Ghiaroni-Giulia-Violenza-assistita-intrafamiliare
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4. Percorsi d’intervento possibili sui minori vittime di violenza <strong>assistita</strong><br />
<strong>intrafamiliare</strong><br />
L’interruzione della violenza, di cui il minore è vittima e/o a cui assiste, va attuata<br />
attraverso la messa in atto di interventi di protezione adeguati alla gravità della<br />
situazione, in termini di tempestività, efficacia e durata.<br />
Sin dalle prime fasi dell’intervento è fondamentale attivarsi per garantire ai bambini<br />
che assistono alla violenza e alle loro madri il diritto alla salute fisica e psicologica.<br />
Il passo iniziale di un percorso di intervento finalizzato alla protezione dei minori e<br />
alla prevenzione di qualunque forma di abuso e maltrattamento è sicuramente l’ascolto.<br />
Ascoltare significa comprendere le emozioni, i sentimenti non verbalizzati, le<br />
preoccupazioni e i problemi di chi sta di fronte, e implica una condizione psicologica e<br />
un’apertura mentale ad accogliere ciò che l’altra persona vuole comunicare.<br />
Un ascolto di questo tipo prevede la presenza di empatia, la quale è la “capacità di<br />
immedesimarsi nella condizione di un’altra persona e di sentire se stesso nella<br />
situazione dell’altro”(Depalmas, Cilio, 2012, p. 86).<br />
La comprensione empatica implica, quindi, l’immedesimazione con l’altro e la<br />
focalizzazione sulla sua interiorità, in modo da comprendere il suo punto di vista e ciò<br />
che prova al di là delle parole che esprime, e comporta la sospensione dei giudizi morali<br />
di chi ascolta.<br />
Per raggiungere gli obiettivi di ascolto, tutela, riparazione e prevenzione sono<br />
necessarie azioni e interventi complessi, che richiedono risorse educative, terapeutiche,<br />
culturali, sociali e giuridiche, e che si strutturano in varie fasi: rilevazione, protezione,<br />
valutazione, trattamento (CISMAI, 2005).<br />
4.1 Fasi di intervento<br />
4.1.1 La rilevazione<br />
La rilevazione viene definita come “l’individuazione dei segnali di malessere dei<br />
minori e dei rischi per la loro crescita connessi alle condotte pregiudizievoli degli<br />
adulti, distinguendo il rischio del danno subito dagli stessi, e nella prima<br />
individuazione delle capacità protettive immediatamente disponibili in ambito<br />
familiare” (CISMAI, 2005, p.2).<br />
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