Quaderni della Ri-Vista Ricerche per la progettazione del ...

Quaderni della Ri-Vista Ricerche per la progettazione del paesaggio
Dottorato di ricerca in Progettazione paesistica – Università di Firenze
numero 1 – volume 3 – settembre-dicembre 2004
Firenze University Press
IL JARDIN ATLANTIQUE A PARIGI: IL GIARDINO COME MACCHINA
EVOCATIVA
Tessa Matteini*
Abstract
Alla metà degli anni Ottanta del Novecento, la programmazione della ristrutturazione della stazione esistente a
Paris Montparnasse per ospitare un terminal per il TGV Atlantique, crea l’occasione per la risoluzione di un
duplice problema: l’inserimento di una moderna ed indispensabile attrezzatura ferroviaria e la realizzazione di
un’area verde di pregio, destinata agli abitanti della zona, ai pendolari ed ai viaggiatori occasionali.
Nasce così il Jardin Atlantique, sospeso sulle rotaie della nuova stazione di Montparnasse e concepito come uno
spazio di attesa e ricreazione per donare ai passeggeri diretti verso l’Atlantico, un avant-goût d’Ocean.
La realizzazione del giardino, progettato da François Brun e Michel Péna con Christine Schnitzler, avviene tra il
1992 ed il 1994, con numerose difficoltà burocratiche, logistiche e costruttive, legate principalmente alle
peculiarità dell’area di intervento, collocata ad un’altezza di diciotto metri sopra il livello della stazione, sulla
copertura di un garage da settecento posti auto.
Paole chiave
Jardin Atlantique, giardino pensile, Montparnasse
“They do this at the same time that they participate in the more specific representational
exercise, similar to the Babylonian original, of representing a distant landscape, in this case
the Atlantic coasts with its cliffs, waves, weather, boardwalks and seaside fun and games.” 1
GLI AUTORI
François Brun e Michel Péna approdano alla progettazione di spazi verdi da due percorsi
diversi e complementari. Brun ha una formazione scientifica in biologia e chimica organica,
mentre Péna, laureato a l’Ecole d’Architecture di Bordeaux, si appassiona alla ricerca sul
paesaggio nel corso di un tour pédestre nelle campagne francesi 2 .
I due professionisti si incontrano all’Ecole du paysage di Versailles e, associatisi in
occasione del concorso per la progettazione del Parco André Citroên, non figurano tra i
vincitori 3 , ma si distinguono comunque tra i finalisti con la produzione di elaborati molto
apprezzati nel panorama paesaggistico europeo. Nel 1987, invitati a concorrere per il
1 JOHN DIXON HUNT, Greater perfections, the practice of garden theory, Thames and Hudson, London, 2000,
pag.77.
2 MARIELLE HUCLIEZ, Jardins et parcs contemporains. France, Edition Telleri, Paris 1998, pag. 123.
3 Il concorso per la progettazione del Parc André Citroên,nella banlieue sudoccidentale di Parigi, promosso dalla
Ville de Paris nel 1985, viene vinto ex aequo da due diverse equipes di progettazione: il paesaggista Gilles
Clement con l’architetto Patrick Berger da una parte e il paesaggista Alain Provost associato agli architetti Jean
Paul Viguier e Jean François Jodry. La realizzazione del Parco di 14 ettari verrà affidata ai due gruppi
congiuntamente, suddividendo in planimetria le due aree di competenza attraverso il percorso diagonale che
struttura l’intero sistema. Vedi MARIELLE HUCLIEZ, op.cit., Edition Telleri, Paris 1998, pagg. 92-97 e FRANCO
PANZINI, Per i piaceri del popolo. L’evoluzione del giardino pubblico in Europa dalle origini al XX secolo,
Zanichelli, Bologna 1993, pag. 329.
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giardino pensile di Maine Montparnasse, con Christine Schnitzler, ottengono il primo premio
e l’incarico per la progettazione esecutiva dell’opera, da una giuria composta da
rappresentanti del Dipartimento di Disegno Urbano e dalla Amministrazione dei Parcs et
jardins della Ville de Paris, oltre che da funzionari della società ferroviaria francese SNCF.
