Metodi classici e tecnologie innovative – Csm by bauer - Geotunnel
Metodi classici e tecnologie innovative – Csm by bauer - Geotunnel
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Dr. Ing. Ak. Massimiliano Bringiotti <strong>–</strong> GeoTunnel<br />
Dr. Geol. Marco Dossi <strong>–</strong> GeoTunnel<br />
Dr. Davide Nicastro <strong>–</strong> GeoTunnel<br />
csm <strong>by</strong> Bauer<br />
Miscelazione profonda dei terreni:<br />
<strong>Metodi</strong> <strong>classici</strong> e <strong>tecnologie</strong><br />
<strong>innovative</strong> <strong>–</strong> <strong>Csm</strong> <strong>by</strong> <strong>bauer</strong><br />
Questa trattazione persegue l’obiettivo di illustrare<br />
l’innovativa tecnologia nota come Cutter Soil Mixing (CSM:<br />
taglio e miscelazione del terreno) per la formazione di pannelli<br />
rettangolari di terreno consolidato, mediante miscelazione<br />
in posto con opportuno legante, al fine di realizzare strutture<br />
portanti o diaframmi idraulici; tale sistema è stato studiato<br />
e realizzato da Bauer Maschinen GmbH nel 2004, unendo le<br />
conoscenze del trattamento dei terreni, metodologia nota come<br />
Deep Mixing Method (DMM: miscelazione profonda del terreno),<br />
con quelle dello scavo di pannelli rettangolari realizzati tramite la<br />
tecnologia delle idrofrese (Trench Cutter).<br />
I metodi DMM consistono nel realizzare colonne di terreno<br />
trattato, mediante utensili collegati a una o più aste che ruotano,<br />
tramite una Rotary, e che vengono spinti nel terreno. Le idrofrese<br />
realizzano pannelli rettangolari continui tramite l’azione di taglio<br />
di opportune ruote provviste di inserti taglienti.<br />
L’unità CSM è costituita da due gruppi di ruote fresanti<br />
azionate idraulicamente e montate su un telaio dove trovano<br />
alloggiamento i motori e vari sensori atti alla misurazione<br />
di pressioni, velocità, inclinazioni, ecc.. Tali “teste fresanti”<br />
vengono collegate ad un’asta kelly atta a generare la spinta<br />
necessaria all’infissione; esiste anche la versione sospesa, dove<br />
il supporto delle ruote è un idoneo telaio e l’azione di pressione<br />
sul terreno avviene per gravità. Mescolare delle miscele<br />
cementizie con il terreno utilizzando la tecnologia CSM è un<br />
nuovo ed efficace metodo per realizzare paratie di ritenuta e/o<br />
sostegno, diaframmi impermeabili e per il miglioramento delle<br />
caratteristiche meccaniche dei terreni, nelle gallerie artificiali,<br />
nei parcheggi sotterranei, nelle discariche, ecc.. Queste opere<br />
richiedono una paratia competente atta al sostegno degli scavi<br />
e/o alla tenuta di liquidi per limitare la migrazione di contaminanti<br />
o l’abbassamento della falda ed il suo ripercuotersi sulla stabilità<br />
dei terreni e delle costruzioni circostanti. Il metodo CSM offre<br />
una nuova valida alternativa ai metodi <strong>classici</strong>: può essere<br />
utilizzato per sostituire diaframmi di varia natura (ad es. plastici),<br />
installazioni di palancolate e/o di pali battuti (i quali potrebbero<br />
indurre vibrazioni pericolose alle strutture adiacenti), paratie in<br />
jet grouting (evitando i pericoli generati dallo scarso controllo<br />
delle pressioni di iniezione), ecc..<br />
Inoltre, è un metodo valido anche per la stabilizzazione di<br />
sabbie sciolte e come strumento per mitigare il fenomeno<br />
di liquefazione in zone di attività sismica. I metodi DMM<br />
(Deep Mixing Methods) sono utilizzati principalmente per il<br />
trattamento di terreni teneri (coesivi e non-coesivi). Il metodo<br />
CSM, che utilizza la tecnologia delle idrofrese Bauer, estende<br />
Geofluid 2009 1<br />
l’utilizzo anche ai terreni più consistenti ed alle rocce tenere.
Figura 1.1<br />
Pannelli CSM<br />
eseguiti<br />
in Giappone<br />
Figura 1.3<br />
Colonne DMM<br />
riesumate<br />
Figura 1.2<br />
Utensile storico<br />
2 Geofluid 2009<br />
1. DMM <strong>–</strong> Deep Mixing Method<br />
Il miglioramento della resistenza meccanica e delle caratteristiche<br />
idrauliche dei terreni viene generalmente ottenuto<br />
tramite una serie di tecniche che rientrano nella definizione<br />
di “consolidamento dei terreni”;§ tra queste enumeriamo la<br />
“compattazione dinamica”, il “precarico” associato al ”drenag-<br />
gio profondo”, le “iniezioni di miscele a bassa pressione”, il “jet<br />
grouting” e la “miscelazione meccanica profonda” o “deep<br />
mixing”. Deep mixing è un termine generico che individua<br />
vari metodi di consolidamento in cui i leganti, calce e/o cemento,<br />
vengono mescolati meccanicamente con il terreno.<br />
Questo trattamento è stato ideato nei paesi scandinavi e<br />
successivamente applicato in Giappone [Fig. 1.1].<br />
In sintesi, il terreno viene mescolato in sito mediante un<br />
utensile rotante formando delle zone che presentano<br />
caratteristiche di resistenza, deformabilità e permeabilità<br />
migliori del terreno circostante non trattato.<br />
1.1 Cenni storici<br />
Secondo alcuni il principio del metodo ha origine negli Stati<br />
Uniti dove, nel 1954, una singola coclea è stata utilizzata per<br />
mescolare il legante con il terreno. Tuttavia, questa tecnologia,<br />
nella forma attuale, deriva dallo sviluppo maturato in<br />
Giappone ed in Svezia [Fig. 1.2].<br />
Infatti, la tecnica del deep mixing è stata presentata per la<br />
prima volta in una conferenza internazionale nel 1975, con<br />
un progetto svedese ed uno giapponese. L’utilizzo del metodo<br />
delle colonne di calce in Svezia iniziò nel 1967 ed era<br />
basato sulla miscelazione in situ del terreno con calce viva<br />
per formare colonne indurite.<br />
Contemporaneamente alla sperimentazione<br />
svedese, la ricerca e lo<br />
sviluppo della miscelazione profonda<br />
avveniva anche in Giappone sin dal<br />
1967 con prove di laboratorio su<br />
modelli a scala ridotta, effettuate allo<br />
scopo di mettere a punto un metodo<br />
per la stabilizzazione profonda delle<br />
argille marine. In Giappone, inoltre, nel<br />
1975, è stato messo a punto il metodo<br />
“per via umida”, in cui il legante viene<br />
premiscelato con acqua e successivamente<br />
iniettato nel terreno. Nel<br />
1975 gli ingegneri giapponesi hanno<br />
iniziato lo studio della miscelazione meccanica profonda “a<br />
secco”; il primo progetto è stato effettuato nel 1981, con un<br />
metodo molto simile a quello svedese della colonna di calce.<br />
Il deep mixing ha avuto molto successo in Giappone e dal<br />
1980 il metodo ha visto un veloce sviluppo ed un gran numero<br />
di Aziende hanno ideato ed ottimizzato propri processi di<br />
miscelazione, elaborando un’ampia varietà di tecniche.<br />
1.2 Metodo<br />
Da un punto di vista scientifico, è difficile distinguere la<br />
stabilizzazione del suolo superficiale da quella in profondità.<br />
Tradizionalmente, la stabilizzazione del suolo a limitate<br />
profondità viene collegata ai sottofondi superficiali, per<br />
esempio nel campo stradale, mentre il deep mixing riguarda<br />
aspetti di bonifica, sostegno e rinforzo del terreno. Secondo<br />
la norma UNI EN 14679 (2005) questo metodo concerne<br />
il trattamento del terreno ad una profondità minima di 3<br />
m. La maggior parte dei metodi di miscelazione profonda<br />
utilizza una pala formata da lame o da coclee montate su<br />
uno o più alberi [Fig. 1.3].<br />
Nel 1980 in Giappone sono stati sviluppati alcuni differenti<br />
metodi di miscelazione profonda, ognuno dei quali è conosciuto<br />
con un nome proprio; la principale distinzione si ha<br />
tra il metodo di miscelazione per via secca (dry mixing) e<br />
per via umida (wet mixing). Oltre alla calce ed al cemento,<br />
possono essere impiegati altri agenti quali gesso, cenere<br />
volante, scoria di fornace, idrossiallumina e cloridrato di<br />
potassio.<br />
1.2.1 Principi che regolano il consolidamento<br />
I componenti principali del cemento sono la Silice (SiO 2 ),<br />
l’ossido di calcio (CaO) e l’allumina (Al 2 O 3 ).<br />
Il cemento secco, immesso nel terreno da consolidare,<br />
assorbe l’umidità presente formando idrati di cemento e<br />
calce spenta:<br />
Cemento + H 2 O CSH + Ca(OH 2 )<br />
dove: C = CaO S = SiO 2 H = H 2 O<br />
In seguito al processo di ionizzazione, la calce spenta si divide<br />
in ioni calcio ed in ioni ossidrili; gli ioni calcio, assorbiti<br />
dalla superficie delle particelle di terreno, reagendo con la<br />
silice e l’allumina (minerali argillosi), producono silicati di<br />
calcio idrati ed alluminati di calcio idrati; tale processo é<br />
detto di “idratazione”. Da prove di laboratorio, la resistenza
a compressione del terreno consolidato<br />
in funzione del dosaggio e del tipo di<br />
agente consolidante evidenzia come la<br />
resistenza risulti superiore utilizzando<br />
materiali in polvere piuttosto che malte<br />
liquide e come i valori maggiori di resistenza<br />
siano ottenuti miscelando al<br />
terreno cemento in polvere [Fig. 1.4].<br />
Quando una argilla viene mescolata con<br />
cemento o calce, si ha un immediato<br />
aumento della resistenza, dovuto in<br />
parte alla flocculazione dell’argilla ed<br />
in parte alla riduzione del contenuto<br />
d’acqua. Il fenomeno dell’idratazione<br />
della calce viva o del gesso viene accompagnato<br />
da un rigonfiamento del<br />
materiale trattato e da un aumento<br />
della temperatura; l’acqua necessaria<br />
alla reazione è assorbita dal terreno circostante.<br />
1.2.2 Dry mixing<br />
Il presupposto affinché possa avvenire la reazione di<br />
idratazione nel dry mixing è che il terreno sia immerso in<br />
falda o che comunque presenti un livello d’umidità sufficiente.<br />
L’attrezzatura è costituita dal gruppo principale di<br />
perforazione e trattamento e da un gruppo di stoccaggio<br />
ed invio del legante in polvere; se necessario è presente<br />
anche un gruppo di alimentazione d’acqua per umidificare<br />
eventuali livelli aridi. La perforazione viene realizzata tramite<br />
una batteria di aste modulari cave, all’estremità della<br />
quale è montato l’utensile, con una doppia serie di lame,<br />
opportunamente sagomate.<br />
Durante la perforazione, eseguita con velocità di avanzamento<br />
e rotazione determinate in funzione della consistenza dei<br />
materiali da attraversare, le lame disgregano il terreno sino<br />
a portarlo ad una condizione prossima al limite liquido. In<br />
questa fase l’acqua necessaria per trattare i terreni aridi viene<br />
immessa in prossimità delle lame attraverso un’apposita<br />
conduttura. Ultimata la perforazione si inverte il senso di<br />
rotazione dell’utensile e si procede all’immissione del cemento<br />
attraverso gli ugelli posti in prossimità della zona di<br />
attacco delle lame all’asta. Il cemento viene trasportato da<br />
un flusso d’aria compressa utilizzando uno speciale dosatore<br />
che permette di immettere la quantità voluta di legante per<br />
metro cubo di volume trattato.<br />
In questa fase il cemento viene pertanto miscelato al terreno<br />
e la conformazione delle lame è tale da assicurare anche un<br />
costipamento verso il basso del materiale così miscelato. La<br />
qualità del prodotto viene assicurata dal controllo e dalla<br />
registrazione continua dei parametri operativi quali la velocità<br />
di avanzamento/recupero e di rotazione e la quantità di<br />
legante inviato per metro lineare di colonna.<br />
Le due principali tecniche di miscelazione a secco sono la<br />
DJM Dry Jet Mixing ed il metodo della colonna calce-cemento,<br />
oggi definite rispettivamente come tecnica “giapponese” e<br />
“nordica” secondo la norma UNI EN 14679 (2005).<br />
1.2.3 Wet mixing<br />
