relazione intermedia tecnico-scientifica delle attivita' svolte

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RELAZIONE INTERMEDIA TECNICO-SCIENTIFICA<br />

DELLE ATTIVITA’ SVOLTE<br />

"<br />

Messa a punto di un protocollo innovativo<br />

per la prevenzione della moria degli alveari<br />

(NEWPROBEE)<br />

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"<br />

Introduzione<br />

Per la messa a punto di un protocollo innovativo a basso impatto ambientale in grado di prevenire la<br />

moria degli alveari causata dall’azione di Varroa destructor e patologie connesse (es. virosi,<br />

nosemiasi) il progetto prevede che siano raggiunti i seguenti obiettivi:<br />

1) Attività 1: “prove in vitro”<br />

Individuazione <strong>delle</strong> modalità d’impiego del timolo, dell’estratto neem azal e dell’RNAi per la<br />

lotta alla varroa ed alle virosi <strong>delle</strong> api (biosaggi su varroa ed api);<br />

Sviluppo di metodiche analitiche per la determinazione del neem e del timolo nel miele.<br />

2) Attività 2: “messa a punto <strong>delle</strong> apparecchiature”<br />

Messa a punto della macchina innovativa per l’applicazione di polveri acaricide alimentata da<br />

energia solare e suo collaudo in apiario;<br />

Messa a punto di dispositivi per il conteggio <strong>delle</strong> api in entrata/uscita dagli alveari per la<br />

valutazione di fenomeni di spopolamento degli alveari e loro collaudo in apiario;<br />

Messa a punto di sonde per la misurazione della temperatura ed umidità relativa all’interno<br />

degli alveari e loro collaudo in apiario.<br />

3) Attività 3: “prove di campo”<br />

Valutazione dell’efficacia antivirale del prodotto a base di RNAi;<br />

Valutazione dei protocolli innovativi per la lotta alla varroa;<br />

Monitoraggio e studio di apiari spopolati od a rischio di spopolamento.<br />

"<br />

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1. Attività 1: “prove in vitro”<br />

Tale attività si propone il duplice obiettivo di:<br />

a. individuare le modalità d’impiego in campo del timolo in cristalli, degli estratti di neem e<br />

dell’RNAi per la lotta alla varroa ed alle virosi <strong>delle</strong> api (biosaggi su varroa ed api);<br />

b. sviluppare specifiche metodiche analitiche per la determinazione del neem, (dell’RNAi) e<br />

del timolo nel miele.<br />

Al fine di ottenere indicazioni per le più appropriate modalità di applicazione in apiario sono stati<br />

realizzati biosaggi in laboratorio per determinare la DL 50 su varroa ed api per le sostanze naturali<br />

antivarroa in esame: estratti di neem (Azadirachta indica), timolo in cristalli ed RNAi.<br />

Per la realizzazione <strong>delle</strong> prove in vitro si è provveduto ad acquistare i suddetti principi attivi da<br />

testare, il materiale di consumo necessario per l’isolamento di varroe ed api (es. piastre Petri,<br />

vaschette sterili, anse, etc.), come pure si è provveduto a prelevare dal campo le varroe e le api da<br />

impiegare nei biosaggi.<br />

Al fine di verificare le condizioni di temperatura ed umidità relativa ideali per la sopravvivenza di<br />

adulti di Varroa destructor ed api in vitro, grazie ad uno studio bibliografico ad hoc (Lindberg et<br />

al., 2000; Damiani et al, 2009) è stato possibile verificare: per le varroe valori di temperatura di 26-<br />

29°C ed umidità relativa >60%, mentre per le api adulte valori di temperatura di 25-33°C ed<br />

umidità relativa superiore del 50-70% (tabella 1).<br />

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In diversi lavori pubblicati in letteratura (es. Damiani et al, 2011) si utilizzano piastre Petri od altri<br />

contenitori con, ciascuno, da 5 a 20 esemplari adulti per gruppo (Imdorf et al, 1999). Per ciascun<br />

gruppo sperimentale, poi, vengono realizzate <strong>delle</strong> repliche (es. in caso di 5 esemplari possono<br />

essere realizzate 5 repliche) per ottenere dei dati statisticamente significativi. La mortalità acuta per<br />

api e varroa viene normalmente misurata a 24 ore, 48 ore e 72 ore.<br />

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I"


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In fase di realizzazione.<br />

In letteratura sono riportati dati di tossicità orale e dermale <strong>delle</strong> api verso i costituenti principali del<br />

neem, responsabili della sua attività biologica, essendo le api uno degli indicatori biologici verso cui<br />

si testano tutte le stanze attive ed i prodotti formulati impiegati in agricoltura per difendere le<br />

colture dagli attacchi dei parassiti animali e fungini. Infatti, nel Draft Assesment Report<br />

“Azadirachtin” del 19 Novembre 2007 (915 pagine) sono riportati i seguenti dati:<br />

La somministrazione di neem azal (con un contenuto in principio attivo in azadirachtin A pari a<br />

11,8%) ha causato la morte <strong>delle</strong> api alle seguenti concentrazioni:<br />

Dose letale 50 orale (a 48 ore dall’applicazione applicazione) > 8.1 µg azadirachtin-A/ape;<br />

Dose letale 50 per contatto (a 48 ore dall’applicazione) > 11.8 µg azadirachtin-A/ape.<br />

"<br />

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Materiali e metodi<br />

Le varroe oggetto del test sono state prelevate da telai provenienti da alveari infestati e sono state<br />

trasferite in piastre Petri dal diametro di 9 cm con l’ausilio di pennelli e anse da laboratorio. In ogni<br />

piastra Petri sono sono state inserite 10 varroe.<br />

Le varroe sono state posizionate sulla base della piastra Petri ed il contenitore è stato chiuso con una<br />

rete in cotone sterile a maglie strette per impedire l’allontanamento <strong>delle</strong> varroe. Il trattamento a<br />

base di cristalli di timolo è stato posizionato in una seconda base di piastra Petri: i due contenitori<br />

sono stati quindi sovrapposti e sigillati con nastro adesivo in questo modo le varroe si trovano nella<br />

piastra Petri superiore, separati dalla piastra inferiore dalla rete in cotone, e quindi non direttamente<br />

a contatto con il principio attivo ma comunque esposte ai vapori di timo. Il prodotto a base di timolo<br />

essendo formulato in cristalli molto simili al comune zucchero da tavola (saccarosio) e, per ottenere<br />

le concentrazioni di prodotto desiderate, sono state realizzate diluizioni opportune di timolo in<br />

saccarosio.<br />

Nella piastra Petri inferiore del gruppo trattato si è quindi provveduto ad inserire il timolo<br />

mescolato con saccarosio per un peso complessivo di 2 g.<br />

Nel gruppo di controllo sono stati invece posizionati semplicemente 2 g di saccarosio.<br />

