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Il quaderno in pdf - Diocesi di Roma

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L'ESERCIZIO DELLA MINISTERIALITÀ DEL DIACONO<br />

NELL’ORDINAMENTO GENERALE DEL MESSALE ROMANO 1<br />

ENZO PETROLINO*<br />

Premessa<br />

Nel mese <strong>di</strong> luglio dell’anno giubilare 2000 è stata resa pubblica la<br />

nuova redazione dell’Ord<strong>in</strong>amento Generale del Messale <strong>Roma</strong>no (OGMR)<br />

con cui si aprirà l’e<strong>di</strong>tio tertia del Messale <strong>Roma</strong>no 2 .<br />

Come si presenta il nuovo testo dell’Ord<strong>in</strong>amento? È chiaro che la<br />

domanda comporta un certo impegno analitico. Un documento <strong>di</strong> questo<br />

genere richiede uno stu<strong>di</strong>o attento, un confronto m<strong>in</strong>uzioso con il precedente<br />

testo ed uno sguardo d’<strong>in</strong>sieme che permetta <strong>di</strong> cogliere la “mens” sottesa a<br />

questa nuova redazione.<br />

La pubblicazione del testo dell’OGMR giunge a term<strong>in</strong>e <strong>di</strong> un lavoro<br />

che era <strong>in</strong>iziato alcuni anni fa, nella primavera del 1991.<br />

A trent’anni dall’e<strong>di</strong>tio typica del Messale <strong>Roma</strong>no postconciliare,<br />

possiamo <strong>di</strong>re che una celebrazione liturgica bene organizzata e svolta si<br />

rivela come un fatto piuttosto complesso, perché implica l’<strong>in</strong>tervento attivo <strong>di</strong><br />

più persone.<br />

È compito <strong>di</strong> tutti costoro <strong>di</strong> dare il proprio contributo <strong>in</strong> vista <strong>di</strong> una<br />

celebrazione autentica e fruttuosa per ciascuna comunità. L’OGMR cerca <strong>di</strong><br />

muoversi proprio entro questa ottica: offrire uno schema celebrativo chiaro e<br />

lasciare un legittimo spazio <strong>di</strong> adattamento alle circostanze.<br />

Oltre all’arricchimento dell’eucologia, una particolare cura è data agli<br />

elementi ecclesiologici della celebrazione, soprattutto nella valorizzazione <strong>di</strong><br />

tutti i m<strong>in</strong>isteri (ord<strong>in</strong>ati, istituiti e <strong>di</strong> fatto) e nella partecipazione attiva e<br />

appropriata dell’assemblea 3 .<br />

Attraverso una lettura delle Premesse alla terza e<strong>di</strong>zione del Messale<br />

<strong>Roma</strong>no, è <strong>in</strong>teressante vedere quale servizio m<strong>in</strong>isteriale del <strong>di</strong>acono nella<br />

liturgia ne scaturisce.<br />

La m<strong>in</strong>isterialità del <strong>di</strong>acono<br />

Prima <strong>di</strong> trattare dettagliatamente <strong>di</strong> come il Messale <strong>Roma</strong>no così<br />

rivisitato <strong>in</strong>fluenzerà il nostro modo <strong>di</strong> celebrare, la liturgia <strong>in</strong> generale ed il<br />

m<strong>in</strong>istero liturgico del <strong>di</strong>acono <strong>in</strong> particolare, vorrei riflettere brevemente su<br />

chi è il <strong>di</strong>acono nella liturgia. Perché è solo quando sappiamo chi siamo che<br />

possiamo avere sicurezza <strong>di</strong> cosa <strong>in</strong> realtà dobbiamo essere.<br />

<strong>Il</strong> <strong>di</strong>acono e la celebrazione dell’Eucaristia<br />

Come le sue e<strong>di</strong>zioni precedenti, la nuova e<strong>di</strong>zione del Messale<br />

<strong>Roma</strong>no riecheggia i Padri Conciliari, che ritennero normativa la celebrazione<br />

1 <strong>Il</strong> Giovedì Santo dell’anno 2000, Papa Giovanni Paolo II approvò la Terza E<strong>di</strong>zione Tipica del Missale<br />

<strong>Roma</strong>num. Poiché la prima e<strong>di</strong>zione del Messale <strong>Roma</strong>no fu pubblicata circa 30 anni fa, le <strong>di</strong>verse<br />

Conferenze Episcopali hanno tradotto e adattato il Messale <strong>Roma</strong>no secondo le <strong>in</strong><strong>di</strong>cazioni fornite dalle<br />

e<strong>di</strong>zioni del 1970 e 1975.<br />

2 Cfr. P. SORCI (a cura), Celebrare con il Messale del Vaticano II, Atti del VII Convegno liturgico-pastorale,<br />

Palermo 9-10 novembre 2001, Salvatore Sciascia E<strong>di</strong>tore, 2003<br />

3 cfr. OGMR, n. 17


eucaristica celebrata nella chiesa locale dal Vescovo circondato dai suoi<br />

presbiteri, <strong>di</strong>aconi e m<strong>in</strong>istri laici <strong>in</strong> cui il santo popolo <strong>di</strong> Dio partecipa<br />

pienamente ed attivamente, e <strong>di</strong>venta così espressione prem<strong>in</strong>ente della<br />

Chiesa 4 . Dai Padri conciliari all’ultima e<strong>di</strong>zione del Messale <strong>Roma</strong>no,<br />

dunque, il <strong>di</strong>acono assume un ruolo <strong>in</strong><strong>di</strong>spensabile e significativo dentro la<br />

celebrazione dell’Eucaristia. Due cambiamenti significativi nel nuovo<br />

Messale <strong>Roma</strong>no consolidano questo punto. Colpisce <strong>in</strong>nanzitutto che la<br />

struttura dell’Ord<strong>in</strong>amento Generale sia stata mo<strong>di</strong>ficata per descrivere solo<br />

due forme fondamentali della Messa: Messa senza il <strong>di</strong>acono 5 e Messa con il<br />

<strong>di</strong>acono 6 . Qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, mentre descrive con grande precisione i ruoli specifici che<br />

il <strong>di</strong>acono assume, il nuovo Messale enfatizza l’effetto del tutto pervasivo che<br />

questa presenza ha per rafforzare e mo<strong>di</strong>ficare la forma della celebrazione.<br />

In secondo luogo, <strong>in</strong> una sezione <strong>in</strong>teramente nuova, ci viene detto che<br />

«dopo il presbitero, il <strong>di</strong>acono ha il primo posto tra coloro che servono nella<br />

celebrazione eucaristica» 7 .<br />

Due punti andrebbero qui sottol<strong>in</strong>eati. Primo, questa concentrazione<br />

sull’importanza del ruolo del <strong>di</strong>acono non è affatto nuova: rievoca le parole <strong>di</strong><br />

Papa Paolo VI il quale, nel 1972, osservava che «a partire dal periodo<br />

apostolico il <strong>di</strong>aconato ha avuto un rango <strong>di</strong>st<strong>in</strong>tivo e superiore tra questi<br />

m<strong>in</strong>isteri ed è sempre stata tenuto <strong>in</strong> grande onore dalla Chiesa» 8 . Al<br />

riguardo, egli richiama come san Paolo esplicitamente salutava non solo i<br />

vescovi, ma anche i <strong>di</strong>aconi 9 , e descrive <strong>in</strong> dettaglio le qualifiche previste per<br />

questo importante m<strong>in</strong>istero 10 .<br />

Allo stesso modo, egli richiama il grande martire Sant’Ignazio <strong>di</strong><br />

Antiochia, che descrisse il m<strong>in</strong>istero del <strong>di</strong>acono come «lo stesso m<strong>in</strong>istero <strong>di</strong><br />

Gesù Cristo, che era con il Padre prima <strong>di</strong> tutti i tempi ed è stato manifestato<br />

nel tempo f<strong>in</strong>ale» 11 .<br />

<strong>Il</strong> riferimento del papa a sant’Ignazio può fornirci una chiave <strong>di</strong> ciò che<br />

l’Ord<strong>in</strong>amento <strong>in</strong>tende quando <strong>di</strong>ce che il <strong>di</strong>acono «ha il primo posto tra i<br />

m<strong>in</strong>istri della celebrazione eucaristica». Come, <strong>in</strong>fatti, sant’Ignazio pone<br />

sullo stesso piano il m<strong>in</strong>istero del <strong>di</strong>acono e quello <strong>di</strong> Cristo, così egli anche<br />

richiama il comando del Signore ai suoi <strong>di</strong>scepoli <strong>di</strong> amare gli altri come Egli<br />

per primo li ha amati.<br />

<strong>Il</strong> <strong>di</strong>acono è dunque chiamato ad essere il “primo” dei m<strong>in</strong>istri secondo<br />

il modello <strong>di</strong> Cristo servo. Dal Cristo ci è venuto l’<strong>in</strong>segnamento che chi<br />

vuole essere il primo deve farsi ultimo, <strong>di</strong>ventare come un bamb<strong>in</strong>o, e farsi<br />

servo <strong>di</strong> tutti; dallo stesso Cristo ci viene il monito che il <strong>di</strong>acono è “primo” <strong>di</strong><br />