La tecnica di miscelazione per via<br />
umida consiste nella mescolazione<br />
in sito del terreno con una<br />
miscela a base di legante idraulico.<br />
L’attrezzatura è costituita da una<br />
macchina operatrice con una torre<br />
di perforazione costituita da una o<br />
più aste attrezzate con porzioni di<br />
spirale (terreni incoerenti) o lame<br />
(terreni coesivi). Ogni batteria termina<br />
con un utensile di perforazione<br />
provvisto di ugelli che consentono<br />
la fuoriuscita della miscela acquacemento<br />
necessaria. L’impianto di<br />
confezionamento e pompaggio<br />
prevede un agitatore dal quale la<br />
miscela viene inviata alle batterie di<br />
perforazione. Un sistema di rilevamento registra in continuo i<br />
seguenti parametri: pressione del circuito idraulico della macchina,<br />
velocità di rotazione, profondità, volume progressivo<br />
del fluido iniettato, portata e pressione dell’iniettore.<br />
La realizzazione degli elementi consolidati avviene facendo<br />
penetrare nel terreno la batteria di attrezzi disgregatori<br />
sino alla quota di fine colonna; contemporaneamente alla<br />
discesa, dagli ugelli, viene iniettata la miscela cementizia<br />
ed è in questa fase che il terreno viene smosso e mescolato<br />
al legante. Terminata la perforazione, si inizia la fase<br />
di risalita invertendo il senso di rotazione della batteria ed<br />
eventualmente iniettando ulteriore miscela (eseguendo con<br />
ciò un’azione di compattazione del volume già trattato). La<br />
tecnica giapponese Cement Deep Mixing (CDM), o “per via<br />
umida” (wet method), è stata sviluppato nella metà degli<br />
anni ‘70 e rappresenta il più grande gruppo delle tecniche<br />
di miscelazione per via umida.<br />
1.3 Processo di miscelazione<br />
Il processo di miscelazione nel deep mixing è molto complesso<br />
e comprende varie fasi. Lo scopo è diffondere il legante<br />
nel terreno in modo da creare le condizioni migliori affinché<br />
avvengano le reazioni chimiche di idratazione [Fig. 1.5].<br />
csm <strong>by</strong> Bauer<br />
Figura. 1.4<br />
Diagramma<br />
della resistenza a<br />
compressione del<br />
terreno consolidato<br />
in funzione del<br />
dosaggio e del tipo<br />
di agente consolidante<br />
Figura1.5<br />
Impianto MAT di<br />
miscelazione nel<br />
cantiere CSM di<br />
Avigliana<br />
(Cipa SpA &<br />
Injectosond Srl)<br />
Geofluid 2009 3
4 Geofluid 2009<br />
è importante quindi che la diffusione del legante sia il più<br />
possibile uniforme nel volume di materiale trattato, sia in<br />
direzione longitudinale che trasversale, al fine di ottenere<br />
ovunque le medesime caratteristiche.<br />
Il processo esecutivo del deep mixing può essere diviso in<br />
tre fasi principali: 1) penetrazione dell’utensile di miscelazione<br />
alla profondità richiesta; 2) dispersione del legante;<br />
3) diffusione molecolare.<br />
1.3.1 Penetrazione dell’utensile di miscelazione<br />
Nella prima fase del processo l’utensile rotante viene guidato<br />
nel terreno alla profondità voluta. Gli attrezzi di miscelazione<br />
esistenti sono costituiti da pale inclinate generalmente di<br />
un piccolo angolo sull’orizzontale.<br />
1.3.2 Processo di dispersione<br />
Il processo tramite il quale il legante viene disperso nel<br />
terreno può essere diviso in quattro fasi:<br />
a) incorporazione e diffusione del legante;<br />
b) umidificazione delle particelle;<br />
c) disaggregazione degli agglomerati;<br />
d) distribuzione.<br />
a) Incorporazione e diffusione del legante è molto importante<br />
che l’utensile di miscelazione sia progettato in<br />
modo da spargere il legante uniformemente nella sezione<br />
trasversale della colonna. Ciò evita variazioni significative<br />
di concentrazione e la formazione di grandi agglomerati<br />
(grumi). L’incorporazione e la diffusione del legante spinto<br />
dall’aria compressa è già di per sé un meccanismo di<br />
miscelazione, poiché produce il movimento relativo tra<br />
terreno e legante.<br />
b) Umidificazione delle particelle solide Quando il legante<br />
viene mescolato con il terreno, gli agglomerati di polvere<br />
contengono aria intrappolata che deve essere evacuata e<br />
sostituita con acqua presente nella terra, al fine di consentire<br />
la reazione di idratazione. Il processo di umidificazione<br />
risulta facilitato dall’azione mescolante dell’utensile che<br />
genera elevate sollecitazioni di taglio e compressione nel<br />
terreno. Nella miscelazione a secco, specialmente nei terreni<br />
con limitato contenuto d’acqua, i problemi propri dell’umidificazione,<br />
congiuntamente ad una miscelatura meccanica<br />
inadeguata, possono portare alla formazione di agglomerati<br />
e di sacche d’aria nelle colonne. Una soluzione è premiscelare<br />
il legante con acqua; questo metodo, conosciuto come “per<br />
via umida”, viene usato principalmente con il cemento. Nel<br />
consolidamento di terreni con un indice di liquidità superiore<br />
all’unità, il metodo per via umida può avere un effetto negativo<br />
sul processo di miscelazione, poiché le parti di terreno<br />
possono venire trascinati dalla miscela senza subire un’azione<br />
significativa dall’utensile di miscelazione.<br />
c) Disaggregazione degli agglomerati Una volta che il legante<br />
è stato miscelato, gli agglomerati che si sono formati dovrebbero<br />
essere spezzati prima che inizino le reazioni chimiche di<br />
idratazione. Se le particelle non sono disperse uniformemente,<br />
si formeranno grandi aggregati con conseguenti variazioni<br />
di concentrazione della miscela. La disgregazione dei grumi<br />
viene effettuata con un’azione tagliante o generando grandi<br />
forze di compressione, sempre tramite gli utensili di miscelazione.<br />
L’azione disaggregratrice è facilitata da condizioni di<br />
moto turbolento per le quali sono necessarie elevate velocità<br />
di rotazione, in quanto alle basse c’è il rischio che l’utensile<br />
sposti soltanto gli agglomerati senza romperli.<br />
d) Distribuzione<br />
La distribuzione è il processo tramite il quale gli agglomerati<br />
disgregati vengono sparsi nella miscela; generalmente ciò<br />
avviene contemporaneamente al processo precedente.<br />
Se il legante non è stato diffuso adeguatamente durante<br />
le fasi precedenti si renderanno necessari lunghi tempi di<br />
miscelazione, poiché risulta difficoltosa la generazione del<br />
movimento in tutti i tipi di terreno quando sia iniziata la<br />
reazione d’idratazione poiché tale fenomeno comporta il<br />
progressivo indurimento dell’impasto.<br />
Diffusione molecolare<br />
Dopo l’esecuzione della colonna, il processo di miscelazione<br />
continua tramite diffusione molecolare; qualora ci siano<br />
variazioni di concentrazione di legante, nel tempo queste<br />
tenderanno a diminuire sino ad annullarsi. I leganti oggi<br />
maggiormente utilizzati sono la calce ed il cemento che<br />
differiscono nelle loro proprietà di diffusione. Quando la calce<br />
reagisce con acqua, produce idrossido di calcio, che si diffonde<br />
nell’agglomerato migliorando così il grado di miscelazione.<br />
Il cemento, d’altra parte, reagisce con acqua generando<br />
prodotti che induriscono ed otturano i pori interstiziali del<br />
terreno, per cui la diffusione molecolare è un meccanismo<br />
di miscelazione secondario per il cemento.<br />
1.4 Fattori che influenzano il processo<br />
di miscelazione<br />
Il processo di miscelazione nel deep mixing dipende da molti<br />
fattori: la reologia del terreno e del legante, la pressione nel<br />
terreno, la pressione e la quantità d’aria utilizzata, la geometria<br />
dell’utensile di miscelazione, l’energia di miscelazione, la<br />
velocità di rotazione e di recupero dell’utensile, la tensione di<br />
consolidamento, l’energia di compattazione, la temperatura<br />
e la quantità d’acqua.<br />
1.4.1 Energia di miscelazione<br />
E’ oggi ben noto che lo sforzo efficace ha influenza sul<br />
processo di miscelazione e sui relativi risultati: un tempo<br />
di miscelazione maggiore aumenta lo sforzo efficace trasmesso<br />
e la diffusione del legante nella miscela. Sia le linee<br />
guida giapponesi (CDIT, 2002) che la norma europea (EN<br />
14679) correlano l’intensità di miscelazione al numero di<br />
giri dell’utensile, mentre lo sforzo efficace trasmesso alla<br />
miscela viene correlato alla velocità di recupero. Nei paesi<br />
scandinavi il valore di recupero (mm/giro) dell’utensile<br />
viene utilizzato come misura del tempo di miscelazione,<br />
mentre l’intensità di miscelazione è funzione della velocità<br />
di rotazione. Nel Giappone, invece, il tempo di miscelazione<br />
è misurato in termini di velocità di penetrazione, velocità di<br />
recupero e di rotazione.
Per fornire una misura del tempo di miscelazione questi<br />
parametri sono correlati nel termine T (giri/m) (Yoshizawa<br />
1997):<br />
T = ∑M(Nd/Vd + Nu/Vu)<br />
dove: ΣM è il numero di pale dell’utensile; Nd è la velocità<br />
di rotazione dell’utensile durante la penetrazione [giri/min];<br />
Nu è la velocità di rotazione dell’utensile durante il recupero<br />
[giri/min]; Vd è la velocità di penetrazione dell’utensile [m/<br />
min]; Vu è la velocità di recupero dell’utensile [m/min].<br />
In Giappone parte del legante è spesso immesso appena<br />
l’utensile viene infisso nel suolo, in particolare quando si<br />
adotta il metodo per “via umida”, aiutando così il mescolamento<br />
del terreno. Per calcolare il tempo di miscelazione,<br />
considerando il fatto che soltanto parte del legante è immesso<br />
durante l’inserzione dell’utensile, può essere usata la<br />
seguente espressione (Hayashi & Nishikawa 1999):<br />
T = ∑M(Nd/Vd + Nu/Vu + Wi/Wt )<br />
dove: Wi è la quantità di legante immesso durante la penetrazione<br />
[kg]; Wt è la quantità totale di legante immesso [kg].<br />
In Svezia, invece, per la misura del tempo di miscelazione<br />
viene utilizzata la velocità di recupero (mm/giro) dell’utensile.<br />
Il tempo T può essere calcolato come:<br />
T = ∑M 1/s 1000<br />
dove: ∑M è il numero di pale dell’utensile; s è la velocità di<br />
recupero dell’utensile [mm/giro].<br />
Una serie di prove di laboratorio hanno dimostrato che il<br />
grado di miscelazione ed il numero di giri rivestono importanza<br />
fondamentale per la resistenza finale.<br />
Nei paesi scandinavi si utilizza generalmente il metodo “per<br />
via secca” e l’immissione del legante avviene solo durante la<br />
fase di recupero. La miscelazione potrebbe essere migliorata<br />
immettendo il legante già durante la fase di perforazione<br />
del terreno, tuttavia questo non viene praticato in quanto il<br />
mescolamento diventa difficoltoso quando il legante inizia<br />
a reagire con il terreno; un rimedio consiste nel modificare<br />
la reologia del legante a mezzo di additivi ritardanti. Si è<br />
osservato comunque che la velocità di rotazione influenza<br />
sia lo sforzo efficace che il grado di miscelazione, poiché<br />
un incremento della velocità di rotazione riduce i tempi di<br />
miscelazione a parità di risultati. A riguardo la geometria<br />
dell’utensile riveste un’importanza fondamentale in quanto<br />
da essa dipendono tutti gli altri parametri visti. Un’idea<br />
comune dei ricercatori per aumentare la resistenza e migliorare<br />
la qualità della miscela è quella di dotare l’utensile<br />
di numerose lame o pale in modo da realizzare più lavoro<br />
di miscelazione. Nei paesi scandinavi oggi la velocità di<br />
rotazione è normalmente di 150÷200 giri/min mentre in<br />
Giappone è di 20÷60 giri/min.<br />
1.4.2 Tipo e quantità di legante<br />
Non vi è dubbio sul fatto che la quantità di legante influenzi<br />
