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IDEE contro la discriminazione - Save the Children Italia Onlus

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progetto coFinanziato da<br />

UNIONE<br />

EUROPEA<br />

Fondo europeo per l’integrazione di cittadini di paesi terzi<br />

idee<br />

CONTRO LA<br />

DISCRIMINAZIONE


La presente pubblicazione<br />

è stata curata da:<br />

Carlotta Bellomi<br />

Contributi di:<br />

Guido Antonelli Costaggini,<br />

Carlotta Bellomi, Marisa Belluscio,<br />

I<strong>la</strong>ria Nutini<br />

Si ringraziano:<br />

l’Unione delle Province d’<strong>Italia</strong> (UPI) e<br />

TECLA, le Province di Brescia, Catania,<br />

Mi<strong>la</strong>no, Napoli, Pisa, Prato, Roma e Venezia.<br />

<strong>Save</strong> The <strong>Children</strong> <strong>Italia</strong> e tutte le persone<br />

che hanno direttamente e indirettamente<br />

reso possibile <strong>la</strong> realizzazione del progetto<br />

e del<strong>la</strong> pubblicazione, in partico<strong>la</strong>r modo:<br />

Emanuele Argento, Francesca Bilotta,<br />

Anna Brambil<strong>la</strong>, Danie<strong>la</strong> Branciaroli,<br />

Stefania De Nico<strong>la</strong>is, Silvia De Silvestri,<br />

Massimo Di Rienzo, Antonel<strong>la</strong> Inverno,<br />

Lorenzo Leotardi, Francesca Menozzi,<br />

Samantha Palombo, Francesca Sangermano,<br />

Livia Santoro.<br />

Gli studenti, i dirigenti, i docenti, il personale<br />

ATA e i formatori di <strong>Save</strong> <strong>the</strong> <strong>Children</strong> <strong>Italia</strong><br />

che hanno partecipato al progetto “<strong>IDEE</strong><br />

<strong>contro</strong> <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>”.<br />

Grafica:<br />

Enrico Calcagno<br />

AC&P Roma<br />

Stampa:<br />

Arti Grafiche Agostini<br />

Pubblicato da:<br />

<strong>Save</strong> <strong>the</strong> <strong>Children</strong> <strong>Italia</strong> <strong>Onlus</strong><br />

giugno 2012<br />

<strong>Save</strong> <strong>the</strong> <strong>Children</strong> <strong>Italia</strong> <strong>Onlus</strong><br />

Via Volturno 58 - 00185 Roma<br />

tel +39 06 480 70 01<br />

fax +39 06 480 70 039<br />

info@save<strong>the</strong>children.it<br />

Ufficio di Mi<strong>la</strong>no<br />

Via Stresa, 3 – 20125 Mi<strong>la</strong>no<br />

Tel. +39 02.670.78.446<br />

Fax. +39 02.671.99.525<br />

www.save<strong>the</strong>children.it


idee<br />

CONTRO LA<br />

DISCRIMINAZIONE


INDICE<br />

4<br />

7<br />

8<br />

11<br />

13<br />

19<br />

23<br />

26<br />

37<br />

64<br />

68<br />

72<br />

PREFAZIONE<br />

IL PROGETTO<br />

Le attività del progetto<br />

I protagonisti<br />

La formazione per studenti, docenti e personale ATA<br />

A SCUOLA DI NON DISCRIMINAZIONE:<br />

LA PAROLA AI RAGAZZI<br />

La <strong>discriminazione</strong> sul<strong>la</strong> mia pelle<br />

Il principio di non <strong>discriminazione</strong><br />

Buone pratiche per il cambiamento<br />

LA RICERCA TRA PARI<br />

Il percorso, il metodo, <strong>la</strong> ricerca<br />

I risultati dell’indagine<br />

La valutazione dei ragazzi<br />

CONCLUSIONI<br />

Le riflessioni dei ragazzi<br />

Per dire NO al<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>!<br />

3


CONTRO LA<br />

idee DISCRIMINAZIONE<br />

PREFAZIONE<br />

di Silvia Pagnin<br />

Assessore Cultura,<br />

Cooperazione allo<br />

sviluppo, Intercultura<br />

e Integrazione<br />

Provincia di Pisa<br />

Presidente Istituzione<br />

Centro Nord-Sud<br />

Le culture non sono folklore e<br />

il pluralismo non è <strong>la</strong> tolleranza<br />

degli altri in quanto più o meno<br />

esotici (...); è il riconoscimento<br />

dell’incommensurabilità<br />

fondamentale ed essenziale<br />

delle diverse forme di cultura,<br />

di religione e di modi di vivere<br />

(Raimon Panikkar)<br />

e incisivo fenomeno delle migrazioni che negli ultimi decenni hanno interessato<br />

molti paesi europei e l'<strong>Italia</strong> in partico<strong>la</strong>re, ha modificato non solo l’andamento<br />

e <strong>la</strong> composizione demografica del nostro Paese, ma <strong>la</strong> stessa percezione<br />

L’intenso<br />

delle re<strong>la</strong>zioni sociali, del<strong>la</strong> cultura civile e politica italiana. Lo stesso concetto di “intercultura”<br />

fatica a trovare spazio nel nostro modo di pensare, anche se oggi si è delineata <strong>la</strong><br />

consapevolezza dell'ineluttabilità di un percorso di ristrutturazione del nostro essere italiani.<br />

Una consapevolezza che sta maturando solo in parte attraverso una decisa apertura<br />

all'integrazione. Secondo i dati del Dossier Caritas 2011, infatti, rispetto ad un'<strong>Italia</strong> multiculturale<br />

il 12,2% degli italiani mostra un certo timore, il 16,2% <strong>la</strong> guarda con sospetto,<br />

il 35% <strong>la</strong> ritiene inevitabile mentre è il 29,7% ad attender<strong>la</strong> con fiducia. L’<strong>Italia</strong><br />

è a tutti gli effetti un Paese multietnico e multiculturale, lo si percepisce camminando<br />

nelle città, nei negozi, nei luoghi di <strong>la</strong>voro, negli ospedali, ma lo si vede<br />

soprattutto a scuo<strong>la</strong>. Nelle scuole italiane è ormai <strong>la</strong> normalità <strong>la</strong> presenza di studenti<br />

di origine straniera. Questa presenza è <strong>la</strong> conseguenza naturale all’evoluzione<br />

di una società inserita in un mondo globalizzato nel<strong>la</strong> quale <strong>la</strong> migrazione è un<br />

fenomeno normale e costitutivo. Gli “immigrati”, una categoria con <strong>la</strong> quale si<br />

tenta di ridurre ad unità <strong>la</strong> molteplicità di persone e culture, sono una presenza<br />

plurale, strutturata e radicata, di 5 milioni di persone che rappresentano il 7,5%<br />

del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione italiana. Questa nuova composizione sociale porta con sé inevitabilmente<br />

un atteggiamento di paura, diffidenza e di rigetto, che, lungi dall'essere<br />

sottovalutato, deve invece essere affrontato, conosciuto e superato. Ancora qualche<br />

anno fa, <strong>la</strong> cronaca italiana ha informato fin troppo frequentemente di casi di<br />

razzismo e <strong>discriminazione</strong> nelle scuole (si vedano ad esempio le polemiche riguardanti<br />

l'uso del velo), oggi sembra invece maturo il tempo per una società non solo multiculturale<br />

ma propriamente interculturale.<br />

Il volume documenta il progetto “<strong>IDEE</strong> <strong>contro</strong> <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>”, finanziato dall'Unione<br />

Europea e promosso dall'Unione delle Province <strong>Italia</strong>ne; si tratta di un'accurata indagine<br />

sulle discriminazioni reali e del<strong>la</strong> conseguente proposta di una strategia forte e incisiva<br />

di integrazione e inclusione.<br />

Le azioni positive messe in campo attraverso i <strong>la</strong>boratori svolti direttamente nelle c<strong>la</strong>ssi<br />

hanno destrutturato, ridotto ai minimi termini, annul<strong>la</strong>to molti pregiudizi e hanno spinto<br />

ad un atteggiamento col<strong>la</strong>borativo e di conoscenza reciproca.<br />

La produzione di guide informative sui servizi per i giovani che le istituzioni, e fra queste<br />

in primo piano le Province, completa il percorso. Certo il cammino è ancora lungo, e<br />

molte e unanimi sono state le voci che richiedono una prosecuzione del <strong>la</strong>voro e una più<br />

ampia copertura territoriale. Una sfida impegantiva al<strong>la</strong> quale le istituzioni sapranno certo<br />

far fronte.<br />

4


di Raffae<strong>la</strong> Mi<strong>la</strong>no<br />

Direttore Programmi<br />

<strong>Italia</strong>-Europa<br />

<strong>Save</strong> <strong>the</strong> <strong>Children</strong><br />

<strong>Italia</strong> <strong>Onlus</strong><br />

Nessuna distinzione può avere un peso quando si tratta di garantire i diritti di un<br />

minore, si tratti del<strong>la</strong> sua origine etnica o del colore del<strong>la</strong> pelle, del genere o del<br />

credo religioso, del<strong>la</strong> situazione economica familiare così come di ogni altra circostanza.<br />

È quello che stabilisce il principio di non <strong>discriminazione</strong>, uno dei pi<strong>la</strong>stri fondamentali<br />

del<strong>la</strong> Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza approvata<br />

dalle Nazioni Unite nel 1989.<br />

Si tratta di un principio se vogliamo molto semplice, nel<strong>la</strong> sua enunciazione. Tuttavia, l’attuazione<br />

pratica di questo principio di civiltà non può mai considerarsi acquisita una volta<br />

per tutte. Lo dimostrano anche le pagine che seguono e che ci consegnano un quadro, per<br />

certi versi al<strong>la</strong>rmante, delle situazioni di <strong>discriminazione</strong> che ragazzi e ragazze incontrano<br />

oggi nel rapporto con i coetanei e con il mondo degli adulti, originate da razzismo e omofobia,<br />

così come da altre forme di stigmatizzazione legate all’aspetto fisico, al modo di<br />

vestire, al<strong>la</strong> disabilità, e così via.<br />

I dati raccolti, per quanto limitati dal punto di vista quantitativo, offrono uno spaccato<br />

importante sulle “discriminazioni quotidiane” vissute da molti ragazzi in ambiente sco<strong>la</strong>stico.<br />

Le testimonianze sono ancora più significative perché frutto di un impegno diretto<br />

di giovani intervistatori che hanno realizzato il <strong>la</strong>voro di ricerca a contatto con i coetanei,<br />

in una re<strong>la</strong>zione dunque “tra pari”. Sono testimonianze che attraversano l’<strong>Italia</strong> dal nord<br />

al sud, mettendo a confronto le esperienze vissute da adolescenti in contesti anche molto<br />

diversi tra loro.<br />

La re<strong>la</strong>zione tra pari, <strong>la</strong> partecipazione attiva dei ragazzi nel<strong>la</strong> lotta <strong>contro</strong> ogni forma di<br />

<strong>discriminazione</strong> è una delle strategie chiave di <strong>Save</strong> <strong>the</strong> <strong>Children</strong>. Questa è stata anche <strong>la</strong><br />

cifra del progetto “<strong>IDEE</strong> <strong>contro</strong> <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>”: aprire spazi e occasioni di riflessione<br />

e di confronto affinché siano proprio i più giovani i primi interpreti dei diritti e dei<br />

conseguenti doveri di cittadinanza.<br />

Un ringraziamento per questo <strong>la</strong>voro va innanzitutto ai ragazzi e alle ragazze che hanno<br />

curato <strong>la</strong> realizzazione del<strong>la</strong> ricerca qui presentata, che hanno par<strong>la</strong>to con i loro coetanei<br />

raccogliendone il punto di vista e <strong>la</strong> testimonianza. Un ringraziamento sentito va ai loro<br />

insegnanti che hanno accompagnato con passione e professionalità questo processo e,<br />

naturalmente, al Ministero dell’Interno che ha creduto nel progetto e lo ha finanziato con<br />

i fondi FEI e ai nostri partner di progetto, <strong>la</strong> Unione delle Province <strong>Italia</strong>ne e TECLA.<br />

L’impegno di <strong>Save</strong> <strong>the</strong> <strong>Children</strong> è oggi volto a tenere vive le re<strong>la</strong>zioni che si sono stabilite<br />

tra le realtà territoriali coinvolte, anche molto diverse tra loro, affinché si possa proseguire<br />

e diffondere l’esperienza avviata puntando proprio sul<strong>la</strong> crescita e lo sviluppo del<br />

<strong>la</strong>voro di rete. Perché si diffonda in <strong>Italia</strong> <strong>la</strong> consapevolezza che – per dirlo con le parole<br />

di uno dei ragazzi intervistati - “al<strong>la</strong> fine <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> è solo una forma per esorcizzare<br />

<strong>la</strong> propria paura”. Mentre fare rete aiuta, appunto, a vincere le paure e ad aprirsi a chi<br />

è diverso da noi con rispetto e voglia di conoscersi.<br />

5


IL PROGETTO<br />

Attività di gruppo<br />

(Provincia di Venezia)<br />

Attività delle sagome<br />

(Provincia di Venezia)<br />

I.P.S.S.A.R. Carol Woytj<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse III P<br />

(Provincia di Catania)<br />

6


CONTRO LA<br />

idee DISCRIMINAZIONE<br />

LE ATTIVITÀ<br />

DEL PROGETTO<br />

di Marisa Belluscio<br />

Il progetto “<strong>IDEE</strong> <strong>contro</strong> <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>”, finanziato nel quadro del Fondo europeo<br />

per l’integrazione di cittadini di Paesi terzi 2007-2013 (Programma annuale 2010,<br />

Progetti Giovanili), è promosso dall’Unione delle Province d’<strong>Italia</strong> (UPI), in partenariato<br />

con le Province di Brescia, Catania, Mi<strong>la</strong>no, Napoli, Pisa, Prato, Roma e Venezia, e<br />

in col<strong>la</strong>borazione con <strong>Save</strong> <strong>the</strong> <strong>Children</strong> <strong>Italia</strong> <strong>Onlus</strong> e l’Associazione TECLA.<br />

Il progetto mira a favorire l’inclusione di minori stranieri provenienti da Paesi terzi e frequentanti<br />

gli istituti sco<strong>la</strong>stici secondari di secondo grado delle otto Province partner,<br />

mediante lo sviluppo di percorsi educativi e di in-formazione legale, di azioni di mappatura<br />

dei servizi esistenti sul territorio e di attività di comunicazione sociale. L’iniziativa ha<br />

riproposto il “modello I.D.E.E.” (Integrazione, Diritti ed Educazione <strong>contro</strong> l’Esclusione),<br />

sperimentato nel 2011 nelle Province di Mi<strong>la</strong>no, Roma e l’Aqui<strong>la</strong> che, attraverso un<br />

percorso pilota e innovativo, ha promosso interventi di educazione ai diritti e al<strong>la</strong> cittadinanza<br />

centrati sul principio di non <strong>discriminazione</strong>.<br />

Il progetto ha coinvolto 26 istituti sco<strong>la</strong>stici e 43 c<strong>la</strong>ssi per un totale di 891 minori e 156<br />

adulti, promuovendo un approccio integrato (intervento educativo, di in-formazione legale,<br />

di orientamento al territorio e di comunicazione) per contrastare <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>.<br />

L’intervento educativo è stato strutturato in tre moduli: il primo, rivolto a minori e adulti,<br />

è consistito in un approfondimento teorico sulle tematiche cardine del progetto, il<br />

secondo, rivolto a minori, ha previsto <strong>la</strong>boratori applicativi di ricerca partecipata tra pari<br />

finalizzati a esplorare le dimensioni del fenomeno discriminatorio; nel terzo sono stati<br />

promossi eventi di peer education finalizzati al<strong>la</strong> diffusione sul territorio di quanto sviluppato<br />

durante il progetto. Gli interventi sono stati preceduti da due seminari di formazione<br />

per i formatori sulle metodologie, gli approcci e gli strumenti che hanno garantito –<br />

nel rispetto delle caratteristiche ed esigenze di ciascuna scuo<strong>la</strong> – <strong>la</strong> necessaria coerenza a<br />

livello nazionale.<br />

Le attività di in-formazione legale hanno consentito di sensibilizzare e informare gli studenti<br />

in merito al fenomeno del<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> e ad alcuni aspetti delle politiche<br />

migratorie, di fornire al personale docente e amministrativo strumenti di conoscenza sulle<br />

misure di contrasto al<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> nonché di soddisfare bisogni di consulenza e<br />

informazione legale su casi esemplificativi portati dagli istituti coinvolti.<br />

La mappatura dei territori provinciali ha permesso <strong>la</strong> realizzazione di otto vademecum<br />

sui servizi locali in merito a tematiche quali l’orientamento sco<strong>la</strong>stico e <strong>la</strong>vorativo, <strong>la</strong> sanità,<br />

il sostegno psicologico e le opportunità per il tempo libero. Gli opuscoli informativi,<br />

tradotti nelle lingue delle principali comunità di ciascun territorio, sono stati distribuiti<br />

ai minori di origine straniera e alle loro famiglie.<br />

La campagna di comunicazione/disseminazione ha diffuso i messaggi chiave di “<strong>IDEE</strong><br />

<strong>contro</strong> <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>” a livello nazionale e nei territori partner. Tutti i dati e i risultati<br />

raccolti sono stati oggetto di discussione e presentazione nel corso di un Convegno<br />

nazionale tenutosi a Pisa il 29 maggio 2012, cui hanno partecipato tutti i rappresentanti<br />

delle otto Province e una delegazione di circa 300 tra studenti e insegnanti coinvolti nel<br />

progetto.<br />

7


CONTRO LA<br />

idee DISCRIMINAZIONE<br />

I PROTAGONISTI<br />

Hanno partecipato al progetto<br />

“<strong>IDEE</strong> <strong>contro</strong> <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>”<br />

i ragazzi e le ragazze dei seguenti<br />

istituti:<br />

PROVINCIA DI VENEZIA<br />

I.S.I.T.P Luigi Luzzatti Antonio Gramsci<br />

C<strong>la</strong>ssi II BL e I T<br />

I.S.I.S Gino Luzzatto Luigi Einaudi<br />

C<strong>la</strong>ssi I D OSS, III D OSS e III E OSS<br />

I.T.I.S. Vito Volterra<br />

C<strong>la</strong>ssi II B e II G<br />

PROVINCIA DI BRESCIA<br />

I.I.S. Vincenzo Capiro<strong>la</strong><br />

C<strong>la</strong>ssi II A e II B<br />

I.I.S.S. Mariano Fortuny<br />

C<strong>la</strong>ssi II M e III E<br />

I.I.S. Veronica Gambara<br />

C<strong>la</strong>ssi I B e I C<br />

PROVINCIA DI MILANO<br />

I.P.S.S.C.T. Marignoni Marco Polo<br />

C<strong>la</strong>sse II A<br />

I.I.S. Marelli-Dudovich<br />

C<strong>la</strong>ssi I MA e II MA<br />

I.I.S. Carlo Cattaneo<br />

C<strong>la</strong>sse III B<br />

I.P. Luigi Vittorio Bertarelli<br />

C<strong>la</strong>sse II D<br />

PROVINCIA DI PRATO<br />

I.T.C. Paolo Dagomari<br />

C<strong>la</strong>sse II C<br />

I.S.I.S.S. Carlo Livi<br />

C<strong>la</strong>sse I AL<br />

I.P.S.S.C.T.S.P. Francesco Datini<br />

C<strong>la</strong>sse I Bec<br />

PROVINCIA DI PISA<br />

I.T.C. Antonio<br />

Pacinotti<br />

C<strong>la</strong>ssi II MTB<br />

I.P.S.S.A.R. Giacomo<br />

Matteotti<br />

C<strong>la</strong>ssi II A e II B<br />

I.T.C. Carlo Cattaneo<br />

C<strong>la</strong>sse III A Iti<br />

PROVINCIA DI ROMA<br />

I.I.S.S. Domizia Lucil<strong>la</strong><br />

C<strong>la</strong>ssi II D e III E Cuc<br />

I.S.I.S. Vincenzo Gioberti<br />

C<strong>la</strong>sse II F (Provincia di Roma)<br />

I.I.S. Angelo Frammartino<br />

C<strong>la</strong>sse III A<br />

I.I.S. Tito Minniti<br />

C<strong>la</strong>ssi I A Chimici e I A Elettrici<br />

PROVINCIA DI CATANIA<br />

I.P.S.S.A.R. Carol Wojty<strong>la</strong><br />

C<strong>la</strong>ssi III O Cuc e III P<br />

L.S.S. Enrico Boggio Lera<br />

C<strong>la</strong>ssi I G e IV D Ling<br />

I.T.E. Giuseppe De Felice Giuffrida<br />

C<strong>la</strong>ssi III A Ra e III B Iter<br />

PROVINCIA<br />

DI NAPOLI<br />

I.S.I.S. Luigi De Medici<br />

C<strong>la</strong>ssi III H e III I<br />

I.T.C. Mario Pagano<br />

C<strong>la</strong>ssi II A e IV A<br />

I.P.S.S.A.R. Vincenzo Telese<br />

C<strong>la</strong>ssi II F e IV R A<br />

8


Hanno partecipato al progetto<br />

“<strong>IDEE</strong> <strong>contro</strong> <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>”<br />

i formatori e le formatrici di <strong>Save</strong><br />

<strong>the</strong> <strong>Children</strong> <strong>Italia</strong>:<br />

PROVINCIA DI BRESCIA:<br />

Maria Averoldi (ricercatrice)<br />

Camil<strong>la</strong> Bianchi (formatrice)<br />

Marialuisa Damini (formatrice)<br />

Riccardo Olivieri (formatore)<br />

Cande<strong>la</strong>ria Romero (formatrice)<br />

Roberto Varone (formatore)<br />

PROVINCIA DI MILANO:<br />

Valentina Bugli (ricercatrice)<br />

Luca Maccione (formatore)<br />

Sara Marazzini (formatrice)<br />

Miche<strong>la</strong> Maxia (formatrice)<br />

Andrea Rampini (ricercatore)<br />

Ange<strong>la</strong> Savio (formatrice)<br />

Mario Smedile (formatore)<br />

I.P.S.S.C.T.S.P. Francesco Datini – C<strong>la</strong>sse I Bec (Provincia di Prato)<br />

EQUIPE DI PISA:<br />

Valeria Gambino (formatrice)<br />

Gabriel<strong>la</strong> Tiso (formatrice)<br />

Gloria Vitaioli (ricercatrice)<br />

EQUIPE DI PRATO:<br />

Margherita Longo (formatrice)<br />

Elisa Masi (formatrice)<br />

Gloria Vitaioli (ricercatrice)<br />

EQUIPE DI ROMA:<br />

Michele Cavicchioli (formatore)<br />

Valeria Combattente (formatrice)<br />

Stefania Cuozzo (formatrice)<br />

Martina Giuffrè (ricercatrice)<br />

Luisa Nannini (formatrice)<br />

Giuseppina Nazzarro (formatrice)<br />

Valeria Trupiano (ricercatrice)<br />

EQUIPE DI NAPOLI:<br />

Chiara Capasso (formatrice)<br />

Brunel<strong>la</strong> Cozzolino (formatrice)<br />

Francesca Giolivo (formatrice)<br />

Cinzia Massa (ricercatrice)<br />

Antonietta Mellone (formatrice)<br />

Marcel<strong>la</strong> Spagnuolo (formatrice)<br />

I.P.S.S.A.R. Carol Wojty<strong>la</strong> – C<strong>la</strong>sse III O Cuc (Provincia di Catania)<br />

EQUIPE DI CATANIA:<br />

Ornel<strong>la</strong> Arena (ricercatrice)<br />

Vanesa Galvan Rua (formatrice)<br />

Mariagiovanna <strong>Italia</strong> (formatrice)<br />

Noemi Manno (formatrice)<br />

Giovanni Sciolto (formatore)<br />

I.T.C. Carlo Cattaneo – C<strong>la</strong>sse III A Iti (Provincia di Pisa)<br />

9


CONTRO LA<br />

idee DISCRIMINAZIONE<br />

LA FORMAZIONE PER<br />

STUDENTI, DOCENTI<br />

E PERSONALE ATA<br />

di Carlotta Bellomi<br />

I.I.S. CARLO CATTANEO<br />

(PROVINCIA DI MILANO):<br />

LA VOCE DELLA CLASSE IIIB<br />

“Un’iniziativa a cui stiamo partecipando è il<br />

progetto <strong>IDEE</strong> <strong>contro</strong> <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>.<br />

Stiamo affrontando il tema del<strong>la</strong><br />

<strong>discriminazione</strong> non solo par<strong>la</strong>ndo<br />

dell’argomento, ma anche guardando filmati,<br />

facendo cartelloni e interagendo noi in<br />

prima persona, facendo interviste e<br />

questionari ad altri ragazzi che non<br />

partecipano al progetto”.<br />

“Durante questi incontri <strong>la</strong>voriamo insieme,<br />

esprimendo opinioni e confrontandoci;<br />

cercando, come ci hanno trasmesso le<br />

formatrici, di non giudicare il pensiero e le<br />

idee altrui. In queste lezioni ognuno di noi<br />

riesce ad esprimersi liberamente e devo<br />

dire che ho scoperto molti aspetti che non<br />

avrei immaginato su alcuni miei compagni”.<br />

I.I.S.S. Domizia Lucil<strong>la</strong>,<br />

c<strong>la</strong>sse III E<br />

(Provincia di Roma)<br />

La formazione rivolta a studenti e docenti ha valorizzato <strong>la</strong> Convenzione ONU sui<br />

Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (CRC, 1989) in quanto corpus giuridico e<br />

strumento educativo significativo per <strong>la</strong> promozione dell’inclusione sociale in <strong>Italia</strong>.<br />

Nell’ambito del progetto “<strong>IDEE</strong> <strong>contro</strong> <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>” 156 adulti tra dirigenti sco<strong>la</strong>stici,<br />

docenti e personale ATA sono stati coinvolti in incontri di formazione finalizzati a<br />

promuovere un approccio pedagogico centrato sui diritti e a sensibilizzare il gruppo sulle<br />

questioni legali inerenti i fenomeni discriminatori. Ai <strong>la</strong>boratori attivati sul territorio<br />

nazionale hanno partecipato 891 adolescenti (di cui 262 di origine straniera)<br />

provenienti da 26 scuole secondarie di II grado. Le 43 c<strong>la</strong>ssi coinvolte<br />

hanno sviluppato una riflessione e una ricerca sull’attuazione del<br />

principio di non <strong>discriminazione</strong> (CRC, 1989, Art. 2) e sulle dinamiche<br />

di esclusione che caratterizzano i contesti giovanili italiani.<br />

Al fine di valorizzare <strong>la</strong> promozione dei diritti a scuo<strong>la</strong>, <strong>la</strong> formazione<br />

dedicata agli studenti è stata progettata attraverso <strong>la</strong> pratica del <strong>la</strong>boratorio.<br />

