Lo schema che ha funzionato in passato non 

funzionerà sempre 

Necessario un “termometro” per misurare 

l'infestazione delle colonie.


Tampone 

soglia


Tampone 1 Tampone2 


soglia


Perché un termometro 

• Perché quando si iniziano a vedere le varroe 

generalmente è troppo tardi (la maggior parte sono in 

posizioni non visibili) 

• Perché è necessario un metro preciso e confrontabile


Quale termometro 

• Caduta naturale → bisogna tornare in apiario, formiche, 

imprecisa in estate 

• Varroa nella covata → indaginoso, accortezze per 

essere preciso 

• Varroa sulle api adulte: 

• Alcool (rapido e preciso ma si uccidono le api) 

• Zucchero a velo (rapido e preciso, non letale)


Come funziona lo zucchero a velo 

• Le sostanze polverulente distaccano la varroa dalle api, 

secondo Macedo et al. (2002) lo zucchero a velo è la 

polvere più efficace (~93% di varroe staccate), inoltre 

lo zucchero si scioglie in acqua evidenziando le varroe 

• Lee et al. (2010) hanno valutato in modo rigoroso la 

precisione del metodo 

Lee, K V, R D Moon, E C Burkness, W D Hutchison, and M Spivak. 2010. “Practical Sampling Plans for Varroa Destructor (Acari: Varroidae) in Apis Mellifera 

(Hymenoptera: Apidae) Colonies and Apiaries.” Journal of Economic Entomology 103 (4) (August): 1039–1050. doi:10.1603/EC10037. 

Macedo, Paul A., Judy Y. Wu, and Marion Ellis. 2002. “Using Inert Dusts to Detect and Assess Varroa Infestations in Honey Bee Colonies.” Journal of 

Apicultural Research 41 (1-2): 3–7.


Come utilizzare lo zucchero a velo


Procedimento 

Materiale necessario (+ acqua) 

Ciotola per la lettura 

Vaso per filtrare le varroe 

Contenitore 100ml 

(urine)


Procedimento 

Materiale necessario (+ acqua) 

Ciotola per la lettura 

Vaso per filtrare le varroe 

Contenitore 100ml 

(urine)

Campionamento della varroa con zucchero a velo 

Procedimento 

Preparare il vasetto 

Un cucchiaio abbondante di zucchero


Procedimento 

Prelevare 100 ml di api 

Nel contenitore delle urine 

Verso il 

basso


Procedimento 

Rovesciare le api nel vaso


Procedimento 

Mescolare ed attendere 

1 minuto


Procedimento 

Scuotere il vasetto 

sull'acqua per 1 minuto


Procedimento 

contare le varroe cadute 

(galleggiano)


Procedimento 

L'operazione impegna per circa 4 minuti per cassa 

campionata 

(più il tempo necessario all'apertura e chiusura della cassa se viene aperta 

appositamente).


Valutazione del grado di infestazione dell'apiario 

Quante casse campionare per conoscere la situazione di 

un apiario 

8 casse scelte a caso nell'apiario (Lee et al. 2010).



0-3 ≤1% 

4-6 1-2% 

7-9 2-3% 

10-12 3-4% 

13-15 4-5% 

16-18 5-6% 

19-21 6-7% 

22-24 7-8% 

25-27 8-9% 

28-30 9-10% 

31-33 10-11% 

34-36 11-12%



L'interpretazione dei risultati 

Se la media corrisponde alla soglia “epidemica” del 5% una parte importante 

delle casse è già danneggiata. 

La soglia di intervento deve essere più bassa: 

2%



Schema di monitoraggio proposto 

Da maggio/giugno (sud/nord) iniziare a monitorare 

mensilmente l'infestazione 

e a giugno si raggiunge il 2% si tratta al più presto (al più 

tardi entro il mese). 

Ad un mese dal trattamento tampone si monitora di nuovo 

er valutare la necessità di un secondo tampone in agosto.


