Storia dell'emigrazione trentina 2008-2012 - Fondazione Museo ...
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BANDO <strong>2008</strong><br />
Roberta Muraro, “Dinamica migratoria in Valsugana secondo un’ottica comparativa (XIX-<br />
XX secolo)”, rel. Casimira Grandi, Facoltà di Sociologia, corso di laurea in sociologia<br />
(triennale), aa. 2007/<strong>2008</strong><br />
Prendendo come riferimento principale la Valsugana e la sua popolazione, l’intento<br />
dell’elaborato è quello di comparare due fenomeni solo apparentemente opposti: quello<br />
dell’emigrazione, circoscritto alla fine del XIX secolo, e quello della recente immigrazione,<br />
concretizzatasi soprattutto a partire dagli ultimi anni del XX secolo.<br />
La trattazione prende avvio dall’analisi del contesto socio-economico in cui si trovava il<br />
Trentino nella seconda metà dell’Ottocento, soprattutto dal punto di vista demografico e del<br />
rapporto fra indici di antropizzazione del territorio e superficie coltivabile.<br />
Vengono esposti i principali problemi dell’economia <strong>trentina</strong> del tempo, legati soprattutto alla<br />
sproporzione fra terreni coltivabili e pressione demografica, ed alla quasi inesistenza di un<br />
tessuto produttivo di carattere industriale o protoindustriale, che ne fecero per molti anni, fino<br />
allo scoppio del cosiddetto boom industriale, una regione caratterizzata da un’economia di<br />
sussistenza. Inizialmente l’emigrazione viene inquadrata dall’autrice come un fenomeno legato<br />
prevalentemente a cambiamenti importanti nella demografia del Trentino di fine Ottocento, che<br />
vide un progressivo aumento della natalità ed una contemporanea diminuzione della mortalità.<br />
L’emigrazione pertanto, viene interpretata come “valvola di sfogo” in un contesto in cui, a parità<br />
di prospettive di lavoro, sia in campo agricolo che industriale, la popolazione stava<br />
gradualmente aumentando, causando un significativo aggravamento della sproporzione fra<br />
offerta e domanda di lavoro. Successivamente, viene rilevata la consuetudine all’emigrazione<br />
propria di gran parte della popolazione <strong>trentina</strong>, legata alla cosiddetta “cultura della mobilità”,<br />
ampiamente esposta in gran parte della bibliografia prodotta sul tema.<br />
Si passa poi all’analisi più specifica del caso della Valsugana, individuandone le peculiarità<br />
geografiche ed economiche che ne fecero uno dei bacini di emigrazione più importanti di tutto<br />
il Trentino. Vengono analizzati i casi di emigrazione specializzata ed interna all’Impero austroungarico,<br />
nella fattispecie verso il Vorarlberg, regione che, grosso modo a partire dalla metà<br />
dell’800, ricorse in gran parte a manodopera <strong>trentina</strong> per sviluppare il proprio settore tessile e<br />
per la costruzione delle proprie infrastrutture.<br />
Un particolare riferimento viene fatto all’emigrazione femminile, sia verso questa regione<br />
dell’Impero austro-ungarico, che verso il confinante lombardo-veneto, e specializzata<br />
soprattutto nelle attività di filatura e tessitura, e nei lavori domestici.<br />
Interessante è il riferimento alle conseguenze sociali che la partenza di donne giovani, spesso<br />
nubili, ebbero sul tradizionalista e conservatore contesto trentino del tempo.<br />
Si accenna inoltre all’unico caso di emigrazione organizzata dall’Impero austro-ungarico,<br />
proprio dalla Valsugana, verso la Bosnia-Erzegovina, regione dalla collocazione strategica,<br />
vista la sua vicinanza con l’Impero ottomano.<br />
Nell’ultima parte dell’elaborato, una volta esposte alcune riflessioni generali sul fenomeno<br />
migratorio, inizia l’interessante raffronto fra la ottocentesca percezione degli immigrati trentini<br />
da parte degli abitanti del Vorarlberg, e quella attuale degli immigrati extracomunitari e non, da<br />
parte degli abitanti della Valsugana.