4 cfr. SC, 41<br />

5 cfr. OGMR, n. 120 ss<br />

6 Ibidem, n. 171 ss<br />

7 Ibidem, n. 94<br />

8 Motu proprio Ad Pascendum<br />

9 Cfr. Fil 1,1<br />

10 Cfr. 1Tm 3, 8-13<br />

11 Lettera ai cristiani <strong>di</strong> Magnesia, La concor<strong>di</strong>a , VI,1


tutti i m<strong>in</strong>istri secondo il sacrificio della Croce; dunque, il Cristo che muore<br />

sulla croce, maledetto e oltraggiato dagli uom<strong>in</strong>i, è lo stesso che chiama il<br />

<strong>di</strong>acono ad amare gli altri come egli ha amato lui.<br />

Così, s<strong>in</strong> dall’<strong>in</strong>izio, è la def<strong>in</strong>izione <strong>di</strong> <strong>di</strong>akonia come donazione<br />

kenotica e servizio sia alla mensa del sacrificio sia a quella della carità che<br />

deve guidarci a leggere l’identità e la funzione del <strong>di</strong>acono così come essa<br />

appare nell’ultima e<strong>di</strong>zione del Messale <strong>Roma</strong>no.<br />

<strong>Il</strong> ruolo del <strong>di</strong>acono<br />

<strong>Il</strong> m<strong>in</strong>istero dei m<strong>in</strong>isteri, quello pasquale, è l’evento centrale attorno al<br />

quale si costruisce la comunità. Qu<strong>in</strong><strong>di</strong> tutti i battezzati sono chiamati a<br />

partecipare all’Eucaristia, «consapevolmente, pienamente ed attivamente» 12 ,<br />

«offrendo l’ostia immacolata non soltanto per le mani del sacerdote, ma<br />

<strong>in</strong>sieme con lui» 13 .<br />

La Presbyterorum ord<strong>in</strong>is 14 afferma che «tutti ... i m<strong>in</strong>isteri ecclesiali e<br />

le opere <strong>di</strong> apostolato sono strettamente uniti alla sacra eucaristia e ad essa<br />

ord<strong>in</strong>ati». Pertanto, la m<strong>in</strong>isterialità della Chiesa si esplica ampiamente ed <strong>in</strong><br />

modo particolare nella liturgia eucaristica, <strong>in</strong>fatti «i suoi s<strong>in</strong>goli membri …<br />

sono <strong>in</strong>teressati <strong>in</strong> <strong>di</strong>verso modo, secondo la <strong>di</strong>versità degli stati, dei compiti<br />

dell'attiva partecipazione. In questo modo il popolo cristiano, «stirpe eletta,<br />

sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato», manifesta<br />

il proprio coerente e gerarchico ord<strong>in</strong>e. Tutti perciò, sia m<strong>in</strong>istri ord<strong>in</strong>ati sia<br />

fedeli laici, esercitando il loro m<strong>in</strong>istero o ufficio, compiano solo e tutto ciò<br />

che è <strong>di</strong> loro competenza» 15 .<br />

Nell’Ord<strong>in</strong>amento Generale al Messale <strong>Roma</strong>no viene de<strong>di</strong>cata al<br />

<strong>di</strong>acono una parte abbastanza ampia. Parlando, <strong>in</strong>fatti, degli uffici e dei<br />

m<strong>in</strong>isteri dell’ord<strong>in</strong>e sacro, si <strong>di</strong>ce 16 che tra i m<strong>in</strong>istri ha il primo posto il<br />

<strong>di</strong>acono, il quale f<strong>in</strong> dagli <strong>in</strong>izi della Chiesa è stato tenuto <strong>in</strong> “grande onore” 17 .<br />

Successivamente si specificano quali sono gli uffici propri nella celebrazione<br />

eucaristica. In generale il <strong>di</strong>acono deve:<br />

- annunciare il Vangelo;<br />

- pre<strong>di</strong>care, talvolta, la parola <strong>di</strong> Dio;<br />

- proporre ai fedeli le <strong>in</strong>tenzioni della preghiera universale;<br />

- servire ed aiutare il sacerdote, standogli accanto;<br />

- <strong>di</strong>stribuire ai fedeli, come m<strong>in</strong>istro ord<strong>in</strong>ario, l’eucaristia,<br />

specialmente sotto la specie del v<strong>in</strong>o;<br />

- preparare l’altare e prestare servizio alla celebrazione del sacrificio;<br />

- <strong>in</strong><strong>di</strong>care, eventualmente, all’assemblea i gesti e gli atteggiamenti da<br />

assumere.<br />

12 cfr. SC, n. 14 – OGMR, n. 18<br />

13 SC, n. 48<br />

14 PO, n. 5<br />

15 OGMR, n. 91<br />

16 cfr.Ibidem, n. 94<br />

17 Ibidem


<strong>Il</strong> paragrafo 94 dell’OGMR, che rielabora il precedente n. 61, ci dà il<br />

senso dell’alta considerazione che <strong>in</strong> essa si trova per il m<strong>in</strong>istero <strong>di</strong>aconale.<br />

La presenza pregnante del <strong>di</strong>acono è dovuta sia all’“alto onore” <strong>in</strong> cui<br />

l’ord<strong>in</strong>e è sempre stato tenuto sia alle funzioni del <strong>di</strong>acono nella Messa.<br />

Sono precisamente queste funzioni che ci danno un’immag<strong>in</strong>e ancora<br />

più chiara <strong>di</strong> chi è il <strong>di</strong>acono agli occhi della Chiesa - lex oran<strong>di</strong>, lex creden<strong>di</strong>.<br />

Se il <strong>di</strong>acono serve la liturgia, allo stesso modo egli è chiamato a servire la<br />

Chiesa, ed il posto che occupa nella liturgia è descrittivo del posto che gli<br />

spetta nella Chiesa. Ed anche se osservazioni valide sul m<strong>in</strong>istero e<br />

sull’identità del <strong>di</strong>acono possono venire da altre fonti, è sicuramente la<br />

liturgia il luogo privilegiato per ogni fondamentale riflessione sul significato<br />

e sul m<strong>in</strong>istero del <strong>di</strong>aconato. Nell’omelia <strong>di</strong> ogni ord<strong>in</strong>azione <strong>di</strong>aconale, il<br />

vescovo ricorda al <strong>di</strong>acono che tra i suoi compiti fondamentali c’è il<br />

preparare il sacrificio, e dare il corpo e il sangue del Signore alla comunità<br />

dei credenti 18 . Allo stesso modo, il canto del salmo 84, che accompagna la<br />

vestizione del nuovo <strong>di</strong>acono con la stola e la dalmatica <strong>in</strong>tercalato<br />

dall’antifona Benedetti coloro che abitano la tua casa, Signore, è teso<br />

anch’esso ad <strong>in</strong><strong>di</strong>care proprio nel servizio liturgico il cuore stesso ed il<br />

para<strong>di</strong>gma del servizio ecclesiale.<br />

E i <strong>di</strong>aconi che abitano la casa del Signore sono chiamati a quei c<strong>in</strong>que<br />

ruoli <strong>in</strong><strong>di</strong>cati dal nuovo Messale <strong>Roma</strong>no che sono a mio avviso rivelatori<br />

delle caratteristiche essenziali del m<strong>in</strong>istero <strong>di</strong>aconale: il <strong>di</strong>acono come servo<br />

all’altare, proclamatore dell’evangelo, voce del popolo, <strong>di</strong>spensatore del<br />

sangue del Signore.<br />

Servo dell’Altare<br />

Come precedentemente accennato, il primo ruolo del <strong>di</strong>acono è quello<br />

della <strong>di</strong>akonia. Un ruolo che prende forma concreta nella Messa poiché il<br />