Tampone 1 Tampone2 


soglia


Tampone 


soglia


Il monitoraggio è alla base della lotta integrata in 

agricoltura per un uso mirato e quindi ridotto 

della chimica 

Riteniamo strategica la definizione su base 

territoriale di soglie di intervento stagionali


Selezione per la resistenza alla varroa

Grazie per l’attenzione 

giovanni_guido@hotmail.com

BI GABBIA CASSIAN 

da blocco di covata a 

confinamento regina su favo

BLOCCO DI COVATA 

Nostre esperienze del 2008 

* Su un’intero apiario di 28 alveari 

* 4 gabbiette Scalvini e 24 Mozzato 

* Covata “compatissima come aprile” 

* Buona tenuta del favo (– varroa a dicembre) 

* Altri apiari con api life var ( 1 t. x 4 v. a 7 gg) dopo il 

Mtrattamento c’erano cadaveri da varroa sulla parte 

Mbassa dei favi, alveari irrequieti durante i trattamenti 

Me anche se nutriti non avevano risposto nello sviluppo 

Mcome quelli dopo il blocco di covata (quasi tutti hanno 

Mpassato l’inverno).

I BLOCCHI DI COVATA 

Mozzato 

Scalvini

LA FORMAZIONE DEI 

NUCLEI D’API 

• La formazione dei nuclei è 

una tecnica che noi utilizziamo 

da anni e con 120-150 

alveari in produzione 

inverniamo 450-550 nuclei

Prelevando 3 favi di covata opercolata (circa il 

50% della superficie di covata) con le relative 

api, viene ridotta la popolazione di varroa 

nella colonia madre di circa un terzo.

Blocco di 

covata 

e vado 

in ferie

Nel 2009 utilizzate 300 “Mozzato”

Protocollo operativo del 

blocco di covata 

Giorno x blocco di covata 

Giorno x+20 liberazione regina, nutrizione 

stimolante, asportazione gabbietta per altro utilizzo, 

(non intervenire con ossalico pena ridotta 

accettazione della regina). 

Giorno x+25 controllo nuova deposizione (in alcuni 

casi trovate larve) e che tutta la precedente covata 

sia sfarfallata (pupe morte da varroa e/o pesti), 

intervento con ossalico gocciolato Api-Bioxal

A Lazise (inizio ottobre 2009), nella 

discussione con gli amici apicoltori 

Luigi da Laggio di Cadore e Giuliano 

da Domegge (precursori del blocco 

di covata da alcuni anni in zona) è 

emersa la seguente considerazione : 

dal giorno x+8 al x+25 non esiste 

covata recettiva alla varroa; tutta la 

varroa è sulle api adulte.

Confinamento regina + 

asportazione covata 

• Al ritorno da Lazise ho provato un telaino da 

melario largo cm 4,5 con escludi regina da 

ambo i lati (auto costruito € 3 circa). 

• In tal modo, ingabbiando la regina che 

depone nel telaino, si avrebbe covata 

recettiva alla varroa che non andrebbe più a 

parassitizzare le api adulte che devono dare 

la spinta quando si libera la regina (quando si 

libera, si libera una vera regina non in parte

Prototipo (ottobre 2009)

Rendere merito all’ideatore del 

CONFINAMENTO DELLA REGINA 

per il controllo della varroa è stato 

il prof. Bozzi Raffaele di Pistoia 

Già nel 1988 aveva proposto il confinamento 

della regina in un favo da nido 

messo di sponda nell'arnia. 

Metodo sicuramente efficace ma troppo 

impegnativo per le conoscenze di allora. 

Caduto nel dimenticatoio a favore di 

questa o quella sostanza chimica.

La BI GABBIA CASSIAN 

l’ho presentata alla 

Commissione Sanitaria 

Nazionale a Rimini a 

novembre 2009, 

proiettato al convegno di 

Treviso (febbraio 2010), 

al convegno di 

Longarone (marzo 2010) 

, pubblicata su Apitalia n. 

9/2010 e alcune sue foto 

su L’APIS n. 5/2010.

Ora la “BI GABBIA CASSIAN” che ho ideato e viene resa accessibile al 

pubblico (modello di utilità, art. 82 CPI D. L. n. 30 del 10-2-2005) ha 

un concetto innovativo (utilizzo di un telaio D. B. da melario costruito 

con 2 escludiregina fissati su riquadro/spazio d’ape), è efficace (la 

deposizione continua, la varroa entra nella covata anziché 

parassitizzare le api adulte, viene utilizzato un telaino da melario con 

favo vecchio che in tal modo viene sostituito), è comoda (viene 

inserita al posto di un telaino nel nido) è bio (utilizzabile in apicoltura 

biologica)nnnnnnnnnn

Perché il telaino da melario

Per la fecondazione delle regine utilizzo anche 30 

melari da 12 favi (11 + divisori) divisi in 4 scomparti. 

