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fabrizio de andré

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[IL PERSONAGGIO]<br />

DI EUGENIO ARCIDIACONO - PHOTO VISION<br />

IL MIO AMICO<br />

FABRIZIO DE ANDRÉ<br />

Nina, protagonista di una <strong>de</strong>lle canzoni di De André,<br />

era la sua compagna di giochi. Ecco i suoi ricordi<br />

la guerra, le bombe ca<strong>de</strong>vano<br />

sulle case e c’erano una<br />

C’era<br />

bambina e un bambino che si<br />

volevano bene. Lei si chiama Nina Manfieri<br />

e vive ancora lì, a Revignano d’Asti. Lui si<br />

chiamava Fabrizio De André e apparteneva<br />

a una <strong>de</strong>lle famiglie più in vista di Genova. Il<br />

papà era stato vicesindaco e dirigente <strong>de</strong>ll’Eridania<br />

e aveva <strong>de</strong>ciso di portarlo lì, dove<br />

vivevano le nonne Rita e Margherita, insieme<br />

a Mauro, il fratello maggiore, perché pensava<br />

che quello fosse un posto più sicuro. Fabrizio,<br />

a parte Mauro, non aveva nessuno<br />

con cui giocare. C’era solo lei, Nina, che viveva<br />

nella casa accanto alla sua. Erano nati tutti<br />

e due nel 1940: lui a febbraio, lei a marzo.<br />

Fabrizio era sempre ben curato, aveva bei vestiti,<br />

pren<strong>de</strong>va lezioni di violino. Lei invece<br />

era figlia di contadini, ma non si sentì mai intimorita<br />

da quel bambino così bello che arrivava<br />

dalla città e che tutti chiamavano Bicio.<br />

Lui ricambiò da subito la simpatia verso<br />

quella bambina sempre scalza. Nel cortile<br />

<strong>de</strong>lla casa c’era un’altalena e lì vicino il mezzadro<br />

succhiava il miele dai favi <strong>de</strong>lle api.<br />

Fabrizio si divertiva a spingere Nina su<br />

quell’altalena sempre più in alto, mentre<br />

osservava affascinato il lavoro minuzioso<br />

<strong>de</strong>l mezzadro. Cinquant’anni dopo, il ricordo<br />

di quei pomeriggi divenne una canzone,<br />

Ho visto Nina volare, incisa nell’ultimo disco<br />

di Fabrizio De André, Anime salve:<br />

«Mastica e sputa, da una parte il miele, mastica<br />

e sputa dall’altra la cera. Mastica e sputa,<br />

prima che venga neve. Ho visto Nina volare,<br />

fra le cor<strong>de</strong> di un’altalena, un giorno la<br />

pren<strong>de</strong>rò come fa il vento alla schiena...».<br />

«L’ho sentita la prima volta in televisione.<br />

C’era il vi<strong>de</strong>o di una bambina che si dondolava<br />

con l’altalena. È stata un’emozione fortissima»,<br />

ricorda Nina: «Mai mi sarei aspettata<br />

che Bicio scrivesse una canzone su di<br />

me. Era tanto tempo che non ci ve<strong>de</strong>vamo».<br />

Ma Fabrizio non aveva mai dimenticato<br />

quegli anni passati insieme. «Arrivò qui<br />

che aveva solo due anni. Erano tempi duri,<br />

ma noi e i De André eravamo un’unica<br />

famiglia. Non ci hanno mai fatto pesare di<br />

essere ricchi, anzi. Ci offrivano sempre cose<br />

buone che noi non avevamo mai visto: le<br />

<br />

Nella foto: Nina Manfieri<br />

nella sua casa<br />

di Revignano d’Asti<br />

57<br />

CLUB3 APRILE 2006


[IL PERSONAGGIO]<br />

“<br />

Una volta si arrabbiò<br />

così tanto che mi<br />

morse una gamba.<br />

Quando mi vi<strong>de</strong> così<br />

conciata, suo padre<br />

si arrabbiò tantissimo<br />

”<br />

<br />

banane, il cioccolato». I due fratelli De André<br />

erano molto diversi tra loro: Mauro,<br />

che poi diventerà un affermato avvocato,<br />

passava tutte le giornate chino sui libri. Fabrizio,<br />

invece, appena poteva andava a caccia<br />

con il mezzadro o correva da Nina.<br />

«Giocavamo a rincorrerci nei prati, andavamo<br />

anche a funghi e<br />

poi c’era l’altalena. Mio<br />

nonno ne aveva costruita<br />

una per me con una corda<br />

e un pezzo di legno. La<br />

sua invece aveva <strong>de</strong>lle belle<br />

funi rosse e un sedile così<br />

comodo...».<br />

Fabrizio e Nina crescevano<br />

sereni, a dispetto <strong>de</strong>ll’orrore<br />

che li circondava. «Un<br />

giorno eravamo in un prato»,<br />