significativamente la resistenza di terreno stabilizzato, comunque<br />
importante è anche la distribuzione del legante<br />
nel volume trattato e la dispersione dei valori di resistenza.<br />
Asano (1996) ha studiato come cambiano la resistenza a<br />
compressione ed il coefficiente di dispersione al variare<br />
della quantità di legante per tre tipi di leganti. I risultati<br />
hanno mostrato che, riguardo alle miscele di cemento, il<br />
coefficiente di dispersione passa da circa il 40% al 20% con<br />
il raddoppio della quantità di legante.<br />
1.4.3 Geometria dell’utensile di miscelazione<br />
L’influenza della geometria dell’utensile di miscelazione è<br />
stata oggetto di studi sin dagli anni ‘70, in Giappone ed in<br />
Svezia, che sostanzialmente hanno confrontato geometrie<br />
differenti. E’ noto che uno dei rischi della miscelazione in situ<br />
riguarda la possibilità che il legante indurisca ed ostacoli la<br />
rotazione dell’utensile. Nella metà degli anni ‘80, sono stati<br />
presentati degli utensili dotati di “alette antirotazione” che,<br />
rimanendo ferme, impediscono al materiale mescolato di<br />
ruotare solidalmente all’attrezzo. Altre soluzioni, ad esempio,<br />
vedono l’utensile dotato di lame di miscelazione che<br />
ruotano nei sensi opposti.<br />
1.4.4 Proprietà reologiche del terreno<br />
Le proprietà reologiche dei terreni condizionano molto la<br />
scelta sul metodo e sulle <strong>tecnologie</strong> del deep mixing. La<br />
miscelazione con leganti è particolarmente difficoltosa nel<br />
caso di terreni fini coesivi con contenuti d’acqua medio-alti;<br />
accade spesso infatti di dover trattare limi o argille prossime<br />
al limite di liquidità. La reologia del volume trattato cambia<br />
rapidamente dopo l’immissione del legante, poiché viene<br />
provocato un asciugamento veloce e di conseguenza la<br />
miscela diventa più plastica e difficile da miscelare.<br />
1.4.5 Quantità e pressione d’aria<br />
Secondo la norma EN 14679 (2005) nel dry mixing la pressione<br />
d’aria dovrà essere mantenuta bassa quanto possibile<br />
per evitare i problemi di trascinamento e movimentazioni<br />
di terreno. Da una serie di prove su modelli a scala ridotta è<br />
stato individuato che la quantità di aria può influenzare considerevolmente<br />
l’uniformità e le proprietà di resistenza del<br />
terreno trattato. La pressione d’aria deve essere sufficiente<br />
per formare cavità sino in superficie per la sua evacuazione<br />
dopo la fase di distribuzione del legante. La pressione<br />
dell’aria non deve essere comunque troppo elevata perché<br />
questo potrebbe causare fratture pneumatiche oltre i bordi<br />
della colonna (pressioni elevate di circa 200÷1.000 kPa sono<br />
comunemente applicate in Svezia).<br />
1.5 Materiali e miscele<br />
In linea generale si può affermare che le proprietà reologiche<br />
di una miscela influenzano notevolmente la sua iniettabilità<br />
in un determinato mezzo poroso o fratturato.<br />
I materiali d’iniezione possono essere classificati, dal punto<br />
di vista reologico, in due categorie [Fig. 1.6]:<br />
a) Fluidi newtoniani, che seguono la legge di Newton in<br />
quanto sono caratterizzati dall’assenza della soglia di<br />
taglio (rigidità nulla) e ad ogni istante lo sforzo di taglio è<br />
csm <strong>by</strong> Bauer<br />
Geofluid 2009 5
Figura 1.6<br />
Modello<br />
e diagramma<br />
di un fluido<br />
newtoniano a<br />
sx e binghamiano<br />
a dx<br />
Figura 1.7<br />
Evoluzione delle<br />
caratteristiche<br />
reologiche nel<br />
tempo<br />
6 Geofluid 2009<br />
proporzionale linearmente alla velocità di flusso tramite la<br />
viscosità μ. La relazione lineare di Newton che lega viscosità<br />
e scorrimento è:<br />
T = μ dv/ dz<br />
dove: T è lo sforzo di taglio necessario per produrre una velocità<br />
relativa dv fra due strati piani paralleli distanti fra loro<br />
dz; μ è la viscosità dinamica; dv/dz è il gradiente di taglio.<br />
b) Fluidi binghamiani. Per il movimento del fluido è necessario<br />
il superamento della soglia di taglio, oltre la quale lo<br />
sforzo di taglio è direttamente proporzionale al gradiente<br />
con viscosità costante come per i fluidi newtoniani. La legge<br />
è del tipo:<br />
T =T 0 +μ dv/ dz<br />
dove: T è sforzo di taglio necessario per produrre una<br />
velocità relativa dv fra due strati piani<br />
paralleli distanti fra loro dz; T0 è la soglia<br />
di taglio o rigidità (yeld value); μ è la<br />
viscosità plastica o dinamica; dv/dz è il<br />
gradiente di taglio.<br />
In senso stretto, un corpo di Bingham<br />
non è un liquido ma piuttosto un solido<br />
visco-plastico.<br />
La viscosità dinamica è un parametro<br />
caratterizzante per le miscele ed è<br />
espressa in mPa sec o cP, secondo la relazione<br />
d’equivalenza: 1 mPa sec = 1 cP<br />
[Centipoise]; dipende dal tempo e dalla<br />
temperatura. La viscosità di fluidi quali le<br />
sospensioni di cemento aumenta all’aumentare<br />
della temperatura.<br />
1.5.1 Classificazione delle miscele<br />
In base allo schema di comportamento<br />
reologico [Fig. 1.7], le miscele possono essere<br />
raggruppate nelle seguenti classi:<br />
a) sospensioni - stabili<br />
- instabili<br />
b) soluzioni - colloidali (evolutive)<br />
- pure (non evolutive)<br />
a) Sospensioni<br />
Le sospensioni sono costituite dall’insieme di uno<br />
o più prodotti solidi (cemento, argilla …) dispersi in<br />
acqua. Una sospensione e detta “stabile” quando la<br />
tendenza alla sedimentazione è nulla o trascurabile.<br />
A questa classe appartengono: le miscele di cemento<br />
con adeguate aggiunte di argilla o bentonite e le<br />
miscele di argilla o bentonite trattate con additivi<br />
chimici.<br />
Il comportamento reologico di questi fluidi può essere<br />
definito dalla legge di Bingham.<br />
Una sospensione è detta “instabile” se la fase solida<br />
tende a sedimentare separando un’apprezzabile<br />
percentuale della fase liquida, quando la miscela non<br />
è mantenuta in agitazione o in movimento. E’ questo<br />
il caso tipico delle sospensioni di cemento puro in<br />
acqua, idonee, in generale, per il trattamento d’iniezione<br />
e di riempimento di rocce fessurate ma non per<br />
l’impregnazione di terreni incoerenti e/o riempimento.<br />
b) Soluzioni<br />
Le soluzioni sono liquidi omogenei costituiti da prodotti<br />
chimici. Le soluzioni “colloidali” sono anche dette “evolutive”<br />
in quanto la viscosità aumenta nel tempo; a questa<br />
classe appartengono le miscele a base di silicato sodico. Le<br />
sospensioni di bentonite trattata (con additivi deflocculanti<br />
e rigidificanti) possono avere una rigidità tanto modesta e<br />
lentamente evolutiva da avvicinarsi in pratica allo schema<br />
reologico delle soluzioni colloidali. Ai fini dell’uniformità del<br />
trattamento e dei limiti di iniettabilità, il vantaggio delle soluzioni<br />
colloidali rispetto alle sospensioni è evidente e si basa<br />
su due aspetti fondamentali: l’assenza di rigidità e l’assenza<br />
di una fase solida che può<br />
separarsi da quella liquida<br />
per effetti di sedimentazione<br />
e pressofiltrazione. Le<br />
soluzioni “pure” dette anche<br />
“non evolutive” presentano<br />
l’ulteriore importante<br />
vantaggio di mantenere<br />
costante la viscosità fino al<br />
momento della solidificazione.<br />
A questa classe reologica<br />
appartengono le miscele<br />
a base di resine organiche<br />
come le resine fenoliche,<br />
acriliche e amminiche. Tutte<br />
le soluzioni hanno un comportamento<br />
reologico che<br />
segue la legge di Newton.<br />
1.5.2 Calce<br />
Si distinguono calce aerea<br />
CaO (quick lime) e calce<br />
idrata Ca(OH)2 (slaked lime).
La prima, fornita in polvere, a contatto con l’acqua subisce<br />
una violenta reazione esotermica ed espansiva (incremento<br />
di volume del 100%) che porta alla formazione di calce<br />
idrata. La calce idrata, in polvere o in miscela con acqua, è<br />
meno reattiva. Miscelando intimamente la calce aerea con<br />
le terre compatibili si verificano diversi fenomeni chimicofisici,<br />
descritti in seguito in ordine di tempo:<br />
-Riduzione del contenuto d’ acqua naturale delle terre. La calce<br />
aerea viva, a contatto con l’acqua contenuta nelle terre da<br />
trattare, si trasforma in calce aerea idrata sottraendo una<br />
parte di acqua al sistema.<br />
-Scambio ionico e flocculazione. Le particelle argillose recano<br />
in superficie ioni positivi che attraggono le molecole d’acqua.<br />
Questi vengono sostituiti dagli ioni calcio e magnesio<br />
provenienti dalla dissociazione della calce. In questo modo<br />
diminuisce la quantità d’acqua che circonda le singole particelle<br />
argillose che si portano reciprocamente a contatto.<br />
Avviene così la flocculazione dei minerali argillosi, l’agglomerazione<br />
delle particelle disperse nell’acqua ed il cambio<br />
della struttura delle argille.<br />
-Reazione pozzolanica/cementazione. Successivamente, a<br />
causa degli elevati valori di pH dovuti alla presenza di calce,<br />
una parte dei minerali argillosi solubilizza e si combina con<br />
il calcio per dare origine a silicoalluminati idrati di calcio<br />
stabili, dotati di un forte potere legante.<br />
-Carbonatazione. La calce reagisce lentamente con l’anidride<br />
carbonica presente nell’aria o nei pori del terreno formando<br />
CaCO3, altro cementante stabile nel tempo.<br />
La calce è utilizzata soprattutto per le argille (nella quantità<br />
2÷8% del volume di terreno da trattare). Nei terreni granulari<br />
può essere usata mescolata con ceneri, prodotti d’alto forno,<br />
pozzolana. La maturazione avviene a 28 giorni ma si apprezza<br />
un significativo indurimento già a 1÷4 giorni.<br />
1.5.3 Sospensioni Cementizie<br />
Sono le più utilizzate per lavori d’impermeabilizzazione o di<br />
consolidamento dei terreni. Ogni miscela è caratterizzata dal<br />
rapporto ponderale cemento su acqua (C/A) o dal rapporto<br />
ponderale materia secca totale su acqua (MS/A). Le proprietà<br />
più comuni sono: stabilità e fluidità in funzione del dosaggio<br />
e della qualità dei componenti, resistenza alla compressione<br />
monoassiale (dipendente dal rapporto C/A), durabilità (dipendente<br />
dalla qualità e quantità dei componenti), facilità<br />
di preparazione ed approvvigionamento, economicità e<br />
facilità di messa in opera. Il comportamento reologico di<br />
questi fluidi segue la legge di Bingham, quindi, teoricamente,<br />
viscosità e soglia di taglio non variano durante le procedure.<br />
In realtà ciò non avviene e, per ovviare all’aumento dei due<br />
parametri, si fa uso d’opportuni additivi la cui azione viene<br />
coadiuvata dalla continua agitazione della miscela. Il ruolo<br />
dell’acqua nell’alterazione delle sospensioni a base di cemento<br />
si manifesta soprattutto dal punto di vista chimico,<br />
pertanto in prima istanza si ricorre all’addizione di bentonite<br />
che riduce la permeabilità della miscela e quindi anche la<br />
suscettibilità del cemento alle acque aggressive.<br />
Le miscele a base di cemento possono essere distinte in<br />
tre categorie:<br />
1. sospensioni a base di cemento puro;<br />
2. sospensioni a base di cemento e bentonite;<br />
3. sospensioni caricate.<br />
1.5.3.1 Sospensioni di cemento puro<br />
Sono ottenute disperdendo polvere di cemento puro in<br />
acqua. I dosaggi abituali hanno rapporti ponderali C/A<br />
variabili tra 1 e 2.5, le miscele più fluide sono utilizzate nei<br />
terreni fini.<br />
1.5.3.2 Sospensioni con cemento e bentonite<br />
Si tratta di sospensioni di cemento stabilizzate con bentonite<br />