Le piastre Petri sono state incubate alla temperatura di 27°C.<br />

La mortalità <strong>delle</strong> varroe è stata verificata 18 ore dopo il trattamento attraverso l’osservazione <strong>delle</strong><br />

varroe con ausilio di uno stereomicroscopio a 20-40 ingrandimenti. Le varroe che non si<br />

muovevano spontaneamente sono state sollecitate con uno specillo. Le varroe che non mostravano<br />

alcuna reazione anche dopo sollecitazione meccanica sono state considerate morte.<br />

"<br />

C"


Le dosi applicate nei diversi biosaggi sono riportate nelle tabelle dei risultati di ogni prova<br />

sperimentale.<br />

Biosaggio del 25 luglio 2011<br />

Risultati<br />

I risultati ottenuti sono espressi nella tabella sottostante:<br />

Gruppo di trattamento<br />

Dose<br />

Varroe morte a<br />

18 ore<br />

Mortalità (%)<br />

a 18 ore<br />

Mortalità<br />

(%)<br />

corretta 1 * a 18 ore<br />

CONTROLLO<br />

40 0 8 20 0<br />

TIMOLO<br />

20 0,05 mg 3 15 0<br />

20 0,1 mg 7 35 19<br />

20 0,2 mg 1 5 0<br />

20 0,5 mg 11 55 44<br />

20 1 mg 18 90 88<br />

Considerazioni<br />

Il timolo applicato alla dose di 1 mg ha causato la mortalità del 88% <strong>delle</strong> varroe<br />

""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""<br />

! "*Correzione della Mortalità rilevata con la formula di Abbott.<br />

% Mortalità corretta=[(% Mort. Osservata - % Mort. Controllo)/(100-M. controllo)] *100<br />

"<br />

"<br />

K"


Biosaggio del 9 agosto 2011<br />

Risultati<br />

I risultati ottenuti sono espressi nella tabella sottostante:<br />

Trattati Dose Varroe morte a 18 ore<br />

Varroe % morte a 18<br />

ore<br />

CONTROLLO<br />

60 0 20 33<br />

TIMOLO<br />

20 0,05 mg 6 30<br />

20 0,1 mg 7 35<br />

20 0,2 mg 5 25<br />

20 0,5 mg 8 40<br />

20 1 mg 7 35<br />

Considerazioni<br />

L’elevata mortalità nel controllo non permette di stabilire l’efficacia del prodotto nei confronti <strong>delle</strong><br />

varroe.<br />

Biosaggio del 6 settembre 2011<br />

Risultati<br />

I risultati ottenuti sono espressi nella tabella sottostante:<br />

"<br />

P"


Gruppo di trattamento<br />

Dose<br />

Varroe morte<br />

a 18 ore<br />

Mortalità (%)<br />

a 18 ore<br />

CONTROLLO<br />

100 0 79 79<br />

TIMOLO<br />

20 0,1 mg 15 75<br />

20 0,2 mg 18 90<br />

20 0,5 mg 20 100<br />

20 1 mg 20 100<br />

20 2 mg 20 100<br />

20 5 mg 20 100<br />

Considerazioni<br />

L’elevata mortalità nel controllo non permette di stabilire l’efficacia del prodotto verso le varroe.<br />

Conclusioni sulle attività di biosaggio in laboratorio.<br />

1. Biosaggi effettuati con derivati di Azadirachta indica<br />

Trattamenti acaricidi realizzati in vitro con derivati del NeemAzal® nei confronti di Varroa<br />

jacobsoni sono riportati in letteratura dimostrando una valida attività acaricida (Melathopoulos et al,<br />

2000a; Whittington et al. 2000b; Melathopoulos et al, 2000b).<br />

Nella presente sperimentazione si è voluto testare l’efficacia acaricida della polvere tecnica di<br />

NeemAzal® (neem azal) oltre a sperimentare un nuovo metodo di applicazione dei principi attivi.<br />

"<br />

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Infatti il prodotto è stato miscelato con cera d’ape al fine di annullare o, per lo meno, ridurre gli<br />

effetti negativi riportati in letteratura verso gli adulti, la covata di api e riportati sulla vitalità <strong>delle</strong><br />

regine. Si è quindi ipotizzato che il neem mescolato alla cera possa svolgere un’azione di disturbo<br />

od acaricida sulle femmine d’acaro presenti nelle cellette dell’alveare.<br />

I risultati ottenuti nella presente sperimentazione hanno confermato l’effetto acaricida del<br />

NeemAzal® ma non hanno permesso di calcolare una esatta dose letale 50 (DL 50 ) per la variabilità<br />

dei dati di laboratorio ottenuti. Tale variabilità è spiegabile sia con l’elevata eterogeneità <strong>delle</strong><br />

varroe utilizzate (in quanto prelevate da infestazioni naturali), sia con la complessità <strong>delle</strong><br />

condizioni di laboratorio da ricreare per mantenere vitali gli acari per tutta la durata della<br />

sperimentazione.<br />

La prova sperimentale proseguirà con l’applicazione in campo della cera d’ape trattata con<br />

NeemAzal® per verificare l’efficacia del trattamento in condizioni reali, per un periodo prolungato<br />

di osservazione della infestazione da varroa. La prova prevederà, inoltre, l’osservazione dei<br />

possibili effetti sulla covata, sulle regine e sulle variazioni numeriche <strong>delle</strong> api adulte.<br />

2. Biosaggi effettuati con timolo<br />

In diverse pubblicazioni scientifiche i trattamenti a base di timolo sono risultati idonei nel ridurre le<br />

infestazioni da varroa, riportando livelli di efficacia acaricida compresi tra 54 e 98% (Gal et al,<br />