ricorda Nina, «io, mia madre e Bicio. All’improvviso<br />

abbiamo visto <strong>de</strong>gli aerei passare<br />

sopra le nostre teste e sganciare le<br />

bombe. Ci siamo buttati subito a terra e siamo<br />

rimasti a lungo insieme, abbracciati.<br />

Un’altra volta i cacciabombardieri sono passati<br />

bassissimi proprio sopra il cortile <strong>de</strong>lla<br />

casa di Fabrizio. Lo spostamento d’aria fu<br />

così forte che lui cad<strong>de</strong> a terra e perse i sensi.<br />

La nonna, allora, per farlo rinvenire gli die<strong>de</strong><br />

un sorso di cognac».<br />

Quando non c’erano le<br />

bombe, c’erano i nazisti<br />

e fascisti a tormentare<br />

le vite <strong>de</strong>lle famiglie di<br />

Fabrizio e Nina: «Quasi<br />

ogni giorno venivano<br />

i te<strong>de</strong>schi a ve<strong>de</strong>re<br />

se tenevamo nascosti<br />

<strong>de</strong>i partigiani. Poi<br />

c’erano i fascisti <strong>de</strong>lla<br />

Brigata Muti: cercavano<br />

qualcosa da mangiare, minacciavano<br />

di pren<strong>de</strong>re tutte le nostre mucche<br />

e la notte andavano nelle case dove vivevano<br />

donne sole per abusare di loro». Un<br />

giorno una di queste squadracce bussò alla<br />

Era un sabato pomeriggio, ho sentito i cani abbaiare.<br />

porta <strong>de</strong>lla casa di Bicio. Lui si era nascosto<br />

con le nonne e loro, per farli uscire, tirarono<br />

una bomba a mano. Urlavano che volevano<br />

le galline. Una <strong>de</strong>lle nonne uscì e<br />

per vendicarsi <strong>de</strong>llo spavento die<strong>de</strong> loro<br />

una chioccia, perché sapeva che quando<br />

una gallina sta covando, la sua carne non è<br />

buona da mangiare.<br />

Gli anni passarono e la guerra finalmente<br />

finì. «Un giorno, improvvisamente, tornò<br />

a casa uno zio di Bicio. Si chiamava Francesco<br />

ed era stato prigioniero in Russia.<br />

Quando Bicio scrisse La guerra di Piero forse<br />

si ispirò ai suoi racconti». Intanto l’amicizia<br />

fra Fabrizio e Nina diventava sempre<br />

più forte, anche se a volte, a causa <strong>de</strong>l carattere<br />

aggressivo di Bicio i due litigavano furiosamente.<br />

«Una volta si arrabbiò così tanto<br />

che mi morse una gamba. Mi fece così<br />

male che mia madre fu costretta a fasciarmela.<br />

Quando arrivò suo padre e mi vi<strong>de</strong> così<br />

conciata, si arrabbiò moltissimo». Ma Fabrizio,<br />

fin da piccolo, sapeva anche dire parole<br />

di gran<strong>de</strong> tenerezza: «Nina, se mi fai arrabbiare<br />

di nuovo, giuro che non ti sposo più».<br />

E invece... Il primo distacco avvenne<br />

quando lui si trasferì a Genova per frequentare<br />

le scuole elementari. Tornava nella casa<br />

di Revignano solo d’estate. «L’ho rivisto<br />

qualche anno dopo quando avevamo già<br />

14 anni. Era venuto a trovare la nonna paterna.<br />

Ci incontrammo nel prato, scambiammo<br />

qualche parola e poi lui se andò».<br />

Da allora, più nulla fino al 1997. «Era un sabato<br />

pomeriggio, ero seduta fuori a tagliare<br />

i peperoni, quando ho sentito i cani abbaiare.<br />

Era lui. Ci siamo abbracciati stretti<br />

per un tempo infinito. Ha voluto rive<strong>de</strong>re<br />

i posti dove andavamo a giocare insieme.<br />

Mi ha promesso che sarebbe ritornato con<br />

la moglie Dori e con i figli. Purtroppo non<br />

ce l’ha fatta». L’altalena di Fabrizio e Nina<br />

non c’è più. A ricordare quegli anni di guerra<br />

è rimasta la vecchia fontana dove due<br />

bambini si fermavano a bere, prima di ripren<strong>de</strong>re<br />

a giocare felici.<br />

<br />

Era Fabrizio, voleva rive<strong>de</strong>re i posti dove giocavamo<br />

Qui sopra: due foto di Nina Manfieri e Fabrizio De André,<br />

scattate negli anni Quaranta a Revignano d’Asti.<br />

A <strong>de</strong>stra: la Manfieri oggi. In alto: la targa posta per<br />

iniziativa <strong>de</strong>lla Maiferi sulla casa dove vissero i De André<br />

58<br />

APRILE 2006<br />

CLUB3

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