<strong>di</strong>acono è chiamato sì ad assistere il presbitero o il vescovo, ma specialmente<br />

ad assistere all’altare nella preparazione dei doni e durante il rito <strong>di</strong><br />

comunione.<br />

San Policarpo <strong>di</strong> Smirne è il primo a <strong>di</strong>re che il <strong>di</strong>acono è chiamato ad<br />

essere «<strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>ato <strong>in</strong> ogni cosa, misericor<strong>di</strong>oso, <strong>di</strong>ligente, <strong>in</strong> s<strong>in</strong>tonia con la<br />

verità del Signore che è <strong>di</strong>venuto il servo <strong>di</strong> tutti» 19 . In modo analogo, anche<br />

la Didascalia Apostolorum richiama le parole <strong>di</strong> Cristo: «chiunque vuole<br />

essere grande fra voi deve farsi vostro servo».<br />

Tutto ciò viene riecheggiato <strong>in</strong> ogni ord<strong>in</strong>azione <strong>di</strong>aconale, <strong>in</strong> modo da<br />

offrire molti richiami sulla specifica <strong>di</strong>akonia cui i <strong>di</strong>aconi, appunto, sono<br />

chiamati. Nello schema <strong>di</strong> omelia si ricorda che i <strong>di</strong>aconi «aiuteranno il<br />

vescovo e il suo presbiterio come m<strong>in</strong>istri della parola, dell’altare e della<br />

carità. Essi si faranno servi <strong>di</strong> tutti». Poco più avanti, vengono suggerite<br />

queste parole al vescovo si rivolge all’ord<strong>in</strong>ando <strong>di</strong>cendo: «Figlio carissimo,<br />

… il Signore ti ha dato l’esempio perché come egli ha fatto così faccia anche<br />

18 Liturgia <strong>di</strong> Ord<strong>in</strong>azione, Schema <strong>di</strong> Omelia<br />

19 Policarpo <strong>di</strong> Smirne, Lettera ai Filippesi, Doveri dei <strong>di</strong>aconi


tu. Come m<strong>in</strong>istro <strong>di</strong> Gesù Cristo che <strong>in</strong> mezzo ai <strong>di</strong>scepoli si mostrò come un<br />

servo, sii sempre pronto e <strong>di</strong>sponibile e servi con gioia i fratelli». Inf<strong>in</strong>e,<br />

potremmo ricordare come il primo scambio <strong>di</strong>aconale della pace è<br />

accompagnato dall’antifona che cita proprio le parole del Salvatore: «Se<br />

qualcuno mi serve, <strong>di</strong>ce il Signore, il Padre mio che è nei cieli lo onorerà».<br />

Una connessione <strong>in</strong>tima e reciproca tra il <strong>di</strong>acono come m<strong>in</strong>istro della<br />

carità ed <strong>in</strong>sieme servo del presbitero e dell’altare ha sempre caratterizzato la<br />

Chiesa attraverso i secoli, come ci ricorda la seguente descrizione del <strong>di</strong>acono<br />

risalente al XII secolo, che riflette quasi alla lettera i ruoli assegnati dal nuovo<br />

Messale <strong>Roma</strong>no:<br />

«Spetta ai <strong>di</strong>aconi assistere i presbiteri e servire <strong>in</strong> tutto ciò che viene<br />

fatto nei sacramenti <strong>di</strong> Cristo, cioè nel Battesimo, nella Cresima, nella patena<br />

e nel calice, portare le offerte e porle sull’altare, prendersi cura e vestire la<br />

mensa del Signore, portare la croce, e leggere il vangelo al popolo. … Ai<br />

<strong>di</strong>aconi spetta anche recitare la preghiera e leggere i nomi dei nuovi<br />

catecumeni. <strong>Il</strong> <strong>di</strong>acono ammonisce quanti ascoltano il Signore; dà la pace e<br />

annuncia… I <strong>di</strong>aconi ricevono i testi del Vangelo perché possano<br />

riconoscersi come pre<strong>di</strong>catori del vangelo <strong>di</strong> Cristo».<br />

Ve<strong>di</strong>amo <strong>in</strong> che modo, allora, il Messale <strong>Roma</strong>no fa riferimento al<br />

servizio del <strong>di</strong>acono all’altare e al presbitero:<br />

- nel preparare la liturgia, il <strong>di</strong>acono dovrebbe aver cura che i vasi e i<br />

paramenti necessari siano adeguatamente pre<strong>di</strong>sposti per la<br />

celebrazione. Dovrebbe anche preoccuparsi che i libri liturgici siano<br />

adeguatamente preparati e i testi della celebrazione abbiano il<br />

segnalibro al posto giusto;<br />

- egli accompagna il presbitero quasi <strong>in</strong> ogni momento e può<br />

pronunciare <strong>in</strong>troduzioni e istruzioni al suo posto. Assiste con<br />

l’<strong>in</strong>censo e l’aspersione dell’acqua santa e siede vic<strong>in</strong>o alla sede per<br />

poter essere <strong>di</strong>sponibile a <strong>di</strong>rigere qualsiasi e tutte le azioni da<br />

svolgere. Se sono presenti catecumeni, il <strong>di</strong>acono può congedarli<br />

prima della professione <strong>di</strong> fede;<br />

- cosa più importante <strong>di</strong> tutte, egli prepara l’altare e assiste il<br />

presbitero nel ricevere i doni dell’assemblea, che può anche ricevere<br />

egli stesso. Prepara il calice e porge i doni al presbitero, che li pone<br />

sull’altare;<br />

- assiste allo spezzare il Pane e alla <strong>di</strong>stribuzione del prezioso Sangue<br />

<strong>in</strong> calici ancillari, durante il canto dell’Agnello <strong>di</strong> Dio. Come<br />

m<strong>in</strong>istro ord<strong>in</strong>ario della santa Comunione, il <strong>di</strong>acono presenzia<br />

anche alla purificazione dei sacri vasi;<br />

- durante la Preghiera Eucaristica, il <strong>di</strong>acono assiste alla cura e anche<br />

alla ostensione del calice e all’<strong>in</strong>censazione delle specie consacrate.<br />

<strong>Il</strong> nuovo Messale <strong>Roma</strong>no prescrive <strong>in</strong>oltre che, mentre per la maggior<br />

parte della Preghiera eucaristica il <strong>di</strong>acono sta <strong>in</strong> pie<strong>di</strong> vic<strong>in</strong>o al celebrante,<br />

quando il suo m<strong>in</strong>istero riguarda il calice e il Messale, abitualmente egli si


<strong>in</strong>g<strong>in</strong>occhia dall’epiclesi f<strong>in</strong>o alla ostensione del Calice 20 e «per quanto è<br />

possibile, egli sta abbastanza arretrato, un po' <strong>in</strong><strong>di</strong>etro rispetto ai sacerdoti<br />

concelebranti che si <strong>di</strong>spongono attorno al celebrante pr<strong>in</strong>cipale» 21 . Tre<br />

pr<strong>in</strong>cipi sembrano dettare la postura del <strong>di</strong>acono durante la Preghiera<br />

Eucaristica: 1. che egli sia ben posizionato per svolgere il suo ruolo <strong>di</strong><br />

assistente primario del presbitero, 2. che sia chiaro che il <strong>di</strong>acono non sta<br />

celebrando, ma sta svolgendo la sua assistenza <strong>di</strong>aconale, 3. che il <strong>di</strong>acono sia<br />

d’esempio alla postura stessa dei fedeli.<br />

Così, i riti della Chiesa rendono chiaro che la <strong>di</strong>akonia significa il<br />

servizio stesso ed esprime l’<strong>in</strong>estricabile legame tra la <strong>di</strong>aconia m<strong>in</strong>isteriale<br />

della carità e quella della liturgia. Perché, proprio come la celebrazione<br />

eucaristica è la «fonte <strong>di</strong> ogni autentico spirito cristiano e il culm<strong>in</strong>e <strong>di</strong> tutta<br />

la vita cristiana», ciò che la Chiesa fa con la liturgia è il prototipo <strong>di</strong> ciò che<br />

essa fa nella vita. <strong>Il</strong> <strong>di</strong>acono servo dei poveri è così lo stesso <strong>di</strong>acono servo<br />

dell’altare.<br />

Proclamatore del vangelo<br />

<strong>Il</strong> secondo ruolo del <strong>di</strong>acono nel nuovo Messale <strong>Roma</strong>no è quello <strong>di</strong><br />

proclamatore del Vangelo.<br />

Dal X secolo <strong>in</strong> poi la presentazione dell’Evangeliario all’ord<strong>in</strong>azione<br />

<strong>di</strong> un <strong>di</strong>acono ha <strong>in</strong>teso significare che il <strong>di</strong>acono è un m<strong>in</strong>istro della<br />

proclamazione liturgica del Vangelo. <strong>Il</strong> rito <strong>di</strong> ord<strong>in</strong>azione riconosce il<br />

m<strong>in</strong>istero <strong>di</strong>aconale della Parola nel rito <strong>di</strong> consegna dei vangeli: Ricevi il<br />