1992; Higes, 1996). Simili livelli di efficacia si sono ripetuti anche usando metodi di applicazione<br />

diversi (Imdorf et al. 1999). Le varroe in riproduzione nelle celle della covata opercolata non<br />

subiscono danni dal trattamento con timolo: quindi, verificando l’efficacia acaricida complessiva<br />

nell’arco di un anno di applicazione, questa risulta inferiore, compresa tra 54 e 85% (Gal et al,<br />

1992). Con test di laboratorio è stata inoltre calcolata la concentrazione letale 50 (CL50) olio<br />

"<br />

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essenziale di timo contro Varroa destructor (CL50= 4,65 !l, dopo 24 ore di esposizione) e contro la<br />

stessa ape adulta (CL50= 21,89 !l, dopo 24 ore di esposizione), (Damiani ed al. 2009).<br />

Un trattamento di campo condotto in Italia con una preparazione commerciale di timolo<br />

(Apiguard®) ha causato una mortalità del 98% di Varroa jacobsoni (Colombo e Spreafico, 1999).<br />

In un altro lavoro condotto in Turchia sono stati utlizzati due prodotti, Thymovar® e BeeVital®, a<br />

base di timolo applicandoli in due trattamenti in autunno, in apiario, contro Varroa destructor.<br />

L’efficacia acaricida media riscontrata in tali lavori del Thymovar® e del BeeVital® era stata<br />

rispettivamente del 96,91% e dell’88,66%. Nella prova sperimenentale e non era stata, tra l’altro,<br />

rilevata mortalità di regine, adulti o covata (Akyol e Yeninar, 2008).<br />

I risultati ottenuti durante i biosaggi svolti nel corso dell’attuale progetto con timolo in cristalli<br />

hanno confermato l’efficacia acaricida del timolo anche se non è stato possibile determinare la dose<br />

letale 50 (DL 50 ). Infatti, in alcuni biosaggi è stata registrata una elevata mortalità nel gruppo di<br />

controllo dovuta presumibilmente alla variabilità <strong>delle</strong> varroe impiegate nelle prove ed alle<br />

condizioni di laboratorio predisposte per mantenere vitali gli acari per la durata complessiva della<br />

sperimentazione.<br />

La prova sperimentale proseguirà con l’applicazione in campo del timolo per verificare in<br />

condizioni reali l’efficacia del trattamento per un periodo prolungato e per valutare gli effetti sulla<br />

covata, sulle api regine e sulle variazioni di numerosità di api adulte nelle famiglie testate.<br />

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stato posizionato in una seconda base di piastra Petri: i due contenitori sono stati quindi sovrapposti<br />

e sigillati con nastro adesivo in questo modo le api si trovano nella piastra Petri superiore, separati<br />

dalla piastra inferiore dalla rete in cotone, e quindi non direttamente a contatto con il principio<br />

attivo ma comunque esposte ai vapori di timo.<br />

Il prodotto a base di timolo essendo formulato in cristalli molto simili al comune zucchero da tavola<br />

(saccarosio) e, per ottenere le concentrazioni di prodotto desiderate, sono state realizzate diluizioni<br />

opportune di timolo in saccarosio.<br />

Nella piastra Petri inferiore del gruppo trattato si è quindi provveduto ad inserire il timolo<br />

mescolato con saccarosio per un peso complessivo di 2 g.<br />

Nel gruppo di controllo sono stati invece posizionati semplicemente 2 g di saccarosio.<br />

Le piastre Petri sono state incubate alla temperatura di 27°C.<br />

La mortalità <strong>delle</strong> api è stata verificata a 24 ore e 48 ore dopo il trattamento, con osservazione dei<br />

movimenti <strong>delle</strong> api. Le api che non si muovevano sono state sollecitate con uno specillo. Le api<br />

che non mostravano alcuna reazione anche dopo sollecitazione meccanica sono state considerate<br />

morte.<br />

Le dosi applicate nei diversi biosaggi sono riportate nelle tabelle dei risultati di ogni prova<br />

sperimentale.<br />

"<br />

"<br />

Biosaggio del 3 agosto 2011<br />

Risultati<br />

I risultati ottenuti sono espressi nella tabella sottostante:<br />

"<br />

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Api morte Api morte (%)<br />

Gruppo di trattamento<br />

Dose<br />

a 24 ore<br />

a 48<br />

ore<br />

a 24 ore<br />

a 48 ore<br />

CONTROLLO<br />

30 0 0 0 0 0<br />

TIMOLO<br />

10 0,1 mg 0 0 0 0<br />

10 0,2 mg 1 1 10 10<br />

10 0,5 mg 0 0 0 0<br />

10 1 mg 0 0 0 0<br />

10 2 mg 0 0 0 0<br />

Considerazioni<br />

Nel presente biosaggio è stato riscontrata la completa sopravvivenza <strong>delle</strong> api al trattamento con<br />

dosaggi di timolo inferiori od uguali a 2 mg.<br />

"<br />

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"<br />

La somministrazione per via orale di 1 µg/ape di Remebee congiuntamente a 10 µg/ µl di IAPV<br />

annulla l’effetto patogeno del virus e mantiene la mortalità <strong>delle</strong> api nel gruppo trattato simile a<br />

quella del gruppo di controllo non trattato (Maori ed al, 2009).<br />

In uno studio di tossicità acuta verso le api sul prodotto Remebee, condotto secondo le Buone<br />

Pratiche di Laboratorio, è stata verificata l’innocuità della somministrazione sulle le api della dose<br />

di 20 !g/ape. Tale dosaggio corrisponde, in realtà ad una dose 20 volte maggiore di quella<br />

terapeutica consigliata (20X) (Comunicazione personale). Lo studio è stato condotto su 210<br />

individui per gruppo. Le mortalità ottenute dopo 4 e 7 giorni di applicazione sono state: per la dose<br />

massima applicata (20X) rispettivamente del 6,2 e 7,6%; tale risultato non è significativamente<br />

differente dalla mortalità ottenuta nel gruppo di controllo non trattato (9,0% sia a 4 che a 7 giorni<br />

dopo la l’applicazione). Lo studio riportato costituisce parte del dossier di registrazione del<br />

prodotto.<br />

"<br />

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!<br />

Materiali e metodi<br />

Per la valutazione dei diversi sistemi di estrazione e purificazione di neem e timolo da campioni di<br />

miele sono state impiegate tecniche quali: estrazione liquido-liquido, purificazione con colonnine<br />

