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preme1.chp:Corel VENTURA - TRIESTE Books

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Intellettuali italiani a Trieste nel secondo dopoguerra 297<br />

L’intensità del sentimento patriottico accomuna la grande maggioranza degli intellettuali<br />

esaminati: ciò ha suggerito di esplorarne più a fondo forme e contenuti. Un punto di partenza<br />

è il peso avuto dalla tradizione letteraria nella determinazione della coscienza nazionale<br />

italiana 14 : l’individuazione in quest’ultima, da parte di Federico Chabod, di una «forma mentis<br />

pervasa di letteratura» risale a quasi sei decenni fa 15 . Su tali problemi la storiografia ha indagato<br />

anche di recente, con contributi rivolti alla tradizione letteraria come veicolo di nazionalizzazione<br />

16 e come serbatoio di miti quali, nel caso italiano, la grandezza di Roma antica, il nesso<br />

tra quella grandezza e l’Italia moderna, la rappresentazione di sé degli italiani come continuatori<br />

di una civiltà millenaria, la perpetuazione della dialettica civiltà/barbarie 17 . Sono tutti<br />

elementi che ricorrono nelle pratiche discorsive di un buon numero di intellettuali giuliani. La<br />

mitografia, mutuata dalla letteratura, è un puntello determinante del loro sentimento nazionale.<br />

Insistere sul dato culturale nella definizione dell’idea nazionale rimanda a un’altra tesi di<br />

Chabod, quella sul fondo «volontaristico» dell’idea di nazione in Italia 18 . Tale è pure il taglio<br />

interpretativo di Schiffrer sulla formazione della coscienza nazionale italiana nella Venezia<br />

Giulia. Per Schiffrer, essa è il risultato dell’assimilazione spontanea a una lingua e all’universo<br />

materiale e spirituale che vi è sotteso, un «plebiscito di tutti i giorni» più o meno inconsapevole<br />

19 . Ha annotato Silvio Lanaro che la formazione della coscienza nazionale non è considerabile<br />

soltanto il frutto di un’operazione condotta da élites dirigenti e istituzioni sotto il loro controllo<br />

20 . Marcare troppo la natura eterodiretta della coscienza nazionale, porta a sottovalutare il<br />

suo valore di risposta a domande collettive di sicurezza, a esigenze identitarie che salgono dal<br />

basso, specie in momenti di accelerato mutamento e tensione sociale 21 , quando più avvertito è<br />

quel bisogno di «fratellanza» di cui parla Benedict Anderson in relazione alle sue «comunità<br />

immaginate» 22 . Aspetti di impetuosa trasformazione sono in effetti evidenti a Trieste tra ultimi<br />

decenni dell’Ottocento e primi del Novecento, il periodo in cui il gruppo dei nostri intellettuali<br />

inizia la formazione 23 . Forse, per tali vie risulta comprensibile l’attitudine dell’identità nazionale<br />

a farsi elemento costitutivo, in essi, dell’identità individuale 24 .<br />

La patria, per loro, non è solo fattore identitario ed emotivo ma concetto impiegato nell’attività<br />

intellettuale. In tale declinazione esso è adoperato spesso nel senso di cosa comune, casa<br />

(Heimat) sovraindividuale, vertice della struttura comunitaria che ha base nella famiglia senza<br />

smarrire, di questa, gli attributi affettivi. Si pensi alla patria che Satta vede morire nei giorni<br />

dell’armistizio: il suo De profundis è intonato alla patria-rifugio di tutti, giardino dell’esistenza<br />

collettiva 25 . È un’accezione presente anche in Stuparich e non estranea a Scipio Slataper teorico<br />

politico, per il quale «la realtà patria è già nella famiglia» 26 .<br />

Proprio Stuparich è impegnato in una profonda riflessione sul passato e sul presente della<br />

patria italiana e della Venezia Giulia, le cui vicende vengono inquadrate in una narrazione<br />

coerente, visibilmente debitrice del discorso storiografico di Benedetto Croce e Adolfo Omodeo<br />

27 . Egli approda così a una visione del fascismo come espressione storica di un’anti-Italia,<br />

contrapposta all’Italia della libertà espressa dal Risorgimento, dal volontarismo democratico<br />

della Grande Guerra e dalla Resistenza 28 . La saldatura dei termini patria e libertà informa pure<br />

il pensiero di Schiffrer, Pincherle, Saba, Quarantotti Gambini, Satta, Aurelia Benco, Collotti.<br />

Anche recenti risultati della politologia avvertono che tale saldatura è uno dei discrimini<br />

principali fra patriottismo liberal-democratico e nazionalismo, due categorie troppo spesso<br />

confuse 29 . In diversi di costoro, con sensibilità anticipatrice è poi teorizzata nitidamente la<br />

speranza in una federazione europea di patrie libere e democratiche, o quanto meno agisce la<br />

tendenza a guardare all’Europa come a una «patria comune» 30 . In ciò si notano gli echi del<br />

mazzinianesimo e dell’irredentismo democratico; e di quello «culturale» delineato da Slataper,

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