Vangelo <strong>di</strong> Cristo del quale sei <strong>di</strong>venuto l’annunziatore: cre<strong>di</strong> sempre ciò<br />

che proclami, <strong>in</strong>segna ciò che hai appreso nella fede, vivi ciò che <strong>in</strong>segni.<br />

Quando egli porta l’Evangeliario nella processione d’<strong>in</strong>gresso, il libro è<br />

leggermente elevato 22 . Nella processione il libro viene portato chiuso, con il<br />

dorso dell’icona delle donne al sepolcro rivolta <strong>in</strong> avanti ed il dorso<br />

dell’icona della croce gloriosa <strong>in</strong><strong>di</strong>etro: seguendo il Cristo nel camm<strong>in</strong>o della<br />

croce, la Chiesa giungerà alla gloria della risurrezione.<br />

Arrivato all’altare egli non si <strong>in</strong>ch<strong>in</strong>a, ma imme<strong>di</strong>atamente pone<br />

l’Evangeliario sull’altare e poi bacia l’altare, come fa il presbitero 23 . Maggior<br />

dettaglio viene dato al ruolo del <strong>di</strong>acono nella proclamazione del Vangelo.<br />

Egli deve <strong>in</strong>ch<strong>in</strong>arsi mentre chiede la bene<strong>di</strong>zione e quando prende dall’altare<br />

l’Evangeliario 24 . È <strong>in</strong>clusa anche una descrizione del bacio opzionale<br />

dell’Evangeliario da parte del Vescovo.<br />

Al canto dell’Alleluia, dopo aver chiesto la bene<strong>di</strong>zione al celebrante, il<br />

<strong>di</strong>acono accede all’altare, prende l’Evangeliario e, accompagnato dal<br />

turiferario con l’<strong>in</strong>censo e dai ceroferari con i ceri, solennemente sale<br />

all’ambone, dove, <strong>in</strong>censato il libro, proclama il vangelo. Al term<strong>in</strong>e della<br />

20 cfr. OGMR, n. 179<br />

21 Ibidem, n. 215<br />

22 Ibidem, n. 172<br />

23 cfr. Ibidem, n. 173<br />

24 Ibidem, n. 175


proclamazione, al posto del «Gloria a te, o Cristo» si può ripetere l’Alleluia o<br />

cantare un’altra acclamazione come quelle previste dal Messale 25 . Frattanto, il<br />

<strong>di</strong>acono o il sacerdote può anche mostrare al popolo il libro aperto, o<br />

eventualmente l’icona dell’Evangeliario che si riferisce al mistero celebrato.<br />

Nelle celebrazioni più solenni, quando presiede il vescovo, dopo aver baciato<br />

il vangelo, bene<strong>di</strong>ce il popolo tracciando su <strong>di</strong> esso un segno <strong>di</strong> croce con il<br />

libro chiuso. L'Evangeliario <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e può essere portato alla credenza o <strong>in</strong> altro<br />

luogo adatto e degno 26 .<br />

Dove custo<strong>di</strong>re l’Evangeliario<br />

Nelle chiese bizant<strong>in</strong>e l’Evangeliario sta stabilmente sopra l’altare,<br />

soluzione <strong>in</strong>teressante ma non praticabile nella nostra realtà. Si potrebbe<br />

pensare, allora, ad una collocazione stabile sull’ambone, o nei suoi pressi, o<br />

anche vic<strong>in</strong>o al luogo dove si conserva il pane eucaristico, dove esso sia<br />

decorosamente custo<strong>di</strong>to <strong>in</strong>sieme agli altri lezionari, magari <strong>in</strong> un posto<br />

attraverso il quale sia possibile vederlo. Un “tabernacolo del Verbo”, simile<br />

all’arca che nelle s<strong>in</strong>agoghe custo<strong>di</strong>sce i libri santi, traduzione plastica <strong>di</strong><br />

quanto afferma la Costituzione dogmatica sulla Div<strong>in</strong>a Rivelazione, quando<br />

afferma:<br />

«La Chiesa ha sempre venerato le <strong>di</strong>v<strong>in</strong>e Scritture come ha fatto per il Corpo<br />

stesso <strong>di</strong> Cristo, non mancando mai, soprattutto nella sacra Liturgia, <strong>di</strong><br />

nutrirsi del pane della vita dalla mensa sia della Parola <strong>di</strong> Dio che del<br />

Corpo <strong>di</strong> Cristo, e <strong>di</strong> porgerlo ai fedeli … Nei Libri Sacri, <strong>in</strong>fatti, il Padre<br />

che è nei cieli viene con molta amorevolezza <strong>in</strong>contro ai suoi figli e <strong>di</strong>scorre<br />

con essi» 27 .<br />

<strong>Il</strong> <strong>di</strong>acono può proclamare le letture, ma solo <strong>in</strong> assenza <strong>di</strong> un lettore<br />

qualificato 28 . Allo stesso modo, egli può anche tenere l’omelia 29 .<br />

La Costituzione conciliare sulla Liturgia prescrive che «nelle Messe della<br />

Domenica e dei giorni festivi con la partecipazione <strong>di</strong> popolo, l’omelia non si<br />

ometta se non per grave motivo» 30 .<br />

Tra i compiti del <strong>di</strong>acono un posto particolarmente importante - <strong>di</strong>cono<br />

i vescovi - è l’annuncio del Vangelo. L’esercizio autorevole <strong>di</strong> questo<br />

annuncio è la catechesi , la pre<strong>di</strong>cazione e l’omelia 31 . Pertanto spetta al<br />

<strong>di</strong>acono tenere l’omelia quando è lui che presiede la liturgia della Parola <strong>in</strong><br />

assenza del presbitero. L’Ordo Lectionum Missae (OLM) al riguardo <strong>di</strong>ce:<br />

25 Se l'acclamazione si fa <strong>in</strong> canto si può usare, secondo l'opportunità, l'una o l'altra delle acclamazioni qui<br />

riportate o un'altra simile: Gloria e lode a te, o Cristo. Gloria a te, o Cristo, sapienza del Padre. Gloria a te,<br />

o Cristo, Verbo <strong>di</strong> Dio. Gloria a te, Signore, Figlio del Dio vivente. Lode e onore a te, Signore Gesù.<br />

Lode a te, o Cristo, re <strong>di</strong> eterna gloria. Grande sei tu, Signore; mirabili i tuoi pro<strong>di</strong>gi. A te la gloria, la<br />

potenza e l'onore, Signore Gesù. Fuori del Tempo <strong>di</strong> Quaresima anche: Alleluia. Rubrica del Messale<br />

<strong>Roma</strong>no, p. 304<br />

26 OGMR, n. 175<br />

27 DV, n. 21<br />

28 OGMR, n. 176<br />

29 Ibidem, n. 66<br />

30 SC, n. 52<br />

31<br />

Cfr. CEI, I <strong>di</strong>aconi permanenti nella Chiesa <strong>in</strong> Italia. Orientamenti e Norme, n. 41 e cfr.<br />

CONGREGAZIONE PER IL CLERO, Direttorio per il m<strong>in</strong>istero e la vita dei <strong>di</strong>aconi permanenti, n. 25


“l’omelia è tenuta <strong>di</strong> norma da colui che presiede” 32 . L’espressione<br />

prevalente è “colui che presiede”. Come già <strong>in</strong> precedenza evidenziato, ciò<br />

sottol<strong>in</strong>ea il ruolo presidenziale dell’omelia che, come affermano tutti i<br />

documenti della riforma liturgica, non è un atto della base ma un servizio<br />

spettante al m<strong>in</strong>istro che presiede - <strong>in</strong> questo caso il <strong>di</strong>acono -, dunque un<br />

atto m<strong>in</strong>isteriale. L’omelia, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, è parte <strong>in</strong>tegrante della liturgia della<br />

Parola, cioè dell’azione liturgica 33 . La sua natura specifica sta nell’essere<br />

“liturgica”, <strong>di</strong>versificandosi così dalle altre forme <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>cazione. Questa<br />

visuale specifica aiuta a comprendere meglio la sua funzione nell’azione<br />

liturgica, cioè quella <strong>di</strong> «guidare la comunità dei fedeli a partecipare<br />

attivamente alla liturgia, perché esprimano nella vita ciò che hanno ricevuto<br />

me<strong>di</strong>ante la fede» 34 .<br />

Voce dei bisognosi<br />

<strong>Il</strong> terzo ruolo previsto dal nuovo Messale <strong>Roma</strong>no è il <strong>di</strong>acono come<br />

voce dei bisognosi.<br />

Dagli albori della Chiesa, l’<strong>in</strong>tenzione degli Apostoli nell’<strong>in</strong>staurare il<br />