La zona geografica presa in considerazione quindi, viene vista nel suo passaggio da terra di<br />
forte emigrazione, a meta di rilevanti e recenti flussi immigratori.<br />
Da rilevare il cospicuo apporto di dati statistici, completi e recenti, relativi all’andamento<br />
demografico della provincia di Trento in generale e della Valsugana in particolare, soprattutto in<br />
relazione ai flussi immigratori.<br />
Leonardo Vinciguerra, “Emigrazione <strong>trentina</strong> in Sudamerica: 1870-1900”, 1900”, rel. Giuliana<br />
Andreotti, facoltà di lettere e filosofia, Università di Trento, , corso di<br />
Laurea in Scienze e storiche (triennale), , aa. 2007/<strong>2008</strong><br />
Il tema centrale della tesi è l’analisi dei flussi migratori partiti dal Trentino durante quella che,<br />
per ragioni quantitative, viene comunemente definita la prima grande ondata emigratoria in<br />
partenza dall’Europa. Nella trattazione, vengono chiaramente delimitati non solo l’arco<br />
cronologico di riferimento, all’incirca l’ultimo trentennio del XIX secolo, ma anche le aree di<br />
destinazione, nella fattispecie Brasile ed Argentina. L’elaborato prende avvio dall’esposizione<br />
delle principali caratteristiche della situazione economica che caratterizzava il Trentino a partire<br />
dalla seconda metà dell’800.<br />
Una volta analizzato il fenomeno migratorio dal Trentino, descritto nei più diffusi casi di<br />
emigrazione periodico-stagionale e di mestiere, come aspetto ricorrente della sua storia, si<br />
passa all’ esposizione delle ragioni socio-economiche che portarono l’emigrazione, da<br />
periodica e temporanea, a diventare gradualmente sempre più definitiva.<br />
Viene infatti analizzato l’insieme di quei fattori, considerati di “crisi”, legati a mutamenti sia<br />
politici ed economici, che ambientali, che, progressivamente, resero la scelta migratoria<br />
sempre più permanente e di “emergenza”. In seguito vengono analizzate le politiche<br />
immigratorie adottate da Brasile e Argentina, che, con obiettivi parzialmente diversi, tra la fine<br />
dell’800 ed i primi anni del ‘900 mirarono ad attrarre soprattutto presso le proprie fazendas,<br />
colonie, fattorie ma anche presso i principali agglomerati urbani, popolazione europea.<br />
Parallelamente, e considerato il periodo storico preso in considerazione, si accenna alla quasi<br />
totale inesistenza di politiche emigratorie messe in atto dall’Impero Asburgico, a differenza<br />
delle misure di regolamentazione prese invece dal Regno d’Italia.<br />
Sulla base dei pochi dati disponibili, forniti quasi esclusivamente dalla Statistica<br />
dell’emigrazione americana avvenuta nel Trentino dal 1870 in poi compilata da un Curato di<br />
Campagna, di don Lorenzo Guetti, si cerca quindi di rendere un’idea, seppur molto<br />
approssimativa, e circoscritta ad un ristretto spazio temporale, del numero di Trentini che<br />
emigrarono verso il Sudamerica. In particolare, vengono analizzate le caratteristiche salienti<br />
dell’emigrazione verso il Brasile e l’Argentina.<br />
Per entrambe le destinazioni, vengono descritte le zone geografiche, distinte per<br />
conformazione e per caratteristiche, dove i trentini si concentrarono maggiormente, oltre che, a<br />
grandi linee, le principali attività lavorative cui questi si dedicarono.<br />
Marco Giovanella,<br />
a, “Dal Trentino al Cile. Un’esperienza di colonizzazione agricola nei<br />
primi anni Cinquanta”, Università: Università degli Studi di Padova, , rel. Gabriella<br />
Chiaramonti, , Facoltà: F<br />
lettere e filosofia<br />
f<br />
ilosofia, , corso di laurea in storia (triennale), , aa.<br />
2006/2007<br />
Il lavoro analizza l’emigrazione verso il Cile organizzata all’inizio degli anni Cinquanta dalla<br />
neonata Regione Autonoma Trentino Alto Adige, su prevalente iniziativa dell’allora Presidente<br />
del Consiglio italiano Alcide de Gasperi.<br />
La trattazione è suddivisa in tre parti, di cui la prima è volta ad esaminare la situazione
economica dei luoghi di partenza e di arrivo del flusso migratorio organizzato, e cioè Trentino e<br />
