preme1.chp:Corel VENTURA - TRIESTE Books
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372 Giulio Mellinato Il compito dell’«educazione alla democrazia», ed in particolare al binomio tutto statunitense che legava benessere e libertà, richiedeva una lenta opera di progressivo training alle pratiche ed alla mentalità di una vera economia di libero mercato, che per un tempo non breve avrebbe previsto il completo impegno sia del GMA che della missione ERP, come pure delle risorse finanziarie a loro disposizione, per generare a Trieste un «laboratorio di educazione liberale» dove far maturare competenze imprenditoriali, sensibilità sindacali «depurate» dal comunismo ed, in generale, una nuova classe dirigente, che sapesse mantenere in vita l’economia cittadina ed ancorasse politicamente e socialmente l’«anello meridionale della cortina di ferro» (come Churchill definì Trieste nel famoso discorso di Fulton) al mondo occidentale. Tutto questo senza dimenticare il fatto che le risorse ed il tempo a disposizione non erano infiniti, e che l’urgenza politica imponeva il raggiungimento immediato di importanti obiettivi, soprattutto nei settori della disoccupazione e del tenore di vita. Le risorse del Piano Marshall e la scelta delle priorità Numerose volte affiora nei documenti la certezza che il favore goduto dai comunisti fosse costantemente alimentato dalla miseria, dalla disoccupazione e dall’incertezza sul futuro politico dell’area 6 . Su tre elementi, due erano governabili dagli angloamericani attraverso un misto di programmazione e di assistenzialismo, al fine di allargare e rendere più stabile l’occupazione soprattutto nelle grandi aziende (quelle che avrebbero dovuto trascinare l’economia locale anche dopo l’ERP e dopo la cessazione del mandato alleato), ma senza imprimere scossoni troppo violenti, per non accrescere il malcontento. La sezione economia del GMA fu così sempre coinvolta in fondamentali questioni sociali e politiche e, di riflesso, anche la missione dell’ECA presso il Territorio Libero si trovò a doversi destreggiare tra logiche e progetti che soltanto in parte erano riconducibili alla filosofia generale dell’ERP, che comunque a Trieste nasceva pesantemente condizionato dall’ipoteca politica. Il Territorio Libero di Trieste fu infatti riconosciuto come membro dell’OEEC in ritardo, in seguito ad una richiesta avanzata dall’ambasciatore italiano in considerazione dei «bisogni materiali e morali della popolazione della Venezia Giulia, che da tempo immemorabile ha partecipato da vicino allo sviluppo ed ai risultati della popolazione europea» 7 . L’ERP a Trieste quindi nacque principalmente come «risarcimento» per una sistemazione postbellica che (strumentalmente o meno) venne riconosciuta come penalizzante e degna di un rimedio straordinario, mentre rimase in secondo piano la consueta immagine di una spinta d’avvio per un’autonoma ripresa nel dopoguerra. Inoltre, le dimensioni lillipuziane del territorio, e la forte caratterizzazione marittima della sua economia, riducevano di molto il ventaglio delle opzioni disponibili per l’avvio di compiuti piani di investimento, mentre i cronici deficit alimentare, energetico e delle materie prime ponevano continuamente in serio pericolo la bilancia valutaria del Territorio, e quindi ne limitavano anche dal punto di vista politico e diplomatico la libertà d’azione. In queste circostanze, la prassi operativa dell’ERP finì per sdoppiarsi in una componente «politica», interpretata dagli ufficiali alleati attivi negli uffici del GMA, ed in una componente «produttiva», che invece era caldeggiata dalla missione ECA a Trieste. Nell’ottica degli ufficiali del Governo militare l’intervento nell’economia si allargava tanto da comprendere anche alcune importanti funzioni sociali 8 . I tre pilastri principali del sistema economico locale (commercio di transito, navalmeccanica, assicurazioni e servizi al commercio) non solo erano entrati in crisi nel dopoguerra, ma
La lunga ricostruzione. Opulenza e debolezza del Piano Marshall nel TLT 373 stentavano a riprendersi, a causa del dissolvimento dei loro mercati di riferimento. «It should be evident that, under such conditions, there is a definite limit to which further economic development of the community can be accomplished» 9 , diceva il rappresentante politico degli Stati Uniti riferendosi alle primissime, incerte fasi di avvio dell’ERP a Trieste. Il problema era quello di trovare strade nuove per immaginare un diverso ruolo (più propositivo) per un GMA che ormai aveva già notevolmente ridotto la propria libertà d’azione, concentrandosi sul mantenimento delle attività economiche esistenti. Le scelte operative compiute nel periodo precedente (utilizzando massicciamente aiuti UNRRA, AUSA, post-UNRRA ed Interim Aid) avevano sviluppato aspettative che stavano legando le mani alla programmazione del GMA, quindi compromettendone la posizione negoziale nei confronti degli obiettivi produttivistici dell’ECA. Ma quanto il GMA poteva sostituirsi all’iniziativa locale, intervenendo talmente nel tessuto economico da rischiare di esporsi a critiche di scarso liberismo in anni cruciali per la definizione dei campi della guerra fredda? Usando le parole degli stessi ufficiali alleati, «the situation was so desperate that AMG had to move and move rapidly with the tools at hand». Ed a portata di mano c’era un piano elaborato per richiedere i finanziamenti previsti dallo US Foreign Assistance Act del 1948, e basato sugli obiettivi di quel provvedimento, che erano: 1 – Promoting industrial and agricultural production in order to enable the participating country to become independent of extraordinary outside economic assistance […] projects for increased production of