<strong>di</strong>aconato, com’è espressa negli Atti, è chiara: come riporta un documento<br />

della Chiesa primitiva, è ruolo del <strong>di</strong>acono essere «<strong>in</strong>nanzitutto quello <strong>di</strong> far<br />

conoscere o annunziare ciò che il vescovo comanda. Egli è il consigliere <strong>di</strong> tutto il<br />

clero e come il simbolo della chiesa. Cura i malati, si occupa degli stranieri, aiuta<br />

le vedove, è padre degli orfani, visita le case povere per vedere se ci sia qualcuno<br />

nella necessità, malato o <strong>in</strong> miseria. Visita anche i catecumeni a casa, per<br />

<strong>in</strong>coraggiare quelli che esitano ed istruire gli ignoranti. Veste i defunti e<br />

seppellisce gli stranieri; si fa carico <strong>di</strong> coloro che hanno lasciato il loro paese o<br />

sono esiliati; fa conoscere alla chiesa la situazione <strong>di</strong> tutti quelli che hanno<br />

bisogno <strong>di</strong> soccorso. Ma che egli non <strong>in</strong>fasti<strong>di</strong>sca il vescovo: solo la domenica gli<br />

renderà conto <strong>di</strong> tutto» 35 .<br />

Ecco perché il <strong>di</strong>acono è il m<strong>in</strong>istro ord<strong>in</strong>ario del Kyrie-eleison, <strong>di</strong> tutte<br />

le litanie e anche delle <strong>in</strong>tercessioni universali. Egli articola il “grido dei<br />

poveri”, perché è il m<strong>in</strong>istro che più <strong>in</strong>timamente conosce le fatiche, le<br />

sofferenze e le lotte <strong>di</strong> coloro che più hanno bisogno delle nostre preghiere.<br />

Egli è, <strong>in</strong> un modo molto concreto, la loro voce sia nella liturgia che nel<br />

mondo. In un certo senso, dunque, le <strong>in</strong>tercessioni universali sono il prototipo<br />

della preghiera <strong>di</strong>aconale.<br />

Invitatorio alla preghiera<br />

<strong>Il</strong> quarto ruolo del <strong>di</strong>acono è essere il suscitatore <strong>di</strong> un rito che si fa<br />

carne.<br />

<strong>Il</strong> <strong>di</strong>acono assume questo ruolo non perché è rimosso dal contesto del<br />

popolo, ma proprio perché è un uomo scelto fra gli uom<strong>in</strong>i per essere servo <strong>di</strong><br />

32 Ordo Lectionum Missae, E<strong>di</strong>tio typica altera, Libreria E<strong>di</strong>trice Vaticana, 1981, n, 24<br />

33 Così si esprime l’OLM al n. 24 la stessa Costituzione sulla Sacra liturgia al n. 52, l’Istruzione Inter<br />

Oecumenici al n. 55, l’OGMR nn. 29 e 65.<br />

34 OLM, n. 21<br />

35 Testamento del Signore, Capitolo XXXIV


tutti. È questa <strong>in</strong>timità con l’assemblea che lo abilita ad essere colui che guida<br />

la postura e i gesti ed esorta i membri dell’assemblea liturgica a pregare. Così,<br />

egli <strong>in</strong>vita la gente allo scambio della pace, guida tutti quando devono<br />

<strong>in</strong>g<strong>in</strong>occhiarsi, <strong>in</strong>ch<strong>in</strong>are il capo, o svolgere gesti rituali, come nella solenne<br />

bene<strong>di</strong>zione o nella preghiera sul popolo alla f<strong>in</strong>e della Messa, o nella solenne<br />

preghiera universale della liturgia del Venerdì Santo.<br />

È estremamente importante sottol<strong>in</strong>eare che nella preghiera dei fedeli<br />

non hanno solo rilevanza le <strong>in</strong>tenzioni, chi le prepara, chi legge ecc.; cosa più<br />

significativa è che si preghi veramente, si preghi <strong>in</strong>sieme, si preghi nello<br />

spirito del Vangelo: «la preoccupazione dom<strong>in</strong>ante non deve essere quella del<br />

formulario, ma del gesto, del co<strong>in</strong>volgimento orante <strong>di</strong> tutta l’assemblea, che<br />

<strong>in</strong> qualche modo risponde alla Parola <strong>di</strong> Dio, spiegata ed accolta». Qu<strong>in</strong><strong>di</strong><br />

questa preghiera, culm<strong>in</strong>e <strong>di</strong> tutta la liturgia della Parola “è quasi il frutto<br />

dell’azione della Parola <strong>di</strong> Dio negli animi dei fedeli”. Istruiti, stimolati e<br />

r<strong>in</strong>novati dalla Parola, i fedeli si mettono <strong>in</strong>sieme nell’atteggiamento della<br />

preghiera per tutte le necessità della Chiesa e della comunità locale, e per la<br />

salvezza <strong>di</strong> tutto il mondo. L’assemblea esercita così la sua funzione<br />

sacerdotale.<br />

Nella preghiera universale (dei fedeli) non devono mancare mai le<br />

seguenti <strong>in</strong>tenzioni:<br />

1. per le necessità <strong>di</strong> tutta la Chiesa;<br />

2. per i governanti;<br />

3. per coloro che si trovano nelle necessità;<br />

4. per tutti gli uom<strong>in</strong>i;<br />

5. per la salvezza del mondo.<br />

In quanto preghiera universale, essa deve rispondere nel contenuto a<br />

questa prerogativa all’<strong>in</strong>terno <strong>di</strong> quegli ambiti generali sopra <strong>in</strong><strong>di</strong>cati, proprio<br />

perché preghiera dei fedeli – localmente riuniti – che non <strong>di</strong>menticano <strong>di</strong><br />

essere membra vive <strong>di</strong> una Chiesa sparsa nel mondo.<br />

La preghiera viene sempre <strong>di</strong>retta da colui che presiede alla sede,<br />

mentre le <strong>in</strong>tenzioni sono proposte dall’ambone o da un altro luogo adatto.<br />

Le <strong>in</strong>tenzioni devono risultare:<br />

a) preparate;<br />

b) eventualmente scritte;<br />

c) appropriate all’assemblea liturgica;<br />

d) sempre nello stile tipico della preghiera dei fedeli.<br />

Rispondendo all’<strong>in</strong>vito del <strong>di</strong>acono, dopo le s<strong>in</strong>gole <strong>in</strong>tenzioni, «tutta<br />

l’assemblea esprime la sua preghiera o con una <strong>in</strong>vocazione comune, dopo le<br />

s<strong>in</strong>gole <strong>in</strong>tenzioni, oppure pregando <strong>in</strong> silenzio». Momento significativo è<br />

questa risposta dell’assemblea: <strong>in</strong> quanto essa è espressa, il popolo esercita la<br />

sua partecipazione. Perché tale partecipazione sia vera e attiva, è meglio che<br />

la risposta venga ripetuta ogni volta che viene annunciato l’<strong>in</strong>vito<br />

all’orazione. Con questa forma il <strong>di</strong>acono aiuta la partecipazione dei laici ad<br />

esprimere la loro m<strong>in</strong>isterialità, cercando <strong>di</strong> armonizzare il carattere <strong>di</strong>


universalità della preghiera stessa con le situazioni territoriali e personali della<br />

comunità e dei s<strong>in</strong>goli. La preghiera dei fedeli «si muove così tra due poli<br />

pr<strong>in</strong>cipali: la parola proclamata che si fa comune preghiera; l’attualità<br />

pastorale e sociale che emerge alla coscienza del popolo <strong>di</strong> Dio».<br />

È necessario, <strong>in</strong>oltre, che questa preghiera quanto al contenuto, rispetti<br />

il carattere proprio <strong>di</strong>: supplica, domanda ed <strong>in</strong>vocazione.<br />

Contemporaneamente bisogna rendere chiaro il fatto che, nel formulare<br />

le <strong>in</strong>tenzioni <strong>di</strong> preghiera, si parla a Dio e non alla gente e che il Dio che<br />

preghiamo è quello del “Padre nostro”.<br />

Quanto poi alla “struttura” delle <strong>in</strong>tenzioni, si possono tenere presenti,<br />

oltre alla formula classica (per ... perché ...), altri schemi anche per evitare una<br />

<strong>in</strong>evitabile assuefazione.<br />

Per quanto riguarda, poi, le <strong>in</strong>vocazioni <strong>di</strong> risposta, esse devono essere<br />

brevi, semplici e tali da poter essere memorizzate facilmente. Anche per il<br />

ritornello possono essere adottate forme <strong>di</strong>verse, come per esempio:<br />