Cile, nel contesto del secondo dopoguerra; la seconda e la terza parte si propongono di<br />
descrivere i progetti di colonizzazione, da realizzare rispettivamente a La Vega Sur de La<br />
Serena nel 1951, ed a San Manuel, San Ramón, Santa Inés, Mirador e Rinconada nel 1952.<br />
La prima parte della tesi traccia uno spaccato abbastanza approfondito della situazione<br />
economica vissuta dal Trentino nel secondo dopoguerra, evidenziandone la marginalità e le<br />
difficoltà strutturali e congiunturali che ne condizionarono la ripresa, dal difficile rapporto tra<br />
pressione demografica e disponibilità di terreni coltivabili, alla quasi inesistenza di un vero<br />
tessuto produttivo industriale.<br />
Da queste premesse si passa ad analizzare i problemi causati dal conflitto mondiale che, in<br />
Trentino, andarono ad incidere ulteriormente su una situazione già di per sé critica, aggravando<br />
problemi ormai costitutivi come quello della disoccupazione.<br />
Parallelamente, viene esposta la condizione economica del paese cui vennero destinate le<br />
famiglie in partenza dal Trentino, e cioè il Cile, analizzando, a grandi linee, gli interventi in<br />
campo socio-economico dei governi succedutisi a partire dai primi anni Venti del ‘900, fino ad<br />
arrivare all’elezione di Gabriel Gonzalez Videla, che, assieme ad Alcide de Gasperi, avrebbe<br />
dato forma al progetto di colonizzazione di diverse zone della provincia cilena di Coquimbo ad<br />
opera di un centinaio circa di famiglie trentine.<br />
La seconda parte della tesi si propone di analizzare il progetto di colonizzazione agricola a La<br />
Vega Sur de La Serena, avviato nel 1951, finanziato dai fondi dell’ERP che vennero gestiti<br />
dall’ICLE (Istituto di Credito per il Lavoro Italiano all’Estero).<br />
Si fa quindi accenno alla missione tecnica mandata dall’ICLE sui territori, di proprietà della<br />
Caja de Colonización cilena, che successivamente verranno destinati alla colonizzazione da<br />
parte delle famiglie trentine, ed ai criteri attraverso i quali vennero selezionati i vari nuclei<br />
familiari che intrapresero il viaggio verso la provincia cilena di Coquimbo.<br />
Dopo aver descritto brevemente il viaggio per nave che condusse le famiglie trentine<br />
selezionate alle future zone di residenza, sulla base essenzialmente del racconto di una ex<br />
emigrata, intervistata dall’autore, e da articoli apparsi sul quotidiano “l’Adige” nei giorni<br />
immediatamente precedenti e successivi la partenza degli emigrati, vengono delineate le<br />
condizioni di vita reali che gli emigrati trentini si trovarono ad affrontare.<br />
Lo stesso principio di analisi della preparazione del progetto di colonizzazione, della partenza<br />
dei coloni, e della realtà da loro incontrata al momento dell’arrivo in terra cilena, viene applicato<br />
al terzo ed ultimo capitolo, che affronta il secondo flusso emigratorio organizzato, diretto verso<br />
le colonie di San Manuel, San Ramón e Santa Inés, Mirador e Rinconada.<br />
BANDO 2009<br />
Fabio Bertolissi, “Aldeno: storia <strong>dell'emigrazione</strong> dal Trentino alla Bosnia e all'Agro<br />
pontino attraverso gli archivi, le fotografie, i racconti (1870-<strong>2008</strong>)”, rel. Glauco Sanga,<br />
Università Cà Foscari Venezia , a.a. <strong>2008</strong>-2009<br />
2009<br />
La tesi, esito del percorso di laurea specialistica, inizia con l'analisi del progetto austriaco di<br />
colonizzazione dei territori della Bosnia Erzegovina, posti sotto protettorato in base agli accordi<br />
di Berlino del 1878, sulla base del quale si trasferirono nell'area balcanica flussi migratori<br />
prevalentemente stagionali, di composizione cristiana, attirati dalle grandi opere che l'Austria<br />
aveva avviato in quelle terre occupate. Si passa quindi ad un inquadramento storicogeografico<br />
del paese di Aldeno e del contesto trentino nel quale si concretizzò l'emigrazione<br />
da Aldeno verso la Bosnia. I cinque capitoli successivi contengono il risultato della ricerca<br />
documentaria-archivistica che Bertolissi ha svolto prevalentemente nell'Archivio Comunale ed<br />
in quello Parrocchiale di Aldeno.
