fossi di guardia
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Canali<br />
Tecniche, considerazioni su <strong>di</strong>mensionamento ed esecuzione<br />
utilizzabili nella realizzazione <strong>di</strong> <strong>fossi</strong> <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a a basso impatto ambientale<br />
Ambiente & Territorio<br />
FOSSI DI GUARDIA:<br />
ASPETTI PROGETTUALI ED ESECUTIVI<br />
NEL RISPETTO DELL’AMBIENTE<br />
Giovanni Pietro Pinzani*<br />
I <strong>fossi</strong> <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a sono canali <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni generalmente<br />
limitate realizzati al fine <strong>di</strong> convogliare<br />
le acque <strong>di</strong> ruscellamento superficiale<br />
ed evitare che queste raggiungano infrastrutture,<br />
aree in frana o più genericamente<br />
zone in cui la presenza d’acqua potrebbe costituire<br />
elemento <strong>di</strong> pericolo o instabilità.<br />
La crescente sensibilità nei confronti dell’ambiente,<br />
anche per opere minori come queste,<br />
spinge oggi Progettisti, Enti e Operatori del settore<br />
a trovare soluzioni tecnicamente affidabili<br />
in grado <strong>di</strong> ridurre l’impatto sul territorio.<br />
La con<strong>di</strong>zione rinver<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> un fosso <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a lungo l'autostrada Roma-Fiumicino<br />
tratto ANAS realizzato con la geostuoia Enkamat intasata in sito (foto dell'Ing. P.<br />
Cornelini - Aprile 2003)<br />
La scelta tecnica<br />
In un passato non troppo lontano, il fosso <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a doveva assolvere<br />
principalmente due funzioni: allontanare velocemente le acque e<br />
non richiedere manutenzione. Pertanto, nella realizzazione <strong>di</strong> tali opere,<br />
spesso venivano trascurati gli effetti ambientali come il rischio <strong>di</strong><br />
trasformare i canali in trappole per la fauna o l’innesco <strong>di</strong> processi erosivi<br />
e instabilizzanti nelle zone <strong>di</strong> scarico delle acque.<br />
Negli ultimi tempi, però, l’ottica progettuale sta cambiando verso canalizzazioni<br />
vegetate e dove possibile permeabili al fine <strong>di</strong> avere un<br />
controllo più ragionato delle acque sia nella zona <strong>di</strong> captazione e <strong>di</strong><br />
convogliamento sia nella zona <strong>di</strong> restituzione. Infatti, se nell’attraversamento<br />
<strong>di</strong> zone potenzialmente instabili è bene optare per un sistema<br />
<strong>di</strong> convogliamento impermeabile, nella maggior parte dei casi il<br />
fosso <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a è posizionato al fine <strong>di</strong> allontanare esclusivamente gli<br />
eccessi d’acqua, generalmente durante - e in seguito a - precipitazioni<br />
più o meno intense. In questi casi, una certa permeabilità del fosso<br />
non solo è accettabile ma è anche auspicabile, poiché una parziale<br />
<strong>di</strong>spersione delle acque durante il convogliamento evita un eccessivo<br />
accumulo puntuale nella zona o nel sistema <strong>di</strong> scarico.<br />
Sempre con tali finalità - e premesse le necessarie verifiche idrauliche<br />
- la presenza <strong>di</strong> un’adeguata copertura erbosa all’interno del fosso<br />
aumenta la scabrezza, consentendo una riduzione della velocità<br />
dell’acqua e ritardando quin<strong>di</strong> l’afflusso nella zona <strong>di</strong> accumulo o <strong>di</strong><br />
smaltimento.<br />
I criteri per il <strong>di</strong>mensionamento<br />
Premesso che per una corretta ottimizzazione <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> canalizzazione<br />
è opportuno possedere un’adeguata conoscenza del<br />
territorio in cui si opera al fine <strong>di</strong> valutare il metodo <strong>di</strong> calcolo più<br />
