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Ghiaroni-Giulia-Violenza-assistita-intrafamiliare

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I servizi non territoriali registrano i seguenti dati:<br />

- minori in carico con provvedimento della magistratura: 575;<br />

- nuclei di fratelli al completo pari a minori: 180;<br />

- solo fratelli “vittime” pari a minori: 157.<br />

Dall’analisi dei dati si evince che circa la metà dei minori in carico ai servizi non ha<br />

fratelli (969 su 2004 nei servizi territoriali; 337 su 575 in quelli non territoriali). Di<br />

conseguenza, il numero dei minori che ha assistito a forme di violenza subite dai fratelli,<br />

che sono in carico ai servizi, equivale al 27-28% del campione.<br />

Carini, azzardando una proiezione sulla popolazione nazionale, a partire dalla<br />

popolazione corrispondente ai servizi territoriali intervistati, evidenzia che sarebbero<br />

circa 28.000 i minori, nel nostro Paese, che assistono alla violenza sui propri fratelli.<br />

E’ stato, inoltre, possibile dedurre le percentuali delle varie tipologie di violenza<br />

<strong>assistita</strong>, prendendo in considerazione i soli fratelli “vittime”:<br />

- nel 32-48% dei casi è presente incuria sui fratelli;<br />

- nel 28-43% dei casi si riscontra maltrattamento psicologico sui fratelli;<br />

- nel 18-19% dei casi si evidenzia abuso sui fratelli;<br />

- nel 12% dei casi è presente maltrattamento fisico sui fratelli;<br />

- nel 10% dei casi vi sono situazioni di multiproblematicità.<br />

Infine, tra i vissuti dei fratelli nei confronti della vittima risultano presenti in misura<br />

considerevole e quantitativamente vicina la protezione, la colpevolizzazione, l’omertà e<br />

l’aggressività.<br />

Gli aspetti problematici della ricerca sono molteplici e legati: ad un’organizzazione<br />

territoriale dei servizi con diverso rapporto fra struttura e territorio, diverso bacino di<br />

utenza; ad un’organizzazione funzionale dei servizi specialistici e di base che operano<br />

sullo stesso territorio, afferenti ad enti diversi; ad una priorità degli interventi attuati<br />

(scarso investimento sulla rilevazione dei dati, scarsa attenzione all’insieme dei fratelli);<br />

e ad un eccessivo carico di lavoro lamentato da molti operatori.<br />

Altri limiti segnalati riguardano la difficoltà nel condividere obiettivi e strategie di<br />

intervento da parte dei vari servizi, che prendono in carico i fratelli; la difficoltà per gli<br />

operatori ad avere uno spazio mentale adeguato per un alto numero di fratelli; la<br />

difficoltà di comunicazione tra operatori e componenti della famiglia, sia nel caso di<br />

fratelli di età diversa, sia nel caso di famiglie straniere (Carini, 2005).<br />

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