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Siete una KiaviKa - CHIAIA MAGAZINE

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SOCIETÀ&COSTUME MAGGIO 2009 - <strong>CHIAIA</strong> <strong>MAGAZINE</strong> 12<br />

Garzya, antologia in memoria di Fanny<br />

CULTURA. «Pensare è non pensare» è l’opera in versi del professore napoletano<br />

dedicata alla figlia scomparsa un anno fa. «È un’occasione per ritrovare il passato»<br />

Antonella Carlo<br />

Giacomo Garzya, autore del libro «Pensare è non pensare»<br />

Una scrittura poetica<br />

che palpita di antichità<br />

e memoria: Giacomo<br />

Garzya, professore e<br />

fotografo, esperto cultore di<br />

storia sociale e religiosa, ha<br />

appena pubblicato la silloge<br />

in versi «Pensare è non pensare»<br />

(Bibliopolis, 2009). La<br />

raccolta perfeziona un lungo<br />

lavoro di scavo nella dimensione<br />

della letteratura,<br />

come testimoniano le precedenti<br />

opere «Solaria»<br />

(1998), «Maree» (2001), «Passato<br />

e presente» (2002), «Il<br />

mare di dentro» (2005): oggi,<br />

con la tragica maturità legata<br />

alla scomparsa dell'adorata<br />

figlia Fanny, Garzya<br />

ritrova un'ispirazione nuova,<br />

che fonde scrittura e sapere,<br />

esperienza diretta e<br />

cultura classica. Manifesto<br />

dell'intera antologia è, come<br />

dice lo stesso Garzya, il componimento<br />

«Forse oggi la natura<br />

non vedo più», in cui lo<br />

scrittore riflette la visione di<br />

un cosmo costellato da intimi<br />

desideri: in questa prospettiva,<br />

luoghi come la toscana<br />

Cala Violina e la nostra<br />

vicina Marina del Cantone<br />

diventano paesaggi surreali<br />

di un viaggio suggestivo<br />

e simbolico. «L'esperienza<br />

di fotografo - dice Garzya<br />

- mi fa immaginare la letteratura<br />

come un'occasione<br />

per andare innanzi grazie a<br />

scatti diversi, spostandomi<br />

dai luoghi esterni agli angoli<br />

labirintici della sensibilità<br />

individuale». Per il lettore<br />

che affronta l'affascinante<br />

parabola di «pensare è non<br />

pensare», ecco un iter particolarissimo,<br />

capace di ritrovare<br />

le matrici originarie della<br />

natura: se Miseno rimanda<br />

al patrimonio della mitologia<br />

classica, anche l'isola<br />

di Capri nasconde musicali<br />

ed antiche leggende popolari,<br />

mai dimenticate alle soglie<br />

del terzo millennio.<br />

«Questo libro - continua lo<br />

scrittore napoletano - si è innestato<br />

su <strong>una</strong> tragedia privata,<br />

che ha sconvolto la mia<br />

famiglia. Eppure la scrittura<br />

è stata un'occasione per<br />

ritrovare il passato, per dare<br />

un tributo alla figura straordinaria<br />

di mia figlia, <strong>una</strong> ragazza<br />

solare ed appassionata,<br />

negli studi così come nella<br />

vita». Scorrendo le pagine<br />

della raccolta ci si ritrova<br />

quasi spiazzati da uno stile<br />

lineare e chiarissimo, che rispecchia,<br />

con dotta armonia,<br />

<strong>una</strong> profonda e sapiente<br />

fisionomia culturale. «In<br />

tutto ciò che scrivo, - racconta<br />

Garzya - traspongo i<br />

retaggi di esperienze per me<br />

fondamentali, come i viaggi<br />

in Europa compiuti da piccolo<br />

con <strong>una</strong> famiglia che<br />

era, nella sua stessa struttura,<br />

cosmopolita. La mia opera<br />

letteraria è, pertanto, un<br />

tributo amorevole a quanto<br />

mi ha fatto crescere, nella<br />

cultura e negli affetti». La bella<br />

prefazione, che il professor<br />

Eugenio Mazzarella dedica<br />

alla raccolta è, dunque,<br />

un ulteriore tributo all'armonia<br />

limpida della parola<br />

di Garzya: grazie a questa<br />

geometria, che contiene dolore<br />

e dramma, lo scrittore ci<br />

regala un unicum letterario,<br />

in grado di rimanere sospeso<br />

tra gli abissi sentimentali<br />

dell'animo umano. La semplicità<br />

delle passioni, trasposte<br />

con saggezza sulla pagina<br />

letteraria, è il vero valore<br />

dell'opera di Garzya: a<br />

chi legge resta il privilegio<br />

di abbandonarsi all'incanto,<br />

lasciandosi trasportare sull'onda<br />

di venti eterni, che<br />

spirano con la stessa e suadente<br />

