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QUARTIERISSIME MAGGIO 2009 - <strong>CHIAIA</strong> <strong>MAGAZINE</strong> 9<br />
Pausylipon, la villa degli imperatori<br />
ARCHEOLOGIA. Dopo un accurato restauro, riaperta al pubblico la residenza<br />
di Vedio Pollione. Fasti e ozi di duemila anni fa sul promontorio degli Augusti<br />
Umberto Zacca<br />
La buona notizia. Apre definitivamente<br />
al pubblico il Parco<br />
Archeologico di Pausylipon,<br />
dopo il lungo restauro effettuato<br />
dalla Sovrintendenza Archeologica.<br />
Al complesso posillipinosi<br />
accede dalla Grotta di Seiano,<br />
la lunga galleria di epoca romana,<br />
ai piedi della discesa di Coroglio.<br />
Il sito è il più ampio complesso<br />
archeologico in città: il nucleo<br />
è costituito dalla villa di Publio<br />
Vedio Pollione, lussuosa residenza<br />
di età imperiale, cui si aggiungono<br />
il «teatro grande»,<br />
l'«odeion» (teatro coperto) e i resti<br />
delle terme. La visita al Parco, senza<br />
guide specializzate, è consentita<br />
dal lunedì al sabato (festivi<br />
esclusi) nei seguenti orari: 9.30 -<br />
10.30 - 11.15. D’obbligo la prenotazione<br />
al numero 081.2301030.<br />
Di domenica (ore 9 - 10.30 - 12.30),<br />
è inoltre possibile la visita con ausilio<br />
della guida ed occorre prenotare<br />
al numero 081.2301030:<br />
questo servizio è disponibile fino<br />
al 4 giugno.<br />
Una storia gloriosa. Inizi del I° secolo<br />
dopo Cristo: è l'alba dell'Impero.<br />
Su questo spicchio temporale<br />
si concentra agli esordi del<br />
suo libro, «Napoli Imperiale», il<br />
giornalista Sandro Castronuovo<br />
per raccontare <strong>una</strong> fiaba vera,<br />
quella della magia che aleggia sulla<br />
dolce collina a picco sui campi<br />
flegrei. Apprendiamo così che il<br />
luogo che i greci chiamavano<br />
«Pausylipon» (trad. pausa dagli affanni)<br />
piacque subito al magnate<br />
Publio Vedio Pollione. E qui volle<br />
la sua villa, da cui si domina l'isolotto<br />
della Gaiola, che lui già immaginava<br />
circondato da peschiere<br />
in cui guizzavano crostacei e<br />
murene. E non badò a spese per<br />
realizzare il progetto che consolidava<br />
la sua posizione tra i potenti<br />
di Roma, molti dei quali già avvano<br />
un posto al sole nel raggio di<br />
pochi chilometri, nel golfo di Pozzuoli.<br />
«Pausylipon» era l'ultima<br />
conquista di un beneventano che<br />
aveva fatto strada. Liberto d'origine,<br />
aveva raggiunto il rango equestre,<br />
infine fu governatore dell'Asia,<br />
<strong>una</strong> tra le più importanti province<br />
di Roma. E intanto aveva accumulato<br />
<strong>una</strong> gran fort<strong>una</strong>. Una<br />
bella scalata. Alla sua morte il<br />
complesso fu ereditato da Augusto<br />
e, fino ad Adriano, si consolidò come<br />
splendida residenza imperiale,<br />
con continuo potenziamento delle<br />
già imponenti strutture volute<br />
da Pollione. Il sito tramontò insieme<br />
all'Impero. E fu oblio per secoli.<br />
In epoca borbonica fu in parte<br />
riportata alla luce. Poi di nuovo<br />
un lungo sipario sulla sua memoria.<br />
Solo in epoca recente è stato intrapreso<br />
uno scavo meticoloso e<br />
complesso che ha visto in questa<br />
primavera 2009 il suo approdo definitivo.<br />
La villa propone ora tutte<br />
le sue strutture più insigni. Tra<br />
esse appunto un teatro da 10mila<br />
posti, poi l'«odeion», le strutture<br />
termali e, valore aggiunto fondamentale,<br />
lo splendido belvedere<br />
panoramico sulla baia di Napoli in<br />
dotazione alla villa che testimonia<br />
il talento per la «dolce vita» e<br />
l'amore per l'«otium», coltivati dai<br />
grandi aristocratici romani. Ultimo<br />
fascinoso tassello dello scenario,<br />
che completa mirabilmente il<br />
percorso, è poi la lunga grotta di<br />
Seiano che collega il Parco a Coroglio<br />
ed ai campi flegrei, e che<br />
adesso costituisce l'accesso al<br />
«promontorio degli imperatori».<br />
L’ORA LEGALE<br />
di ANTONELLA ESPOSITO GAGLIARDI<br />
MANUTENZIONE STRADALE<br />
La sentenza n. 1691 del 23.1.09, emessa dalla Cassazione<br />
Civile, relativa al dissesto delle strade e alla cattiva<br />
custodia da parte del Comune, è importante per<br />
Napoli, funestata da incidenti (e relativi danni) che<br />
capitano a chi passeggia in città. Secondo la sentenza<br />
«la presunzione di responsabilità, salvo il ricorso del<br />
caso fortuito, per il danno cagionato dalle cose che si<br />
hanno in custodia ex art. 2051 c.c. è applicabile nei<br />
confronti dei Comuni - proprietari delle strade del<br />
demanio com<strong>una</strong>le - pur se tali beni siano oggetto di un<br />
uso generale e diretto da parte dei cittadini, qualora la<br />
loro estensione sia tale da consentire l'esercizio di un<br />
continuo ed efficace controllo che sia idoneo ad impedire<br />
l'insorgenza di cause di pericolo per terzi. E - ecco<br />
la novità - la responsabilità presunta del Comune, quale<br />
proprietario del demanio stradale, per i danni a terzi,<br />
non viene a cessare per averne l'Ente affidato la pulizia<br />
a terzi, costituendo l'appalto lo strumento tecnico<br />
giuridico per la realizzazione di un proprio obbligo<br />
istituzionale a norma dell'art. 14 del Codice della Strada».<br />
Pertanto, la Cassazione ha ribadito, come in altre<br />
sentenze, la responsabilità dell'Ente proprietario della<br />
strada per il danno cagionato dalle cose custodite. Ma<br />
aggiunge che questa responsabilità c'è anche se l'Ente<br />
abbia stipulato un appalto con terzi per la manutenzione<br />
perché, in tal caso, la manutenzione comporta un<br />
maggior grado di possibilità di sorveglianza e di controllo<br />
sui beni demaniali, con conseguente responsabilità<br />
del Comune per i danni da essi cagionati, salva<br />
l'ipotesi, pure prevista dalla legge, del caso fortuito. Il<br />
contratto stipulato dalla PA non esclude in ogni caso la<br />
responsabilità del Comune committente nei confronti<br />
dell'utente. La reazione è duplice: gioia perché è giusto<br />
che un danneggiato si veda risarcito; rabbia perché<br />
questo tipo di danno innesca possibili speculazioni o, se<br />
non c'è speculazione, sperpero di denaro: quello mal<br />
speso nella manutenzione e quello del risarcimento.