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preme1.chp:Corel VENTURA - TRIESTE Books

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408 Paolo Iancis<br />

i contingenti che vengono messi a disposizione sono nella massima parte dei casi assolutamente<br />

inadeguati alle necessità dei consumatori, per cui, nonostante l’oggettività sempre seguita nei<br />

criteri di distribuzione, non riesce possibile accontentare tutti i richiedenti e nemmeno quelli che<br />

effettivamente hanno titolo ad ottenere prodotti distribuiti 16 .<br />

Stenta ad ingranare la macchina degli aiuti e prospera a più livelli un fiorente mercato nero,<br />

da cui pochi si sottraggono. Un esempio per tutti proviene dai dettaglianti dell’abbigliamento<br />

e delle calzature, sorprendentemente poco interessati ai contingenti a prezzo calmierato dei<br />

Comitati industriali dell’Alta Italia 17 . Fatta la pesante tara del mercato illegale, il razionamento<br />

punta ad essere regola universale della circolazione delle merci sul confine orientale, ma è nel<br />

mirino di alcuni osservatori l’ansia da distribuzione annonaria anche laddove, ad esempio nel<br />

settore della legna da ardere, la libera circolazione già sarebbe in grado di garantire una giusta<br />

offerta e di liberare fattori e prezzi, oltre che sgravare gli apparati di distribuzione 18 .<br />

Sul fronte commerciale dall’aprile un orecchio è teso verso Roma in attesa di buone nuove<br />

sul fronte del ventilato accordo italo-austriaco per la ripresa degli scambi tra i due stati. Si<br />

confida nell’applicazione del pur complesso «sistema della compensazione» tra esportazione e<br />

importazioni che non lascia partite aperte e risponde alle esigenze locali: prodotti tessili<br />

(Cotonificio triestino), macchinari (Safog), frutta goriziana in cambio di legname e minuterie<br />

metalliche carinziane. Ma è necessario il gioco delle parti. Se tra Länder austriaci vige «poco<br />

buona armonia» è difficile che la Carinzia accetti le ciliegie goriziane rivolte al mercato<br />

viennese in cambio di legname 19 .<br />

Verso il Trattato di Pace<br />

Nell’estate del 1946 le notizie provenienti dalla conferenza di Pace di Parigi prefigurano le<br />

sorti del confine orientale e il tracciato della nuova «linea francese» che lascerà in territorio<br />

jugoslavo la parte orientale delle province di Gorizia e di Trieste. La reazione dell’economia<br />

locale prefigura uno stallo: non si chieda pianificazione e progettualità agli imprenditori in una<br />

situazione di così mortificante incertezza. È esemplare nell’agosto il polemico rifiuto della<br />

Camera di Commercio goriziana alla presidenza di zona del GMA nel pronunciarsi sul pur<br />

strategico nuovo tracciato autostradale Trieste-Tarvisio. La navigazione è dichiaratamente a<br />

vista 20 .<br />

Ma già nell’ottobre prevale il realismo. I giochi al confine sono praticamente fatti. Non c’è<br />

scampo alla pesante mutilazione del territorio isontino che oramai si profila. Le rappresentanze<br />

economiche della provincia si riuniscono nella sede camerale goriziana, presente la presidenza<br />

di zona del GMA, per cominciare a «studiare alcune provvidenze di carattere doganale e<br />

tributario» 21 . A De Braunizer, presidente dell’Associazione dei commercianti e osservatore<br />

attento dell’economia locale, il compito di tratteggiare a tinte fosche il quadro del post 1947:<br />

il territorio dell’intera provincia di Gorizia sarà ristretto a meno di un decimo e la popolazione a<br />

circa un terzo; […] in dipendenza della creazione del Territorio libero di Trieste la provincia di<br />

Gorizia verrà a confinare con due stati esteri: Jugoslavia e Trieste. Il capoluogo verrà a perdere<br />

tutta la sua funzione di centro di smistamento dei prodotti fra il Veneto e le vallate dell’Isonzo e<br />

del Vipacco e in genere tutto il suo tradizionale retroterra a settentrione ed a oriente 22 .<br />

Il cambiamento è strutturale. Il nesso territoriale impone la reinvenzione di un ruolo. La

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