A fine stagione avevo circa 300 telaini da melario 

con covata da scerare.


un gioco per ApicUltori 

fase 1 (giorno x) confinare la regina nella BI GABBIA 

CASSIAN 

fase 2 (giorno x +20) liberare la regina, 

prelevare il favo e nutrire 

fase 3 (giorno x+25) controllare il nido, intervento 

antivarroa e nutrire.

CONTROLLO SANITARIO DEL FAVO AL 25° GIORNO

Naturalmente il Protocollo operativo della BI GABBIA CASSIAN prevede 

la prima settimana dopo la liberazione la nutrizione liquida stimolante 

per 3 sere (300 ml al 50% con 0,6% di farine proteiche o meglio ancora 

con polline proprio congelato)

Dopo la nutrizione stimolante, covata “come aprile” e api belle, sane e 

lucenti.

BLOCCO DI COVATA 

• Le bottinatrici smettono la raccolta del polline. 

• Interruzione di covata porta ad atrofia ghiandole 

ipofaringee e mandibolari delle nutrici. 

• Blocco dell’alimentazione proteica. 

• Indebolimento complessivo della popolazione sia come 

capacità lavorativa che come attività del sistema 

immunitario. 

• Mancanza di covata recettiva alla varroa. 

• Api parassitate per 15-18 giorni. 

• Non accettazione regina 3-10%. 

CONFINAMENTO REGINA SU FAVO 

• Regina valida alla sua liberazione. 

• Covata sempre recettiva alla varroa. 

• Asportazione dell’80-90% di varroa senza chimica. 

• Controllo sanitario totale al nido.

UN CAMMION DI VARROE PRELEVATE SENZA CHIMICA 

da scerare entro pochi giorni

Durante il confinamento in presenza di forte importazione le api 

costruiscono un favo naturale sotto alla BI GABBIA CASSIAN; è quindi 

opportuno lasciare il melario per 20 giorni senza escludiregina tra nido 

e melario e tagliare una parte di favo per dar modo alla regina di 

deporre più scalarmente e quindi recettività continua alla varroa.

Apiario sceso dalla montagna a fine luglio 2011

Vassoi con la carta adesiva

6 alveari con BiGabbiaCassian (BG) senza prelievo di nucleo, varroe n. 3.613

8 alveari con BiGabbiaCassian (BG1) seguita da altra BiGabbiaCassian (BG2) ma senza prelievo 

di nucleo, varroe n. 985 Il protocollo operativo BG2 adottato per ovviare alla mancanza di 

covata recettiva dal giorno x+20 al giorno x+25 

01/8 Confinare Regina in Bi Gabbia1 

08/8 Regina in Bi Gabbia 2; Bi Gabbia1 nel nido senza escludiregina 

20/8 Levare Bi Gabbia1; Liberare Regina; Bi Gabbia 2 con escludiregina lasciata nel nido con 

funzione recettiva. Inserire foglio adesivo e Nutrire 

25/8 Levare Bi Gabbia 2; Controllo al nido; Intervento antivarroa 

30/8 Conteggio varroe e Nutrire

a8 alveari con BiGabbiaCassian con prelievo di nucleo, varroe n. 667

6 alveari con gabbietta Mozzato, senza prelievo di nucleo, varroe n. 8.806

Incubatrice per celle reali

Favo da BI GABBIA con api nate in incubatrice per conteggio varroa

PREINVERNAMENTO SU 5 FAVI

PRIMO FAVO

SECONDO FAVO

TERZO FAVO

QUARTO FAVO

QUINTO FAVO

Luogo apiario N° 

Data 

Data Data Varie: nutrizioni 

alveari confinamento liberazione intervento 

Canizzano 10 24-6-12 13-7-12 18-7-12 N N 

Battaglia 28 30-6-12 21-7-12 25-7-12 N N 

Intervento estivo 

gocciolato 

Avendo dodici 

apiari, dopo una 

trentina di giorni 

gli interventi si 

complicano 

dovendo 

intervenire lo 

stesso giorno in 

più apiari. 

E’ l’esempio del 

17 agosto.

Intervento invernale 

sublimato 

Nel periodo di 

completa assenza di 

covata invernale, con 

due sublimati di 

Api-Bioxal tra Santa 

Lucia e la Befana.