• <strong>in</strong>tenzioni <strong>in</strong>tervallate dal silenzio;<br />

• <strong>in</strong>tenzioni e risposte brevissime, a modo <strong>di</strong> litania;<br />

• serie <strong>di</strong> <strong>in</strong>tenzioni con un’unica <strong>in</strong>vocazione conclusiva;<br />

• <strong>in</strong>tenzioni <strong>in</strong>tervallate da un ritornello <strong>in</strong> canto.<br />

In ogni caso la qualità della preghiera non è certamente assicurata dalle<br />

<strong>di</strong>verse modalità e forme, quanto piuttosto dalla formazione al senso della<br />

preghiera dell’assemblea, dal contesto generale della celebrazione, dalla<br />

modalità con la quale viene animata e guidata la preghiera da parte <strong>di</strong> chi<br />

presiede e <strong>di</strong> chi propone le <strong>in</strong>tenzioni. Al riguardo non vanno sottovalutate<br />

le norme previste per la buona lettura <strong>in</strong> pubblico.<br />

Portatore del calice <strong>di</strong> salvezza<br />

Dai tempi antichi della Chiesa, il <strong>di</strong>acono è il m<strong>in</strong>istro del Sangue<br />

Prezioso. Porta il calice della salvezza eterna e lo offre m<strong>in</strong>isterialmente al<br />

santo Popolo <strong>di</strong> Dio. Così, il nuovo Messale <strong>Roma</strong>no prescrive che durante la<br />

Comunione, il presbitero stesso <strong>di</strong>a la comunione al <strong>di</strong>acono sotto le due<br />

specie 36 . Quando la Comunione viene data ai fedeli sotto le due specie, il<br />

<strong>di</strong>acono serve il calice. Dopo che la Comunione è stata <strong>di</strong>stribuita, con<br />

reverenza il <strong>di</strong>acono consuma all’altare quanto rimane del Sangue <strong>di</strong> Cristo 37 .<br />

Tutto questo com<strong>in</strong>cia con la sesta promessa che i <strong>di</strong>aconi pronunciano<br />

alla loro ord<strong>in</strong>azione: conformare la propria vita sempre secondo l’esempio <strong>di</strong><br />

Cristo il cui corpo e sangue essi daranno al popolo. Questa promessa, a sua<br />

volta, si ra<strong>di</strong>ca nella prima preghiera per l’ord<strong>in</strong>azione <strong>di</strong> un <strong>di</strong>acono che si<br />

trova nella Tra<strong>di</strong>zione Apostolica <strong>di</strong> Ippolito, che menziona un solo compito<br />

specifico assegnato al <strong>di</strong>acono: «portare (nel santo dei santi) i doni che sono<br />

offerti a voi dai vostri presbiteri preposti».<br />

36 cfr. OGMR, n. 182<br />

37 Ibidem


La riforma liturgica e la comunione al calice<br />

La riforma liturgica ha fatto risaltare la forma propria della eucaristia<br />

sacramentale: convito preparato con il pane e il calice del v<strong>in</strong>o, e consumato<br />

dopo che il m<strong>in</strong>istro presidente (vescovo o presbitero) ha proclamato la<br />

preghiera eucaristica.<br />

Ogni liturgia eucaristica consta <strong>di</strong> tre momenti che l’Ord<strong>in</strong>amento<br />

Generale del Messale <strong>Roma</strong>no rapporta ai gesti compiuti da Gesù nell’ultima<br />

Cena: «Cristo <strong>in</strong>fatti prese il pane e il calice, rese grazie, spezzò il pane e li<br />

<strong>di</strong>ede ai suoi <strong>di</strong>scepoli, <strong>di</strong>cendo: «Prendete, mangiate, bevete; questo è il mio<br />

Corpo; questo è il calice del mio Sangue. Fate questo <strong>in</strong> memoria <strong>di</strong> me».<br />

Perciò la Chiesa ha <strong>di</strong>sposto tutta la celebrazione della Liturgia eucaristica<br />

<strong>in</strong> vari momenti, che corrispondono a queste parole e gesti <strong>di</strong> Cristo.<br />

Infatti:<br />

1) Nella preparazione dei doni, vengono portati all'altare pane e v<strong>in</strong>o<br />

con acqua, cioè gli stessi elementi che Cristo prese tra le sue mani.<br />

2) Nella Preghiera eucaristica si rendono grazie a Dio per tutta l'opera<br />

della salvezza, e le offerte <strong>di</strong>ventano il Corpo e il Sangue <strong>di</strong> Cristo.<br />

3) Me<strong>di</strong>ante la frazione del pane e per mezzo della Comunione i fedeli,<br />

benché molti, si cibano del Corpo del Signore dall'unico pane e ricevono il<br />

suo Sangue dall'unico calice, allo stesso modo con il quale gli Apostoli li<br />

hanno ricevuti dalle mani <strong>di</strong> Cristo stesso» 38 .<br />

Si noti che <strong>in</strong> ciascuno <strong>di</strong> questi momenti si parla congiuntamente <strong>di</strong><br />

pane e v<strong>in</strong>o, Corpo e Sangue, e che <strong>in</strong> ognuno <strong>di</strong> essi è implicata tutta<br />

l’assemblea celebrante. Infatti la celebrazione cristiana è azione del popolo<br />

sacerdotale, il quale corrisponde a proposte rituali compiute da m<strong>in</strong>istri, sotto<br />

la presidenza <strong>di</strong> un m<strong>in</strong>istro ord<strong>in</strong>ato. È facile constatare che, nelle<br />

<strong>di</strong>sposizioni del Messale, tutta l’assemblea è co<strong>in</strong>volta <strong>in</strong> ciascuno dei tre<br />

momenti della liturgia eucaristica 39 .<br />

<strong>Il</strong> primo testo dell’OGMR <strong>in</strong> cui si tratta della comunione sotto le due<br />

specie si trova nel Proemio e fa scorgere tutta la profon<strong>di</strong>tà storica della<br />

questione. Vi si legge, <strong>in</strong>fatti: «Mosso dal medesimo spirito e dallo stesso zelo<br />

pastorale, il Concilio Vaticano II ha potuto riesam<strong>in</strong>are le decisioni <strong>di</strong> Trento<br />

a proposito della Comunione sotto le due specie. Poiché attualmente nessuno<br />

mette <strong>in</strong> dubbio i pr<strong>in</strong>cipi dottr<strong>in</strong>ali sul pieno valore della Comunione sotto la<br />

sola specie del pane, il Concilio ha permesso <strong>in</strong> alcuni casi la Comunione<br />

sotto le due specie, con la quale, grazie alla forma più chiara del segno<br />

sacramentale, si ha modo <strong>di</strong> penetrare più profondamente il mistero al quale i<br />

fedeli partecipano» 40 .<br />

<strong>Il</strong> Proemio all’OGMR ha come preoccupazione prem<strong>in</strong>ente quella <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>mostrare che il nuovo Messale promulgato da Paolo VI non si <strong>di</strong>scosta dalla<br />

fede e dalla tra<strong>di</strong>zione della Chiesa cattolica e che, anzi, il Rito derivato dal<br />

38 Ibidem, 72<br />

39 Ibidem, nn. 73, 78 e 80<br />

40 Ibidem, n. 14


Vaticano II si pone <strong>in</strong> cont<strong>in</strong>uità con quello del Concilio <strong>di</strong> Trento. Si legge al<br />

n. 6: «…è facile rilevare come i due Messali romani, benché separati da<br />

quattro secoli, conserv<strong>in</strong>o una medesima e identica tra<strong>di</strong>zione. Se poi si<br />

tengono presenti gli elementi profon<strong>di</strong> <strong>di</strong> tale tra<strong>di</strong>zione, non è <strong>di</strong>fficile<br />

rendersi conto come il secondo Messale completi egregiamente il primo».<br />

Poco più avanti il Proemio puntualizza:<br />

«Quando i Padri del Concilio Vaticano II ripresero le formulazioni<br />

dogmatiche del Concilio <strong>di</strong> Trento, le loro parole risuonarono <strong>in</strong> un' epoca<br />

ben <strong>di</strong>versa nella vita del mondo. Per questo <strong>in</strong> campo pastorale essi hanno<br />

potuto dare suggerimenti e consigli che sarebbero stati impensabili quattro<br />

secoli prima» 41 .<br />

«La Santa Comunione esprime con maggiore pienezza la sua forma <strong>di</strong><br />

segno, se viene fatta sotto le due specie. In essa <strong>in</strong>fatti risulta più evidente il<br />

segno del banchetto eucaristico, e si esprime più chiaramente la volontà<br />

<strong>di</strong>v<strong>in</strong>a <strong>di</strong> ratificare la nuova ed eterna alleanza nel Sangue del Signore, ed è<br />

più <strong>in</strong>tuitivo il rapporto tra il banchetto eucaristico e il Convito escatologico<br />

nel regno del Padre». Questo pr<strong>in</strong>cipio mette <strong>in</strong> risalto come la comunione<br />

sotto le due specie è un “segno” che manifesta ed <strong>in</strong>sieme attua e trasmette <strong>in</strong><br />

pienezza la presenza del Signore e la Sua Salvezza. L’Ord<strong>in</strong>amneto al<br />

