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preme1.chp:Corel VENTURA - TRIESTE Books

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108 Raoul Pupo<br />

Sotto il profilo dunque della volontà di controllo pieno della zona A, il governo diretto non<br />

appare formula da rimettere in discussione, tuttavia anch’essa va articolata, perché il GMA è<br />

un governo militare, e non totalitario: ciò significa che esistono degli ambiti nei quali il controllo<br />

deve essere assoluto (vale a dire, quelli – lato sensu – della sicurezza), ma ce ne sono altri in cui<br />

questa necessità non vi è. Ci sono quindi delle priorità, e le priorità possono anche cambiare<br />

nel tempo. Esistono inoltre terreni sui quali il GMA deve tener conto di elementi esterni (vedi<br />

ad esempio i legami economici fra la zona A e l’Italia) e pertanto si creano intrecci, si sviluppano<br />

negoziati fra l’amministrazione americana e i vari segmenti della società locale. Nel corso di<br />

questo progetto, come terreni di verifica privilegiata sono stati scelti il campo dell’economia e<br />

quello dell’assistenza, ma ne esistono anche altri, non meno importanti, come quello dell’educazione.<br />

In ogni caso, il governo diretto del GMA non si definisce nel vuoto, ma in relazione e per<br />

certi aspetti come reazione, ad un altro potere che vuole rimanere tale – quello jugoslavo creato<br />

nel maggio del 1945 – e che, non riuscendo in tale intento, si trasforma in contropotere. Di<br />

conseguenza, i primi anni del dopoguerra sono largamente giocati sulla dialettica potere/contropotere,<br />

che si carica di significati ideologici e di implicazioni di schieramento internazionale.<br />

Ma allora, sembrerebbe normale studiarli, questi due poteri, l’uno in rapporto all’altro. Questo<br />

però fino ad ora è largamente mancato. Del GMA non sappiamo ancora molto, assai meno di<br />

quanto ci si potrebbe aspettare a più di cinquant’anni dalla sua dissoluzione, ma almeno alcuni<br />

studi di settore sono partiti. Anche il progetto i cui primi risultati in questa sede trovano<br />

espressione, ha consentito di compiere significativi passi avanti, grazie ad una focalizzazione<br />

privilegiata dell’attenzione sulle fondamenta del problema, vale a dire sulle strutture, gli<br />

organigrammi, i percorsi di formazione dei quadri del GMA: tutte informazioni che possono<br />

sembrare elementari, ma che sino ad oggi mancavano e che, viceversa, risultano assolutamente<br />

essenziali per poter fondare con sicurezza l’edificio interpretativo.<br />

Dei «poteri popolari» invece la storiografia italiana non sa quasi nulla. La storiografia<br />

slovena, ovviamente, ne sa molto di più, ma quella italiana, per le note difficoltà di comunicazione,<br />

non è riuscita a giovarsi ancora adeguatamente di tali acquisizioni. Ecco dunque che un<br />

primo obiettivo del nostro progetto è stato quello della condivisione delle conoscenze fra le due<br />

storiografie, come premessa indispensabile per una ricostruzione a tutto tondo della realtà<br />

politico-istituzionale della zona A.<br />

Rimane però un terzo interlocutore da affrontare, una sorta di convitato di pietra, e cioè il<br />

governo militare jugoslavo della zona B, prima della Venezia Giulia e poi del Territorio Libero<br />

di Trieste. Della VUJA, in effetti, non sappiamo quasi nulla, sotto il profilo sia delle logiche<br />

interne che dei rapporti con le autorità civili della zona. È una stagione di ricerche ancora tutta<br />

da costruire, e quindi non può che rimanere fuori dall’orizzonte di questo progetto e di questo<br />

convegno.<br />

È abbastanza evidente quindi, che sul fronte problematico delle amministrazioni militari<br />

della Venezia Giulia nel secondo dopoguerra, davanti a noi sta ancora un mare di questioni da<br />

risolvere. Ma sia da una parte che dall’altra del confine che sta per sparire, viviamo in città di<br />

naviganti, e quindi possiamo confidare che l’impegno convergente degli studiosi italiani e<br />

sloveni permetta di tracciare una buona rotta.

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