SPE, sistemi di ultrafiltrazione. Successivamente sono ottimizzati i parametri strumentali per<br />

determinare le concentrazioni di neem e timolo a livello di residuo dal miele.<br />

"<br />

Risultati per la messa a punto di un metodo per il NeemAzal®<br />

L’attività di ricerca in questa prima fase ha riguardato una valutazione dello stato dell’arte nella<br />

ricerca e determinazione dei residui di azadiractina, principio attivo del NeemAzal® nei prodotti<br />

alimentari. Dalla ricerca bibliografica è stata evidenziata una carenza di metodi chimici per la<br />

determinazione di tale sostanza ed in particolare gli unici metodi disponibili sono dei metodi HPLC<br />

con rivelatori convenzionali come UV e DAD, che risultano poco sensibili ed inadatti per la ricerca<br />

di azadiractina a livelli di residui. Per tale motivo si è iniziato lo sviluppo e la messa a punto di un<br />

metodo LC-MS per la determinazione di residui di azadiractina nel miele.<br />

In questa fase preliminare, dopo l’acquisizione di standard analitici sono stati iniziati gli studi<br />

strutturali sulla molecola di interresse. In particolare attraverso il metodo in infusione, che consiste<br />

nell’introduzione diretta di soluzioni standard di azadiractina nello spettrometro di massa, sono state<br />

individuate le condizioni ottimali di ionizzazione. Lo studio ha previsto le modalità di ionizzazione<br />

(positiva o negativa), la scelta di interfacce API ed ESI che meglio si adattano nell’analisi<br />

dell’azadiractina. Successivamente sono stati valutati e modificati i parametri critici (come i<br />

potenziali <strong>delle</strong> lenti, del capillare, la temperatura del capillare, il flusso dei gas) che influenzano la<br />

formazione degli ioni molecolari e le relative frammentazioni, attraverso lo studio <strong>delle</strong> intensità<br />

<strong>delle</strong> diverse specie ioniche (ioni molecolari, clusters, addotti), che si ottengono in funzione dei<br />

"<br />

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parametri sperimentali. Sono state, perciò, effettuate analisi in infusione sia in assenza che in<br />

presenza dei più comuni agenti ionizzanti, quali: Acido formico 0,1%, Acido acetico 1%, Acetato di<br />

ammonio 2 mM, Formiato di ammonio 2 mM ed Ammoniaca 0,01%.<br />

I risultati ottenuti hanno mostrato che la ionizzazione in modalità negativa è risultata la più efficace<br />

nell’analisi di questo composto in termini di sensibilità e rapporto segnale rumore.<br />

Una volta individuate le modalità di acquisizione, il passo successivo è stato quello della scelta<br />

<strong>delle</strong> colonna cromatografica e l’ottimizzazione <strong>delle</strong> condizioni di separazione. Tra le diverse fasi<br />

provate quella che la colonna che più si adatta alle nostre esigenze analitiche è risultata essere una<br />

colonna C18 di diametro interno 2.1 mm e lunghezza 150 mm. Sono inoltre iniziati gli studi per la<br />

predisposizione della base di sviluppo e validazione del metodo analitico per la purificazione del<br />

principio attivo nel miele.<br />

Risultati per la messa a punto di un metodo per il timolo<br />

In fase di realizzazione<br />

"<br />

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2. Attività 2: “messa a punto <strong>delle</strong> apparecchiature”<br />

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!<br />

Materiali e metodi<br />

Nell’ambito del progetto NEWPROBEE è stato realizzato lo studio di fattibilità e la progettazione<br />

di un apparecchio elettrico innovativo, alimentato con energia fotovoltaica, per la veicolazione di<br />

acaricidi in polvere a basso impatto ambientale all’interno degli alveari.<br />

Alla data di inizio <strong>delle</strong> attività di realizzazione della macchina erogatrice non era ancora<br />

disponibile la polvere acaricida in questione: non conoscendone né la granulosità nè la consistenza<br />

si è dovuto procedere in base ad ipotesi. Si è ipotizzato quindi che il NEEM avesse una consistenza<br />

del tutto simile alla comune farina alimentare. L’ipotesi non comporta comunque alcuna<br />

conseguenza negativa in quanto, se il NEEM dovesse presentare una granulosità di tipo differente lo<br />

si ridurrà con un processo di molatura in farina.<br />

Febbraio-2011<br />

Nel mese di Febbraio 2011 si è ufficialmente dato il via allo sviluppo del macchinario soffiatore:<br />

a. Scelta progettuale tra erogatore alimentato a scoppio ed erogatore alimentato ad energia<br />

fotovoltaica.<br />

Si è ragionato sull’opportunità di realizzare l’apparecchiatura alimentandola con un motore a<br />

scoppio. Questa soluzione è stata presto abbandonata in quanto presentava alcuni<br />

inconvenienti notevoli, quali:<br />

" Rumorosità elevata;<br />

"<br />

!K"


" Generazione di forti odori con trasferimento degli stessi ai prodotti dell’alveare;<br />

" Generazione di un flusso d’aria eccessivamente violento e conseguentemente<br />

molesto per le api;<br />

" Possibile sviluppo di incendio negli apiari.<br />

Si è quindi optato per la soluzione di un erogatore alimentato con fonti rinnovabili che non<br />

presentasse le problematiche del motore a scoppio e che fosse più in linea con la filosofia<br />

del progetto NEWPROBEE.<br />

b. Ricerca di mercato atta all’individuazione di prodotti già realizzati e presenti sul mercato.<br />

c. Ideazione di un prototipo di soffiatore realizzato con ventole di raffreddamento del tipo<br />

utilizzato in informatica (fig.6).<br />

Fig. 6 Ventole di raffreddamento<br />

"<br />

d. Ricerca del tipo di ventola disponibile sul mercato atta alle esigenze del progetto.<br />

Marzo 2011<br />

a. Realizzazione di un prototipo con ventole.<br />

b. Realizzazione di prove tecniche atte alla verifica della bontà della soluzione individuata.<br />

