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124 Monica Rebeschini Giulia fino al 25 giugno 1947. Nato a Detroit, si era laureato in legge presso l’Università del Michigan. Dopo due anni di praticantato nella sua città natale Bowman si era trasferito in California dove nel corso degli anni Trenta rivestì a Los Angeles la carica di sostituto procuratore e aprì un proprio studio legale. La sua entrata nell’esercito statunitense risaliva al 1938, come ufficiale della Army Reserve. Chiamato all’azione subito dopo l’attacco giapponese di Pearl Harbor, Bowman fu mandato alla Scuola del governo militare nella primavera del 1943 e assegnato al Nord Africa e quindi in Italia, dove sarebbe rimasto quattro anni: nel biennio 1944-1945 al comando del GMA in Emilia Romagna, nella zona Pisa-Rimini, e tra il 1945 e il 1947 come Ufficiale Superiore per gli Affari Civili nella zona A della Venezia Giulia 49 . Il percorso formativo iniziato in patria veniva ripreso (o in alcuni casi intrapreso) dagli ufficiali al loro arrivo in Italia, questa volta attraverso i cosiddetti regional training courses, che avevano lo scopo di approfondire le conoscenze ad un livello per lo più locale-regionale. Tra gli aspetti più bizzarri non si può omettere il fatto che molto spesso gli ufficiali frequentassero il corso in una regione per poi venire assegnati ad un’altra, con caratteristiche del tutto diverse. Era successo proprio questo nel caso di Alfred Bowman, J. E. Foden (Direttore dell’Interno della zona A), J. E Long (Commissario della zona di Gorizia) ed E. S. Orpwood (Commissario della zona di Pola), tutti e quattro addestrati in Emilia Romagna e poi assegnati alla Venezia Giulia 50 . Un’altra pecca riguardava la qualità delle conoscenze, diffuse solitamente in forma stereotipata dai Regional Handbooks oppure da lecturers scarsamente informati. Un’immagine tipo della Venezia Giulia fu trasmessa ad esempio nel corso di una lezione tenuta dal Maggiore Henry T. Rowell sulla Posizione dell’Italia nel Mediterraneo e la sua politica estera presso il training center di Chrea: Con la conquista di Roma nel 1870, l’Italia acquisì la propria unità sotto Casa Savoia. All’epoca i confini del Regno erano identici a quelli di oggi eccetto il Nord, dove il Tirolo e la penisola istriana, compresa Trieste, erano ancora in possesso dell’Austria-Ungheria. Dopo le guerre, le ribellioni e i tumulti del Risorgimento (il periodo della «rinascita» durante il quale il paese fu liberato dalla dominazione straniera e creata la nazione) il problema principale della nuova nazione era rappresentato dalla ricostruzione e dal consolidamento. Un famoso Italiano del tempo ebbe ad affermare: «Abbiamo fatto l’Italia, ora dobbiamo fare gli Italiani». E dopo secoli di disunione politica, economica e culturale non era un compito facile. All’epoca l’Italia si trovava in una brutta situazione per poter competere con la Gran Bretagna, la Francia e la Germania nella spartizione del moribondo Impero Ottomano. In più aveva un problema territoriale molto più vicino a casa che quello delle colonie oltremare. Era il problema del territorio posseduto ancora dall’Austria a sud della frontiera naturale con l’Italia, in larga parte abitato da una popolazione di sangue [blood], lingua e cultura italiani. Come il Tirolo era incontestabilmente Tedesco, Trieste era altrettanto incontestabilmente Italiana. Gli Italiani chiamavano questi possedimenti austriaci Italia irredenta […] Questa parte dell’Austria-Ungheria, però, Trieste, con il suo superbo porto sull’Adriatico era il «polmone» dell’Impero 51 . Se il reclutamento degli Specialists americani sembrava privilegiare le capacità tecniche e le competenze di settore degli aspiranti officers, quello degli ufficiali inglesi seguiva tutt’altri criteri, per lo più basati su clientele personali grazie alle quali venivano contattate persone che avevano fatto affari o avuto proprietà in Italia ma soprattutto ex amministratori coloniali. Era questo il caso dei due governatori inglesi di Trieste, Terence Airey e il suo successore Thomas Wiloughbly John Winterton. Il primo (1900-1983) vantava nel suo curriculum esperienze in Sudan nell’Eastern Arab Corps and Headquarters Sudan Defence Force (1929-1936), Abissinia, Tunisia, e nella British Mission to the Egyptian Army. Il primogenito della famiglia

