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482 Deborah Rogoznica obblighi fiscali né alle scadenze mensili dei versamenti degli oneri sociali a favore dei dipendenti 40 . Di fronte alla pesante situazione finanziaria, verso la fine del 1946 fu avviata una politica che privilegiava apertamente gli stabilimenti entro l’ambito territoriale che le disposizioni del Trattato di Pace avrebbero assegnato alla Jugoslavia 41 . In base ad un accordo raggiunto fra la VUJA, il ministero per l’industria della RPFJ ed il DURPI, la sede della CIK fu trasferita a Fiume, mentre continuò ad operare ad Isola soltanto un ufficio succursale della stessa. Le imprese di Capodistria, Isola ed Umago, ossia quelle delle località che avrebbero integrato l’area del costituendo TLT, non disposero più liberamente delle risorse che confluivano sul conto della CIK a Fiume 42 . Un siffatto assetto gestionale procurò ai due stabilimenti di Isola ulteriori oneri finanziari e svariate complicazioni 43 . Sulla scorta dei provvedimenti di confisca pronunciati nel febbraio del 1947, fu avviata l’evacuazione del grosso del patrimonio mobiliare dei due stabilimenti di Isola. Sulla base della ricostruzione dei dati, risulta che furono evacuati interamente la flotta di pescherecci dei due stabilimenti nonché alcuni altri natanti per un totale complessivo di 68 pescherecci. Furono pure asportate tutte le attrezzature per la pesca e buona parte dei macchinari e degli impianti degli stabilimenti stessi 44 . L’attrezzatura fu trasferita a Rovigno ed a Fiume e successivamente nella Dalmazia Centrale ed in Montenegro. Al fine di placare la contrarietà degli operai e della popolazione di Isola, furono restituiti ad Isola, su intervento delle autorità locali e di quelle repubblicane slovene, alcuni pescherecci e parte dei macchinari. Questa parziale restituzione consentì la ripresa, ancorché in misura ridotta, della produzione, tuttavia le potenzialità dello stabilimento rimasero, per il successivo periodo, impiegate soltanto parzialmente, a causa della mancanza di pesce e di altre materie prime. Gli edifici dello stabilimento iniziarono a deperire, gli impianti idrici ed elettrici versavano in condizioni deprecabili ed erano perlopiù fuori norma. Tale situazione determinava notevoli ritardi in una produzione già di per sé menomata e si registrarono pure i primi licenziamenti di una certa entità, per cause di natura economica, che si protrassero con intensità variabile fino agli inizi degli anni Cinquanta 45 . Nel 1947 gli stabilimenti dell’Ampelea, dell’Arrigoni e della De Langlade produssero 625,5 tonnellate di diversi prodotti ittici, una produzione che i calcoli delle autorità stimarono corrispondere al 15,5% delle capacità produttive dei tre stabilimenti 46 . A seguito dell’istituzione della Circoscrizione istriana (Istrsko okro‘je) e del passaggio all’economia di piano nel 1948, tutti gli stabilimenti di prodotti ittici furono proclamati imprese di interesse circoscrizionale, soggetti all’amministrazione fiduciaria per l’industria da parte della IOLO. Le autorità cercarono in quel periodo di sollecitare in diversi modi un incremento della produzione ed un miglioramento della gestione ordinaria degli stabilimenti. Al fine di assicurare le necessarie quantità di pesce per la lavorazione industriale, gli organismi del potere locale presero ad esercitare varie forme di pressione sui pescatori che preferivano piazzare il proprio pescato a Trieste, grazie ai prezzi di gran lunga più favorevoli colà praticati 47 .Le autorità locali intervennero anche presso gli organismi jugoslavi al fine di ottenere la restituzione di almeno una parte delle attrezzature da pesca in precedenza evacuate dalla zona B del TLT. Nel mese di aprile del 1948 una delegazione economica della IOLO visitò Rovigno e constatò che le attrezzature da pesca giacevano per la maggior parte nei magazzini ed all’aperto da ben 15 mesi. A seguito di un intervento presso gli organismi governativi a Belgrado, tali attrezzature sarebbero state, assieme ad alcune reti che si trovavano a Fiume, restituite alla zona B del TLT 48 . Sul piano commerciale le autorità si impegnarono ad incrementare la vendita sul mercato jugoslavo e su alcuni altri mercati orientali. Essendo i prodotti industriali della zona B del TLT più cari di quelli jugoslavi, si procedette per un periodo a compensare alle imprese il divario di