(in percentuale compresa fra 1 e 7% in peso) al fine d’ottenere<br />
una miscela colloidale omogenea e con un’ampia gamma<br />
di viscosità e resistenza meccanica.<br />
La viscosità dipende dal rapporto ponderale C/A e dalla<br />
percentuale di bentonite: si presenta costante per le prime<br />
2-3 ore, mentre aumenta rapidamente fino alla presa<br />
è necessario distinguere il comportamento di tipo binghamiano,<br />
delle miscele a base di cemento e bentonite,<br />
dall’effetto tixotropico fornito dalla bentonite stessa: a<br />
seguito di un gradiente di taglio, in pratica dalla pressione<br />
di pompaggio, un composto tixotropico è trasformato dalla<br />
condizione di gel a quella di un fluido vero e proprio. Il processo<br />
è reversibile: annullando la pressione, il fluido ritorna ad<br />
essere gel e, per mobilizzarlo, occorre nuovamente applicare<br />
una pressione superiore al “limite tixotropico”. Al contrario,<br />
la soglia di taglio dei fluidi binghamiani non si ripresenta<br />
quando la pressione è ridotta al di sotto di tale valore. Ciò<br />
è dovuto al tempo trascorso dopo la preparazione della<br />
miscela, durante il quale l’acqua viene assorbita dal solido<br />
in modo irreversibile.<br />
1.5.3.3 Sospensioni caricate<br />
Sono miscele alle quali vengono addizionati materiali<br />
inerti pulverulenti o con lenta presa idraulica, allo scopo di<br />
modificare la viscosità. Questa operazione si effettua solitamente<br />
in casi di forte assorbimento della miscela iniettata<br />
o d’importanti volumi da riempire, quando non si richiede<br />
particolare resistenza al terreno trattato. I materiali comunemente<br />
utilizzati sono sabbia naturale o ceneri volatili.<br />
1.5.3.4 Sospensioni speciali<br />
Sospensioni a presa accelerata e rigidificazione controllata: i cui<br />
tempi di presa possono essere ridotti fino a pochi secondi.<br />
Per le miscele a base di cemento e bentonite l’accelerante<br />
più usato è il silicato di sodio. Sospensioni espansive o rigonfianti:<br />
che subiscono un aumento di volume superiore al<br />
100%, ottenuto grazie alla formazione d’idrogeno gassoso<br />
proveniente dall’azione della calce nel cemento sulla polvere<br />
d’alluminio incorporata durante la preparazione.<br />
Sospensioni espanse o aerate: il cui volume è stato aumentato<br />
mediante l’immissione d’aria prima della messa in<br />
opera tramite l’agitazione e l’aggiunta di un tensioattivo in<br />
quantità inferiore all’1%. L’aumento di volume va dal 30 al<br />
csm <strong>by</strong> Bauer<br />
Geofluid 2009 7
8 Geofluid 2009<br />
50% e le bolle d’aria inclusa hanno un effetto fluidificante.<br />
Sospensioni schiumose o gassose: ottenute a partire da una<br />
sospensione di cemento mescolata ad una schiuma formata<br />
da acqua con tensioattivo; si può raggiungere il triplo del<br />
volume iniziale. Sospensioni a penetrabilità migliorata: concepite<br />
per consentire la penetrazione e la diffusione della<br />
miscela in piccoli vuoti intergranulari. Questo scopo può<br />
essere raggiunto con:<br />
1. Riduzione della viscosità e della resistenza a taglio: addizionando<br />
fluidificanti e antiflocculanti;<br />
2. Aumento della resistenza alla pressofiltrazione: siccome<br />
la pressofiltrazione aumenta progressivamente la viscosità<br />
della miscela a causa della perdita dell’acqua, con l’aggiunta<br />
di peptizzanti o di polimeri ritenitori d’acqua si contrasta<br />
questo fenomeno;<br />
3. Riduzione della dimensione dei grani solidi in sospensione.<br />
Sospensioni a resistenza meccanica migliorata: si può raggiungere<br />
aumentando il rapporto C/A a viscosità costante, utilizzando<br />
un plastificante riduttore d’acqua oppure modificando<br />
il rapporto calce/silicio del cemento con l’utilizzo di additivi<br />
silicei reattivi che conferiscono un carattere pozzolanico al<br />
cemento. Sospensioni a resistenza al dilavamento migliorata:<br />
si usano miscele a rapida rigidificazione o miscele con alcuni<br />
millesimi in peso di flocculanti e coagulanti organici.<br />
1.5.3.5 Reazioni del legante con il terreno<br />
Generalmente si usa il cemento Portland, in applicazioni marine<br />
però è usuale l’impiego di cemento pozzolanico. Reagendo<br />
con l’acqua avviene la reazione combinata<br />
di cementazione+carbonatazione che porta<br />
alla formazione di silicato di calce ed idrati di<br />
alluminio. Il processo è rapido (si esaurisce in<br />
7÷28 giorni), è indipendente dal tipo di terreno<br />
perché tende ad avvolgere i grani. Occorre<br />
comunque prestare attenzione alla presenza<br />
di solfati, sali e materiale organico.<br />
Peso dell’unità di volume<br />
Viscosità al Marsh<br />
Valore di filtrazione<br />
pH<br />
Contenuto in sabbia<br />
1.5.4 Bentonite<br />
La bentonite è un materiale costituito da un’argilla del gruppo<br />
delle smectiti, la montmorillonite. Il termine bentonite<br />
comprende categorie di prodotti differenziati da proprietà<br />
fisico-meccaniche e costi d’approvvigionamento, infatti si<br />
distinguono:<br />
Argille naturali: costituite da silicati idrati d’alluminio e<br />
magnesio, da tracce di calce ed ossidi metallici. Hanno una<br />
capacità di rigonfiamento, durante l’idratazione, da 1 a 6 volte<br />
in rapporto al volume apparente del solido.<br />
Bentoniti naturali: sono argille smectitiche, in cui predomina<br />
la componente montmorillonite, che devono le loro<br />
spiccate proprietà colloidali in sospensione acquosa ad una<br />
struttura molecolare di tipo lamellare fortemente idratabile<br />
a causa della presenza del catione sodio che viene sostituito<br />
dall’acqua. Il rigonfiamento varia fra le 3 e le 18 volte. In<br />
natura ne sono presenti due tipi: la bentonite calcica, che è<br />
l’unica presente in Europa, ha proprietà colloidali modeste ed<br />
una capacità di rigonfiamento da 3 a 7 volte, e la bentonite<br />
sodica, presente in quantità sfruttabili solo nel Wyoming<br />
(U.S.A.) e presenta un tasso d’idratazione che varia da 12 a<br />
18. Bentoniti artificiali: è possibile produrre artificialmente<br />
bentoniti con caratteristiche specifiche: bentoniti permutate:<br />
sono bentoniti calciche naturali trasformate artificialmente in<br />
bentoniti sodiche per addizione di carbonato di sodio prima<br />
dell’essicazione (si ottiene un rigonfiamento da 10 a 15 volte),<br />
e bentoniti attivate che sono bentoniti permutate alle quali<br />
sono aggiunti dei polimeri per migliorare il rigonfiamento<br />
(ottenendo valori variabili fra 10 e 25). Le proprietà della<br />
bentonite (montmorillonite), tra le quali l’elevata capacità<br />
di scambio ionico, l’espandibilità, la tixotropia, la plasticità e<br />
le proprietà impermeabilizzanti, sono dovute alla struttura<br />
propria del materiale, che è in grado di assorbire e rilasciare<br />
grandi quantità d’acqua con facilità e senza bisogno di grandi<br />
scambi di energia con l’ambiente. In conseguenza dell’ingresso<br />
dell’acqua il minerale si dilata, rigonfia, viceversa si<br />
ricompatta quando il fluido fuoriesce.<br />
1.5.5 Miscele per diaframmi<br />
In generale la stabilizzazione delle pareti di scavo viene eseguita<br />
tramite fanghi che possono essere polimerici o bentonitici;<br />
l’utilizzo della bentonite, più economico, è il più diffuso. Il fango<br />
bentonitico è una soluzione acqua-bentonite al 5÷6% la cui<br />
densità può essere incrementata con l’aggiunta di materiali<br />
inerti appropriati (deflocculanti o prodotti organici). La norma<br />
EN 1538 propone controlli periodici durante l’esecuzione dei<br />
lavori sulla bentonite, in merito ai seguenti parametri:<br />
Fango nuovo Fango ricircolato Prima del getto<br />
2. Il Cutter Soil Mixing - CSM<br />
Dall’esperienza maturata dagli anni ‘90 con il mescolamento<br />
in profondità (deep mixing) e grazie alle possibilità offerte<br />
dalla moderna tecnologia di fresatura del terreno, nel 2004<br />
è stata studiata ed ideata nelle officine BAUER Maschinen<br />
GmbH di Schrobenhausen (Germania) una nuova tecnologia<br />
per la realizzazione di pannelli di terreno consolidato<br />
mediante miscelazione in posto con un legante idraulico<br />
ed acqua, finalizzata alla realizzazione di strutture portanti<br />
o diaframmi adatti a differenti scopi. Questa metodologia<br />
abbina la tecnica del deep mixing a quella di scavo a mezzo<br />
di idrofresa, che consiste nel realizzare uno scavo a pannelli<br />
rettangolari attraverso l’uso di teste fresanti equipaggiate<br />
con denti taglianti o (per formazioni molto dure) con cutter<br />
a bottoni, anzichè utensili montati su uno o più alberi<br />
verticali rotanti che producono colonne circolari. L’idea di<br />
abbinare le due tecniche ha portato allo sviluppo della tecnologia<br />
CSM. L’intervento di consolidamento eseguito con<br />
il CSM è finalizzato alla realizzazione di strutture portanti<br />
come diaframmi, pannelli isolati possono<br />
essere utilizzati come pali, pannelli secanti<br />
tra loro possono formare una paratia continua<br />
strutturale oppure, a seconda delle<br />
necessità, un diaframma plastico ai soli<br />
fini idraulici. Per la realizzazione di opere<br />
strutturali si può prevedere l’introduzione<br />
di tubi, palancole o putrelle di rinforzo<br />
all’interno dei pannelli.<br />
I metodi DMM (Deep Mixing Methods) sono<br />
utilizzati principalmente per il trattamento<br />
di terreni teneri (coesivi e non-coesivi); il<br />
metodo CSM, che utilizza la tecnologia delle<br />
frese Bauer, estende l’utilizzo del DMM anche ai terreni più<br />
consistenti ed alle rocce tenere.<br />
I principali vantaggi del metodo CSM sono:<br />
• l’alta produttività;<br />
• l’utilizzo del terreno stesso come materiale di costruzione;<br />
• una produzione di reflusso contenuta (importante nelle<br />
zone di terreni contaminati);<br />
• il metodo non genera vibrazioni (importante quando si lavora<br />
nei terreni teneri vicino a strutture e servizi esistenti);<br />
• la possibilità di raggiungere profondità elevate con le<br />
attrezzature sospese su fune. Tale nuova tecnologia verte<br />
tuttora in una fase sperimentale avanzata che è iniziata nel<br />
2003 nel campo prove di Aresing (Germania) dove ne è stata<br />
dimostrata la realizzazione pratica. A questa sono seguite e<br />
seguono tuttora altre sperimentazioni e numerose applicazioni,<br />
sia in Italia e in Europa che in altri paesi (soprattutto<br />
Giappone, ma anche USA, Canada ed Australia) che mirano<br />
ad ottimizzare la tecnologia ed ad adattarla ai casi specifici<br />
in funzione dei vari parametri in gioco.<br />
2.1 Tecnologia<br />
La tecnologia CSM fa uso di due set di ruote fresanti che<br />
girano su di un asse orizzontale; due sistemi di trasmissione<br />
sono connessi ad uno speciale supporto il<br />
quale, a sua volta, viene collegato e connesso<br />
ad un sistema di prolunga “kelly”. Il<br />
kelly è montato sul mast principale della<br />
macchina di scavo per mezzo di due slitte<br />
che guidano ed estraggono l’utensile e, se<br />
necessario, lo ruotano [Fig. 2.1].<br />
In alternativa al kelly può essere utilizzato il<br />
sistema sospeso a fune che permette di raggiungere<br />
profondità maggiori [Fig. 2.2].<br />
Durante la fase di discesa delle teste fresanti<br />
il terreno viene frantumato e disgregato<br />
dalle ruote mentre al contempo la miscela<br />
cementizia viene iniettata da un apposito<br />
ugello tra le teste stesse; durante la fase<br />
di estrazione le teste fresanti ruotano in<br />
maniera tale da mescolare il legante con<br />
il terreno e formare un pannello rettangolare.<br />
2.2 Attrezzature<br />
La macchina per il CSM é<br />
costituita dai seguenti componenti<br />