Quest’ultimo, del<strong>la</strong> durata di sei incontri, è stato strutturato su<br />

due moduli: uno teorico-introduttivo e uno di carattere applicativo.<br />

Durante il primo modulo i ragazzi e le ragazze hanno riflettuto sui temi<br />

cardine del progetto: il fenomeno del<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>, i diritti dell’infanzia<br />

e dell’adolescenza, <strong>la</strong> promozione del cambiamento per favorire<br />

l’inclusione sociale. La fase successiva ha previsto invece un’attività di<br />

peer research, in cui gli studenti hanno svolto una ricerca tra pari sul<br />

tema del<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> nei contesti sco<strong>la</strong>stici di appartenenza. Da<br />

Venezia a Catania, i dati quantitativi e qualitativi raccolti hanno permesso<br />

di esplorare <strong>la</strong> percezione degli adolescenti su un fenomeno –<br />

quello del<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> – che li riguarda direttamente.<br />

Partendo dalle risorse e dagli stili cognitivi propri degli studenti coinvolti<br />

nel progetto, i percorsi formativi hanno promosso nuovi saperi in<br />

merito alle dinamiche di esclusione/<strong>discriminazione</strong> e ai diritti sanciti<br />

dal<strong>la</strong> Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza,<br />

attraverso attività di co-costruzione dei significati e atteggiamenti metodologici<br />

volti all’esplorazione di diverse realtà. È stato inoltre sostenuto<br />

lo sviluppo di atteggiamenti di col<strong>la</strong>borazione/cooperazione all’interno<br />

del gruppo c<strong>la</strong>sse, ponendo partico<strong>la</strong>re attenzione ai processi che accompagnano il raggiungimento<br />

degli obiettivi progettuali. Nello specifico si è voluto promuovere il principio<br />

di non <strong>discriminazione</strong> e partecipazione (CRC, 1989, Art. 2 e 12), favorendo un<br />

clima accogliente, inclusivo e aperto ai contributi di tutti. Dedicando attività specifiche<br />

al<strong>la</strong> tematica del cambiamento sociale, si sono voluti sostenere percorsi di auto-tute<strong>la</strong> nei<br />

contesti sco<strong>la</strong>stici, puntualizzando un aspetto per noi centrale: i diritti comportano delle<br />

responsabilità verso se stessi e gli altri. Infine, sono state sviluppate alcune competenze<br />

specifiche: <strong>la</strong> peer research è stata valorizzata non solo come metodo di ricerca ma anche<br />

come strumento pedagogico e contesto di apprendimento privilegiato per i giovani e gli<br />

adulti coinvolti.<br />

È all’interno delle azioni formative rivolte agli studenti che si inserisce <strong>la</strong> presente pubblicazione.<br />

Quest’ultima mira a promuovere una riflessione sul principio di non <strong>discriminazione</strong><br />

e a sistematizzare i dati emersi dal<strong>la</strong> ricerca tra pari. Grazie ai pensieri, ai testi, alle<br />

analisi e alle immagini qui raccolti è possibile ripercorrere tutto il percorso di cui gli studenti<br />

sono stati protagonisti.<br />

11


A SCUOLA<br />

DI NON<br />

DISCRIMINAZIONE:<br />

LA PAROLA<br />

AI RAGAZZI<br />

I.T.E. Giuseppe De Felice Giuffrida<br />

C<strong>la</strong>sse III B (Provincia di Catania)<br />

I.I.S. Carlo Cattaneo<br />

C<strong>la</strong>sse III B (Provincia di Mi<strong>la</strong>no)<br />

I.S.S. Enrico Boggio Lera<br />

C<strong>la</strong>ssi I G e IV D Ling (Provincia di Catania)<br />

12


CONTRO LA<br />

idee DISCRIMINAZIONE<br />

LA DISCRIMINAZIONE<br />

SULLA MIA PELLE<br />

Pregiudizio, stereotipo e <strong>discriminazione</strong> sono risultate le tre parole chiave del primo in<strong>contro</strong><br />

del <strong>la</strong>boratorio. Condividendo le esperienze e le idee di ognuno, i ragazzi e le ragazze<br />

hanno ragionato insieme sul tema del progetto.<br />

PREGIUDIZIO:<br />

giudizio basato su idee astratte e/o che non corrispondono al<strong>la</strong> realtà.<br />

Quando ci siamo sentiti vittime di pregiudizi?<br />

Gli studenti dell’I.I.S. Carlo Cattaneo hanno condiviso questi pensieri:<br />

QUANDO MI DANNO DELLA “SECCHIONA”<br />

QUANDO HANNO SMESSO DI CHIEDERMI RIPETIZIONI SOLO<br />

PERCHÉ SONO PASSATA DA UN LICEO AD UN ISTITUTO TECNICO<br />

QUANDO DOVEVO CORREGGERE I DATI IN UNA DENUNCIA E IL<br />

POLIZIOTTO NON MI CONSIDERAVA PERCHÉ SONO STRANIERA<br />

IL PRIMO ANNO DI SCUOLA ERO AGITATO IN CLASSE, MA ANCHE SE NEGLI ANNI<br />

DOPO MI SONO CALMATO, TUTTI MI CONSIDERAVANO UN CASINISTA<br />

IN QUANTO ITALIANO, ALL’ESTERO MI SONO SENTITO DARE DEL “MAFIOSO”<br />

QUANDO GIOCO A CALCIO E MI DICONO CHE<br />

“UN PORTIERE FILIPPINO NON SI È MAI VISTO”<br />

L’ANNO SCORSO MI ERO OFFERTO DI FARE DA PORTAVOCE PER LA CLASSE,<br />

MA I PROFESSORI NON MI ASCOLTAVANO PERCHÉ NON VADO BENE A SCUOLA<br />

QUANDO VOLEVO RACCOGLIERE I SOLDI CADUTI AD UN ANZIANO,<br />

LUI MI HA ALLONTANATO PENSANDO CHE VOLESSI RUBARGLIELI, SOLO<br />

PERCHÉ HA VISTO CHE SONO STRANIERO<br />

13


CONTRO LA<br />

idee DISCRIMINAZIONE<br />

STEREOTIPO:<br />

descrizione superficiale e condivisa di qualcosa, in partico<strong>la</strong>re di persone che hanno in<br />

comune alcune caratteristiche. Lo stereotipo può essere positivo, neutro o negativo; in<br />

questo caso somiglia al pregiudizio e può essere superato attraverso <strong>la</strong> conoscenza.<br />

Ti hanno mai affibbiato uno stereotipo?<br />

Una studentessa dell’ I.S.I.S. Vincenzo Gioberti risponde:<br />

“SÌ, DELLA RAGAZZA... COME SI DICE... COATTA E INVECE SOTTO QUESTA APPARENZA<br />

DATA PER, COME POSSIAMO DIRE, COME UNA BARRIERA, SOTTO DI QUESTO C’È UNA<br />

RAGAZZA SENSIBILE CHE VUOLE COMUNQUE MIGLIORARSI CONTINUAMENTE E CHE<br />

NON APPARTIENE PER NIENTE A QUESTA CLASSIFICAZIONE”<br />

DISCRIMINAZIONE:<br />

è un comportamento che causa un trattamento non paritario di una persona o un gruppo<br />

di persone, in virtù del<strong>la</strong> loro appartenenza ad un determinato gruppo sociale.<br />

SECONDO ME LA DISCRIMINAZIONE SIGNIFICA FARE DI TUTTA L’ERBA UN FASCIO,<br />

È UNA COSA CHE NASCE DALL’IGNORANZA. É LA PAURA DI AFFRONTARE QUALCOSA<br />

DI DIVERSO DA NOI. PER ESEMPIO È QUANDO VAI IN UNA CITTÀ DIVERSA E VIENI<br />

DISCRIMINATO PER IL TUO “ESSERE NAPOLETANO” I.T.C. Mario Pagano, Provincia di Napoli<br />

DISCRIMINAZIONE VUOL DIRE NON ACCETTARE E ALLONTANARE UNA PERSONA<br />

PERCHÉ LA SI CONSIDERA DIVERSA I.S.I.S. Vincenzo Gioberti, Provincia di Roma<br />

SECONDO ME SIGNIFICA GIUDICARE SENZA CONOSCERE, È UNA MANCANZA<br />

DI RISPETTO. SI FA SOFFRIRE GLI ALTRI SOLO PER SENTIRSI SUPERIORE<br />

I.S.I.S. Luigi De Medici, Provincia di Napoli<br />

14


METAFORE SULLA<br />

DISCRIMINAZIONE<br />

Pensieri dei ragazzi e delle ragazze dell’I.S.I.S. Luigi De Medici (Provincia di Napoli)<br />

“DISCRIMINARE È COME...”<br />

... dividere una me<strong>la</strong><br />

a metà e poi pensare<br />

che l’altra parte<br />

sia marcia<br />

... non mangiare<br />

qualcosa che non<br />

si è mai provato<br />

... giudicare<br />

un libro<br />

dal<strong>la</strong> copertina<br />

... mettere da parte qualcosa<br />

che non ci piace<br />

“ESSERE DISCRIMINATO È COME...”<br />

... sentirsi da solo<br />

in un posto lontano<br />

... sentirsi un pesce<br />

fuor d’acqua<br />

... se ti facessero<br />

lo sgambetto<br />

... sentirsi piccoli piccoli<br />

in un mondo<br />

grande grande<br />

15


CONTRO LA<br />

idee DISCRIMINAZIONE<br />

MI SONO SENTITO UN PESCE<br />

FUOR D’ACQUA QUANDO...<br />

I ragazzi e le ragazze delle Province di Mi<strong>la</strong>no, Brescia, Venezia e Roma condividono le loro<br />

esperienze:<br />

Ho fatto il mio<br />

primo allenamento<br />

di calcio e mi hanno<br />

trattato male,<br />

forse perché sono<br />

straniero<br />

Il primo giorno<br />

di scuo<strong>la</strong> dopo <strong>la</strong><br />

bocciatura<br />

Mi hanno portato<br />

in questura<br />

ingiustamente<br />

Non mi sono<br />

sentita all’altezza<br />

di una conversazione<br />

Nessuno voleva<br />

ascoltare quello<br />

che avevo da dire<br />

Mi hanno fatto<br />

notare in modo<br />

sgarbato<br />

i miei difetti<br />

Sono stato<br />

preso in giro<br />

dai miei amici<br />

Sono stato<br />

giudicato per il mio<br />

orientamento<br />

sessuale dai compagni<br />

Sono venuto<br />

in <strong>Italia</strong><br />

Non condividevo<br />

il pensiero<br />

degli altri<br />

Mi chiedevano<br />

da dove vengo e mi<br />

dicevano che ho un<br />

accento strano<br />

Sono arrivata<br />

in <strong>Italia</strong> e tutti<br />

i compagni mi<br />

prendevano in giro<br />

per come par<strong>la</strong>vo<br />

16


Tutti giocavano a<br />

basket e io non ero<br />

nel<strong>la</strong> squadra<br />

I miei genitori<br />

non mi par<strong>la</strong>vano<br />

perché avevo fatto<br />

degli errori<br />

Gli altri par<strong>la</strong>vano<br />

una lingua<br />

diversa dal<strong>la</strong> mia<br />

Non sono stata<br />

invitata ad una festa<br />

di una persona a cui<br />

tenevo<br />

Nessuno<br />

mi dava retta<br />

Mi dicevano<br />

che sono troppo<br />

piccolo e per questo<br />

non potevo capire<br />

Ho litigato per<br />

<strong>la</strong> prima volta e mi<br />

hanno picchiato.<br />

Mi sono sentito<br />

debole e gli altri mi<br />

hanno preso in giro<br />

Quando ero piccolo<br />

e nessuno mi<br />

invitava a casa sua<br />

Non mi sono<br />

sentita apprezzata<br />

in famiglia<br />

Mi escludevano<br />

perché non fumo<br />

Non volevano<br />

giocare con me<br />

perché non sento<br />

Facevamo<br />

ginnastica e i miei<br />

compagni non mi<br />

hanno fatto giocare<br />

a calcio<br />

17


DA MILANO, VI RACCONTO...<br />

«Ciao a tutti, mi kiamo Fabio, ho 16 anni... forse queste parole non basteranno per<br />

dirvi tutto, ma ci provo. Allora, incominciando dal fatto principale, l'omosessualità,<br />

voglio chiarire una cosa: ognuno è libero di fare quello ke ritiene meglio per lui o<br />

lei, siamo tutti uguali, non c'è nessuna differenza sull'essere omosessuali, etero o<br />

lesbiche. Poi il problema anch’esso grande è il fatto di offendere uno se è di colore<br />

nero o diverso dal nostro, oppure di un'altra nazionalità. Ma voglio chiedere a voi,<br />

se vi discriminassero quando siete nel Paese di quelli che voi chiamate "immigrati",<br />

come <strong>la</strong> prendereste?<br />

Queste sono tutte domande che una persona si dovrebbe fare. Ora comunque<br />

voglio solo raccontarvi una storia di un ragazzo gay che spero vi faccia ragionare.<br />

Questo mio amico l'ho conosciuto al mare tra una pescata e l'altra; tra una<br />

chiacchierata e l'altra mi ha confidato il fatto che lui è sempre preso in giro e che<br />

vorrebbe scappare di casa perché nessuno lo capisce.<br />

Io l'ho guardato e gli ho detto ti posso aiutare e da lì abbiamo par<strong>la</strong>to, riso e<br />

scherzato come 2 amici normali, a lui piacevo però io gli ho spiegato che non era<br />

possibile e lui mi ha guardato e mi ha abbracciato e dopo mi ha detto grazie per<br />

essere stato sincero e grazie per non avermi preso in giro. Sapete cosa ho<br />

risposto? Gli ho detto, perché avrei dovuto prendere in giro una persona uguale a<br />

me? Nessuno ha il diritto di dirti cosa devi o non devi fare, sei tu che decidi <strong>la</strong> tua<br />

vita non gli altri! Ricordati 2 cose: per qualsiasi cosa io ci sono e tu sei padrone di<br />

te stesso e delle tue emozioni e se ti discriminano fa loro un sorriso e vattene<br />

perché quelle persone pensano a se stesse e basta.<br />

Vi ho detto questa storia per farvi capire che siamo tutti uguali... al<strong>la</strong> prossima<br />

ragazzi, Ciao!»<br />

18


CONTRO LA<br />

idee DISCRIMINAZIONE<br />

IL PRINCIPIO DI NON<br />

DISCRIMINAZIONE<br />

Prima di leggere e conoscere gli articoli del<strong>la</strong> Convenzione ONU sui Diritti dell'Infanzia e<br />

dell'Adolescenza (CRC), gli studenti e le studentesse di Pisa hanno condiviso idee e pensieri<br />

sul concetto di diritto.<br />

CHE COS’È UN DIRITTO PER TE?...<br />

• Qualcosa che ci appartiene<br />

e che ci spetta<br />

• Qualcosa che ci tute<strong>la</strong><br />

• Una cosa che noi tutti abbiamo<br />

• Una cosa che non ci può essere<br />

tolta<br />

• La possibilità di avere e di fare<br />

determinate cose<br />

• La libertà e l’uguaglianza per ogni<br />

persona<br />

• Un’opportunità<br />

• Il potere <strong>contro</strong> <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong><br />

• La speranza<br />

• Un insieme di leggi scritte<br />

• Una serie di norme da rispettare<br />

... E IL SUO CONTRARIO?<br />

• Non avere ciò che ci spetta<br />

• Non essere liberi<br />

• Non poter pensare quello che<br />

vorresti<br />

• L’obbligo<br />

• Il torto<br />

• Lo sfruttamento<br />

• La negazione<br />

• La schiavitù<br />

• La <strong>discriminazione</strong><br />

• L’esclusione<br />

• Il rovescio ☺<br />

• Una curva ☺<br />

A QUALE DIRITTO NON RINUNCERESTI MAI?<br />

Diritto di paro<strong>la</strong><br />

Diritto al<strong>la</strong> libertà<br />

Diritto al<strong>la</strong> vita<br />

Diritto allo studio<br />

Diritto al<strong>la</strong> casa<br />

Diritto al libero pensiero<br />

Diritto a non essere discriminato<br />

Diritto di esprimere <strong>la</strong> propria opinione<br />

Diritto al<strong>la</strong> comunicazione<br />

Diritto di reagire<br />

Diritto di essere felice<br />

Diritto all’uguaglianza<br />

Diritto di essere qualcuno<br />

Diritto ad avere una famiglia<br />

Io non rinuncio a nessun diritto!<br />

Gli alunni delle c<strong>la</strong>ssi III O Cuc e<br />

III P dell’I.P.S.S.A.R. Carol Wojty<strong>la</strong><br />

in Provincia di Catania hanno<br />

individuato le cose importanti<br />

per <strong>la</strong> loro vita e hanno<br />

successivamente scritto <strong>la</strong> loro<br />

personale carta dei diritti.<br />

Nel<strong>la</strong> pagina accanto:<br />

I.P.S.S.C.T.S.P. Francesco Datini<br />

C<strong>la</strong>sse I Bec (Provincia di Prato)


CONTRO LA<br />

idee DISCRIMINAZIONE<br />

CONVENZIONE ONU SUI DIRITTI DELL’INFANZIA E DELL’ADOLESCENZA<br />

Art. 1<br />

Tutte le persone di età inferiore ai<br />

diciotto anni godono dei seguenti diritti.<br />

Art. 2<br />

Hai diritto a essere protetto/a <strong>contro</strong><br />

ogni <strong>discriminazione</strong>. Questo significa che<br />

nessuno può trattarti diversamente dagli altri<br />

per il colore del<strong>la</strong> pelle, nazionalità, sesso,<br />

religione, lingua o perché sei disabile, ricco/a<br />

o povero/a.<br />

Art. 3<br />

Il tuo superiore interesse deve<br />

guidare gli adulti nelle decisioni che ti<br />

riguardano.<br />

Art. 4<br />

Hai diritto a vedere realizzati i tuoi<br />

diritti da parte delle Istituzioni pubbliche<br />

(Par<strong>la</strong>mento, Governo, Scuo<strong>la</strong> ecc).<br />

Art. 5<br />

Hai diritto a essere aiutato/a e consigliato/a<br />

dai tuoi genitori e dal<strong>la</strong> tua famiglia.<br />

Art. 6<br />

Hai diritto al<strong>la</strong> vita.<br />

Art. 7<br />

Hai diritto ad avere un nome e una<br />

nazionalità.<br />

Art. 8<br />

Hai diritto ad avere una tua identità.<br />

Art. 9<br />

Hai diritto a vivere con i tuoi genitori, a<br />

meno che questo non risulti dannoso per <strong>la</strong><br />

tua crescita.<br />

Art. 10<br />

Se vivi in un Paese diverso da quello dei tuoi<br />

genitori, hai diritto al ricongiungimento<br />

con loro e a vivere nello stesso luogo.<br />

Art. 11<br />

Hai diritto a essere protetto/a per<br />

evitare che tu venga allontanato/a dal<strong>la</strong><br />

tua famiglia e trasferito/a illegalmente<br />

all’estero.<br />

Art. 12<br />

Hai diritto a esprimere <strong>la</strong> tua opinione<br />

su tutte le questioni che ti riguardano.<br />

La tua opinione deve essere ascoltata e<br />

presa in seria considerazione.<br />

Art. 13<br />

Hai diritto ad essere informato/a e<br />

ad esprimerti liberamente nel modo che ti<br />

è più congeniale (verbalmente, per iscritto<br />

ecc), sempre nel rispetto dei diritti degli<br />

altri.<br />

Art. 14<br />

Hai diritto ad avere le tue idee e a<br />

professare <strong>la</strong> religione che preferisci sotto<br />

<strong>la</strong> guida dei tuoi genitori.<br />

Art. 15<br />

Hai diritto a riunirti con i tuoi amici,<br />

a partecipare o a fondare associazioni,<br />

sempre nel rispetto dei diritti degli altri.<br />

20<br />

Art. 16<br />

Hai diritto ad avere una tua vita privata,<br />

anche all’interno del<strong>la</strong> tua famiglia,<br />

compreso il diritto ad avere una tua<br />

corrispondenza privata.<br />

Art. 17<br />

Hai diritto a ricevere informazioni<br />

provenienti da tutto il mondo, attraverso i<br />

media (radio, giornali, televisione) e ad essere<br />

protetto/a da materiali e informazioni<br />

dannosi.<br />

Art. 18<br />

Hai diritto ad essere cresciuto/a ed<br />

educato/a dai tuoi genitori, nel rispetto del<br />

tuo superiore interesse.<br />

Art. 19<br />

Hai diritto ad essere protetto/a da<br />

ogni forma di maltrattamento, abuso o<br />

sfruttamento da parte di chiunque.<br />

Art. 20<br />

Hai diritto ad avere protezione e<br />

assistenza speciali se non puoi vivere con i<br />

tuoi genitori.<br />

Art. 21<br />

La decisione di una tua adozione<br />

deve essere presa nel tuo superiore<br />

interesse.<br />

Art. 22<br />

Hai diritto a protezione speciale e<br />

assistenza nel caso in cui tu sia un rifugiato/<br />

a (ad esempio se provieni da un Paese<br />

in guerra).<br />

Art. 23<br />

Se sei disabile, mentalmente o fisicamente,<br />

hai diritto ad avere un’assistenza<br />

speciale, al fine di renderti autonomo/a e<br />

di partecipare pienamente al<strong>la</strong> vita sociale.<br />

Art. 24<br />

Hai diritto al<strong>la</strong> salute, all’assistenza<br />

medica e a ricevere tutte le informazioni<br />

necessarie per garantire tale diritto.<br />

Art. 25<br />

Hai diritto ad un <strong>contro</strong>llo rego<strong>la</strong>re<br />

delle terapie e delle condizioni in cui vivi,<br />

qualora tu venga affidato/a a centri di cura<br />

o assistenza.<br />

Art. 26<br />

Hai diritto ad un sostegno speciale<br />

da parte dello Stato se sei in condizioni<br />

economiche o sociali disagiate.<br />

Art. 27<br />

Hai diritto ad un livello di vita adeguato.<br />

Ciò significa che i tuoi genitori, o<br />

in mancanza lo Stato, dovranno garantirti<br />

cibo, vestiti e una casa in cui vivere.<br />

Art. 28<br />

Hai diritto ad avere un’istruzione/<br />

educazione.<br />

Art. 29<br />

Hai diritto a una educazione che<br />

sviluppi <strong>la</strong> tua personalità, le tue capacità<br />

e il rispetto dei diritti, dei valori, delle<br />

culture degli altri popoli e dell’ambiente.<br />

Art. 30<br />

Se appartieni a una minoranza etnica,<br />

religiosa o linguistica, hai diritto a<br />

mantenere <strong>la</strong> tua cultura, praticare <strong>la</strong> tua<br />

religione e par<strong>la</strong>re <strong>la</strong> tua lingua.<br />

Art. 31<br />

Hai diritto, al riposo, al tempo<br />

libero, a giocare e a partecipare ad attività<br />

culturali (ad esempio <strong>la</strong> musica, il teatro e<br />

lo sport).<br />

Art. 32<br />

Hai diritto a non svolgere <strong>la</strong>vori pesanti e<br />

pericolosi per <strong>la</strong> tua salute o che<br />

ti impediscono di andare a scuo<strong>la</strong>.<br />

Art. 33<br />

Hai diritto a essere protetto/a dall’uso e dal<br />

traffico di droghe.<br />

Art. 34<br />

Hai diritto a essere protetto/a da ogni tipo<br />

di sfruttamento e abuso sessuale.<br />

Art. 35<br />

Hai diritto ad essere protetto/a per<br />

impedire che tu sia rapito/a o venduto/a.<br />

Art. 36<br />

Hai diritto a essere protetto/a da ogni forma<br />

di sfruttamento.<br />

Art. 37<br />

Hai diritto a non subire torture o<br />

punizioni crudeli. Se hai commesso un<br />

reatonon puoi essere condannato al<strong>la</strong> pena<br />

di morte o al<strong>la</strong> detenzione a vita.<br />

Art. 38<br />

Hai diritto a essere protetto/a in caso di<br />

guerra e, nel caso in cui tu abbia meno di<br />

quindici anni, non puoi e non devi essere<br />

arruo<strong>la</strong>to/a nell’esercito.<br />

Art. 39<br />

Hai diritto a cure appropriate e al<br />

reinserimento nel<strong>la</strong> società nel caso in<br />

cui tu sia stato/a vittima di abbandono,<br />

guerra, tortura, o di qualunque forma di<br />

sfruttamento o maltrattamento.<br />

Art. 40<br />

Hai diritto a essere adeguatamente<br />

difeso/a nel caso in cui tu sia accusato/a o<br />

abbia commesso un reato.<br />

Art. 41<br />

Hai diritto a usufruire delle leggi nazionali ed<br />

internazionali che ti garantiscano maggiore<br />

protezione rispetto alle norme di questa<br />

Convenzione.<br />

Art. 42<br />

Hai diritto ad essere informato/a<br />

sui diritti previsti da questa Convenzione.<br />

Gli Stati devono far conoscere <strong>la</strong><br />

Convenzione a tutti gli adulti, i bambini, le<br />

bambine, i ragazzi e le ragazze.


