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preme1.chp:Corel VENTURA - TRIESTE Books

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346 Toma‘ Sim~i~<br />

in punto di principio, egli insistette con determinazione sulla posizione, in base alla quale<br />

«nessun cristiano cattolico può dinanzi a Dio ed in coscienza sostenere una corrente atea né<br />

attraverso la stampa né in qualsivoglia altra manifestazione» 21 . Tutti davano in qualche modo<br />

per scontato che egli andasse annoverato nella prima delle due aggregazioni ideali. Erano in<br />

fondo di tale avviso anche le personalità di punta dello schieramento contrapposto, come ad<br />

esempio Ivo Juvan~i~ 22 . Sennonché la levatura spirituale ed intellettuale di Ukmar fece sì che<br />

egli si sia elevato al di sopra di quella diatriba politica, e per certi versi persino ideologica, che<br />

agitava la «base» cattolica. Egli volle essere primariamente un sacerdote, aperto a tutti coloro<br />

che a lui si rivolgevano per aiuto e per consiglio, ed in quanto tale egli fu rispettato da tutti, dai<br />

cattolici dell’uno e l’altro orientamento, anzi, persino dai seguaci delle correnti laiche e di<br />

sinistra. Fu così che poté accadere qualcosa di invero inusitato per i tempi che correvano.<br />

Quando nel 1955 gli studenti universitari raccolti attorno al capo del secondo schieramento,<br />

l’avvocato Besednjak, gli rivolsero l’invito a svolgere, nel corso di un soggiorno di studio estivo<br />

in Val Canale, una relazione su «I problemi nazionali alla luce della morale cristiana», egli vi<br />

aderì, nonostante ciò gli sia valso il rimprovero di aver consentito che la corrente che faceva<br />

capo al settimanale «Novi list» sfruttasse la sua partecipazione al corso per accreditare al<br />

proprio gruppo «filo-comunista», dinanzi all’opinione pubblica, una veste cattolica 23 . La difesa<br />

del proprio operato opposta dall’Ukmar fu, per quanto politicamente ingenua, evangelicamente<br />

adamantina: «Voi sostenete che si tratti di un gruppo filo-comunista. Può darsi. Ma se così<br />

fosse, dovremmo essere grati a Dio che anche questo gruppo abbia potuto udire della sana<br />

dottrina cattolica in siffatta delicata materia» 24 .<br />

Si è detto a sufficienza della dialettica interna alla comunità cattolica slovena. A far premio<br />

sulle divergenze furono tuttavia le ragioni che, ad onta delle ricordate difficoltà, dettarono ai<br />

cattolici sloveni politicamente organizzati, a Trieste e nel Goriziano, nel dopoguerra, un’azione<br />

comune. I punti di contatto furono più numerosi delle divergenze. Gli uni e gli altri si videro<br />

condizionare le scelte ed i valori dal senso di minaccia 25 che gravava su di loro sotto il profilo<br />

linguistico e nazionale. Gli uni e gli altri consideravano la nazione come un dono divino che il<br />

cristiano era tenuto ad accettare e far fruttare, gli uni e gli altri si adoperarono per affermare i<br />

diritti linguistici, economici e culturali della minoranza slovena nonché la parità di diritti fra i<br />

due popoli qui conviventi. Gli uni e gli altri si ersero a fautori di una politica nazionale,<br />

contrapposta all’internazionalismo di sinistra, e dell’azione politica autonoma degli sloveni<br />

contro la dispersione nei partiti italiani, fossero essi di sinistra o cattolici. Le diversità d’interpretazione<br />

del rapporto con le autorità jugoslave non ne rimasero pregiudicate, senza che<br />

tuttavia nessuno escludesse l’azione comune di tutti i partiti e di tutti i movimenti sloveni locali,<br />

quelli di sinistra e comunisti inclusi, quando fossero in gioco la decisione sulla futura appartenenza<br />

statale del territorio mistilingue o le rivendicazioni nazionali ed economiche di fondo<br />

della comunità slovena. Essi ebbero in Jakob Ukmar un sostengo ed un punto di riferimento<br />

insostituibili.<br />

Jakob Ukmar, beninteso, non si impegnò in politica né si schierò, perlomeno non in forma<br />

pubblica 26 , ma fu per i cattolici sloveni un insuperabile maestro, un vero e proprio faro che<br />

seppe illuminare con il proprio esempio e con la propria dottrina anche le questioni più spinose<br />

alla luce della morale e della teologia cristiane. Si veda ad esempio la risposta che rivolse nel<br />

1952 all’arcivescovo goriziano Ambrosi per fugare le perplessità, nutrite evidentemente dagli<br />

ambienti cattolici italiani, circa la condotta politica dei cattolici sloveni. Non disponiamo della<br />

lettera di Ambrosi, tuttavia dalla risposta di Ukmar si evince che l’arcivescovo di Gorizia vi<br />

avrebbe espresso l’auspicio che i cattolici sloveni potessero collaborare con quelli italiani<br />

all’azione di un unico partito, ossia della Democrazia cristiana italiana, ed avrebbe manifestato

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