I tratti specifici del sistema economico della zona B. Il caso dell’Ampelea e dell’Arrigoni 483 prezzo per le merci esportate in Jugoslavia mediante il ricorso ad un apposito Fondo circoscrizionale di compensazione 49 . Siffatto approccio gestionale fu interrotto, dopo pochi mesi, all’inizio del 1948, non avendo ottenuto l’approvazione della VUJA 50 . Se per un verso le autorità compirono grossi sforzi volti al rifornimento di materie prime necessarie al funzionamento degli stabilimenti, si crearono per altro verso, per scarsa razionalità e per incompetenza nella gestione degli stabilimenti, situazioni paradossali. Così, ad esempio, nel maggio del 1948 lo stabilimento dell’Ampelea dovette gettare a mare due tonnellate di pesce rimasto nei magazzini per cinque giorni privo di ghiaccio e di conseguenza deperito 51 . Nel settembre dello stesso anno si dovette esportare a Trieste una rilevante partita di pesce, non disponendo gli stabilimenti di forza lavoro sufficiente per la sua trasformazione 52 . L’asportazione degli impianti degli stabilimenti ed il conseguente deterioramento delle condizioni economiche influirono indubbiamente sulle posizioni politiche del «proletariato» di Isola, il quale, in occasione dello scisma all’interno del Cominform nel 1948, non si schierò sulle posizioni jugoslave. Gli organismi del potere cercarono in una prima fase del conflitto di arginare la grave situazione economica, profondendo sforzi per assicurare il funzionamento degli stabilimenti o per assicurare ai lavoratori di Isola altri impieghi. Con il montare delle critiche e della avversione aperta alla linea politica jugoslava, verso la fine del 1948 furono avviate le epurazioni che si protrassero per tutto il 1949, quando l’organizzazione comunista cittadina di Isola rimase praticamente priva di membri di nazionalità italiana 53 . Nonostante le epurazioni politiche, le autorità riuscirono, grazie agli sforzi profusi per assicurare la «pace sociale», ad incrementare la produzione dopo il 1949 54 . L’incremento della produzione fu realizzato con il potenziamento di alcune linee meno redditizie, specie quella dei filetti salati, il che produsse, agli inizi degli anni Cinquanta, una nuova crisi commerciale. Nel 1952 il deperimento di «merce non redditizia» assunse dimensioni tali da costringere a gettare giornalmente a mare anche fino a diecimila scatole di filetti di pesce. In quello stesso anno, il pescato si rivelò particolarmente misero e tutto lasciò presagire che la produzione degli stabilimenti ittici si sarebbe completamente bloccata. I lavoratori furono impiegati soltanto saltuariamente, mentre per il resto del tempo percepirono indennità di disoccupazione 55 . Le imprese versavano in crisi di liquidità e non erano in grado di attingere ai mutui necessari ad assicurare la modernizzazione della produzione. Tale situazione, accanto alla carenza di materie prime di base, ebbe per conseguenza una produzione ridotta e particolarmente dispendiosa. Stando ai calcoli dell’amministrazione fiduciaria per l’industria e l’artigianato, nel periodo fra il 1947 ed il 15 settembre 1951 fu realizzato soltanto un quarto della produzione in riferimento ad uno sfruttamento ottimale delle capacità produttive. Furono prodotte complessivamente 6.717,7 tonnellate di svariati prodotti ittici, di cui 3.188,2 nel settore della produzione di pesce in scatola 56 . La politica jugoslava di sviluppo economico Sulla scorta delle direttive jugoslave, le autorità cercarono di arginare la crisi politico -economica con un’azione di rinnovamento del sistema economico della zona B del TLT, e, dopo il 1952, con la sua integrazione accelerata entro il contesto del sistema economico jugoslavo, praticata mediante l’estensione graduale delle normative e delle leggi economiche jugoslave e con cospicui nuovi investimenti nell’industria. Il nuovo sistema finanziario introdusse due modalità di finanziamento dell’economia, ossia il finanziamento del fabbisogno sociale generale (dal bilancio di previsione) ed il finanziamento autonomo per le imprese. In base al

482 Deborah Rogoznica<br />

obblighi fiscali né alle scadenze mensili dei versamenti degli oneri sociali a favore dei dipendenti<br />

40 . Di fronte alla pesante situazione finanziaria, verso la fine del 1946 fu avviata una politica<br />

che privilegiava apertamente gli stabilimenti entro l’ambito territoriale che le disposizioni del<br />

Trattato di Pace avrebbero assegnato alla Jugoslavia 41 . In base ad un accordo raggiunto fra la<br />