LA CRC SULLA MIA PELLE<br />

I diritti sanciti dal<strong>la</strong> Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (CRC)<br />

sono universali (di tutti gli essere umani di età compresa tra zero e diciotto anni), inalienabili<br />

(non possono essere privati a nessuno), indivisibili e interdipendenti (non c’è una gerarchia,<br />

sono strettamente connessi tra loro). Allo stesso tempo gli articoli del<strong>la</strong> CRC ci colpiscono in<br />

maniera diversa a seconda delle nostre storie, esperienze, emozioni. Ognuno di noi vive con<br />

un approccio personale i diritti di cui è tito<strong>la</strong>re!<br />

DI SEGUITO ALCUNI STUDENTI E STUDENTESSE DI ROMA<br />

CONDIVIDONO LE PROPRIE <strong>IDEE</strong>:<br />

Art. 2<br />

«Ho scelto l’articolo 2 perché è quello che sento più vicino al<strong>la</strong> mia vita: da picco<strong>la</strong> sono stata molto<br />

discriminata per il colore del<strong>la</strong> mia pelle» (I.S.I.S. Vincenzo Gioberti)<br />

Art. 3<br />

«Ho scelto l’articolo 3 perché, nonostante i giovani cerchino di esprimere le proprie idee, a volte<br />

non vengono ascoltati; ad esempio alcuni genitori decidono per i figli senza chiedere il loro parere,<br />

tipo nel<strong>la</strong> scelta delle scuole superiori» (I.I.S. Angelo Frammartino)<br />

Art. 6 e 8<br />

«Ho scelto gli articoli 6 e 8 perché a mio parere sono i più importanti e da loro dipendono tutti<br />

gli altri» (I.I.S. Angelo Frammartino)<br />

Art. 17<br />

«Ho scelto l’articolo 17 perché se vuoi notizie vere te le devi cercare»<br />

(I.S.I.S. Vincenzo Gioberti)<br />

Art. 19<br />

«Ho scelto l’articolo 19 perché sono aumentati gli episodi di maltrattamento in <strong>Italia</strong>» (I.I.S.<br />

Angelo Frammartino)<br />

Art. 32<br />

«Ho scelto l’articolo 32 perché in molti Paesi i bambini devono <strong>la</strong>vorare e non possono studiare»<br />

(I.S.I.S. Vincenzo Gioberti)<br />

Art. 37<br />

«Ho scelto l’articolo 37 perché ho visto <strong>la</strong> testimonianza di un ragazzo accusato ingiustamente e<br />

quasi ucciso con <strong>la</strong> pena di morte nonostante fosse innocente» (I.S.I.S. Vincenzo Gioberti)<br />

21


La CRC sul<strong>la</strong> mia pelle (I.I.S. Domizia Lucil<strong>la</strong>, c<strong>la</strong>sse II D e III E Cuc, Provincia di Roma e I.I.S. Veronica Gambara, c<strong>la</strong>sse I B, Provincia di Brescia)<br />

I RAGAZZI E LE RAGAZZE DI BRESCIA E MILANO SONO STATI<br />

INVITATI A SCEGLIERE GLI ARTICOLI DELLA CRC CHE PIÙ LI<br />

COLPISCONO. È STATO POI CHIESTO LORO DI DISEGNARE LA<br />

SAGOMA DELLE PROPRIA MANO E INSERIRE I DIRITTI SCELTI<br />

SULLE DIVERSE DITA. ECCO ALCUNE RIFLESSIONI:<br />

I.I.S. Marigoni Marco Polo<br />

(Provincia di Mi<strong>la</strong>no)<br />

Art. 2<br />

«Metto l’articolo 2 sul dito medio, perché credo che sia il dito più importante, lo<br />

metto quindi al primo posto» (I.I.S. Veronica Gambara)<br />

Art. 2<br />

«Metto l’articolo 2 sull’indice, perché è quello delle impronte digitali» (I.P. Luigi<br />

Bertarelli)<br />

Art. 6<br />

«La vita è un dono, l’articolo 6 è così importante che lo inserisco al centro del<strong>la</strong><br />

mia mano» (I.I.S. Veronica Gambara)<br />

Art. 16<br />

«Metto l’articolo 16 sull’anu<strong>la</strong>re, come promemoria per ricordarmelo e<br />

ricordarlo agli altri, perché lo dimentichiamo spesso» (I.I.S. Veronica Gambara)<br />

Art. 19<br />

«Metto l’articolo 19 sull’indice, un dito che fa paura. Ognuno deve vivere <strong>la</strong><br />

propria vita senza paura» (I.I.S. Veronica Gambara)<br />

22


CONTRO LA<br />

idee DISCRIMINAZIONE<br />

BUONE PRATICHE<br />

PER IL CAMBIAMENTO<br />

Dopo aver <strong>la</strong>vorato sul principio di non <strong>discriminazione</strong>, gli studenti e le studentesse hanno<br />

e<strong>la</strong>borato manifesti, consigli e slogan per promuovere l’inclusione sociale a scuo<strong>la</strong>.<br />

1. Mi metto nei panni degli altri...<br />

EMPATIA!<br />

2. Il mondo è bello perché è vario<br />

3. “Non giudicare un libro dal<strong>la</strong><br />

copertina”<br />

4. Cerco di far integrare tutti<br />

rispettando e ascoltando<br />

5. Sii te stesso con tutti<br />

6. Capire le idee e i gusti prima di<br />

giudicare<br />

7. Conoscere gli altri<br />

8. Un semplice saluto può cambiare<br />

<strong>la</strong> giornata<br />

9. Sostenere ed aiutare chi è in<br />

difficoltà<br />

10. NON DERIDERE<br />

I.I.S. Veronia Gambara,<br />

c<strong>la</strong>sse I C (Provincia di Brescia)<br />

1. Aiutare quelli che non sanno<br />

l’italiano ed evitare di prenderli in<br />

giro<br />

2. Non discriminare<br />

3. Far sentire a suo agio anche chi<br />

non partecipa<br />

4. Migliorare il comportamento con<br />

i professori<br />

5. Essere più uniti<br />

6. Più momenti di socializzazione<br />

7. Partecipare tutti<br />

8. Organizzare momenti di<br />

confronto su argomenti esterni<br />

I.I.S. Marelli-Dudovich,<br />

c<strong>la</strong>sse I MA (Provincia di Mi<strong>la</strong>no)<br />

1. Ascolto reciproco<br />

2. Coerenza e sincerità, non par<strong>la</strong>rsi<br />

alle spalle<br />

3. Par<strong>la</strong>re italiano<br />

4. Confrontarsi e partecipare di più<br />

5. Disponibilità e sostegno<br />

6. Non essere indifferenti<br />

7. Non usare soprannomi sgradevoli<br />

8. Non giudicare o insultare<br />

9. Fidarci dei compagni<br />

10. Rispettarci<br />

11. Non avere pregiudizi<br />

12. Cercare di avere un clima di<br />

serenità<br />

13. Rispettare le varie culture<br />

I.I.S. Mariano Fortuny,<br />

c<strong>la</strong>sse II M e III E (Provincia di Brescia)<br />

1. Non fare battute pesanti sul<strong>la</strong><br />

religione, aspetto fisico, lingua, difetti<br />

e capacità<br />

2. Col<strong>la</strong>borare, partecipare e ascoltare<br />

tutti durante le lezioni<br />

3. Aiutarsi a vicenda, anche nello studio<br />

4. Non fare gruppetti, stare tutti insieme<br />

5. Par<strong>la</strong>re tutti <strong>la</strong> stessa lingua per<br />

quanto possibile<br />

6. Sedersi vicino a chi par<strong>la</strong> meglio<br />

italiano<br />

7. Non ridere quando un compagno<br />

non par<strong>la</strong> bene italiano o viene<br />

ripreso dai professori<br />

8. Andare in<strong>contro</strong> a chi non riesce a<br />

inserirsi perché timido<br />

9. Trovare accordi quando si gioca<br />

10. Rispetto reciproco tra insegnanti<br />

e alunni<br />

11. I professori non devono prenderse<strong>la</strong><br />

con un solo studente se sono nervosi<br />

per altri motivi; non devono usare<br />

due pesi e due misure<br />

I.P.S.C.T. Bertarelli,<br />

c<strong>la</strong>sse II D (Provincia di Mi<strong>la</strong>no)<br />

23


CONTRO LA<br />

idee DISCRIMINAZIONE<br />

TUTTI PER UNO,<br />

UNO PER TUTTI!<br />

1. Accettazione dei difetti altrui,<br />

nessuno è perfetto<br />

2. Non giudicare le persone per il<br />

loro stato economico, razza,<br />

religione ecc.<br />

3. Rispettare se stessi<br />

4. Rispettare l’opinione degli altri<br />

e non mostrarsi superiore a loro<br />

5. La vita altrui non appartiene a noi<br />

6. Dove finisce <strong>la</strong> mia libertà, inizia<br />

quel<strong>la</strong> dell’altro!<br />

7. Siamo tutti uguali, abbiamo le<br />

stesse regole<br />

I.I.S. Luigi Luzzatti, c<strong>la</strong>sse II BL<br />

(Provincia di Venezia)<br />

LE 7 REGOLE CONTRO<br />

LA DISCRIMINAZIONE<br />

1) CONOSCERE prima di giudicare<br />

2) COMPRENDERE idee diverse<br />

3) ACCETTARE <strong>la</strong> diversità<br />

4) RISPETTARE tutti<br />

indipendentemente da...<br />

5) ACCOGLIERE le diverse culture,<br />

ideologie...<br />

6) AIUTARE il prossimo, con coraggio<br />

7) METTERSI IN GIOCO in tutto e<br />

per tutto<br />

NO DISCRIMINATION<br />

7 SONO POCHE MA BASTANO<br />

PER CAMBIARE<br />

I.T.I.S. Vito Volterra, c<strong>la</strong>sse II G<br />

(Provincia di Venezia)<br />

Slogan <strong>contro</strong><br />

<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong><br />

dal<strong>la</strong> Provincia di Venezia<br />

La c<strong>la</strong>sse III H dell’I.S.I.S. De Medici e <strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse IV RA dell’I.S.I.S. Telese del<strong>la</strong> Provincia di<br />

Napoli riflettono sul tema dell’inclusione sociale.<br />

Attraverso un gioco di metafore ecco quello che NON è <strong>discriminazione</strong>!<br />

SE FOSSE... COSA SAREBBE?!?<br />

... uno strumento musicale: il pianoforte (i tasti bianchi e neri esprimono <strong>la</strong> diversità, ma<br />

vengono suonati insieme)<br />

... un gioco: le costruzioni, i puzzle<br />

... un cibo: il minestrone, l’insa<strong>la</strong>ta di riso, il cous cous<br />

... un animale: l’aqui<strong>la</strong> (vede lontano), il topo (è piccolo ma fa paura agli elefanti)<br />

... un sentimento: l’amore, l’amicizia<br />

DOBBIAMO IMPARARE A CERCARE QUELLO CHE NON SI VEDE<br />

I ragazzi e le ragazze dell’I.I.S. Marignoni Marco Polo (Provincia di Mi<strong>la</strong>no)<br />

24


A SCUOLA DI NON DISCRIMINAZIONE:<br />

LA PAROLA AI RAGAZZI<br />

LA RICERCA<br />

TRA PARI<br />

I.I.S.S. Dominzia Lucil<strong>la</strong>,<br />

c<strong>la</strong>ssi II D e III E Cuc<br />

(Provincia di Roma)<br />

I.P.S.S.A.R. Carol Wojty<strong>la</strong> C<strong>la</strong>sse III P<br />

(Provincia di Catania)<br />

I.T.C. Mario Pagano, c<strong>la</strong>sse II A<br />

(Provincia di Napoli)<br />

25


CONTRO LA<br />

idee DISCRIMINAZIONE<br />

IL PERCORSO,<br />

IL METODO,<br />

LA RICERCA<br />

di Guido Antonelli Costaggini<br />

I.I.S. Veronica Gambara (Provincia di Brescia):<br />

<strong>la</strong> voce delle c<strong>la</strong>ssi IIA e IIB<br />

«SI RICERCA PER CURIOSITÀ E PER<br />

CAPIRE MEGLIO»<br />

«UNA RICERCA INIZIA QUANDO SI<br />

CERCA LA RADICE DEL PROBLEMA»<br />

«RICERCARE VUOL DIRE TOCCARE<br />

CON MANO IL PROBLEMA»<br />

Il secondo modulo dell’intervento formativo è stato dedicato al<strong>la</strong> condivisione, costruzione<br />

ed esecuzione di una ricerca tra pari, partendo dalle riflessioni che il gruppo c<strong>la</strong>sse<br />

aveva sviluppato nei primi tre incontri sul tema del<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> a scuo<strong>la</strong>. Questa fase<br />

di peer research aveva essenzialmente due obiettivi. Il primo, e principale, essere occasione<br />

di sistematizzazione e approfondimento dei temi trattati, attraverso <strong>la</strong> partecipazione al<strong>la</strong><br />

costruzione ed esecuzione del<strong>la</strong> ricerca. Il secondo obiettivo consisteva nel raccogliere<br />

informazioni e dati sul fenomeno del<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> a scuo<strong>la</strong> dal punto di vista di<br />

ragazzi e ragazze.<br />

All’inizio del secondo modulo le c<strong>la</strong>ssi sono state affiancate da un ricercatore: con questo<br />

ingresso si è voluto, da una parte, sottolineare simbolicamente il passaggio al<strong>la</strong> nuova fase<br />

di <strong>la</strong>voro, dall’altra, mettere a disposizione degli studenti una figura esperta. È stato infatti<br />

il ricercatore che ha prima spiegato ai ragazzi cosa fosse una ricerca sociale e li ha poi<br />

condotti, insieme al formatore, nei vari passaggi del <strong>la</strong>voro di indagine. Questi passaggi<br />

sono riconducibili a tre aspetti: <strong>la</strong> ricostruzione del<strong>la</strong> dimensione dell’oggetto del<strong>la</strong> ricerca<br />

(<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>); l’introduzione/verifica degli strumenti di rilevazione e <strong>la</strong> definizione<br />

del campione di indagine (attraverso <strong>la</strong> mappatura del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>); e, infine, <strong>la</strong> preparazione<br />

del gruppo c<strong>la</strong>sse al<strong>la</strong> somministrazione delle interviste e dei questionari ai propri<br />

compagni.<br />

Per i peer researchers <strong>la</strong> fase delle interviste è stata <strong>la</strong> più rilevante, in quanto li ha portati<br />

ad approcciare l’in<strong>contro</strong> con i coetanei vestendo il ruolo di ricercatori,<br />

quindi li ha “costretti” a stare all’interno del<strong>la</strong> complessità re<strong>la</strong>zionale<br />

e cognitiva insita nel<strong>la</strong> conduzione di un’intervista. In altri<br />

termini quello che può sembrare il semplice gesto di chiedere ad un<br />

coetaneo di essere intervistato (spiegando <strong>la</strong> ricerca, i suoi obiettivi,<br />

chi è <strong>Save</strong> <strong>the</strong> <strong>Children</strong>) – magari dovendo anche rapportarsi con dei<br />

“no” – per poi porgli delle domande sul<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> e quindi<br />

portarlo a par<strong>la</strong>re di un tema delicato e che può anche toccare esperienze<br />

personali, è stato un momento emotivamente formativo proprio<br />

per <strong>la</strong> sua pertinenza e coerenza con il tema stesso del<strong>la</strong> ricerca:<br />

l’in<strong>contro</strong> con l’altro, un altro diverso da noi, che si è ascoltato e<br />

conosciuto.<br />

Gli strumenti di rilevazione utilizzati dai ragazzi sono stati due: un<br />

questionario strutturato a risposte chiuse e una griglia di domande<br />

per un’intervista guidata. Entrambi gli strumenti hanno sondato tre<br />

macro aspetti: il concetto di <strong>discriminazione</strong>, le sue manifestazioni all’interno dei contesti<br />

sco<strong>la</strong>stici, le possibili strategie di contrasto. Il questionario è stato costruito dall’equipe<br />

dei ricercatori e poi presentato alle c<strong>la</strong>ssi come una struttura fondamentalmente chiusa<br />

per esigenze di omogeneità nel<strong>la</strong> raccolta dei dati a livello nazionale. Invece per <strong>la</strong> griglia<br />

dell’intervista ogni c<strong>la</strong>sse ha potuto integrare lo schema di partenza in base alle caratteristiche<br />

specifiche del contesto di appartenenza.<br />

Al fine di promuovere <strong>la</strong> partecipazione degli adolescenti coinvolti nel progetto, è stato<br />

proposto ad ognuno di effettuare almeno una intervista o somministrare un questionario,<br />

scegliendo liberamente tra uno dei due strumenti. Attraverso <strong>la</strong> ricerca tra pari sono state<br />

raccolte 346 interviste e 906 questionari.<br />

26


LE MAPPE CONCETTUALI<br />

Prima di cominciare <strong>la</strong> ricerca tra pari, ogni singo<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse ha rie<strong>la</strong>borato le parole, le emozioni<br />

e i pensieri che erano precedentemente emersi sul tema del<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>. Attraverso<br />

le mappe concettuali è stato possibile:<br />

• Mettere a fuoco i concetti chiave e sintetizzare i saperi co-costruiti durante il <strong>la</strong>boratorio;<br />

• Esplicitare i diversi punti di vista dei ragazzi e delle ragazze sulle tematiche progettuali,<br />

stimo<strong>la</strong>ndo il dibattito e <strong>la</strong> negoziazione all’interno del gruppo c<strong>la</strong>sse;<br />

• Verificare l’aderenza tematica degli strumenti di rilevazione (questionario e traccia dell’intervista).<br />

I.I.S.S. Domizia Lucil<strong>la</strong>, c<strong>la</strong>sse II D<br />

(Provincia di Roma)<br />

GLI APPRENDISTI<br />

CUOCHI SVILUPPANO<br />

LA PROPRIA MAPPA<br />

CONCETTUALE!<br />

Il vapore rappresenta le azioni che<br />

si possono attuare per spegnere il<br />

fuoco e quindi contrastare <strong>la</strong><br />

<strong>discriminazione</strong><br />

Nel pentolone abbiamo inserito i<br />

vari ingredienti che creano <strong>la</strong><br />

<strong>discriminazione</strong><br />

Abbiamo pensato di posizionare<br />

sul fuoco tutto ciò che alimenta <strong>la</strong><br />

<strong>discriminazione</strong>, quindi i sentimenti<br />

che <strong>la</strong> "infiammano"<br />

In corrispondenza del vapore:<br />

melting pot, giudicare se stessi<br />

prima di giudicare gli altri, viaggiare,<br />

educazione, tolleranza,<br />

integrazione, inclusione.<br />

In corrispondenza del pentolone:<br />

esclusione, bullismo, razzismo,<br />

distinzione, umiliazione, linguaggio<br />

discriminatorio.<br />

In corrispondenza del fuoco:<br />

gelosia, ignoranza, stupidità,<br />

stereotipi, pregiudizi, paura.<br />

27


CONTRO LA<br />

idee DISCRIMINAZIONE<br />

LE VARIE FORME DI<br />

DISCRIMINAZIONE.<br />

I.I.S.S. Mariano Fortuny,<br />

c<strong>la</strong>sse III E<br />

(Provincia di Brescia)<br />

→ Provenienza (cultura,<br />

cultura culinaria, stranieri,<br />

etnia, usi e costumi)<br />

→ Aspetto fisico, colore del<strong>la</strong><br />

pelle (altezza, età, sesso)<br />

→ Reputazione, fama,<br />

etichetta (modo di<br />

comportarsi, andamento<br />

sco<strong>la</strong>stico, frequentazioni,<br />

timidezza, essere noioso)<br />

→ Carattere (orientamento<br />

sessuale, modo di<br />

comportarsi, modo di<br />

fare, abbigliamento)<br />

→ Lingua (dialetto, altra<br />

lingua)<br />

→ Orientamento religioso<br />

→ Orientamento politico<br />

→ Nome<br />

→ Reddito, livello sociale<br />

(ricchi – poveri)<br />

DISCRIMINAZIONE:<br />

DEFINIZIONE, CAUSE,<br />

EFFETTI E STRATEGIE<br />

DI CONTRASTO.<br />

I.I.S. Vincenzo Capiro<strong>la</strong>,<br />

c<strong>la</strong>sse II B<br />

(Provincia di Brescia)<br />

28


DISCRIMINAZIONE:<br />

PAROLE E PENSIERI.<br />

I.P. Luigi Vittorio Bertarelli,<br />

c<strong>la</strong>sse II D<br />

(Provincia di Mi<strong>la</strong>no)<br />

RIFLESSIONE<br />

SULLA PAROLA<br />

“DISCRIMINAZIONE”<br />

I.S.I.T.P. Luigi Luzzatti, c<strong>la</strong>sse IT<br />

(Provincia di Venezia)<br />

“L’apprendimento significativo è al<strong>la</strong> base<br />

dell’integrazione costruttiva di pensieri, sentimenti<br />

e azioni e induce all’empowerment finalizzato<br />

all’impegno e al<strong>la</strong> responsabilità”<br />

(Novak, 1998)<br />

29


CONTRO LA<br />

idee DISCRIMINAZIONE<br />

Attraverso il <strong>la</strong>voro del<strong>la</strong> mappatura ogni c<strong>la</strong>sse ha descritto <strong>la</strong> propria scuo<strong>la</strong>; sono così emerse<br />

le rappresentazioni e le percezioni che gli studenti hanno del proprio istituto. Questa attività<br />

ha permesso non solo di evidenziare i luoghi che maggiormente vengono associati al concetto<br />

di <strong>discriminazione</strong>, ma anche di focalizzare l’attenzione su alcuni aspetti operativi del<strong>la</strong><br />

ricerca: dove è meglio svolgere le interviste e i questionari? Chi vogliamo intervistare? Dove<br />

possiamo incontrare queste persone?<br />

“Sono le persone<br />

e i gruppi che<br />

discriminano,<br />

non i luoghi”<br />

I.I.S. Gambara, c<strong>la</strong>sse I C<br />

(Provincia di Brescia)<br />

MAPPA DELLA SCUOLA<br />

I.I.S. Veronica Gambara, c<strong>la</strong>sse I B<br />

(Provincia di Brescia)<br />

30


MAPPA DELLA SCUOLA<br />

I.S.I.S. Gino Luzzatto,<br />

c<strong>la</strong>ssi III DOSS e III EOSS<br />

(Provincia di Venezia)<br />

31


CONTRO LA<br />

idee DISCRIMINAZIONE<br />

Il questionario ha permesso <strong>la</strong> raccolta dei dati quantitativi del<strong>la</strong> ricerca. Ad ogni ricercatore<br />

è stato chiesto di presentare <strong>Save</strong> <strong>the</strong> <strong>Children</strong>, il progetto “<strong>IDEE</strong> <strong>contro</strong> <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>”<br />

e <strong>la</strong> ricerca tra pari, oltre che di raccogliere informazione in merito all’intervista, all’intervistato<br />

e alle sue idee sul fenomeno del<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>. I dati sul<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>, sulle sue<br />

manifestazioni all’interno dei contesti sco<strong>la</strong>stici e sulle possibili strategie di contrasto sono<br />

stati raccolti grazie a sette domande a risposta multip<strong>la</strong>.<br />

QUESTIONARIO PER STUDENTI E STUDENTESSE<br />

DI SCUOLE SECONDARIE DI II GRADO<br />

Introduzione per il ricercatore/rice, da leggere e/o spiegare all’intervistato/a<br />

Stiamo svolgendo una ricerca qui a scuo<strong>la</strong> per conto di <strong>Save</strong> <strong>the</strong> <strong>Children</strong>,<br />

un’organizzazione che si occupa del<strong>la</strong> difesa e tute<strong>la</strong> dei diritti dell’infanzia e<br />

dell’adolescenza. Con questa ricerca tra pari – effettuata da circa 1.000 ragazzi/e<br />

in 8 Province d’<strong>Italia</strong> – vogliamo conoscere meglio le idee e le opinioni dei nostri<br />

compagni di scuo<strong>la</strong> sul tema del<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>. Per noi è importante conoscere<br />

le tue idee, per comprendere al meglio questo tema e capire come affrontarlo. Il<br />

questionario a cui ti chiediamo di rispondere è anonimo, quindi io<br />

(intervistatore/rice) mi impegno a non dire a nessuno il nome del<strong>la</strong> persona che ho<br />

intervistato.<br />

Grazie del tuo aiuto e del<strong>la</strong> tua col<strong>la</strong>borazione.<br />

A cura dell’intervistatore/rice:<br />

I.1 Nome del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong><br />

I.2 Città<br />

I.3 Zona del<strong>la</strong> città in cui si trova <strong>la</strong> tua scuo<strong>la</strong><br />

I.4 Data<br />

Domande da leggere all’intervistato/a:<br />

1.1 Età 1.2 P Femmina P Maschio<br />

1.3 Nazionalità<br />

1.4 Se sei di origine straniera, da quanti anni sei in <strong>Italia</strong><br />

1.5 Che c<strong>la</strong>sse frequenti<br />

P I ANNO P II ANNO P III ANNO P IV ANNO P V ANNO<br />

Per le affermazioni che seguono esprimi quanto sei d’accordo:<br />

2. È discriminatorio escludere qualcuno per...<br />

Pensa alle caratteristiche che ha chi è discriminato, chi subisce <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>.<br />

PEr NIENtE POCO COSì COSì AbbAStANZA MOltO<br />

a La propria nazionalità b L’aspetto fisico c Le proprie idee d L’abbigliamento P P P P P<br />

e Altro (specificare)<br />

______________________ P P P P P<br />

3. Chi discrimina lo fa perché...<br />

Pensa alle motivazioni di chi discrimina, di chi mette in atto <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>.<br />

PEr NIENtE POCO COSì COSì AbbAStANZA MOltO<br />

a Si sente superiore b Ha subito <strong>discriminazione</strong> c Non accetta <strong>la</strong> diversità P P P P P<br />

32


d Vuole essere accettato<br />

dal gruppo<br />

P P P P P<br />

e Altro (specificare)<br />

______________________ P P P P P<br />

Per le domande che seguono indica <strong>la</strong> frequenza di azioni e comportamenti:<br />

4. Pensando all’ultimo anno sco<strong>la</strong>stico, a te è mai accaduto, all’interno del<strong>la</strong><br />

scuo<strong>la</strong>, di essere discriminato (trattato in maniera diversa dagli altri e/o escluso)?<br />

