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preme1.chp:Corel VENTURA - TRIESTE Books

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Il ruolo della C.C. di Trieste come riferimento per l’economia locale e soggetto politico 393<br />

fu l’assenso dato dal PLI, dal Comitato Cittadino per la Zona Franca e, almeno in un primo<br />

momento, anche dalla DC.<br />

La presidenza di Luzzatto–Fegiz cercò il riconoscimento da parte del Governo della particolarità<br />

economica di Trieste che – a suo dire – necessitava di speciali provvedimenti. Il polemico<br />

epilogo della presidenza di Luzzatto-Fegiz dimostrò però che l’ambizione a provvedimenti non<br />

in linea con quelli in vigore nel resto d’Italia, avrebbe condotto Trieste lontano dall’attenzione<br />

dei Governi nazionali. Tutto ciò rese pure evidente che i tempi erano maturi per una svolta nella<br />

conduzione economica della città. Questa si concretizzò simbolicamente nella designazione di<br />

Romano Caidassi (febbraio 1958) alla presidenza della CCIA, che aprì una nuova fase – assai<br />

meno contrastata – nei rapporti della Camera di Commercio con il Governo. Il definitivo<br />

epilogo della questione zona franca fu costituito dall’approvazione di un corposo pacchetto di<br />

aiuti per infrastrutture 20 .<br />

In definitiva dalla contesa tra Governo italiano e GMA, e dai negoziati tra Italia e Jugoslavia,<br />

la CCIA non conquistò mai nessuna posizione di vantaggio. L’adesione delle sue associazioni<br />

economiche all’Italia infatti fu sempre fuori discussione, poiché non era pensabile che gli<br />

imprenditori triestini aderissero spontaneamente a un regime comunista, oppure che cercassero<br />

l’improbabile autosussistenza in uno Stato indipendente.<br />

Che ruolo allora ricoprì veramente la Camera di Commercio? Fu del tutto subordinata alle<br />

richieste del Governo italiano o riuscì a sviluppare autonome risorse di pressione sui due grandi<br />

interlocutori del periodo? Gli ordini del GMA infatti – come già detto – erano in fondo spesso<br />

il frutto di complicati negoziati con il Governo italiano, lasciando l’ente economico privo di un<br />

interlocutore certo. Qualche anno prima della vera e propria «doppia amministrazione» del<br />

1952, e in pieno Piano Marshall, J. Robert Campbell, capo del Dipartimento Commercio del<br />

GMA – dopo una attenta analisi e alcune proposte sulla situazione dei traffici – avanzava delle<br />

considerazioni abbastanza illuminanti sulla situazione che si era creata:<br />

«It results from the above situation, that AMG has become merely a Post Office where import –<br />

export requests are received and forwarded to Rome. As a result of our inability to render<br />

decisions on even small matters, and because in many cases, we have no reason to give for<br />

rejections other than “disapproved by the Italian Government” many firms are now contacting the<br />

Ministry for Foreign Trade directly and in some cases are more successful than they would have<br />

been had they applied through AMG. This situation is extremely embarrassing to AMG since all<br />

local firms know that because of this existing situation, it is easier to make direct contact with<br />

Italian Government» 21 .<br />

In definitiva – almeno per ciò che concerne le materie qui considerate – le pressioni del<br />

Governo italiano facevano leva proprio sul potere legislativo e sui legami monetari che erano<br />

ancora sotto il suo controllo. Il risultato fu un certo ridimensionamento del potere del GMA,<br />

anche se definire la sua azione nei termini di un mero ufficio postale era naturalmente solo una<br />

provocazione.<br />

Nella fase successiva, si sarebbero aggiunti anche i funzionari inviati dal Governo italiano<br />

che accorciavano di fatto gli spazi della CCIA generando quella disaffezione delle categorie<br />

economiche per l’ente camerale che è documentata dalla costituzione ad esempio del «Comitato<br />

Economico Consultivo» quale ente di raccordo con i funzionari dello Stato italiano, che si<br />

sovrapponeva così alle specifiche competenze della CCIA. Tale situazione sospinse gli imprenditori<br />

e i politici triestini verso trattative dirette – come ad esempio la riunione preliminare di<br />

Portogruaro – con il risultato di frantumare eventuali muri di rivendicazioni ben organizzate.

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