Per il 2013 

• Confinamento regina su favo 

abbinato alla formazione di nuclei. 

• Un ossalico gocciolato Api-Bioxal se 

troppa varroa all’ingabbiamento.

BiGabbia Cassian in contemporanea con produzione pappa reale/regine


un gioco per ApicUltori 

fase 1 (giorno x) confinare la regina nella BI GABBIA CASSIAN 

fase 2 (giorno x +20) liberare la regina, prelevare il favo e nutrire 

fase 3 (giorno x+25) controllare il nido, intervento antivarroa nutrire. 

un cammmion di varroa senza chimica aggiunta 

per approfondimenti : http://APIMARCA.blogspot.com 

http://cassianbigabbia.blogspot.com

Per il 2013 

•Confinamento regina su favo a 

mabbinato alla formazione di nuclei. 

•Un ossalico gocciolato Api-Bioxal se 

mtroppa varroa all’ingabbiamento.

Lavorare pulito aiuta l’ape e 

facilita il nostro lavoro. Grazie

DIAMO UN FUTURO ANCHE ALL’APICOLTURA 

CONVENZIONALE PROFESSIONISTA! 

Leonardo Manfredini 

Agriapistica Manfredini e Barozzini

L’apicoltura convenzionale professionale oggi 

rappresenta il principale produttore di miele in Italia. 

• Essa contrasta direttamente l’importazione di miele 

dall’estero perché produce a costi più competitivi (rispetto al 

bio) 

• Le apicolture convenzionali con molti alveari (oltre 500) hanno 

saputo evolversi costruendo realtà produttive di grande valore 

professionale 

• Molte di queste realtà vanno avanti con questa evoluzione da 

3-4 generazioni o più 

• Il capitale di esperienza accumulato è molto prezioso ed oggi 

a rischio perché si vogliono generalizzare pratiche apistiche 

nella lotta alle patologie, adatte solo a numeri di alveari 

contenuti (inferiori a 500)

L’apicoltura professionale convenzionale alleva l’80% 

degli alveari sul territorio nazionale, e circa la stessa 

percentuale si ritrova nella produzione di miele; il settore 

biologico non ha ancora una rilevante percentuale di 

professionisti (con oltre 500 alveari)perché il blocco di 

covata con ingabbiamento della regina, indispensabile 

per ottenere una buona efficacia del trattamento con 

apibioxal limita molto il superamento di tale soglia….. 

MA PURTROPPO E’ IL METODO DI LOTTA ALLA VARROA CHE 

VIENE PROPOSTO ORMAI DA ANNI COME FUTURO ANCHE PER IL 

CONVENZIONALE….

• Un gruppo di apicoltori professionisti (di cui 

facevo parte anch’io) 

• detentori di grandi numeri di alveari o che 

vorrebbe aumentarli, ha sentito un grande 

disagio di fronte al predominare di quel tipo di 

protocollo d’azione rendendosi così 

promotore ed ottenendo, nella passata 

stagione apistica, una risoluzione durante il 

lavoro della tredicesima commissione 

parlamentare.

• Tale risoluzione, ottenuta grazie alla 

determinazione del Prof. Francesco 

Tolomei(apicoltore semiprofessionista) e 

dall’impegno della ex Onorevole Amalia 

Schirru con l’appoggio di ANAI (associazione 

nazionale apicoltori italiani), nonché grazie alla 

vicinanza del’izs di Roma e della asl di Viterbo, 

• Impegnava il Governo nell’intento di:

• Rendere operativa l’anagrafe apistica per coordinare 

meglio eventuali protocolli d’azione sanitaria 

raggiungendo tutti gli operatori apistici e 

comprendere meglio i fenomeni di moria. 

• Visto la grave carenza di farmaci veterinari per la 

lotta alle patologie, si richiedeva di rendere più 

agevole l’immissione in commercio di nuovi preparati 

snellendo l’iter autorizzativo e riducendo i costi di 

sperimentazione e registrazione.

• Chiedeva poi di coinvolgere l’EMeA (Agenzia Europea 

dei medicinali)per studiare nuovi principi attivi e 

conseguenti LMR (limiti massimi 

residuali)potenzialmente impiegabili nell’immediato 

futuro 

• Visto poi la scadente formazione della maggior parte 

dei veterinari in apicoltura si è chiesto che venisse 

inserito nei corsi universitari l’insegnamento della 

patologia Apistica

• Non dimenticava di riformulare il regolamento 

di polizia Veterinaria perché, come sappiamo 

bene, il vecchio regolamento prevede misure 

troppo restrittive e non risolutive. 

