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preme1.chp:Corel VENTURA - TRIESTE Books

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Il clero sloveno nell’archidiocesi di Gorizia (1918-1954) 77<br />

La Seconda guerra mondiale<br />

All’inizio della Seconda guerra mondiale la Venezia Giulia rappresentava per i gruppi<br />

politici della Slovenia centrale una specie di «terra incognita», dove affluivano rappresentanti<br />

di tutti gli schieramenti politici. È un dato di fatto che il Fronte di Liberazione, guidato dai<br />

comunisti sloveni, era diventato ben presto lo schieramento più influente. Chiunque nel 1941,<br />

nel Litorale, avesse sostenuto la liberazione nazionale, avrebbe avuto il sostegno della maggioranza<br />

della popolazione 9 .<br />

In questo periodo il clero si era mantenuto in disparte, tale fu l’ordine dei vertici della<br />

gerarchia ecclesiastica, più esattamente dell’arcivescovo Margotti. Engelbert/Egilberto Besednjak<br />

invece, che allora era alla guida del Centro cristiano-sociale, dopo aver appurato che<br />

in un territorio prevalentemente sloveno la politica cattolica era, come egli stesso la definì,<br />

«fallita», nel 1944 invita la componente laica dei propri adepti ad aderire al Fronte di Liberazione.<br />

Il clero nella Venezia Giulia, invece, si era ritrovato nella posizione critica tra l’anticomunismo<br />

(che in pratica non poteva che significare collaborazionismo), il confine stabilito dal<br />

Trattato di Rapallo, la liberazione nazionale e l’annessione (il che significava l’annessione ad<br />

uno stato comunista); e l’acquiescenza verso la gerarchia ecclesiastica (che avrebbe significato<br />

operare, o piuttosto non operare, come richiesto dalle autorità ecclesiastiche, dall’arcivescovo<br />

Margotti, dal vescovo Santin ed altri).<br />

Il clero del Litorale al termine della guerra<br />

Le prese di posizione dello schieramento cattolico nel Litorale erano, da un lato, il risultato<br />

della citata evoluzione storica durata più di mezzo secolo, dall’altro invece, rappresentavano<br />

una messa a fuoco rispetto al dilemma «pro e contro» in quel determinato momento storico,<br />

vale a dire alla fine della guerra.<br />

Le motivazioni storiche, che avevano portato alla scelta dell’annessione alla Jugoslavia ed<br />

erano conseguenza di lungo periodo, furono:<br />

1. Il ruolo del clero all’interno del movimento nazionale antecedente la Prima guerra<br />

mondiale, che aveva, soprattutto nelle campagne, un carattere spiccatamente sociale e al<br />

contempo di emancipazione nazionale.<br />

2. Il duro atteggiamento del regime fascista dopo la Prima guerra mondiale, che aveva spinto<br />

il clero sloveno e croato all’opposizione.<br />

3. L’atteggiamento assunto dal Vaticano rispetto al malcontento del clero del Litorale, che<br />

aveva avuto come conseguenza la relativizzazione delle dichiarazioni del Papa e delle<br />

encicliche sul comunismo.<br />

4. Già negli anni Trenta molti cristiano-sociali e molti sacerdoti avevano nutrito espliciti dubbi<br />

riguardo alla politica del Vaticano, e già allora nella corrispondenza privata scambiata tra<br />

il clero si erano riscontrate posizioni sorprendentemente radicali e critiche, ad esempio,<br />

nei confronti della persona di Papa Pio XI.<br />

Il secondo gruppo di motivazioni trova origine nella situazione del 1945:<br />

1. La prima motivazione è indubbiamente la decisione della maggioranza della popolazione<br />

del Litorale di aderire al Fronte di Liberazione (FL) e di essere favorevole all’annessione.<br />

Ampi strati della popolazione si dichiarano, da una parte, plebiscitariamente contro l’Italia

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