principali:<br />
- il gruppo fresante BCM con<br />
quattro ruote dentate;<br />
- un sistema di guida e<br />
di collegamento del gruppo fresante alla<br />
macchina base;<br />
- la macchina base.<br />
Il sistema è modulare ed i vari “blocchi”<br />
possono venire intercambiati per adattare<br />
le attrezzature alle condizioni diverse dei cantieri (terreni,<br />
profondità, dimensioni dei pannelli, …).<br />
2.2.1 Gruppo fresante BCM<br />
Il gruppo fresante BCM è basato sulle <strong>tecnologie</strong> delle frese<br />
Bauer, con analoghe motorizzazioni e riduttori. I motori idraulici<br />
sono contenuti in una telaio impermeabile che incorpora<br />
anche la strumentazione elettronica [Fig. 2.3].<br />
csm <strong>by</strong> Bauer<br />
Figura 2.1<br />
Corpo fresante e<br />
macchina operatrice<br />
con kelly<br />
Figura 2.2<br />
CSM sospeso<br />
Figura 2.3<br />
Schema testa<br />
con alloggio<br />
strumentazione<br />
Geofluid 2009 9
Figura 2.4<br />
Ruote dentate del<br />
gruppo fresante BCM<br />
Ruota da taglio<br />
(standard)<br />
Ruota miscelatrice<br />
Ruota combi<br />
Figura 2.5<br />
Sistema CSM<br />
con lame fisse<br />
10 Geofluid 2009<br />
Due gruppi fresanti sono disponibili per coprire un’ampia<br />
gamma di applicazioni:<br />
- BCM 5, per progetti di media entità o per materiali di<br />
media resistenza.<br />
Coppia kNm 0 - 50<br />
Velocità di rotazione rpm 0 - 40<br />
Altezza m 2,35<br />
Lunghezza del pannello L m 2,4<br />
Larghezza del pannello mm 500 - 1000<br />
Peso kg 5100<br />
- BCM 10, progettata per i pannelli di dimensioni più grandi<br />
e per le maggiori profondità di trattamento. L’alta coppia disponibile<br />
ed il maggior peso della macchina la rendono ideale<br />
per i terreni più difficili o per le applicazioni “sospese”.<br />
Coppia kNm 0 - 100<br />
Velocità di rotazione rpm 0 - 35<br />
Altezza m 2,8<br />
Lunghezza del pannello L m 2,8<br />
Larghezza del pannello mm 650 - 1200<br />
Peso kg 7400<br />
Le ruote dentate sono progettate per rompere il terreno e<br />
per amalgamarlo con la miscela cementizia; è la natura del<br />
terreno che determina se sia necessario favorire la capacità<br />
delle ruote a rompere il terreno oppure a miscelarlo. Al fine<br />
di coprire la necessità di lavorare efficacemente in terreni<br />
diversi, sono disponibili ruote<br />
con differenti dentature e<br />
geometrie [Fig. 2.4].<br />
Nei sistemi di deep mixing<br />
a punta rotante (rotary),<br />
l’efficienza di miscelazione<br />
è funzione principalmente<br />
della velocità di rotazione<br />
dell’utensile. Nel metodo<br />
CSM, tutto il terreno viene<br />
fatto passare attraverso delle<br />
lame fisse che lo frantumano<br />
e garantiscono un’ottima<br />
miscelazione [Fig. 2.5].<br />
La massima profondità raggiunta<br />
con un’asta monoblocco<br />
è di 35 m e la massima<br />
profondità raggiunta con il<br />
gruppo fresante sospeso su<br />
funi è di 75 m.<br />
2.2.2 Configurazioni delle macchine<br />
Le macchine base possono montare diverse configurazioni<br />
di frese CSM in funzione della profondità e del tipo di<br />
terreno.<br />
L’unità BCM può essere montata su un’asta Kelly monoblocco<br />
tonda. Questa combinazione, quando utilizzata su<br />
macchine di taglia “piccola” (tipo BG12), può raggiungere<br />
profondità di ca. 12 m.<br />
Per profondità più elevate normalmente l’asta è di sezione<br />
rettangolare (anche perché si può utilizzare un idoneo<br />
sistema di ripresa della stessa) ed è possibile raggiungere<br />
profondità di ca. 35 m.<br />
Due carrelli di guida collegano l’asta kelly al mast della<br />
macchina base e trasmettono alla fresa le spinte ed i tiri<br />
necessari per eseguire i pannelli, oltre a garantire la direzionalità<br />
dell’asta stessa. L’attrezzatura può venire ruotata<br />
+45° e <strong>–</strong> 90° rispetto all’asse della stessa.<br />
L’unità fresante BCM può essere montata su un telaio sospeso<br />
ad una fune. Per la stabilità ed il controllo direzionale,<br />
una serie di piastre guida (flaps) possono essere azionate<br />
idraulicamente; questa azione corregge la direzione della<br />
macchina sull’asse y durante la fase di discesa. La velocità<br />
relativa delle ruote può essere variata per controllare la<br />
verticalità sull’asse x.<br />
I sistemi sospesi su fune vengono tipicamente assemblati<br />
su gru idrauliche, su macchine base speciali tipo Bauer CBC<br />
o sulle macchine da pali della classe BG o RTG.<br />
Questi sistemi vengono normalmente utilizzati per trattamenti<br />
di profondità superiori ai 35 m [Fig. 2.6].<br />
Mentre nella versione con prolunga kelly la forza necessaria<br />
per la penetrazione viene fornita dalla macchina operatrice<br />
che la trasmette tramite l’asta al corpo BCM, nel sistema<br />
sospeso su fune è il peso stesso dell’unità fresante che<br />
consente di esercitare una pressione sul terreno tale da<br />
permetterne la fresatura e la penetrazione.<br />
Per raggiungere profondità elevate, > 75 m, è stata sviluppata<br />
una nuova attrezzatura sospesa su fune: il “CSM Quattro”.<br />
Per non correre il rischio d’incaglio del corpo fresa, dovuto<br />
all’indurirsi del terreno soprastante quando lo stesso è ad<br />
elevate profondità (dovuto, ad esempio, a fenomeni di disi-
dratazione del volume trattato), sono stati progettati quattro<br />
gruppi completi di ruote fresanti, dei quali i due superiori<br />
consentono, quando il terreno diventa difficile, di riscavare<br />
e miscelare anche in fase di risalita [Fig. 2.7].<br />
2.3 Attrezzature ausiliarie<br />
La lista seguente indica le attrezzature ausiliarie necessarie<br />
per eseguire il lavoro senza interruzioni:<br />
• Silos per lo stoccaggio di cemento e bentonite muniti di<br />
coclee automatiche.<br />
I• mpianto di miscelazione con sistema di dosaggio ponderale<br />
manuale, temporizzato e computerizzato. Tale impianto è<br />
normalmente costituito da:<br />
- un mescolatore tronco-conico;<br />
- una pompa di miscelazione elettrica;<br />
- un agitatore;<br />
- un computer per il dosaggio e la registrazione dei dati dei<br />
singoli componenti della miscela.<br />
• 2 pompe di alimentazione, controllabili tramite radiocomando<br />
dalla cabina della macchina di scavo, delle quali<br />
una in uso ed una di riserva. La capacità tipica è di 200÷300<br />
l/min con una prevalenza di 12÷15 bar.<br />
•Manichette per inviare la bentonite, miscela cementizia, aria<br />
compressa e acqua dall’impianto alla macchina. Tipicamente<br />
manichette da: 1”½ o 2” di lunghezze adeguate.<br />
• Un escavatore idraulico per la realizzazione del pre-scavo,<br />
l’infissione di una eventuale dima, la manutenzione e pulizia<br />
del piano di lavoro, la rimozione del materiale di risulta.<br />
• Una gru di servizio con vibratore per l’eventuale infissione<br />
delle armature e per l’immersione del campionatore per il<br />
prelievo dei campioni di prova (nel caso richiesto).<br />
• Un vibrovaglio mobile, posizionato vicino alla macchina per<br />
la prima separazione del reflusso (nel sistema bifase).<br />
• Una pompa peristaltica per pompare il reflusso all’impianto<br />
di dissabbiamento (sistema bifase).<br />
• Altre attrezzature: vasconi e cisterne acqua, vasche bentonite,<br />
pompe acqua, container-officina, cisterna gasolio, box<br />
spogliatoio, box ufficio, compressore (7÷14 bar, 7÷10 m³/<br />
min), generatore, varie.<br />
2.4 Procedure di esecuzione<br />
2.4.1 Prescavo ed installazione guida<br />
Un prescavo [Fig. 2.8] viene normalmente realizzato lungo<br />
il tracciato della paratia (o il diaframma) per raccogliere lo<br />
spurgo; le dimensioni del prescavo sono in funzione delle<br />
condizioni del sito, si raccomanda comunque una larghezza<br />
di 1,5 m ed una profondità di 1,0 m.<br />
Non è necessaria la costruzione di muretti guida però è<br />
molto utile realizzare un sistema di guida e di referenza per<br />
il posizionamento della fresa (putrelle e piastre in acciaio).<br />
L’utilizzo di muretti guida (cordolo) può in alcune occasioni<br />
aiutare la gestione ed il posizionamento della macchina e<br />
delle armature e conseguentemente favorire l’aumento<br />
della produttività.<br />
2.4.2 Scavo e<br />
miscelazione<br />
Il gruppo fresante viene<br />
infisso ad una velocità<br />
costante; le ruote<br />
dentate frantumano il<br />
terreno e contemporaneamente<br />
un fluido<br />
viene iniettato attraverso<br />
gli ugelli situati fra le<br />
stesse. Tale fluido viene<br />
miscelato omogeneamente<br />
con il materiale<br />
disgregato. La direzione<br />
di rotazione delle ruote<br />
è preferibilmente verso<br />
l’esterno (per favorire la<br />
csm <strong>by</strong> Bauer<br />
Figura 2.6<br />
Esempio<br />
di configurazioni<br />
con cutter sospeso<br />
Figura 2.7<br />
Attrezzatura<br />
“CSM Quattro”<br />
Figura 2.8<br />
Fasi sequenziali di<br />
installazione della<br />
guida di referenza<br />
per il posizionamento<br />
della fresa; al termine<br />
delle operazioni la<br />
guida viene rimossa<br />
(foto campo prove<br />
di Cavallino <strong>–</strong> VE,<br />
Dolomiti Rocce Srl)<br />
Geofluid 2009 11
Figura 2.9<br />
Schema in pianta<br />
del cantiere per la<br />
procedura con sistema<br />
bi-fase: lo spurgo<br />
denso viene rimosso<br />
meccanicamente e<br />
passato al vibvrovaglio<br />
prima dell’invio<br />
al dissabbiatore<br />
12 Geofluid 2009<br />
miscelazione) ma in ogni sito può essere variata, assieme<br />
alla velocità di rotazione, al fine di favorire l’efficienza della<br />
lavorazione.<br />
Tutto il terreno disgregato dalle ruote dentate passa attraverso<br />
le lame fisse dove è frantumato nuovamente e<br />
mescolato con la miscela. La velocità di penetrazione ed il<br />
volume della fluido iniettato sono regolati costantemente<br />
dall’operatore al fine di garantire un mix terreno/miscela<br />
omogeneo e sufficientemente fluido per permettere il<br />
facile passaggio della fresa sia in fase di penetrazione che<br />
in fase di estrazione.<br />
Oltre alla miscelazione del terreno con il composto legante, in taluni<br />
casi, utilizzando il metodo bi-fase, cioè quando la fase di penetrazione<br />
e taglio del terreno viene effettuata utilizzando solo<br />
acqua o bentonite come elemento veicolante, può essere<br />
utilizzata in aggiunta anche dell’aria compressa. Gli effetti<br />
dell’aria compressa sono:<br />
- Aiuto nella liquefazione del terreno, riducendo il quantitativo<br />
di acqua o bentonite necessario per questa operazione.<br />
- Nella risalita crea una parziale mescolazione degli strati di<br />
terreno nel senso verticale.<br />
- Mantiene in uno stato fluido la miscela terreno+acqua<br />
(bentonite) lungo tutta la profondità del pannello; questo<br />
facilita il passaggio della macchina in fase di risalita e garantisce<br />
una buona mescolazione del terreno con la miscela<br />
cementizia.<br />
Il quantitativo di aria compressa che si utilizza è minimo,<br />
normalmente sono necessari meno di cento litri/secondo.<br />
L’operatore regola il flusso variandolo nei diversi strati man<br />
mano che scende e si basa sulla coppia assorbita dalle ruote.<br />
La pressione dell’aria compressa è normalmente 7/8 bar.<br />
Tipiche velocità di penetrazione sono 20÷30 cm/min.<br />
I cicli di scavo e miscelazione possono essere eseguiti in<br />
due modi:<br />
Sistema bi-fase<br />
Durante la fase di penetrazione, il taglio, la mescolazione e<br />
la fluidificazione del terreno vengono eseguiti iniettando<br />
solamente un fango bentonitico. Lo spurgo che risulta può<br />
essere condotto ad un dissabbiatore dove sono separati i<br />
solidi dalla parte fluida che viene quindi rimessa in circolo.<br />