VUJA, il ministero per l’industria della RPFJ ed il DURPI, la sede della CIK fu trasferita a<br />

Fiume, mentre continuò ad operare ad Isola soltanto un ufficio succursale della stessa. Le<br />

imprese di Capodistria, Isola ed Umago, ossia quelle delle località che avrebbero integrato<br />

l’area del costituendo TLT, non disposero più liberamente delle risorse che confluivano sul<br />

conto della CIK a Fiume 42 . Un siffatto assetto gestionale procurò ai due stabilimenti di Isola<br />

ulteriori oneri finanziari e svariate complicazioni 43 .<br />

Sulla scorta dei provvedimenti di confisca pronunciati nel febbraio del 1947, fu avviata<br />

l’evacuazione del grosso del patrimonio mobiliare dei due stabilimenti di Isola. Sulla base della<br />

ricostruzione dei dati, risulta che furono evacuati interamente la flotta di pescherecci dei due<br />

stabilimenti nonché alcuni altri natanti per un totale complessivo di 68 pescherecci. Furono<br />

pure asportate tutte le attrezzature per la pesca e buona parte dei macchinari e degli impianti<br />

degli stabilimenti stessi 44 . L’attrezzatura fu trasferita a Rovigno ed a Fiume e successivamente<br />

nella Dalmazia Centrale ed in Montenegro. Al fine di placare la contrarietà degli operai e della<br />

popolazione di Isola, furono restituiti ad Isola, su intervento delle autorità locali e di quelle<br />

repubblicane slovene, alcuni pescherecci e parte dei macchinari. Questa parziale restituzione<br />

consentì la ripresa, ancorché in misura ridotta, della produzione, tuttavia le potenzialità dello<br />

stabilimento rimasero, per il successivo periodo, impiegate soltanto parzialmente, a causa della<br />

mancanza di pesce e di altre materie prime. Gli edifici dello stabilimento iniziarono a deperire,<br />

gli impianti idrici ed elettrici versavano in condizioni deprecabili ed erano perlopiù fuori norma.<br />

Tale situazione determinava notevoli ritardi in una produzione già di per sé menomata e si<br />

registrarono pure i primi licenziamenti di una certa entità, per cause di natura economica, che<br />

si protrassero con intensità variabile fino agli inizi degli anni Cinquanta 45 . Nel 1947 gli stabilimenti<br />

dell’Ampelea, dell’Arrigoni e della De Langlade produssero 625,5 tonnellate di diversi<br />

prodotti ittici, una produzione che i calcoli delle autorità stimarono corrispondere al 15,5%<br />

delle capacità produttive dei tre stabilimenti 46 .<br />

A seguito dell’istituzione della Circoscrizione istriana (Istrsko okro‘je) e del passaggio<br />

all’economia di piano nel 1948, tutti gli stabilimenti di prodotti ittici furono proclamati imprese<br />

di interesse circoscrizionale, soggetti all’amministrazione fiduciaria per l’industria da parte<br />

della IOLO. Le autorità cercarono in quel periodo di sollecitare in diversi modi un incremento<br />

della produzione ed un miglioramento della gestione ordinaria degli stabilimenti. Al fine di<br />

assicurare le necessarie quantità di pesce per la lavorazione industriale, gli organismi del potere<br />

locale presero ad esercitare varie forme di pressione sui pescatori che preferivano piazzare il<br />

proprio pescato a Trieste, grazie ai prezzi di gran lunga più favorevoli colà praticati 47 .Le<br />

autorità locali intervennero anche presso gli organismi jugoslavi al fine di ottenere la restituzione<br />

di almeno una parte delle attrezzature da pesca in precedenza evacuate dalla zona B del<br />

TLT. Nel mese di aprile del 1948 una delegazione economica della IOLO visitò Rovigno e<br />

constatò che le attrezzature da pesca giacevano per la maggior parte nei magazzini ed all’aperto<br />

da ben 15 mesi. A seguito di un intervento presso gli organismi governativi a Belgrado, tali<br />

attrezzature sarebbero state, assieme ad alcune reti che si trovavano a Fiume, restituite alla<br />

zona B del TLT 48 .<br />

Sul piano commerciale le autorità si impegnarono ad incrementare la vendita sul mercato<br />

jugoslavo e su alcuni altri mercati orientali. Essendo i prodotti industriali della zona B del TLT<br />

più cari di quelli jugoslavi, si procedette per un periodo a compensare alle imprese il divario di

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