"<br />

!P"


La soluzione individuata non ha dato però fornito i risultati attesi in quanto le ventole hanno<br />

dimostrato di :<br />

" non riuscire a generare un flusso d’aria sufficiente a spargere la polvere;<br />

" non risulta agevole direzionare il flusso d’aria sulla polvere e quindi all’interno<br />

dell’arnia.<br />

c. Ideazione di un prototipo di soffiatore mediante mini compressori d’aria;<br />

d. Ricerca di mercato per individuare la tipologia di apparecchiatura idonea allo scopo.<br />

Nel mercato esistono vari tipi di compressori con diverse caratteristiche:<br />

" Compressori a membrana;<br />

" Compressori a vite;<br />

" Compressore a pistone;<br />

" Compressori a corrente continua;<br />

" Compressori a corrente alternata.<br />

Aprile 2011<br />

E’ stato individuato come adatto agli scopi del progetto un compressore ricavato da un comune<br />

apparecchio domestico per aerosol.<br />

L’apparecchio scelto presenta le seguenti caratteristiche:<br />

Tensione di alimentazione<br />

Frequenza di alimentazione<br />

Assorbimento corrente<br />

Pressione Max<br />

220 V<br />

50 Hz<br />

0,5 A<br />

2 Bar<br />

a. Effettuazione di alcune prove per verificare la soluzione individuata.<br />

Il compressore scelto si è dimostrato estremamente efficace per gli scopi del progetto. Infatti<br />

"<br />

è stato in grado di sollevare agevolmente la polvere utilizzata per le prove.<br />

#Q"


Inoltre soffiando attraverso un tubo di gomma è risultato estremamente semplice indirizzare<br />

l’aria a proprio piacimento.<br />

b. Effettuazione di alcune prove di soffiaggio attraverso un tubo di gomma riempito di polvere.<br />

c. Realizzazione di un vaso di espansione lungo la condotta dell’aria.<br />

Poiché il compressore utilizzato è del tipo a membrana, il flusso d’aria creato non è<br />

continuo, ma ad intermittenza. Per ridurre l’effetto ad intermittenza è stato necessario<br />

inserire uno spezzone di tubo di portata maggiore in modo tale che la fuoriuscita dell’aria<br />

avvenga con maggiore uniformità. Questo accorgimento è stato necessario per interferire il<br />

meno possibile con le api.<br />

d. Effettuazione di prove atte a verificare che il flusso d’aria fosse sufficiente allo scopo con<br />

l’inserimento del vaso di espansione.<br />

Maggio 2011<br />

a. Studio del modalità di inserimento del flusso d’aria all’interno dell’arnia:<br />

1. Inserimento del tubo del compressore sollevando il coprifavo dell’arnia. Soluzione<br />

abbandonata perché poco agevole.<br />

2. Inserimento del tubo del compressore tra il coprifavo rovesciato ed il nido. Soluzione<br />

abbandonata perché poco pratica, inoltre non si ottiene una distribuzione uniforme del<br />

prodotto acaricida all’interno dell’arnia.<br />

3. Individuazione della soluzione ottima per l’erogazione del prodotto acaricida.<br />

E’ stata scelta quale soluzione più adatta per l’erogazione della polvere sia quella di<br />

sistemare sulla parte superiore del coprifavo (fig.7) un tubo di gomma inserito attraverso un<br />

foro realizzato sulle pareti del coprifavo, opportunamente sagomato (fig.8).<br />

"<br />

#!"


Fig. 7 Coprifavo<br />

Fig. 8 Coprifavo provvisto di tubi sagomati per la somministrazione del prodotto acaricida<br />

La sagoma imposta al tubo è tale da far coincidere il tubo con gli spazi tra i favi.<br />

Una volta sistemato e fissato il tubo si è proceduto a forarlo mediante un ago, distanziando<br />

gli stessi di circa 3 cm l’uno dall’altro.<br />

Attraverso i fori praticati la polvere di acaricida sarà immessa uniformemente all’interno<br />

dell’arnia.<br />

Il tubo individuato per questa applicazione è del tipo utilizzato per l’irrigazione a goccia.<br />

Giugno 2011<br />

a. Realizzazione di alcune prove tecniche di erogazione della polvere collegando il<br />

compressore al tubo sistemato sul coprifavo. Verifica della corretta fuoriuscita dell’aria.<br />

"<br />

##"


. Realizzazione di prove tecniche di erogazione della polvere. Si è proceduto a riempire<br />

l’espansione (vedi Aprile punto e) di farina ed a verificarne la uniforme fuoriuscita<br />

attraverso tutti i fori praticati.<br />

c. Prova di erogazione di farina all’interno dell’arnia.<br />

d. Ricerca sul mercato di una ampolla che possa contenere la farina e che offra una maggiore<br />

semplicità di utilizzo rispetto all’espansione realizzata con il tubo di sezione maggiore.<br />

e. Dimensionamento del generatore elettrico fotovoltaico e degli apparati ad esso connessi<br />

(fig.9).<br />

Fig. 9 Dimensionamento del generatore elettrico fotovoltaico e degli apparati ad esso connessi<br />

"<br />

e. Ricerca di mercato degli apparati presenti con le caratteristiche opportune:<br />

a. Modulo fotovoltaico (FV)<br />

b. Regolatore di Carica<br />

c. Batteria.<br />

f. Modulo fotovoltaico di tipo monocristallino con potenza di 175 Wp (vedi DATA SHEET<br />

modulo fotovoltaico);<br />

"<br />

#/"


g. Regolatore di carica Steca PR2020 con grado di protezione IP65 (vedi DATA SHEET<br />

regolatore di carica);<br />

h. Batteria di tipo Automobilistico a 12V/74Ah/680°.<br />

"<br />

#7"


DATA SHEET Modulo fotovoltaico di tipo monocristallino con potenza di 175 Wp<br />

"<br />

#I"


DATA SHEET Regolatore di carica Steca PR2020 con grado di protezione IP65<br />

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"<br />

#C"


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"<br />

Materiali e metodi<br />

Nell’ambito del progetto “Messa a punto di un protocollo innovativo per la prevenzione della moria<br />

degli alveari” l’unità operativa Università La Sapienza di Roma ed in particolare il Dipartimento di<br />