Messale fa esplicito riferimento alla Pontificia istruzione Eucharisticum<br />

mysterium, la quale oltre ad affermare il pr<strong>in</strong>cipio che «anche <strong>in</strong> una sola<br />

specie si riceve il Cristo tutto <strong>in</strong>tero e il sacramento <strong>in</strong> tutta la verità«, elenca<br />

i motivi per cui la verità del segno è espressa “con maggiore pienezza” nella<br />

Comunione sotto le due specie.<br />

In particolare i testi dell’Ord<strong>in</strong>amento Generale del Messale <strong>Roma</strong>no che<br />

riguardano la comunione sotto le due specie si trovano nei seguenti numeri:<br />

85 e dal 281 al 287.<br />

<strong>Il</strong> servizio del <strong>di</strong>acono al calice<br />

Di particolare rilievo è quanto si <strong>di</strong>ce del <strong>di</strong>acono quale m<strong>in</strong>istro del<br />

calice 42 come anche la possibilità – concessa al <strong>di</strong>acono che esercita il suo<br />

“ufficio nella messa” – <strong>di</strong> fare la comunione al calice 43 .<br />

Qu<strong>in</strong><strong>di</strong> il <strong>di</strong>acono è il m<strong>in</strong>istro della Comunione al calice. Se la<br />

comunione viene data sotto le due specie, è il <strong>di</strong>acono che presenta il calice ai<br />

fedeli e si comunica al calice per ultimo 44 . Le numerose sottol<strong>in</strong>eature<br />

dell’Ord<strong>in</strong>amento al Messale mettono sempre al primo posto il <strong>di</strong>acono, per<br />

far risaltare che egli è considerato il “m<strong>in</strong>istro proprio” della <strong>di</strong>stribuzione<br />

della comunione eucaristica sotto la specie del v<strong>in</strong>o 45 .<br />

Tale servizio del <strong>di</strong>acono si pone sulla l<strong>in</strong>ea <strong>di</strong> una tra<strong>di</strong>zione che<br />

considera, dal terzo secolo <strong>in</strong> poi, come compito specifico ma non esclusivo<br />

41 OGMR, n. 10<br />

42 Cfr. Ibidem, nn. 286-287<br />

43 Cfr. Ibidem, n. 283<br />

44 Cfr. Ibidem, n. 179<br />

45 Cfr. Ibidem, nn. 182, 287, 287.


<strong>di</strong> questo m<strong>in</strong>istero quello <strong>di</strong> amm<strong>in</strong>istrare la comunione sotto la specie del<br />

v<strong>in</strong>o.<br />

Nella prospettiva teologica <strong>di</strong> S. Tommaso, il servizio che il <strong>di</strong>acono<br />

compie come m<strong>in</strong>istro della Comunione al calice va letto secondo quanto<br />

afferma: «il Sangue è segno della redenzione <strong>di</strong> Cristo trasmessa al popolo:<br />

perciò al Sangue si mescola l’acqua, la quale è segno del popolo. E poiché i<br />

<strong>di</strong>aconi sono tra il sacerdote e il popolo, conviene ai <strong>di</strong>aconi la <strong>di</strong>stribuzione<br />

del Sangue più che la <strong>di</strong>stribuzione del Corpo» 46 . Questa affermazione <strong>di</strong> S.<br />

Tommaso offre l’<strong>in</strong>terpretazione autentica del m<strong>in</strong>istero del <strong>di</strong>acono, il quale,<br />

amm<strong>in</strong>istrando l’Eucaristia sotto la specie del v<strong>in</strong>o, segno del Sangue<br />

redentore <strong>di</strong> Cristo trasmesso al popolo, si mostra come colui che fa da<br />

tramite tra colui che presiede la celebrazione e l’assemblea celebrante,<br />

<strong>in</strong>terpretando così le necessità e i desideri della comunità cristiana. Da questa<br />

prospettiva teologica, cioè che il Sangue del Signore è l’unica fonte <strong>di</strong><br />

autentica comunione, scaturiscono sul versante ecclesiale importanti<br />

implicazioni spirituali e pastorali per l’efficace esercizio della missione del<br />

<strong>di</strong>acono.<br />

Le <strong>di</strong>verse modalità previste dall’Ord<strong>in</strong>amento 47 per <strong>di</strong>stribuire la<br />

Comunione al calice sono quattro: bevendo <strong>di</strong>rettamente al calice; per<br />

<strong>in</strong>t<strong>in</strong>zione; con la cannuccia; con il cucchia<strong>in</strong>o.<br />

Nella prassi pastorale l’uso più frequente è quello o per <strong>in</strong>t<strong>in</strong>zione o<br />

bevendo <strong>di</strong>rettamente al calice. Gli altri due mo<strong>di</strong> sono usati solo <strong>in</strong> casi<br />

eccezionali. Certamente tra i mo<strong>di</strong> previsti dalla istruzione del Messale<br />

<strong>Roma</strong>no, ha la prem<strong>in</strong>enza quello della Comunione fatta bevendo allo stesso<br />

calice. Tale modo è qu<strong>in</strong><strong>di</strong> quello più rispettoso del duplice gesto<br />

sacramentale che consiste nel mangiare e bere, <strong>in</strong> conformità con le parole<br />

dette da Gesù nell’ultima Cena.<br />

Le numerose sottol<strong>in</strong>eature dell’Ord<strong>in</strong>amento al Messale mettono<br />

sempre al primo posto il <strong>di</strong>acono, per far risaltare che egli è considerato il<br />

“m<strong>in</strong>istro proprio” della <strong>di</strong>stribuzione della comunione eucaristica sotto la<br />

specie del v<strong>in</strong>o.<br />

La presenza del <strong>di</strong>acono nelle s<strong>in</strong>goli parti della Messa<br />

Ve<strong>di</strong>amo adesso <strong>in</strong> dettaglio gli elementi e le parti della Messa <strong>in</strong> cui si<br />

parla <strong>in</strong> particolare dei “m<strong>in</strong>isteri” del <strong>di</strong>acono 48 .<br />

Riti <strong>di</strong> <strong>in</strong>troduzione 49<br />

Lo scopo dei riti <strong>di</strong> <strong>in</strong>troduzione è quello <strong>di</strong> “formare” l’assemblea <strong>in</strong><br />

modo che sia pronta ad ascoltare la Parola <strong>di</strong> Dio e a celebrare degnamente<br />

l’Eucaristia. Ecco che, f<strong>in</strong> dall’<strong>in</strong>izio, risalta la m<strong>in</strong>isterialità <strong>di</strong> tutta<br />

46 Cfr. TOMMASO D’AQUINO, Summa Theologica, III, q. 82, a. 3, ad 1: «Quia Sanguis designat<br />

Redemptionem Christi <strong>in</strong> populum derevatam; unde et Sangu<strong>in</strong>i admiscetur, quae designmat populum. Et<br />

quia <strong>di</strong>aconi sunt <strong>in</strong>ter sacerdotem et populum. magis convenit <strong>di</strong>aconis <strong>di</strong>spensatio Sangu<strong>in</strong>is, quam<br />

<strong>di</strong>spensantio Corporius».<br />

47 Cfr. OGMR, nn. 284-287; 161<br />

48 cfr. Capitolo IV dal n. 172 al n. 186)<br />

49 Cfr. OGMR, nn. 47-50 e 172-174


l’assemblea, dentro la quale il <strong>di</strong>acono è a servizio del popolo <strong>di</strong> Dio perché<br />

questo venga aiutato ad entrare nel clima celebrativo della partecipazione<br />

consapevole, attiva e fruttuosa al mistero celebrato. È ancora compito del<br />

<strong>di</strong>acono, <strong>in</strong>sieme con gli altri m<strong>in</strong>istri, <strong>in</strong>teressarsi alla celebrazione,<br />

pre<strong>di</strong>sponendo opportunamente ciò che è necessario per la celebrazione<br />

stessa. Non va tralasciato come compito proprio del <strong>di</strong>acono, almeno nella<br />

Messa domenicale, il servizio <strong>di</strong> accoglienza 50 particolarmente raccomandato<br />

dai libri liturgici. L’accoglienza, <strong>in</strong>fatti, è un gesto che manifesta – nella<br />

d<strong>in</strong>amica del raduno umano – la <strong>di</strong>mensione della fraternità e dell’unità nel<br />