Le fonti ricercate vengono utilizzate per ricostruire la politica imperiale in materia di<br />
emigrazione in un periodo storico molto importante, e cioè quello del cosiddetto “mito<br />
americano”, riconducibile agli anni Settanta del XIX secolo, ma anche, e soprattutto, le<br />
caratteristiche del progetto di colonizzazione austriaca della Bosnia Erzegovina.<br />
Le fonti relative a tale progetto sono state ricercate nell'Archivio di Stato di Trento,<br />
successivamente trascritte e tradotte dal tedesco quando necessario.<br />
I materiali reperiti nell'Archivio Comunale di Aldeno e nell'Archivio di Stato di Trento vengono<br />
quindi comparati evidenziando le posizioni da una parte dei funzionari locali e nazionali e<br />
dall'altra dei futuri emigranti. Il quinto capitolo analizza il periodo nel quale vi furono le partenze<br />
delle famiglie aldenesi per la Bosnia, suddivise in due spedizioni avvenute tra il settembre e<br />
l'ottobre 1883 e le diverse destinazioni delle circa sessanta famiglie. Il sesto ed il settimo<br />
capitolo ricostruiscono i cinquantasette anni della Colonia tirolese di Mahovljani, sopravvissuta<br />
alla dissoluzione dell'Impero austro-ungarico e dalla quale, nel 1940 partì una seconda<br />
migrazione questa volta verso l'Italia, in particolare verso l'Agro pontino. Anche in questo caso<br />
il riferimento principale sono le fonti contenute nell'Archivio Comunale di Aldeno, integrate<br />
però da testimonianze orali di protagonisti di questa seconda emigrazione raccolte a Trento, in<br />
Bosnia e nel Lazio.<br />
Come appendice del lavoro, sono presenti le trascrizioni dei documenti utilizzati delle<br />
interviste realizzate.<br />
Giulia Lorandi, “L'emigrazione <strong>trentina</strong> in Brasile”, , rel. Luca Jourdan, facoltà di Lettere e<br />
filosofia, , corso c<br />
di laurea in Scienze antropologiche (laurea triennale), Università degli<br />
Studi di Bologna, a.a.<br />
a<br />
2007-<strong>2008</strong><br />
<strong>2008</strong><br />
La tesi è suddivisa in quattro parti. Nella prima vengono analizzate le condizioni economiche e<br />
storiche, sia nazionali che relative al territorio trentino, che generarono i flussi migratori<br />
dell'ultimo quarto dell'800. Si distingue tra varie tipologie di emigrazione stagionale ed il caso<br />
<strong>dell'emigrazione</strong> transoceanica, in particolare diretta verso il Brasile.<br />
A questo proposito si dedica un'attenzione particolare alla vicenda della spedizione<br />
organizzata dall'agente di emigrazione Pietro Tabacchi.<br />
Nella seconda parte della tesi vengono analizzate le condizioni economiche e storiche del<br />
paese di ricezione dei flussi migratori presi in considerazione, ossia il Brasile.<br />
Si distinguono le caratteristiche delle diverse strutture economico-sociali presenti sul territorio<br />
brasiliano nelle quali molti trentini si insediarono al loro arrivo, prevalentemente le colonie<br />
imperiali e le cosiddette fazendas. Si parla anche della vita nelle grandi città brasiliane e,<br />
soprattutto, del lavoro dei trentini nella costruzione delle ferrovie, attività nella quale quest'ultimi<br />
si distinsero soprattutto all'interno dell'Impero austro-ungarico (i famosi aisemponeri).<br />
La terza e la quarta parte della tesi hanno carattere più propriamente antropologico, e<br />
analizzano la permanenza, l'evoluzione o la perdita dei costumi e delle tradizioni che i trentini<br />
portarono con sé. Vengono presi in considerazione tratti identitari come il dialetto e la<br />
religione, nonché lo sviluppo e le caratteristiche dei rapporti con la terra d'origine.<br />
Si analizza l'operato della Provincia Autonoma di Trento nell'ambito del mantenimento dei<br />
rapporti con le comunità di emigrati in Brasile, così come il ruolo dell'Associazione Trentini nel<br />
mondo.<br />
BANDO 2010<br />
Irene Dorigotti, “Dal Trentino all’Australia: una pratica di storytelling<br />
torytelling”, , rel. Zelda Alice<br />
Franceschi, , facoltà f<br />