Ingegneria dell’Informazione, Elettronica e Telecomunicazioni (DIET) nella persona di Ing. Marco<br />

Balsi, ricercatore nel medesimo dipartimento, ha in carico lo studio di un dispositivo automatizzato<br />

atto a monitorare fenomeni di spopolamento <strong>delle</strong> api.<br />

Per conteggiare le api in ingresso ed in uscita sono stati preliminarmente sperimentati sensori<br />

montati in corrispondenza di un foro di uscita dall’arnia e collegati a sistemi di acquisizione da<br />

laboratorio (multimetro, interfacce per PC, ecc.): una fotocellula basata su un semplice circuito con<br />

un fototransistor e un LED, un sensore capacitivo realizzato in laboratorio in cui il corpo dell’ape<br />

passando all’interno produce una perturbazione del debole campo elettrico applicato, un pirometro<br />

che evidenzi il passaggio dell’ape attraverso l’emissione di calore corporeo, e un sistema software<br />

di elaborazione di immagini acquisite da telecamera che conti oggetti in movimento che entrano o<br />

escono da una regione di interesse delimitata nell’ambito dell’immagine inquadrata. L’efficacia di<br />

ciascun sensore sarà valutata confrontando il conteggio diretto visivo <strong>delle</strong> api con l’acquisizione<br />

automatica dei dati (validazione del metodo). Uno o più sistemi di conteggio saranno prescelti per la<br />

realizzazione di un numero sufficiente di dispositivi per la sperimentazione in campo.<br />

In particolare le attività da svolgere possono essere così descritte:<br />

1) Monitoraggio Arnia:<br />

"<br />

#K"


Studio di fattibilità di un sistema di misura della temperatura e umidità all’interno dell’arnia. In<br />

particolare si progetterà il sistema di condizionamento del segnale, acquisizione e memorizzazione<br />

dei dati.<br />

2) Contatore Api:<br />

Progettazione di sistema di conteggio <strong>delle</strong> api entranti e uscenti dall’arnia.<br />

Preliminarmente, si eseguirà un’analisi dello stato dell’arte nella letteratura <strong>scientifica</strong> e tecnica e<br />

sul mercato. Conseguentemente si farà una valutazione di fattibilità di sistemi prevalentemente di<br />

tipo ottico oppure capacitivo.<br />

Monitoraggio Arnia<br />

In questa prima fase si è definito il sistema di acquisizione il quale vista la particolarità della<br />

applicazione dove garantire l’attività di monitoraggio <strong>delle</strong> variabili ambientali all’interno<br />

dell’arnia, quali temperatura e umidità, senza soluzione di continuità ed allo stesso tempo offrire la<br />

possibilità di fruire in modo semplice dei dati registrati. Questo imponeva che la catena di<br />

elaborazione potesse memorizzare continuamente i dati forniti dai sensori e renderli fruibile a<br />

seconda <strong>delle</strong> disponibilità dell’operatore.<br />

Fig. 10 Schema di principio di un sistema di acquisizione dati<br />

A valle di tale considerazioni l’idea implementata consisteva nel progettare una catena di<br />

elaborazione del dato di temperatura ed umidità, come quella concettualmente descritta in fig. 10. In<br />

essa si riconosce il sensore, il quale generalmente fornisce in output un segnale elettrico analogico<br />

proporzionale al grandezza da misurare. L’esigenza di mettere in comunicazione il sensore con<br />

"<br />

#P"


l’unità di elaborazione/controllo ed il successivo blocco di memorizzazione impone l’utilizzo del<br />

convertitore analogico digitale (ADC).<br />

Individuata l’organizzazione logica della catena di elaborazione si è passati alla scelta dei<br />

componenti al fine di implementare il sistema.<br />

In particolare la scelta dei sensori è ricaduta su due soluzioni, di prestazioni adeguate e costo<br />

contenuto, quali il sensore SHT15 (fig. 11), ed il DHT22, (fig. 12).<br />

Fig. 11 Sensore di umidità e temperatura. SHT15<br />

Principali Caratteristiche Tecniche:<br />

• sensori calibrati dalla fabbrica per temperatura ed umidita'relativa<br />

• Interfaccia Digital 2-wire<br />

• Punto di rugiada calcolabile con precisione<br />

• Range di misura: 0-100% RH<br />

• Accuratezza RH assoluta: +/- 2% RH (10...90% RH)<br />

• Ripetibilita' RH: +/- 0.1% RH<br />

• Accuratezza temperatura : +/- 0.3°C @ 25°C<br />

• Tempo di risposta < 4 sec.<br />

• Basso consumo ( 30 µW tipico)<br />

• Costo Contenuto (" 45,77)<br />

"<br />

/Q"


Fig. 12 Sensore di umidità e temperatura. DHT22<br />

Principali Caratteristiche Tecniche:<br />

• .3-6V Input<br />

• 1-1.5mA measuring current<br />

• 40-50 uA standby current<br />

• Humidity from 0-100% RH<br />

• -40 - 80 degrees C temperature range<br />

• +-2% RH accuracy<br />

• +-0.5 degrees C<br />

• Basso Costo (" 10,59)<br />

Entrambi i sensori permettono di poter monitorare contemporaneamente sia la temperatura che<br />

l’umidità dell’aria inoltre offrono in uscita il dato digitale che permette la connessione diretta del<br />

sensore alla soluzione di elaborazione/gestione senza quindi la necessità di interfacciarli con un<br />

convertitore analogico-digitale.<br />

Il controllo e la gestione di tali dispositivi veniva affidato alla piattaforma hardware basata su<br />

microcontrollori ATMEL Arduino 2009 (www. arduino.cc), (fig. 13).<br />

"<br />

/!"