MAI IN POChI MOMENtI OGNI tANtO IN MOltI MOMENtI SEMPrE<br />

P 1 P 2 P 3 P 4 P 5<br />

5. Pensando all’ultimo anno sco<strong>la</strong>stico, a te è mai accaduto, all’interno del<strong>la</strong><br />

scuo<strong>la</strong>, di discriminare qualcuno (trattarlo in maniera diversa dagli altri e/o<br />

escluderlo)?<br />

MAI IN POChI MOMENtI OGNI tANtO IN MOltI MOMENtI SEMPrE<br />

P 1 P 2 P 3 P 4 P 5<br />

6. Pensando all’ultimo anno sco<strong>la</strong>stico, a te è mai accaduto, all’interno del<strong>la</strong><br />

scuo<strong>la</strong>, di vedere qualcuno che sia stato discriminato (trattato in maniera diversa<br />

dagli altri e/o escluso)?<br />

MAI IN POChI MOMENtI OGNI tANtO IN MOltI MOMENtI SEMPrE<br />

P 1 P 2 P 3 P 4 P 5<br />

6.1 Se sì, come hai reagito? Segna con una X <strong>la</strong>/le reazione/i che hai avuto.<br />

a Ho difeso <strong>la</strong> persona discriminata<br />

b Ho discriminato anche io<br />

c Ho conso<strong>la</strong>to <strong>la</strong> persona discriminata<br />

d Ho finto che non fosse successo nul<strong>la</strong><br />

e Ho riferito l’accaduto ad un adulto<br />

f Altro (specificare)<br />

____________________________________<br />

P<br />

P<br />

7. Chi deve intervenire per contrastare <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>?<br />

Ordina dal più importante (1) al meno importante (7).<br />

Famiglia<br />

Stato (Es: Dipartimento per le Pari Opportunità,<br />

Ministero dell’Istruzione...)<br />

Social network<br />

Scuo<strong>la</strong><br />

Amici<br />

Mass media (Es: TV, giornali...)<br />

Adulti di riferimento<br />

Altro (specificare)<br />

______________________<br />

P<br />

GRAZIE!<br />

33


CONTRO LA<br />

idee DISCRIMINAZIONE<br />

La griglia ha guidato i ragazzi e le ragazze nello sviluppo delle interviste, strutturate in tre parti<br />

principali. La prima di presentazione di <strong>Save</strong> <strong>the</strong> <strong>Children</strong>, del progetto “<strong>IDEE</strong> <strong>contro</strong> <strong>la</strong><br />

<strong>discriminazione</strong>” e del<strong>la</strong> ricerca tra pari. La seconda di richiesta di informazioni in merito<br />

all’intervista e all’intervistato. La terza dedicata al tema del<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>: le domande qui<br />

riportate sono state poi arricchite con nuovi spunti a partire dalle caratteristiche specifiche di<br />

ogni scuo<strong>la</strong>.<br />

GRIGLIA INTERVISTA PER STUDENTI E STUDENTESSE<br />

DI SCUOLE SECONDARIE DI II GRADO<br />

Introduzione per il ricercatore/rice, da leggere e/o spiegare all’intervistato/a<br />

Stiamo svolgendo una ricerca qui a scuo<strong>la</strong> per conto di <strong>Save</strong> <strong>the</strong> <strong>Children</strong>,<br />

un’organizzazione che si occupa del<strong>la</strong> difesa e tute<strong>la</strong> dei diritti dell’infanzia e<br />

dell’adolescenza. Con questa ricerca tra pari – effettuata da circa 1.000 ragazzi/e<br />

in 8 Province d’<strong>Italia</strong> – vogliamo conoscere meglio le idee e le opinioni dei nostri<br />

compagni di scuo<strong>la</strong> sul tema del<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>. Per noi è importante conoscere<br />

le tue idee, per comprendere al meglio questo tema e capire come affrontarlo. Il<br />

questionario a cui ti chiediamo di rispondere è anonimo, quindi io<br />

(intervistatore/rice) mi impegno a non dire a nessuno il nome del<strong>la</strong> persona che ho<br />

intervistato. Grazie del tuo aiuto e del<strong>la</strong> tua col<strong>la</strong>borazione.<br />

A cura dell’intervistatore/rice:<br />

I.1 Nome del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong><br />

I.2 Città<br />

I.3 Zona del<strong>la</strong> città in cui si trova <strong>la</strong> tua scuo<strong>la</strong><br />

I.4 Data<br />

Domande da leggere all’intervistato/a:<br />

1.1 Età 1.2 P Femmina P Maschio<br />

1.3 Nazionalità<br />

1.4 Se sei di origine straniera, da quanti anni sei in <strong>Italia</strong><br />

1.5 Che c<strong>la</strong>sse frequenti<br />

P I ANNO P II ANNO P III ANNO P IV ANNO P V ANNO<br />

2. Quando senti <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>, cosa ti viene in mente?<br />

3. ti è mai capitato di vedere qualcuno discriminato a scuo<strong>la</strong>?<br />

3.1. Se sì, mi racconti cos’è successo (Chi ha subito <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>? In<br />

che modo? Da parte di chi? Dove e quando? Come mai è successo<br />

secondo te?)<br />

3.2. Se sì, mi racconti anche come hanno reagito le persone che erano<br />

presenti?<br />

4. ti è mai capitato di sentirti discriminato?<br />

4.1 Se sì, mi racconti cos’è successo (Chi ti ha discriminato? In che modo?<br />

Dove e quando? Come ti sei sentito, come hai reagito? Secondo te come<br />

mai è successo?)<br />

5. In base al<strong>la</strong> tua esperienza, quali sono le difficoltà principali che incontra uno<br />

studente di origine straniera nel<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> italiana?<br />

6. Se dovessi definire con parole tue cos’è <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>, cosa diresti?<br />

GRAZIE!<br />

34


Dopo aver e<strong>la</strong>borato <strong>la</strong> mappatura del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> e aver condiviso gli strumenti di rilevazione, gli<br />

studenti e le studentesse si sono sperimentati nel doppio ruolo di intervistatori/intervistati.<br />

“QUANDO TI SEI SENTITO DISCRIMINATO?”<br />

Appena arrivata in <strong>Italia</strong>, perché ero<br />

straniera e non sapevo <strong>la</strong> lingua;<br />

mi sentivo so<strong>la</strong><br />

(c<strong>la</strong>sse III F, I.I.S. Mariano Fortuny,<br />

Provincia di Brescia)<br />

Quando non mi sento calco<strong>la</strong>ta in<br />

c<strong>la</strong>sse, perché non sento bene<br />

(c<strong>la</strong>sse II M, I.I.S. Mariano Fortuny,<br />

Provincia di Brescia)<br />

Quando le mie amiche<br />

hanno fatto gruppetto e io stavo<br />

sempre zitta e non par<strong>la</strong>vo, e il mio<br />

parere non lo sentiva mai nessuno<br />

(c<strong>la</strong>sse II M, I.I.S. Mariano Fortuny,<br />

Provincia di Brescia)<br />

Quando <strong>la</strong> gente mi giudica senza<br />

conoscermi, cioè<br />

che magari mi vede e dice che mi<br />

vesto un po’ da bambina,<br />

e invece non mi ha neanche<br />

conosciuto e magari<br />

ho un carattere diverso<br />

(c<strong>la</strong>sse II M, I.I.S. Mariano Fortuny,<br />

Provincia di Brescia)<br />

“E QUANDO DISCRIMINI?”<br />

Mi capita di prendere in giro<br />

qualcuno per l’aspetto fisico<br />

o per il Paese da dove viene<br />

(c<strong>la</strong>sse I B, I.I.S Gambara,<br />

Provincia di Brescia)<br />

Quando non mi piace un<br />

comportamento, per esempio quando<br />

uno par<strong>la</strong> male di me con gli altri e<br />

non lo dice a me. Io allora faccio una<br />

cosa istintiva e lo prendo in giro<br />

anche io<br />

(c<strong>la</strong>sse II M, I.I.S. Mariano Fortuny,<br />

Provincia di Brescia)<br />

Con quelli che fanno<br />

le persone superiori e non<br />

ne hanno motivo. Io allora<br />

li scredito<br />

(c<strong>la</strong>sse II M, I.I.S. Mariano Fortuny,<br />

Provincia di Brescia)<br />

Quando non mi trovo bene con le<br />

persone, per esempio con le persone<br />

che ci dicono che siamo stranieri<br />

(c<strong>la</strong>sse II M, I.I.S. Mariano Fortuny,<br />

Provincia di Brescia)<br />

35


CONTRO LA<br />

idee DISCRIMINAZIONE<br />

Dopo le simu<strong>la</strong>zioni, le c<strong>la</strong>ssi I MA e II MA del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> Marelli-Dudovich stabiliscono<br />

alcuni consigli da tener presente durante lo svolgimento delle interviste.<br />

• È meglio fare l’intervista in un posto tranquillo, senza troppe persone<br />

in giro<br />

• Si inizia con una presentazione breve ed efficace del <strong>la</strong>voro di ricerca<br />

• Si chiarisce che l’intervista è anonima e che non è obbligatorio<br />

rispondere a tutte le domande<br />

• È meglio non leggere le domande, ma guardare l’intervistato negli<br />

occhi<br />

• Le domande possono essere invertite e aggiunte in corso d’opera!<br />

• Con alcune parole (per esempio dire “Tipo?”) si può aiutare l’intervistato<br />

a spiegarsi meglio<br />

• Non utilizziamo termini che possono offendere l’intervistato!<br />

• Non insistiamo troppo se l’intervistato non vuole rispondere alle<br />

domande<br />

• L’intervistato deve essere a suo agio, non bisogna prenderlo in giro se<br />

non par<strong>la</strong> correttamente l’italiano<br />

• Se qualcuno racconta una “roba profonda”, bisogna essere capaci di<br />

accoglier<strong>la</strong> con delicatezza<br />

• È bello chiamare l’intervistato per nome<br />

FA PAURA, MA IN SENSO POSITIVO!<br />

A Roma, invece, con l’aiuto del<strong>la</strong> ricercatrice gli studenti e<strong>la</strong>borano un vademecum per <strong>la</strong><br />

ricerca tra pari:<br />

• Mostrarsi professionali<br />

• Instaurare un rapporto di fiducia<br />

• Mostrare sensibilità verso gli argomenti trattati<br />

• Mettersi nei panni dell’altro<br />

• Mettere a proprio agio l’altro<br />

• Non essere invadenti<br />

• Non essere aggressivi<br />

• Essere sempre trasparenti e chiari sul <strong>la</strong>voro che si sta svolgendo<br />

• Non pilotare le risposte<br />

• Mostrare interesse per quello che viene detto<br />

• Lasciar par<strong>la</strong>re e non interrompere<br />

• Rispettare i silenzi<br />

• Mostrarsi attenti e predisposti all’ascolto<br />

• Non fare pettegolezzi sui risultati del<strong>la</strong> ricerca<br />

• Rispettare l’anonimato e <strong>la</strong> privacy degli intervistati<br />

• Accettare i punti di vista dell’altro<br />

• Non attribuire all’altro etichette e stereotipi<br />

• Non avere pregiudizi nei confronti dell’altro<br />

• Non giudicare<br />

• Ringraziare sempre i soggetti coinvolti<br />

36


I RISULTATI<br />

DELL , INDAGINE<br />

di Guido Antonelli Costaggini<br />

Motivazioni e obiettivi del<strong>la</strong> peer research<br />

La peer research, come parte del percorso formativo del progetto, è già stata presentata<br />

nel<strong>la</strong> pagine precedenti, re<strong>la</strong>tivamente sia ai suoi obiettivi educativo/formativi sia al<strong>la</strong> sua<br />

strutturazione. Qui preme tornare a sottolinearne alcuni aspetti che aiutino a leggere e<br />

contestualizzare al meglio i risultati dell’analisi dei dati riportati di seguito.<br />

• Primo: finalità fondamentale del<strong>la</strong> peer research è quel<strong>la</strong> educativa/formativa per le<br />

ragazze e i ragazzi coinvolti. Lo scopo principale del<strong>la</strong> ricerca è di offrire ai partecipanti<br />

un metodo diverso per continuare a ragionare sul tema del<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>, fornendo<br />

concetti e strumenti operativi da utilizzare nell’in<strong>contro</strong> con l’altro.<br />

• Secondo: proprio per il motivo appena citato, durante <strong>la</strong> formazione in au<strong>la</strong> si è dedicata<br />

grande attenzione a curare <strong>la</strong> preparazione del<strong>la</strong> fase di conduzione delle interviste e<br />

del<strong>la</strong> somministrazione dei questionari. In questa logica anche <strong>la</strong> scelta di chi intervistare<br />

è stata fatta avendo come obiettivo principe preparare all’in<strong>contro</strong> con l’altro e non <strong>la</strong><br />

costruzione di un campione scientifico rappresentativo. In altre parole, una volta spiegata<br />

ai ragazzi e alle ragazze l’importanza di intervistare un campione rappresentativo<br />

degli alunni delle loro scuole, e aver ragionato con loro su quali caratteristiche costruire<br />

questo campione, non si è stati poi rigidi nelle definizioni e nelle consegne. Si è privilegiato<br />

il “far fare” comunque l’esperienza dell’intervista anche a scapito del<strong>la</strong> convalida<br />

del<strong>la</strong> scientificità dell’indagine. Il campione degli intervistati, per esempio, è il risultato<br />

delle decisioni individuali prese da ogni singolo ricercatore, ognuno ha scelto chi intervistare<br />

e ha anche scelto se somministrare un questionario, proporre un’intervista o<br />

entrambe le cose (ovviamente individuando due persone distinte). Questo è il motivo<br />

per cui il numero delle interviste e dei questionari varia in ogni Provincia, non in rapporto<br />

al<strong>la</strong> numerosità del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione, ma in base al desiderio, alle priorità e ai timori<br />

che ogni ricercatore ha agito nel<strong>la</strong> scelta dello strumento di rilevazione e dei compagni<br />

da intervistare.<br />

Partendo da queste priorità si comprende come i risultati dell’analisi dei questionari e<br />

delle interviste non si pongano come rappresentativi tout court dei giovani delle scuole<br />

italiane, tuttavia essi forniscono delle indicazioni molto utili e interessanti perché rappresentano<br />

comunque uno spaccato del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> italiana, sia nel<strong>la</strong> sua distribuzione nazionale<br />

(da Venezia a Catania passando per Mi<strong>la</strong>no, Brescia, Prato, Pisa, Roma e Napoli) sia per<br />

varietà e rappresentatività delle tipologie di istituti coinvolti.<br />

I questionari e le interviste:<br />

l’e<strong>la</strong>borazione e l’analisi dei dati<br />

Nelle pagine seguenti si riportano i risultati raccolti durante il progetto “<strong>IDEE</strong> <strong>contro</strong> <strong>la</strong><br />

<strong>discriminazione</strong>”. Il commento vedrà un alternarsi di dati quantitativi (analisi dei dati del<br />

questionario) e di informazioni qualitative (le testimonianze raccolte con le interviste). La<br />

lettura comparata di questi due blocchi conoscitivi consente di ottenere un dettaglio<br />

informativo molto profondo sul fenomeno, in quanto riempie di esperienze umane e di<br />

vissuti personali <strong>la</strong> reportistica dei numeri. La freddezza dell’analisi statistica, nel<strong>la</strong> sua<br />

utile oggettività, diventa più vera e più dotata di senso nel momento in cui si arricchisce<br />

del<strong>la</strong> calda narrazione delle esperienze soggettive. Per questo motivo si cercherà, durante<br />

37


CONTRO LA<br />

idee DISCRIMINAZIONE<br />

Note al<strong>la</strong> lettura:<br />

Tutte le tabelle e i<br />

grafici che seguono si<br />

riferiscono al<br />

campione di indagine.<br />

Al fine di semplificare<br />

<strong>la</strong> lettura delle tabelle,<br />

in alcuni casi non sono<br />

stati inseriti i valori dei<br />

“dati mancanti”. Nelle<br />

tabelle riportate nel<br />

report può quindi non<br />

esserci<br />

corrispondenza tra i<br />

parziali e i totali, sia<br />

per i valori assoluti sia<br />

per i valori percentuali.<br />

Tutte le citazioni<br />

riportate sono invece<br />

estrapo<strong>la</strong>te dalle<br />

interviste. I due<br />

insiemi di dati si<br />

integrano e si<br />

completano, essendo<br />

espressione delle<br />

idee e delle opinioni<br />

del<strong>la</strong> stessa<br />

popo<strong>la</strong>zione di<br />

riferimento ed<br />

essendo raccolti con<br />

le stesse modalità di<br />

campionamento di<br />

cui si è scritto in<br />

precedenza. Questo<br />

significa, per esempio,<br />

che i dati quantitativi<br />

estrapo<strong>la</strong>ti dai<br />

questionari (età,<br />

genere, etc.), con<br />

buona probabilità,<br />

sono specchio anche<br />

delle caratteristiche<br />

degli intervistati. Così<br />

come le opinioni<br />

espresse nelle<br />

interviste rimandano<br />

ad un insieme<br />

concettuale a cui si<br />

possono ricondurre<br />

anche le risposte<br />

date ai questionari.<br />

tutto il report, di tenere insieme i due filoni del<strong>la</strong> ricerca, intrecciandoli tra loro in modo<br />

da costruire un filo conduttore che, si spera, sia di ampio spessore.<br />

Al<strong>la</strong> ricerca hanno partecipato i 26 istituti secondari di secondo grado coinvolti nel progetto<br />

e sono stati somministrati 906 questionari ed effettuate 346 interviste 1 . Come<br />

mostra <strong>la</strong> Tabel<strong>la</strong> 1, questa raccolta è stata effettuata in maniera disomogenea rispetto al<br />

peso demografico delle diverse Province, con una sovra-rappresentazione del<strong>la</strong> Provincia<br />

di Napoli per quanto riguarda le interviste e delle Province di Prato e Pisa per quanto<br />

riguarda i questionari.<br />

TABELLA 1. NUMERO E PERCENTUALE DI INTERVISTE/QUESTIONARI<br />

EFFETTUATI PER PROVINCIA DI STUDIO<br />

Interviste<br />

Questionari<br />

Provincia Numero Percentuale Numero Percentuale<br />

Brescia 35 10,1 53 5,8<br />

Catania 41 11,8 71 7,8<br />

Mi<strong>la</strong>no 36 10,4 76 8,4<br />

Napoli 114 32,9 132 14,6<br />

Pisa 31 9,0 232 25,6<br />

Prato 39 11,3 148 16,3<br />

Roma 37 10,7 95 10,5<br />

Venezia 13 3,8 99 10,9<br />

Totale 346 100 906 100<br />

Alcuni dati socio-demografici<br />

e<strong>la</strong>borati dai questionari<br />

L’età è coerente con <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione di riferimento delle scuole secondarie di secondo grado<br />

e varia tra i 14 e i 20 anni; il suo valore medio è di 16,6 anni.<br />

TABELLA 2. ETÀ ANAGRAFICA DEL CAMPIONE DI RIFERIMENTO<br />

Età Frequenza Percentuale<br />

14 76 8,4<br />

15 129 14,2<br />

16 235 25,9<br />

17 212 23,4<br />

18 153 16,9<br />

19 53 5,8<br />

20 34 3,8<br />

21 o più 6 0,6<br />

Totale 898 99,1<br />

Mancante di sistema 8 0,9<br />

Totale 906 100<br />

1<br />

Per maggiori informazioni<br />

sul<strong>la</strong> distribuzione e sul<strong>la</strong><br />

tipologia di scuole coinvolte si<br />

veda pagina 8.<br />

I ragazzi sono più delle ragazze (53% a fronte di un 47%) e gli studenti di origine straniera<br />

rappresentano il 23% del totale.<br />

38


GRAFICO 1. DISTRIBUZIONE<br />

DEGLI INTERVISTATI<br />

IN BASE AL GENERE<br />

GRAFICO 2. DISTRIBUZIONE<br />

DEGLI INTERVISTATI<br />

IN BASE ALLA NAZIONALITÀ<br />

23%<br />

53%<br />

47%<br />

77%<br />

rAGAZZE<br />

rAGAZZI<br />

ItAlIANI<br />

StrANIErI<br />

Di questi alunni stranieri quasi il 42% è in <strong>Italia</strong> da oltre 10 anni. Percentuale che sale al<br />

70% se si considerano complessivamente tutti quelli che vivono in <strong>Italia</strong> da più di 5 anni 2 .<br />

GRAFICO 3. ALUNNI DI ORIGINE STRANIERA INTERVISTATI:<br />

ANNI DI PERMANENZA IN ITALIA<br />

45 Stranieri interviStati<br />

40<br />

35<br />

41,8%<br />

30<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

27% 28%<br />

3,2%<br />


CONTRO LA<br />

idee DISCRIMINAZIONE<br />

GRAFICO 4. ALUNNI DI ORIGINE STRANIERA INTERVISTATI: DISTRIBUZIONE PROVINCIALE<br />

Stranieri interviStati<br />

50<br />

53,9%<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

34%<br />

29,5%<br />

27%<br />

24,2%<br />

18,1%<br />

8,3% 1,3%<br />

mi<strong>la</strong>no Brescia roma prato venezia pisa napoli Catania<br />

Scomponendo ulteriormente questa informazione in base all’area geografica del<strong>la</strong> nazionalità<br />

degli intervistati stranieri, si ottiene un quadro più preciso delle diverse comunità<br />

di immigrazione così come queste sono distribuite nei diversi territori dove sono insediate<br />

le scuole del progetto “<strong>IDEE</strong> <strong>contro</strong> <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>”. Considerando le realtà a maggior<br />

presenza di intervistati stranieri, si osserva che a Mi<strong>la</strong>no si ha una forte presenza di<br />

sudamericani e di asiatici. A Brescia sono soprattutto studenti asiatici ad essere stati intervistati.<br />

A Roma, così come a Venezia, Pisa e Prato, <strong>la</strong> maggior parte degli intervistati stranieri<br />

viene dall’Est Europa. L’unico studente straniero intervistato a Catania proviene dal<br />

Nord Africa.<br />

TABELLA 3. ALUNNI INTERVISTATI DI ORIGINE STRANIERA:<br />

AREA GEOGRAFICA DI PROVENIENZA E PROVINCIA DI STUDIO<br />

Province Aree geografiche<br />

Province Asia Africa sub sahariana Est Europa Nord Africa Sud America Totale<br />

Brescia 7 2 5 3 0 18<br />

38,9% 11,1% 27,8% 16,7% 0% 100%<br />

Catania 0 0 0 1 0 2<br />

0% 0% 0% 50% 0% 100%<br />

Mi<strong>la</strong>no 14 1 3 7 14 42<br />

33,3% 2,4% 7,1% 16,7% 33,3% 100%<br />

Napoli 1 1 5 0 3 12<br />

8,3% 8,3% 41,7% 0% 25% 100%<br />

Pisa 3 3 21 10 2 43<br />

7% 7% 48,8% 23,3% 4,7% 100%<br />

Prato 14 4 21 0 1 40<br />

35% 10% 52,5% 0% 2,5% 100%<br />

Roma 4 2 18 0 4 28<br />

14,3% 7,1% 64,3% 0% 14,3% 100%<br />

Venezia 3 1 19 0 0 24<br />

12,5% 4,2% 79,2% 0% 0% 100%<br />

Totale 46 14 92 21 24 208<br />

22% 6,7% 44% 10% 11,5% 100%<br />

40


Le opinioni degli studenti: e<strong>la</strong>borazioni<br />

dei questionari e delle interviste<br />

Prima di aprirsi alle parole dei ragazzi e delle ragazze, va riconosciuto e condiviso uno stile di<br />

fondo trasversale alle interviste di tutte le Province coinvolte, alle diverse forme dialettali e linguistiche,<br />

alle diverse tipologie di scuole frequentate. Al di là delle differenze, pur presenti e<br />

nette, ci si trova davanti a narrazioni estreme, intense, anche intrise di una loro ricchezza linguistica,<br />

ricche di frasi ed espressioni significative. Rispetto ai contenuti, sotto <strong>la</strong> splendida superficie<br />

leggera degli adolescenti, si trovano complessità appena accennate che fanno intuire le idee<br />

degli intervistati pur non entrando nel merito dettagliato delle questioni.<br />

Le interviste si aprono con una “domanda sonda”, che chiede agli intervistati cosa susciti in loro<br />

<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>. Quindi un gioco di associazioni di idee che consente di introdurre il<br />

tema, di scaldare il clima dell’intervista. Di seguito si riportano alcune delle risposte fornite dai<br />

ragazzi, che restituiscono immediatamente il setting emotivo suscitato dal tema del<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong><br />

4 . Inoltre queste risposte iniziali presentano già molti dei contenuti che poi ri-emergeranno<br />

e saranno ripresi in altri momenti dell’intervista. Anche al lettore si consiglia di approcciarsi<br />

al<strong>la</strong> lettura di questi primi estratti delle interviste come a una sorta di riscaldamento, concettuale<br />

ed emotivo, al tema del<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> visto dagli occhi degli adolescenti.<br />

I: “Quando senti <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> cosa ti viene in mente?”<br />

R: “Posso pensarci un po’?”<br />

I: “Pensaci un po’”<br />

R: “Allora, mi viene in mente un’azione che differenzia una persona dall’altra senza<br />

alcun motivo giustificabile o reale” (int. 3)<br />

I: “Quando senti <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> cosa ti viene in mente?”<br />

R: “Tristezza, botte, rabbia. E basta” (int. 10)<br />

I: “Quando senti <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>, cosa ti viene in mente?”<br />

R: “Per me <strong>discriminazione</strong> è quando una persona odia una persona di un altro...<br />

per esempio, io sono italiana e tu sei filippina, io odio te perché sei filippina”<br />

I: “Odio”<br />

R: “Odio” (int. 14)<br />

I: “Quando senti <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>, cosa ti viene in mente?”<br />

R: “Eh... colore diverso” (int. 20)<br />

I: “Allora, quando senti <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> cosa ti viene in mente?”<br />

R: “Ehm, paura”<br />

I: “Paura?”<br />

R: “Sì” (int. 62)<br />

I: “Quando senti <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>, cosa ti viene in mente?”<br />

R: “Mi viene in mente disagio e solitudine” (int. 70)<br />

I: “Quando senti <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>, cosa ti viene in mente?”<br />

R: “Agli stranieri che sono qua in <strong>Italia</strong>” (int. 104)<br />

I: “Quando senti <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> cosa ti viene in mente?”<br />

R: “Che è una cosa giusta” (int. 125)<br />

4<br />

La lettera “I” indica che a<br />

par<strong>la</strong>re è l’intervistatore, invece<br />

<strong>la</strong> lettera “R” indica<br />

l’intervistato che risponde alle<br />

domande.<br />

I: “Iniziamo con questa domanda: quando senti <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> cosa ti viene<br />

in mente?”<br />

R: “Niente, a dir <strong>la</strong> verità me ne sbatto” (int. 172)<br />

I: “Quando senti <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> cosa ti viene in mente?”<br />