forza dai tempi del Pelide<br />

Achille.<br />

ORIGINALE GUIDA<br />

101 cose da fare a Napoli tra tradizione e ironia<br />

La «guida» che Agnese Palumbo ci<br />

presenta è un lavoro a più mani,<br />

come la stessa autrice sottolinea,<br />

ed è molto intrigante in quanto<br />

non è la solita presentazione della<br />

città della pizza e mandolino. La<br />

Campania possiede un patrimonio<br />

naturalistico tra i più interessanti<br />

d’Europa e Napoli custodisce<br />

testimonianze storiche, tradizioni<br />

e cultura, risorse territoriali ed<br />

economiche come poche città<br />

hanno. Da «101 Cose da fare a Napoli<br />

almeno <strong>una</strong> volta nella vita (Ed.<br />

Newton Compton) emerge un’impostazione originale<br />

nell’approccio alla cultura locale che incontra annotazioni<br />

di ricordi, vivacità di persone che creano veri e propri<br />

luoghi dell’anima. Vi è linearità nella narrazione, si avverte<br />

la voce della gente nelle varie piazze, da quella Mercato a<br />

quella del Gesù a S. Domenico Maggiore, si percepisce il<br />

modo di vivere in questa città molto problematica. Se noi ci<br />

soffermiamo poi sulla collina di Posillipo, da dove lo sterminator<br />

vesevo offre uno spettacolo a due bocche che, per<br />

quanto noto a noi napoletani, ci lascia sempre col fiato<br />

sospeso, vediamo questo quadro mozzafiato mutare in<br />

continuazione non solo per il mutare delle stagioni ma nel<br />

corso di <strong>una</strong> stessa giornata. Infine va sottolineato che in<br />

questa guida sono presenti non solo le bellezze naturali ed<br />

umane ma anche l’architettura della città, l’arte, la letteratura,<br />

le tradizioni degli antichi mesteri, luci, colori e feste<br />

popolari. Imperdibili, inoltre, le curiosità riguardanti la<br />

nota gastronomia partenopea, come il fiordilatte di Abu<br />

Tabela, taralli e birra in riva al mare, e, ovviamente, rendere<br />

omaggio alla sfogliatella. (aurora cacòpardo)<br />

IN REDAZIONE CON...<br />

CARLO DE CESARE<br />

Carlo De Cesare, giornalista di Rai Tre e curatore della<br />

rubrica “Lo Scaffale”, racconta le sorprese di <strong>una</strong><br />

Napoli piena di verve creativa e di tenacia letteraria<br />

La cultura a Napoli oggi...<br />

È un momento in cui, ad un apparente torpore<br />

della componente intellettuale della città,<br />

fa riscontro un forte movimento creativo che<br />

si muove secondo logiche diverse ed autonome<br />

rispetto ai meccanismi editoriali tradizionali.<br />

Quali sono le figure letterarie nostrane che<br />

risaltano nel resto d'Italia?<br />

Gli editori napoletani si trovano sempre più<br />

stretti nella morsa di <strong>una</strong> crisi economica e di<br />

sistema nazionale, ma gli scrittori partenopei<br />

sono e rimangono attivi protagonisti del panorama<br />

letterario, riscuotendo spesso successi con<br />

sigle di altre parti d'Italia. Ne deriva <strong>una</strong> moltitudine<br />

espressiva che impedisce di individuare<br />

un unico referente più significativo degli altri.<br />

E le realtà letterarie più attive in città?<br />

È molto vivo il tessuto amatoriale della scrittura<br />

creativa, con un proliferare di laboratori sempre<br />

più accurati (penso al Laboratorio di Scrittura<br />

Umoristica “Achille Campanile”), da cui<br />

emergono talenti che trovano <strong>una</strong> loro strada.<br />

Primo tra tutti Maurizio de Giovanni, autore<br />

Fandango, che, con la quadrilogia dedicata all'ispettore<br />

Ricciardi ed ambientata nella Napoli<br />

degli anni '30, è ormai pronto al salto: le<br />

sue opere saranno pubblicate anche in altri<br />

paesi europei, primo fra tutti la Germania<br />

Qual è lo scrittore che ha influenzato maggiormente<br />

la sua formazione?<br />

Non parlerei di uno scrittore in particolare<br />

quanto dell'importanza del senso del movimento,<br />

che è connaturato all'editoria. La sensazione<br />

che provo è quella di avere un osservatorio<br />

privilegiato su un segmento culturale<br />

animato spesso dalla passione di molti operatori,<br />

grandi e piccoli. Mi fa piacere onorare la<br />

loro dedizione, regalando un pizzico di fisiologica<br />

attenzione mediatica. (a.c.)

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