di Lettere e filosofia, corso di laurea in scienze antropologiche (laurea
triennale), Università degli Studi di Bologna, a.a.<br />
2009/2010<br />
La tesi, attraverso la rilevazione di audio interviste ad emigrati trentini in Australia, ed a loro<br />
discendenti di seconda e terza generazione, mira a comprendere i meccanismi attraverso i<br />
quali la memoria delle origini trentine viene conservata, modificata e trasmessa.<br />
L’obiettivo principale della tesi è quello di analizzare l’identità degli emigrati trentini e le<br />
modalità con cui quest’ultima si è rapportata ad un contesto sociale ed economico così<br />
diverso da quello di origine, come è quello australiano.<br />
L’oggetto centrale dell’elaborato sono quindi le storie di vita degli emigrati trentini incontrati<br />
durante la permanenza in Australia dell'autrice, raccontate attraverso il metodo<br />
dell’antropologia visuale.<br />
La prima parte dell’elaborato analizza la storia dell’immigrazione in Australia, distinguendo tra le<br />
caratteristiche dell’emigrazione europea in generale e di quella italiana in particolare.<br />
Una seconda parte riassume velocemente le principali fasi e cause dell’emigrazione <strong>trentina</strong>,<br />
sia stagionale che di massa, verso le principali mete europee e transoceaniche.<br />
Successivamente si affronta il tema più specifico dell’emigrazione <strong>trentina</strong> verso l’Australia, a<br />
partire dalla fine dell’Ottocento fino alla considerazione dei flussi del secondo dopoguerra.<br />
Si passa quindi all’esposizione della metodologia di ricerca utilizzata, per l’appunto quella<br />
dell’antropologia visiva, della sua storia, delle sue caratteristiche e dei risultati di questo<br />
particolare e recente tipo di disciplina.<br />
Successivamente, attraverso la storia della loro teorizzazione e dei dibattiti antropologici e<br />
storici che le hanno caratterizzate, si analizzano le peculiarità delle cosiddette “storie di vita”<br />
come tipologie di rappresentazione ed autorappresentazione del vissuto di una persona.<br />
La seconda parte della tesi inizia con riportare spezzoni delle videointerviste realizzate dalla<br />
laureanda, le quali sono precedute da una breve descrizione biografica per ciascuna persona<br />
intervistata.<br />
L’ultima parte dell’elaborato, sulla base dell’analisi delle testimonianze raccolte, traccia alcune<br />
conclusioni di carattere prettamente antropologico e sociologico relativamente al tema<br />
dell’identità dell’emigrato come figura sospesa tra il suo passato, le sue radici, il suo presente<br />
ed il suo futuro in terra straniera.<br />
Un approfondimento riguarda poi la condizione dei discendenti degli emigrati che si trovano a<br />
costruire la relazione con la terra in cui sono nati rapportandosi sempre ai racconti sulla terra<br />
d’origine forniti dai genitori o antenati originari di altri luoghi, in questo caso il Trentino.<br />
Silvia Fattore, “Tra Tesino e Russia. Venditori di stampe e migranti trentini da Nicola I alla<br />
rivoluzione bolscevica”, , rel. Niccolò Panciola, , facoltà f<br />
di Lettere e filosofia, corso di laurea<br />
in scienze storiche (laurea triennale), Università degli Studi di Trento, a.a.<br />
2009/2010<br />
La tesi analizza un aspetto spesso trascurato <strong>dell'emigrazione</strong> <strong>trentina</strong>, e cioè quello del<br />
commercio ambulante, che vide negli abitanti del Tesino i suoi principali protagonisti.<br />
In particolare, l'elaborato analizza i fenomeni migratori dal Tesino alla Russia, tra la seconda<br />
metà del'800 e l'avvento della rivoluzione bolscevica.<br />
La tesi mira a ricostruire la vita di quel centinaio di persone circa che nel periodo storico preso<br />
in considerazione, lasciarono il Trentino e l'Impero Asburgico alla volta di quello zarista.<br />
Il fulcro della tesi consiste nel tentativo di ricostruire le vicende personali e lavorative delle<br />
principali famiglie di tesini emigrati in Russia.