idoneo, <strong>di</strong> seguito è brevemente descritto uno dei possibili meto<strong>di</strong><br />
cinematici, con la finalità <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare i criteri principali per il <strong>di</strong>mensionamento.<br />
In base all’area da presi<strong>di</strong>are, al tracciato e alla morfologia<br />
è possibile identificare il “bacino imbrifero” delle acque da smaltire<br />
per ogni singolo fosso o sistema <strong>di</strong> <strong>fossi</strong>. In base alla lunghezza<br />
del fosso, all’area e all’altezza me<strong>di</strong>a del bacino è possibile calcolare<br />
il tempo <strong>di</strong> corrivazione t c , il tempo teoricamente necessario affinché<br />
una goccia <strong>di</strong> pioggia proveniente dal punto più lontano raggiunga la<br />
sezione in esame. Per il calcolo <strong>di</strong> t c esistono in bibliografia <strong>di</strong>verse<br />
formule empiriche, fra le quali ricor<strong>di</strong>amo quelle <strong>di</strong> Giandotti e <strong>di</strong> Kirpich,<br />
basate su specifici bacini <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni e <strong>di</strong> orografia note.<br />
dove:<br />
A = area del bacino (km 2 );<br />
L = lunghezza dell’asta principale (m);<br />
H m = altezza me<strong>di</strong>a del bacino rispetto alla sezione <strong>di</strong> chiusura (m);<br />
h max = altezza massima del bacino rispetto alla sezione <strong>di</strong> chiusura (m).<br />
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Canali<br />
Definito il tempo <strong>di</strong> corrivazione, occorre definire la pioggia <strong>di</strong> progetto<br />
per un tempo pari a t c e per un tempo <strong>di</strong> ritorno prefissato da valutarsi<br />
in base all’importanza dell’opera.<br />
Tale dato può essere ricavato dall’elaborazione <strong>di</strong> dati pluviometrici<br />
locali e, considerando che generalmente le aree dei bacini interessati<br />
dai <strong>fossi</strong> sono piuttosto limitate, è possibile semplificare le<br />
elaborazioni utilizzando una pioggia <strong>di</strong> progetto a intensità “i” costante,<br />
da cui:<br />
dove:<br />
i = intensità della pioggia (mm/h);<br />
h r = altezza ragguagliata della pioggia;<br />
t p = durata dell’evento meteorico.<br />
Nota l’intensità della pioggia è possibile calcolare la massima portata<br />
Q max .<br />
Anche in questo caso la Letteratura mette a <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong>verse<br />
formule tra le quali ricor<strong>di</strong>amo quella <strong>di</strong> Giandotti e Merlo, quest’ultima<br />
particolarmente utile per bacini <strong>di</strong> piccole <strong>di</strong>mensioni.<br />
dove :<br />
Q max = massima portata <strong>di</strong> piena per un determinato tempo <strong>di</strong> ritorno<br />
(m 3 /s);<br />
C = parametro con valore pari a 1,25 per bacini inferiori ai 300 km 2 ;<br />
h r = altezza ragguagliata della pioggia;<br />
A = area del bacino (km 2 );<br />
T r = tempo <strong>di</strong> ritorno (anni);<br />
t c = tempo <strong>di</strong> corrivazione (ore).<br />
Calcolata la portata <strong>di</strong> progetto, la verifica idraulica del fosso può essere<br />
quin<strong>di</strong> eseguita con l’equazione <strong>di</strong> Chezy o me<strong>di</strong>ante la formula<br />
<strong>di</strong> Manning, più <strong>di</strong>ffusa nella cultura scientifica anglosassone e valida<br />
per correnti a pelo libero con moto permanente.<br />
Definita una sezione ed un’inclinazione i <strong>di</strong> progetto per il fosso, un<br />
coefficiente <strong>di</strong> scabrezza K m per la superficie (per esempio geostuoia,<br />
cotico erboso, cls, terreno, ecc.) e conoscendo la portata “Q” è possibile<br />
me<strong>di</strong>ante un processo iterativo verificare l’idoneità della geometria<br />
del fosso <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a.<br />
Figura 1 - La geometria <strong>di</strong> una sezione <strong>di</strong> canale<br />