Quando lo spurgo risulta troppo denso per essere pompato,<br />
lo stesso può essere rimosso meccanicamente e fatto passare<br />
attraverso un vibrovaglio sgrossatore dove si effettua una<br />
prima separazione; la parte più liquida viene quindi fatta<br />
passare attraverso un opportuno dissabbiatore [Fig. 2.9].<br />
Al raggiungimento della profondità di progetto il fango<br />
bentonitico viene sostituito dalla miscela cementizia e, generalmente,<br />
viene invertito il senso di rotazione delle ruote<br />
fresanti. Inizia quindi la fase di estrazione della macchina<br />
e la mescolazione del terreno con il legante. La velocità di<br />
estrazione della macchina ed il volume di miscela iniettata<br />
sono regolati per garantire il giusto rapporto miscela cementizia/terreno<br />
e per esercitare il necessario costipamento del<br />
volume trattato. La fase di estrazione risulta molto importante<br />
perché da essa dipende principalmente l’entità della<br />
miscelazione conferita al terreno.<br />
I principali vantaggi del sistema bi-fase sono:<br />
Maggiore sicurezza quando si opera ad elevate profondità<br />
o quando il lavoro viene interrotto.<br />
Minor consumo delle ruote fresanti e dei denti.<br />
E’ il sistema preferito nei terreni difficili, alle profondità<br />
elevate e per i diaframmi plastici.<br />
Sistema mono-fase<br />
La miscela cementizia viene iniettata nel terreno in fase di<br />
penetrazione-taglio ed in fase di estrazione-miscelazione;<br />
normalmente si inietta circa il 70% del totale della miscela<br />
in fase di penetrazione.<br />
Lo spurgo viene raccolto nel prescavo, può essere steso in<br />
cantiere per creare i piani di lavoro o venire convogliato in<br />
un pozzo di raccolta dove è lasciato indurire prima di venire<br />
rimosso. Con questo sistema la velocità di estrazione è elevata<br />
in quanto la maggior parte della miscela cementizia viene<br />
iniettata nel terreno nella fase di penetrazione e taglio. I<br />
maggior vantaggi del sistema mono-fase sono:<br />
• Non servono impianti ausiliari per dissabbiare.<br />
• Alta velocità di estrazione.<br />
•Maggiore produttività.<br />
E’ preferito per terreni facili, per profondità
secondari di chiusura. Se i pannelli secondari vengono eseguiti<br />
quando i primari presentano ancora uno stato fluido<br />
il metodo si chiama “fresh to fresh”; viceversa, se i pannelli<br />
secondari vengono eseguiti una volta che i primari sono in<br />
una fase di maturazione avanzata (pertanto sono induriti)<br />
il metodo si chiama “fresh to hard” (ad esempio quando vi<br />
sono interruzioni nella continuità del lavoro) [Fig. 2.11].<br />
A seconda del metodo utilizzato si adottano sovrapposizioni<br />
diverse in relazione alla maggiore o minore fluidità<br />
dei primari. Infatti, con il metodo “fresh to hard” è possibile<br />
realizzare paratie continue con sovrapposizioni minori tra<br />
gli elementi, essendo la fresatura all’estremità del pannello<br />
indurito più precisa di quella sul “fresh”. La tecnica CSM<br />
consente di realizzare anche tratti in curva.<br />
2.4.4 Inserimento dell’armatura<br />
Elementi di armatura, necessari per ragioni strutturali, possono<br />
essere infissi nei pannelli appena completati. Materiali<br />
tipici di armatura possono essere rappresentati da travi, putrelle,<br />
palancole o tubi in acciaio; tramite opportuni sistemi<br />
sono anche inseribili particolari gabbie di armatura.<br />
Questi elementi, fino a piccole profondità penetrano normalmente<br />
sotto il proprio peso, oltre possono essere infissi<br />
tramite l’ausilio di un escavatore o di un piccolo vibratore<br />
[Fig. 2.12].<br />
La densità dell’armatura viene calcolata secondo i carichi<br />
imposti e la resistenza caratteristica della miscela terreno/<br />
cemento.<br />
2.5 Controlli e verifiche<br />
2.5.1 Prima dell’esecuzione<br />
E’ fondamentale la buona conoscenza del<br />
tipo di terreno e delle sue caratteristiche.<br />
I fattori che, in generale, influenzano i<br />
risultati del trattamento dei terreni con<br />
i sistemi DMM e CSM sono: il tipo di terreno,<br />
la consistenza del terreno (SPT o<br />
CPT), il peso specifico, la granulometria,<br />
il contenuto d’acqua, i limiti di Atterberg<br />
e le proprietà chimiche del terreno.<br />
Prima di iniziare un trattamento in terreni<br />
nuovi è essenziale che venga eseguita<br />
un’indagine geologica seguita da prove<br />
in laboratorio per stabilire i rapporti ottimali<br />
di terreno e miscele cementizie.<br />
Prove di laboratorio - Una serie di campioni<br />
di terreno vengono mescolati con<br />
quantitativi diversi di miscele cementizie;<br />
in seguito sono fatti maturare e quindi sottoposti a<br />
prove di compressione e permeabilità. Da questi dati si<br />
possono progettare i parametri da utilizzare in cantiere. E’<br />
chiaro che in sito le caratteristiche della miscela terreno/<br />
cemento cambieranno al variare della tipologia del terreno;<br />
si dovrà quindi trovare un compromesso tra qualità/<br />
quantità di miscela da iniettare nei vari strati e le resistenze<br />
e permeabilità volute.<br />
Pannelli di prova - Vanno realizzati in cantiere, se possibile,<br />
una serie di pannelli di prova, variando le caratteristiche e<br />
quantità della miscela cementizia e la velocità di penetrazione.<br />
Si dovrebbero realizzare 3 o 4 pannelli in una zona e<br />
con una predisposizione che permetta lo scavo per esporli,<br />
al fine di determinare la loro qualità visiva. Durante l’esecuzione<br />
dei pannelli di prova vanno prelevati campioni del<br />
csm <strong>by</strong> Bauer<br />
Figura 2.10<br />
Fasi di esecuzione<br />
Figura 2.11<br />
Schema di formazione<br />
di una paratia continua<br />
con pannelli primari (P)<br />
e secondari (S)<br />
Figura 2.12<br />
Foto della fase di<br />
infissione dell’armatura<br />
(putrelle di acciaio) a<br />
mezzo di macchina<br />
vibrante subito dopo<br />
la realizzazione del<br />
pannello CSM<br />
Geofluid 2009 13
Figura 2.13<br />
Alloggiamento<br />
dei sensori<br />
sul corpo fresante<br />
e strumentazione<br />
elettronica della<br />
macchina operatrice<br />
Figura 2.14<br />
Foto del<br />
campionatore<br />
BAUER<br />
14 Geofluid 2009<br />
mix legante/terreno che dovranno essere sottoposti a prove<br />
di peso specifico, viscosità e resistenza alla compressione.<br />
Campioni del reflusso dal pannello vanno altresì prelevati e<br />
sottoposti a prove di contenuto di cemento, resistenza alla<br />
compressione e trazione.<br />
Dopo un periodo di maturazione i pannelli possono essere<br />
perforati per prelevare delle carote da sottoporre a prove<br />
di laboratorio. Nelle perforazioni si possono eseguire prove<br />
di permeabilità. Dai risultati delle prove si prepara un programma<br />
di controllo della qualità da mantenere durante i<br />
lavori.<br />
2.5.2 Durante l’esecuzione<br />
Durante il processo CSM vanno effettuate le seguenti verifiche<br />
al fine di controllare la qualità del lavoro:<br />
Controlli di posizione e di profondità di ogni pannello.<br />
Prove sulla miscela cementizia seguendo le raccomandazioni<br />
del programma di controllo qualità. Queste prove<br />
includono:<br />
- peso specifico<br />
- viscosità (valori del Cono di Marsh)<br />
- resistenza alla compressione<br />
Controllo dei parametri di produzione visualizzati, modificati<br />
e registrati dal computer della macchina operatrice:<br />
- profondità<br />
- deviazioni assi x e y [Fig. 2.13]<br />
- velocità rotazione ruote<br />
- flusso e quantità totale di miscela<br />
- pressione del flusso della miscela<br />
- pressione della miscela terreno/legante a vari livelli nel<br />
pannello<br />
- volume miscela/tempo<br />
- volume miscela/profondità<br />
- vari altri parametri collegati al funzionamento dell’attrezzatura<br />
(pressioni e portate idrauliche, temperature, …)<br />
Prove sulla miscela terreno/<br />
cemento che può essere<br />
campionata dal reflusso del<br />
pannello in fase di esecuzione<br />
o da campioni presi a profondità<br />
diverse nel pannello<br />
stesso. Questi campioni vanno<br />
sottoposti a prove di:<br />
- resistenza alla compressione<br />
- permeabilità<br />
Il prelievo viene eseguito con un apposito<br />
campionatore [Fig. 2.14] che<br />
viene inserito nel diaframma appena<br />
realizzato tramite l’ausilio di una gru;<br />
fissato lo strumento sulla fune di servizio,<br />
si penetra nel diaframma scavato<br />
sino alla profondità richiesta.<br />
Le due finestre sono aperte e il materiale<br />
del pannello vi passa attraverso.<br />
Quando viene raggiunta la profondità<br />
prevista si recupera lo strumento. Nella fase di recupero la<br />
membrana chiude il fondo del campionatore e la parte superiore<br />
rimane aperta; è in questa fase che il campionatore<br />
viene riempito dal materiale che si intende campionare.<br />
2.5.3 Dopo l’esecuzione<br />
Le seguenti verifiche possono essere effettuate per controllare<br />
le caratteristiche geometriche e meccaniche dei<br />
pannelli di terreno trattato:<br />
Se i pannelli possono venire esposti, vanno ispezionati visivamente<br />
e si possono prelevare campioni da sottoporre a<br />
prove di resistenza e permeabilità. Se i pannelli invece sono<br />
profondi e non possono venire esposti, vanno perforati per<br />
prelevare campioni da sottoporre a prove di laboratorio.<br />
Le perforazioni possono essere realizzate verticalmente in<br />
posizioni diverse nei pannelli per verificare l’omogeneità<br />
del trattamento.<br />
Quando i pannelli sono eseguiti per intersecarsi l’uno<br />
con l’altro, le perforazioni possono essere posizionate in<br />
corrispondenza dei giunti per verificare lo stato di questi<br />
e per verificare che vi sia stata la necessaria lunghezza di<br />
intersezione.<br />
Tra le prove che possono essere eseguite per verificare il<br />
risultato si citano:<br />
Prove di carico dinamiche e statiche che possono essere<br />
eseguite su quei pannelli progettati per sostenere carichi<br />
verticali.<br />
Prove soniche per verificare la continuità del trattamento<br />
e per misurare il miglioramento delle caratteristiche meccaniche<br />
del terreno trattato.<br />
2.5.4 Documentazione<br />
Tutti i parametri di produzione vengono registrati e memorizzati<br />
sul computer di bordo della macchina. Possono<br />
essere stampati su formati diversi per produrre un archivio<br />
di assicurazione della qualità per ogni pannello. La figura<br />
illustrata riporta, a titolo d’esempio, le stampe di stralci di<br />
dati e diagrammi rilevati durante il monitoraggio delle fasi<br />
di esecuzione di un pannello [Fig. 2.15].<br />
2.6 Materiali<br />
2.6.1 Componenti della miscela di iniezione<br />
I componenti delle miscele di iniezione normalmente<br />
utilizzate per la costruzione di paratie CSM sono: cemento,
entonite ed acqua. E’ possibile<br />
inoltre utilizzare additivi<br />
o polimeri al posto della<br />
bentonite (alcuni di questi<br />
hanno dato buoni risultati),<br />
cementi di altoforno ed altri<br />
elementi.<br />
La miscela di iniezione<br />
viene progettata secondo i<br />
seguenti fattori:<br />
l’applicazione: diverse saranno<br />
le composizioni a<br />
seconda dello scopo del<br />
trattamento; infatti, diverse<br />
sono le proprietà richieste<br />
per i diaframmi di tenuta<br />
(permeabilità, resistenza,<br />
deformabilità, stabilità<br />
all’erosione) e per le paratie<br />
di sostegno (resistenza,<br />
permeabilità, plasticità della<br />
miscela fresca, armature);<br />
le condizioni del terreno: granulometria, contenuto di fini,<br />
contenuto di materiale organico, peso specifico, SPT, porosità,<br />
