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preme1.chp:Corel VENTURA - TRIESTE Books

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406 Paolo Iancis<br />

Il 1945 e il 1946. La ripartenza<br />

I primi mesi dell’insediamento alleato a Gorizia dopo i 40 giorni della presenza militare<br />

jugoslava sono all’insegna dell’affanno, una presa di possesso dei punti istituzionali della città,<br />

in cui ancora stentano gli atteggiamenti di consapevolezza economica di fronte al difficile avvio<br />

della programmazione degli aiuti.<br />

Già nell’autunno tuttavia le rappresentanze economiche territoriali si ricompongono. Dal<br />

novembre l’ingegner Renato Penso, presidente di una Camera di Commercio ancora non<br />

formalmente ricostituita, già delibera provvedimenti d’urgenza minimi, ma non rimandabili,<br />

legittimato da una disposizione del Commissario di zona dell’area di Gorizia, maggiore Shirk 2 .<br />

L’ente camerale rinascerà formalmente invece solo nel gennaio 1946 dopo l’avvenuta soppressione<br />

dei Consigli e degli Uffici provinciali dell’Economia ereditati dal ventennio fascista. Nella<br />

nuova giunta camerale la rappresentatività delle categorie è ripristinata, ma fin dalla seduta<br />

inaugurale la presenza di Guido Hugues, presidente di zona del GMA, serve a rimarcare i ruoli:<br />

«la Camera di Commercio sarà sempre organo di consulenza e di esecuzione». Il potere<br />

decisionale – ci si abitui – risiederà altrove 3 .<br />

Questo altrove è per ora sostanzialmente precluso. Non si pensi tuttavia alle magnifiche sorti<br />

del direct rule alleato. L’opera economica del GMA è totalmente assorbita dalla gestione<br />

dell’emergenza, per la precisione dai «delicati compiti relativi all’approvvigionamento ed alla<br />

distribuzione controllata di numerosi prodotti industriali contingentati». Si interviene su una<br />

popolazione in cui il 65-70% del reddito familiare finisce in spese alimentari 4 , con tassi di<br />

disoccupazione doppi di quelli medi dell’Italia centro-settentrionale 5 e in cui l’impegno finanziario<br />

dello Stato italiano è quasi totalmente assorbito nell’assistenza «generica», «specifica» e<br />

«UNRRA» gestita dal ministero degli Interni (quasi 163 milioni di lire nel secondo semestre<br />

1945 e 111 nel primo semestre 1946) e nelle opere «ordinarie» e «straordinarie» del ministero<br />

dei Lavori pubblici che negli stessi periodi riversano sul territorio goriziano rispettivamente 193<br />

e 706 milioni di lire 6 . Anche nei magri rendiconti degli enti pubblici territoriali i capitoli di<br />

«beneficenza», «assistenza» e «lavori pubblici» erodono da soli fette consistenti di bilancio, ad<br />

esempio il 75% di quello dell’Amministrazione provinciale di Gorizia e il 33% di quello del<br />

Comune nel periodo maggio 1945 - giugno 1946 7 .<br />

Al contrario i grandi temi della ripartenza economica mantengono ancora (e lo saranno a<br />

lungo) il tono del semplice auspicio 8 . È difficile la messa a fuoco, ma quella che sta uscendo<br />

dalla guerra è una provincia che deve abituarsi al cambiamento di rotta della sua configurazione<br />

economica, che da prevalentemente agricola (7,42% gli addetti all’industria nel censimento del<br />

1927 contro una media nazionale del 10,30%) si avvia a diventare più consistentemente<br />

industriale (di lì a poco 16% degli addetti) 9 . Tutto ciò nell’ostico quadro della crisi con cui il<br />

comparto produttivo goriziano esce dal periodo bellico e in cui si trova invischiata soprattutto<br />

la grande industria isontina. I Cantieri Riuniti dell’Adriatico (navalmeccanica, materiale ferroviario<br />

e aeronautica) pagano l’uscita da un’economia di guerra e la fine delle grandi commesse<br />

belliche con una drammatica sottoutilizzazione degli impianti e della forza lavoro destinata a<br />

peggiorare negli anni a venire 10 . Il Cotonificio Triestino, nei suoi due stabilimenti di Gorizia e<br />

di Ronchi, è poco sopra il 50% della sua capacità occupazionale di 4.000 lavoratori. Così la<br />

Safog (metalmeccanica, produzione di telai, utensili, fonderia) di Gorizia e, non troppo discosta,<br />

la Solvay (chimica) di Monfalcone, penalizzata dalla contrazione della domanda della soda<br />

caustica e del carbonato di soda che a sua volta risente della crisi del tessile 11 .<br />

L’entusiasmo per la rinascita democratica è tuttavia palpabile negli ambienti economici della<br />

città e dal dibattito non si possono reprimere gli slanci di più ampia portata:

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