Componendo la formula <strong>di</strong> Manning con quella <strong>di</strong> continuità per canali<br />
ed esprimendo il raggio idraulico R in funzione della geometria del<br />
corso d’acqua otteniamo:<br />
Tramite un processo iterativo, è possibile trovare il valore del battente<br />
d’acqua massimo H max .<br />
Se ora inseriamo H max , nell’equazione <strong>di</strong> Manning troveremo la velocità<br />
critica della corrente V cr .<br />
Per determinare la velocità critica della corrente V cr è dunque necessario,<br />
note le caratteristiche geometriche e idrauliche del canale, calcolare<br />
il battente d’acqua massimo H max procedendo per approssimazioni<br />
successive.<br />
Definita la geometria ed i materiali utilizzati e conoscendo la velocità<br />
critica calcolata si deve valutare il possibile innesco <strong>di</strong> fenomeni erosivi<br />
e quin<strong>di</strong> l’idoneità della soluzione tecnica adottata.<br />
Le tecniche<br />
I <strong>fossi</strong> rinver<strong>di</strong>ti protetti con geostuoie antierosione<br />
Quando si devono realizzare dei <strong>fossi</strong> vegetati con pendenze non<br />
elevate e dove le velocità dell’acqua possono raggiungere i 3-5 m/s,<br />
sulla sezione è opportuno posare una geostuoia antierosiva.<br />
Le geostuoie, materiali oramai entrati nella pratica progettuale delle<br />
opere in terra o più in generale degli interventi sul territorio, sono<br />
dei geosintetici tri<strong>di</strong>mensionali <strong>di</strong> spessore generalmente varia-<br />
dove:<br />
R = A/P = raggio idraulico;<br />
A = area bagnata;<br />
P = perimetro bagnato.<br />
Nel caso <strong>di</strong> un canale a sezione trapezoidale, trigonometricamente<br />
sussistono le seguenti relazioni:<br />
Figura 2 - La funzione della geostuoia (Enkamat Design Guide)<br />
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bile tra 10 e 20 mm.<br />
Realizzati con filamenti sintetici, simulano le ra<strong>di</strong>ci costituendo uno<br />
strato <strong>di</strong> rinforzo per il terreno e successivamente alla formazione del<br />
cotico erboso un elemento <strong>di</strong> aggrappo per gli apparati ra<strong>di</strong>cali.<br />
Poiché esistono <strong>di</strong>versi modelli e soluzioni, il <strong>di</strong>mensionamento della<br />
geostuoia deve basarsi sulle seguenti analisi:<br />
con<strong>di</strong>zioni critiche (velocità corrente e tensioni tangenziali) a breve<br />
termine prima della crescita del cotico erboso;<br />
con<strong>di</strong>zioni critiche a lungo termine con cotico erboso sviluppato;<br />
durata dell’intervento (comportamento a lungo termine del materiale);<br />
con<strong>di</strong>zioni climatiche (temperature minime e massime);<br />
rischi ambientali (per esempio gli incen<strong>di</strong>).<br />
Per valutare l’idoneità <strong>di</strong> un materiale alle velocità critiche, dopo aver<br />
inserito gli adeguati coefficienti <strong>di</strong> scabrezza nelle <strong>di</strong>verse con<strong>di</strong>zioni<br />
<strong>di</strong> calcolo, è necessario utilizzare specifici grafici forniti dal produttore<br />
delle geostuoie al fine <strong>di</strong> verificare se il materiale scelto è in grado<br />
<strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare la sua funzione antierosiva.<br />
Successivamente, sarà opportuno valutare la durata del materiale a<br />
lungo termine e il suo comportamento agli shock termici stagionali ed<br />
Figura 5 - La fase <strong>di</strong> posa della geostuoia Enkamat intasata in sito con<br />
ghiaino (Foto dell’Ing. Polverino)<br />
Figura 3 - Il grafico per con<strong>di</strong>zioni non rinver<strong>di</strong>te (Enkamat Design Guide).<br />
Sponde con vegetazione (situazione a me<strong>di</strong>o-lungo termine):<br />
Settore c-d (o 7220 intasato) Enkamat 7020 intasato; Settore b-c Enkamat<br />
A20; Settore a-b a copertura erbosa buona da copertura erbosa scarsa<br />
Figura 6 - La fase rinver<strong>di</strong>ta (Foto dell’Ing. Cornelini)<br />