R: “Persone tristi” (int. 228)<br />

41


CONTRO LA<br />

idee DISCRIMINAZIONE<br />

I: “Quando senti <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> cosa ti viene in mente?”<br />

R: “Prima di tutto il razzismo, poi in secondo luogo una <strong>discriminazione</strong> che non<br />

conta so<strong>la</strong>mente il colore del<strong>la</strong> pelle e l’etnia, ma in generale anche <strong>la</strong> posizione<br />

sociale intesa sia come c<strong>la</strong>sse, come proprio ruolo nel<strong>la</strong> famiglia, nel<strong>la</strong> società,<br />

quindi una <strong>discriminazione</strong> verso i bambini o persone che svolgono un<br />

determinato <strong>la</strong>voro, ad esempio i netturbini, a confronto magari di persone che<br />

<strong>la</strong>vorano nel settore del<strong>la</strong> finanza, tutto un insieme di cose che comunque come<br />

caratteristica principale ha una serie di pregiudizi che fanno in modo che <strong>la</strong><br />

persona guardi con occhi diversi un altro individuo” (int. 164)<br />

Dopo <strong>la</strong> “domanda sonda”, uno dei primi aspetti trattati nelle interviste e nei questionari<br />

indaga l’idea che i ragazzi hanno sul<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> e come loro <strong>la</strong> definiscono. Prendendo<br />

in considerazione le risposte date nelle interviste si registra una ricchezza e varietà<br />

di idee e riflessioni che rimandano immediatamente ai livelli di complessità propri di questo<br />

fenomeno. Il primo elemento descrittivo che emerge è l’idea del<strong>la</strong> conoscenza dell’altro<br />

diverso da noi o, meglio, il rifiuto o <strong>la</strong> paura di questo sconosciuto che è preferibile<br />

rimanga tale: “un non conosciuto”.<br />

I: “Se dovessi definire con tue parole cos’è <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> cosa diresti?”<br />

R: “Il non voler conoscere qualcosa di diverso da noi” (int. 51)<br />

I: “Se dovessi definire con parole tue cos’è <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> cosa diresti?”<br />

R: “La <strong>discriminazione</strong>... una forma di paura, perché che ne sappiamo noi... è<br />

intrinseco nell’uomo avere paura di ciò che non si conosce, di ciò che è diverso<br />

da noi, come <strong>la</strong> paura del buio. Quindi avere davanti una persona diversa è avere<br />

davanti qualcosa che non si conosce. Di conseguenza è questa <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>,<br />

è proprio <strong>la</strong> paura di ciò che non si conosce e che è diverso da noi” (int. 206)<br />

I: “In che modo si può eliminare <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>?”<br />

R: “Oddio, cioè questa è una domanda... Eh, in un tema di italiano scriverei che<br />

bisognerebbe imparare comunque a conoscere quello che ancora non si conosce,<br />

che rimane un po’ diciamo lontano dal<strong>la</strong> nostra, dalle nostre abitudini. Perché<br />

imparando a conoscere magari ci si rende conto che quello che fa paura o che<br />

non piace al<strong>la</strong> fine non è poi tanto diverso da noi” (int. 66)<br />

I: “E se dovessi definire con una paro<strong>la</strong> che cos’è <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> cosa diresti?”<br />

R: “Secondo me <strong>discriminazione</strong> è paragonabile a xenofobia, più paura dello<br />

straniero che, diciamo, <strong>la</strong> cattiveria. Perché uno ha paura che un giorno manchi il<br />

<strong>la</strong>voro, che i propri figli o <strong>la</strong> propria cultura venga mischiata ad altri popoli”<br />

(int. 110)<br />

I: “Se dovessi definire con parole tue cos’è <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> cosa diresti? Una cosa<br />

giusta o sbagliata?”<br />

R: “È sbagliata perché non conosci ciò che discrimini, capito?” (int. 159)<br />

I: “Se dovessi definire con tue parole cos’è <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> cosa diresti?”<br />

R: “La <strong>discriminazione</strong> è quando non si ascoltano le idee altrui e quindi quando<br />

non si è capace di aprirsi agli altri” (int. 311)<br />

I: “Se dovessi definire con tue parole cos’è <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> cosa diresti?”<br />

R: “ È... <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> è una specie di... come si può dire, appunto di<br />

emarginazione, spesso infondata, in cui non si hanno abbastanza informazioni, non<br />

si è abbastanza informati su come sia veramente l’altra persona” (int. 2)<br />

Non si vuole incontrare, capire, comprendere l'altro per disinteresse o per timore; quale<br />

che sia il motivo il risultato è il determinarsi di un processo di esclusione, di allontanamento<br />

e rifiuto del diverso.<br />

42


I: “Se dovessi definire con parole tue cos’è <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>, cosa diresti?”<br />

R: “È un concetto molto difficile da spiegare però... mi viene in mente... come se...<br />

allontanare qualcuno che pensiamo abbia qualcosa di diverso” (int. 80)<br />

I: “E se dovessi definire con una paro<strong>la</strong> che cos’è <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>?”<br />

R: “Una specie di eliminazione” (int. 100)<br />

La <strong>discriminazione</strong> inizia a delinearsi come una costruzione sociale che partendo dal<strong>la</strong><br />

non conoscenza si determina in allontanamento, esclusione, addirittura in una “specie di<br />

eliminazione”. Davanti (o dentro) questa costruzione sociale, gli intervistati, nel<strong>la</strong> grande<br />

maggioranza, individuano uno “sbaglio”, una modalità non giusta di porsi verso altre persone,<br />

quindi <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> viene descritta come una cosa stupida.<br />

I: “Se dovessi definire con tue parole cos’è <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> cosa diresti?”<br />

R: “La stupidità umana” (int. 60)<br />

I: “Se dovessi descrivere con parole tue <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> cosa diresti, come <strong>la</strong><br />

definiresti?”<br />

R: “Già <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> ha un’origine greca - dus - che vuol dire cosa cattiva, cosa<br />

negativa, già di per sé <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> ha già un significato negativo” (int. 153)<br />

I: “Se dovessi definire con parole tue che cos’è <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> cosa diresti?”<br />

R: “Un trattamento diverso dato a un individuo che ha delle caratteristiche che lo<br />

differenziano dagli altri, caratteristiche più evidenti degli altri individui essendo<br />

comunque tutti quanti diversi e questa diciamo dovrebbe essere <strong>la</strong> cosa che<br />

dovrebbe portarci a non essere discriminanti rispetto agli altri in quanto ognuno è<br />

se stesso, cioè è unico, è diverso dagli altri e le differenze maggiori o minori che<br />

siano non devono essere sottolineate in questo modo” (int. 164)<br />

I: “Se dovessi definire con parole tue cos’è <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> cosa diresti?”<br />

R: “La <strong>discriminazione</strong> è un modo per sentirsi superiori rispetto ad altri e lo trovo<br />

ingiusto, perché siamo tutti figli di Dio e quindi siamo tutti uguali fra di noi e quindi<br />

non è giusto che una persona venga discriminata per <strong>la</strong> sua razza o il suo colore,<br />

oppure anche per le sue abitudini; è ingiusto!” (int. 224)<br />

I: “Se dovessi definire con parole tue cos’è <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> cosa diresti?”<br />

R: “La <strong>discriminazione</strong> è un insulto a chi non ha colpa di essere di un altro colore,<br />

o di un’altra religione” (int. 327)<br />

Interessante anche <strong>la</strong> percezione del<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> come di un fenomeno che, se anche<br />

ingiusto, è visto come inevitabile, quasi naturale, connaturato all’essere umano.<br />

I: “Se dovessi definire con tue parole cos’è <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> cosa diresti?”<br />

R: “Che è una cosa sbagliata, che non si dovrebbe fare, però che comunque è<br />

presente in tutti i posti e niente. Diciamo che è un po’ inevitabile, anche se <strong>la</strong><br />

paro<strong>la</strong> è brutta ma è inevitabile” (int. 4)<br />

Si ha anche una posizione opposta che, pure se minoritaria, suscita preoccupazione per <strong>la</strong><br />

sua nettezza nel definire giusta <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>.<br />

I: “Secondo te come si può superare <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>?”<br />

R: “Ognuno al suo Paese” (int. 10)<br />

I: “Chi sono le persone che vengono discriminate maggiormente e secondo te perché?”<br />

R: “Discriminate maggiormente gli extracomunitari, gli omosessuali”<br />

I: “E perché?”<br />

R: “Perché comunque gli extracomunitari... [paro<strong>la</strong> in dialetto non compresa]”<br />

I: “Secondo <strong>la</strong> tua opinione ovviamente”<br />

43


CONTRO LA<br />

idee DISCRIMINAZIONE<br />

R: “Gli extracomunitari comunque vengono in <strong>Italia</strong> cioè c<strong>la</strong>ndestinamente, gli<br />

immigrati vengono in <strong>Italia</strong> c<strong>la</strong>ndestinamente, anche se a fare <strong>la</strong>vori umili, cioè a<br />

volte non sono accettati dal<strong>la</strong> società mentre dalle altre persone con il luogo<br />

comune che comunque rubano”<br />

I: “Tu hai detto anche gli omosessuali, perché?”<br />

R: “Gli omosessuali perché io <strong>la</strong> vedo una cosa innaturale” (int. 252)<br />

Altro tassello del<strong>la</strong> definizione data dai ragazzi è <strong>la</strong> responsabilità del<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>.<br />

Nelle risposte critiche verso <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> è implicita <strong>la</strong> responsabilità di chi <strong>la</strong> pratica,<br />

ma compare anche l’idea, molto rischiosa perché risuona falsamente logica, per cui <strong>la</strong><br />

colpa-responsabilità è loro, dei “diversi”. Sono loro con le proprie usanze, idee e bisogni a<br />

produrre il problema e a suscitare le reazioni discriminatorie.<br />

I: “Se dovessi definire con tue parole cos’è <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> cosa diresti?”<br />

R: “Che praticamente è... che una persona discriminata è che... è esclusa dalle<br />

altre... e che magari anche per atteggiamenti che da parte sua sono scorretti”<br />

(int. 87)<br />

I: “Come mai è successo secondo te?”<br />

R: “Perché magari veniva da un’altra cultura, non si inseriva bene con le altre<br />

persone e le altre persone hanno visto che era debole e l’hanno preso in giro”<br />

I: “Ok. Come mai è successo secondo te?”<br />

R: “Te l’ho già detto, succede per quello che ti ho detto prima...magari lui si<br />

esclude e gli altri lo vedono debole e lo prendono in giro” (int. 23)<br />

Torniamo ai dati numerici e<strong>la</strong>borati dai questionari e ad un primo elemento di conoscenza<br />

che da questi si ricava e che è re<strong>la</strong>tivo a quale tipo di caratteristica personale può mettere<br />

maggiormente a rischio un ragazzo di subire un’azione discriminante. Posizionandosi su una<br />

sca<strong>la</strong> a 5 punti (“per niente”, “poco”, “così così”, “abbastanza”, “molto”) agli intervistati è<br />

stato chiesto di esprimere il proprio livello di accordo su alcune possibili caratteristiche<br />

personali suscettibili di essere considerate motivazione per essere discriminati. Le caratteristiche<br />

prese in considerazione sono: nazionalità, aspetto fisico, espressione delle proprie<br />

idee e abbigliamento. Nel Grafico 5 si riportano le percentuali di accordo espresse dagli<br />

intervistati, ossia si sono sommate le risposte “molto” e “abbastanza” del<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> considerandole<br />

entrambe come riconducibili ad un complessivo accordo con l’affermazione del<strong>la</strong><br />

domanda.<br />

GRAFICO 5. “È DISCRIMINATORIO ESCLUDERE QUALCUNO<br />

PER... PENSA ALLE CARATTERISTICHE DI CHI È DISCRIMINATO”:<br />

PERCENTUALI DI ACCORDO (MOLTO E ABBASTANZA)<br />

perCentuale di aCCordo (molto e aBBaStanza)<br />

60<br />

50<br />

63%<br />

40<br />

30<br />

20<br />

46,3%<br />

36,4%<br />

33,3%<br />

10<br />

0<br />

nazionalità aspetto fisico idee abbigliamento<br />

CaratteriStiChe potenzialmente diSCriminatorie<br />

44


La nazionalità è <strong>la</strong> risposta che raccoglie <strong>la</strong> percentuale più alta di risposte positive (63%),<br />

è discriminatorio escludere qualcuno perché ha una nazionalità diversa dal<strong>la</strong> propria. A<br />

questa prima caratteristica segue l’aspetto fisico (46,3%) e, con una differenza di 10 punti<br />

percentuali, l’espressione delle proprie idee (36,4%), a cui si affianca, con un valore di poco<br />

inferiore, l’abbigliamento. In altri termini sono proprio gli stranieri i soggetti maggiormente<br />

a rischio di subire comportamenti discriminanti. È più probabile che si escluda<br />

uno straniero piuttosto che qualcuno che abbia un aspetto fisico strano, o che si vesta<br />

in maniera partico<strong>la</strong>re o che esprima liberamente le proprie idee. Se poi si è stranieri, con<br />

un tratto fisico partico<strong>la</strong>re, con <strong>la</strong> tendenza ad esprimere idee diverse dagli altri e ci si veste<br />

anche in maniera ritenuta partico<strong>la</strong>re, è altamente probabile essere una vittima predestinata.<br />

Nel<strong>la</strong> domanda è anche data <strong>la</strong> possibilità di aggiungere altre risposte oltre a quelle<br />

presenti nel<strong>la</strong> lista precostituita, nel<strong>la</strong> voce “altro” sono state scritte una serie di caratteristiche,<br />

tra le quali si evidenziano (anche se con valori percentuali molto distanti da quelli<br />

indicati in precedenza): il colore del<strong>la</strong> pelle, <strong>la</strong> religione e l’omosessualità.<br />

Confrontando questa domanda del questionario con quel<strong>la</strong> ad essa specu<strong>la</strong>re presente nell’intervista<br />

si registrano posizioni tra loro assolutamente coerenti. Di seguito si riportano<br />

brani di interviste che corroborano i risultati forniti dai numeri dei questionari, esplicitando<br />

in maniera più chiara le motivazioni che sono dietro e dentro i dati statistici e<strong>la</strong>borati.<br />

Si osservi come i ragazzi spiegano che un buon motivo per discriminare è il colore<br />

del<strong>la</strong> pelle, l’essere stranieri.<br />

I: “Secondo te <strong>la</strong> persona viene discriminata in base a cosa?”<br />

R: “Dal colore del<strong>la</strong> pelle, come si veste, da dove viene” (int. 204)<br />

I: “Secondo te <strong>la</strong> persona viene discriminata in base a cosa?”<br />

R: “Dal colore, dal<strong>la</strong> lingua, da alcuni atteggiamenti. Oppure dal<strong>la</strong> timidezza, da<br />

come si pone” (int. 205)<br />

I: “Secondo te chi sono le persone che vengono discriminate maggiormente e perché?”<br />

R: “Le persone, gli stranieri, gli extracomunitari che arrivano qua in <strong>Italia</strong> e vogliono<br />

imparare una lingua, trovare un <strong>la</strong>voro oppure perché vengono da un Paese dove<br />

c’è una guerra e invece qua trovano qualcuno che li discrimina e li fa chiudere<br />

dentro loro stessi” (int. 257)<br />

Interessante <strong>la</strong> risposta di un intervistato di Prato che ordina le comunità di stranieri a<br />

rischio di <strong>discriminazione</strong> in base al<strong>la</strong> loro presenza numerica, quindi al<strong>la</strong> paura (di<br />

invasione? Di contaminazione?) che suscita.<br />

I: “Secondo te le persone di quale Paese sono le più discriminate?”<br />

R: “Nel<strong>la</strong> città di Prato i cinesi, in ordine, gli albanesi, i rumeni e i marocchini e<br />

forse, ultimamente i senegalesi”<br />

I: “Secondo te per quale motivo?”<br />

R: “Secondo me l’ordine dipende dal<strong>la</strong> dimensione e grandezza del<strong>la</strong> comunità, <strong>la</strong><br />

comunità cinese è quel<strong>la</strong> più grande e forse quel<strong>la</strong> che spaventa di più” (int. 142)<br />

Così come per le risposte del questionario, anche nelle interviste emerge, come motivazione<br />

del<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>, l’abbigliamento, l’essere o meno al<strong>la</strong> moda.<br />

I: “Ci potresti raccontare cosa è successo, in che modo, dove e quando?”<br />

R: “Non parlo di <strong>discriminazione</strong> razziale, ma comunque si vede tutti i giorni che<br />

esistono ragazze che non sono così addette al<strong>la</strong> moda che vengono prese in giro<br />

da altre ragazze o ragazze comunque che non hanno una vita sociale come si<br />

pensa normale e vengono prese in giro. Sono situazioni che vivi quotidianamente”<br />

I: “È più di un caso?”<br />

R: “Sì” (int. 51)<br />

Un’ulteriore informazione ricavata dai questionari è data dal<strong>la</strong> scomposizione del dato in base<br />

a tre variabili: Provincia di studio, genere e nazionalità.<br />

45


CONTRO LA<br />

idee DISCRIMINAZIONE<br />

5<br />

Con questo termine si fa<br />

riferimento al<strong>la</strong> Provincia del<strong>la</strong><br />

scuo<strong>la</strong> dove studiano gli alunni<br />

intervistati.<br />

Iniziamo dal<strong>la</strong> variabile Provincia di studio 5 . Al<strong>la</strong> domanda: “si discrimina in base al<strong>la</strong><br />

nazionalità” si registrano percentuali di accordo (molto e abbastanza) sopra il 70% a Brescia,<br />

Roma, Mi<strong>la</strong>no e Prato, mentre il valore scende a un 50% di accordo (quindi più di<br />

20 punti percentuali di differenza) nel Sud <strong>Italia</strong> (Napoli e Catania). Tra <strong>la</strong> percentuale più<br />

alta (Brescia 77%) e quel<strong>la</strong> più bassa (Catania 50%) ci sono 27 punti percentuali di differenza,<br />

un valore veramente importante. Le formatrici che hanno <strong>la</strong>vorato nelle due Province<br />

meridionali hanno osservato che, in effetti, nei comportamenti, nelle parole e negli<br />

atteggiamenti dei ragazzi il diverso viene più immediatamente identificato con l’omosessuale<br />

o con altre forme di diversità come <strong>la</strong> disabilità e non, invece, nello straniero.<br />

Seguendo le risposte, al<strong>la</strong> domanda sull’aspetto fisico come oggetto di <strong>discriminazione</strong>, si<br />

osserva che in questo caso lo scarto tra il valore più alto (Brescia e Napoli con il 52%) e<br />

quello più basso (Pisa con il 40%) è di soli 12 punti percentuali. Scarto simile a quello<br />

rilevato per <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> in base alle idee, dove si passa dal 45% delle risposte di<br />

Napoli al 30% di Mi<strong>la</strong>no, quindi con 15 punti di differenza. Lo scarto ritorna molto rilevante<br />

nel caso del<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> per l’abbigliamento indossato, in questo caso sono 24<br />

i punti di differenza tra Brescia (51% di accordo) e Roma (27% di accordo). In definitiva<br />

si può affermare che <strong>la</strong> Provincia di studio si pone come una variabile filtro nell’identificazione<br />

delle motivazioni che portano al<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>, ogni Provincia si costruisce<br />

una sua sca<strong>la</strong> gerarchica di motivazioni.<br />

Anche il genere è una variabile che incide nelle risposte: per tutte le possibilità prese in<br />

considerazione come spunto di <strong>discriminazione</strong>, le ragazze fanno sempre registrare valori<br />

percentuali più alti dei ragazzi, con scarti che vanno dal massimo di 14 punti nel caso dell’aspetto<br />

fisico (le ragazze che concordano nel considerarlo oggetto di <strong>discriminazione</strong> sono<br />

il 53% a fronte di un 39% dei ragazzi) ad un minimo di 7 punti nel caso del<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong><br />

per le idee dell’altro (ragazze in accordo nel 40% dei casi a fronte di un 33% dei<br />

maschi).<br />

Ultima variabile in base al<strong>la</strong> quale leggere le risposte è <strong>la</strong> nazionalità degli intervistati. È<br />

molto interessante notare che per il 72% degli intervistati stranieri <strong>la</strong> nazionalità è un<br />

motivo per essere discriminati, mentre per gli italiani l’accordo a questa affermazione<br />

scende di 12 punti, arrivando al 60%. Si registra quindi una maggiore sensibilità degli<br />

studenti stranieri su questo aspetto, probabilmente dettata dal<strong>la</strong> propria personale<br />

esperienza. Un’altra rilevante differenza in scarti percentuali si ha rispetto al<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong><br />

in base alle proprie idee, dove sono 8 i punti percentuali che distanziano l’accordo<br />

espresso dagli italiani (38,2%) da quello espresso dagli stranieri (30,2%). Per le altre<br />

due caratteristiche le opinioni degli intervistati italiani e stranieri non divergono di molto.<br />

GRAFICO 6. “È DISCRIMINATORIO ESCLUDERE QUALCUNO PER... PENSA ALLE CARATTERISTICHE<br />

DI CHI È DISCRIMINATO”: PERCENTUALI DI ACCORDO DISTINTE PER NAZIONALITÀ<br />

80<br />

perCentuali di aCCordo (molto e aBBaStanza)<br />

ItAlIANI<br />

StrANIErI<br />

60<br />

60%<br />

72%<br />

40<br />

20<br />

45%<br />

49%<br />

38%<br />

30% 32%<br />

37%<br />

10<br />

nazionalità aspetto fisico idee abbigliamento<br />

CaratteriStiChe potenzialmente diSCriminatorie<br />

46


Collegata al<strong>la</strong> domanda sui comportamenti discriminatori è quel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva alle motivazioni<br />

soggettive che portano i ragazzi a discriminare: “chi discrimina lo fa per...”. Come si vede nel<br />

Grafico 7, tre quarti degli intervistati concordano con il considerare il sentimento di superiorità<br />

come <strong>la</strong> principale mol<strong>la</strong> che porta un ragazzo ad agire in maniera discriminatoria. Ad<br />

una distanza di circa 20 punti percentuali si collocano altre due motivazioni, il bisogno di<br />

essere accettato e <strong>la</strong> difficoltà ad accettare <strong>la</strong> diversità. Invece è poco riconosciuta come produttrice<br />

di un agire discriminante l’avere subito a propria volta una violenza simile.<br />

GRAFICO 7. “CHI DISCRIMINA LO FA PER... PENSA ALLE MOTIVAZIONI<br />

DI CHI DISCRIMINA”: PERCENTUALI DI ACCORDO<br />

perCentuale di aCCordo (molto e aBBaStanza)<br />

70<br />

60<br />

77,2%<br />

50<br />

40<br />

58,1% 57%<br />

30<br />

20<br />

10<br />

26,1%<br />

0<br />

Sentimento<br />

di superiorità<br />

Bisogno di<br />

essere accettato<br />

non accettazione<br />

del<strong>la</strong> diversità<br />

vittima di<br />

discriminazioni<br />

motivazioni ConSiderate<br />

Anche in questo caso le citazioni riprese dalle interviste, oltre a confermare i dati del questionario,<br />

spiegano e approfondiscono le informazioni.<br />

I: “Quali pensi siano le cause che spingono un giovane a discriminare?”<br />

R: “Perché loro vogliono farsi belli davanti agli altri e quindi prendono per i fondelli gli<br />

altri, ma non è un buon metodo per farsi notare” (int. 224)<br />

I: “Secondo te come mai è successo?”<br />

R: “Per ignoranza, secondo me è gente ignorante” (int. 5)<br />

I: “Secondo te come mai le persone discriminano?”<br />

R: “Per sentirsi più forti e per sentirsi superiori” (int. 6)<br />

I: “Chi discrimina lo fa per sentirsi superiore?”<br />

R: “Sì, oppure perché si sente debole e siccome non vuole tenersi il peso per se<br />

stesso discrimina gli altri”<br />

I: “Grazie mille, brava”<br />

R: “Niente” (int. 65)<br />

I: “Chi discrimina lo fa per sentirsi superiore?”<br />

R: “Lo fa per sentirsi superiore o per raccogliere proseliti, insomma, per<br />

guadagnarci anche in un certo senso perché se raccogli proseliti crei un<br />

movimento razzista e tu ne sei a capo, insomma qualcosa ci guadagni. L’esempio<br />

del<strong>la</strong> Lega Nord è l’esempio più <strong>la</strong>mpante, da questo punto di vista, secondo me.<br />

Almeno, loro con <strong>la</strong> scusa del razzismo ci hanno guadagnato i posti in Par<strong>la</strong>mento,<br />

ci hanno guadagnato <strong>la</strong> loro fortuna elettorale. E ci hanno guadagnato <strong>la</strong> loro<br />

fortuna elettorale, continuano a guadagnare un sacco di soldi giù a Roma, mentre<br />

qui insultano gli immigrati. Fanno insomma le loro fortune elettorali, insomma le<br />

fanno sulle spalle degli immigrati” (int. 67)<br />

47


CONTRO LA<br />

idee DISCRIMINAZIONE<br />

Anche in questo caso è interessante corre<strong>la</strong>re le risposte del questionario al<strong>la</strong> domanda “chi<br />

discrimina lo fa per...” con <strong>la</strong> nazionalità, il genere e <strong>la</strong> Provincia di studio degli intervistati.<br />

Partendo anche in questo caso dal<strong>la</strong> Provincia di studio, si osserva che ancora una<br />

volta è una variabile che incide nelle risposte fornite. Nel caso del sentimento di superiorità<br />

come causa che induce a discriminare, questa affermazione raccoglie l’81% di accordo<br />

per gli intervistati di Roma, ma il 62,3% per quelli di Brescia, con uno scarto vicino ai 20<br />

punti. Più alta ancora è <strong>la</strong> differenza tra il massimo e il minimo di accordo espresso con<br />

l’affermazione che l’aver subito una <strong>discriminazione</strong> è causa per agire comportamenti a loro<br />

volta discriminanti, in questo caso a Mi<strong>la</strong>no si ha un accordo del 37% a fronte del 12%<br />

registrato a Roma, si tratta di ben 25 punti di differenza, pur se all’interno di valori percentuali<br />

di accordo molto più bassi. Differenze molto alte si hanno nelle due successive<br />

cause sondate. La non accettazione del<strong>la</strong> diversità vede un accordo massimo del 62% a<br />

Prato e un accordo minimo del 42% a Mi<strong>la</strong>no. Il bisogno di essere accettato fa registrare le<br />

differenze minori, con uno scarto di “soli” 16 punti tra l’accordo massimo di Brescia<br />