contenuto d’acqua naturale, livello di falda, composizione<br />
chimica del terreno e contenuto chimico dell’acqua di<br />
falda.<br />
Le proporzioni della miscela vanno determinate in seguito<br />
a prove di laboratorio prima dell’inizio dei lavori. Di seguito<br />
sono riportati alcuni valori delle proporzioni dei componenti<br />
delle miscele di iniezione che possono essere utilizzati come<br />
riferimento.<br />
Fango bentonitico (per la fluidificazione del terreno - sistema<br />
bi-fase):<br />
40 ÷ 80 kg di bentonite per m³ di fango (latte di bentonite)<br />
400 ÷ 700 l di fango per m³ di terreno<br />
Miscele di iniezione (proporzioni tipiche):<br />
Diaframmi plastici Paratie di sostegno<br />
Cemento 400 - 550 kg/m³ miscela 1.000 <strong>–</strong> 1.200 kg/m³ miscela<br />
Bentonite 15 <strong>–</strong> 30 kg/m³ miscela 15 <strong>–</strong> 30 kg/m³ miscela<br />
A/C 1,5 - 2,0 0,5 - 0,6<br />
2.6.2 Caratteristiche del terreno trattato<br />
Le caratteristiche di resistenza, permeabilità e composizione<br />
del terreno trattato variano a seconda dei casi specifici e<br />
vengono determinate con prove in sito ed<br />
in laboratorio. Si riportano di seguito alcuni<br />
range di valori indicativi dei parametri di<br />
terreni trattati con la tecnologia CSM.<br />
Permeabilità<br />
Caratteristiche del terreno trattato (valori<br />
indicativi).<br />
2.7 Vantaggi della tecnica CSM<br />
Una peculiarità del Cutter Soil Mixing è quella di consentire<br />
il trattamento non solo dei terreni teneri (coesivi e granulari)<br />
ma anche di quelli più consistenti e delle rocce tenere. Il<br />
metodo offre una serie di vantaggi rispetto alle tradizionali<br />
<strong>tecnologie</strong> in uso fra cui:<br />
• Utilizzo dello stesso terreno trattato come materiale di<br />
realizzazione dell’opera.<br />
• In condizioni litografiche omogenee, il sistema CSM conduce<br />
alla realizzazione di pannelli di terreno consolidato<br />
con caratteristiche costanti. In condizioni stratigrafiche<br />
eterogenee, i pannelli potranno ottenere caratteristiche<br />
meccaniche similari variando i parametri volumetrici di<br />
immissione nel terreno della miscela legante.<br />
• Il sistema CSM consente di ottenere una geometria dei<br />
pannelli regolare (rettangolari) e predeterminata attraverso<br />
la dimensione e la posizione delle ruote fresanti.<br />
• La metodologia non genera significative vibrazioni<br />
(importante quando si lavora nei terreni teneri vicino<br />
a strutture e servizi esistenti).<br />
• Nel terreno ghiaioso/sabbioso, anche impiegando<br />
grossi volumi di miscela, non si verificano fenomeni di<br />
rifluimento. La lavorazione, in questo tipo di terreno,<br />
può dunque essere considerata “pulita”.<br />
Operando in terreni limoso argillosi si verifica invece un<br />
rifluimento di materiale dell’ordine del 20% rispetto al<br />
volume di terreno trattato.<br />
Diaframmi plastici Paratie di sostegno<br />
Resistenza alla compressione 0,5 <strong>–</strong> 2,0 MPa 5,0 <strong>–</strong> 15,0 MPa<br />
circa 1x10-8 m/sec<br />
Contenuto di cemento 100 - 200 kg/m³ terreno 200 - 450 kg/m³ terreno<br />
csm <strong>by</strong> Bauer<br />
Figura 2.15<br />
Diagrammi<br />
stampati dalla<br />
macchina operatrice<br />
durante l’esecuzione<br />
di un pannello<br />
Geofluid 2009 15
Figura 2.16<br />
Superamento dei<br />
sottoservizi<br />
Figura 2.17<br />
Confronto CSM<br />
con DMM: paratie<br />
strutturali e muri<br />
di ritenuta<br />
Figura 2.18<br />
Possibilità di posizionamento<br />
dei rinforzi<br />
nelle colonne Rotary<br />
e nei pannelli CSM<br />
16 Geofluid 2009<br />
• L’iniezione dei materiali impiegati durante le fasi di perforazione<br />
e trattamento avviene senza asportazione di<br />
terreno.<br />
Questo consente di operare anche in prossimità di manufatti,<br />
riducendo eventuali fenomeni di cedimento del<br />
terreno circostante. Poiché il volume di materiale immesso<br />
nel terreno è molto ridotto e le pressioni di iniezione sono<br />
estremamente basse, i possibili fenomeni di sollevamento<br />
diventano nulli o trascurabili.<br />
Con le attrezzature sospese su fune si possono raggiungere<br />
grandi profondità (> 80 m).<br />
Possibilità di impiego in situazioni particolari (ad esempio<br />
in presenza di sottoservizi [Fig. 2.16]).<br />
2.8 Confronto CSM <strong>–</strong> Deep mixing<br />
a rotazione<br />
Rispetto alle realizzazioni deep mixing con tecniche rotary<br />
tradizionali, con il CSM si ottengono direttamente paratie<br />
e diaframmi strutturali di geometria regolare evitando gli<br />
elevati sfridi <strong>classici</strong> delle tecniche a rotazione.<br />
I pannelli rettangolari, se comparati con una serie di colonne<br />
contigue o intersecanti, offrono un buon numero di vantaggi:<br />
sul piano strutturale, comparando la sezione rettangolare del<br />
pannello con una serie di colonne contigue o intersecanti di<br />
diametro equivalente allo spessore del pannello, constatiamo<br />
che la forma rettangolare<br />
è molto più efficiente;<br />
le aree di terreno trattato<br />
in compressione e<br />
tensione sono maggiori<br />
ed il braccio di leva dei<br />
pannelli rettangolari è<br />
superiore; questo implica<br />
un maggiore momento di<br />
resistenza.<br />
Quando consideriamo un<br />
muro di colonne secanti, i diametri delle colonne<br />
devono essere più grandi dello spessore del<br />
pannello rettangolare per produrre una sezione<br />
di larghezza equivalente.<br />
Questo significa che quando usiamo la tecnica<br />
CSM tratteremo una quantità minore di terreno<br />
per ottenere lo stesso effetto; chiaramente<br />
questo significa risparmiare energia e materiale<br />
[Fig. 2.17].<br />
Inoltre, riguardo i diaframmi idraulici nei quali è<br />
di fondamentale importanza la corretta realizzazione dei<br />
giunti ai fini della tenuta, la tecnologia CSM permette la<br />
realizzazione di elementi continui con adeguate sovrapposizioni<br />
dei pannelli senza particolari problemi.<br />
Nei diaframmi di colonne intersecanti, invece, ottenere la<br />
continuità risulta più difficoltoso essendo maggiori il numero<br />
di giunzioni presenti a parità di estensione del diaframma.<br />
Se progettiamo dei pannelli da utilizzarsi come muro di<br />
ritenuta, il singolo pannello in CSM è continuo per 2.400 mm<br />
(2.800 mm) della sua lunghezza, mentre un muro equivalente<br />
di pali secanti ha per lo meno tre giunzioni.<br />
Ovviamente il rischio di perdite attraverso un pannello<br />
costruito con la tecnica CSM è molto più limitato.<br />
Un’altra possibilità del Cutter Soil Mixing è quella di permettere<br />
il posizionamento dei profilati di armatura nelle<br />
paratie strutturali, a seconda delle esigenze, sia al centro<br />
del pannello che in prossimità del bordo.<br />
Nei trattamenti rotary invece, i profilati trovano collocazione<br />
esclusivamente in asse alle colonne [Fig. 2.18].<br />
Quando è richiesto una resistenza addizionale al momento<br />
flettente il muro in CSM può essere rinforzato efficacemente<br />
attraverso l’inserimento di travi ad H o di gabbie; la<br />
forma rettangolare del pannello permette di ottimizzare<br />
la progettazione della struttura in acciaio da inserire nel<br />
pannello stesso.<br />
Ci sono altri vantaggi che il metodo CSM e le macchine<br />
impiegate per attuarlo offrono quando comparate con<br />
le tradizionali eliche o pale rotanti, ad esempio: con il<br />
metodo CSM, le uniche parti in movimento sono le ruote<br />
fresanti, il che permette di montare all’interno del gruppo<br />
di trasmissione strumentazioni elettroniche che forniscono<br />
informazioni in tempo reale sulla situazione alla<br />
quota di scavo quali verticalità, deviazioni, sovrapressioni<br />
interstiziali generate nel terreno, ecc. ed, inoltre, poichè<br />
l’asta monoblocco non ruota, non sono presenti perdite di<br />
energia dovute all’attrito tra asta e terreno trattato come<br />
nei tradizionali metodi DMM.<br />
3. Alcuni cantieri CSM eseguiti<br />
in Italia<br />
3.1 Avigliana (TO)<br />
Realizzazione dell’accesso a un sottopasso stradale<br />
alla linea ferroviaria, con muri di contenimento<br />
eseguiti con sistema CSM [Fig. 3.1].
Le paratie sono state rinforzate tramite idonee putrelle in<br />
acciaio [Fig. 3.2].<br />
I lavori sono stati finanziati dal Comitato Olimpico 2006<br />
ed eseguiti da un Consorzio tra la Cipa S.p.A. e la Injectosond<br />
S.r.l..<br />
Macchinario: BG 15H <strong>–</strong> BCM 3<br />
Profondità: 12 m<br />
Spessore: 500 mm<br />
Area totale: 4.000 mq<br />
Terreni: limi sabbiosi a nord e ghiaie e sabbie a sud<br />
Data realizzazione: 2005<br />
3.2 Vittorio Veneto (TV)<br />
Realizzazione di una palestra avente un piano interrato con<br />
falda a piano campagna. I muri di contenimento, rinforzati con<br />
putrelle e tirantati, sono stati eseguiti tramite la tecnica CSM.<br />
Sono stati realizzati anche pannelli singoli di ancoraggio della<br />
soletta di fondo per contrastare le sottospinte idrauliche.<br />
I lavori sono stati eseguiti da Dolomiti Rocce S.r.l. [Fig. 3.3]<br />
Macchinario: BG 15 <strong>–</strong> BCM 3<br />
Profondità: 10 m<br />
Spessore: 500 mm<br />
Area totale: 2.400 mq<br />
Terreni: limi sabbiosi e argillosi<br />
Data realizzazione: 2005<br />
3.3Vercelli<br />
Il lavoro a Vercelli ha previsto la realizzazione di vari pozzi<br />
per fondazione di pile per un viadotto stradale Anas.<br />
La tecnica del CSM è stata introdotta al fine di superare le<br />
problematiche che si erano poste utilizzando le metodologie<br />
di progetto, le quali prevedevano una cortina di pali in<br />
jet grouting finalizzata alla cinturazione al fine di garantire<br />
l’impermeabilità dei costruendi pozzi.<br />
csm <strong>by</strong> Bauer<br />
Figura 3.1<br />
Cantiere di Avigliana<br />
Figura 3.2<br />
Fase di inserimento<br />
delle putrelle di<br />
rinforzo<br />
Figura 3.3<br />
Cantiere<br />
di Vittorio Veneto<br />
terminato<br />
Geofluid 2009 17
Figura 3.4<br />
Posizionamento<br />
CSM a Vercelli<br />
Figura3.5<br />
Lavoro eseguito<br />
(si noti la pila già<br />
gettata)<br />
Figura 3.6<br />
Fasi di<br />
lavoraziona<br />
Priolo<br />
18 Geofluid 2009<br />
Essendo il materiale da<br />
trattare una ghiaia anche<br />
decimetrica, spesso<br />
non legata ed in alveo<br />
al fiume Sesia, i sistemi<br />
di perforazione <strong>classici</strong><br />
non avevano funzionato<br />
(a causa delle elevate<br />
deviazioni delle aste di<br />
perforazione, provocate<br />
dalla non omogeneità<br />
del materiale) così come<br />
i sistemi di iniezione (per<br />
consistenti perdite di<br />
fluidi di iniezione).<br />
Il CSM ha risolto brillantemente<br />
il problema, sia dal<br />
punto di vista prettamente<br />
operativo (con la macchina posizionata in asse al pozzo<br />
[Fig. 3.4], realizzando la serie di pannelli “circolari” dallo<br />
stesso punto di lavoro) che dal punto di vista dei risultati,<br />
ottenendo dei pozzi praticamente impermeabili … in alveo<br />
ad un fiume [Fig. 3.5]!<br />
Il lavoro è stato eseguiti da Vipp Lavori S.p.A..<br />
Macchinario: RG 19T <strong>–</strong> BCM 10<br />
Profondità: 18 m<br />
Spessore: 650 mm<br />
Area totale: 8.000 mq<br />
Terreni: ghiaie localmente cementate<br />
Data realizzazione: 2006<br />
3.4 Priolo (SR)<br />
Questo cantiere ha visto la prima applicazione “massiccia” di<br />
tale tecnologia in Italia; ben 3 macchine hanno qui lavorato<br />
contemporaneamente.<br />
In questo lavoro sono stati realizzati diversi diaframmi<br />
impermeabili [Fig. 3.6] finalizzati al contenimento di inquinanti<br />
costituiti da idrocarburi; in pratica si è prevista<br />
la cinturazione di un sito inquinato (Raffineria), per cui la<br />