Ada Francesca Rizzoli, “La visualizzazione delle emozioni: il caso degli emigranti trentini ni a<br />
La Serena”, , rel. Marco Lombardi, , facoltà f<br />
di Lettere e filosofia, , corso c<br />
di laurea in<br />
Linguaggi dei Media (laurea triennale), , Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano,<br />
a.a.<br />
2004/2005<br />
La tesi inizia con la trattazione da un punto di vista sociologico dei concetti sociologici di<br />
emigrazione e di integrazione, analizzandone le diverse tipologie. Nella seconda parte la tesi<br />
entra nel vivo del tema prescelto e cioè l'emigrazione <strong>trentina</strong> organizzata in Cile, nella zona di<br />
La Serena. Si inizia con la trattazione della condizione socio-economica del Trentino del<br />
secondo dopoguerra, analizzando anche gli aspetti politici legati alla nascita della Regione<br />
autonoma ed all'attivazione del piano di emigrazione finanziato con parte dei fondi provenienti<br />
dal cosiddetto Piano Marshall. In maniera speculare la tesi passa poi ad analizzare il paese di<br />
destinazione dei contingenti di emigranti, il Cile, ed in particolare i territori di La Serena e Las<br />
Vegas. Sempre all'interno di questo secondo capitolo si espongono i principali aspetti<br />
costitutivi delle relazioni e degli accordi tra i governi di Italia e Cile che portarono<br />
all'emigrazione organizzata verso quest'ultimo. A questo punto viene introdotta l'esperienza dei<br />
protagonisti della prima emigrazione, quella del 1951, attraverso lo stralcio di alcune interviste<br />
realizzate dall'autrice. Successivamente si passa alla trattazione della seconda emigrazione,<br />
che ebbe luogo nel 1952, sulla base prevalentemente delle esperienze dirette di alcuni<br />
emigranti intervistati.<br />
Il capitolo è corredato dall'utilizzo di fonti a stampa dell'epoca ben selezionate ed analizzate. Si<br />
tratta infatti di articoli apparsi sia sulla stampa <strong>trentina</strong> che nazionale e cilena. Il terzo capitolo<br />
affronta invece le caratteristiche della sociologia visuale attraverso l'analisi del rapporto tra<br />
fotografia e sociologia e, di conseguenza, dell'importanza delle immagini nella sociologia<br />
visuale. Un'interessante appendice prende in considerazione il lavoro di uno dei fotoreporter<br />
contemporanei più famoso, Sebastiao Salgado.<br />
Gli ultimi due capitoli approfondiscono la storia del fotoreportage a partire dalla nascita della<br />
fotografia passando per quella del reportage sociale.<br />
Chiara Baldi, “People of Trentino origins; travelling in search of their identity”, , rel. Elena<br />
Dai Prà, , facoltà f<br />
di Lettere e filosofia, corso c<br />
di laurea in Scienze linguistiche per le<br />
imprese, la comunicazione internazionale e il turismo (laurea triennale), Università degli<br />
studi di Trento, a.a. 2009/2010<br />
La tesi (redatta in lingua inglese) presenta in modo dettagliato una proposta decisamente<br />
innovativa che, che secondo l'autrice, potrebbe contribuire a rendere il sistema turistico<br />
trentino più competitivo nei mercati nazionale ed internazionale.<br />
In particolare, la tesi principale si basa sulla potenzialità positive presenti nella creazione ti un<br />
tipo di offerta turistica rivolta a persone di origine <strong>trentina</strong> che vivono all'estero.<br />
Il primo capitolo dunque, di carattere introduttivo, si concentra sul fenomeno <strong>dell'emigrazione</strong><br />
dal Trentino e sulle tracce indelebili che quest'ultima ha lasciato sul territorio e nel presente. In<br />
particolare si passano in rassegna i principali significati del termine “emigrazione” e delle<br />
cause che generarono quella dal Trentino.<br />
Segue una descrizione <strong>dell'emigrazione</strong> storica dal Trentino sulla base della distinzione dei<br />
diversi flussi migratori insieme alla trattazione del ruolo della Chiesa e dello Stato all'interno di<br />