• Certamente ora il governo è cambiato e 

bisognerà riportare all’attenzione di chi di 

dovere queste importanti azioni

• DOBBIAMO PERO’ CAPIRE CHE UN FATTORE CHE 

FRENA L’EVOLVERSI A NOSTRO VANTAGGIO DELLE 

DECISIONI ISTITUZIONALI E’ LA NOSTRA 

CONFLITTUALITA’…. 

• CREDO CHE PER ESSERE PIU’ INCISIVI NEI TAVOLI 

ISTITUZIONALI DOVREMMO AGIRE UNITI, CAPENDO, 

ATTRAVERSO IL DIALOGO DURATURO E FERTILE, IN 

PRIMIS le diverse figure che operano in apicoltura

• Un problema del nostro settore infatti è di non avere 

mai nettamente diviso il professionismo apistico 

(apicoltura da reddito) dal settore amatoriale 

• Il numero di operatori hobbisti è molto maggiore di 

coloro che svolgono apicoltura come unica fonte di 

reddito ed anche di coloro che allevano api come 

integrazione al reddito principale in maniera semiprofessionale. 

• In quasi tutte le associazioni apistiche infatti gli 

iscritti sono per lo più amatoriali e ciò ha 

determinato politiche principalmente rivolte a loro 

trascurando fortemente le esigenze produttive dei 

professionisti

• In particolare non si è mai valutata bene l’esigenza 

essenziale di una realtà produttiva da reddito 

riguardo ai presidi sanitari ed ai protocolli d’azione 

• Le apicolture professionali, magari con dipendenti e 

molti alveari da gestire hanno bisogno di metodi di 

lotta alle patologie fattibili considerando modalità, 

tempi e non ultimo costi!(oggi per trattare un 

alveare nell’arco di un anno si spendono da 8 a 

10euro e spesso senza risultati soddisfacenti)

• tutte le categorie di operatori apistici hanno le stesse 

esigenze sanitarie, ma con approcci diversi. 

• L’apicoltore professionista: 

– Deve ricavare un reddito; 

– Necessita tempi d’intervento rapidi; 

– Presidi sanitari economici e affidabili; 

– Metodi snelli(di facile applicazione) 

• L’apicoltore amatoriale: 

– Non deve produrre un reddito dagli alveari perché 

ha altre fonti per sostentarsi; 

– Puo’ acquistare presidi sanitari costosi; 

– Puo’ dedicare piu’ tempo ad ogni alveare; 

– Puo’ permettersi grandi percentuali di perdite.

Il problema principale dell’apicoltore 

professionista è limitare i danni da moria 

delle api 

Varroa, batteriosi,micosi, virosi 

sono piaghe che conosciamo bene 

e per molte di loro non abbiamo ad oggi 

strumenti veramente efficaci per 

combatterle

LA VARROA OGGI E’ IL PRINCIPALE PROBLEMA: 

-Perché ha forti capacità di adattamento alle avversità come 

i trattamenti antivarroa (purtroppo inevitabili…) 

- per le reinfestazioni (ad es. da altri apiari mal gestiti o 

alveari naturali) 

- per scarsa professionalità (es. carenza di buone pratiche 

apistiche) 

- per una carenza di principi attivi registrati in Italia per 

combatterla: in apicoltura convenzionale (solo Amitraz e 

Fluvalinate)

Per combattere la varroa oggi vengono pubblicizzate 

spesso pratiche da “certosino”,troppo complesse e 

poco realizzabile da apicolture di dimensioni 

medio/grandi (con oltre 300/500 alveari) 

(es.; necessità di dedicare troppo tempo ad ogni 

alveare; perdita di raccolti estivi tardivi; grande rischio 

di saccheggi etc…) 

Non siamo assolutamente contrari ad approcci di tipo 

“naturale” per la gestione delle api, ben vengano! Ma 

ad oggi non bastano!