Cristo Signore, il quale promuove un <strong>in</strong>contro non anonimo ma familiare,<br />

dove il conoscersi e l’essere chiamati per nome è per i battezzati con<strong>di</strong>zione<br />

necessaria <strong>di</strong> apertura alla <strong>di</strong>mensione ecclesiale.<br />

Attraverso il servizio del <strong>di</strong>acono, dunque, l’assemblea è aiutata a<br />

<strong>di</strong>ventare ospitale verso tutti. È un servizio che non si pone come semplice<br />

attenzione alle persone per una qualsiasi aggregazione, ma si realizza come<br />

“autentico e fraterno stile evangelico”.<br />

Come è suggerito nei libri liturgici, si devono curare celebrazioni che<br />

consentano a tutti <strong>di</strong> sentirsi a casa propria nella casa dell’unico Signore, per<br />

il modo con cui si sentono accolti e per la solidarietà e comunione all’unico<br />

sacrificio <strong>di</strong> Cristo.<br />

Purtroppo molte nostre celebrazioni liturgiche, <strong>in</strong> particolare quelle<br />

festive, sono dom<strong>in</strong>ate dal “culto” del privato e dell’<strong>in</strong><strong>di</strong>fferenza soprattutto<br />

verso i poveri e gli emarg<strong>in</strong>ati. Con la rivalutazione, pertanto, del servizio <strong>di</strong><br />

accoglienza si darà alle assemblee liturgiche quel carattere <strong>di</strong> fraternità umana<br />

e cristiana che potrà suscitare rapporti capaci <strong>di</strong> svilupparsi anche al <strong>di</strong> là<br />

della celebrazione stessa.<br />

Inoltre, come per gli altri m<strong>in</strong>istri, vengono <strong>in</strong><strong>di</strong>cate quali devono<br />

essere le vesti liturgiche 51 del <strong>di</strong>acono durante la celebrazione eucaristica.<br />

Atto penitenziale<br />

Con l’atto penitenziale, l’assemblea prende coscienza <strong>di</strong> essere un<br />

popolo <strong>di</strong> peccatori, ma <strong>di</strong> peccatori salvati. Le <strong>in</strong>vocazioni si <strong>in</strong>seriscono<br />

nello spazio quoti<strong>di</strong>ano dei fedeli, i quali sono chiamati a rendersi conto che è<br />

necessario <strong>di</strong>sporsi al r<strong>in</strong>novamento della propria vita.<br />

<strong>Il</strong> sacerdote <strong>in</strong>vita i fedeli all’atto penitenziale, il <strong>di</strong>acono canta o <strong>di</strong>ce<br />

alcune <strong>in</strong>vocazioni a cui il popolo risponde. Term<strong>in</strong>ate le <strong>in</strong>vocazioni il<br />

sacerdote dà l’assoluzione.<br />

Liturgia della Parola 52<br />

50 cfr. Ibidem, n. 105d<br />

51 Ibidem, nn. 119, 336, 338, 340<br />

52 Cfr. Ibidem, nn. 59, 66, 71 e 175-177; anche cfr. OLM, nn. 40, 49-54.


Cristo è presente per mezzo della sua parola tra i fedeli, specialmente<br />

quando si proclama il Vangelo. <strong>Il</strong> <strong>di</strong>acono è a servizio della parola <strong>di</strong> Dio <strong>in</strong><br />

un rapporto ritualmente <strong>di</strong>alogico, dove la Parola è presentata, proclamata,<br />

ascoltata.<br />

Liturgia eucaristica 53<br />

Questo rito mette <strong>in</strong> atto e sviluppa ciò che Gesù fece nell’ultima Cena:<br />

ha preso il pane, ha reso grazie, ha spezzato il pane e ha dato il calice. Qu<strong>in</strong><strong>di</strong><br />

tre gesti: il prendere, il rendere grazie, il consegnare il pane perché si mangi<br />

e il v<strong>in</strong>o perché si beva. Gesti che si attualizzano nella celebrazione<br />

eucaristica, nel rito <strong>di</strong> preparazione delle offerte, nel rito <strong>di</strong> comunione, con al<br />

centro la grande Preghiera eucaristica che dà senso e valore a questo momento<br />

della Messa.<br />

<strong>Il</strong> <strong>di</strong>acono è a servizio della mensa del pane e del v<strong>in</strong>o, cioè del corpo e<br />

non solo “segno” del sangue <strong>di</strong> Cristo. Egli <strong>in</strong>terviene per richiamare<br />

l’attenzione del popolo sul fatto che ciò che si sta svolgendo è il “segno” della<br />

salvezza che ci è stata donata, poiché il banchetto eucaristico è il segno del<br />

servizio, della con<strong>di</strong>visione, della comunione nel Signore.<br />

Alla presentazione dei doni, oltre alle offerte per il sacrificio, non<br />

devono mai mancare anche le offerte per i poveri e per le necessità della<br />

Chiesa. È compito del <strong>di</strong>acono, <strong>in</strong> quanto m<strong>in</strong>istro della carità, organizzare<br />

anche questo momento.<br />

Preghiera eucaristica 54<br />

Anticamente il <strong>di</strong>acono richiamava l’attenzione dell’assemblea con una<br />

breve monizione, all’<strong>in</strong>izio della Preghiera eucaristica. Oggi troviamo tale<br />

richiamo espresso dal <strong>di</strong>acono solo nella liturgia <strong>di</strong> Rito Bizant<strong>in</strong>o <strong>di</strong> S.<br />

Giovanni Crisostomo.<br />

Riti <strong>di</strong> conclusione 55<br />

<strong>Il</strong> <strong>di</strong>acono è a servizio della missione della Chiesa. Andate ….È<br />

lui che congeda l’assemblea che è chiamata a vivere la liturgia sulle strade del<br />

mondo. Dopo la bene<strong>di</strong>zione del sacerdote, il <strong>di</strong>acono congeda il popolo<br />

<strong>di</strong>cendo, a mani giunte e rivolto verso il popolo(con queste o simili parole):<br />

La Messa è f<strong>in</strong>ita andate <strong>in</strong> pace. Tutti rispondono: Ren<strong>di</strong>amo grazie a Dio 56 .<br />

I <strong>di</strong>aconi con il loro carisma-m<strong>in</strong>istero <strong>di</strong> <strong>di</strong>aconia, possono aiutare la<br />

chiesa ad essere autenticamente missionaria. Essi ricordano fortemente alla<br />

chiesa che la sua ragion d’essere è il Regno <strong>di</strong> Dio del quale siamo a servizio<br />

e del quale il mondo <strong>in</strong>tero ha bisogno. Ricordano che occorre impegnarsi per<br />

i capisal<strong>di</strong> del Regno elencati da Paolo: la giustizia, la pace e la gioia<br />

spirituale. Ricordano pure che Gesù Cristo ha lasciato come alter Christus<br />

non il solo presbitero, ma la comunità cristiana, che deve essere m<strong>in</strong>isteriale: i<br />

<strong>di</strong>aconi rappresentano la comunità m<strong>in</strong>isteriale meglio <strong>di</strong> qualunque altro<br />

53 Cfr., Ibidem, nn. 73, 75, 83 e 178-183<br />

54 Cfr. Ibidem, nn. 179 - 183<br />

55<br />

Ibidem, nn. 90 e 184-186<br />

56 Ibidem, n. 185


perché sono <strong>di</strong> “cerniera”; essi non sono del laicato, sono dell’ord<strong>in</strong>e con i<br />

presbiteri e i vescovi, e non esprimono il potere dell’istituzione, bensì<br />

ricordano all’istituzione il dovere del servizio.<br />

Nel DNA dei <strong>di</strong>aconi è superato il <strong>di</strong>lemma tra spirituale e temporale, e<br />

la <strong>di</strong>visione ra<strong>di</strong>cale tra sacro e profano, poiché i servizi che la chiesa<br />

attribuisce loro non sono o-o ma e-e. La stola e il grembiule. L’altare e le<br />

mense. Qui s’<strong>in</strong>contrano missione e <strong>di</strong>aconia: la chiesa non è signora ma<br />

serva, per volere <strong>di</strong> Dio, nei confronti dell’umanità <strong>in</strong>tera e <strong>di</strong> tutte le creature,<br />

aff<strong>in</strong>ché il Regno arrivi ai conf<strong>in</strong>i della terra e abbracci tutti i popoli.<br />

*Diacono della <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Reggio Cal.<br />

Presidente della Comunità del <strong>di</strong>aconato <strong>in</strong> Italia

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