Descrizione del distretto idrografico del fiume Serchio - Autorità di ...

Distretto del Fiume Serchio
DESCRIZIONE DEL DISTRETTO IDROGRAFICO
DEL FIUME SERCHIO
Febbraio 2010

Riferimenti normativi:
Legge 27 febbraio 2009 n. 13 (articolo 1, comma 3-bis)
Direttiva 2000/60/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio
del 23 ottobre 2000
Comitato Tecnico:
Seduta del 26 giugno 2009
Seduta del 11 settembre 2009
Collaboratori:
La Segreteria Tecnico Operativa
Gruppo di lavoro tecnico:
B. Lenci, G. Pergola, M. Colman, N. Coscini, A. Di Grazia, F. Falaschi,
I. Gabbrielli, F. Quilici
Consulente per l’analisi economica:
Prof. D. Viaggi – Dipartimento di Economia e Ingegneria Agrarie, Università
degli studi di Bologna
Consulente per il Rapporto Ambientale:
Dott. Biologo A. Grazzini
Comitato Istituzionale allargato (L.13/2009): seduta del 24 febbraio 2010
Segretario Generale
Prof. Raffaello Nardi

2. Descrizione del distretto idrografico del fiume Serchio
Indice del documento
DESCRIZIONE DEL DISTRETTO IDROGRAFICO DEL FIUME SERCHIO .......................................................................... - 3 -
LINEAMENTI FISIOGRAFICI ...................................................................................................................................... - 7 -
IL FIUME SERCHIO ........................................................................................................................................................... - 7 -
IL SOTTOBACINO DEL TORRENTE LIMA ................................................................................................................................. - 9 -
IL LAGO DI MASSACIUCCOLI ............................................................................................................................................. - 10 -
LE ACQUE MARINO-COSTIERE........................................................................................................................................... - 14 -
ACQUIFERI SOTTERRANEI ................................................................................................................................................ - 14 -
Acquifero Carbonatico ......................................................................................................................................... - 14 -
Acquifero di subalveo del fiume Serchio .............................................................................................................. - 14 -
Acquifero alluvionale della piana di Lucca .......................................................................................................... - 15 -
Acquifero della Versilia ........................................................................................................................................ - 17 -
CENNI DI TETTONICA ............................................................................................................................................ - 20 -
LA STRATIGRAFIA ................................................................................................................................................. - 23 -
GEOMORFOLOGIA ................................................................................................................................................ - 29 -
INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO DEL BACINO DEL FIUME SERCHIO .................................................................................. - 31 -
Area a nord di Ponte a Moriano .......................................................................................................................... - 31 -
Area a sud di Ponte a Moriano (bassa valle del F. Serchio e piana di Lucca) ...................................................... - 32 -
Il sottobacino del T. Lima .................................................................................................................................... - 33 -
AUTORITÀ COMPETENTE ...................................................................................................................................... - 34 -
Indice delle figure
Figura 1 Mosaico di ortofoto a colori “Volo Italia 2000” del bacino del Fiume Serchio. ................................................. - 3 -
Figura 2 Il reticolo idrografico principale ........................................................................................................................ - 4 -
Figura 3 Il bacino del fiume Serchio (in azzurro le aree di pianura). ............................................................................... - 5 -
Figura 4 Carta delle precipitazioni, anni 1996-2004. ...................................................................................................... - 6 -
Figura 6 Orografia ed idrografia del bacino del Serchio (elaborazione dell’Autorità di Bacino, modello digitale del
terreno a maglia 5x5 m realizzato sulla base della Carta Tecnica Regionale scala 1/10000) ........................................ - 9 -
Figura 7 Il sottobacino del torrente Lima ...................................................................................................................... - 10 -
Figura 8 Il sottobacino del Lago di Massaciuccoli. ........................................................................................................ - 11 -
Figura 9 Il bacino del lago di Massaciuccoli. ................................................................................................................. - 13 -
Figura 10 Carta dei complessi idrogeologici del bacino del fiume Serchio ................................................................... - 15 -
Figura 11 Carta delle piezometriche della Piana di Lucca. ............................................................................................ - 17 -
Figura 12 Carta delle stratigrafie del bacino del Lago di Massaciuccoli ....................................................................... - 18 -
Figura 13 Schema tettonico semplificato delle principali Unita tettoniche presenti nel Bacino del Serchio ................ - 20 -
Figura 14 Schema strutturale dell’Appennino settentrionale ....................................................................................... - 21 -
Figura 15 Schema strutturale della finestra tettonica delle Alpi Apuane ..................................................................... - 22 -
Figura 16 Carta geologica del bacino del Serchio ......................................................................................................... - 23 -
Figura 17 Successioni schematiche delle principali unità tettoniche dell’Appennino settentrionale ............................ - 27 -
Figura 18 Successioni litostratigrafiche caratteristiche del Dominio Toscano .............................................................. - 28 -
Figura 19 Inquadramento geomorfologico ................................................................................................................... - 31 -
Figura 20 Distretto del fiume Serchio ........................................................................................................................... - 35 -
Cartografie
Tav. 2.1 Inquadramento del distretto idrografico del fiume Serchio
Tav. 2.2 Carta corografica del distretto idrografico del fiume Serchio
Tav. 2.3 Uso del suolo
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2. Descrizione del distretto idrografico del fiume Serchio
Piano di Gestione delle Acque del distretto idrografico del fiume Serchio
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2. Descrizione del distretto idrografico del fiume Serchio
Descrizione del distretto idrografico del fiume Serchio
Il Fiume Serchio nasce dallo spartiacque della dorsale appenninica che separa il settore più settentrionale
della Toscana dall’Emilia Romagna, individuato, da ovest verso est, dall’allineamento delle cime dei monti
Tondo (1783 m s.l.m.), Ischia (1727 m s.l.m.), Sillano (1875 m s.l.m.), Castellino (1818 m s.l.m.) e Prato
(2008 m s.l.m.) che delimitano la testata del suo bacino. Da qui, il fiume scorre in direzione sud-est per circa
50 chilometri fino alla confluenza, in sinistra idrografica, con il torrente Lima, suo principale affluente. Dopo
aver ricevuto le acque del Lima il Serchio, piega decisamente verso sud e dopo il suo sfocio nella piana di
Lucca si dirige, arginato, verso sudovest, attraversando la piana costiera di S.Rossore – Migliarino e
raggiungendo, infine, il mare tra la foce dell’Arno ed il porto di Viareggio (Figura 1).
Figura 1 Mosaico di ortofoto a colori “Volo Italia 2000” del bacino del Fiume Serchio.
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2. Descrizione del distretto idrografico del fiume Serchio
Il bacino idrografico del Serchio nella sua metà superiore coincide geograficamente con il territorio della
Garfagnana e presenta una forma rettangolare allungata in direzione appenninica i cui vertici sono
rappresentati dal Monte Pizzo D’Uccello a nord-ovest, il Monte Sillano a nord, l’Alpe delle Tre Potenze ad
est ed il Monte Rondinaio a sud-ovest. A questo quadrilatero si devono aggiungere due appendici: una
montana, costituita dal bacino del torrente Lima, che si estende fino ai monti dell’Abetone (Libro Aperto,
Corno alle Scale) ed una porzione di più bassa quota che abbraccia la fascia collinare e di piana costiera
(Versilia meridionale) che va da Lucca fino al mare. In questo settore, il bacino comprende anche una parte
montana, costituita da alcuni torrenti che drenano una piccola porzione dei monti Pisani.
Figura 2 Il reticolo idrografico principale
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2. Descrizione del distretto idrografico del fiume Serchio
Il bacino idrografico del Fiume Serchio (1.408 Kmq) è il terzo per estensione tra quelli presenti nella Regione
Toscana, dopo l’Arno e l’Ombrone Grossetano. La lunghezza complessiva dell'asta fluviale è pari a 102 Km
circa (Figura 2).
Tra gli affluenti del Serchio quello di gran lunga più importante è il Torrente Lima che ha una lunghezza di
42 km ed un bacino di circa 315 km 2 . Gli altri affluenti, per la particolare conformazione allungata del
bacino principale, hanno lunghezza limitata (generalmente inferiore ai 20 km) e drenano superfici di
estensione non superiore ai 50 km 2 . Le province che ricadono nell'area del bacino sono, per la maggior
parte, quelle di Lucca (81.5%) e, marginalmente, quelle di Pistoia, per la parte più alta del bacino del
Torrente Lima (10.5%), e di Pisa (8%), per il tratto terminale del Fiume Serchio e per una parte della pianura
costiera. I terreni di pianura hanno un'estensione complessiva di 301,5 Kmq (costituita da 228,3 Kmq di
piane di origine alluvionale e da 73,2 Kmq della fascia di sabbie costiere) pari al 19,3 % dell'intera superficie
del bacino. La rimanente parte del territorio (81.7%) è rappresentata da aree collinari e montuose. La
popolazione residente, pari a 269.331 abitanti (ISTAT, 1991), risulta distribuita per l'89% ella provincia di
Lucca, per il 9,5% nella provincia di Pisa e solo per l'1,5% nella provincia di Pistoia.
L’Autorità di Distretto del Fiume Serchio, così come definita dalla Legge 18 maggio 1989, n. 183, e dal
Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152, comprende, oltre al bacino imbrifero del Fiume Serchio, anche
l'area costiera che contiene il bacino del Lago di Massaciuccoli e che si estende verso Nord fino al confine
con il Fosso di Camaiore, e a Sud, fino al Fiume Morto escluso. Tale estensione, nella fascia costiera
apparentemente indipendente dalla attuale configurazione del bacino idrografico, è dovuta al fatto che la
zona ha rappresentato nel tempo un'area di impaludamento e di esondazione naturale del fiume (cfr.
D.P.R. 24 aprile 1994). Pertanto la superficie complessiva del bacino, ai fini amministrativi, è pari a circa
1.600 Kmq .
Figura 3 Il bacino del fiume Serchio (in azzurro le aree di pianura).
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Il bacino del Serchio, per importanza storico - economica, può essere diviso nelle seguenti microregioni: la
Garfagnana (o alta valle del Serchio), la media Val di Serchio che è la più stesa (compresa la Val di Lima), la
Piana di Lucca (parte occidentale), il bacino del Lago di Massaciuccoli e la piana costiera (Figura 3).
Il reticolo idrografico presente all’interno del bacino è caratterizzato da: un’asta principale, il Serchio con
vari affluenti tra cui il Torrente Lima è il più importante, da un reticolo litoraneo, e dal lago di Massaciuccoli
(fig. 3).
La particolare posizione del bacino, allungato longitudinalmente rispetto al mare, e le particolari
caratteristiche geografiche ed orografiche fanno sì che l’area sia una delle più piovose d’Italia, con piogge la
cui intensità supera, sui rilevi apuani, i 3.000 mm annui (Baldacci, Rapetti, Vittorini, 1994), (Figura 4).
Figura 4 Carta delle precipitazioni, anni 1996-2004.
L’area del bacino è caratterizzata da un’elevata umidità con tipo di clima variabile dall’umido al iperumido,
cioè con piovosità media annua superiore a 1600 mm (Classificazione di Thornthwait), caratterizzato da
bassi valori sia dell’evapotraspirazione che del deficit idrico (valutato in base alla combinazione
dell’evapotraspirazione con le precipitazioni) ed eccedenza idrica molto forte.