Organigrammi e carriere nel GMA della Venezia Giulia 125 nobile Willoughby dello Staffordshire, John Winterton dopo essersi formato all’Accademia Reale Britannica di Woolwich aveva invece maturato esperienze sia in Birmania (1930-1932) che in India (1933-1936) come Deputy Assistant Quartermaster General. È abbastanza frequente imbattersi in curricula di questo tipo anche nel caso degli Specialists inglesi chiamati a dirigere i dipartimenti dell’amministrazione angloamericana nella zona A, soprattutto nel primo periodo (1945-1948), come nel caso del già citato Capo Sezione per l’Alimentazione Myatt e dei suoi precedenti interventi in Eritrea ed Egitto. Anche gli inglesi possedevano una scuola di addestramento per gli ufficiali civili che aveva la sua sede a Wimbledon ma che, a quanto sembra, valse a generare giudizi di grande insoddisfazione, dal momento che fu definita da Anthony Eden come «una specie di farsa» 52 . Come ha evidenziato David Ellwood, questo criterio di selezione aveva prodotto un’evidente sfasatura nella tipologia del personale britannico tra i vertici e la sua base. Se in cima alla piramide si venne a creare una considerevole collezione di uomini con contatti finanziari e d’affari con l’Italia, funzionari del Foreign Office, alla base vi erano «gli scarti dell’Officer Training Corps (Scuola Allievi Ufficiali) che si sarebbero accontentati di un incarico di “Town Major” o nell’AMGOT, che avrebbe consentito loro di sperare in alloggi confortevoli, ragazze compiacenti e profitti discreti sul mercato nero» 53 . In ultima analisi, sembra logico ritenere che una volta usciti dagli ambienti del quartier generale, i singoli ufficiali abbandonati a se stessi si accingessero a governare secondo la propria responsabilità, pregiudizi, ambiente civile e militare di provenienza, rafforzando così queste diverse caratteristiche. Conclusioni In conclusione, la presenza angloamericana nella Venezia Giulia tra il 1945 e il 1954 è una realtà in continua evoluzione che si giustifica nel rapporto tra contesto locale e contesto internazionale. In una fase iniziale, fino ai primi mesi del 1946, essa si delinea in virtù di una logica militare che porta nella Venezia Giulia un personale prevalentemente di tipo militare e britannico, orientato da una prassi contingente piuttosto che da una logica amministrativa di lungo periodo. A partire dalla metà del 1946 fino grosso modo il 1952 la tipologia del personale alleato cambia tuttavia lentamente fisionomia in concomitanza all’inserimento della questione giuliana nella politica di contenimento americana, visto che la collaborazione tra gerarchie militari e ambienti diplomatici favorisce il reclutamento di personale civile nell’organigramma alleato. Come è risultato chiaramente dalle modifiche apportate alla struttura del direct rule soprattutto agli organi di governo locale, le caratteristiche qualitative del personale alleato si riflettono nei cambiamenti strutturali apportati alla complessa macchina amministrativa ma non ne sono a loro volta condizionati.

Organigrammi e carriere nel GMA della Venezia Giulia 125<br />

nobile Willoughby dello Staffordshire, John Winterton dopo essersi formato all’Accademia<br />

Reale Britannica di Woolwich aveva invece maturato esperienze sia in Birmania (1930-1932)<br />

che in India (1933-1936) come Deputy Assistant Quartermaster General. È abbastanza frequente<br />

imbattersi in curricula di questo tipo anche nel caso degli Specialists inglesi chiamati a dirigere<br />

i dipartimenti dell’amministrazione angloamericana nella zona A, soprattutto nel primo periodo<br />

(1945-1948), come nel caso del già citato Capo Sezione per l’Alimentazione Myatt e dei suoi<br />

precedenti interventi in Eritrea ed Egitto.<br />

Anche gli inglesi possedevano una scuola di addestramento per gli ufficiali civili che aveva la<br />

sua sede a Wimbledon ma che, a quanto sembra, valse a generare giudizi di grande insoddisfazione,<br />

dal momento che fu definita da Anthony Eden come «una specie di farsa» 52 .<br />

Come ha evidenziato David Ellwood, questo criterio di selezione aveva prodotto un’evidente<br />

sfasatura nella tipologia del personale britannico tra i vertici e la sua base. Se in cima alla<br />

piramide si venne a creare una considerevole collezione di uomini con contatti finanziari e<br />

d’affari con l’Italia, funzionari del Foreign Office, alla base vi erano «gli scarti dell’Officer<br />

Training Corps (Scuola Allievi Ufficiali) che si sarebbero accontentati di un incarico di “Town<br />

Major” o nell’AMGOT, che avrebbe consentito loro di sperare in alloggi confortevoli, ragazze<br />

compiacenti e profitti discreti sul mercato nero» 53 .<br />

In ultima analisi, sembra logico ritenere che una volta usciti dagli ambienti del quartier<br />

generale, i singoli ufficiali abbandonati a se stessi si accingessero a governare secondo la propria<br />

responsabilità, pregiudizi, ambiente civile e militare di provenienza, rafforzando così queste<br />

diverse caratteristiche.<br />

Conclusioni<br />

In conclusione, la presenza angloamericana nella Venezia Giulia tra il 1945 e il 1954 è una<br />

realtà in continua evoluzione che si giustifica nel rapporto tra contesto locale e contesto<br />

internazionale. In una fase iniziale, fino ai primi mesi del 1946, essa si delinea in virtù di una<br />

logica militare che porta nella Venezia Giulia un personale prevalentemente di tipo militare e<br />

britannico, orientato da una prassi contingente piuttosto che da una logica amministrativa di<br />

lungo periodo. A partire dalla metà del 1946 fino grosso modo il 1952 la tipologia del personale<br />

alleato cambia tuttavia lentamente fisionomia in concomitanza all’inserimento della questione<br />

giuliana nella politica di contenimento americana, visto che la collaborazione tra gerarchie<br />

militari e ambienti diplomatici favorisce il reclutamento di personale civile nell’organigramma<br />

alleato.<br />

Come è risultato chiaramente dalle modifiche apportate alla struttura del direct rule soprattutto<br />

agli organi di governo locale, le caratteristiche qualitative del personale alleato si riflettono<br />

nei cambiamenti strutturali apportati alla complessa macchina amministrativa ma non ne<br />

sono a loro volta condizionati.

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