questo particolare fenomeno sociale.<br />
Infine, vengono presentate le principali destinazioni verso le quali si diressero i flussi migratori<br />
provenienti dal Trentino, evidenziandone le caratteristiche e le specificità.<br />
Il secondo capitolo punta a fornire una visione attuale e contemporanea del fenomeno<br />
migratorio, descrivendo alcuni interessanti aspetti della vita degli emigrati trentini all'estero e
del loro rapporto con le loro radici.<br />
Si analizza il ruolo svolto dalla Provincia Autonoma attraverso l'Ufficio emigrazione (oggi<br />
Servizio emigrazione) e l’attività delle due associazioni dedicate all'emigrazione, l'Associazione<br />
Trentini nel Mondo e l'Unione delle Famiglie trentine all'estero nell'offrire agli emigrati la<br />
possibilità di mantenere e di coltivare il rapporto con la terra d'origine.<br />
Il capitolo successivo punta a presentare una breve analisi delle principali caratteristiche<br />
dell'offerta turistica presente oggi in Tentino.<br />
I capitoli successivi presentano la metodologia attraverso la quale l'autrice ha ideato un<br />
questionario trilingue rivolto ad emigrati trentini ed a loro discendenti volto alla creazione di una<br />
sorta di “profilo turistico” del trentino che vive all'estero ed è interessato a conoscere la propria<br />
terra d'origine ed a riscoprire la propria identità.<br />
BANDO 2011<br />
Valentina Bazzoli, “Historias de emigración en el archivo de la escritura popular. El<br />
epistolario de Alfredo Bortolotti (1903-1985)”, 1985)”, rel. Jorge Pina Canals, facoltà di Lettere e<br />
filosofia, corso di laurea in Mediazione linguistica e comunicazione letteraria (laurea<br />
triennale), Università degli studi di Trento, a.a. 2009/2010<br />
09/2010<br />
La tesi prende in esame l’epistolario appartenuto ad Alfredo Bortolotti, emigrante originario di<br />
Drena, conservato presso il nostro ASP.<br />
Al fine di comparare l’esperienza migratoria del Bortolotti, vengono presi in considerazione<br />
anche altri fondi appartenenti all’ASP, e cioè gli epistolari di Francesco Pasolli, Giuseppe<br />
Negri, Francesco Giovannini ed Enrico Bortolotti (padre di Alfredo), tutti, come Alfredo,<br />
emigrati in America Latina.<br />
Il primo capitolo dell’elaborato analizza l’Archivio della Scrittura Popolare, ovvero la sua origine,<br />
le sue caratteristiche generali e particolari, le sue finalità nonché i testi di cui si compone.<br />
Nel secondo capitolo si descrive più nel dettaglio la storia personale di Alfredo Bortolotti,<br />
emigrato da Drena negli anni ’20 del Novecento verso il Perù.<br />
In questo capitolo si mette a confronto ciò che accomuna e ciò che invece distingue<br />
l’epistolario dell’emigrante preso in considerazione dalla tesi dagli altri epistolari dei<br />
sopraccitati Pasolli, Negri, Giovannini e Bortolotti.<br />
La domanda principale che si pone l’autrice della tesi è quella di cercare di capire le ragioni<br />
che portarono il Bortolotti a prendere la decisione di emigrare.<br />
Verso la fine del capitolo vengono evidenziati per categorie i principali errori morfologici ed<br />
ortografici rilevati nell’epistolario del Bortolotti Alfredo, cercando poi di spiegarne l’origine<br />
come conseguenza dell’interferenza della lingua spagnola con quella d’origine dell’emigrante.<br />
Il terzo ed ultimo capitolo evidenzia il valore e l’importanza dello strumento preso in esame<br />
dalla tesi, e cioè un particolare tipo di documento scritto come è quello dell’epistolario, per<br />
delineare alcune caratteristiche dell’esperienza migratoria in generale.<br />
Secondo l’autrice la scrittura personale, quando presente, si rivela quindi un mezzo<br />
fondamentale per una migliore e più approfondita comprensione dei fenomeni migratori, oltre<br />
che un’interessante modalità di approccio, più intima e se vogliamo “emotiva” a questi temi.