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2. Descrizione del distretto idrografico del fiume Serchio
Lineamenti fisiografici
Il fiume Serchio
Il Fiume Serchio nasce dallo spartiacque della dorsale appenninica che separa il settore più settentrionale
della Toscana dall’Emilia Romagna, individuato, da ovest verso est, dall’allineamento delle cime dei monti
Tondo (1783 m s.l.m.), Ischia (1727 m s.l.m.), Sillano (1875 m s.l.m.), Castellino (1818 m s.l.m.) e Prato
(2008 m s.l.m.) che ne delimitano la testata del bacino.
Il Serchio si forma dall’unione di piccoli corsi d’acqua e torrenti, i principali dei quali, dal versante
appenninico, sono il Serchio di Sillano ed il Serchio di Soraggio, e, dal versante apuano, il Serchio di
Minucciano, a sua volta formato dalla confluenza del Rio di Minucciano con il torrente Acqua Bianca. Scorre
in direzione sud-est per circa 50 chilometri fino alla confluenza in destra idrografica con il Torrente Lima,
suo principale affluente, che ha una lunghezza di 42 km ed un bacino di circa 315 km 2 .
Dopo aver ricevuto le acque della Lima, il Serchio si dirige verso sud in direzione della città di Lucca, in
prossimità della quale il suo tracciato cambia di nuovo direzione dirigendosi verso sud-ovest.
Dopo un percorso totale di circa 105 km e dopo aver attraversato la piana costiera di S.Rossore-Migliarino,
si getta in mare presso Marina di Vecchiano, in provincia di Pisa.
Durante il suo percorso incontra numerosi affluenti (Edron, Turrite Secca, Turrite di Gallicano, Pedogna,
Freddana, Cerchia e Contesora, i maggiori in destra idrografica; Corfino, Castiglione, Corsonna, Ania,
Fegana, Lima, Fraga ed Ozzeri, i maggiori in sinistra idrografica) che a causa della particolare conformazione
allungata del bacino principale, hanno, con l’eccezione della Lima, lunghezza limitata, generalmente
inferiore ai 20 km, e drenano superfici di estensione non superiore ai 50 km 2 .
Il bacino idrografico del Serchio ha una superficie totale di circa 1435 km 2 e dal punto di vista geologico e
geomorfologico è sostanzialmente suddivisibile in tre macro zone: l’area a nord di Ponte a Moriano,
comprendente la Garfagnana, la Media Valle, ed il sottobacino del Torrente Lima; quella a sud di Ponte a
Moriano, tra i rilievi delle Pizzorne ed il Monte Pisano, corrispondente alla piana di Lucca, ed infine la bassa
valle del Serchio, da Ripafratta al mare, oltre al bacino del lago di Massaciuccoli.
Fino alla confluenza con il torrente Lima la vallata del Serchio corrisponde ad una ampia depressione
tettonica, la cui influenza sulle caratteristiche morfologiche del territorio è chiaramente riconoscibile
(Figura 5). I fianchi della valle mostrano ancora, a luoghi, un profilo a gradinata di faglie dirette, che scende
verso il fondovalle. Il reticolo idrografico segue nei suoi tratti fondamentali i lineamenti tettonici della
regione, con il Serchio che scorre prevalentemente lungo l'asse della depressione, allungata in direzione
Nord Ovest – Sud Est, e con gli affluenti che incidono profondamente, ed in direzione generalmente
trasversale, i pilastri tettonici del versante apuano e del versante appenninico.
In questa configurazione, anche le caratteristiche litologiche delle formazioni affioranti influenzano i tratti
morfologici dell’intero territorio.
Il versante occidentale della vallata, rappresentato dalla dorsale apuana, infatti, è costituito da rocce
calcaree prevalentemente metamorfiche che determinano forme aspre e versanti acclivi, localmente anche
subverticali o strapiombanti, e dalle rocce carbonatiche non metamorfiche della “successione toscana” che
ricoprono quelle apuane e che si sviluppano soprattutto sul lato occidentale della Media Valle.
Il versante orientale, ad esclusione del massiccio di rocce calcaree non metamorfiche che forma il rilievo
della Pania di Corfino, invece, è costituito quasi esclusivamente da arenarie macigno e le valli, di solito, si
presentano più aperte e con i pendii spesso ricoperti dalla vegetazione.
Nelle zone centrali della depressione tettonica localmente sono conservati sedimenti lacustri di età plio –
pleistocenica. Antichi depositi alluvionali terrazzati distribuiti a varie quote, tra i quali spicca il grande
conoide di Barga, interrompono il profilo dei versanti testimoniando le modificazioni del reticolo idrografico
ed i sollevamenti recenti della zona.
Il sottobacino del torrente Lima è anch’esso fortemente condizionato dalla sua struttura geologica; nel
tratto compreso tra l'Abetone e la località La Lima, il torrente si imposta lungo una direttrice tettonica
parallela alla direzione principale della dorsale appenninica ed i versanti, costituiti quasi esclusivamente da
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2. Descrizione del distretto idrografico del fiume Serchio
arenaria, sono molto acclivi nella parte alta dei rilievi, e con forme più dolci alle quote inferiori. Nel tratto
più a valle, sino all’immissione nel fiume Serchio, il torrente Lima ha una direzione antiappenninica,
indicativamente perpendicolare alla dorsale, ed attraversa le rocce calcaree mesozoiche della cosidetta
“successione toscana”: la valle è molto stretta, con fianchi ripidi nel tratto superiore, con il fiume incassato
ed in rapido approfondimento.
Dalla confluenza con il torrente Lima sino allo sbocco nella piana di Lucca presso Ponte a Moriano, il Serchio
attraversa i rilievi calcarei della successione toscana, forma la pianura alluvionale di Diecimo ed incide le
rocce dei versanti
presso il Piaggione e
Vinchiana.
L’area a sud di Ponte
a Moriano, delimitata
a settentrione
dall'altopiano delle
Pizzorne, costituisce
la piana lucchese;
essa corrisponde ad
un’ampia depressione
tettonica colmata da
sedimenti argillosi di
ambiente lacustre,
sormontati da
depositi alluvionali
sabbioso-ghiaiosi ed Figura 5 Sezione geologica schematica in direzione Sud Ovest – Nord Est, fra il mare, le
infine da limi e sabbie Apuane e la dorsale appenninica
recenti.
A valle di Ripafratta, fino alla Figura foce, 5- il Sezione Serchio geologica scorre nei schematica depositi in alluvionali direzione Sud della Ovest pianura; – Nord nel Est, bacino fra il mare, del lago le
di Massaciuccoli affiorano infine argille e terreni torbosi, Apuane che e la sovrastanno dorsale appenninica. ad alternanze di depositi sabbiosi
e sabbie limose con argille, limi e torbe, che testimoniano le variazioni del livello marino ed i vari scenari
ambientali (marino poco profondo, litoraneo, lacustre) che hanno caratterizzato quest’area in epoca
geologica recente.
Dati di sintesi del fiume Serchio e del suo bacino.
Superficie del bacino imbrifero (Km²) 1408
Superficie amministrativa del bacino (Km²) 1565
Lunghezza del fiume Serchio (Km) 103
Quota massima del bacino (m s.l.m.): Monte Prato 2054
Quota media del bacino (m s.l.m.) 717
Portata media del Serchio (m³/sec ) 46
Portata minima del Serchio (m³/sec ) 6,50
Portata massima del Serchio misurata (Lucca, evento del
09/11/1982,in m³/sec )
Portata massima del Serchio con tempo di ritorno 200 anni
(m³/sec )
2200
3600
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Figura 6 Orografia ed idrografia del bacino del Serchio (elaborazione dell’Autorità di Bacino, modello digitale del
terreno a maglia 5x5 m realizzato sulla base della Carta Tecnica Regionale scala 1/10000)
Il sottobacino del torrente Lima
Il sottobacino del torrente Lima, ricopre un’area di circa 316 km 2 , è anch’esso fortemente condizionato
dalla sua struttura geologica (Figura 7).
Nel tratto compreso tra l'Abetone e la località La Lima, il torrente si imposta lungo una direttrice tettonica
parallela alla direzione principale della dorsale appenninica ed i versanti, costituiti quasi esclusivamente da
arenaria, sono molto acclivi nella parte alta dei rilievi, e con forme più dolci alle quote inferiori. Nel tratto
più a valle, sino all’immissione nel fiume Serchio, il torrente Lima ha una direzione antiappenninica,
indicativamente perpendicolare alla dorsale, ed attraversa le rocce calcaree mesozoiche della cosidetta
“successione toscana”: la valle è molto stretta, con fianchi ripidi nel tratto superiore, con il fiume incassato
ed in rapido approfondimento.
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2. Descrizione del distretto idrografico del fiume Serchio
Figura 7 Il sottobacino del torrente Lima
Il lago di Massaciuccoli
Il lago di Massaciuccoli è situato all’interno di un'ampia depressione tra i monti del Quiesa e le dune
costiere del Tirreno, in posizione retrostante alla fascia litoranea della Versilia. Il lago di Massaciuccoli si
estende su di una superficie di 13 km 2 , con un bacino idrografico di 114 km 2 e con un bacino idrogeologico
di 170 km 2 (Figura 8).
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Figura 8 Il sottobacino del Lago di Massaciuccoli.
La differente estensione del bacino idrogeologico rispetto a quello idrografico è dovuta alla presenza,
all’esterno del margine orientale del bacino idrografico, di formazioni geologiche caratterizzate da
alternanze di calcari e marne, con presenza di arenarie e argille, il cui assetto tettonico favorisce il
drenaggio delle acque infiltrate verso il lago.
Il lago ha una profondità media di circa due metri, ed è in parte delimitato da argini che si sviluppano per
una lunghezza di circa 16 Km e che raggiungono in altezza la quota di 0,50/0,60 metri s.l.m. L’altezza degli
argini dal piano di campagna esterno è variabile, in funzione della morfologia e della quota del terreno, fino
a circa 3 – 4 metri.
I pochi corsi d'acqua naturali che alimentano il lago provengono in prevalenza dalle colline orientali ai cui
piedi è sito lo specchio d'acqua. Gli apporti superficiali delle fasce di dune poste fra il lago
ed il mare sono trascurabili, mentre maggiore impatto rivestono gli afflussi provenienti dai vari canali di
bonifica sia a nord che a sud.
Il bacino del lago di Massaciuccoli ricade nel comune di Vecchiano, solo in piccola parte nel comune di
Lucca. Il suo territorio ricade inoltre nelle province di Lucca e di Pisa e per una parte consistente è
interessato dal Parco regionale Migliarino – S. Rossore – Massaciuccoli.
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2. Descrizione del distretto idrografico del fiume Serchio
Al suo interno sono comprese diverse aree protette di valenza internazionale e nazionale. L’area in oggetto
attraversata o lambita da alcune linee stradali e ferroviarie di interesse nazionale (l'autostrada Genova-
Rosignano, l'autostrada Firenze-mare, l'autostrada Lucca-Viareggio, la strada statale Aurelia, la linea
ferroviaria Genova-Pisa e quella Lucca-Viareggio).
