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preme1.chp:Corel VENTURA - TRIESTE Books

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La costruzione del sistema politico a Trieste nel secondo dopoguerra 33<br />

relazione con il resto del paese e di funzionare, pertanto, in termini di integrazione e appartenenza<br />

nazionale.<br />

In conclusione, i partiti di massa quale cittadinanza costruirono? Quali furono i suoi contenuti<br />

e le sue debolezze? Si tratta di un interrogativo ampio e complesso, al quale risulta, per<br />

molti versi, ancora più difficile rispondere che per il caso italiano. Ciò che al momento interessa<br />

sottolineare è che i terreni di verifica non possano però essere i medesimi. Nel caso della locale<br />

Democrazia cristiana si tratta di verificare in quale misura la sua traduzione dell’italianità fu<br />

funzionale e subalterna all’acquisizione di quei ceti medi che si erano riconosciuti nel fascismo<br />

locale e pertanto al tipo di eredità lasciata da una coscienza nazionale che per un ventennio si<br />

era plasmata attraverso la propaganda antislava e il mito della purezza dell’italianità ai confini<br />

orientali. Nel caso del Partito comunista, il terreno di verifica principale è invece costituito,<br />

come già si diceva, dalla sua capacità di offerta sul piano della difesa dei diritti nazionali e<br />

pertanto delle opportunità in questo senso date su quello della costruzione della rappresentanza<br />

politica. Si tratta di una questione complessa, che in ragione delle profonde fratture lasciate<br />

dalla snazionalizzazione non può essere semplicemente risolta sulla base del rapporto tra eletti<br />

e composizione etnica della popolazione e che trova importanti elementi di verifica sia sul piano<br />

dei meccanismi di selezione del personale politico sloveno che delle opportunità di mobilità e<br />

di carriera politica a questo offerte.<br />

———————————<br />

1 Cfr. A. Giovagnoli (a cura di), Interpretazioni della Repubblica, Il Mulino, Bologna 1998; P. Scoppola,<br />

La Repubblica dei partiti. Evoluzione e crisi di un sistema politico 1945-1996, Il Mulino, Bologna 1997.<br />

2 Cfr. Riservata Segreteria del PCI del 26 gennaio 1946, Archivio Fondazione Istituto Gramsci, fondo<br />

Mosca, b. 55, MF 095.<br />

3 Ibidem.<br />

4 Ibidem.<br />

5 Su questi aspetti in particolare vedi R. Gualtieri, Togliatti e la politica estera italiana. Dalla resistenza<br />

al trattato di pace 1943-1947, Editori Riuniti, Roma 1995.<br />

6 Vedi Rapporto di Libero Golinelli alla Direzione del PCI, 29 marzo 1946, Archivio Fondazione<br />

Istituto Gramsci, fondo Mosca, b. 55, MF 095.<br />

7 Lettera alla Direzione del PCI del Comitato promotore Partito comunista giuliano della Regione<br />

Giulia del 27 marzo 1947, Archivio Fondazione Istituto Gramsci, fondo Mosca, b. 55, MF 095.<br />

8 Rapporto Libero Golinelli, del 29 marzo 1946, cit.<br />

9 Lettera di Chiesa a Schiapparelli e alla Direzione, 2 ottobre 1946, Archivio Fondazione Istituto<br />

Gramsci, fondo Mosca, b. 55, MF 095.<br />

10 Ibidem.<br />

11 Su questi aspetti mi permetto di rinviare al mio saggio Voto e propaganda. I manifesti elettorali del<br />

periodo anglo-americano,inLa città reale. Economia, società e vita quotidiana a Trieste 1945-1954, Edizioni<br />

del Comune di Trieste, Trieste 2004, p. 96.<br />

12 Su questi aspetti si veda G. Gozzini, R. Martinelli, Storia del Partito comunista italiano, Einaudi,<br />

Torino 1998.<br />

13 Su questi aspetti e per una bibliografia sul tema mi permetto di rinviare al mio saggio Elezioni, eletti,<br />

rappresentanza politica a Trieste nel secondo dopoguerra, in A. Verrocchio (a cura di), Trieste tra ricostruzione<br />

e ritorno all’Italia (1945-1954), Irsml Fvg – Comune di Trieste, Trieste 2004, pp. 79-81.<br />

14 Sulle tradizioni civiche vedi R. D. Putnam, La tradizione civica nelle regioni italiane, Mondadori,<br />

Milano 1993; sul ruolo da queste giocato sul piano dei processi di formazione delle subculture politiche si

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