La realizzazione del Jardin Atlantique 4 avviene tra il 1992 ed il 1994, con numerose
difficoltà burocratiche, logistiche e costruttive, legate principalmente alle peculiarità
dell’area di intervento, collocata ad una altezza di diciotto metri sopra le voies della Stazione
di Montparnasse, sulla copertura di un garage da settecento posti auto.
Figura 1. Il Jardin Atlantique. Planimetria.
4 La denominazione “Atlantique” deriva dal principale tema ispiratore del Concorso di progettazione per il parco
pensile di Montparnasse: l’Oceano Atlantico, legato alle destinazioni dei TGV in partenza dalla stazione per la
costa atlantica.
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Figura 2. Jardin Atlantique: la passerella pedonale all’ingresso del parco.
In seguito i due progettisti, raggiunta una buona notorietà a livello nazionale ed
internazionale, proseguiranno l’attività professionale con percorsi autonomi. François Brun
partecipa alla riqualificazione di siti naturali degradati, come le sponde fluviali a Montesson
e Melun e si occupa della sistemazione paesaggistica dei nuclei di alloggi sociali e del Plan
paysager per la Comunità Urbana di Cherbourg. Michel Péna con Christine Schnitzler lavora
tra l’altro, nella sistemazione degli spazi pubblici di Lione, per il centro storico di
Chatellerault e per il parco Pubblico di Croissy, lungo la Senna 5 .
IL CONTESTO
Nei settori nord del XIV e del XV arrondissements di Parigi, tra il 1958 ed il 1973 viene
intrapresa una imponente operazione immobiliare denominata Maine Montparnasse,
concepita per ingrandire e riqualificare l’intera area della Gare Montparnasse, dotandola di
moderni immobili destinati a bureaux e ad abitazioni. La stazione ferroviaria ottocentesca
viene demolita e la nuova stazione ricostruita 6 più a sud, creando spazio per il grattacielo
della Tour Montparnasse, un centro commerciale ed una serie di edifici di servizio.
All’inizio dell’operazione i due enti promotori dell’intervento, la società ferroviaria francese
SNCF e la Ville de Paris si erano formalmente impegnati a fornire un ampio spazio di verde
pensile destinato alla fruizione degli abitanti del quartiere e degli occupanti degli edifici
amministrativi.
Al termine dei lavori, la promessa non era tuttavia stata ancora mantenuta, adducendo
impedimenti di ordine tecnico e finanziario e creando un forte scontento nella popolazione
interessata e negli utenti dell’area.
5 Vedi MARIELLE HUCLIEZ, op.cit., 1998, pag.123 e MARYLIN CLEMENS, A gift from the sea, “ Landscape
architecture”, 1995, pag. 69.
6 Il nuovo edificio, realizzato alla fine degli anni Cinquanta, è una stazione di testa, circondata su tre lati da
imponenti edifici ‘a lama’ destinati ad uffici e abitazioni.
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Alla metà degli anni Ottanta, la programmazione della ristrutturazione della stazione
esistente a Montparnasse per ospitare un terminal per il TGV (Train Grande Vitesse)
Atlantique, diretto verso la costa Atlantica 7 , crea l’occasione per la risoluzione di un duplice
problema: l’inserimento di una moderna ed indispensabile attrezzatura ferroviaria e la
realizzazione di un’area verde di pregio, destinata agli abitanti della zona, ai pendolari ed ai
viaggiatori occasionali.
Il Jardin Atlantique si trova sospeso ad una altezza di diciotto metri sulle rotaie della nuova
stazione di Montparnasse, e viene concepito come uno spazio di attesa e ricreazione per
donare ai passeggeri diretti verso l’Atlantico, un avant-goût d’Ocean. 8
L’area su cui sorge il giardino è di forma rettangolare, misura circa 34.200 mq ed è
circondata sui quattro lati dalle facciate uniformi di edifici di altezza notevole che
impediscono totalmente la vista del paesaggio urbano circostante, con un singolare effetto di
straniamento, creando una sorta di hortus conclusus contemporaneo, isolato dai disturbi
visuali e percettivi dell’ambiente cittadino.