Il lago è circondato da un'area umida palustre marginale, denominata Padule di Massaciuccoli, della
superficie di 15 km 2 , inclusa all’interno degli argini del lago e delimitata verso ovest dalla duna costiera,
residuo di quella che anticamente caratterizzava buona parte della pianura versiliese e di cui si ha notizia
già a partire dal XV secolo quando si estendeva dal fiume Camaiore fino al fiume Serchio.
L'area appena descritta rappresenta un'ampia conca naturale al centro della quale si trova il lago di
Massaciuccoli, collegato al mare mediante i fossi Burlamacco, Malfante, Venti e Quindici, i quali
confluiscono a loro volta in un emissario naturale, il canale Burlamacca, fino alla foce al porto di Viareggio
(Figura 9).
I deflussi del canale Burlamacca sono regolati a partire dal 1741 da un'opera idraulica consistente in
cateratte note con il nome di " Porte Vinciane", il cui scopo è quello di consentire il deflusso naturale delle
acque del lago verso il mare e di impedirne il flusso contrario.
Interratosi nel tempo, l’altro emissario naturale rappresentato dal canale della Bufalina è stato
recentemente riattivato, con funzionamento intermittente, mediante l’installazione di una pompa idrovora
che allontana le acque in eccesso dal lago, allorquando, in occasione di eventi meteorici particolarmente
gravosi, il livello del lago si innalzi oltre la soglia di sicurezza, identificata con la quota di 0,40 metri s.l.m.
Il territorio pianeggiante contiguo allo specchio lacustre e alle aree palustri circostanti è stato parzialmente
modificato da un'opera di bonifica meccanica, iniziata già a partire dal secolo XVIII e
proseguita in maniera più consistente nei primi decenni del XX secolo, tanto allo scopo di combattere la
malaria quanto con l’intento di acquisire terreni fertili per l'agricoltura.
Le aree bonificate, riguardanti il settore settentrionale e meridionale del territorio contiguo al lago, sono
oggi gestite dal Consorzio di Bonifica Versilia-Massaciuccoli (responsabile peraltro del funzionamento del
citato canale Bufalina) e sono interessate da attività agricole, agroflorovivaistiche e zootecniche. Questi
terreni si trovano ad una quota più bassa del livello medio marino e sono interessati da fenomeni di
subsidenza favoriti dal drenaggio delle acque operato dalla bonifica che, abbassando il livello della falda,
innesca l’inevitabile compattazione delle torbe superficiali.
Per effetto della bonifica il lago rappresenta pertanto un contenitore pensile e la superficie delle sue acque,
durante le piogge, può raggiungere quote superiori di alcuni metri sopra il piano della campagna
circostante generando problemi di stabilità degli argini.
Oltre alle lavorazioni agricole il territorio è stato caratterizzato a partire dall’inizio del ‘900 da un forte
processo di urbanizzazione riguardante principalmente la parte occidentale di Viareggio e Torre del Lago e
quella settentrionale nei comuni di Massarosa e di Camaiore, urbanizzazione contrassegnata da
caratteristiche di stagionalità dovute alla forte valenza turistica estiva di tali aree.
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Figura 9 Il bacino del lago di Massaciuccoli.
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2. Descrizione del distretto idrografico del fiume Serchio
Le acque marino-costiere
Le acque marino-costiere delimitano ad Ovest il bacino del fiume Serchio dal punto più a Nord in
corrispondenza della foce della Fossa dell’Abate fino alla foce del Fiume Morto, più a Sud.
Per quanto riguarda la qualità delle acque marino-costiere, una breve sintesi delle principali fonti di
inquinamento è riportata di seguito.
L’inquinamento delle acque è la conseguenza principale del carico inquinante proveniente da:
1 - dal Fiume Arno (dove la capacità attuale di depurazione complessiva è pari circa al 50% degli abitanti
equivalenti);
2 - dal F. Morto, che raccoglie buona parte degli scarichi fognari non depurati della zona nord della citta' di
Pisa e li convoglia al mare;
3 - dal Fosso Burlamacca, dove si riversano alcuni scarichi fognari di Viareggio, quelli portuali e, in caso di
troppo pieno per piogge intense, le fognature miste della citta', che in condizioni normali raggiungono il
depuratore;
4 - dal Fosso di Camaiore, dove le acque vengono condotte con tubazione al largo della costa soprattutto
per salvaguardare la possibilità di balneazione.
Acquiferi sotterranei
Acquifero Carbonatico
La complessità del territorio del bacino del Fiume Serchio si riflette nel suo assetto idrogeologico. Assume
particolare rilevanza l’acquifero carbonatico caratterizzato dalle sezioni mesozoiche a dominante
carbonatica delle due successioni toscane, l’una non metamorfica (Falda Toscana in Garfagnana e Val di
Lima), l’altra metamorfica dell’autoctono apuano (Figura 10).
Tale acquifero risulta ricco di acque e ne sono state stimate le disponibilità idriche e le uscite verso i bacini
adiacenti (da Baldacci e Raggi, 1993):
Sottobacino afferente alla Val di Magra: uscita pari a 0.48 mc/sec; Disponibilità idrica pari a 1.66 mc/sec.
Sottobacino afferente alla Lunigiana-Versilia: uscita pari a 1.01 mc/sec; Disponibilità idrica pari a 1.46
mc/sec.
Sottobacino afferente alla Versilia-Piana di Lucca Ovest: uscita pari a 0.71 mc/sec; Disponibilità idrica pari a
2.94 mc/sec.
Sottobacino afferente alle pianure di Lucca Est, Pescia e Pistoia: uscita pari a 0.89 mc/sec.
Non si riscontrano particolari problematiche nell’acquifero in questione.
Acquifero di subalveo del fiume Serchio
In corrispondenza della piana di Lucca dove il Serchio scorre arginato, in ragione della disponibilità della
risorsa idrica presente nei depositi di subalveo, in anni più o meno recenti sono stati realizzati numerosi
campi pozzi ad uso idropotabile. Si annoverano, da nord a sud, i seguenti: San Pietro a Vico per
l’alimentazione dell’acquedotto intercomunale Lucca-Capannori con una portata di 40 l/sec; Salicchi e
S.Alessio per l’alimentazione dell’acquedotto comunale di Lucca; Filettole-Ripafratta che rifornisce
l’acquedotto sussidiario Pisa-Livorno con un quantitativo di circa 440 l/sec.
Per sua natura, l’acquifero di subalveo non presenta problemi di deficit idrico, ad esclusione del sovra
sfruttamento operato qualche anno fa, e subito ridimensionato per problemi di subsidenza, del campo
pozzi di Filettole. Per contro, di recente è stata riscontrata la presenta di fitofarmaci utilizzati per la
coltivazione del mais nelle acque del campo pozzi di S. Alessio ed in misura minore in quelli di Salicchi e San
Pietro a Vico. Tale situazione è stata gestita e fronteggiata anche grazie al progetto Life Ambiente “Serial
Wellfir” coordinato dall’amministrazione comunale di Lucca, e che ha visto la collaborazione di vari enti tra
cui Ministero dell’Ambiente, Autorità di Bacino, Regione Toscana.
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2. Descrizione del distretto idrografico del fiume Serchio
Figura 10 Carta dei complessi idrogeologici del bacino del fiume Serchio
Acquifero alluvionale della piana di Lucca
L’acquifero alluvionale si origina da Ponte a Moriano, a nord della città di Lucca, si estende verso sud-est
lungo la direttrice dell’antico alveo fluviale che si immetteva nel lago di Sesto a Bientina, ed è caratterizzato
da variazione di spessore e di permeabilità. Risulta freatico nella sua parte più alta, per una superficie di
circa 100 km2 - venendo a giorno nella zona di Lammari ad est della città di Lucca (Bacino del Serchio)-,
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2. Descrizione del distretto idrografico del fiume Serchio
mentre è in condizioni artesiane nella parte più meridionale della pianura, per un’estensione di circa 50 km 2
(bacino dell’Arno).
Il bilancio idrogeologico dell’acquifero alluvionale è stato redatto in anni recenti da Nardi et al. (1987), che
individua un valore medio totale delle risorse idriche sotterranee, rinnovabili in termini di portata media,
pari a 83,2 mln m3/anno, con un attivo di bilancio pari a circa 400 l/sec, ripartito in uscita dalla pianura per
circa il 52% nell’area del lago di Bientina e per circa il 48% verso la stretta di Filettole-Ripafratta.
Tutto il sistema idrogeologico della pianura lucchese dipende in gran parte dai contributi del Serchio e dal
suo livello idraulico che assicura un rifornimento costante della falda, anche se in maniera differenziata tra
le due aree suddette. Il ciclico andamento del livello piezometrico, con tempi di ricarica e discarica assai
rapidi, riflette una buona capacità di risposta alle sollecitazioni nella zona in cui la falda è freatica, è indice
di una limitata capacità di immagazzinamento nella pozione confinata, dove si manifestano problemi in
corrispondenza dei prelievi importanti e prolungati.
Proprio tale porzione di acquifero è oggi fortemente sfruttato a fini idropotabili,: acquedotto di Paganico
(Capannori), per circa 60 l/sec, acquedotto del Pollino (che rifornisce la zona della Valdinievole) per circa
150 l/sec e acquedotto delle Cerbaie (Bientina) per circa 300 l/sec. A tali prelievi si aggiungono quelli
industriali, risultanti, dopo un processo di ottimizzazione tecnologica che ha fortemente ridotto i consumi
svoltosi negli ultimi anni, pari a 100 l/sec e concentrati prevalentemente nella zona industriale di
Capannori-Porcari. Tali emungimenti concentrati hanno dato origine ad un progressivo e continuo
abbassamento della piezometrica, ingenerando fenomeni di subsidenza e di crepacciamento superficiale
con creazione di crateri e lesioni agli edifici, determinando pesanti ripercussioni sociali.
Da tale situazione è derivata la classificazione operata dal Piano di Tutela delle Acque della Regione
Toscana, che vede lo Stato ambientale delle acque di tale acquifero come “scadente” (D. Lgs. 152/99).
Tale fenomeno è iniziato a verificarsi negli anni ’80 e da diversi anni le Autorità preposte hanno individuato
una serie di interventi, finanziati e realizzati, per la mitigazione della problematica.
E’ stata predisposta l’opera per l’adduzione di 500 l/sec di acqua dal Fiume Serchio fino alla zona industriale
suddetta, in località Casa del Lupo, ove è stato realizzato un raffinatore con l’obiettivo di fornire all’uso
industriale, nel periodo invernale, l’acqua superficiale del fiume opportunamente trattata in sostituzione
dell’acqua sotterranea di falda.
A tali opere è stato aggiunto un acquedotto industriale, che collegato al raffinatore, avrebbe implementato
i quantitativi idrici a disposizione.
Infine, per raggiungere la diminuzione dei prelievi dall’acquedotto di Paganico è stato progettato e
finanziato un nuovo campo pozzi, in subalveo del Fiume Serchio, a San Pietro a Vico.