(66%) e quello minimo di Mi<strong>la</strong>no (50%). La lettura di questi dati, considerando quanto<br />

si era già scritto in precedenza, conferma che esistono delle forti differenze di atteggiamento<br />

degli intervistati in base al<strong>la</strong> Provincia di studio, legando quindi l’e<strong>la</strong>borazione di<br />

idee e opinioni al contesto di vita e sco<strong>la</strong>stico (intendendo il luogo geografico dove è<br />

situata <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>).<br />

Prendendo in considerazione il genere, questo incide meno del<strong>la</strong> differenza territoriale e<br />

ha un impatto soprattutto nel bisogno di essere accettati e nel non accettare le differenze. In<br />

ambedue le cause appena indicate lo scarto tra ragazze e ragazzi è del 10% a favore del<strong>la</strong><br />

prima (in entrambe le cause 62% di accordo espresso dalle ragazze <strong>contro</strong> un 52% dei<br />

ragazzi). Lo scarto scende a 7 punti sempre in favore delle ragazze nel caso del sentimento<br />

di superiorità (81% a 74%). Mentre il livello di accordo non è condizionato dal<strong>la</strong> differenza<br />

di genere nel caso del<strong>la</strong> motivazione legata all’aver subito una <strong>discriminazione</strong> in precedenza<br />

(sia ragazzi che ragazze esprimono un accordo intorno al 26%).<br />

L’ultima variabile presa in considerazione è <strong>la</strong> nazionalità degli intervistati. Il dato interessante<br />

è che, nel caso delle motivazioni al<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>, l’essere cittadini italiani<br />

o stranieri, non incide in maniera rilevante nel determinarsi delle opinioni. Nel caso di<br />

tutte e quattro le possibili cause del<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> gli scarti del livello di accordo sono<br />

minimi o nulli. La differenza più alta si ha per <strong>la</strong> modalità di risposta bisogno di essere accettati,<br />

con uno scarto basso pari al 4% (59% di accordo espresso dagli italiani a fronte di un<br />

55% degli stranieri). Per le altre risposte gli scarti sono tutti tra 1 e 2 punti percentuali.<br />

GRAFICO 8. “CHI DISCRIMINA LO FA PER... PENSA ALLE MOTIVAZIONI DI CHI DISCRIMINA”:<br />

PERCENTUALI DI ACCORDO DISTINTE PER NAZIONALITÀ<br />

80<br />

perCentuali di aCCordo (molto e aBBaStanza)<br />

ItAlIANI<br />

StrANIErI<br />

60<br />

40<br />

77% 76%<br />

59% 55% 56% 58%<br />

20<br />

26% 27%<br />

0<br />

Sentimento<br />

di superiorità<br />

Bisogno<br />

di essere accettato<br />

non accettazione<br />

del<strong>la</strong> diversità<br />

vittima di<br />

discriminazioni<br />

motivazioni<br />

48


Un altro passaggio informativo importante riguarda l’essere stati vittime (o essersi percepiti<br />

tali) di un episodio di <strong>discriminazione</strong>. Di seguito (Tabel<strong>la</strong> 4) si riportano i valori assoluti<br />

e percentuali delle risposte. Si vede che l’11,7% dichiara di essere stato discriminato ogni<br />

tanto nell’ultimo anno, in molti momenti il 3,2% e un 1% si sente sempre discriminato.<br />

TABELLA 4. ADOLESCENTI VITTIME (O PERCEPITI TALI)<br />

DI DISCRIMINAZIONE (ANNO SCOLASTICO 2011-2012)<br />

Frequenza<br />

Percentuale<br />

Mai 550 60,7%<br />

In pochi momenti 207 22,8%<br />

Ogni tanto 106 11,7%<br />

In molti momenti 29 3,2%<br />

Sempre 9 1%<br />

Dato mancante 5 0,6%<br />

Totale 906 100%<br />

I brani estratti dalle interviste tornano a fornire un contributo informativo che arricchisce di<br />

conoscenze più profonde e umane (provenienti dal<strong>la</strong> diretta esperienza dei ragazzi) quanto già<br />

si ricava dall’analisi dei dati. Nei racconti personali che seguono si può intravedere cosa significhi<br />

per un ragazzo essere oggetto di esclusione, di presa in giro, di violenze fisiche o psicologiche.<br />

Quei ragazzi e quelle ragazze che dichiarano di sentirsi discriminati stanno narrando<br />

un’esperienza personale di dolore, di tristezza, che va accolta e ricondotta ai numeri<br />

del<strong>la</strong> tabel<strong>la</strong> precedente, per meglio comprendere l’umanità che è in essi contenuta.<br />

I: “Ti è mai capitato di sentirti discriminato?”<br />

R: “Va bene, allora una volta mi è capitato, una volta arrivata in <strong>Italia</strong>, in quarta<br />

elementare... ah sì... ehm... quando, insomma, durante un’ora di lezione avevo<br />

chiesto una gomma da cancel<strong>la</strong>re ad una mia compagna di banco, e questa qua mi<br />

aveva detto di no perché sua mamma non voleva. Perché non ero italiana” (int. 7)<br />

I: “Ti è mai capitato di sentirti discriminato?”<br />

R: “Sì”<br />

I: “Mi racconti cosa è successo?”<br />

R: “Beh, siccome sono gay anche io, mi è successo più di una volta. Intanto un bel po’ di<br />

amicizie sono andate distrutte. Non è che, non sono mai stato proprio discriminato,<br />

semplicemente vedevo le persone che mi additavano e par<strong>la</strong>vano di me” (int. 2)<br />

I: “In che modo sei stato discriminato?”<br />

R: “Dicendo sei un terrone di m... e allora sono andato fora di testa” (int. 3)<br />

I: “Ehm... invece a te ti sei mai sentito discriminato?”<br />

R: “Alcune volte”<br />

I: “Ti va di raccontarmi queste volte come sono andate?”<br />

R: “Sono stato escluso da un gruppo di miei compagni perché ero di un’altra<br />

nazionalità”<br />

I: “E come ti sentivi te?”<br />

R: “Mi sono sentito male diciamo”<br />

I: “Che emozioni provavi?”<br />

R: “Ehm... brutte” (int. 27)<br />

I: “Ti è mai capitato di sentirti discriminato?”<br />

R: “Sì”<br />

I: “Che cosa è successo?”<br />

R: “...”<br />

49


CONTRO LA<br />

idee DISCRIMINAZIONE<br />

Voce fuori campo: “Plendere giro”<br />

I: “Perché, perché sei cinese o non parli l’italiano bene?”<br />

R: “Sì”<br />

I: “Chi ti ha discriminato?”<br />

R: “Ehm”<br />

I: “Chi, chi è che ti ha discriminato?”<br />

R: “Qualcuno cattivo”<br />

I: “Di questa c<strong>la</strong>sse?”<br />

R: “Sì”<br />

I: “In che modo?”<br />

R: “Ehm”<br />

Voce fuori campo: “Plendele giro?”<br />

R: “Sì”<br />

I: “Ma in modo cattivo?”<br />

R: “Sì”<br />

I: “Cattivo cattivo?”<br />

R: “Sì”<br />

I: “Come ti sei sentito, eri triste, eri arrabbiata con lui?”<br />

R: “Arrabbiata” (int. 44)<br />

I: “E a te è mai capitato di essere discriminato?”<br />

R: “Una volta alle medie”<br />

I: “Se sì, mi racconti che cosa è successo?”<br />

R: “Va beh, hanno incominciato a sfottere il mio Paese e basta”<br />

I: “In che modo?”<br />

R: “Dicendo pakistani di m...., eccetera”<br />

I: “E come ti sei sentito?”<br />

R: “Eh, giù di morale” (int. 61)<br />

I: “Ti è mai capitato di vedere qualcuno discriminato a scuo<strong>la</strong>?”<br />

R: “Sì le persone grasse, tipo io che vengo discriminata perché sono grassa”<br />

I: “Se sì ... mi racconti che cosa è successo, dove e quando?”<br />

R: “Niente dei ragazzi in palestra mi sfottevano perché sono grassa e quindi io mi<br />

misi a piangere, ma non sapevo che cosa fare ...” (int. 225)<br />

Molte delle esperienze personali raccontate nelle interviste riconducono al<strong>la</strong> nazionalità di<br />

chi par<strong>la</strong> come causa e origine del<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>. Leggendo il dato dei questionari in<br />

base al<strong>la</strong> nazionalità si ha una conferma di questa situazione: si osserva, infatti, che gli italiani<br />

che affermano di avere subito una <strong>discriminazione</strong> almeno una volta 6 nell’ultimo<br />

anno sono il 13,9%, lo stesso valore per gli stranieri sale al 22,9%. Se poi si restringe l’osservazione<br />

solo agli studenti che dichiarano di avere subito in molti momenti/sempre <strong>discriminazione</strong>,<br />

<strong>la</strong> percentuale degli italiani è pari al 3,3% mentre per gli stranieri è più del<br />

doppio, il 7,3%. Questi dati confermano come <strong>la</strong> nazionalità sia una variabile fortemente<br />

connessa al rischio di subire <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>. (Grafico 9)<br />

Interessante è il dato re<strong>la</strong>tivo all’affermazione di essere stati soggetti attivi nell’agire una <strong>discriminazione</strong>.<br />

In questo caso invertiamo l’ordine e iniziamo con il racconto di alcune situazioni<br />

in cui gli intervistati dichiarano di avere discriminato qualcuno.<br />

6<br />

Il riferimento ad “almeno una<br />

volta” si ottiene sommando le<br />

risposte di chi è stato<br />

discriminato ogni tanto a quelle<br />

di chi dichiara di esserlo stato<br />

in molti momenti o sempre.<br />

I: “Tu hai mai discriminato qualcuno?”<br />

R: “Eh, abbastanza volte, perché non avevo niente da fare, allora ero nel gruppo e<br />

anch’io discriminavo altre persone per <strong>la</strong> nazionalità e altre cose”<br />

I: “E come ti sentivi discriminando gli altri?”<br />

R: “Bene, perché ero in compagnia e mi divertivo”<br />

I: “Tu sei mai stato discriminato?”<br />

R: “No, no, perché sono un ragazzo molto superiore e allora a me non discriminano”<br />

Voce fuori campo: “Ma v.......!”<br />

I: “Ok, va bene, è stato un piacere” (int. 32)<br />

50


GRAFICO 9. ADOLESCENTI VITTIME DI DISCRIMINAZIONE<br />

DISTINTI PER NAZIONALITÀ (ANNO SCOLASTICO 2011-2012)<br />

25<br />

perCentuale<br />

StrANIErI<br />

ItAlIANI<br />

20<br />

22,9%<br />

15<br />

10<br />

13,9%<br />

5<br />

7,3%<br />

3,3%<br />

0<br />

almeno una volta<br />

nell'ultimo anno<br />

in molti<br />

momenti/sempre<br />

Frequenza<br />

I: “Ti è mai capitato di vedere qualcuno discriminato a scuo<strong>la</strong>?”<br />

R: “Sì!”<br />

I: “Mi racconti cosa è successo?”<br />

R: “Non mi ricordo”<br />

I: “Chi ha subito <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>?”<br />

R: “Un cinese”<br />

I: “Come mai è successo secondo te?”<br />

R: “Perché non era il benvenuto nel<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>”<br />

I: “Mi racconti anche come hanno reagito le persone presenti?”<br />

R: “Ridevano”<br />

I: “Ti è mai capitato di sentirti discriminato?”<br />

R: “No, perché sono nel mio Paese e sto bene” (int. 124)<br />

I: “Ti è mai capitato di vedere qualcuno discriminato a scuo<strong>la</strong>?”<br />

R: “Uno di IF”<br />

I: “Come mai è successo secondo te?”<br />

R: “Perché è bruttino, è bassino e ha subito <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> perché è f....” (int. 139)<br />

Tra divertimento, atteggiamenti da bulli, spiegazioni razziste e omofobe, prendono corpo<br />

racconti di comportamenti discriminanti che preoccupano sia per i contenuti e le modalità,<br />

sia per <strong>la</strong> tranquillità con cui vengono riportati, senza dubbi o parvenze di dubbi. La<br />

<strong>discriminazione</strong> come normalità è, in quanto tale, normalmente raccontata. È forse<br />

questo l’aspetto che più colpisce e dovrebbe far riflettere, perché fa da specchio ad un rife-<br />

TABELLA 5. ADOLESCENTI FAUTORI DI DISCRIMINAZIONE<br />

(ANNO SCOLASTICO 2011-2012)<br />

Frequenza<br />

Percentuale<br />

Mai 405 44,7%<br />

In pochi momenti 283 31,2%<br />

Ogni tanto 150 16,6%<br />

In molti momenti 31 3,4%<br />

Sempre 29 3,2%<br />

Dato mancante 8 0,9%<br />

Totale 906 100%<br />

51


CONTRO LA<br />

idee DISCRIMINAZIONE<br />

rimento culturale (quindi valoriale) di chi discrimina completamente distorto, deformato<br />

nell’assurdità che si possa fare violenza al diverso come se fosse normale e quindi giusto.<br />

Vediamo come queste considerazioni si ritrovano anche nelle e<strong>la</strong>borazioni dei dati del<br />

questionario. La Tabel<strong>la</strong> 5 riepiloga le risposte scaturite dal<strong>la</strong> domanda “durante l’ultimo<br />

anno hai discriminato qualcuno?”<br />

Osservando le frequenze e comparandole con quelle delle “vittime” del<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong><br />

(vedi Tabel<strong>la</strong> 4), si nota immediatamente che sono di più gli studenti che dichiarano di<br />

aver discriminato rispetto a quelli che hanno subito. È più frequente (normale?) essere<br />

persecutori che vittime. Il 16,6% ha discriminato ogni tanto, a fronte di un 11% delle vittime,<br />

un 3,4% ha discriminato in molti momenti <strong>contro</strong> un 3,2% delle vittime e, infine,<br />

un 3,2% l’ha fatto praticamente sempre e un 1% ha sempre subito.<br />

GRAFICO 10. DISCRIMINAZIONE ATTUATA E SUBITA: COMPARAZIONE<br />

DEI VALORI PERCENTUALI (ANNO SCOLASTICO 2011-2012)<br />

16<br />

12<br />

8<br />

16,6%<br />

perCentuale<br />

11,7%<br />

hA DISCrIMINAtO<br />

hA SubItO DISCrIMINAZIONE<br />

4<br />

0<br />

3,4% 3,2% 3,2%<br />

ogni tanto in molti momenti Sempre<br />

1%<br />

Frequenza<br />

7<br />

Va considerato che esiste un<br />

normale filtro individuale nel<strong>la</strong><br />

de-codifica di cosa sia un atto<br />

discriminatorio, con il<br />

conseguente rischio di<br />

un’interpretazione soggettiva<br />

diversa di uno stesso evento da<br />

parte degli alunni.<br />

Anche in questo caso si inserisce <strong>la</strong> nazionalità come variabile filtro. I dati mostrano una<br />

tendenza concettualmente opposta a quel<strong>la</strong> precedente, in quanto gli stranieri che dichiarano<br />

di aver discriminato qualcuno almeno una volta l’anno sono il 24% degli intervistati,<br />

mentre gli italiani sono il 23%. Se poi si restringe l’osservazione alle frequenze più alte,<br />

gli stranieri sono percentualmente il doppio, il 10,8% a fronte di un 5,5% degli italiani.<br />

Quindi, se gli stranieri sono i soggetti più a rischio di <strong>discriminazione</strong>, sono anche<br />

quelli che <strong>la</strong> agiscono percentualmente di più.<br />

Spostando <strong>la</strong> domanda su una dimensione più neutra, quel<strong>la</strong> dell’avere visto un atto di<br />

<strong>discriminazione</strong> all’interno del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> durante l’ultimo anno 7 , aumentano le percentuali<br />

che attestano <strong>la</strong> presenza del problema. Il 70% degli intervistati dichiara di aver assistito,<br />

almeno una volta durante l’ultimo anno, ad un atto discriminatorio nel<strong>la</strong> propria scuo<strong>la</strong>.<br />

Se si vuole restringere l’informazione solo a coloro che hanno visto perpetuarsi questi<br />

comportamenti con una frequenza più rilevante (le risposte in molti momenti e sempre) <strong>la</strong><br />

percentuale rimane comunque considerevole e si attesta al 30%. Ossia quasi uno studente<br />

su tre dichiara che gli atti di <strong>discriminazione</strong> sono quantitativamente molto presenti<br />

nelle scuole italiane. Questi valori confermano in maniera netta ed inequivocabile <strong>la</strong><br />

drammaticità di una normalità del<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> all’interno del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>. In questo<br />

caso si intende per normale un comportamento che può essere esercitato con evidente<br />

libertà, quindi con tacito consenso da parte di molti dei soggetti presenti (fisicamente<br />

o simbolicamente) a vario titolo nel contesto scuo<strong>la</strong> (Tabel<strong>la</strong> 6).<br />

Anche il racconto delle esperienze vissute dagli intervistati come testimoni di episodi di<br />

<strong>discriminazione</strong> diventa più ricco di dettagli. È evidentemente più facile <strong>la</strong> narrazione in<br />

terza persona piuttosto che in prima, quali soggetti attivi del<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>.<br />

52


TABELLA 6. DISCRIMINAZIONE A SCUOLA: LA PERCEZIONE<br />

DEGLI ADOLESCENTI (ANNO SCOLASTICO 2011-2012)<br />

Frequenza<br />

Percentuale<br />

Mai 95 10,5%<br />

In pochi momenti 168 18,5%<br />

Ogni tanto 354 39,1%<br />

In molti momenti 189 20,9%<br />

Sempre 94 10,4%<br />

Totale 906 100%<br />

I: “Ti è mai capitato di vedere qualcuno discriminato a scuo<strong>la</strong>?”<br />

R: “Sì”<br />

I: “Mi racconti cosa è successo?”<br />

R: “Con dei bambini disabili, li prendevano in giro, li mettevano ai <strong>la</strong>ti, gli tiravano<br />

schiaffetti sul collo, e così...”<br />

I: “Da parte di chi?”<br />

R: “Da parte di gente più grande o comunque del<strong>la</strong> sua età o comunque se ne<br />

approfittavano”<br />

I: “Sempre a scuo<strong>la</strong>”<br />

R: “Sì a scuo<strong>la</strong>” (int. 4)<br />

I: “Ti è mai capitato di vedere qualcuno discriminato a scuo<strong>la</strong>?”<br />

R: “Sì, sì”<br />

I: “Se sì, mi racconti cosa è successo? Chi ha subito <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>, in che modo e<br />

da parte di chi?”<br />

R: “Era un mio compagno che è nero (risate di sottofondo), due miei compagni di<br />

scuo<strong>la</strong> l’hanno buttato per terra (ride forte, e ride anche l’intervistatrice), dietro al<br />

parco e l’hanno picchiato (ride)”<br />

I: “Come mai è successo secondo te?”<br />

R: “Eh perché lui è di un’altra religione”<br />

I: “Poverino (ride)”<br />

R: “Sì (ride)” (int. 11)<br />

I: “Ti è mai capitato di vedere qualcuno discriminato a scuo<strong>la</strong>?”<br />

R: “Sì, mi è capitato, uno del<strong>la</strong> mia c<strong>la</strong>sse, che viene discriminato perché è di<br />

origine egiziana, e allora viene sempre preso in giro da dei nostri compagni e<br />

viene sempre picchiato” (int. 21)<br />

I: “Ci potresti raccontare un episodio in cui sei stata presente, dove e quando?”<br />

R: “Ma sì, tipo a scuo<strong>la</strong> capita spesso di vedere dei ragazzi non italiani che vengono<br />

magari presi in giro per <strong>la</strong> pronuncia del<strong>la</strong> lingua, o per il modo di vestirsi. O anche<br />

ragazze che hanno tagli un po’ strani, o vestiti partico<strong>la</strong>rmente brutti, che vengono<br />

prese di mira e scherzate ripetutamente” (int. 52)<br />

I: “Ti è mai capitato di vedere qualcuno discriminato a scuo<strong>la</strong>?”<br />

R: “Di solito lo vedo, però nel senso di nazionalità”<br />

I: “Se sì, mi racconti cosa è successo?”<br />

R: “Quel<strong>la</strong> persona è stata presa in giro perché era di nazionalità indiana, che<br />

puzzava, così e lo prendevano in giro in c<strong>la</strong>sse, e quando sentono un profumo in<br />

giro sgradevole, dicevano che era stato quell’indiano”<br />

I: “Allora, se sì, mi racconti anche come hanno reagito le persone che erano presenti?”<br />

R: “Allora, le persone che erano presenti in quel momento si divertivano a ridere,<br />

però non si rendevano conto che è una situazione non giusta diciamo” (int. 54)<br />

53


CONTRO LA<br />

idee DISCRIMINAZIONE<br />

I: “Ti è mai capitato di vedere qualcuno discriminato a scuo<strong>la</strong>?”<br />

R: “Sì, una volta”<br />

I: “Se sì, mi racconti cosa è successo?”<br />

R: “Ma niente, uno del<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse continuamente prendeva un mio compagno non<br />

so, e gli spostava tutto, ad esempio prendeva il giubbino e glielo buttava e così, e<br />

diceva anche le paro<strong>la</strong>cce, non so, <strong>contro</strong> <strong>la</strong> sua nazione, e basta ecco”<br />

I: “E secondo te come mai è successo?”<br />

R: “Perché è scemo quello, e basta”<br />

I: “E come hanno reagito le persone che erano presenti?”<br />

R: “Beh, son state tutte zitte prima di tutto, tranne che appena sono intervenuto<br />

mi hanno detto bravo bravo” (int. 61)<br />

I: “Ti è mai capitato di vedere qualcuno discriminato a scuo<strong>la</strong>?”<br />

R: “Sì, mi è capitato!”<br />

I: “Se sì, mi racconti cosa è successo, chi ha subito <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>?”<br />

R: “Un ragazzo handicap da parte di un mio amico - compagno di c<strong>la</strong>sse”<br />

I: “In che modo?”<br />

R: “Lo offendeva pesantemente”<br />

I: “Dove e quando?”<br />

R: “In c<strong>la</strong>sse a ricreazione”<br />

I: “Come mai è successo secondo te?”<br />

R: “Perché è troppo ma<strong>la</strong>to ed esagera”<br />

I: “Mi racconti anche come hanno reagito le persone presenti?”<br />

R: “Ridendo e pigliando anche loro in giro” (int. 117)<br />

I: “Ti è mai capitato di vedere qualcuno discriminato a scuo<strong>la</strong>?”<br />

R: “M........! I negri”<br />

I: “Ok, in che modo sono stati discriminati?”<br />

R: “Con paro<strong>la</strong>cce, insulti e pugni (ride)”<br />

I: “Da parte di chi?”<br />

R: “Dai bianchi”<br />

I: “Da parte dei bianchi”<br />

I: “Come ti sei sentito, come hai reagito?”<br />

R: “Era bellissimo”<br />

I: “Come hai reagito?”<br />

R: “Mi sono unito al gruppo”<br />

I: “Secondo te come mai è successo?”<br />

R: “Perché i negri fanno schifo” (int. 59)<br />

I: “Ti è mai capitato di vedere qualcuno discriminato a scuo<strong>la</strong>?”<br />

R: “Sempre!”<br />

I: “Mi racconti cosa è successo; chi ha subito <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> ed in che modo; da<br />

parte di chi; dove e quando e come mai è successo secondo te?”<br />

R: “Sì ... una volta l’anno scorso, quando ... beh si io ho un amico, non è italiano,<br />

viene spesso deriso ed insultato e sfottuto, sia davanti che alle sue spalle, per il<br />

fatto che era di un altra nazionalità”<br />

I: “Mi racconti anche come hanno reagito le persone che erano presenti?”<br />

R: “Indifferentemente, anzi alcuni ridevano” (int. 223)<br />

I: “Ti è mai capitato di vedere qualcuno discriminato a scuo<strong>la</strong>?”<br />

R: “Purtroppo si”<br />

I: “Cosa è successo?”<br />

R: “Praticamente c’era questo bambino di colore alle macchinette, e praticamente<br />

non gli hanno fatto pigliare i biscotti perché i neri non mangiavano biscotti,<br />

dicevano”<br />

I: “Mi racconti anche come hanno reagito le persone che erano presenti?”<br />

R: “Hanno reagito in modo indifferente... perché per loro era normale, però poi è<br />

arrivato il mio amico Cim con il cavalletto ...” (int. 243)<br />

54


I: “Hai mai discriminato?”<br />

R: “Sì”<br />

I: “Come ti sei sentito dopo?”<br />

R: “Bene perché è <strong>la</strong> mia idea”<br />

I: “Credi che si possa fare qualcosa per combattere il pensiero e l’atteggiamento di chi<br />

discrimina?”<br />

R: “No, perché io cioè non lo trovo sbagliato” (int. 252)<br />

Quest’ampia panoramica di episodi di <strong>discriminazione</strong>, oltre che sottolineare <strong>la</strong> normalità,<br />

gravità e diffusione del fenomeno all’interno del mondo scuo<strong>la</strong>, quindi di una<br />

realtà che dovrebbe essere luogo protetto e di crescita, porta a individuare alcuni contenuti<br />

specifici del<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> stessa. Alcuni di questi si sono già visti (per esempio i<br />

motivi del<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>) altri si vedranno in seguito (per esempio <strong>la</strong> reazione dei presenti).<br />

Altri ancora compaiono ora e sono contingenti all’evento discriminatorio, come il<br />

suo essere anche una presa in giro “alle spalle”: non si discrimina solo di fronte al<strong>la</strong> vittima,<br />

ma <strong>la</strong> sua esclusione prosegue anche nello spar<strong>la</strong>re in sua assenza. Altri elementi ancora<br />

sembrano essere estemporanei come “l’amico Cim” che arriva con il cavalletto a sistemare<br />

<strong>la</strong> questione <strong>discriminazione</strong>, una sorta di giustiziere che non dovrebbe trovarsi nel<strong>la</strong><br />

condizione di essere tale, e che nel<strong>la</strong> sua azione sicuramente non può e non deve diventare<br />

esempio di soluzione possibile del problema.<br />

Si riprendono i dati del<strong>la</strong> Tabel<strong>la</strong> 6 risultante dalle e<strong>la</strong>borazioni dei questionari e, anche<br />

in questo caso, si scompongono le informazioni in base al<strong>la</strong> Provincia di studio e al genere,<br />

considerando solo le risposte che indicano una forte presenza di comportamenti discriminatori<br />