Fig. 13 Piattaforma hardware Arduino2009.<br />

Principali Caratteristiche Tecniche:<br />

• microprocessore: ATMEGA 328 (ATMEL)<br />

• I/O 13 ingressi digitali<br />

• 5 ingressi analogici<br />

• 1 ADC 10 bit<br />

• Alimentazione 5V – 12V. Alimentabile da USB<br />

• Costo (" 30,00)<br />

Una volta individuata la piattaforma di controllo la scelta della soluzione di memorizzazione<br />

ricadeva sulla shield micro-SD, interfacciabile con l’Arduino 2009. Tale soluzione permette di<br />

memorizzare fino a 2GB di dati.<br />

Fig. 14 Shield microSD. Interfacciata all’Arduino permette la memorizzazione del dato rilevato (Costo circa " 20,00).<br />

"<br />

/#"


Fig. 15 Il sistema assemblato.<br />

Si osservi che il sensore di DHT22 è montato su basetta solo per facilitarne l’utilizzo in questa fase di studio.<br />

In figura 15 è visibile l’intero sistema assemblato. Ovviamente esso si presenta nella forma di<br />

prototipo e non nella forma finale. La scelta di utilizzare due sensori sarà ovviamente limitata alla<br />

sola fase di studio in quanto sarà necessario verificare l’affidabilità e la ripetibilità della misura<br />

all’interno dell’arnia.<br />

I primi test effettuati fuori dall’arnia mostrano un buon accordo tra le misure dei due sensori sia per<br />

i valori di temperatura che quelli di umidità. Il passo successivo prevederà di studiare una soluzione<br />

che possa inglobarli all’interno dell’arnia senza che la loro presenza non alteri il comportamento<br />

<strong>delle</strong> api. Si ipotizza l’uso di gabbiette da regina o di analoga gabbietta costruita appositamente, da<br />

inglobare in un favo.<br />

Contatore Api<br />

Allo scopo di poter monitorare l’attività <strong>delle</strong> api ed in particolare il flusso netto definite come<br />

differenza tra le api entranti ed uscenti dall’arnia stiamo valutando l’ipotesi di poter utilizzare<br />

sensori ottici commerciali generalmente utilizzati all’interno del mouse.<br />

Infatti tali dispositivi restituiscono un informazione di movimento nelle direzione x ed y dello<br />

spazio. Tale informazione può essere ottenuta in linea di principio sia quando è il sensore a<br />

muoversi su di una superficie che nel caso opposto, cioè qualcosa è transitato al di sotto del sensore.<br />

"<br />

//"


Oltre alle coordinate spaziali tali sensori restituiscono un informazione di “surface quality” in<br />

particolare ogni variazione nella trama/colore della superficie osservata è rilevata. Tali<br />

caratteristiche permettono di pensare che tali soluzioni possono essere utilizzate allo scopo di<br />

conteggio, secondo lo schema logico qui proposto:<br />

ogni volta che un’ape transita sotto il sensore questo produrrà un’informazione di posizione<br />

x o y a seconda di come sarà disposto il sensore rispetto al moto dell’ape;<br />

la presenza di un’ape produrrà un cambio nella trama della superficie osservata dal sensore<br />

che si tradurrà in un’informazione di “surface quality”.<br />

È importante osservare che in letteratura è ampiamente documentato che la luce rossa emessa da tali<br />

dispositivi non nuoce alle api le quali risultano insensibili.<br />

Fig. 16. Kit per mouse ADNS 2051. Si riconoscono il sensore le due lenti ed il diodo led<br />

Allo scopo di poter effettuare lo studio di fattibilità di tale soluzione è stato predisposto l’acquisto<br />

del kit di sensori ADNS 2051 (fig. 16).<br />

Anche in questo caso il sensore fornisce l’informazione in formato digitale e quindi si presta ad<br />

essere interfacciato con microcontrollori senza convertitori ADC. Per continuità progettuale la<br />

piattaforma di elaborazione è stata identificata in Arduino 2009.<br />

"<br />

/7"


In questa prima fase ci si e dedicati con esito positivo all’interfacciamento del sensore con Arduino<br />

con lo scopo di trasferire il dato rilevato al PC. Sono inoltre in essere <strong>delle</strong> attività di<br />

sperimentazione per validare il rilevamento di un oggetto che transiti al disotto del sensore. Al fine<br />

di poter effettuare prove in sito si è definito il layout del PCB (fig. 17).<br />

Fig. 17 Circuito stampato<br />

La prototipazione, validazione e realizzazione dei ciruiti necessari alla sperimentazione sarà affidata<br />

alla ditta spin-off universitaria Oben s.r.l. di Sassari.<br />

Si verificherà periodicamente l’efficienza dei sistemi di conteggio, anche tenendo conto del<br />

probabile deterioramento dei dispositivi anche ad opera <strong>delle</strong> api (in particolare dovuti alla<br />

propolizzazione), riparando eventuali dispositivi danneggiati e modificandoli ove necessario.<br />

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"<br />

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In fase di realizzazione<br />

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Attività 3: “prove di campo”<br />

"<br />

9el periodo gennaio 2010- dicembre 2011 sono state <strong>svolte</strong> dal dottor Giovanni Formato missioni in<br />

territorio nazionale per realizzare visite in apiario per confrontarsi con le diverse metodologie di<br />

lotta alla varroa.<br />

Nello specifico, le visite in apiario sono state finalizzate a:<br />

- monitorare fenomeni di moria/spopolamento di api;<br />

- correlare gli eventi di moria e spopolamento rilevati ai diversi protocolli di lotta alla varroa (es.<br />

anche con le strategie messe a punto da altri Enti di ricerca operanti sul territorio nazionale: IZS<br />

Firenze, CRA-Api, etc.);<br />

- verificare la praticità, l’efficacia acaricida e le modalità di somministrazione di diversi prodotti<br />

antivarroa a basso impatto ambientale impiegati dagli apicoltori;<br />

- verificare i dispositivi innovativi in fase di costruzione;<br />

- campionamento di matrici apistiche utilizzate per valutare la quantità di residui dei principi attivi<br />

(neem e timolo) oggetto dello studio nei prodotti dell’alveare, come pure per ottenere api adulte e<br />

varroe vive da sottoporre a saggi di laboratorio per individuare la dose letale 50 (DL 50 ).<br />