Ad oggi tali opere non hanno risolto completamente la situazione per una serie di problemi che ne
compromettono l’efficienza (il mancato funzionamento del raffinatore, la fornitura discontinua di acqua per
uso industriale che non ha permesso un definitivo abbandono dell’acqua di falda, l’acqua fornita dal nuovo
campo pozzi di San Pietro a Vico che non viene utilizzata, se non per modeste porzioni, per la mancanza di
collegamenti acquedottistici con Paganico).
Data all’anno 2004 l’azione congiunta tra Autorità di bacino del Serchio ed Autorità di bacino dell’Arno, che
hanno individuato livelli obiettivo nei livelli piezometrici di tre pozzi di controllo nei campi pozzi degli
acquedotti di Paganico, di Pollino e delle Cerbaie, da raggiungersi attraverso azioni da stabilirsi in un
Accordo volontario tra gli enti pubblici competenti e gli utilizzatori. Tale Accordo è stato firmato il 7 maggio
2004 ed ha avuto come sviluppo la redazione, nel 2006, di un Accordo di Programma tra il Ministero
dell’Ambiente, la Regione Toscana, le Autorità di Bacino dell’Arno e del Serchio, gli ATO territorialmente
competenti, la Provincia di Lucca ed i comuni interessati, per il finanziamento di nuove ed aggiuntive opere
per la mitigazione della subsidenza della piana. E’ stata finanziata la ricarica artificiale della falda,
verificatasi in seguito non possibile per problematiche igieniche, ed è oggi in preparazione un Accordo
Integrativo che prevederà la realizzazione di un nuovo collegamento idrico tra il fiume e la zona industriale,
collegato ad un potabilizzatore, al fine di aumentare i quantitativi di acqua disponibili per i diversi usi. E’ in
corso di valutazione da parte degli Enti preposti la stima dei quantitativi idrici necessari e l’individuazione
dei finanziamenti (Figura 11).
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2. Descrizione del distretto idrografico del fiume Serchio
Figura 11 Carta delle piezometriche della Piana di Lucca.
Acquifero della Versilia
Nella fascia costiera delimitata tra i Monti d’Oltreserchio ed il mare si trova un acquifero alluvionale di
estrema importanza, sotteso alla zona dal forte addensamento antropico comprendente l’area tra
Viareggio e Massa Carrara. Esso è ospitato all’interno della duna costiera e prosegue verso monte nelle
aree bonificate dell’originario lago di Massaciuccoli. La falda è contenuta all’interno di orizzonti costituiti da
Piano di Gestione delle Acque del distretto idrografico del fiume Serchio
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2. Descrizione del distretto idrografico del fiume Serchio
sabbie marine ed eoliche, che nel loro insieme costituiscono un acquifero freatico, confinato verso il basso
dai depositi continentali di argille, limi, conglomerati argillosi, nel complesso impermeabili. In tale contesto
stratigrafico la falda freatica è alimentata dall’infiltrazione meteorica diretta, data l’assenza o la scarsa
consistenza di terreni poco permeabili di copertura, e dagli apporti provenienti dai rilievi che orlano la
pianura, in modo particolare nelle aree in cui sono presenti emergenze importanti che rappresentano la
discarica di circuiti profondi connessi con i retrostanti rilievi sub- apuani (conca di Stiava, area di
Montramito, conca di Bozzano, zone di Quiesa, Massaciuccoli e Paduletto di Vecchiano) e, nella porzione
meridionale, dalla ricarica operata dal corso del Serchio.
Figura 12 Carta delle stratigrafie del bacino del Lago di Massaciuccoli
Tale acquifero risulta fortemente sfruttato per usi prevalentemente agricoli e floro-vivaistici mediante
numerosi pozzi, e da anni risulta vulnerato dalla risalita del cuneo salino. Infatti, è stato ormai accertato che
l’intrusione salina è dovuta al “richiamo” dell’acqua marina operato dal Canale Burlamacca – unico
emissario dal Lago di Massaciuccoli verso il mare – allorquando il livello idrico del lago si attesta su livelli
inferiori a quello del mare. Tale situazione si verifica durante tutto il periodo estivo, originata dalla
captazione dal lago per l’irrigazione delle zone circostanti coltivate, e determina la diffusione dell’acqua
salata superficiale nella falda idrica per effetto della presenza, lungo il suddetto canale, di numerose
“buche”, originariamente utilizzate per l’estrazione di sabbia silicea, che intercettano la falda profonda. Tali
buche, della profondità fino a 20 – 22 metri, immagazzinano l’acqua salata, che avendo densità maggiori
rispetto a quella dolce tende ad essere “intrappolata” al fondo e da questo a migrare verso le altre porzioni
dell’acquifero. Inoltre l’allineamento delle ex cave di sabbia ha “troncato” l’acquifero sabbioso, creando un
basso piezometrico dovuto all’eccessiva evaporazione dagli specchi d’acqua: ne consegue che
l’alimentazione sotterranea proveniente dalle colline raggiunge in piccolissima quantità la zona costiera di
Viareggio, limitando in tal modo l’apporto di acque dolci, d’altronde assai ridotto dai forti emungimenti a
scopo idropotabile ubicati ai piedi delle colline.
Il sistema è pertanto gravato da un complessivo deficit idrico dell’ordine di 30 mln m3, come accertato dal
Progetto di Piano di Bacino Stralcio per il Bilancio Idrico del Lago di Massaciuccoli, che determina un
progressivo costante abbassamento del livello idrico del lago di 0.73 cm/anno e del tetto della superficie
piezometrica pari a 1.5 cm/anno.
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2. Descrizione del distretto idrografico del fiume Serchio
Inoltre, lo stato delle acque superficiali del bacino si trova in uno stato di forte eutrofizzazione: tutto ciò ha
determinato la classificazione “scadente” dell’acquifero della Versilia operata dal vigente Piano di Tutela
delle Acque toscano.
Numerose iniziative sono state da anni intraprese dagli enti competenti in merito alle suddette questioni,
principalmente rivolte al miglioramento dello stato qualitativo delle acque, tra le quali, ultimo in ordine
cronologico, si pone l’accordo di programma sottoscritto tra il Ministero dell’Ambiente, Regione Toscana,
Autorità di Bacino del Fiume Serchio, Provincia di Lucca, ATO e Comuni territorialmente interessati, che
prevede la realizzazione di un primo lotto di un acquedotto consortile per l’uso agricolo ed industriale,
(cantieri navali di Viareggio) il quale, utilizzando l’acqua in uscita dai depuratori di Viareggio e Massarosa,
contribuirà a diminuire i prelievi dai pozzi.
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2. Descrizione del distretto idrografico del fiume Serchio
Cenni di tettonica
L'attuale assetto del bacino del Fiume Serchio è il risultato di una tettonica polifasata, comprendente più fasi
deformative di tipo compressivo, responsabili dell'impilamento delle unità tettoniche e del loro assetto
strutturale, e di tipo distensivo che hanno determinato il formarsi di alti e bassi strutturali, di cui la
depressione della Garfagnana, delimitata dalla dorsale appenninica a est e dal massiccio apuano ad ovest, è
l'espressione più evidente.
Le Unità tettoniche presenti sono qui di seguito elencate in ordine di sovrapposizione geometrica dal basso
verso l'alto:
- Complesso metamorfico apuano e del Monte Pisano nel quale si distinguono l'Autoctono,
comprendente una copertura con metamorfismo alpino ed un basamento paleozoico con
metamorfismo ercinico ed alpino, le Scaglie parautoctone e l'Unità delle Panie, tutte con
metamorfismo alpino.
- Successione Toscana (Falda Toscana Auctt.)
- Complessi Liguri
Su queste unità, nella parte centrale del bacino si sono impostati, in corrispondenza di depressioni
tettoniche, bacini lacustri villafranchiani (bacini lacustri e fluvio lacustri di Barga e di Castelnuovo
Garfagnana) (Figura 13).
Figura 13 Schema tettonico semplificato delle principali Unita tettoniche presenti nel Bacino del Serchio
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2. Descrizione del distretto idrografico del fiume Serchio
Figura 14 Schema strutturale dell’Appennino settentrionale
La tettonica distensiva si evidenzia nella copertura del complesso metamorfico apuano e dei Monti Pisani e
nelle altre unità tettoniche sopra menzionate, con due fasi di tipo compressivo (D1 e D2) distinte. La prima,
“sin-nappe”, si è esplicata in un contesto paleogeografico in cui il bacino di sedimentazione della Falda
Toscana è collocato ad ovest delle Apuane, con successivo accavallamento della Falda Toscana sul
Complesso Metamorfico Apuano con senso di trasporto da ovest verso est. Il metamorfismo dell'Alloctono è
contemporaneo all'ampliamento della Falda Toscana. La seconda (D2) definita come "post-nappe", ripiega
tutti gli elementi strutturali della prima fase e i contatti tettonici che marcano le diverse unità.
Per quanto attiene la tettonica distensiva, la maggior evidenza è costituita dalla stessa valle del F. Serchio,
nel tratto a nord della confluenza del T. Lima fino circa all'altezza della Pania di Corfino che, corrisponde,
come è noto, alla zona più ribassata di una stretta depressione tettonica allungata in direzione NO-SE: un
sistema di faglie appenniniche, fra loro parallele, immerge infatti verso est e caratterizza il lato occidentale
della depressione (costituendo anche il versante della valle stessa), mentre, sul lato orientale, si allinea con
la stessa direzione una serie di faglie immergenti verso occidente. Per le caratteristiche suddette questa
depressione, interposta tra le strutture tettonicamente più sollevate dell'area apuana a ovest e della dorsale
appenninica a oriente, fu descritta come un Graben, impostato su una struttura sinclinale del substrato. La
zona più ribassata della depressione, che in diverse porzioni contiene i sedimenti del ciclo lacustre, appare
confinata entro due principali fasci di faglie ad opposta immersione.
Sul lato occidentale il sistema di confine decorre con allineamenti longitudinali, sostanzialmente continui e
fra loro serrati, seguibili da Giuncugnano, a nord, fino circa alla confluenza del T. Lima nel Serchio.
A occidente di questo fascio di faglie, in direzione quindi dell'area di affioramento del nucleo apuano, le
faglie ad immersione orientale si mostrano più distanziate e con tratti discontinui, ad eccezione
dell'allineamento che decorre tra Casola-Minucciano-Gorfigliano e che si ricollega poi verso sud alla faglia di
Vergemoli.
Le faglie, che delimitano la depressione sul lato orientale, appaiono nell'insieme meno continue
longitudinalmente: esse mostrano, in modo più evidente di quanto appaia sul lato opposto, brusche
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2. Descrizione del distretto idrografico del fiume Serchio
interruzioni e vicarianze in corrispondenza di dislocazioni trasversali ad andamento SO-NE; queste in alcuni
casi sono presumibili, in altri risultano evidenziate dalle strutture geologiche.
Alcune di queste linee trasversali sembrano strutture preesistenti a quelle longitudinali del sistema a
direzione "appenninica" prima considerato: probabilmente sono state riattivate anche successivamente
secondo movimenti verticali, determinando così localmente le soglie tettoniche, che funzionarono come
sbarramento dei bacini lacustri.