Oggi si tende a seguire le linee guida della 

Commissione Sanitaria UNAAPI ma ciò 

non è applicabile da tutti e può non 

risolvere visto le tante variabili. 

blocco con ingabbiamento o asportazione di covata, con ossalico 

dopo lo sfarfallamento oppure utilizzo dell’acido formico in vari modi 

(illegale) 

Tali metodiche, di fatto, ci renderebbero 

tutti “biologici”

Noi siamo i primi a non volere il fallimento 

delle nostre attività; chiediamo quindi: 

il supporto dei ministeri competenti per 

disporre di prodotti di sintesi registrati 

contro la varroa così come avviene in altri 

Paesi (Spagna, Germania, Austria, Grecia, 

etc…..) e di efficaci protocolli di lotta

Non è giusto che non si possa 

condurre le api in maniera 

“convenzionale” come invece 

possono fare altri apicoltori 

europei:

ad es. Flumetrina 

Bayer Flumethrin® (Irlanda); 

Bayvarol® (Estonia, Germania, 

Grecia, Ungheria, Lituania, Malta, 

Polonia, Portogallo, Romania, 

Slovacchia, Slovenia, Spagna, U.K.)

ad es. Coumaphos 

Check-Mite® (Cipro, Greecia, 

Romania, Spagna); 

Perizin® (Austria, Belgio, Germania, 

Grecia, Ungheria, Portogallo, 

Romania, Slovenia)

ad es. Acrinatrina 

Gabon PA 92® (Repubblica Ceca, 

Lithuania) 

ad. es. Cimiazolo 

Apitol® (Austria)

• Alternative “più naturali” da sollecitare con 

buoni risultati all’estero es.: 

• MAQS mite-away-quick-strips (formico in 

strisce) autorizzato nel Regno Unito. 

• HOPEGUARD a base dei beta acidi del luppolo 

in strisce (stati uniti d’america) 

• Exomite,prodotto a base di timolo, registrato 

nel Regno Unito. 

• Altri……

Questa situazione spinge gli apicoltori a 

mettere in atto proprie strategie di lotta, 

non riconosciute ma a mio avviso 

legittime, VOGLIAMO SOLO 

PROTEGGERE il nostro patrimonio 

apistico e quindi IL NOSTRO LAVORO

Favorendo le esigenze della nostra apicoltura 

nazionale avremo meno necessità di importare 

miele da Paesi extra-UE (es. Cina, sud-America) 

Mi chiedo: è meglio produrre 100quintali in più 

di miele convenzionale Italiano o importarne 

100 in più

Va fatta una distinzione tra professionismo apistico ed 

hobbismo 

Non è giusto che la seconda categoria imponga 

regole alla prima (NON SI E’ MAI SENTITO CHE CHI HA 10 

POLLI DIETRO CASA ABBIA AVUTO POSSIBILITA’ ANCHE SOLO 

DI ESPRIMERSI ALL’INTERNO DELL COMPARTO AVICOLO o 

chi ha due maiali in quello suinicolo…), e credo che ai 

pescatore per hobby lo stato italiano o l’europa non 

fornisce, con finanziamento a fondo perduto, la 

canna da pesca….

• Ciò non toglie che gli apicoltori amatoriali 

hanno tutto il diritto di esistere e vanno 

tutelati nonché seguiti 

• Anche loro contribuiscono a quel servizio 

gratuito che le api fanno gratuitamente e cioè 

l’impollinazione; 

• Va comunque rivisto l’associazionismo apistico 

e prevedere soglie di sbarramento 

all’iscrizione per numero di alveari allevati

Gli hobbisti avranno modo di creare associazioni a se 

separate però dal comparto produttivo che decide. 

Apituscia(associazione apicoltori della Tuscia) che stà 

per nascere come affiliata ANAI, ha preso in 

considerazione da subito la soglia di sbarramento che 

sara di 50 alveari minimi allevati e speriamo possa 

essere un esempio seguito da altre realtà associative.

• VA DATA LA POSSIBILITA’ AGLI APICOLTORI DI 

ESSERE BIOLOGICI O CONVENZIONALI: 

NON SOLO LA PRIMA OPZIONE…

• Nel futuro dell’apicoltura il convenzionale 

dovrà avere un ruolo centrale come avviene in 

tutto il settore zootecnico ed agricolo 

• Ciò non toglie che negli anni a venire gli 

apicoltori determinati sul biologico riescano a 

sintetizzare le metodiche a tal punto da 

renderle altamente produttive ed applicabili 

anche alle grandi realtà apistiche, ma siamo 

ancora lontani…

Riteniamo inoltre importante: 

- sostenere ed incrementare 

le attività di RICERCA 

per non dipendere sempre dalla ricerca di altre 

nazioni. 

