29.11.2014 Views

preme1.chp:Corel VENTURA - TRIESTE Books

preme1.chp:Corel VENTURA - TRIESTE Books

preme1.chp:Corel VENTURA - TRIESTE Books

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

390 Stefano Balestra<br />

materiale quelli più duri, nei quali si fronteggiarono le emergenze più impellenti. In tale<br />

periodo la Camera di Commercio riuscì a costituire un punto di riferimento per il GMA almeno<br />

per quel che riguardava l’individuazione di alcuni problemi su cui poi effettivamente l’amministrazione<br />

alleata intervenne. Un esempio in questo senso potrebbe essere la denuncia della<br />

CCIA – che risale al novembre del 1945 – a proposito delle negative ripercussioni dell’introduzione<br />

da parte delle autorità jugoslave delle jugolire nella zona B 1 . La Camera di Commercio<br />

era riuscita ad ottenere la fiducia del GMA, anche perché gli ufficiali anglo americani erano<br />

consapevoli del delicato momento di transizione ed era incerto l’assetto territoriale che sarebbe<br />

stato imposto dal Trattato di Pace 2 . In una seconda fase le richieste della Camera di Commercio<br />

si orientarono sempre più esplicitamente verso la conservazione di Trieste nello Stato italiano<br />

e verso un recupero almeno parziale della zona B. L’attenzione si spostò quindi logicamente a<br />

Parigi, sui tavoli delle trattative di pace, e quel che succedeva nei territori ancora contesi – ossia<br />

le zone A e B della Venezia Giulia – rispecchiava in qualche modo gli andamenti di queste<br />

trattative. Man mano quindi che si approssimava la firma del Trattato di Pace, il ruolo della<br />

CCIA sembrò appiattirsi sulle necessità del negoziato, e vide l’ente camerale in vario modo<br />

impegnato a rintuzzare gli attacchi di chi voleva il distacco della zona A dall’Italia. La CCIA<br />

quindi da un lato sollecitava la riattivazione dei traffici con tutto quello che ciò implicava –<br />

ricostruzione di infrastrutture, ridefinizione di accordi commerciali e valutari, ecc. – dall’altro<br />

convergeva verso le rivendicazioni del Governo italiano e quindi, a volte, si poneva in contrasto<br />

con il GMA, come dimostrerebbero le non troppo velate accuse del colonnello Bowman all’atto<br />

del suo congedo dalle Amministrazioni Civili della zona 3 .<br />

Il Trattato di Pace del 10 febbraio 1947 impose la costituzione del Territorio Libero di Trieste<br />

che – se fosse stato realmente attuato – avrebbe comportato il completo distacco della città<br />

dall’Italia. Tutte le associazioni economiche – spaventate da una simile prospettiva – spinsero<br />

la Camera di Commercio a farsi promotrice di un «comitato d’emergenza» 4 che consentisse alle<br />

forze economiche giuliane di non giungere impreparate al momento in cui il GMA avrebbe<br />

dovuto farsi da parte per lasciare il posto ad un ipotetico governo locale. Tra le questioni<br />

affrontate è assai probabile che fosse urgente la definizione della banca centrale del TLT e la<br />

sua eventuale collocazione in un contesto di zona franca. Tale ipotesi è suffragata dall’incrocio<br />

con altri precedenti verbali del «Comitato di Studio dei problemi economico finanziari del TL<br />

Trieste» e dall’analisi della composizione dell’autocostituitosi «comitato» che riuniva le massime<br />

cariche del settore bancario e assicurativo locale 5 . Nell’ipotesi allora concreta della costituzione<br />

del TLT, si poneva infatti il problema del ruolo che avrebbe potuto svolgere, e delle<br />

incognite di fronte alle quali si sarebbe trovato, il comparto legato al settore finanziario e<br />

valutario nazionale e internazionale. Come già accennato, tale settore rappresentava sicuramente<br />

uno degli aspetti più vitali dell’asfittica economia triestina, e quindi anche il più<br />

appetibile dai concorrenti stranieri, che nell’acquisizione del settore finanziario intravedevano<br />

la possibilità di controllare un’importante risorsa politica e il flusso degli investimenti verso la<br />

città.<br />

L’iniziativa della Camera di Commercio sollevò parecchie perplessità e vera e propria<br />

irritazione all’interno del GMA, che senza troppi giri di parole accusò la CCIA di travalicare le<br />

proprie competenze 6 . Le tensioni tuttavia rientrarono ben presto, non appena ci si rese conto<br />

che la realizzazione pratica del TLT era impossibile sia per motivi politici sia perché l’autosufficienza<br />

economica del Territorio auspicata dalle diplomazie occidentali si rivelò una chimera 7 .<br />

Apertasi anche per Trieste la stagione degli aiuti ERP, è significativo notare come la CCIA<br />

avesse ben poca voce in capitolo nell’indirizzare l’enorme flusso di finanziamenti previsto dal<br />

Piano Marshall: il ruolo dell’Ente camerale si riduceva infatti ad una partecipazione consultiva

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!