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preme1.chp:Corel VENTURA - TRIESTE Books

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392 Stefano Balestra<br />

quando sembrava ormai prossima la soluzione della questione triestina 16 . La delegazione<br />

convocata a Portogruaro ricalcava nella sostanza e in maniera più estesa il Comitato Economico<br />

Consultivo e poneva come suo obbiettivo quello di definire un «programma preciso di lavoro»<br />

17 . Tuttavia, nonostante la presenza dei rappresentanti politici l’incontro di Portogruaro non<br />

riuscì a superare il diffuso disaccordo tra i contrastanti interessi locali, fallendo quindi l’occasione<br />

offerta a Trieste dal Governo, di contribuire attivamente al rientro nell’Amministrazione<br />

italiana. L’unico punto di convergenza fra tutte le richieste delle rappresentanze economiche e<br />

politiche presenti alla riunione fu proprio ciò che il Governo non era disposto a concedere, cioè<br />

esenzioni o dilazioni fiscali, ed agevolazioni eccezionali soprattutto per il settore del commercio<br />

e della piccola industria.<br />

Risalta dunque la mancanza, di fronte all’appuntamento cruciale del ritorno dell’Italia a<br />

Trieste, di una strategia comune tra le forze locali, che permettesse di coordinare le varie<br />

richieste davanti al Governo. La missione italiana presso il GMA, il Comune, la Camera di<br />

Commercio e le altre istituzioni e associazioni di categoria riuscirono a trovare un accordo solo<br />

su singole questioni così riassumibili: revoca delle restrizioni ai Punti Franchi, commesse<br />

straordinarie di lavoro sia nel settore dei lavori pubblici che per le forniture militari, tariffe<br />

ferroviarie più favorevoli per battere la concorrenza dei porti del nord Europa, particolari<br />

agevolazioni creditizie per le piccole imprese. Sull’esito deludente della riunione pesò anche<br />

l’atteggiamento dei rappresentanti del Governo, che tendevano a spingere il dibattito lontano<br />

da un insieme di proposte coerenti per ridefinire il ruolo economico di Trieste, per far piuttosto<br />

scivolare il confronto solo su circoscritti interventi infrastrutturali e su singoli problemi contingenti<br />

18 .<br />

Malgrado tutto, la CCIA era riuscita a riassumere le proprie istanze in dieci «postulati»,<br />

cinque per sostenere il commercio estero e altrettanti per quello locale. Tali richieste però, per<br />

la quasi totalità consistevano in agevolazioni e in veri e propri privilegi, che caddero naturalmente<br />

sempre nel vuoto. L’accoglimento di queste istanze avrebbe infatti riconosciuto a Trieste<br />

una particolarità economica con impliciti risvolti autonomistici, quindi in palese contraddizione<br />

con quanto suggerito da Ferrari Aggradi e soprattutto con quanto era disposto a concedere il<br />

Governo 19 . L’Ente camerale ridimensionò allora le proprie richieste accogliendo in parte le<br />

esigenze espresse dal Sottosegretario, ma l’Associazione Piccole Industrie, per nulla scoraggiata<br />

dal diniego dell’inviato governativo, ripropose con forza la richiesta di trasformare la città in<br />

zona franca integrale, aprendo di fatto una crisi con l’ente che la rappresentava. Questa<br />

proposta fu attivamente promossa da un apposito «Comitato Cittadino per la Zona Franca di<br />

Trieste», che iniziò la propria attività proprio in concomitanza con il rientro di Trieste in Italia,<br />

nell’ottobre del 1954 e immediatamente suscitò un rilevante seguito.<br />

In breve la lotta per la Zona Franca mise in discussione i vertici della CCIA, e assieme a<br />

questi – di conseguenza – anche i suoi riferimenti politici. Fino a quel momento infatti tutti i<br />

posti chiave della conduzione economica della città erano idealmente legati al PLI, mentre<br />

invece la DC locale – in linea con quanto stava avvenendo nel resto d’Italia – mirava a sciogliere<br />

a suo favore tali legami. Nel giro di un anno, dopo durissime polemiche e nonostante l’intervento<br />

di una commissione ministeriale ad hoc che pure respinse la proposta del Comitato per<br />

la Zona Franca, il presidente della CCIA fu costretto alle dimissioni. A questo risultato si giunse<br />

non solo grazie all’incessante propaganda zonafranchista, ma anche con il decisivo contributo<br />

della dirigenza democristiana. Il predominio liberale nell’economia cittadina ne uscì assai<br />

ridimensionato. Il risultato immediato fu l’elezione di un uomo di compromesso: Pierpaolo<br />

Luzzatto–Fegiz (novembre 1955), stimato professore di statistica e fondatore della DOXA, che<br />

riscosse il gradimento dei partiti di maggioranza e delle associazioni economiche. Significativo

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