ai rischi ambientali. Fra le <strong>di</strong>verse soluzioni adottabili, l’esperienza acquisita<br />
in più <strong>di</strong> vent’anni <strong>di</strong> applicazioni ha confermato la vali<strong>di</strong>tà tecnica<br />
delle geostuoie in poliammide PA6, polimero in grado <strong>di</strong> resistere<br />
molto bene alle temperature da –30° a +80°, con l’importante proprietà<br />
autoestinguente se sottoposto al fuoco e rientrante nella classe B2.<br />
Le strutture alveolari intasate<br />
Nei brevi tratti a elevata pendenza dei <strong>fossi</strong> <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a, in cui generalmente<br />
si verifica un momentaneo incremento delle velocità dell’acqua,<br />
il rischio erosivo è generalmente più elevato. In tali casi, in alternativa<br />
al pietrame cementato o alle canalette in calcestruzzo, è possibile utilizzare<br />
dei pannelli alveolari in HDPE preassemblati secondo le esigenze<br />
<strong>di</strong> progetto. Tali pannelli, intasati con pietrisco o spaccato cava, evita-<br />
Figura 4 - Il grafico per con<strong>di</strong>zioni rinver<strong>di</strong>te (Enkamat Design Guide).<br />
Sponde senza vegetazione (scelta del modello <strong>di</strong> geostuoia):<br />
Settore c-d Enkamat A20; Settore b-c (o 7220 + ghiaino) ad Enkamat<br />
7020 + ghiaino da Enkamat 7010 + ghiaino; Settore a-b (o 7220 +<br />
terra) ad Enkamat 7020 + terra da Enkamat 7010 + terra<br />
Figura 7 - La struttura alveolare posata (Foto Ritter)<br />
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Figura 9 - L’infilaggio del geotessile Nicospan su pali in legno<br />
Figura 8 - La struttura alveolare posata e intasata con pietrame (Foto Ritter)<br />
no eccessive velocità del flusso sulle forti inclinazioni mantenendo al<br />
contempo la permeabilità del sistema.<br />
Figura 10 - La fase rinver<strong>di</strong>ta con Nicospan e pali<br />
Le palizzate e i geotessili<br />
Questa soluzione è adottata nella realizzazione <strong>di</strong> <strong>fossi</strong> a parete<br />
verticale dove gli spazi a <strong>di</strong>sposizione non consentono sponde<br />
inclinate, le velocità <strong>di</strong> corrente sono modeste (0,5-1,0 m/s)<br />
ed il terreno <strong>di</strong> natura limo argillosa consente l’infissione <strong>di</strong> pali<br />
in legno (generalmente resinose o castagno).<br />
La tecnica prevede l’utilizzo abbinato <strong>di</strong> un geotessile fornito <strong>di</strong><br />
tasche e <strong>di</strong> pali <strong>di</strong> legno infissi ad un interasse <strong>di</strong> 50-80 cm. La<br />
prima fase <strong>di</strong> posa prevede il fissaggio dei pali ed il posizionamento<br />
del geotessuto sul primo paletto.<br />
Steso il geotessile si provvede quin<strong>di</strong> a tenderlo me<strong>di</strong>ante un apposito<br />
martinetto sino a raggiungere un’allungamento del 6%;<br />
successivamente, si procede ad infilare i paletti nelle tasche almeno<br />
ogni 5 m. Lo spazio tra la sponda esistente e il tessuto è<br />
generalmente riempito con sabbia grossolana <strong>di</strong> opportuna granulometria<br />
nella parte immersa e con il terreno nella parte fuori<br />
acqua al fine <strong>di</strong> favorire la crescita <strong>di</strong> un’idonea coltre vegetale<br />
eventualmente anche me<strong>di</strong>ante un attento inserimento <strong>di</strong><br />
talee <strong>di</strong> specie autoctone.<br />
Conclusioni<br />
La sensibilità ambientale richiede oggi anche per opere minori quali<br />
i <strong>fossi</strong> <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a scelte progettuali sostenibili.<br />
In aiuto a tali necessità l’evoluzione tecnologica dei materiali e<br />
l’utilizzo ragionato delle tecniche, dei materiali e della vegetazione<br />
consentono <strong>di</strong> raggiungere gli obiettivi progettuali favorendo il<br />
mantenimento dell’equilibrio del territorio.<br />
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