Il dottor Formato ha infine preso parte ad eventi di formazione sull’impiego di prodotti a basso<br />

impatto ambientale e fitoterapici per la lotta alla varroa in quanto attinenti al progetto di ricerca, con<br />

il fine di acquisire ulteriori conoscenze in merito all’impiego di sostanze naturali per la lotta alla<br />

varroa ed alle malattie correlate.<br />

Mediante l’osservazione diretta su alveari nel secondo anno di progetto sarà verificata l’efficacia<br />

acaricida dei diversi principi attivi oggetto del presente progetto (neem, timolo ed RNAi) impiegati<br />

con i dispositivi innovativi costruiti relazionando i risultati alle condizioni climatiche (in particolare<br />

la temperatura esterna) e considerandone la tossicità in vivo per le api.<br />

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"<br />

In fase di realizzazione.<br />

Nella sperimentazione in campo, che sarà completata per la fine del progetto (dicembre 2012),<br />

saranno costituiti dei gruppi di trattamento di almeno 8 alveari finalizzati a confrontare l’efficacia<br />

acaricida di diversi protocolli di lotta alla varroa. Nei gruppi sarà anche incluso un numero di<br />

alveari in cui non verrà somministrato alcun trattamento (controllo). Per le diverse tesi sperimentali,<br />

saranno monitorati i seguenti indicatori di efficacia del protocollo: quantità di miele prodotto,<br />

vitalità <strong>delle</strong> colonie (mediante conta <strong>delle</strong> api morte cadute nelle gabbie underbasket, numero di<br />

favi occupati dalle api adulte, numero di telaini di covata), quantificazione dei patogeni oggetto<br />

dello studio (virus e varroa) e di altri eventuali patogeni associati (es. Nosema spp.), efficacia<br />

acaricida ed antivirale. Lì dove saranno effettuati trattamenti con neem, si procederà alla<br />

determinazione della presenza di residui nel miele prodotto, attraverso analisi LC-MS,<br />

indispensabili per garantire la qualità del miele prodotto<br />

"<br />

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"<br />

Grazie all’osservazione dal vivo di fenomeni di moria/spopolamento di alveari è stato possibile<br />

costruire la tabella riassuntiva di seguito riportata in cui si correlano le perdite di alveari evidenziate<br />

con i diversi protocolli di lotta alla varroa messi in atto dagli apicoltori.<br />

Tabella- Risultati <strong>delle</strong> visite in apiario in caso di moria/spopolamento di alveari<br />

Casi di moria/<br />

spopolamento<br />

Motivo del sopralluogo<br />

Cor<strong>relazione</strong> tra il fenomeno di moria/spopolamento con i<br />

protocolli di lotta alla varroa adottati<br />

Caso 1 moria e spopolamento Varroatosi e virosi associate (mancato trattamento acaricida<br />

invernale). Alcune famiglie erano affette da patologie<br />

denunciabili (Peste americana, peste europea, nosemosi)<br />

Caso 2 moria e spopolamento Varroatosi e virosi associate (mancato trattamento acaricida<br />

invernale). Alcune famiglie erano affette da (Peste americana<br />

Caso 3 moria Varroatosi e virosi associate(mancato trattamento acaricida<br />

invernale).<br />

Avvelenamento da sostanze presenti in una discarica limitrofa<br />

allo apiario.<br />

Caso 4 spopolamento Forte sospetto di avvelenamento da agro farmaci (sintomi acuti<br />

sulle api adulte di tremori e movimenti sconnessi)<br />

Indebolimento <strong>delle</strong> famiglie per trattamento acaricida ripetuto<br />

in periodo invernale (9 volte AO gocciolato nei mesi invernali)<br />

Caso 5 moria Avvelenamento da trattamenti fitosanitari su mais. Alcune<br />

famiglie erano morte per Peste Americana<br />

Caso 5 moria e spopolamento Avvelenamento da agro farmaci su trattamento della vite<br />

Caso 6 moria varroatosi e virosi associate (gran parte <strong>delle</strong> famiglie presenti in<br />

"<br />

7Q"


apiario presentavano Parasitic Mite Syndrome) (mancato<br />

trattamento acaricida estivo).<br />

Caso 7 moria Varroatosi e virosi associate (Errore gestionale: trattamento con<br />

timolo nel periodo ottobre-novembre). Avvelenamento per<br />

presenza di una industria di confetture e conserve nel raggio di<br />

300 m dall’apiario.<br />

Caso 8 moria e spopolamento Avvelenamento da diserbanti glifosati (Klorane)<br />

Varroatosi (l’apicoltore non ha realizzato alcun trattamento<br />

acaricida estivo)<br />

Caso 9 moria e spopolamento Varroatosi e virosi asosciate (L’apicoltore non tratta da anni per<br />

la varroa).<br />

Avvelenamento doloso da parte di un vicino<br />

Caso 10 moria Varroatosi e virosi associate (l’apicoltore non ha eseguito alcun<br />

trattamento acaricida invernale ed ha trattato quale trattamento<br />

estivo le famiglie con APIGUARD in periodo non idoneo:<br />

settembre-ottobre 2010<br />

Caso 11 moria e spopolamento Lo spopolamento è verosimilmente da attribuire a fenomeni di<br />

avvelenamento oppure a virosi particolarmente gravi<br />

Caso 12 spopolamento Varroatosi generalizzata a tutto l’apiario (mancato trattamento<br />

con acido ossalico per ritardi nell’arrivo di Api-Bioxal).<br />

Avvelenamento per trattamento fitosanitario contro la mosca<br />

dell’olivo realizzato con Imidacloprid (Confidor) e Dimetoato.<br />

Caso 13 moria e spopolamento L’apicoltore ipotizza un avvelenamento da agrofarmaci per il<br />

trattamento di coltura di sorgo, girasole e vite.<br />

'<br />

Si realizzerà infine, entro la fine del progetto, una attività di monitoraggio in campo di apiari a<br />

rischio di spopolamento in quanto affetti da varroatosi e/o malattie correlate (virosi e nosemiasi),<br />

"<br />

7!"


per verificare l’andamento <strong>delle</strong> popolazioni di api mediante loro conteggio in entrata/uscita<br />

impiegando i dispositivi messi a punto. Si provvederà infatti ad installare i dispositivi di conteggio<br />

<strong>delle</strong> api, prevedendo un sistema affidabile di acquisizione e immagazzinamento dei dati basato su<br />

datalogger e/o rete senza filo per il trasferimento di dati ad una unità centrale.<br />

"<br />

7#"


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"<br />

7/"


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"<br />

77"

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