Le dislocazioni trasversali più antiche, per le quali si può tentare una datazione, sono quelle che definirono le
soglie dei bacini di Castelnuovo Garfagnana-Castiglione a nord e di Barga-Ghivizzano a sud, nei quali i
depositi più antichi sono del Villafranchiano inferiore (Figura 15).
Figura 15 Schema strutturale della finestra tettonica delle Alpi Apuane
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2. Descrizione del distretto idrografico del fiume Serchio
La stratigrafia
La descrizione delle varie formazioni che segue è stata ordinata per Unità Tettoniche, procedendo dall'unità
più profonda, ovverosia dal Complesso metamorfico del Monte Pisano e da quello Apuano, a cui poi
seguiranno tutte le altre, così come appaiono negli schemi geologici di Figura 17 e Figura 18
Figura 16 Carta geologica del bacino del Serchio
FORMAZIONI METAMORFICHE DELL'AUTOCTONO APUANO E DEL MONTE PISANO
COPERTURA
1. Pseudomacigno: arenarie micacee e scisti ardesiaci: (Oligocene )
2. Scaglia metamorfica: scisti sericitici grigi, rossi e verdi, calcescisti e cipollini; intercalazioni di
microbrecce calcaree con Nummuliti: (Cretaceo-Oligocene )
3. Marmi del M. Roccandagia: calcari saccaroidi bianchi e grigi con intercalazioni di calcari a entrochi,
massicci o stratificati con selce: (Giurassico sup.-Cretaceo inf.)
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2. Descrizione del distretto idrografico del fiume Serchio
4. Diaspri: radiolariti varicolori con intercalazioni di calcari a entrochi: (Malm )
5. Calcari a entrochi: calcari stratificati e calcareniti con liste e noduli di selce: (Giurassico sup.-Cretaceo
inf. )
6. Marne a Posidonomya: marne e calcari marnosi (M.Pisano), diaspri e scisti diasprigni biancastri, rossi
e verdi; talvolta con intercalazioni di Calcari a entrochi; calcescisti e cipollini: (Giurassico sup.)
7. Calcari selciferi: calcari stratificati grigi a liste di selce, con sottili intercalazioni marnose, debolmente
ricristallizzati: (Giurassico medio )
8. Marmi (Apuane) - Calcari ceroidi (M.Pisano): calcari saccaroidi bianchi e grigi; lenti di dolomie
intercalate ai marmi: (Giurassico inf.)
9. Brecce di Serravezza: al contatto Marmi-Grezzoni, brecce ad elementi dolomitici e marmorei in
cemento a cloritoide: (Norico-Retico)
10. Grezzoni: dolomie grigio-scure stratificate, calcari dolomitici grigio-chiari e rosei: (Norico-Retico)
11. Verrucano (s.l.): quarziti e quarziti sericitiche con intercalazioni filladiche, passanti sporadicamente
verso l'alto a conglomerati quarzoso-micacei (Anageniti); lenti di dolomie scistose con Orthoceratidi:
(Carnico)
12. Quarziti di M.Serra: filladi sericito-cloritiche verdastre con straterelli quarzitici; quarziti verdastre e
grigie con sedimentazione incrociata e quarziti chiare a grana variabile; al tetto filladi e quarziti di
colore violaceo in alternanze fittissime zonate: (Carnico )
13. Anageniti: conglomerati prevalentemente quarzosi; seguono filladi quarzitiche a grana variabile di
colore violaceo; nella parte alta conglomerati di dimensioni inferiori ai precedenti; localmente livelli
filladici viola: (Trias medio)
BASAMENTO PALEOZOICO
1. Verrucano (s.l.): filladi sericitiche e cloritiche ad alta scistosità con intercalazioni di scisti gneissici e
gneiss albitici: (Carbonifero/Permiano-Carnico)
2. Brecce di Asciano: filladi violacee ricche di frammenti angolosi di rocce silicee di varia natura,
passanti a brecce, cui si intercalano localmente bancate di conglomerati: (Permiano)
3. Scisti di S.Lorenzo: depositi detritici di ambiente continentale, a grana molto variabile, ad elevato
contenuto di sostanze organiche; localmente sono riconoscibili piccoli ritmi costituiti da:
conglomerato quarzoso, fillade nerastra con impronte di foglie, scisti grafitosi: (Permiano inf-
Carbonifero sup.)
4. Filladi e Quarziti di Buti: scisti a grana variabile di solito listati; da locali facies quarzitiche, di colore
biancastro piuttosto massicce con notevole quantità di albite e scarsi fillosilicati, si passa a facies
filladiche (più frequenti) di colore grigio-violaceo, sericitico-cloritiche a grana finissima:
(Carbonifero)
COMPLESSO DELLA PANIA SECCA - PANIA DELLA CROCE
COPERTURA
1. Scaglia metamorfica: scisti sericitici grigi, rossi e verdi: (Cretaceo-Eocene)
2. Marne a Posidonomya: marne e argilloscisti varicolori con livelli di radiolariti: (Giurassico)
3. Calcari selciferi: calcari grigi stratificati con liste di selce: (Giurassico)
4. Marmi: calcari massicci bianchi e venati subsaccaroidi: (Giurassico)
5. Grezzoni: dolomie e calcari dolomitici giallastri: (Trias sup.)
6. Calcari cavernosi: calcari a cellette e brecce poligeniche con elementi di Calcare cavernoso, marmi,
calcari selciferi, diaspri, ecc.: (Trias sup.)
COMPLESSO DELLA SCAGLIE TETTONICHE METAMORFICHE (SCAGLIE PARAUTOCTONE)
1. Pseudomacigno: arenarie micacee e scisti ardesiaci: (Oligocene)
2. Scaglia metamorfica: scisti sericitici rossi, verdi e verdi cipollini, calcescisti e calcari con liste di selce:
(Cretaceo-Oligocene)
3. Calcari selciferi: calcari grigi stratificati con liste di selce: (Giurassico)
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2. Descrizione del distretto idrografico del fiume Serchio
4. Grezzoni: dolomie grigio-scure stratificate: (Norico-Retico)
5. Calcari cavernosi: calcari dolomitici e cavernosi: (Norico-Retico)
6. Verrucano: filladi sericitiche e scisti quarzitici, microanagenti e Anageniti grossolane; sporadiche
intercalazioni di livelli arcosici: (Ladinico-Carnico)
SUCCESSIONE TOSCANA (FALDA TOSCANA)
1. Macigno: arenarie quarzoso - felspatiche alternate a sottili interstrati di argilliti e siltiti; nella parte
superiore olistostromi di materiale Ligure: (Oligocene medio/sup.-Miocene inf.)
2. Calcareniti a Nummuliti: calcareniti e calciruditi grigie, gradate: (Eocene)
3. Scaglia toscana: argilliti rosse e varicolori con intercalazioni di calcari silicei grigi, marne rosse e
calcareniti; al tetto marne siltose grigie, subordinatamente varicolori: (Cretaceo inf. p.p.-Oligocene)
4. Formazione di Puglianella: calcari compatti a grana fine, in grossi strati, talvolta lastriformi, di colore
bianco latte, più raramente grigio-verdastro o chiaro, nella parte basale e sommitale della
formazione calcari marnosi rosei, con interstrati di argilliti rosse, rari noduli di selce:
(Cenomaniano-Turoniano- Maestrictiano)
5. Brecce: brecce sedimentarie poligeniche (a luoghi calcareo-silicee) costituite da elementi
provenienti dalle formazioni di tipo toscano: (Cenomaniano)
6. Maiolica: calcari e calcari litografici selciferi bianco latte; nella parte alta calcari grigi talora selciferi e
calcareniti: (Titonico sup.-Neocomiano/Barremiano)
7. Diaspri: radiolariti ed argilliti silicee, sottilmente stratificate, prevalentemente rosse: (Malm p.p.)
8. Calcari grigi a selci nere: calcari e calcareniti gradate grigio-scure, gradate, a liste e noduli di selce
nera: (Dogger sup.-Malm p.p.)
9. Marne a Posidonomya: marne e argilliti marnose grigio-giallastre, talora con strati di calcareniti
gradate e con rari livelli di radiolariti; intercalazioni nella parte alta di radiolariti: (Lias sup.-Dogger
p.p.)
10. Calcari grigi a selci chiare: calcari stratificati di colore da grigio a giallastro, leggermente marnosi, a
grana fine, con liste e noduli di selce grigia; localmente sottili strati di argilliti e di marne in lastrine:
(Lias medio e superiore)
11. Rosso ammonitico: calcari fittamente stratificati di colore da rosa a rosso cupo, più raramente grigiochiaro
o giallo-nocciola; spesso a struttura nodulare, con tracce e resti di ammoniti; passano
localmente al Calcare massiccio attraverso alcune grosse bancate rosate: (Lias inf.-medio -
Sinemuriano-Pliensbachiano)
12. Calcari ad angulati: calcari e calcari marnosi grigio-scuri con intercalazioni di argilliti e marne alterate
in giallo; nella parte inferiore della formazione calcari grigio-scuri in banchi o in grossi strati con
intercalazioni di liste calcaree giallastre: (Lias medio - Hettangiano-Sinemuriano)
13. Calcare massiccio: calcari non stratificati, da grigi a grigio-scuri; localmente calcari dolomitici e
dolomie; vicino Pescaglia essi sono sostituiti da un livello di brecce: (Lias inf. - Hettangiano)
14. Calcari e marne a Rhaetavicula contorta: dolomie, dolomie calcaree e calcari dolomitici, verso l'alto
calcari e calcari marnosi grigio-scuri, alternati a straterelli di marne grigie e nerastre, alterate in
giallo; localmente straterelli di calcari organogeni: (Trias sup. - "Retico")
15. Calcare cavernoso: calcari a "cellette", calcari dolomitici e brecciati (Norico-Retico); brecce
poligeniche associate ai calcari cavernosi (Verrucano - s.l.); micascisti a muscovite e filladi sericiticocloritiche
con intercalazioni di quarziti sericitiche e lenti di scisti ottrelitici; conglomerati quarzosomicacei
(Anageniti) prevalentemente nella parte bassa: (Carnico-Ladinico)
UNITA’ DI MONTE MODINO - MONTE CERVAROLA
1. Arenarie di Monte Cervarola: arenarie torbiditiche quarzoso-feldspatiche a grana fine, in strati
sottili, con intervalli frequenti o potenti di marne siltose e siltiti; a luoghi intercalazioni di turbiditi a
grana grossolana in banchi più spessi; rare intercalazioni di olistostromi di materiale ligure:
(Aquitaniano-Langhiano sup.)