tenuta idraulica dei diaframmi ha rappresentato una delle<br />
caratteristiche fondamentali per la riuscita di questa opera<br />
di bonifica ambientale.<br />
Anche tale cantiere è stato eseguito da Vipp.<br />
Macchinari: BG 15 /BG 28 / RG 19T <strong>–</strong> BCM 3 / 5 / 10<br />
Profondità: 16/18 m<br />
Spessore: 500/650 mm<br />
Area totale: 40.000 mq<br />
Terreni: calcareniti<br />
Data realizzazione: 2007<br />
3.5 Bocca di Lido Treporti,<br />
progetto Mose (VE)<br />
Per la difesa completa di tutti gli abitati lagunari dalle<br />
acque alte è stato elaborato un sistema integrato di opere<br />
che prevede dighe mobili e schiere di<br />
paratoie da realizzare alle tre bocche<br />
dei porti di Chioggia, Malamocco e<br />
Lido; tale sistema deve essere in grado<br />
di isolare la laguna dal mare durante<br />
gli eventi di alta marea.<br />
Alle bocche di porto di Lido e Chioggia<br />
sono previsti dei porti rifugio e piccole<br />
conche di navigazione che consentiranno<br />
il ricovero ed il transito delle<br />
imbarcazioni da diporto, dei mezzi di<br />
soccorso e dei pescherecci anche con<br />
le paratoie in funzione.<br />
La realizzazione del porto rifugio<br />
di Treporti prevede la costruzione<br />
di riempimenti a terra ed a mare, la<br />
risagomatura della linea di costa e la<br />
costruzione di due dighe frangiflutti.<br />
Inoltre, i bacini lato nord e sud saranno
collegati da un sistema di chiuse per consentire il passaggio<br />
delle imbarcazioni. In fase provvisionale, il bacino nord sarà<br />
confinato lato mare da una tura al fine di rendere agibile<br />
un’area di cantiere per la costruzione dei moduli delle<br />
dighe mobili.<br />
L’area di cantiere avrà un piano-base alla quota -8.50 m<br />
s.l.m.; l’agibilità a questo piano sarà garantita, oltre che<br />
dalle opere di sconfinamento meccanico [Fig. 3.7], anche<br />
csm <strong>by</strong> Bauer<br />
Figura 3.7<br />
Planimetria e sezione<br />
della lavorazione<br />
con CSM<br />
Figura 3.8<br />
Panoramica<br />
cantiere<br />
Geofluid 2009 19
Figura 3.9<br />
Lavorazione<br />
terminata<br />
20 Geofluid 2009<br />
mediante un sistema di dewatering che rimarrà attivo per<br />
tutta la durata dei lavori di realizzazione dei moduli delle<br />
dighe mobili.<br />
Il diaframma perimetrale di cinturazione è stato realizzato<br />
con palancole metalliche nella sponda lato mare e con la<br />
tecnologia CSM nella sponda lato terraferma [Fig. 3.8],<br />
garantendo un livello di impermeabilità dell’opera quasi<br />
inatteso [Fig. 3.9]!<br />
Tale lavoro è stato eseguiti da Dolomiti Rocce S.r.l..<br />
Macchinario: BG 28 <strong>–</strong> BCM 10 sospeso su fune<br />
Profondità: 28 m<br />
Spessore: 650 mm<br />
Area totale: 14.000 mq<br />
Terreni: sabbie, limi sabbiosi e argillosi<br />
Data realizzazione: 2007<br />
3.6 Stazione AV Bologna<br />
Per la nuova stazione AV di Bologna Centrale, sono state<br />
eseguite massicce lavorazioni con tecnica CSM. Tali interventi<br />
si sono resi necessari per fornire un’adeguata “guida”<br />
ai successivi pannelli da realizzare con tecnica tradizionale<br />
(a benna mordente) e per fornire un ulteriore sostegno<br />
alle pareti di scavo, da realizzare in prossimità degli edifici<br />
affacciati su via Dè Carracci e della linea ferroviaria esistente<br />
sul lato opposto.<br />
Il progetto e la Direzione Lavori sono di Italferr S.p.A., l’appaltatore<br />
è Astaldi S.p.A., con diverse ditte specializzate in<br />
qualità di subappaltatori (Eurogeo, Vipp, Trevi, SGF, …).<br />
Superate le fasi di accordi e contratti, tra dicembre 2007 e<br />
gennaio 2008 sono arrivate in cantiere le macchine Bauer<br />
necessarie alle lavorazioni suddette; in particolare il “parco<br />
macchine” per l’esecuzione delle lavorazioni CSM è stato<br />
costituito da [Fig. 3.10]:<br />
- Bauer BG 28H con BCM 5 di proprietà Astaldi gestita da<br />
Eurogeo<br />
- Bauer RTG RG 25S con BCM 5 di proprietà Astaldi gestita<br />
da Europeo<br />
- Bauer BG 28V con BCM 10 di proprietà e gestione da<br />
Vipp Lavori<br />
Sono stati presenti tre impianti MAT di miscelazione e<br />
stoccaggio per la bentonite ed il cemento da utilizzare<br />
durante le fasi del trattamento.<br />
Inizialmente la BG 28H è stata utilizzata in configurazione<br />
con fresa sospesa, successivamente è passata alla configurazione<br />
con asta Kelly, soluzione maggiormente performante<br />
in questa tipologia di terreni (argille relativamente<br />
consistenti).<br />
Per via del regolamento ASL di Bologna, particolarmente<br />
severo, tutte le macchine sono state dotate di copertura<br />
insonorizzante per abbattere i rumori prodotti in area<br />
urbana a livelli inferiori ai 100 dB.<br />
Il sistema utilizzato per la lavorazione CSM è bifase, con<br />
stadio di discesa utilizzando bentonite (con un flusso di<br />
150-200 l/min e pressione di iniezione di 6-10 bar) ed aria<br />
compressa, e risalita con iniezione di miscela cementizia<br />
(con una quantità di cemento di 350-400 kg/mc ed un flusso<br />
attorno ai 200-250 l/min).<br />
Il progetto, molto articolato, ha previsto la realizzazione<br />
del trattamento CSM a “voltine” intervallate da “puntoni” al<br />
fine di creare un effetto “grotta” nelle pareti della stazione<br />
da realizzare. Come guida per la testa fresante sono stati<br />
utilizzati blocchi di cls giustapposti [Fig. 3.11].<br />
La stratigrafia della zona di lavoro ha mostrato come fossero<br />
predominanti i terreni fini (limoso-argillosi), relativamente<br />
consistenti; a tal proposito la scelta della miscela ha comportato<br />
uno studio abbastanza severo al fine di ottimizzare
i rapporti acqua/cemento e le conseguenti portate dei<br />
flussi di iniezione.<br />
La produzione si è attestata su 4-5 pannelli medi al giorno<br />
per ogni macchinario, per profondità attorno ai 24 m.<br />
Le velocità di avanzamento in discesa sono dovute essenzialmente<br />
alla resistenza del terreno, valori comuni<br />
sono 30/40 cm/min in terreni sciolti e 15/20 in quelli<br />
più compatti, mentre in risalita la velocità dipende da<br />
diversi fattori quali le portate e le pressioni di iniezione<br />
ed il grado di omogeneizzazione e mescolazione che si è<br />
voluto ottenere.<br />
Le deviazioni dalla verticale dei pannelli realizzati è risultata<br />
nel complesso contenuta, con valori di qualche cm.<br />
Macchinari: BAUER BG 28V<strong>–</strong> BCM 10, BG 28H <strong>–</strong> BCM 5,<br />
RTG RG 25S <strong>–</strong> BCM 5<br />
Profondità: 23 m<br />
Spessore: 800 mm<br />
Area totale: 90.000 mq<br />
Terreni: limi sabbiosi e argillosi<br />
Data realizzazione: 2008<br />
3.7 Ponte sull’Adda<br />
L’Ufficio di Geotecnica del Polo<br />
di Geoingegneria della Spea<br />
Ingegneria Europea S.p.A. ha<br />
recentemente redatto una<br />
proposta progettuale finalizzata<br />
all’esecuzione delle pile<br />
del futuro viadotto sull’Adda,<br />
opera inquadrata nel nuovo<br />
collegamento autostradale<br />
di connessione tra le città di<br />
Brescia e di Milano (BreBeMi)<br />
[Fig. 3.12].<br />
Al fine di poter realizzare<br />
all’asciutto gli scavi sotto falda<br />
per l’esecuzione dei plinti di<br />
fondazione di pile in terreni<br />
sabbiosi fini mediamente<br />
addensati (NSPT = 30-40 colpi/piede)<br />
è stata prevista la<br />
realizzazione di una coronella<br />
esterna mediante pannelli<br />
csm <strong>by</strong> Bauer<br />
Figura 3.10<br />
Macchine al lavoro<br />
a Bologna<br />
Figura 3.11<br />
Blocchi guida<br />
Geofluid 2009 21
Figura 3.12<br />
Planimetria<br />
viadotto e<br />
fondazioni<br />
Figura 3.13<br />
Schema<br />
fondazioni<br />
viadotto Adda<br />
22 Geofluid 2009<br />
realizzati con la tecnologia “cutter soil mixing”.<br />
Nel caso specifico, è stata prevista l’adozione di pannelli<br />
con sezione 2,20x0,80 m della lunghezza di 10 m, da quota<br />
intradosso plinto, ed un trattamento dei terreni all’interno<br />
della coronella mediante iniezioni con cementi microfini<br />
eseguite da tubi in VTR o PVC valvolati.<br />
Questo trattamento, oltre alla funzione impermeabilizzante,<br />
unitamente all’esecuzione di alcuni pannelli di CSM a rag-<br />
giera interni [Fig. 3.13], ha anche la funzione di aumentare<br />
il modulo di deformazione medio al fine del controllo dei<br />
cedimenti della fondazione.<br />
Conclusioni<br />
Il metodo Cutter Soil Mixing, CSM, è una tecnica innovativa<br />
per il Soil Mixing profondo; è già stata largamente testata<br />
e molti cantieri sono già stati eseguiti in tutto il mondo<br />
portando una casistica decisamente interessante. Possiamo<br />
ora affermare che il metodo è cognito ed ampiamente<br />
testato.<br />
Bauer ha attuato, inoltre, una ulteriore campagna di test<br />
per migliorare le macchine; ha preparato prove e modifiche<br />
per realizzare teste fresanti di diversa geometria con<br />
nuove lame e pale mescolatrici atte a rendere il lavoro più<br />
veloce e produttivo e ridurre i consumi; alcune Imprese<br />
stanno già applicando questo metodo in suoli differenti,<br />
così da ottimizzare le procedure costruttive ed i parametri<br />
di concentrazione dei fanghi<br />
Il metodo offre indubbiamente notevoli vantaggi rispetto<br />
alle normali tecniche di soil mixing che usano gli utensili<br />
rotanti standard.<br />
Basti pensare alla sostituzione del classico jet grouting; è sufficiente<br />
analizzare uno schema geometrico sovrapponendo<br />
la sezione resistente di una serie di colonne jet ad un pannello<br />
eseguito tramite il CSM. L’utilizzo del CSM, in sostituzione<br />
del jet grouting, potrebbe apportare notevoli vantaggi, sia<br />
in termini di qualità che di costo, quali ad esempio:<br />
Notevole maggior produttività (il tempo che serve per scavare<br />
un pannello è circa quello necessario per effettuare una<br />
colonna jet grouting, parliamo pertanto della possibilità di
aggiungere produzioni superiori dell’ordine del 200%).<br />
Notevole minor consumo in cemento (a causa dell’assenza<br />
di sovrapposizioni e zone periferiche iniettate non collaboranti,<br />
fenomeni inevitabili utilizzando le colonne jet<br />
grouting: il risparmio in cemento potrebbe raggiungere<br />
valori pari al 50%).<br />
Assenza del pericolo dei coni d’ombra, fenomeno che può<br />
frequentemente accadere utilizzando il principio della miscelazione<br />
idraulica (jet grouting) in formazioni geologiche<br />
che presentano materiali resistenti alla pressione di iniezione<br />
(non può succedere con il CSM, essendo una miscelazione<br />
meccanica).<br />
Possibilità di armare il pannello eseguito (con putrelle o<br />
gabbie eventualmente vibrate).<br />
Minori giunti, per cui minori pericoli di perdite.<br />
Possibilità di effettuare giunti “fresh on fresh”.<br />
Progettisti ed Imprese di tutto il mondo stanno sfruttando<br />
tale tecnologia in differenti applicazioni e, possiamo dirlo,<br />
l’Italia è stato il paese maggiormente “ricettore” di questa<br />
novità a livello europeo, rimanendo però il Giappone il<br />
maggior utilizzatore a livello mondiale.<br />
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Ringraziamenti<br />
Ing. C. Bernardini, Ing. A. Danese, Ing. G. Fratini, - Astaldi<br />
Ing. F. Bellone <strong>–</strong> Cipa<br />
Per. Min. F. Baldassi, Ing. Dell’Andrea, Dr. R. Sonzogni - Dolomiti Rocce<br />
Geom. S. Molin - Eurogeo<br />
Ing. M. Poggio - Injectosond<br />
Ing. Filippo Rettondini - Vipp Lavori<br />
Ing. T. Collotta, Ing. P. Bangio - Spea<br />
Ing. F. Miotto … complimenti per la tesi!<br />
Ing. R. Fiorotto, Ing. A. Dalle Coste <strong>–</strong> Bauer Italia<br />
csm <strong>by</strong> Bauer<br />
Geofluid 2009 23
24 Geofluid 2009<br />
I.P.