(in molti momenti e sempre). La prima osservazione è che il genere non incide<br />

nel<strong>la</strong> visione/percezione di una <strong>discriminazione</strong>, le percentuali delle ragazze e dei ragazzi<br />

si equivalgono. Invece se si legge il dato in base al<strong>la</strong> città si ottiene una gerarchia ben definita,<br />

che va dal quasi 37% di Mi<strong>la</strong>no e Roma al 26,5% di Napoli. È interessante notare<br />

che, a parte l’eccezione di Catania, nel caso delle altre Province, questa gerarchia come<br />

tendenza rispecchia quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> percentuale di stranieri presenti tra gli intervistati.<br />

GRAFICO 11. PERCEZIONE DELLA PRESENZA DI FENOMENI<br />

DI DISCRIMINAZIONE A SCUOLA: COMPARAZIONE DEI VALORI PERCENTUALI DISTINTI<br />

PER PROVINCE (ANNO SCOLASTICO 2011-2012)<br />

35<br />

diSCriminazione a SCuo<strong>la</strong><br />

30<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

36,9% 36,9% 35,3%<br />

33,1%<br />

32%<br />

28,8% 28,3%<br />

26,5%<br />

mi<strong>la</strong>no roma Catania prato Brescia pisa venezia napoli<br />

La successiva domanda chiedeva agli intervistati che tipo di reazione avessero avuto nel vedere<br />

qualcuno discriminato, e potevano scegliere tra una lista di possibili comportamenti. Da notare,<br />

nel grafico riepilogativo, che <strong>la</strong> domanda prevedeva <strong>la</strong> possibilità di fornire più di una risposta,<br />

considerando che in situazioni diverse si potevano mettere in atto reazioni differenti.<br />

55


CONTRO LA<br />

idee DISCRIMINAZIONE<br />

GRAFICO 12. DISCRIMINAZIONE A SCUOLA:<br />

REAZIONI DEGLI SPETTATORI<br />

30<br />

25<br />

32,10% 32,10% 31,60%<br />

9,50% 8,90%<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

Conso<strong>la</strong>to<br />

<strong>la</strong> vittima<br />

difeso<br />

<strong>la</strong> vittima<br />

indifferenza<br />

riferito<br />

ad un adulto<br />

discriminato<br />

a loro volta<br />

reazioni degli Spettatori<br />

Le informazioni che si ricavano sono riconducibili a due principali modalità di reazione:<br />

<strong>la</strong> difesa/conso<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> vittima da una parte e l’indifferenza dall’altra. Mentre<br />

<strong>la</strong> difesa/conso<strong>la</strong>zione rimanda ad un’accezione positiva di risposta al<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>,<br />

preoccupa quel 31% di indifferenza, in una situazione in cui il far finta di niente, il<br />

non schierarsi con <strong>la</strong> vittima, è un atteggiamento che scivo<strong>la</strong> pericolosamente verso <strong>la</strong><br />

compiacenza o <strong>la</strong> complicità. Assolutamente minoritaria <strong>la</strong> tendenza a riferire l’accaduto<br />

ad un adulto (informazione che indica anche il livello di fiducia nutrito dai ragazzi verso<br />

gli adulti di riferimento, in quanto soggetti capaci di affrontare il problema). Bassa, ma<br />

preoccupante, <strong>la</strong> percentuale degli intervistati che da spettatori si trasformano in discriminatori<br />

a loro volta: quasi il 9%.<br />

Le stesse due modalità di reazione sono presenti nelle interviste che, anche in questo caso,<br />

esplicitano e dotano di un senso più compiuto quanto emerso dall’analisi dei dati. Le<br />

prime trascrizioni fanno riferimento a reazioni di indifferenza, motivate da un generale<br />

“non me ne frega niente, quindi non faccio niente”. Un disinteresse e un non intervento<br />

dovuti a un non sentirsi coinvolti, in quanto <strong>la</strong> situazione viene percepita come qualcosa<br />

che non li riguarda, verso cui non si nutre empatia, né comprensione, né condivisione.<br />

Un aspetto che porta a leggere con maggior preoccupazione questi brani è il riferimento<br />

al<strong>la</strong> reazione personale dell’intervistato. Chi risponde racconta ciò che lui ha fatto, o non<br />

ha fatto, e ne fornisce <strong>la</strong> sua motivazione, non par<strong>la</strong> in terza persona, non sente il bisogno,<br />

<strong>la</strong> necessità di nascondere le sue intenzioni dietro una proiezione su terzi. Manca <strong>la</strong><br />

vergogna del proprio comportamento, manca quindi un’educazione al rispetto, al<strong>la</strong> solidarietà,<br />

al senso di comunità, anche a un senso del pudore che potrebbe, dovrebbe, indurre<br />

ad una pietosa bugia “l’ho aiutato, sono intervenuto, l’ho capito”. Niente di tutto questo,<br />

anzi, una sfrontatezza nel dichiarare il proprio disinteresse alle sorti dell’altro, che<br />

non si può spiegare solo con <strong>la</strong> fase dell’adolescenza e dei comportamenti estremi che <strong>la</strong><br />

caratterizzano. La facilità con cui si può dire “non sono intervenuto perché non me ne<br />

frega niente”, quindi non mi importa di un’altra persona, è possibile se si è convinti di<br />

essere supportati nel proprio comportamento, se si pensa che c’è un livello non solo di<br />

accettazione delle proprie affermazioni, ma anche di condivisione e supporto da parte di<br />

un qualche mondo socio-culturale di riferimento (famiglia? Gruppo dei pari? Istituzioni?).<br />

Viene in mente quanto scriveva Gramsci, ovvio in un contesto e in un tempo storico<br />

diverso e distante, in riferimento agli indifferenti, a chi non parteggia, non prende<br />

posizione.<br />

56


I: “E le persone che discriminavano cosa facevano?”<br />

R: “Si difendevano”<br />

I: “No, quelle che discriminavano”<br />

R: “Ah, prendevano in giro, ridevano”<br />

I: “E le persone presenti, che assistevano al<strong>la</strong> scena?”<br />

R: “Facevano finta di niente, o al massimo si divertivano” (int. 10)<br />

I: “Come hanno reagito le persone che erano presenti?”<br />

R: “Nada. Non hanno fatto niente” (int. 17)<br />

R: “Un ragazzino è stato preso in giro da altri ragazzi per il suo aspetto fisico,<br />

perché è ciccione”<br />

I: “Da parte di chi?”<br />

R: “Eh, non si può dire è anonimo”<br />

I: “Dove e quando?”<br />

R: “A scuo<strong>la</strong> durante <strong>la</strong> ricreazione”<br />

I: “Come mai è successo secondo te?”<br />

R: “Perché questa persona è molto timida e non riesce a reagire”<br />

I: “Come hanno reagito le persone presenti?”<br />

R: “Sono rimaste indifferenti” (int. 175)<br />

I: “Come ti sei sentito?”<br />

R: “Non me ne fregava un c.... (ride)”<br />

I: “Come hai reagito?”<br />

R: “Cioè normalmente, cioè. Una volta che non te ne frega niente, non senti<br />

neanche <strong>la</strong> necessità di reagire” (int. 1)<br />

I: “Ti è mai capitato di vedere qualcuno che è stato discriminato? Magari a scuo<strong>la</strong>...”<br />

R: “Sì”<br />

I: “Hai voglia di raccontarci cosa è successo?”<br />

R: “Sì, che una volta un ragazzo, visto che era di una nazionalità diversa, lo<br />

prendevano in giro”<br />

I: “Te hai reagito? Hai fatto qualcosa?”<br />

R: “No”<br />

I: “Come mai?”<br />

R: “Perché non lo conoscevo e non me ne fregava niente” (int. 21)<br />

I: “Allora, ti è mai capitato di vedere qualcuno discriminato a scuo<strong>la</strong>?”<br />

R: “Sì, alcune volte, durante alcune lezioni”<br />

I: “E tu cosa hai fatto?”<br />

R: “Eh, mi sono fatto i c.... miei”<br />

I: “Ehm... però come ti sentivi guardando sto fatto?”<br />

R: “Eh, all’inizio mi veniva da ridere, però ripensandoci ho pensato che fosse una<br />

cosa sbagliata” (int. 30)<br />

Ma si apre anche una parentesi di ottimismo considerando le affermazioni di chi, nelle<br />

sue risposte, dichiara di avere avuto una reazione di conso<strong>la</strong>zione e aiuto verso <strong>la</strong> vittima<br />

del<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>. In questo caso il senso di empatia e di vicinanza è <strong>la</strong> forza motrice<br />

di una reazione che si avvicina all’altro comprendendone il dolore e <strong>la</strong> sofferenza per<br />

l’esclusione, <strong>la</strong> presa in giro, le forme di violenza subite.<br />

I: “Mi racconti anche come hanno reagito le persone presenti?”<br />

R: “A questa <strong>discriminazione</strong>?”<br />

I: “Sì”<br />

R: “La ragazza di colore ha iniziato a piangere perché non sapeva come sfogare <strong>la</strong><br />

propria rabbia, il proprio dolore insomma. L’altra ragazza invece ha avuto un<br />

atteggiamento di indifferenza però internamente si vedeva <strong>la</strong> sua sofferenza. I<br />

presenti non hanno fatto altro che reagire, rispondere, far notare <strong>la</strong> stupidità di<br />

57


CONTRO LA<br />

idee DISCRIMINAZIONE<br />

quelle affermazioni al ragazzo che le aveva fatte, diciamo o alle persone che<br />

pensavano questo del<strong>la</strong> ragazza col velo, diciamo che non c’è stato nessuno che<br />

ha appoggiato, sostenuto le affermazioni di questo ragazzo” (int. 164)<br />

I: “Come reagirebbe ad una esperienza di razzista nei tuoi confronti?”<br />

R: “Io sono credente e quindi anche di fronte ad un’esperienza di razzismo,<br />

chiamiamolo così, cercherei di capire, se è possibile, e di dialogare con questa<br />

persona, se possibile, anche se l’episodio di razzismo è un episodio un po’ forte e<br />

non so come reagirei, però ecco razionalmente cercherei di dialogare”<br />

I: “Di dialogare, di andare in<strong>contro</strong> al<strong>la</strong> persona”<br />

R: “È l’unico modo diciamo” (int. 153)<br />

I: “Come hai reagito?”<br />

R: “Per prima cosa vedo se è grave, se è uno scherzo non faccio niente, se si<br />

accaniscono cerco di fermarli, sì, sì cerco di fermarli” (int. 162)<br />

L’ultima domanda del questionario costruisce <strong>la</strong> graduatoria degli intervistati su chi,<br />

secondo loro, dovrebbe intervenire per contrastare <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>.<br />

TABELLA 7. AGENZIA DI CAMBIAMENTO:<br />

GRADUATORIA DEGLI INTERVISTATI<br />

Agenzia di cambiamento<br />

Famiglia<br />

Stato<br />

Scuole<br />

Amici<br />

Adulti di riferimento<br />

Mass media<br />

Social network<br />

Graduatoria<br />

I<br />

II<br />

III<br />

IV<br />

V<br />

VI<br />

VII<br />

La prima agenzia di cambiamento dei comportamenti discriminatori è <strong>la</strong> famiglia, seguita<br />

dallo Stato e dalle scuole. Molto importanti anche gli amici che, se pure si pongono al<br />

quarto posto, di fatto occupano il terzo insieme al<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>. Il gruppo dei pari è indicato<br />

ancora una volta come uno “strumento” fondamentale nell’intervento educativo/formativo<br />

per gli adolescenti.<br />

Nelle interviste <strong>la</strong> domanda posta era più aperta e chiedeva a ragazzi e ragazze di indicare<br />

quali potessero essere delle soluzioni da mettere in atto per contrastare <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>.<br />

Quindi si stimo<strong>la</strong>va un ragionamento più ampio, che andava oltre l’indicazione<br />

dei soggetti responsabili di agire, e abbracciava una prospettiva di intervento più<br />

generale. Per questo nelle parole degli alunni si ritrovano ragionamenti complessi che contengono<br />

anche il riferimento, per esempio, al<strong>la</strong> famiglia, allo Stato, al<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> o al<strong>la</strong> televisione,<br />

ma indicandone anche il contesto e i perché del<strong>la</strong> loro azione.<br />

I: “Cosa faresti <strong>contro</strong> <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> a scuo<strong>la</strong>?”<br />

R: “Ah. Beh, prima di tutto, <strong>la</strong> causa principale di questa <strong>discriminazione</strong> è data<br />

dal<strong>la</strong> famiglia e per questo <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> può solo contrapporsi ma non può sostituir<strong>la</strong>,<br />

comunque non ci dovrebbero essere impiegati appunto che mostrano queste<br />

idee, questa <strong>discriminazione</strong> in modo da non dare un esempio agli studenti. Il fatto<br />

di vivere otto o comunque sei ore di scuo<strong>la</strong> insieme ad un altro ragazzo che si<br />

considera diverso dovrebbe aiutare appunto a non avere questo blocco mentale<br />

del<strong>la</strong> diversità e quindi del<strong>la</strong> paura, che al<strong>la</strong> fine <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> è solo una<br />

forma per esorcizzare <strong>la</strong> propria paura e riguardo a questo l’individuo dovrebbe<br />

essere tranquillizzato”<br />

I: “Grazie per l’intervista” (int. 164)<br />

58


I: “E come pensi che si possa combattere <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>?”<br />

R: “Con l’informazione sui giovani secondo me”<br />

I: “I giovani secondo te come potrebbero essere informati?”<br />

R: “Ad esempio passando nelle scuole, organizzando eventi, oppure anche<br />

semplicemente impedendo che <strong>la</strong> televisione passi queste cavo<strong>la</strong>te che<br />

discriminano. Ad esempio, faccio un esempio banale, una cosa che a me dà<br />

fastidissimo, quando succede qualcosa, tipo un omicidio un furto o qualsiasi altra<br />

cosa, in telegiornale o anche sul giornale, se è un italiano scrivono un ragazzo<br />

qualcosa, scrivono che è stato commesso un omicidio... se invece c’è stato un<br />

furto fatto da una persona straniera dicono ecco un extracomunitario ha fatto<br />

questo, ecco un rumeno ha fatto questo. Secondo me è sbagliato, sono tutte<br />

piccole cose che andrebbero cambiate” (int. 8)<br />

I: “In che modo si può eliminare <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>?”<br />

R: “Si devono, si deve impedire ai soggetti che promuovono il razzismo di spiegare<br />

le loro idee in televisione, si deve impedire a questi soggetti di espandersi, di<br />

andare nelle scuole, di distribuire vo<strong>la</strong>ntini, di andare in televisione. Il razzismo si<br />

elimina in questa maniera” (int. 67)<br />

I: “Chi pensi che deve intervenire per aiutare i ragazzi discriminati? Lo Stato, <strong>la</strong> famiglia,<br />

gli amici?”<br />

R: “Forse <strong>la</strong> famiglia, lo Stato, forse tutte le persone o <strong>la</strong> società, l’organizzazione<br />

che comunque sia nel<strong>la</strong> vita quotidiana hanno un ruolo importante!” (int. 181)<br />

I: “Chi deve intervenire per aiutare i ragazzi discriminati? Magari persone adulte, <strong>la</strong><br />

famiglia?”<br />

R: “Lo Stato ma a quanto pare allo Stato non interessa parecchio” (int. 185)<br />

Oltre a questi soggetti istituzionali, nelle parole degli intervistati sono contenute anche<br />

altre prospettive, altre possibilità di intervento e soggetti coinvolti. In primis le responsabilità<br />

individuali riconducibili ad un problema “psicologico” di chi discrimina, quindi<br />

andando oltre <strong>la</strong> causa che ha prodotto questo “problema”, lo si indica come dato di fatto<br />

e nodo che va risolto.<br />

I: “Credi che si possa fare qualcosa per combattere il pensiero e l’atteggiamento di chi<br />

discrimina?”<br />

R: “Ma secondo me sì, però comunque una persona che tende a discriminare, cioè<br />

essendo consapevole che sta discriminando, è una persona che ha dei problemi<br />

suoi quindi personali, quindi anche magari di tipo psicologico, quindi insomma<br />

bisognerebbe fare un <strong>la</strong>voro su queste persone però importante, cioè non basta<br />

un corso a scuo<strong>la</strong> o un discorso di un insegnante” (int. 268)<br />

Sul<strong>la</strong> stessa lunghezza d’onda i riferimenti, di cui si è già par<strong>la</strong>to in precedenza, al<strong>la</strong> necessità<br />

di andare in<strong>contro</strong> all’altro, propendere verso <strong>la</strong> conoscenza del diverso, oltre che<br />

all’acquisizione del<strong>la</strong> consapevolezza delle conseguenze del<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>. Qui compare<br />

e ritorna un riferimento al<strong>la</strong> propria fede come chiave di lettura dell’altro o, meglio,<br />

dell’in<strong>contro</strong> con l’altro.<br />

I: “Avresti delle idee per contrastare <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> del<strong>la</strong> tua scuo<strong>la</strong>?”<br />

R: “Ce ne avrei tante, ci vorrebbero ore per descriverle tutte, però quel<strong>la</strong> più<br />

fondamentale è quel<strong>la</strong> di accogliere diciamo l’altro pensando che l’altro, anche<br />

cristianamente par<strong>la</strong>ndo, negli occhi dell’altro vediamo qualcosa che va oltre l’umano,<br />

vediamo un po’ anche l’idea di Dio, vedere nell’altro anche questo” (int. 153)<br />

I: “In che modo si può combattere <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>?”<br />

R: “Si può combattere cercando di mettersi nei panni del<strong>la</strong> persona discriminata e<br />

vedere cosa si prova, secondo me se <strong>la</strong> gente provasse quel<strong>la</strong> sensazione non<br />

discriminerebbe più” (int. 83)<br />

59


CONTRO LA<br />

idee DISCRIMINAZIONE<br />

I: “Credi che si possa fare qualcosa per cambiare il pensiero e l’atteggiamento di chi<br />

discrimina?”<br />

R: “È difficile, ma non è impossibile. Comunque con <strong>la</strong> formazione, comunque<br />

spiegando ai ragazzi che è una cosa sbagliata purtroppo molti lo fanno senza<br />

pensarci. Rendere le persone consapevoli è già un passo avanti” (int. 274)<br />

Ricompare una vena pessimistica collegata a una visione del<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> come elemento<br />

costitutivo del<strong>la</strong> natura umana, che si può attenuare ma non di certo sconfiggere<br />

in maniera definitiva.<br />

I: “Come si potrebbe risolvere il problema del<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> secondo te?”<br />

R: “Io credo che principalmente non ci sia un metodo per risolvere questo<br />

problema perché c’è sin dai tempi antichi ... non ci sono soluzioni, questo io<br />

penso” (int.225)<br />

I: “In che modo si può eliminare <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>?”<br />

R: “Non si potrà mai eliminare fino in fondo, ma si potrebbero limitare i pregiudizi”<br />

(int. 71)<br />

Chiudiamo questa re<strong>la</strong>zione riportando le risposte ad una domanda espressione di un<br />

interesse specifico del progetto “<strong>IDEE</strong> <strong>contro</strong> <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>”, quello verso i percorsi<br />

di inclusione sociale degli studenti di origine straniera. Si è chiesto agli intervistati quali<br />

fossero, secondo <strong>la</strong> loro opinione, le difficoltà che gli studenti stranieri incontrano nelle<br />

scuole italiane. Se stiamo al mero calcolo quantitativo, sono le difficoltà linguistiche<br />

quelle che vengono indicate come il principale ostacolo, all’inizio, di uno studente straniero,<br />

perché non consentono <strong>la</strong> comunicazione, quindi lo scambio e <strong>la</strong> reciproca conoscenza.<br />

I: “In base alle tue esperienze quali sono le principali difficoltà che incontra uno<br />

studente straniero nel<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> italiana?”<br />

R: “Prima difficoltà che non sa par<strong>la</strong>re italiano, per questo motivo avrai già fatica di<br />

fare conoscenze con le persone che non ti conosceranno bene prima. Tra un po’ i<br />

rapporti con le persone si migliora, perché iniziano a conoscerti, sapere i tuoi<br />

interessi, cosa ti piace, forse avrai degli interessi in comune”<br />

I: “Allora solo <strong>la</strong> lingua?”<br />

R: “Non solo <strong>la</strong> lingua, può essere anche <strong>la</strong> religione, però in <strong>Italia</strong> non ci sono<br />

problemi con <strong>la</strong> religione “(int. 1)<br />

I: “In base alle tue esperienze quali sono le principali difficoltà che incontra uno<br />

studente straniero nel<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> italiana?”<br />

R: “Penso dipenda anche da dove proviene, cioè uno studente inglese è guardato<br />

con occhio diverso da uno albanese o rumeno. E penso che <strong>la</strong> difficoltà sia<br />

specialmente nel<strong>la</strong> lingua, perché ho avuto modo di vedere che uno straniero che<br />

par<strong>la</strong> perfettamente italiano non si capisce che è straniero e non viene<br />

discriminato” (int. 2)<br />

I: “Secondo te, cioè tu quando sei venuto in <strong>Italia</strong>, ti sei trovato in una c<strong>la</strong>sse di italiani,<br />

come ti sei trovato?”<br />

R: “Eh, mi sono sentito escluso...”<br />

I: “E come ti sentivi? Male, bene... cioè, come ti trovavi?”<br />

R: “Male, perché non sapevo <strong>la</strong> lingua italiana e mi sentivo... i miei compagni non<br />

mi cagavano” (int. 30)<br />

I: “Quali difficoltà ha una persona straniera nel nostro Paese? Ad esempio uno<br />

studente, un giovane operaio?”<br />

R: “Beh, intanto come studente, <strong>la</strong> difficoltà a farsi accettare dai propri compagni<br />

non è indifferente, perché se si sta male con i propri compagni si rischia anche di<br />

non star bene a scuo<strong>la</strong> e di conseguenza non si riesce a studiare, non si riesce ad<br />

60


essere produttivi e si viene ancora più <strong>contro</strong>voglia a scuo<strong>la</strong>. E poi ad esempio,<br />

comunque ci sono problemi di base con <strong>la</strong> lingua, ad esempio magari se una<br />

persona non capisce l’italiano e queste cose qua. Dovrebbero essere persone che<br />

vanno aiutare un attimo, stimo<strong>la</strong>te, e invece non è così nel<strong>la</strong> maggior parte dei<br />

casi”<br />

I: “Chi è che secondo te dovrebbe darsi da fare per attuare qualcosa per fare integrare<br />

gli stranieri, a livello sco<strong>la</strong>stico, nel <strong>la</strong>voro...”<br />

R: “Per me non c’è un chi specifico, dovrebbero essere tutti con una responsabilità<br />

crescente in base a quanto potere hanno di farlo. La scuo<strong>la</strong> ad esempio dovrebbe<br />

farlo più di uno studente, che comunque fino ad un certo punto può fare. La scuo<strong>la</strong><br />

dovrebbe farlo più di uno studente, come <strong>la</strong> Provincia e come lo Stato dovrebbero<br />

farlo in misura ancora maggiore. Ad esempio c’è una professione che è il mediatore<br />

interculturale, mia sorel<strong>la</strong> è mediatrice interculturale, ed è un progetto, è una <strong>la</strong>urea<br />

che andava ai tempi, diciamo era, sembrava uno spunto, invece non ci sono i<br />

finanziamenti per i mediatori interculturali, perché il problema di una persona che si<br />

deve integrare o che comunque si sente discriminata, è anche perché comunque ha<br />

una cultura, un modo di fare, usanze differenti, e invece un mediatore interculturale<br />

dovrebbe appunto riuscire a far integrare queste cose, a far capire <strong>la</strong> nostra cultura,<br />

perché spesso è un problema anche per loro capire come <strong>la</strong> vediamo noi, per loro<br />

è sbagliato anche come <strong>la</strong> vediamo noi” (int. 8)<br />

I: “Allora, in base al<strong>la</strong> tua esperienza quali sono le difficoltà principali che incontra uno<br />

studente di origine straniera in una scuo<strong>la</strong> italiana?”<br />

R: “Intanto <strong>la</strong> difficoltà ad inserirsi e <strong>la</strong> paura di non essere accettato all’interno di<br />

una scuo<strong>la</strong> e del<strong>la</strong> società stessa. La paura di essere anche visto in una maniera<br />

non uguale a tutti gli altri anche dai professori e <strong>la</strong> difficoltà nel<strong>la</strong> lingua credo e...<br />

anche il farsi va beh... diciamo una specie... farsi amicizia che poi in base alle<br />

persone che puoi trovare puoi essere accettato o meno però comunque è una<br />

difficoltà anche quel<strong>la</strong>” (int. 90)<br />

I: “In base al<strong>la</strong> tua esperienza quali sono le principali difficoltà che incontra uno<br />

studente di origine straniera nel<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> italiana?”<br />

R: “Va beh, imparare <strong>la</strong> lingua comunque, quindi anche integrarsi da quel punto di<br />

vista lì, perché se uno al<strong>la</strong> fine non conosce <strong>la</strong> lingua, è anche difficile che si integri<br />

in un gruppo di suoi coetanei. Poi le tradizioni, è sempre difficile, difficile accettare<br />

non so l’odore di partico<strong>la</strong>ri cibi, caratteristiche non so del<strong>la</strong> religione, comunque,<br />

abitudini, così” (int. 66)<br />

Altro aspetto che emerge è il collegamento tra diversità e tratti fisici degli stranieri, il<br />

loro essere identificabili per caratteristiche somatiche.<br />

I: “In base al<strong>la</strong> tua esperienza quali sono le principali difficoltà che incontra uno<br />

studente di origine straniera nel<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> italiana?”<br />

R: “Beh, diciamo che ci sono ancora dei ragazzi che comunque sono razzisti per<br />

colpa delle famiglie che glielo hanno insegnato, e dunque cioè vengono<br />

discriminati per il colore del<strong>la</strong> pelle oppure certi mangiano certe cose che magari,<br />

tipo i mussulmani mangiano le cipolle sanno di cipolle (risate di sottofondo) e ho<br />

sentito anche i professori, cioè i professori che dicono di stare lontani perché<br />

puzzate... così” (int. 65)<br />

I: “In base al<strong>la</strong> tua esperienza, quali sono le principali difficoltà che incontra uno<br />

studente di origine straniera nel<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> italiana?”<br />