Piano di Gestione delle Acque del distretto idrografico del fiume Serchio
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2. Descrizione del distretto idrografico del fiume Serchio
2. Marne di Pievepelago: marne e siltiti grigie, subordinatamente argilliti varicolori: (Miocene inferiore)
3. Arenarie di Monte Modino - Le Lari: arenarie torbiditiche quarzoso-feldspatiche, talvolta in grossi
banchi, alternate a siltiti e argilliti : (Oligocene superiore - Miocene inferiore)
4. Argilliti di Fiumalbo - Marne di Le Piastre: marne e siltiti grigie, subordinatamente argilliti varicolori:
(Oligocene superiore - Miocene inferiore )
5. Olistostroma basale: argilliti grigio scure con blocchi e frammenti di strato, calcari marnosi,
microbrecce calcaree e arenarie: (Oligocene superiore - Miocene inferiore)
UNITA’ DI MONTE GOTTERO
1. Arenarie del M. Gottero: arenarie quarzoso-feldspatiche torbiditi con intercalazioni di marne e
argilliti: (Cretaceo)
2. Scisti della Val Lavagna: scisti policromi, marne siltose con intercalazioni di arenarie e di calcari:
(Cretaceo)
UNITA’ DEL FLYSCH AD ELMINTOIDI
1. Flysch ad Elmintoidi (s.l.): Torbiditi calcaree, costituite da calcari marnosi, marne, argilliti e
subordinatamente calcareniti e argilliti: (Campaniano inf/sup. - Maastrichtiano inf.)
GRUPPO DELL'ALBERESE
1. Alberese: calcari a grana fine grigio-chiari, calcari marnosi scuri e arenarie calcaree gradate:
(Paleocene-Eocene medio)
2. Complesso di base: argille e marne con calcari, calcari marnosi, arenarie e calcareniti intercalate;
talora brecce sedimentarie costituite da rocce verdi, diaspri e calcari litografici; localmente sono
incluse zolle di arenarie e brecce sedimentarie ofiolitiche, brecce poligeniche a cemento argillitico
con prevalenti elementi calcarei ed in subordine ofiolitici; diadasi brecciati e a pillow lavas; gabbri;
serpentiniti; graniti ercinici: (Cretaceo sup.-Paleocene)
3. Pietraforte: arenarie calcaree alternate ad argilliti, subordinatamente livelli di marne: (Cretaceo
superiore)
DEPOSITI LACUSTRI E FLUVIO - LACUSTRI DELLA GARFAGNANA E DELLA MEDIA VAL DI SERCHIO
1. Ghiaie poligeniche: ghiaie e conglomerati con livelli di sabbie e limi (Villafranchiano inf. / sup.)
2. Argille basali: Argille grigie, argille sabbiose e sabbiose-limose, con sporadici livelli di sabbie e di
ghiaie in matrice sabbioso-argillosa. Le argille contengono frequenti resti vegetali e lignite:
(Villafranchiano inferiore)
DEPOSITI QUATERNARI
- Detriti e terreni di copertura: (Olocene )
- Alluvioni recenti e attuali: (Olocene )
- Terreni di colmata: (Olocene )
- Terreni torbosi: (Olocene)
- Terreni palustri: (Olocene)
- Sabbie di spiaggia attuale: (Olocene )
- Dune sabbiose costiere recenti (post-romane): (Olocene)
- Sabbie eoliche (dune pre - romane): (Olocene)
- Depositi glaciali, fluvio - glaciali e cordoni morenici: (Pleistocene sup)
- Alluvioni terrazzate: (Pleistocene sup)
Piano di Gestione delle Acque del distretto idrografico del fiume Serchio
26

2. Descrizione del distretto idrografico del fiume Serchio
- Ciottoli a prevalenti elementi di arenaria Macigno (Garfagnana e media valle del Serchio): (Pleistocene
medio/sup.)
- Ciottoli, sabbie e argille di origine fluviale e fluviolacustre (II ciclo lac.): (Pleistocene medio)
- Conglomerati e ciottoli a prevalenti elementi di Verrucano (zona di Montecarlo), di Macigno e di "liguridi"
(aree più settentrionali): (Pleistocene inf.)
Figura 17 Successioni schematiche delle principali unità tettoniche dell’Appennino settentrionale
Piano di Gestione delle Acque del distretto idrografico del fiume Serchio
27

2. Descrizione del distretto idrografico del fiume Serchio
Figura 18 Successioni litostratigrafiche caratteristiche del Dominio Toscano
Piano di Gestione delle Acque del distretto idrografico del fiume Serchio
28

2. Descrizione del distretto idrografico del fiume Serchio
Geomorfologia
I sollevamenti neotettonici, combinati con gli abbassamenti eustatici del livello del mare hanno giocato un
importante ruolo morfogenetico. Essi si sono tradotti in una ripresa dei fenomeni erosivi e quindi in un
aumento dell’energia del rilievo; questo a sua volta ha determinato, unitamente ai fattori lito - strutturali,
intensi movimenti gravitativi di versante. Questi ultimi, in particolare, sono probabilmente legati a fasi
paleoclimatiche estreme e/o transizionali, caratterizzate da elevata piovosità ma con scarsa vegetazione. Ne
è risultato un marcato contrasto morfologico: da una parte i ripidi versanti di profonde incisioni vallive e
delle nicchie di distacco di grandi paleofrane, soprattutto in corrispondenza dei litotipi più compatti e
coerenti; dall’altra le forme pianeggianti o blandamente ondulate delle frane e delle paleofrane stesse,
talvolta disposte a gradini (“terrazzi di frana”) e rimodellate anche da successivi interventi antropici. Alcuni
di questi corpi di frana sono inoltre profondamente reincisi, talvolta fino al loro substrato, originando una
sorta di convergenza morfologica con i terrazzi fluviali.
Le caratteristiche geometriche e di densità del reticolo dipendono inoltre dalla tipologia del substrato
roccioso, dalla sua permeabilità e dallo stato di fratturazione. In linea generale, si osservano, andamenti
piuttosto lineari alternati a brusche deviazioni su rocce a regolare stratificazione e forme spiccatamente
dendritiche ed arborescenti su substrati semi impermeabili ad assetto caotico. La densità del reticolo
idrografico è mediamente elevata, in ragione di una generalizzata bassa permeabilità delle formazioni
rocciose presenti e dell’alto valore della piovosità media annuale. I profili longitudinali dei corsi d’acqua,
anche di quelli minori, sono caratterizzati da notevole acclività e dislivelli orografici, originando quindi
spiccate caratteristiche erosive e capacità di trasporto dei corsi d’acqua stessi. In linea generale la
morfologia fluviale presenta caratteristiche valli a “V” molto svasate, indice d’erosione areale e di movimenti
gravitativi molto diffusi unitamente ad un efficace approfondimento verticale operato dai corsi d’acqua. In
certe zone del Bacino, soprattutto per motivi litologici, al forte approfondimento verticale dei corsi d’acqua
non corrisponde un'erosione areale diffusa ed efficace, in questo caso si hanno profonde valli con versanti
ripidi che evolvono lentamente.
La regione che inquadra l’area di studio (v. la Neotectonic Map of Italy) appartiene ad un segmento
appenninico interessato per gran parte della sue estensione da un sollevamento continuo a partire dal Plio-
Pleistocene al Quaternario e tutt’ora in atto. Nel settore cui appartiene, si sono avuti in generale movimenti
di grandi blocchi, che hanno subito sollevamenti differenziali. Al contrario, nel settore ligure – toscano, a
nord ovest del bacino, il sollevamento si è realizzato attraverso sistemi di faglie regionali distensive, con
formazione di strutture disgiuntive a “horst” e “graben”. Nel primo caso si hanno essenzialmente valli di
erosione, nel secondo caso, invece, l’espressione morfologica dei movimenti neotettonici è data dal sistema
delle grandi valli tettoniche longitudinali e dei bacini intermontati. Come verrà successivamente precisato,
questa diversa evoluzione morfoneotettonica (Mnt) riveste una notevole importanza nel controllo dei
Movimenti Gravitativi di Versante (MGV). L’evoluzione Mnt regionale, è stata ben documentata da parte di
numerosi Autori che, tra i vari elementi morfologici hanno di volta in volta considerato principalmente: a)
discordanze tra la posizione dei massimi rilievi ed il tracciato del reticolo idrografico, fenomeni di
antecedenza; b) diversioni dei corsi d’acqua, catture, terrazzi; c) depositi continentali terrazzati; d) sedimenti
continentali pensili, paleofrane, loro allineamento e loro riattivazioni, fenomeni di cattura, percorsi
abbandonati, soglie in roccia, forme ereditate a meandro; e) allineamenti di selle, rotture di pendio,
deviazioni dei corsi d’acqua, allineamenti di frane; f) versanti di faglia; g) caratteristiche del drenaggio e
anomalie del reticolo idrografico, allineamenti di selle, rotture di pendio, asimmetria di versanti,
allineamento di frane, superfici relitte, franosità elevata; h) depositi continentali terrazzati, valli troncate,
catture, alvei abbandonati; i) superfici sommitali, terrazzi marini e fluviali, faccette d’erosione, gradini nel
profilo degli alvei, percorsi abbandonati, asimmetria dei fianchi vallivi; l) catture, caratteristiche del
drenaggio (pattern rettangolare) e modificazioni della rete fluviale, asimmetria degli interfluvi, creste
intrameandro, terrazzi orografici, superfici relitte, faccette triangolari o trapezoidali.
La superficie di numerose paleofrane nell’area in esame appare terrazzata: questa constatazione,
unitamente al riconoscimento dell’esistenza di una paleosuperficie sommitale, indica un’evoluzione
policiclica, caratterizzata da almeno due cicli morfogenetici principali. Il 1° ciclo avrebbe avuto come
risultato del suo stadio evolutivo avanzato una morfologia matura, sub pianeggiante, incisa poi dall’azione
Piano di Gestione delle Acque del distretto idrografico del fiume Serchio
29

2. Descrizione del distretto idrografico del fiume Serchio
dei corsi d’acqua nell’ambito di una successiva fase di marcato sollevamento. Le superfici relitte
rappresentano appunto i resti di questa morfologia.
1° ciclo morfogenetico (Tortoniano – Pliocene superiore) – Una volta completata la messa in posto
delle varie unità strutturali, successivamente al Tortoniano, si ha l’emersione dell’area appenninica ed inizia
così a svilupparsi un reticolo idrografico in condizioni morfoevolutive “giovanili”. Il primo ciclo si conclude
con il raggiungimento di una morfologia matura, oggi testimoniata dalla presenza di una paleosuperficie
sommitale. Studi condotti sulla distribuzione geografica e altimetrica delle massime vette indicano infatti
che quest’ultime rappresentano con ogni probabilità i residui di un’unica superficie suborizzontale, un glacis
d’erosione.
2° ciclo morfogenetico (Pleistocene – attuale) – Inizia con l’innesco di una energica fase di
sollevamento, nella quale un ruolo predominante potrebbe essere stato giocato dall’isostasia per
compensare la mancata erosione avvenuta al termine del ciclo precedente. Con il rinnovamento dei
fenomeni erosivi, che producono un’accentuata incisione verticale degli alvei, si creano situazioni favorevoli
al distacco di grosse frane, sia con meccanismi profondi, tipo scorrimenti di roccia in blocco, sia superficiali,
tipo colata.
