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preme1.chp:Corel VENTURA - TRIESTE Books

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Il ruolo del GMA nelle politiche assistenziali cittadine. Fu direct rule? 163<br />

assistenziali locali, l’avvento della nuova direzione americana coincise con il desiderio di porre<br />

le basi di un modello di welfare democratico che potesse in futuro progredire autonomamente.<br />

Nonostante gli indubbi progressi in ambito organizzativo e formativo, i problemi materiali<br />

rimanevano però gli stessi, e si ha la netta sensazione, leggendo la documentazione disponibile,<br />

che fosse estremamente difficile per gli operatori abbattere la diffidenza negli utenti dell’assistenza<br />

pubblica, che male recepivano l’idea di prevenzione sociale, problema questo che<br />

interessò soprattutto l’Opera Nazionale Maternità e Infanzia (ONMI) 21 .<br />

Fra i maggiori sforzi finanziari profusi dal GMA nel settore assistenziale, vi fu nei primi anni<br />

Cinquanta la costruzione di parecchi alloggi destinati ai senza tetto e ai profughi, che vennero<br />

edificati in punti strategici della città con il cofinanziamento del governo italiano. I criteri della<br />

loro assegnazione sollevarono tuttavia malumori nella popolazione, prova ne sono le numerose<br />

lettere inviate all’ECA e al Comune di Trieste, nelle quali si accusavano le autorità locali di<br />

privilegiare le esigenze abitative dei profughi a scapito di quelle dei triestini. I primi inoltre, non<br />

sempre accettavano di buon grado le sistemazioni definitive offerte loro e rifiutavano le nuove<br />

abitazioni. Esemplare a riguardo il caso occorso nel febbraio del 1952, quando circa il 60% dei<br />

profughi ospitati negli alloggi collettivi gratuiti dell’ECA, si opposero al loro trasferimento nelle<br />

nuove case del Comune a Poggi S. Anna. Il Presidente dell’ECA Franceschini si esprimeva così<br />

a riguardo: «Non si può più tollerare che individui e famiglie in godimento di normali mezzi<br />

economici continuino, per malvolere, a gravare sui pubblici servizi assistenziali, con carico dei<br />

pubblici fondi, a detrimento di altri scopi assistenziali più impellenti per i veramente bisognosi»<br />

22 . Parole dure e di sfogo, che però riassumono con chiarezza lo stato di emergenza in cui<br />

versava la città, tenuto conto del fatto che già nel 1950 l’ECA affermava di spendere ben 80<br />

milioni del suo bilancio annuale per i profughi 23 , cifra che non veniva rimborsata dal GMA.<br />

Un contenzioso, a quanto sembra, iniziato da tempo e destinato a durare a lungo, che vide il<br />

coinvolgimento di tutte le forze politiche locali, del sindacato e dello stesso vescovo Santin 24 .<br />

Per porre rimedio il GMA nell’agosto del 1952 decise di riorganizzare anche questo servizio,<br />

accentrando il tutto in una Commissione unica per l’accoglimento e l’esame delle domande di<br />

alloggio 25 , prendendo spunto dalla normativa italiana in materia. Tattica questa perseguita<br />

dagli americani in tutta la ripianificazione della macchina assistenziale. Va sottolineato il fatto<br />

che non era prevista la presenza di nessun membro del GMA all’interno di essa.<br />

Settembre 1954: «Si sta entrando nel periodo delle vacche magre» 26 .<br />

Con il ritorno di Trieste all’Italia, nell’ottobre del 1954, la situazione dell’assistenza locale<br />

non mutò, ma visse nei primi anni una crisi significativa, segnata anche dall’affluenza dei<br />

profughi dall’Istria e dalla Dalmazia e dal sensibile peggioramento delle condizioni occupazionali<br />

al punto che «il crescente disagio per la depressione economica della città ha fatto<br />

aumentare gradatamente ed incessantemente le richieste per la concessione del vitto gratuito,<br />

forma assistenziale questa che più d’ogni altra serve a misurare il polso della povertà» 27 . Inoltre,<br />

come suggeriva sulla «Prora» Giulio Chicco, Vicepresidente della Fondazione Antonio Caccia<br />

e Maria Burlo Garofolo, «con l’avvento dell’amministrazione italiana molte persone che si<br />

“arrangiavano” con gli alleati, che avevano trovato occupazione, magari provvisoria, con le<br />

truppe, ora si vedono costretti a ricorrere all’Ente assistenziale. Con tutto ciò il bilancio<br />

dell’ECA non solo non è stato lasciato intatto, ma decurtato» 28 .<br />

Il governo italiano aveva deciso di diminuire i finanziamenti all’ECA triestino per il 1955 di<br />

ben 17 milioni di lire, e i gettiti destinati all’assistenza arrivavano a singhiozzo, impedendo una

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