LE MATRICI STORICHE
Il primitivo archetipo che ha condizionato ogni successiva rappresentazione di giardino
pensile risale evidentemente alle celebri sistemazioni terrazzate di Babilonia. Nelle
narrazioni degli autori antichi ricorre l’interesse per i materiali e le tecniche costruttive ed
idrauliche che avevano permesso la costruzione di un tale prodigio dell’architettura, ma
anche una particolare attenzione per l’idea di giardino che esse interpretavano.
Figura 3.I giardini di Babilonia secondo la ricostruzione di Robert Koldewey (1913).
7 L’edificio della stazione di Montparnasse è stato trasformato nel 1989, su progetto di Jean Marie Duthilleul, con
la ridefinizione delle gallerie per i treni e degli spazi per i viaggiatori. Il fascio dei binari è stato coperto
superiormente mediante una piastra realizzata con una struttura di cemento precompresso che alloggia un
parcheggio coperto da settecento posti ed ospita superiormente il Jardin atlantique.
8 Mairie de Paris, Parcs et jardins de Paris, Edition Rustica, Paris 2001, pag. 222.
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Nella descrizione riportata nelle sue Bibliotecae ad esempio, Diodoro Siculo riferisce
minuziosamente il sistema costruttivo che ha consentito la realizzazione della struttura, e al
tempo stesso descrive con acutezza la funzione rappresentativa e simbolica rivestita dai
giardini babilonesi: “Eravi ancora presso la rocca un giardino, come chiamasi pensile, il
quale fu costruito non da Semiramide, ma da un certo re assiro, nei tempi susseguenti, in
grazia di una sua donna, la quale essendo, come dicono, originaria della Persia, e
desiderando i suoi pascoli sulle montagne, chiese al re di riprodurre le caratteristiche del
paesaggio persiano, proprio con l’architettura dei giardini [...]. Il tetto, al di sopra di queste
travi, era costituito da uno spesso strato di canne impiastrate di molto bitume, poi un doppio
strato di mattoni cotti legati con gesso e come terzo strato un rivestimento di piombo, perché
l’umidità della terra fertile non penetrasse in profondità. Sopra tutto ciò era sistemata la terra
in misura sufficiente alle radici degli alberi più grandi.
Sulla superficie appiattita venivano collocate piante di diverse specie, che riuscivano
davvero ad incantare chi le osservava per la loro grandezza o comunque per il loro fascino.” 9
I giardini di Babilonia 10 , nelle descrizioni attinte dal mito e dalla storiografia
classica 11 costituiscono la matrice storica e culturale che ha generato ed accompagnato
attraverso i secoli le diverse interpretazioni del tema degli spazi verdi pensili, dai giardini
terrazzati rinascimentali e barocchi, come ad esempio le sistemazioni di Isola Bella sul Lago
Maggiore 12 o l’Orangerie del Castello di Versailles 13 , fino alle realizzazioni paesaggistiche
moderne e contemporanee 14 come la terrazza del Roseto di Pietro Porcinai 15 o il toit Jardin
creato da Kahtryn Gustafson a Rueil-Malmaison 16 .
In particolare il Jardin Atlantique è stato accostato dalla critica alle sistemazioni babilonesi,
non soltanto per la struttura pensile e le tecniche costruttive 17 , ma anche per la sua specifica
funzione di macchina evocativa di un altro paesaggio, distante e sognato: le selve sulle
9 DIODORUS SICULUS, Bibliotecae, II, 10, ripreso da LUIGI ZANGHERI, Storia del giardino e del paesaggio. Il verde
nella cultura occidentale, Leo S.Olshki, Firenze 2003, pagg. 299-300.
10 Sui giardini di Babilonia vedi PIERRE GRIMAL, L’arte dei giardini, Ripostes, Salerno-Roma 1987, pagg. 15-18
e, per un’ottima sintesi dei contributi critici e storiografici, LUIGI ZANGHERI, Il giardino pensile di Babilonia, in
LUIGI ZANGHERI, op.cit., pagg. 299-308.
11 In particolare vedi le estese descrizioni dei Giardini pensili riportate nella Bibliotecae di Diodoro Siculo (II,
10), nella Geographia di Strabone (XVI,7), nelle Storie di Alessandro di Quinto Curzio Rufo (V, 34-35) e nelle
Antichità Giudaiche di Giuseppe Flavio Ebreo (V,11), citate da LUIGI ZANGHERI, op.cit., pagg. 299-302.
