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Marzo - La Piazza

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30 Tradizioni popolari<br />

Settimana Santa, Pasqua e Pasquetta<br />

selezione ed elaborazione del testo a cura di Gualtiero Todini<br />

Dalla tesi sulle "Tradizioni Popolari a Castel Madama” di Vittorio Todini<br />

Siccome facevo il chierichetto, nella settimana<br />

santa partecipavo, insieme a qualche altro coetaneo,<br />

con il parroco, l’arciprete don Angelo<br />

<strong>La</strong>nciotti, o con il viceparroco, don Attilio (‘gnu<br />

sa?, u ziu de Adermo Campalacasa), alla “binidizzione”<br />

delle case.<br />

Per l’occasione si benedivano, oltre a tutta la<br />

casa, anche le pizze di Pasqua, che solo dopo<br />

potevano essere mangiate, e le uova, che servivano<br />

a fare le sagnassucche (già, le fettuccine) per la<br />

domenica di Pasqua; pizze e uova erano disposte<br />

sopra il tavolo della cucina; o della sala da pranzo<br />

di quelle poche famiglie, che negli anni quaranta<br />

la possedevano. Le famiglie regalavano al prete<br />

una somma in denaro e un po’ di uova (l’una e<br />

l’altra donazione dipendevano dalla disponibilità<br />

e dalla generosità della donatrice, la padrona di<br />

casa che ci accoglieva). A loro volta, parroco e<br />

vice, regalavano a noi chierichetti una mancia e<br />

qualche uova. <strong>La</strong> ponderosità della mancia e delle<br />

uova dipendeva — eh sì, anche questa — dalla<br />

generosità del donatore. Ma io non vi dirò con chi<br />

era preferibile capitare…<br />

Oltre alla benedizione delle case, c’era un<br />

altro evento eccezionale nella Settimana Santa.<br />

Ce lo racconta, qui di seguito, Vittorio Todini<br />

nella sua tesi sulle “Tradizioni Popolari a Castel<br />

Madama”:<br />

Racanella, gnaccula e taccatavura (raganella,<br />

gnaccola e tocca-tavola) – scrive Vittorio — sono<br />

i tre giocattoli caratteristici della settimana santa;<br />

più precisamente, se ne vedono in grande numero<br />

dal tardo mattino del Giovedì Santo fino alla sera<br />

del Venerdì Santo.<br />

L’origine del loro uso risale alla necessità di<br />

avvertire i fedeli dell’imminente inizio delle funzioni<br />

in Chiesa, dal momento che le campane tacciono,<br />

in segno di lutto per la morte di Gesù.<br />

Gruppi di ragazzi percorrono le vie del paese e<br />

agitano gli strumenti per richiamare l’attenzione<br />

dei paesani: con l’occasione, su suggerimento di<br />

qualche adulto, declamano anche delle filastrocche<br />

(alcune se ne ricordano ancora e qui sotto sono<br />

trascritte), con le quali si commemora, poco rispettosamente<br />

in verità, la morte di qualche persona<br />

del paese o viene messo alla berlina un avveni-

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