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preme1.chp:Corel VENTURA - TRIESTE Books

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440 Jo‘e Prin~i~<br />

«camuffato» come capitale della comunità etnica slovena. Queste imprese, gestite fino al 1947<br />

dalla cooperativa di import-export, commerciavano minerali, bestiame, legno, carta, ecc., si<br />

occupavano di edilizia, trasporti e altre attività. Nel 1948 il controllo delle aziende a Trieste e<br />

della Banca agricola di Gorizia venne assunto dalla sezione economica della UDBA slovena<br />

(Uprava dr‘avne varnosti – gestione della sicurezza nazionale). Questo organo centralizzò il<br />

commercio illegale, lo rese più trasparente ed economicamente più efficace. Venne aumentato<br />

il numero di magazzini nella zona B, vennero rafforzati i canali illegali tramite i quali si svolgeva<br />

il traffico di ri-esportazione di sigarette, caffé e altri beni. Venne inoltre innalzato il ruolo della<br />

banca SAF a Trieste che in qualità di «direzione illegale» assunse la gestione delle fila<br />

commerciali, finanziarie e dei quadri del mercato illegale a Trieste. Questo dipartimento creò<br />

ingenti quantità di valuta che era destinata al finanziamento dei servizi di informazione e di altri<br />

servizi, ma anche agli investimenti in una serie di programmi economici promettenti nel<br />

territorio della Repubblica federale di Slovenia. Oltre all’UDBA slovena i vantaggi del commercio<br />

illegale furono sfruttati anche da altri: dalle amministrazioni locali alle aziende che confinavano<br />

con la zona A fino al Governo sloveno e alle aziende di importanza nazionale, alle unità<br />

dell’entroterra dell’esercito jugoslavo e alle sezioni dell’UDBA federale (serba) e croata.<br />

Soprattutto fra questi ultime si sviluppò una grande concorrenza.<br />

Nei primi dieci anni dopo il secondo conflitto mondiale l’economia nel territorio della zona<br />

B della Venezia Giulia e della zona del TLT subì una grave stagnazione. Nel 1954 non<br />

raggiungeva nemmeno la metà del livello di prima del conflitto. Con l’annessione di questa zona<br />

alla Slovenia, che diventò così uno stato costiero, le possibilità di intraprendere uno sviluppo<br />

economico a tutto campo aumentarono, insieme ai maggiori collegamenti internazionali. La<br />

Slovenia aveva un piano ambizioso per il territorio annesso, ovvero quello di svincolarsi dalla<br />

gestione federale e di sviluppare una propria strategia. Nei decenni seguenti questa zona non<br />

raggiunse i risultati che avrebbe potuto ottenere. L’obiettivo principale era però stato raggiunto:<br />

si svilupparono proprio quei settori che non dipendevano totalmente dal mercato unico<br />

jugoslavo.<br />

(Traduzione di Luisa Vigini)<br />

———————————<br />

1 Arhiv Republike Slovenije (AS – Archivio della Repubblica di Slovenia), Komisija za ugotavljanje<br />

vojne {kode pri predsedstvu SNOS (Commissione per la stima dei danni di guerra sotto la presidenza del<br />

SNOS), busta 853, Skupni pregled {kode na podro~ju Slovenskega primorja.<br />

2 Nel giugno del 1945 nel distretto di Ilirska Bistrica la commissione per la stima dei danni di guerra<br />

registrò 1.531 edifici parzialmente danneggiati e 1.412 edifici rasi al suolo (AS, Komisija za ugotavljanje<br />

vojne {kode pri predsedstvu SNOS, {k. 849, Popis vojne {kode po okrajih).<br />

3 J. Prin~i~, Slovenska industrija v jugoslovanskem prime‘u, Dolenjska zalo‘ba, Novo mesto 1992, p. 27.<br />

4 AS, fond Borisa Kraigherja (1529), busta1, Zapisnik seje odsekov Poverjeni{tva PNOO, 25.9.1945.<br />

5 M. Zagradnik, Optiranje in izseljevanje. Zbornik Primorske-50 let, «Primorske novice», 1997, pp. 60-62.<br />

6 AS, Poverjeni{tvo PNOO, busta 35, Zapisnik seje Poverjeni{tva PNOO, 25.10.1945.<br />

7 J. Gomba~, Oris re{evanja nekaterih aktualnih problemov pri obnovi gospodarstva v okraju Koper v<br />

desetletju po koncu druge svetovne vojne, «Acta Histriae», 14/2, 2006, p. 288.<br />

8 Alla fine del 1946 nella zona B della Venezia Giulia su 5 imprese minerarie rimasero operanti soltanto<br />

3. Nell’industria del legno erano attivi 14 impianti, le segherie rimasero soltanto 26 su 105. L’artigianato<br />

si trovava in una situazione stagnante, a livello agricolo ci fu un lieve miglioramento soltanto nella

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