Tra gli elementi morfologici considerati come indicativi dell’evoluzione Mnt sono stati in generale trascurati,
o almeno ne è stata sottovalutata l’importanza, i fenomeni franosi, che svolgono un ruolo morfogenetico
determinante nelle regioni ad elevata energia del rilievo, dovuta al “ringiovanimento” neotettonico. Per
questo motivo è stato effettuato uno studio regionale preliminare, attraverso indagini sul terreno e
fotointerpretazione; da tale studio sono state evidenziate un gran numero di paleofrane di grandi
dimensioni che coprono spesso interi settori di versante conferendo al paesaggio una chiara impronta
gravitativa. Altri aspetti caratteristici del “paesaggio morfo - neotettonico” sono legati al generale
ringiovanimento di questo settore dell’Appennino. L’approfondimento lineare dei corsi d’acqua e la generale
scarsità di depositi alluvionali attuali sono chiari indizi di una marcata fase erosiva tuttora in atto.
Presso gli interfluvi, in corrispondenza delle massime vette, si rinvengono numerose superfici relitte, unità
geomorfologiche caratterizzate da una bassa energia del rilievo e delimitate da scarpate e rotture di pendio.
Presentano una morfologia dolce e ondulata, in netto contrasto con quella giovanile dei versanti e dei
fondovalle che delimitano e derivano dallo smembramento operato dai processi erosivi retrogressivi ai
danni di una paleosuperficie sommitale, o si tratta dei resti, non ancora smantellati dall’erosione
rimontante, di ampi e piatti interfluvi i cui fondovalle dovevano trovarsi alcune centinaia di metri al di sopra
di quelli attuali. Tali superfici relitte sono quindi testimoni di un antico paesaggio giunto ad uno stadio di
maturità del suo ciclo di erosione. Dalle numerose osservazioni e considerazioni fatte sulle paleofrane, il cui
ruolo morfogenetico sembra essere stato sottovalutato o male interpretato dai precedenti Autori, è emersa
la necessità di chiarire quali fossero gli elementi indispensabili per una corretta individuazione e
classificazione di questi fenomeni franosi.
L’età e l’attività di una frana sono parametri indispensabili, oltre alla tipologia, ai fattori ed alle cause che l’
hanno provocata, per una corretta classificazione. La definizione di frana fossile, cioè se verificatasi in un’età
precedente ed in particolare in un quadro morfoevolutivo e morfoclimatico diverso dall’attuale, coincide con
quella di paleofrana. Allo stesso modo la definizione dello stato di attività di una frana relitta, cioè se si è
sviluppata in condizioni geomorfologiche o climatiche considerevolmente diverse da quelle attuali, ci
sembra coincidere con quella di paleofrana.
Dalla definizione di questi parametri distintivi delle paleofrane, scaturisce l’evidente importanza del
riconoscimento di questi antichi fenomeni di franamento come “indicatori geodinamici”. Infatti, se per
alcuni di questi fenomeni franosi l’origine è ascrivibile a normali fenomeni di instabilità dei versanti, per altri
non si può ignorare la corrispondenza con linee tettoniche, che configura sia un rapporto genetico diretto,
nel caso di paleofrane impostatesi su superfici di faglia, sia indiretto nel caso di erosione alla base di versanti
o in valli impostatesi su linee tettoniche. Oltre ai fattori e alle cause connessi ai movimenti Mnt, il notevole
sviluppo delle paleofrane può essere messo in relazione a condizioni climatiche particolarmente severe,
legate all’epoca glaciale.
Piano di Gestione delle Acque del distretto idrografico del fiume Serchio
30

2. Descrizione del distretto idrografico del fiume Serchio
Inquadramento geomorfologico del bacino del Fiume Serchio
Nel territorio del bacino del F. Serchio è rappresentata una grande varietà di ambienti geologici e
geomorfologici; questi ultimi, facendo astrazione dai fattori climatici, derivano prevalentemente da un
controllo geologico strutturale al quale si sovrappone, fino a divenire talvolta preponderante, l'influenza
della litologia.
Per meglio comprendere la struttura geologica complessiva, il bacino del Fiume Serchio è suddivisibile in tre
aree: area a nord di Ponte a Moriano (Garfagnana e media Valle), area a sud di Ponte a Moriano (Piana di
Lucca e Bassa Valle del Serchio), Sottobacino del T. Lima (Figura 19).
Figura 19 Inquadramento geomorfologico
Area a nord di Ponte a Moriano
La vallata del F. Serchio da nord fino alla confluenza con il T. Lima è caratterizzata da un motivo
morfostrutturale rilevante, costituito dalla depressione tettonica prima descritta; la sua influenza sulle
caratteristiche del territorio è chiaramente riconoscibile: i fianchi vallivi mostrano ancora, a luoghi, un
profilo caratteristico a gradinata di faglie dirette, che scende verso il fondovalle; il reticolo idrografico segue,
Piano di Gestione delle Acque del distretto idrografico del fiume Serchio
31

2. Descrizione del distretto idrografico del fiume Serchio
almeno nella configurazione fondamentale, i lineamenti tettonici, con il F. Serchio che scorre
prevalentemente lungo l'asse della depressione, allungata in direzione NO-SE e con gli affluenti che incidono
profondamente e in direzione generalmente trasversale (con il significato di corsi d'acqua "conseguenti") i
pilastri tettonici; gli stessi pilastri costituiscono in genere, oltre che alti strutturali, anche alti morfologici,
lungo le cui culminazioni si imposta lo spartiacque del bacino.
Le faglie che individuano la depressione, pur mancando gli indizi di attività attuale, mostrano di solito
scarpate fresche, particolarmente evidenti quando vi è un forte contrasto tra le litologie giustapposte; ciò si
verifica dove le Successioni liguri s.l. sono poste a contatto con il Macigno, oppure dove il Macigno è
abbassato al livello dei Calcari massicci.
In questa configurazione morfologica fondamentale del territorio, si può verificare, anche a vasta scala,
l'influenza delle caratteristiche litologiche delle formazioni affioranti, che il paesaggio mostra spesso con
evidenza. Schematizzando, forme più aspre e versanti più acclivi, localmente subverticali o strapiombanti, si
hanno in corrispondenza delle litologie calcaree o calcareo-metamorfiche; l'esempio più tipico è
rappresentato dai rilievi apuani, dove soprattutto l'acclività, favorendo l'allontanamento dei materiali di
alterazione, ostacola lo sviluppo della pedogenesi e l'impianto della vegetazione; ne risulta un paesaggio
tendenzialmente brullo, dove le rocce affiorano per vaste estensioni. Molte analogie presenta il territorio
che borda le Apuane verso est, dove affiora la porzione carbonatica della Successione Toscana e
predominano i versanti molto acclivi; situazioni simili si verificano anche in corrispondenza dei nuclei
mesozoici di Corfino e Soraggio o a Est di Coreglia.
Ai pilastri orientali, costituiti quasi esclusivamente da Macigno, corrispondono invece, di solito, forme più
arrotondate e valli più aperte, che formano il caratteristico ambiente del crinale appenninico, con i pendii
spesso ammantati dalla vegetazione.
Questa depressione, che nel suo profilo geometrico si può definire relativamente simmetrica, mostra quindi
una certa dissimmetria tra la morfologia dei pilastri occidentali rispetto a quelli orientali, direttamente
connessa con la distribuzione delle litologie affioranti.
In corrispondenza delle aree ribassate affiorano i complessi tettonici superiori, Liguri, rappresentati in
prevalenza dal complesso argillitico basale e da torbiditi calcaro-marnose (Flysch ad Elmintoidi, Alberese); le
forme sono perciò dolci dove affiorano le litologie argillitiche, mentre a luoghi l'erosione selettiva mette in
risalto, con forme più aspre, i corpi granitici o ofiolitici che vi sono immersi e le sequenze calcareo-marnose
intercalate o sovrapposte.
Nelle zone più ribassate della depressione sono conservati i sedimenti fluvio-lacustri villafranchiani, spesso
sormontati da depositi alluvionali terrazzati che, distribuiti a varie quote, interrompono il profilo dei versanti
e testimoniano le modificazioni recenti del reticolo idrografico. Le argille affiorano più estesamente presso
Pieve Fosciana e tra Barga e Coreglia, dove la morfologia risente molto dell'influenza antropica e si
riconoscono con evidenza solo le sequenze di ghiaie cementate, più tipicamente rappresentate presso Barga
e Castiglione Garfagnana. Più spesso le facies fluvio-lacustri affiorano solo nelle incisioni che interessano i
conoidi pleistocenici che le sovrastano; in tal caso il paesaggio, più che mostrare morfologie caratteristiche
di depositi lacustri, è caratterizzato dalle forme imponenti di tali conoidi, tra i quali, particolarmente
conservato nella forma tipica, risalta quello di Pieve di Fosciana e di Barga.
Area a sud di Ponte a Moriano (bassa valle del F. Serchio e piana di Lucca)
Quest'area nella porzione settentrionale è caratterizzata da un motivo morfostrutturale corrispondente
all'altopiano delle Pizzorne, delimitato a Nord dall'allineamento Lima-Serchio e a sud dalle propaggini
settentrionali della piana di Lucca. In questo tratto non sono più riconoscibili le faglie dirette che bordano la
depressione della Garfagnana e della media Valle, probabilmente obliterate dal successivo innalzamento
delle Pizzorne (Pleistocene medio). Tale morfostruttura ha obbligato il F. Serchio, che scorreva secondo una
direttrice appenninica come nel tratto più a nord, e il T. Lima, che verosimilmente doveva anch'esso avere
un percorso NO-SE, ad adattarsi ad un nuovo andamento antiappenninico, probabilmente lungo una
discontinuità tettonica.
L'aspetto morfologico fondamentale del territorio, può essere condizionato, oltreché dall'assetto strutturale
dei vari ambienti geologici che il fiume attraversa, anche dalle caratteristiche litologiche delle formazioni
affioranti.
Piano di Gestione delle Acque del distretto idrografico del fiume Serchio
32

2. Descrizione del distretto idrografico del fiume Serchio
Anche in questo tratto vallivo, le forme più aspre e i versanti più acclivi, localmente subverticali o
strapiombanti, si osservano dove affiorano litologie calcaree; nelle litologie arenacee (Macigno) i versanti, là
dove essi non sono coinvolti da erosione accelerata da parte del fiume, si presentano meno acclivi e con
forme più arrotondate.
Il sottobacino del T. Lima
Il percorso del fiume è fortemente condizionato dalla struttura geologica: il primo tratto, compreso tra
l'Abetone e la località La Lima si imposta lungo una direttrice tettonica ad andamento appenninico,
determinata dall'accavallamento delle arenarie di Monte Modino sulle arenarie di Monte Cervarola; nel
secondo tratto compreso tra La Lima e Chifenti, dove si immette nel F. Serchio, il T. Lima ha una direzione
antiappenninica, condizionata dal sollevamento dell'altopiano delle Pizzorne, che ne ha impedito il naturale
deflusso verso la piana di Pistoia. L'area è in fase di forte sollevamento: la valle è molto stretta, con fianchi
vallivi ripidi, interessati da fenomeni di versante (frane e deformazioni gravitative profonde) assai estesi; la
presenza di terrazzi alluvionali o di spianate di erosione fluviale, posti a diverse altezze sui due fianchi della
valle, stanno ad indicare che il fiume è in rapido approfondimento.
Oltre che dalla struttura geologica e dai movimenti epirogenetici, i versanti sono influenzati anche dalle
caratteristiche litologiche delle formazioni affioranti.
