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preme1.chp:Corel VENTURA - TRIESTE Books

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Aiuti e contropartite: tempi e logiche del sostegno alleato all’economia triestina 175<br />

Aiuti e contropartite: tempi e logiche del sostegno alleato all’economia triestina<br />

di Giulio Mellinato<br />

Nel secondo dopoguerra, nella Venezia Giulia l’approccio ai problemi dell’economia sviluppato<br />

dagli amministratori angloamericani si modificò nel corso del tempo, secondo una procedura<br />

per prove ed errori che sembra in linea con ciò che era stato fatto nel resto d’Italia dallo<br />

sbarco in Sicilia, nell’estate del 1943, alla fine delle ostilità 1 . In parte, una simile eccezionalità<br />

rimontava alla nuova collocazione geostrategica assunta dallo scalo giuliano all’indomani<br />

dell’Anschluss del 1938, un evento che i gruppi dirigenti l’economia locale tentarono di sfruttare<br />

a proprio vantaggio 2 , riuscendoci soltanto in parte nella realtà dei fatti, anche se la propaganda<br />

fu efficace nel consolidare all’interno dell’opinione pubblica giuliana una concezione neoasburgica<br />

del ruolo economico svolto dal nesso adriatico tra Mediterraneo ed Europa centrale,<br />

soprattutto durante l’occupazione nazista 3 .<br />

Dopo la fine della guerra, nella Venezia Giulia gli Alleati si trovarono immediatamente<br />

davanti ad alcune stringenti priorità politiche che spinsero le esigenze economiche in secondo<br />

piano, se viene fatta eccezione per gli indispensabili rifornimenti alimentari e per le primissime<br />

attività di ricostruzione e sminamento di alcune infrastrutture essenziali. Lentamente, con il<br />

passare dei mesi e degli anni, si fece progressivamente strada un’interpretazione della gestione<br />

dell’emergenza economica come un possibile strumento operativo, che consentisse al Governo<br />

Militare Alleato di guadagnarsi uno spazio d’attività autonomo dalla sempre elevata conflittualità<br />

politica, assieme ad un’importante opportunità per generare ed accrescere il consenso<br />

locale alla politica degli amministratori alleati, anche al di fuori del campo economico.<br />

Emergenze postbelliche ed eccezionalità giuliana<br />

Nel corso della Conferenza interalleata di Mosca (30 ottobre 1943), la cosiddetta «dichiarazione<br />

sull’Austria» prevedeva esplicitamente l’equiparazione tra una pace durevole e l’impegno<br />

degli Alleati nella ricerca di sicurezza tanto dal punto di vista economico che politico, in una<br />

vasta area dell’Europa centrale. Veniva evidentemente previsto un impegno anche nel dopoguerra,<br />

in stretta connessione con la gestione delle ultime fasi del conflitto. Dall’autunno 1944,<br />

infatti, quando la fine della guerra sembrava prossima, nella pianificazione degli Alleati Trieste<br />

svolse una funzione simile a quella di un trampolino per il lancio dell’ultima offensiva contro il<br />

cuore del Reich, attraverso l’Austria, e per l’invio di aiuti (civili e militari) verso i Balcani 4 .<br />

Nel maggio 1945 i primi obiettivi furono modificati, in quanto l’impossibilità di ottenere un<br />

completo controllo del porto ritardò fino a luglio l’apertura del porto di Trieste, ed il suo uso<br />

tanto per il rifornimento dei militari quanto per il mantenimento dei civili. A partire dal 12<br />

luglio Trieste divenne la base principale per tutti i rifornimenti nella Venezia Giulia ed in<br />

Austria, e per l’inoltro in Jugoslavia delle importanti derrate UNRRA, l’agenzia delle Nazioni<br />

Unite per il soccorso alle popolazioni delle aree devastate dalla guerra. Prudentemente, il<br />

documento che dichiarava completamente operativo il porto avanzava pure l’ipotesi che il<br />

porto di Venezia venisse mantenuto come un’opzione di riserva, nel caso in cui fosse stato<br />

necessario «evitare» Trieste, a causa del ripresentarsi delle condizioni politiche sfavorevoli.

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