12 Realizzati tra gli anni Trenta e gli anni Settanta del Seicento, per volere di Carlo III Borromeo e del figlio
Vitaliano IV, i giardini di Isola Bella sono concepiti come un complesso sistema terrazzato di giardini pensili,
progettato inizialmente da Angelo Crivelli ed in seguito da Carlo Fontana, come ornamento della residenza estiva
dei Borromeo su una piccola isola del Lago Maggiore. Cf. MARIELLA ZOPPI, Storia del giardino europeo, Laterza,
Roma-Bari 1995, pag. 91.
13 Vedi MARIA ELISABETTA MATTEUCCI, GIOVANNI SANESI, PAOLA SPAGNOLI, Progettare con il verde. Manuale di
progettazione del verde e dei vuoti urbani. 5 I giardini pensili, Editrice Alinea Firenze 1994, in particolare il
capitolo Uno, Giardini pensili dal passato al presente, pagg. 11-14.
14 Come sostiene John Dixon Hunt: ”The Babylonian garden are quoted by later designers, whether is it the
hanging gardens of the Trump Tower on Fifth Avenue in New york or the wonderful fantasy of the Jardin
Atlantique created above the departure and arrival platforms of the Gare Montparnasse in Paris” (JOHN DIXON
HUNT, Greater perfections, the practice of garden theory, Thames and Hudson, London, 2000, pag. 77).
15 Per il giardino di Villa Roseto di proprietà della famiglia Benelli sulle colline a sud di Firenze, Pietro Porcinai
realizza tra il 1960 ed il 1965, uno dei suoi progetti più maturi e raffinati. L’idea centrale che dà forma al giardino
è la creazione di una terrazza pensile proiettata verso il paesaggio circostante e disegnata come un moderno
giardino formale, tutto declinato su ripetute variazioni della forma circolare. Vedi MILENA MATTEINI, Porcinai,
architetto del Giardino e del paesaggio, Electa, Milano 2004, pagg. 138-139, BIAGIO GUCCIONE in MARIACHIARA
POZZANA (a cura di), I giardini del XX secolo, l’opera di Pietro Porcinai, Alinea, Firenze 1998., pag.107 e
ARCHIVIO PORCINAI, Fiesole, Disegni, Benelli/Il Roseto.
16 Si tratta di un giardino pensile realizzato dalla Gustafson per la sede della Shell Petroleum nel 1991.
Sull’argomento vedi LEAH LEVY, Kahtryn Gustafson: Sculpting the land, Spacemaker Press, Washington D.C.
2002.
17 Anche nel Jardin Atlantique lo spessore dei piliers di sostegno è stato utilizzato per l’inserimento degli alberi di
maggiori dimensioni, così come riportato nelle descrizioni gli autori classici a proposito dei giardini di Babilonia:
“I pilastri, vuoti all’interno, sono riempiti di terra, in modo che grandissimi alberi possono mettere le loro
radici(...)” dalla Geographia di Strabone (XVI,7) in LUIGI ZANGHERI, op.cit, pag.300.
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montagne persiane nel caso dei giardini di Babilonia e la costa atlantica con le sue scogliere
ed i continui movimenti delle maree nel caso del giardino di Montparnasse.
Così ne interpreta con acutezza la funzione rappresentativa John Dixon Hunt: “Since the
latter so literally repeat and recall the Babylonian achievement, hung as they are across the
railroad void below, part of their effect and meaning is to represent our mental or mythic
idea of gardens. They do this at the same time that they participate in the more specific
representational exercise, similar to the Babylonian original, of representing a distant
landscape, in this case the Atlantic coasts with its cliffs, waves, weather, boardwalks and
seaside fun and games.” 18
IL PROGETTO: DISEGNO, MATERIALI E METODOLOGIA
La creazione di un giardino pensile comporta sempre la risoluzione di una serie complessa
ed integrata di problemi tecnici 19 . In questo caso la collocazione del giardino sulla copertura
di una imponente struttura ferroviaria e di un parcheggio coperto da settecento posti impone
ulteriori vincoli in fase di progettazione, come l’inserimento obbligatorio di elementi
funzionali quali bocche di lupo, aperture per l’aereazione e l’illuminazione degli ambienti
sottostanti e camini di scarico per i fumi.
