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La rinascita degli sloveni di Trieste: uno sguardo culturale 275<br />

La rinascita degli sloveni di Trieste: uno sguardo culturale<br />

di Poljanka Dolhar<br />

Premessa<br />

Il fondo d’archivio che ho consultato è quello della Slovenska prosvetna zveza - Unione<br />

culturale slovena, la maggiore lega associazionistica degli sloveni della Primorska (Litorale),<br />

custodito presso la Biblioteca nazionale slovena e degli studi di Trieste. Ho analizzato inoltre<br />

alcuni fondi presenti nell’Archivio della Repubblica di Slovenia: quello dell’Unione culturale<br />

slovena e parte dell’archivio del Pokrajinski narodnoosvobodilni odbor za slovensko Primorje -<br />

Comitato regionale di liberazione nazionale per il Litorale.<br />

Con questo lavoro si intende offrire una panoramica sul mondo dell’associazionismo del<br />

primo periodo postbellico, che ha avuto un ruolo fondamentale nella vita della comunità<br />

slovena, in quanto il peso politico di questi sodalizi e delle loro battaglie fu in determinate<br />

occasioni probabilmente fondamentale per la sua sopravvivenza.<br />

Le origini di un forte legame<br />

Il forte legame che univa la popolazione slovena al mondo dell’associazionismo e il grande<br />

appoggio di cui esso godeva nella primavera del 1945, è riconducibile al fatto che nel Litorale<br />

gli sloveni erano reduci da quasi venticinque anni di silenzio, durante i quali le loro attività<br />

culturali, scolastiche, religiose ed economiche erano state dapprima ostacolate e poi messe al<br />

bando dal fascismo. Il maggio del 1945 portò perciò agli sloveni oltre alla tanto agognata libertà<br />

anche una forte voglia di agire, assieme al desiderio di dare nuovamente vita alla vasta gamma<br />

di attività di varia natura che avevano caratterizzato i primi decenni del Ventesimo secolo. Non<br />

va infatti dimenticato che all’inizio del Novecento Trieste era considerata dagli sloveni la più<br />

grande città slovena, in virtù della più alta densità di popolazione slovena. Per questo motivo<br />

essa divenne l’epicentro dell’ascesa culturale ed economica del popolo sloveno (che all’epoca<br />

condivideva una patria comune: l’Impero asburgico). Questo processo di affermazione fu però<br />

stroncato dopo la prima guerra mondiale: basti pensare all’incendio del Narodni dom (Hotel<br />

Balkan), centro culturale ed economico delle comunità slave di Trieste, dato alle fiamme dalle<br />

squadre fasciste nel luglio del 1920. Nel giro di alcuni anni vennero chiuse dalle autorità fasciste<br />

le scuole con lingua di insegnamento slovena, vietate le associazioni culturali e sportive, chiuse<br />

le banche ed il quotidiano «Edinost». La comunità slovena fu messa a tacere dal regime in ogni<br />

sua espressione culturale, economica e sociale ed è per questo motivo che l’arrivo delle truppe<br />

slovene e jugoslave a Trieste nel maggio 1945 fu salutato con sollievo dalla stragrande maggioranza<br />

degli sloveni, che vissero il tutto come una vittoria del proprio popolo. Da qui la voglia di<br />

rinascita e rivincita, che caratterizzò quel periodo: rivincita intesa come desiderio di riscatto e<br />

spinta a riorganizzare tutte le strutture politiche, culturali ed economiche distrutte dal fascismo<br />

e dalla guerra, in quanto il legame tra gli sloveni e la loro cultura era infatti ancora forte.

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