R: “Boh, dipende di che nazionalità è, perché io non ho nessun problema, anche se<br />

sono straniero, però ci sono altri ragazzi che sono più diversi dagli italiani e sono<br />

più discriminati. Per esempio ragazzi di colore che hanno una cultura molto più<br />

diversa da quel<strong>la</strong> italiana, mentre <strong>la</strong> cultura albanese, bulgara, serba, russa è molto<br />

più simile a quel<strong>la</strong> italiana e non hanno tanti problemi. Poi dipende da italiano e<br />

italiano, ci sono figli di p...... e ci sono meno figli di p......” (int. 57)<br />

61


CONTRO LA<br />

idee DISCRIMINAZIONE<br />

I: “In base al<strong>la</strong> tua esperienza quali sono le difficoltà principali che incontra uno<br />

studente di origine straniera nel<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> italiana?”<br />

R: “Ma dipende, secondo me non è <strong>la</strong> provenienza, il colore del<strong>la</strong> pelle, il colore<br />

degli occhi a fare, diciamo, a fare di uno un discriminato. È il suo atteggiamento nei<br />

confronti delle persone, quindi magari il suo carattere, un carattere più socievole,<br />

meno socievole, insomma a renderlo discriminato” (int. 268)<br />

Vi è poi un rimando alle difficoltà re<strong>la</strong>zionali, prodotte da una circo<strong>la</strong>rità di azioni-reazioni<br />

tra i comportamenti degli stessi studenti stranieri e i pregiudizi dei loro coetanei italiani.<br />

I: “In base al<strong>la</strong> tua esperienza quali sono le principali difficoltà che incontra uno<br />

studente di origine straniera nel<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> italiana?”<br />

R: “E beh, uno straniero ha paura sempre di venire discriminato infatti da altre<br />

persone, e tende sempre ad essere da solo, senza... Infatti, quelli di origine<br />

straniera stanno sempre nel loro gruppo” (int. 21)<br />

I: “Allora, in base al<strong>la</strong> tua esperienza quali sono le difficoltà principali che incontra uno<br />

studente di origine straniera in una scuo<strong>la</strong> italiana?”<br />

R: “Mah difficoltà che appunto c’è questo pregiudizio del<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> che<br />

appena uno arriva è <strong>la</strong> pecora nera del<strong>la</strong> situazione ecco” (int. 91)<br />

I: “In base alle tue esperienze quali sono le principali difficoltà che incontra uno<br />

studente straniero nel<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> italiana?”<br />

R: “Che loro hanno il loro modo di fare, che secondo noi è sbagliato e secondo<br />

loro è giusto, se ne approfittano e si comportano in una maniera che a noi non va<br />

niente bene. E tutti quanti vogliono farsi valere e prima o poi ci si becca<br />

insomma” (int. 4)<br />

I: “E in base al<strong>la</strong> tua esperienza, quali sono le difficoltà principali che incontra uno<br />

studente di origine straniera nel<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> italiana?”<br />

R: “Allora... l’integrarsi... perché già facciamo fatica noi quando cambiamo scuo<strong>la</strong>... e<br />

loro fanno fatica quanto noi per trovare nuovi amici e inoltre, magari, essendo di<br />

colore, pensano che abbiamo qualcosa <strong>contro</strong> di loro” (int.80)<br />

I: “In base al<strong>la</strong> tua esperienza quali sono le difficoltà principali che incontra uno<br />

studente di origine straniera nel<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> italiana?”<br />

R: “Penso il re<strong>la</strong>zionarsi con gli altri, io penso che uno straniero arrivi in c<strong>la</strong>sse e<br />

pensi, io sono diverso quindi non devo interagire con gli altri, io <strong>la</strong> vedo un po’<br />

così” (int. 143)<br />

I: “In base al<strong>la</strong> tua esperienza quali sono le difficoltà principali che incontra uno<br />

studente di origine straniera nel<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> italiana?”<br />

R: “Prima di tutto <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> che vi è tra i suoi coetanei penso sia <strong>la</strong> causa<br />

principale, ma con l’in<strong>contro</strong> di persone alquanto intelligenti e con pochi<br />

pregiudizi, se avviene questo in<strong>contro</strong> non dovrebbero esserci problemi con lo<br />

straniero, in certi casi ci potrebbero essere difficoltà con gli insegnanti, questo non<br />

dovrebbe neanche esistere nel<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> italiana in quanto <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> è un<br />

reato comunque è addirittura anticostituzionale, quindi non dovrebbe esistere né<br />

nei ragazzi ma soprattutto né nei professori che sono impiegati pubblici, quindi nei<br />

ragazzi si dovrebbero avviare delle procedure, dei corsi per modificare questa loro<br />

mentalità piena di pregiudizi e di ignoranza, invece coi professori non si dovrebbe<br />

più permettere loro di insegnare ma questo con qualsiasi impiegato pubblico” (int.<br />

164)<br />

Dai brani delle interviste appena riportati si deduce una serie importante e precisa di<br />

ambiti in cui si potrebbe e dovrebbe intervenire per il contrasto al<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>.<br />

Ripercorrendo passo passo i vari passaggi conoscitivi prodotti dal<strong>la</strong> peer research nel suo<br />

62


insieme, il lettore può ricostruire il quadro problematico del fenomeno del<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong><br />

a scuo<strong>la</strong>. Emergono cause e responsabilità personali e collettive, si individuano le<br />

caratteristiche più a rischio di <strong>discriminazione</strong>, si descrivono i modi in cui si esercitano le<br />

forme di violenza discriminatoria e si delineano filoni di intervento. Queste informazioni-stimolo<br />

sono come un punto di partenza per chi volesse approfondire ulteriormente il<br />

fenomeno affrontato sviluppando altri ragionamenti e ipotesi interpretative.<br />

63


CONTRO LA<br />

idee DISCRIMINAZIONE<br />

LA VALUTAZIONE<br />

DEI RAGAZZI<br />

Finita <strong>la</strong> ricerca è il tempo di dare valore e significato a quanto è stato fatto: il sesto<br />

in<strong>contro</strong> è stato dedicato ad una valutazione degli aspetti positivi e delle criticità riscontrate<br />

durante <strong>la</strong> peer research.<br />

I.P.S.C.T. Bertarelli, c<strong>la</strong>sse II D<br />

(Provincia di Mi<strong>la</strong>no)<br />

«Mi è piaciuto perché ci siamo messi a confronto con l’intervistato,<br />

ho potuto ascoltare le sue opinioni»<br />

(Provincia di Venezia)<br />

«L’attività che mi è piaciuta di più sono state le interviste,<br />

perché hanno dato modo di ascoltare diversi punti di vista»<br />

(Provincia di Pisa)<br />

«Mi è piaciuto molto il secondo modulo perché mi sono sentita<br />

più partecipe»<br />

(Provincia di Prato)<br />

64


I.I.S. Carlo Cattaneo, c<strong>la</strong>sse III B<br />

(Provincia di Mi<strong>la</strong>no)<br />

65


CONTRO LA<br />

idee DISCRIMINAZIONE<br />

66


CONCLUSIONI<br />

Convegno<br />

finale a Pisa<br />

I.TC. Mario Pagano c<strong>la</strong>sse II A<br />

(Provincia di Napoli)<br />

Slogan per l'inclusione sociale<br />

(Provincia di Venezia)


CONTRO LA<br />

idee DISCRIMINAZIONE<br />

LE RIFLESSIONI<br />

DEI RAGAZZI<br />

Attraverso i post it i ragazzi e le ragazze hanno espresso le loro opinioni sul percorso<br />

di formazione vissuto insieme.<br />

«Mi è piaciuto che per<br />

capire come ci si sente nei<br />

panni degli altri, l’abbiamo<br />

fatto in modo concreto,<br />

mentre molte volte se ne<br />

par<strong>la</strong> soltanto»<br />

(I.T.C. Mario Pagano,<br />

Provincia di Napoli)<br />

«PENSIERI: abbiamo<br />

riflettuto insieme<br />

esprimendo tutti ciò che<br />

pensavamo»<br />

(I.I.S.S. Fortuny, Provincia<br />

di Brescia)<br />

«Dei bei ricordi, ho capito<br />

meglio il senso del<strong>la</strong><br />

<strong>discriminazione</strong>»<br />

(I.P. Bertarelli, Provincia<br />

di Mi<strong>la</strong>no)<br />

«ATTENZIONE: ci siamo<br />

prestati attenzione<br />

gli uni gli altri»<br />

(I.I.S.S. Fortuny, Provincia<br />

di Brescia)<br />

«RIDERE:<br />

ci siamo divertiti»<br />

(I.I.S.S. Fortuny, Provincia<br />

di Brescia)<br />

«PREGIUDIZI:<br />

ci siamo resi conto<br />

di che cos’è un pregiudizio<br />

e di quelli che mettiamo<br />

in atto»<br />

(I.I.S.S. Fortuny, Provincia<br />

di Brescia)<br />

«<strong>IDEE</strong> <strong>contro</strong> <strong>la</strong><br />

<strong>discriminazione</strong> è stato un<br />

progetto utile per ragionare<br />

con mente più aperta,<br />

dimenticandosi, per <strong>la</strong> durata<br />

delle sedute, dei pregiudizi<br />

che il nostro Paese ha verso<br />

gli stranieri e gli<br />

omosessuali»<br />

(I.I.S. Carlo Cattaneo,<br />

Provincia di Mi<strong>la</strong>no)<br />

«Da questi incontri ho<br />

imparato molte cose nuove,<br />

una di queste è che non ho<br />

mai pensato come potevano<br />

sentirsi le persone<br />

discriminate»<br />

(I.P. Bertarelli, Provincia<br />

di Mi<strong>la</strong>no)<br />

68


«Mi sono accorta che mi è<br />

capitato di discriminare delle<br />

persone per vari motivi, e mi<br />

sono vergognata di me<br />

stessa; spesso non ci<br />

rendiamo conto del<strong>la</strong> vita<br />

degli altri»<br />

(I.T.C. Mario Pagano,<br />

Provincia di Napoli)<br />

«Durante il progetto<br />

abbiamo imparato cosa vuol<br />

dire “<strong>discriminazione</strong>” e<br />

avere dei pregiudizi nei<br />

confronti di una persona»<br />

(I.I.S. Carlo Cattaneo,<br />

Provincia di Mi<strong>la</strong>no)<br />

«Dividendoci in diversi<br />

gruppi ho imparato a<br />

socializzare con gli altri»<br />

(I.P. Bertarelli, Provincia di<br />

Mi<strong>la</strong>no)<br />

«Libera opinione,<br />

libero confronto.<br />

Mi è piaciuto tutto!»<br />

(I.T.C. Mario Pagano,<br />

Provincia di Napoli)<br />

«Ho potuto conoscere<br />

meglio alcuni compagni.<br />

Sono stati momenti preziosi,<br />

perché eravamo noi che,<br />

partecipando, rendevamo<br />

interessanti gli incontri»<br />

(I.I.S. Carlo Cattaneo,<br />

Provincia di Mi<strong>la</strong>no)<br />

«Mi sono reso conto che<br />

ognuno di noi vive<br />

diversamente le esperienze<br />

che fa e prova sensazioni<br />

differenti. È importante<br />

chiedersi se sia giusto<br />

comportarsi in un<br />

determinato modo nei<br />

confronti degli altri»<br />

(I.P. Bertarelli, Provincia<br />

di Mi<strong>la</strong>no)<br />

«SORPRESA:<br />

sono stato sorpreso<br />

dai miei compagni»<br />

(I.I.S.S. Fortuny, Provincia<br />

di Brescia)<br />

«Mi sono piaciuti i giochi<br />

perché ci hanno portato<br />

ad osservare che siamo tutti<br />

diversi e che ognuno ha<br />

tante personalità; accanto a<br />

questo, mi è piaciuto che si<br />

stimo<strong>la</strong>sse ad una riflessione<br />

profonda»<br />

(I.T.C. Mario Pagano,<br />

Provincia di Napoli)<br />

69


CONTRO LA<br />

idee DISCRIMINAZIONE<br />

L’ALBERO DEI RAGAZZI<br />

E DELLE RAGAZZE DI BRESCIA<br />

FRUTTI:<br />

COSA CI PORTIAMO A CASA DAI LABORATORI?<br />

• Conoscenza CRC<br />

• Esprimere le proprie opinioni senza preoccuparsi del giudizio degli altri<br />

• Sorpresa<br />

• Risate e “nuovi” amici<br />

• Nuovi pareri e idee: UN NUOVO PENSIERO<br />

• Tempo per riflettere<br />

• Capacità di par<strong>la</strong>re, saper comunicare<br />

• Concretizzazione, nei nostri vissuti, dei diritti<br />

• Maggior sensibilità nel guardare l’altro e nell’immaginare come si possa sentire<br />

• Apprezzare le diversità e capire le differenze culturali<br />

• Eureka!<br />

• Non giudicare per ogni minima cosa, imparare a conoscere prima di giudicare<br />

• Saper ascoltare<br />

• Speranza<br />

• Informazione nuova nel nostro percorso di vita!<br />

• Conoscere meglio me stesso e gli altri<br />

• Una discussione, per quanto difficile possa essere, è sempre utile per riuscire a far<br />

capire agli altri quello che pensi<br />

TRONCO:<br />

QUALI STRUMENTI ABBIAMO UTILIZZATO?<br />

• I pensieri e le esperienze di ognuno<br />

• Attività coinvolgenti per argomento e modalità: paro<strong>la</strong>, disegno,<br />

col<strong>la</strong>ge, video, giochi e colori<br />

• Riflettere e ragionare insieme, non mi sono mai impegnata così tanto!<br />

• Abbiamo guardato meglio l’altro<br />

• Ascolto<br />

• Divertimento<br />

• Interviste: capire cosa pensano le persone del<strong>la</strong> nostra età<br />

• Interazione e conoscenza reciproca<br />

• Assemblee di c<strong>la</strong>sse<br />

• Il pensiero di ognuno è stato preso in considerazione<br />

I.T.C. Mario Pagano,<br />

c<strong>la</strong>sse II A<br />

(Provincia di Napoli)<br />

RADICI:<br />

I PRINCIPI DELLA CRC<br />

• Principio di non <strong>discriminazione</strong><br />

• Principio del superiore interesse<br />

• Principio di vita e sviluppo<br />

• Principio di partecipazione<br />

71


CONTRO LA<br />

idee DISCRIMINAZIONE<br />

PER DIRE NO ALLA<br />

DISCRIMINAZIONE!<br />

di Carlotta Bellomi<br />

“Straniero è anche chi viene<br />

considerato strano”<br />

Il progetto “<strong>IDEE</strong> <strong>contro</strong> <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>” ha permesso di affrontare, negli istituti<br />

secondari di secondo grado, il tema dell’esclusione sociale in <strong>Italia</strong>. Pur mantenendo l’attenzione<br />

sul focus specifico di progetto (i minori di origine straniera), il fenomeno del<strong>la</strong><br />

<strong>discriminazione</strong> è stato approfondito nelle sue diverse manifestazioni, permettendo così<br />

una maggiore aderenza ai vissuti degli adolescenti coinvolti. L’affermazione che apre questo<br />

paragrafo – insieme ai dati emersi dal<strong>la</strong> ricerca tra pari – ci ricorda che l’esclusione<br />

deve essere contrastata attraverso una prospettiva più ampia, che vede nel principio di non<br />

<strong>discriminazione</strong> il suo riferimento più alto.<br />

Attraverso i <strong>la</strong>boratori proposti, i ragazzi e le ragazze si sono confrontati su un argomento<br />

da loro percepito come attuale e allo stesso tempo raramente considerato, anche in contesto<br />

sco<strong>la</strong>stico (“hanno portato al<strong>la</strong> luce problemi di cui non si par<strong>la</strong> ma che ci riguardano<br />

da vicino perché molto frequenti”). Il percorso di formazione e ricerca è stato costruito a<br />

partire da una visione ampia del fenomeno del<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> e dalle esigenze emerse<br />

dai ragazzi coinvolti.<br />

“Affrontando l’argomento esplicitamente<br />

si può eliminarlo poco a poco”<br />

La partecipazione, l’interesse e l’entusiasmo con cui gli adolescenti hanno risposto al percorso<br />

formativo ha portato ad una crescita individuale e del gruppo c<strong>la</strong>sse che è stata sottolineata<br />

in diverse occasioni sia dagli studenti che dai docenti: “ho imparato ad ascoltare”,<br />

“ho interagito con compagni con cui prima non avevo mai par<strong>la</strong>to”, “il progetto ha creato<br />

un clima di col<strong>la</strong>borazione e serenità, caratteristiche basi<strong>la</strong>ri per una c<strong>la</strong>sse”. A partire dal<strong>la</strong><br />

Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, ogni gruppo ha ragionato<br />

sulle strategie di inclusione da promuovere in c<strong>la</strong>sse, a scuo<strong>la</strong> e nei contesti giovanili di<br />

appartenenza. I manifesti, gli slogan e i pensieri presenti nel<strong>la</strong> pubblicazione sono solo<br />

alcune tracce che testimoniano il <strong>la</strong>voro svolto (“mi sono piaciute le attività sul<strong>la</strong> CRC perché<br />

ho scoperto che anche noi ragazzi abbiamo dei diritti molto importanti”).<br />

Il Convegno finale ha permesso a 250 adolescenti delle otto Province partner di confrontarsi<br />

sia con i propri pari sia con le istituzioni presenti: grazie ai workshop organizzati da<br />

<strong>Save</strong> <strong>the</strong> <strong>Children</strong> è stato possibile approfondire alcune forme di <strong>discriminazione</strong> (per il<br />

colore del<strong>la</strong> pelle, l’orientamento sessuale, <strong>la</strong> lingua o <strong>la</strong> cultura, le idee o i comportamenti,<br />

<strong>la</strong> disabilità, l’abbigliamento o l’aspetto fisico) ed e<strong>la</strong>borare un pensiero positivo per il<br />

cambiamento. Ne sono prova gli slogan che sono stati presentati in plenaria (“non giudicare<br />

un libro dal<strong>la</strong> copertina”; “riflettere è tanto <strong>la</strong>borioso ed è per questo che si giudica, si possono<br />

tirare fuori idee anche da una carrozzina”; “impara a conoscere il diverso”; “siamo tutti<br />

uguali pur essendo diversi: gay, lesbiche, transessuali ... non mettete etichette alle persone!”;<br />

“non importa se sei bianco o nero, se sei gentile con me io lo sarò con te”) e il dibattito con i<br />

duty bearer presenti (istituzioni politiche, mondo scuo<strong>la</strong>, <strong>Save</strong> <strong>the</strong> <strong>Children</strong>), a partire<br />

dalle domande sul contrasto al<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> e<strong>la</strong>borate dagli studenti.<br />

72


“Per <strong>la</strong> prima volta siamo stati noi<br />

a scendere in campo”<br />

Il protagonismo dei ragazzi e delle ragazze durante <strong>la</strong> fase di ricerca ha portato ad una serie di<br />

risultati che qui si vogliono sinteticamente delineare. L’esperienza ha sistematizzato e arricchito<br />

quanto sviluppato nel primo modulo formativo, offrendo agli intervistatori <strong>la</strong> possibilità<br />

di “ascoltare le opinioni e conoscere le storie degli altri”. L’approfondimento tematico è stato<br />

inoltre accompagnato da un “esercizio di empatia” che ha portato all’in<strong>contro</strong> con l’altro:<br />

“perché ho imparato a rapportarmi meglio con gli altri, ma anche ad ascoltare”, “perché se non sei<br />

mai stato discriminato facendo le interviste capisci come ci si sente”. Infine, <strong>la</strong> ricerca ha permesso<br />

di sensibilizzare altri adolescenti sulle tematiche del progetto: spesso l’intervista e il questionario<br />

sono stati, infatti, il pretesto per avviare un confronto sul fenomeno del<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong><br />

(“perché abbiamo fatto riflettere anche gli altri su ciò su cui avevamo <strong>la</strong>vorato”).<br />

Le sfide per promuovere l’inclusione sociale<br />

Le conclusioni sono<br />

state e<strong>la</strong>borate grazie<br />

agli spunti emersi<br />

dal<strong>la</strong> ricerca tra pari,<br />

dai questionari di<br />

valutazione e dalle<br />

riunioni di equipe/<br />

coordinamento. Sono<br />

riportate in corsivo le<br />

citazioni degli<br />

studenti e dei<br />

docenti.<br />

Al<strong>la</strong> domanda “Consiglieresti ad un’altra c<strong>la</strong>sse di partecipare al progetto” una ragazza<br />

del<strong>la</strong> Provincia di Venezia ha così motivato <strong>la</strong> sua risposta: “lo consiglierei, per dire ancora<br />

una volta NO al<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>!”. “<strong>IDEE</strong> <strong>contro</strong> <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>” ci ha insegnato<br />

che questi “NO” possono essere pronunciati e mantenuti solo se supportati dalle seguenti<br />

raccomandazioni e buone prassi:<br />

• Approccio olistico: per promuovere l’inclusione dei minori di origine straniera è<br />

necessario sviluppare un <strong>la</strong>voro più ampio che - a partire dal coinvolgimento di tutto<br />

il gruppo dei pari e degli adulti di riferimento - possa incidere sull’humus valoriale e<br />

culturale delle comunità locali. Analizzando i dati del<strong>la</strong> ricerca tra pari, sorprende <strong>la</strong><br />

“normalità” con cui sono percepiti gli episodi di <strong>discriminazione</strong>. È necessario quindi<br />

<strong>la</strong>vorare trasversalmente sulle molteplici forme in cui <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> si può manifestare,<br />

affinché <strong>la</strong> violenza verso il diverso (sia essa simbolica, psicologica o fisica) non<br />

sia più accettata.<br />

• Approccio integrato: il contrasto del<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> necessita di un <strong>la</strong>voro di rete,<br />

che valorizzi le specificità delle singole agenzie all’interno di un quadro di intervento<br />

armonico. Avendo come punto di riferimento il contesto sco<strong>la</strong>stico, è quindi auspicabile<br />

sostenere percorsi integrati di accoglienza e di inclusione che agiscano su diversi<br />

livelli: da quello educativo nel gruppo c<strong>la</strong>sse e tra i pari, a quello re<strong>la</strong>zionale con le famiglie,<br />

a quello amministrativo e giuridico per assicurare l’accesso ai servizi e <strong>la</strong> tute<strong>la</strong> dei<br />

diritti a ciascun allievo.<br />

• Partecipazione attiva: facendo tesoro dell’esperienza maturata all’interno del progetto,<br />

risulta di fondamentale importanza promuovere il principio di partecipazione,<br />

attraverso un significativo protagonismo degli adolescenti e degli adulti coinvolti. Nello<br />

specifico, una valutazione delle conoscenze/competenze dei ragazzi, un’analisi del contesto<br />

di intervento e un’individuazione di spazi di co-progettazione sono attenzioni rilevanti<br />

affinché sia possibile sostenere gli studenti nei loro percorsi di crescita e di autotute<strong>la</strong>.<br />

I dati del<strong>la</strong> ricerca e l’esperienza nei 26 istituti con cui abbiamo potuto col<strong>la</strong>borare<br />

mostrano come <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> sia un contesto a serio rischio di <strong>discriminazione</strong>. Allo stesso<br />

tempo, considerando il valore che <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> – in quanto agenzia educativa – riveste, riteniamo<br />

che da essa non si possa prescindere per promuovere il cambiamento sociale che<br />

noi tutti auspichiamo. È quindi proprio dai contesti di educazione formale e avendo ben<br />

presente le raccomandazioni sopra descritte che dobbiamo ripartire per rinnovare “i nostri<br />

NO al<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>”.<br />

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<strong>Save</strong> <strong>the</strong> <strong>Children</strong> è <strong>la</strong> più grande organizzazione<br />

internazionale indipendente che <strong>la</strong>vora per<br />

migliorare concretamente <strong>la</strong> vita dei bambini in<br />

italia e nel mondo. esiste dal 1919 e opera in 119<br />

paesi per garantire a tutti i bambini salute,<br />

protezione, educazione, sviluppo economico,<br />

sicurezza alimentare e promuovere <strong>la</strong><br />

partecipazione di tutti i minori. inoltre risponde alle<br />

emergenze causate da conflitti o catastrofi naturali.<br />

save <strong>the</strong> children è stata costituita in italia al<strong>la</strong> fine<br />

del 1998 come onlus e ha iniziato le sue attività<br />

nel 1999. oggi è una ong riconosciuta dal<br />

ministero degli affari esteri. da più di 10 anni <strong>la</strong>vora<br />

in italia per proteggere i minori, in partico<strong>la</strong>re i<br />

minori migranti; per educare i ragazzi all’uso delle<br />

nuove tecnologie e contrastare <strong>la</strong> pedo-pornografia<br />

online; per promuovere i diritti dell’infanzia e<br />

combattere <strong>la</strong> povertà, l’abbandono sco<strong>la</strong>stico e il<br />

disagio. inoltre <strong>la</strong>vora per rispondere prontamente<br />

alle emergenze e supportare i bambini e le famiglie.<br />

Il progetto <strong>IDEE</strong> <strong>contro</strong> <strong>la</strong> Discriminazione,<br />

co-finanziato dall’unione europea nel quadro<br />

del Fondo europeo per l’integrazione di cittadini<br />

di paesi terzi, è promosso dall’unione delle<br />

province d’italia (upi), in partenariato con le<br />

province di brescia, catania, mi<strong>la</strong>no, napoli, pisa,<br />

prato, roma e Venezia, in col<strong>la</strong>borazione con<br />

save <strong>the</strong> children italia onlus e con l’assistenza<br />

tecnica dell’associazione tec<strong>la</strong>.<br />

il progetto ha come obiettivo l’inclusione di<br />

minori provenienti da paesi terzi e frequentanti<br />

gli istituti sco<strong>la</strong>stici secondari superiori delle otto<br />

province partner, mediante lo sviluppo di percorsi<br />

educativi e di in-formazione legale, di azioni di<br />

mappatura dei servizi esistenti sul territorio e di<br />

attività di comunicazione sociale.<br />

per maggiori informazioni sul progetto,<br />

visitare il sito web<br />

www.idee<strong>contro</strong><strong>la</strong><strong>discriminazione</strong>.it<br />

Questa pubblicazione<br />

è stata realizzata nell'ambito del progetto<br />

Provincia di Prato<br />

con l’assistenza tecnica di<br />

in col<strong>la</strong>borazione con

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