coal, steel, transportation facilities, and food; 2 – Taking financial and monetary measures necessary to stabilize its currency […] to balance its governmental budget as soon as practicable […]; 3 – Cooperating with other participating countries in facilitating and stimulating an increase in interchange of goods and services […]; 4 – Making efficient and practical use within the framework of a joint programme for European recovery […] 10 . Inoltre, anche il nuovo Direttore dell’economia e finanze del GMA, un civile inviato apposta a Trieste per seguire da vicino il massiccio flusso di finanziamenti inviati da Washington, si adeguò presto alla prassi operativa del GMA, in sostanza avallando la scelta di concentrare gran parte degli sforzi nello sviluppo della navalmeccanica: «we developed the Marshall plan very rapidly because Trieste was small and because it was largely a problem of putting the shipyards to work» . Sulla base di simili direttive venne elaborato un piano di massima, che prevedeva anche una bozza di bilancio con relative assegnazioni finanziarie. Financing of Trieste’s Economic Recovery Programme 1948-52 Recapitulation Investment Programme by Category A. Shipbuilding Lire 51,000,000,000 B. Industrial Reconstruction and Modernization “ 9,000,000,000 C. Fisheries and Fish Canning “ 1,560,000,000 D. Tourist Facilities “ 900,000,000 E. Housing “ 2,100,000,000 F. Port and Industrial Zone Development “ 1,900,000,000 G. Rehabilitation of Public Utilities “ 985,000,000 H. Agricultural Development “ 1,250,000,000 I. Petroleum Refining “ 4,600,000,000 Lire 73,295,000,000
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372 Giulio Mellinato<br />
Il compito dell’«educazione alla democrazia», ed in particolare al binomio tutto statunitense<br />
che legava benessere e libertà, richiedeva una lenta opera di progressivo training alle pratiche<br />
ed alla mentalità di una vera economia di libero mercato, che per un tempo non breve avrebbe<br />
previsto il completo impegno sia del GMA che della missione ERP, come pure delle risorse<br />
finanziarie a loro disposizione, per generare a Trieste un «laboratorio di educazione liberale»<br />
dove far maturare competenze imprenditoriali, sensibilità sindacali «depurate» dal comunismo<br />
ed, in generale, una nuova classe dirigente, che sapesse mantenere in vita l’economia cittadina<br />
ed ancorasse politicamente e socialmente l’«anello meridionale della cortina di ferro» (come<br />
Churchill definì Trieste nel famoso discorso di Fulton) al mondo occidentale. Tutto questo<br />
senza dimenticare il fatto che le risorse ed il tempo a disposizione non erano infiniti, e che<br />
l’urgenza politica imponeva il raggiungimento immediato di importanti obiettivi, soprattutto<br />
nei settori della disoccupazione e del tenore di vita.<br />
Le risorse del Piano Marshall e la scelta delle priorità<br />
Numerose volte affiora nei documenti la certezza che il favore goduto dai comunisti fosse<br />
costantemente alimentato dalla miseria, dalla disoccupazione e dall’incertezza sul futuro politico<br />
dell’area 6 . Su tre elementi, due erano governabili dagli angloamericani attraverso un misto<br />
di programmazione e di assistenzialismo, al fine di allargare e rendere più stabile l’occupazione<br />
soprattutto nelle grandi aziende (quelle che avrebbero dovuto trascinare l’economia locale<br />
anche dopo l’ERP e dopo la cessazione del mandato alleato), ma senza imprimere scossoni<br />
troppo violenti, per non accrescere il malcontento. La sezione economia del GMA fu così<br />
sempre coinvolta in fondamentali questioni sociali e politiche e, di riflesso, anche la missione<br />
dell’ECA presso il Territorio Libero si trovò a doversi destreggiare tra logiche e progetti che<br />
soltanto in parte erano riconducibili alla filosofia generale dell’ERP, che comunque a Trieste<br />
nasceva pesantemente condizionato dall’ipoteca politica.<br />
Il Territorio Libero di Trieste fu infatti riconosciuto come membro dell’OEEC in ritardo, in<br />
seguito ad una richiesta avanzata dall’ambasciatore italiano in considerazione dei «bisogni<br />
materiali e morali della popolazione della Venezia Giulia, che da tempo immemorabile ha<br />
partecipato da vicino allo sviluppo ed ai risultati della popolazione europea» 7 . L’ERP a Trieste<br />
quindi nacque principalmente come «risarcimento» per una sistemazione postbellica che<br />
(strumentalmente o meno) venne riconosciuta come penalizzante e degna di un rimedio<br />
straordinario, mentre rimase in secondo piano la consueta immagine di una spinta d’avvio per<br />
un’autonoma ripresa nel dopoguerra.<br />
Inoltre, le dimensioni lillipuziane del territorio, e la forte caratterizzazione marittima della<br />
sua economia, riducevano di molto il ventaglio delle opzioni disponibili per l’avvio di compiuti<br />
piani di investimento, mentre i cronici deficit alimentare, energetico e delle materie prime<br />
ponevano continuamente in serio pericolo la bilancia valutaria del Territorio, e quindi ne<br />
limitavano anche dal punto di vista politico e diplomatico la libertà d’azione.<br />
In queste circostanze, la prassi operativa dell’ERP finì per sdoppiarsi in una componente<br />
«politica», interpretata dagli ufficiali alleati attivi negli uffici del GMA, ed in una componente<br />
«produttiva», che invece era caldeggiata dalla missione ECA a Trieste. Nell’ottica degli ufficiali<br />
del Governo militare l’intervento nell’economia si allargava tanto da comprendere anche<br />
alcune importanti funzioni sociali 8 .<br />
I tre pilastri principali del sistema economico locale (commercio di transito, navalmeccanica,<br />
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