Figura 4. Jardin Atlantique: particolare delle associazioni vegetali tematiche.
18 JOHN DIXON HUNT, op. cit., 2000, pag. 77. E ancora: “The Jardin Atlantique, already discussed as a modern
counterpart to the Hanging Gardens of Babylon, plays wonderful representational games that draw attention to
themselves, to the mental idea or fiction of a garden, and to the more distant actualities of the Brittany seaside,
which passengers reach on trains that depart from the railway station beneath.” JOHN DIXON HUNT, op. cit., 2000,
pag. 107.
19 Sulla problematica del verde pensile vedi ad esempio il già citato MARIA ELISABETTA MATTEUCCI, GIOVANNI
SANESI, PAOLA SPAGNOLI, Progettare con il verde. Manuale di progettazione del verde e dei vuoti urbani. 5 I
giardini pensili, Editrice Alinea, Firenze 1994.
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La scelta progettuale di François Brun e Michel Péna nel disegno del giardino di
Montparnasse è stata quella di sottolineare o sfumare, senza nasconderli, i segni dei volumi
tecnici necessari al funzionamento di questa grande e complessa machine, sospesa su una
struttura in travi e pilastri di cemento armato precompresso.
La mappatura di tutti gli elementi di servizio necessari al funzionamento del giardino e degli
ambienti sottostanti, è leggibile in filigrana nel lay-out del progetto e nelle immagini
complessive dello spazio verde, visibili dai punti panoramici privilegiati.
Particolari attenzioni colturali si sono rese necessarie per l’inserimento sul toit-jardin delle
piante arboree di grandi dimensioni, messe a dimora in corrispondenza dei pilastri della
struttura sottostante, secondo la tradizione dei giardini babilonesi, 20 oppure circondate da una
struttura di seduta utilizzata per il contenimento del terreno necessario.
Un sottile gioco di rimandi simbolici ed iconografici è calibrato con eleganza nel progetto
del Jardin Atlantique che assembla raffinate citazioni storiche con l’evocazione ripetuta del
tema dell’Oceano e delle coste atlantiche, in tutte le sue declinazioni.
La planimetria rettangolare del giardino è suddivisa in tre settori, riconoscibili formalmente e
corrispondenti, nelle intenzioni dei progettisti, all’evocazione di atmosfere e stati d’animo
diversi: il giardino paesaggistico, il giardino classico e l’area destinata a sport et loisirs.
Il giardino paesaggistico, sul lato est del parco, che evoca la tradizione del giardino
romantico sette e ottocentesco, è caratterizzato da percorsi tortuosi che si snodano in un
ambiente ombreggiato, contraddistinto dalla presenza di associazioni di specie sciafile come
Myrtus, Hebe, Hosta e Digitalis in varietà, Taxus baccata, Buxus sempervirens e collezioni
di acidofile, tra cui felci, eriche, rododendri e gardenie.
Le parti più soleggiate ospitano invece varie specie di Pinus, alberature a foglia glauca come
pioppi e salici in varietà diverse, collezioni di aromatiche e di rampicanti a foglia caduca
come Jasminum officinalis e Jasminum nudiflorum e una serie di arbusti e perenni con
fioriture blu, azzurre ed argento come Ceanothus thyrsiflorus repens, Ceanothus arboreus,
Teucrium e Lavandula in varietà.
Figura 5. Jardin Atlantique: una delle passerelle pedonali che attraversano il giardino.
20 Vedi qui, nota 17.
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Come è d’obbligo nella tradizione del giardino romantico che gli autori intendono richiamare
alla memoria nel settore orientale del giardino, quest’area ospita due fabriques, il Padiglione
delle Onde blu ed il Padiglione delle Rocce rosa, realizzati rispettivamente in marmo blu di
Macauba del Brasile e granito rosa di Perros-Guirec in Bretagna, in una esplicita citazione
dei paesi che si affacciano sui due lati dell’Oceano. Si tratta di una raffinata trasposizione in
chiave contemporanea delle fabriques dei parchi paesaggistici, destinate ad evocare nel
visitatore, il fascino di culture lontane e di paesaggi esotici 21 .