Forme più aspre e versanti più acclivi, localmente vicini alla verticale, sono osservabili in corrispondenza
delle litologie calcaree, affioranti nel "nucleo mesozoico della Val di Lima".
I versanti costituiti quasi esclusivamente da arenaria (Macigno, Monte Modino e Monte Cervarola) risultano
essere molto acclivi nella parte medio bassa, mentre nella parte alta, non coinvolta dall'erosione accelerata,
hanno forme più arrotondate. Le litologie argillitiche, affioranti in larga parte nel sottobacino del T. Limestre
(San Marcello Pistoiese), determinano un paesaggio con poche asperità e versanti instabili, caratterizzati da
colamenti diffusi.
Piano di Gestione delle Acque del distretto idrografico del fiume Serchio
33

2. Descrizione del distretto idrografico del fiume Serchio
Autorità competente
La legge 183/1989 individua nel bacino idrografico l’ambito fisico di riferimento per gli interventi di
pianificazione territoriale che riguardano la difesa del suolo e la qualità delle acque. In tal modo, per quanto
riguarda la pianificazione e la programmazione nel campo ambientale, vengono superati i problemi di
frammentazione e le difficoltà di coordinamento dovuti all’adozione di ambiti territoriali delimitati da
confini puramente amministrativi (comuni, province, regioni, etc.).
A tal fine in Italia, ormai da un ventennio, la legge 183 ha istituito le “Autorità di Bacino”, distinte secondo
tre livelli istituzionali: 6 di rilievo nazionale (Po, Tevere, Arno, Adige, Alto Adriatico, Volturno – Liri –
Garigliano), 13 interregionali (ad es. Magra, Reno, etc.) e i rimanenti bacini attribuiti alle regioni.
Fra i bacini regionali, secondo quanto previsto dall’art. 30 della legge 183/1989, è stato individuato un
bacino sperimentale “pilota” (il bacino del Serchio) in cui, per le particolari condizioni di dissesto
idrogeologico, di rischio sismico e di inquinamento delle acque si proceda alla predisposizione del piano di
bacino, sperimentando le normative tecniche, i metodi, i criteri e le modalità di coordinamento con i piani
di risanamento delle acque e di smaltimento dei rifiuti, autorizzando il recepimento anticipato, rispetto al
restante territorio nazionale, delle direttive comunitarie. Leggi successive hanno stabilito che il bacino del
Serchio, come bacino sperimentale, sia equiparato a tutti gli effetti ai bacini di interesse nazionale.
In questo quadro normativo, opera l’Autorità di Bacino del Serchio che, attraverso il Piano di Bacino
corredato dalle norme e dalle direttive conseguenti, svolge un’attività di pianificazione e di
programmazione nei settori della difesa del suolo e della tutela delle acque.
Il D. Lgs. 3 aprile 2006, n. 152, ha riordinato, coordinato ed integrato la legislazione in materia ambientale,
garantendo altresì il recepimento di varie direttive europee in tema di ambiente, tra le quali la direttiva
2000/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 ottobre 2000 la quale, istituendo un quadro per
l’azione comunitaria in materia di acque, ha imposto agli Stati membri di pianificare e programmare nel
settore dell’ambiente all’interno dei bacini idrografici o anche, raggruppando il territorio di bacini contigui,
entro i confini dei distretti idrografici. Il decreto ha ripartito l’intero territorio nazionale in distretti
idrografici, tra i quali il distretto idrografico pilota del Serchio, con superficie di circa 1.600 kmq,
comprendente il bacino idrografico del Serchio.
In attesa della costituzione dell’autorità di distretto, l’Autorità di bacino pilota del Serchio, in analogia alle
altre autorità di bacino di rilievo nazionale, continua a svolgere la propria attività ai sensi del D. Lgs. 8
novembre 2006, n. 284, art. 1, commi 3 e 4 e dell’art.1 del D.L. 208/2008, convertito in L. 13 del 27 febbraio
2009, che, confermando la proroga fino alla data di entrata in vigore del decreto del Presidente del
Consiglio dei Ministri di cui al comma 2, dell'articolo 63 del decreto 152/2006, delle Autorità di bacino di cui
alla legge 18 maggio 1989, n. 183, ha fatto salvi gli atti da esse posti in essere.
Inoltre, il comma 3 bis dell’art. 1 del D.L. 208/2008, inserito in sede di conversione in legge del decreto, ha
attribuito alle Autorità di bacino di rilievo nazionale l’adozione dei piani di gestione di cui all'articolo 13
della direttiva 2000/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2000. Infatti, ai sensi
della nuova disposizione, “l’adozione dei piani di gestione di cui all'articolo 13 della direttiva 2000/60/CE del
Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2000, e' effettuata, sulla base degli atti e dei pareri
disponibili, entro e non oltre il 22 dicembre 2009, dai comitati istituzionali delle autorità di bacino di rilievo
nazionale, integrati da componenti designati dalle regioni il cui territorio ricade nel distretto idrografico al
quale si riferisce il piano di gestione non già rappresentate nei medesimi comitati istituzionali. Ai fini del
rispetto del termine di cui al primo periodo, le autorità di bacino di rilievo nazionale provvedono, entro il 30
giugno 2009, a coordinare i contenuti e gli obiettivi dei piani di cui al presente comma all'interno del
distretto idrografico di appartenenza, con particolare riferimento al programma di misure di cui all'articolo
Piano di Gestione delle Acque del distretto idrografico del fiume Serchio
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2. Descrizione del distretto idrografico del fiume Serchio
11 della citata direttiva 2000/60/CE. Per i distretti idrografici nei quali non e' presente alcuna Autorità di
bacino di rilievo nazionale, provvedono le regioni.”
Figura 20 Distretto del fiume Serchio
Piano di Gestione delle Acque del distretto idrografico del fiume Serchio
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2. Descrizione del distretto idrografico del fiume Serchio
Nomi e indirizzi delle autorità competenti
Denominazione distretto idrografico
Distretto idrografico pilota
del Serchio
Superficie
(kmq)
1.600
Bacini idrografici di appartenenza
Bacino del Serchio
Autorità competente Contatto Indirizzo
Ministero dell’Ambiente e della Tutela
del Territorio
Direzione Generale della Direzione
Qualità della Vita
Direttore generale della
Direzione
Marco Lupo
Via Cristoforo Colombo 44
00147 Rome IT
www.minambiente.it
Nome bacino Autorità competente Contatto Indirizzo
Serchio
Autorità di Bacino del
Serchio
Segretario generale dell’Autorità
di bacino
Raffaello Nardi
Palazzo Pretorio
55100 Lucca
www.autorita.bacinoserchio.it
Autorità competente Contatto Indirizzo
Regione Toscana
Direzione Generale delle Politiche
Territoriali e Ambientali
Mauro Grassi
Via di Novoli 26
50100 Firenze IT
www.regione.toscana.it
Estensione geografica del distretto idrografico
Denominazione distretto idrografico
Distretto idrografico pilota
del Serchio
Superficie
(kmq)
1.600
Bacini idrografici di appartenenza
Bacino del Serchio, già bacino nazionale ai sensi
dell’articolo 30 della legge 183 del 1989
Situazione giuridica delle autorità competenti
Autorità competente Situazione giuridica Documentazione
Ministero dell’Ambiente e della Istituito con la legge 349/86
Tutela del Territorio e del Mare
Autorità di Bacino Istituite con la legge 183/89
Regioni e Regioni a statuto Istituite con l’art 131 della
speciale
Costituzione della Repubblica
Italiana
www.minambiente.it
Autorità competente Situazione giuridica Documentazione
Regione Toscana Statuto regionale http://www.consiglio.regione.toscana.it/isti
tuzione/Statuto-eregole/Testo/statuto_nuovo.asp
Piano di Gestione delle Acque del distretto idrografico del fiume Serchio
36

2. Descrizione del distretto idrografico del fiume Serchio
Competenze
AUTORITA’
COMPETENZE
Stato
Recepimenti direttive europee, partecipazione ai tavoli comunitari, indirizzo e
coordinamento delle amministrazioni territoriali, trasmissione delle relazioni
sull’attuazione delle norme comunitarie.
Stato Identificazione dei distretti idrografici e dell’autorità competente (articolo 3)
Stato
Regioni sentite le Autorità di
bacino
Regioni sentite le Autorità di
bacino
Regioni sentite le Autorità di
bacino
Stato e Regioni
Predisposizione delle metodologie tecniche (tipizzazione, intercalibrazione,
monitoraggio e classificazione).
Caratterizzazione dei tipi nell’ambito delle varie categorie
Identificazione dei corpi idrici (allegato II)
Identificazione delle modifiche sostanziali ed artificiali dei corpi idrici
(corpo idrico fortemente modificato articolo 4,paragrafo 3)
Identificazione delle aree protette (articolo 6, allegato IV)
Autorità di bacino Compilazione e aggiornamento del registro delle aree protette (articolo 6)
Regioni sentite le Autorità di Individuazione dei siti di riferimento
bacino
Stato Definizione delle condizioni di riferimento (allegato II paragrafo 1.3)
Regioni
Esame degli impatti dell’attività umana (articolo 5, allegato II)
Regioni e Autorità di bacino
Analisi economiche dell’utilizzo dell’acqua (articolo 5, allegato III )
Regioni e Autorità di bacino Individuazione di proroghe e obiettivi meno rigorosi (articolo 4, paragrafo 4, 5, 6
e 7)
Regioni Monitoraggio e classificazione dei corpi idrici superficiali (articolo 8, allegato V)
Regioni Monitoraggio e classificazione dei corpi idrici sotterranei (articolo 8, allegato V)
Regioni
Monitoraggio e classificazione delle aree protette (articolo 8, allegato V
paragrafo 1.3.5)
Regioni
Considerazione dei principali costi di recupero per la gestione dei corpi idrici
(articolo 9, allegato III)
Regioni Stabilire controlli di emissione (articolo 10)
Autorità di bacino e Regioni
Stato
Preparazione e implementazione dei programmi di misure (articolo 11, allegato
6)
Principali regolamentazione degli scarichi (articolo 11)
Stato e Regioni Regolamentazione delle estrazioni d’acqua (articolo 11, paragrafo 3 lettera e,
allegato 6, parte B)
Regioni
Assicurare il rispetto del divieto di scarico nei corpi idrici sotterranei
(articolo 11, paragrafo 3 lettera j)
Regioni
Adozione di misure per la riduzione dell’inquinamento da eventi accidentali
(articolo 11, paragrafo 3 lettera l)
Autorità di bacino e regioni Elaborazione, aggiornamento e revisione del Piano di gestione del bacino
idrografico (articolo 13)
Autorità di bacino Stato e Informazione pubblica (articolo 14)
Regioni
Piano di Gestione delle Acque del distretto idrografico del fiume Serchio
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2. Descrizione del distretto idrografico del fiume Serchio
Autorità di bacino e Regioni Consultazione pubblica (articolo 14)
Regioni
Stato
Attuazione dei controlli sulle sostanze prioritarie (articolo 4, paragrafo 1 lettera
a punto iv)
Trasmissione dei documenti di piano all’Unione Europea
Piano di Gestione delle Acque del distretto idrografico del fiume Serchio
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