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Storia per bambini…o per adulti pieni di fede?
In cucina,
con Fra’ Bartolomeo
Alla fine del pomeriggio, il maestro in dottrina si presentò
in cucina, per aiutare il frate cuoco. Proprio quella sera, il
piatto previsto per la cena erano le tagliatelle al ragù.
Situata all’ultimo piano
della più alta torre del
monastero, la camera dell’abate
Luigi occupava un
luogo strategico. La scelta
della stanza non era stata immotivata,
in quanto il saggio superiore voleva
assolutamente avere una buona visuale
del monastero affidato alle sue cure
dalla Provvidenza.
Quella mattina, guardando dalle
finestre, due monaci richiamarono la
sua attenzione. Il primo era Fra’ Bartolomeo,
il quale, salendo su per il
sentiero, tornava dalla città ansimando
sotto il peso di due grandi borse a
tracolla piene di viveri da lui ricevuti
al mercato della città.
Questo buon frate era un uomo
semplice, di scarsa istruzione, ma
molto devoto e pieno di dedizione.
Procurava i viveri necessari e lui stesso
li preparava, cercando, fin dove lo
permetteva la povertà francescana, di
servire ai monaci la migliore alimentazione
possibile.
Dall’altra finestra, l’abate poteva
vedere il chiostro. Su un banco di pietra,
stava seduto il secondo monaco
oggetto delle sue attenzioni. Con alcuni
libri impilati intorno a lui, Fra’
Lucrezio leggeva con entusiasmo un
grosso volume di apologetica. Era lui
che dava le lezioni ai giovani novizi e
la sua sicurezza in materia dottrinale
gli aveva guadagnato una certa fama
nei dintorni, a tal punto che sia
laici che religiosi venivano a consultarlo
su intricati punti degli insegnamenti
cristiani.
Osservando i due monaci, il vecchio
abate si mise a meditare sulla
grandezza di Dio, che creava uomini
così differenti, ma li faceva vivere
sotto lo stesso tetto, affratellati da
una stessa vocazione e chiamati a servire
i loro simili in maniere diverse.
Karin Iamasaki
* * *
A metà pomeriggio, qualcuno salì
i gradini della torre e bussò alla porta
della camera dell’abate. Era Fra’ Lucrezio.
Con un libro sotto il braccio,
chiedeva un colloquio riservato col
suo superiore.
– Dite, fratello, qualche difficoltà
vi sta affliggendo?
– Non riguarda me, signor abate,
ma la nostra comunità. Mi scuso,
ma non posso più sopportare il fatto
di avere fra noi una persona così poco
qualificata come questo… questo
Fra’ Bartolomeo!
L’abate Luigi alzò le sopracciglia, un
po’ sorpreso. Che cosa poteva aver fatto
l’umile monaco? Fra’ Lucrezio continuò,
esponendo i propri argomenti
per dimostrare come quell’uomo così
ignorante causasse maleficio alla comunità/danneggiasse
la comunità:
Lui semplifica tutto! Non riesce
a seguire gli elevati raziocini che io,
maestro in teologia, cerco di trasmettere.
Oltretutto, ha abitudini strane,
come, per esempio, quando ha provato
ad insegnare a pregare l’Ave
Maria ad un pappagallo…
L’abate ascoltò con aria perplessa
e senza dire una parola al monaco
che presentava le sue lamentele. Il
suo sguardo attento indicava che egli
stava pensando rapidamente, eppure
profondamente. Quando l’altro terminò
di parlare, rispose:
Bene. Tutto quanto mi avete detto
è molto serio, ma io vorrei avere più
elementi, prima di assumere qualsiasi
atteggiamento. Io ad esempio, non so
esattamente quello che lui fa in cucina,
quando sta solo, così vi chiedo di
seguirlo questo pomeriggio nella pre-
46 Salvami Regina · Maggio 2007