Le zone più ombrose del parco sono illuminate attraverso i sei alberi maestri, sculture
specchianti di Bernard Viè, concepite per attrarre e rifrangere i raggi del sole, così come il
Bassin de Miroitements che costituisce una superficie riflettente che rischiara l’ambiente del
sottobosco.
La parte orientale del giardino è caratterizzata anche dalla presenza di una serie di zone
tematiche, vere e proprie stanze vegetali che portano nomi poetici ispirati ai temi
dell’Oceano, come la Salle des Rivages, la Salle du Silence, la Salle des humidités, la Salle
des Roches. In una di esse, ornata da una parete con mosaici di faïences sui toni del blu, con
una tecnica simile a quella utilizzata nelle realizzazioni del Parco Guell 22 o nelle superfici
colorate delle ciclopiche strutture di Niki De Saint Phalle nel Giardino dei Tarocchi 23 , sono
ospitate la riproduzione lignea di un veliero ed una vasca di sabbia destinate ai giochi dei
bambini.
Il grande spazio centrale del Jardin Atlantique è invece declinato secondo le regole del
giardino classico formale di tradizione francese ed è attraversato da un ampio viale rettilineo
che costituisce anche la via d’accesso per i mezzi di sicurezza e di soccorso.
Il centro, geometrico e ideale, del giardino è costituito dalla Île des Hesperides 24 o isola
metereologica, una struttura dedicata al tema della variabilità del tempo e dei cieli, dotata di
anemometro, pluviometro e termometro. Alla base dell’isola, si trova una fontana-scultura di
Jean Max Llorca, pavimentata con lastre in alluminio, forate secondo un disegno di matrici
diverse, con un sistema idraulico che produce una variazione continua degli effetti: l’acqua
sgorga, zampilla, schiumeggia, gorgoglia e si ritrae, come nelle mutevoli oscillazioni delle
maree oceaniche.
L’allée delle Metamorfosi, il viale che struttura la parte centrale del giardino, simboleggia il
confine tra le due coste che si affacciano sull’Oceano Atlantico, allineando sulla destra
specie arboree di origine europea, e sulla sinistra specie provenienti dal continente
21 Sull’interpretazione delle fabriques nel giardino paesistico, così Monique Mosser “Al di là della loro poesia
intrinseca si deve insistere sul ruolo propriamente culturale di tali edifici. Che si tratti di un antico tholos, di un
ponte cinese o di un torrione gotico, essi vengono percepiti come oggetti emblematici, evocatori di una contrada
lontana o di un’epoca passata. Sono i segni di un nuovo alfabeto architettonico e tessono il racconto di quei
giardini così intimamente legati alla letteratura. In quanto elementi costitutivi di questi microcosmi paesaggistici,
si comprende il desiderio di farne collezione, di accumularli di associarli sapientemente per il piacere dello spirito
e l’abbellimento della passeggiata. Il giardino diventa enciclopedia: percorrendolo si sfogliano diversi capitoli del
libro del mondo.” (MONIQUE MOSSER, Le architetture paradossali, ovvero piccolo Trattato sulle Fabriques in
MONIQUE MOSSER, GEORGE TEYSSOT, (a cura di), L’architettura dei giardini d’Occidente, Electa, Milano 1990, pag.
259).
22 Il parco Guëll, realizzato a Barcellona da Antoni Gaudì (Tarragona 1852-Barcellona 1926) tra il 1900 ed il
1914, costituisce l’efficace concretizzazione di un paesaggio fantastico ed onirico: l’architetto catalano disegna
per Eusebio Guëll, suo mecenate, una garden city di venti ettari, immersa nel verde ed arricchita da strutture ed
elementi decorativi sviluppati dal suo genio visionario. Sulla figura di Gaudì, vedi PHILIPPE THIEBAUT, Gaudì,
batisseur visionnaire, Gallimard, Paris 2001 e sul Parco Guell, IGNASI DEL SOLÀ MORALES, Il parco Guell a
Barcellona in MONIQUE MOSSER, GEORGE TEYSSOT (a cura di), op.cit., pagg. 434-437.