Consideriamo sempre quanto l’apicoltura è 

importante per l’agricoltura(impollinazione) 

l’ambiente(biodiversità) la 

zootecnia(miglioramento dei foraggi) 

chiediamo anche per questi motivi più 

interesse da parte di tutti i ministeri 

competenti, in primis Salute, ma anche 

Agricoltura ed Ambiente

AFFRONTIAMO SERIAMENTE ED IN 

MANIERA RISOLUTIVA LE PATOLOGIE 

DELLE API, ESIGENDO GLI STRUMENTI 

ADATTI PER LAVORARE anche per le 

grandi aziende.

Grazie dell’attenzione!

Roma, 22 Giugno 2013 – Apicoltura Moderna in Pillole 

2012-2013 

Protocolli di lotta alla varroa 

Alessandra Giacomelli 

Marco Pietropaoli 

Istituto Zooprofilattico Sperimentale Regioni Lazio e Toscana

Non esiste un protocollo sempre valido 

Ogni protocollo deve essere adattato alle esigenze del caso: 

- Forza degli alveari 

- Livello di infestazione 

- Periodo del trattamento 

- Trattamenti eseguiti gli anni precedenti

Primavera 

Integratori

Primavera 

Probiotici

Primavera 

Metodi meccanici

Primavera 

Apibioxal® in assenza di covata (naturale)

Estate

Estate

Autunno

Autunno

Strategie di lotta alla varroa

Trattamento con acaricidi 

Caratteristiche: 

Efficacia almeno del 90% 

Non tossico per le api 

Di sicuro impiego per l’apicoltore 

ed il consumatore 

Economico 

Di facile e pratico impiego

Nuove strategie di lotta 

Asportazione 

dei telaini 

di covata 

Alveare madre 

Alveare madre 

Non attendere troppo: massimo luglio! 

Alveare figlio

I. Alveare madre 

Alveare figlio

Nell’alveare madre rimangono: 

favi di scorte 

+ 

api bottinatrici 

per quanto concerne la regina 

……

Regina 

Opzione A: 

Sostituzione della regina con 

inserimento di una nuova regina 

Opzione B: 

Sostituzione della regina con 

inserimento di una cella reale 

Opzione C: 

Mantenimento della vecchia regina

Trattamento: 

acido ossalico gocciolato 

al giorno 0 e dopo 3 giorni 

In estate

II. Alveare figlio 

Alveare figlio

Alveare figlio 

aggregazione dei favi di covata 

(favi di covata + api nutrici)

Unione di telaini provenienti 

da diverse famiglie 

Ridurre le porticine 

per evitare il saccheggio 

Alimentazione!!!!!

Trasferire gli alveari figli formati in un diverso apiario

Regina 

Opzione A: 

Inserimento della vecchia regina 

Opzione B: 

inserimento di una cella reale 

o di una nuova regina 

(attenzione ad ottenere il blocco 

di covata!) 

Opzione C: attendere che sostituiscano la regina 

OK per ottenere il blocco di covata

Come intervenire sui telaini di covata 

1. Trattarli contro la varroa

1(a). Termoterapia 

I favi privati dalle api vengono posti in un cassone termico a 42-45 C° per 10-15 minuti. 

La temperatura deve essere controllata molto bene per evitare danni. 

Possibilità di reinserimento nell’alveare madre

1 (b) Congelamento 

Valutazione della resistenza della varroa al congelamento (-20°C) 

Possibilità di reinserimento nell’alveare madre 

50% mortalità di varroa: dopo 21 minuti 

99% mortalità di varroa: 60 minuti

Trattamento con acido ossalico 

al giorno della costituzione ed a completo sfarfallamento della covata

Trattamento con timolo

Trattamento con acido formico 

non appena tale prodotto sarà autorizzato in Italia!!!

www.izslt.it/apicoltura/ 

Grazie dell’attenzione 

Alessandra Giacomelli 

Marco Pietropaoli 

Istituto Zooprofilattico Sperimentale Regioni Lazio e Toscana

Premi qui per scaricare le presentazioni in formato pdf - (IZS) delle ...

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