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preme1.chp:Corel VENTURA - TRIESTE Books

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Le amministrazioni locali nel Goriziano e nel Monfalconese nel secondo dopoguerra 85<br />

Le amministrazioni locali nell’area del Goriziano e del Monfalconese nel<br />

secondo dopoguerra tra continuità e mutamenti: uomini e competenze politiche<br />

di Tommaso Montanari<br />

Introduzione: il dopoguerra e le culture governative tra contese territoriali e tensioni sociali<br />

In un carteggio risalente agli ultimi giorni di marzo del 1946 1 tra l’ambasciatore italiano a<br />

Londra Nicolò Carandini 2 ed il segretario generale del ministero degli Affari Esteri Renato<br />

Prunas 3 , l’ambasciatore Carandini si diceva preoccupato per il fatto che gli era giunta notizia<br />

che una larghissima percentuale di lavoratori italiani nell’area della Venezia Giulia posta sotto<br />

il controllo del Governo Militare Alleato, addirittura i quattro quinti degli operai di Trieste,<br />

erano favorevoli a Tito e ad un’ipotetica adesione alla Repubblica federativa socialista di<br />

Jugoslavia. Carandini sottolineava che, se la situazione fosse stata davvero quella descritta, essa<br />

avrebbe creato non pochi problemi, in quanto non sarebbe più stato possibile presentare la<br />

questione giuliana come un conflitto nazionale per la definizione dei confini, com’era stato fatto<br />

sino a quel momento.<br />

Finora noi ci siamo battuti, con un certo successo, sul piano diplomatico, per una questione che si<br />

presentava come una contesa territoriale, un contrasto di pretese e di diritti, un’opposizione di<br />

necessità economiche, geografiche, etniche tra due nazioni – scrive Carandini – E su questo piano,<br />

entro certi limiti siamo stati seguiti da inglesi, americani e francesi. Ma un evolversi della<br />

situazione locale potrebbe far slittare la questione su un piano diverso. Nello stesso modo in cui<br />

sarebbe pensabile che le popolazioni slave, libere di esprimersi, potrebbero preferire ad un regime<br />

dittatoriale, potrebbe avvenire che le masse italiane finissero con il considerare il nostro paese<br />

come un regime di reazionari e si lasciassero sedurre dalle promesse travolgenti riforme sociali<br />

che emanano da Belgrado[...] 4 .<br />

Prunas rassicurò l’ambasciatore del fatto che la situazione era ben nota al presidente del<br />

Consiglio (e ministro degli Affari Esteri) Alcide De Gasperi in tutta la sua gravità e che sarebbe<br />

stata cura del governo cercare di riportare il conflitto entro i limiti della contesa nazionale,<br />

incrementando – d’accordo con gli alleati – gli aiuti economici alla zona e cercando di<br />

«contrapporre un’energica propaganda sociale italiana a quella jugoslava», e aggiungeva, per<br />

rassicurare il proprio interlocutore<br />

gli alleati dal canto loro stanno facendo il possibile per migliorare la situazione; è recente la loro<br />

decisione, come Lei vedrà, [...] di «trattare la Venezia Giulia sul piano economico come facente<br />

parte dell’Italia» e di non frapporre ostacoli tra la Venezia Giulia e il resto dell’Italia 5 .<br />

Questo scambio epistolare avvenuto tra due importanti esponenti della diplomazia italiana<br />

può essere senz’altro ritenuto indicativo della politica che lo stato italiano attuava nell’area<br />

della Venezia Giulia sottoposta al Governo Militare Alleato e che successivamente avrebbe<br />

cercato di sviluppare nella provincia di Gorizia, creata nel settembre 1947 con l’applicazione<br />

del Trattato di Pace.<br />

Lo sguardo di Prunas e Carandini era innanzi tutto, e soprattutto, diretto al territorio della

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