23 La scultrice Niki De Saint Phalle, tra il 1979 ed il 1996 realizza a Garavicchio, presso Capalbio, in Maremma,
un parco ispirato agli Arcani Maggiori dei Tarocchi: ciclopiche figure realizzate in calcestruzzo armato e rivestite
con mosaici di faiences immerse nel verde della macchia mediterranea. Su Niki De Saint Phalle e il Giardino dei
Tarocchi, vedi NIKI DE SAINT PHALLE, Il giardino dei Tarocchi, Edizioni Benteli, Berna 1997.
24 Così denominata dallo splendido e irraggiungibile giardino del mito, posto ai confini della terra che orientava i
sogni dei naviganti. Sulle relazioni tra il mito delle Esperidi ed il tema del giardino vedi MASSIMO VENTURI
FERRIOLO, Le Esperidi dal canto soave in ALESSANDRO TAGLIOLINI, MARGHERITA AZZI VISENTINI (a cura di), Il
giardino delle Esperidi. Gli agrumi nella storia, nella letteratura e nell’arte, Atti del V Colloquio internazionale
di Pietrasanta, Edifir, Firenze 1996, pagg. 11-18.
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americano. Il criterio con cui le alberature vengono ordinate in filare favorisce il confronto di
specie simili, ma provenienti dalle sponde opposte dell’Oceano, come l’americano Acer
saccharinum con il nostrale Acer pseudoplatanus, Tilia americana ‘Nova’ con Tilia cordata,
Quercus rubra con Quercus robur, Cupressus arizonica e Cupressus sempervirens.
In questo modo, attraverso la giustapposizione di alberature affini e l’utilizzo mirato della
simbologia vegetale, i progettisti sottolineano come l’Oceano favorisca al tempo stesso
affinità e differenze, vicinanza e lontananze, in un continuo ed alterno movimento di
scambio e separazione tra Europa ed Americhe.
La parte ovest del giardino infine, dedicata allo svolgimento di attività sportive e al tempo
libero, è calibrata sulla ripetizione del modulo rettangolare dei cinque campi da tennis,
realizzati con una pavimentazione di colore blu, in un’ennesima esplicita citazione del tema
marino, ripreso anche dalla struttura in legno per sunbathers e dai percorsi ondulati che
disegnano la superficie del prato.
Il motivo delle onde dell’Atlantico, evocato dalle lievi ondulazioni del terreno, modulate in
realtà per l’equilibrio dei carichi sul solaio, si ripete anche nel disegno delle sedute, delle
pavimentazioni 25 e delle recinzioni, così come nelle superfici glauche costruite attraverso
l’uso di graminacee ed erbacee perenni a foglia azzurra o argentata, ondeggianti con il
vento. 26
Una serie di percorsi trasversali, sospesi su passerelle in legno ed acciaio che attraversano lo
spazio ad altezze diverse, consente al visitatore una percezione complessa e variata del
giardino, con uno sguardo d’insieme che ne evidenzia forme e funzioni, svelando con
chiarezza il disegno complessivo e sottolineandone l’unitarietà.
* Dottorato di Ricerca in Progettazione paesistica, Università di Firenze.
25 I motivi ornamentali a forma di onde riportati sull’asfalto richiamano direttamente, su scala diversa, quelli
disegnati da Roberto Burle Marx nell’ampliamento della Avenida Atlantica a Rio de Janeiro, realizzata nel 1970
con Haru Yoshi Ono e Josè Tabacow. Vedi GIULIO G. RIZZO, (a cura di ), Roberto Burle Marx. Il giardino del
Novecento, Cantini, Firenze 1992, pagg. 113-115.
26 Vedi in particolare le estese superfici di Lavandula angustifolia e di Festuca in varietà a foglia glauca,
sistemate ai due ingressi del Parco.
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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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RIFERIMENTI ICONOGRAFICI
Figura 1: Immagine tratta da ANNA FURLANI PEDOJA, Il Jardin atlantique a Parigi,
“Architettura del Paesaggio”, 7, 2001, pag. 31.
Figura 2, 4, 5: Fotografie di Tessa Matteini.
Figura 3: Immagine tratta da ZOPPI MARIELLA, Storia del giardino europeo, Laterza
Roma Bari 1995, pag. 11.
Testo acquisito dalla redazione della rivista nel mese di dicembre 2003.
© Copyright dell’autore. Ne è consentito l’uso purché sia correttamente citata la fonte.
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