Veronica Pancheri, “Dal Trentino T<br />
all’Argentina racconti di vite emigrate”, , rel. Emanuela<br />
Bozzini, facoltà di Sociologia, corso di laurea in Sociologia e ricerca sociale (laurea<br />
specialistica), Università degli studi di Trento, a.a. 2009/2010<br />
La tesi, a partire dalla rilevazione e dalla conseguente analisi di 21 racconti di vita, analizza<br />
alcuni casi di emigrazione verso l’Argentina, in particolare verso le città di Buenos Aires e di<br />
San Nicolas de los Arroyos.<br />
Gli intervistati sono emigranti che hanno lasciato il Trentino tra il 1947 ed il 1951, periodo<br />
considerato dagli studiosi uno di quelli in cui l’affluenza verso il paese latinoamericano fu più<br />
intensa.<br />
La città di Buenos Aires viene presa in esame in quanto capitale del paese e meta finale della<br />
maggior parte degli emigranti trentini ed italiani date le sue dimensioni e le conseguenti<br />
probabilità di trovare lavoro e nuove prospettive di vita.<br />
L’insediamento di San Nicolàs de los Arroyos invece ha una storia diversa in quanto<br />
l’emigrazione verso questo luogo è legata alla storia della ditta S.C.A.C. (Società Cementi<br />
Armati Centrifugati), ditta che aprì i battenti a Mori nel 1920 e che nel giro di qualche si<br />
espanse aprendo nuove filiali, una delle quali, appunto, a San Nicolàs de los Arroyos.<br />
Nel primo capitolo si analizza il tema della mobilità, dal punto di vista sia delle motivazioni che<br />
spinsero i trentini a partire che a scegliere l’Argentina come meta della loro emigrazione,<br />
utilizzando lo schema interpretativo classico dei cosiddetti fattori espulsivi e di attrazione.<br />
Si analizza poi il tema della durata dell’esperienza migratoria, a seconda che fosse temporanea<br />
o definitiva e che coinvolgesse l’individuo o l’intero suo nucleo familiare.<br />
Il secondo capitolo affronta due temi importanti e peraltro ricorrenti nelle esperienze migratorie<br />
di tutte le epoche, e cioè il tema del lavoro e della costruzione della casa, intesi dal punto di<br />
vista dell’inserimento sociale e anche da quelli del senso di appartenenza e del<br />
raggiungimento degli obiettivi previsti dal progetto migratorio.<br />
Il terzo capitolo analizza il tema della conservazione e della ridefinizione dell’identità “di<br />
partenza” degli emigranti in relazione ai processi di integrazione nel nuovo contesto sociale e<br />
di mantenimento dei rapporti con la terra d’origine.<br />
Nel quarto capitolo, utilizzando come nel resto della tesi stralci delle interviste, si espongono<br />
alcune riflessioni, seguite nel quinto capitolo da un approfondimento circa la metodologia<br />
utilizzata nella rilevazione delle testimonianze.<br />
Giorgia Chistè, “Una famiglia <strong>trentina</strong> in Brasile: ritratti, lettere e pagine di diario”, rel.<br />
Pietro Brunello, Facoltà di Lettere e filosofia, corso di laurea in <strong>Storia</strong> (laurea triennale),<br />
Università degli studi di Venezia, a.a. 2009/2010<br />
La tesi, attraverso l’utilizzo di lettere e pagine di diario si propone di abbozzare una sorta di<br />
ricostruzione dell’esperienza migratoria di una famiglia <strong>trentina</strong> emigrata in Brasile, nel più<br />
ampio contesto della Grande emigrazione di fine Ottocento verso il Sudamerica.<br />
L’approccio utilizzato è quello, evidentemente, della storia sociale che si concretizza ed<br />
esplicita proprio nelle lettere e nelle pagine di diario scritte dagli emigranti in prima persona.<br />
Il diario e l’epistolario di famiglia analizzati dall’autrice sono quelli della famiglia Giovannini,<br />
conservati presso il nostro ASP.<br />
La tesi inizia con una introduzione storico-economica sul Trentino di fine ‘800 e sulle ragioni<br />
principali che spinsero alla partenza migliaia di trentini.<br />
Vengono delineati anche i caratteri attrattivi dell’America Latina in generale e del Brasile in<br />
particolare soffermandosi sulle caratteristiche tipiche ricorrenti dell’italiano in terra brasiliana.<br />
Nel secondo capitolo si ricostruisce la famiglia Giovannini attraverso l’analisi del libro di
famiglia a partire dalla spiegazione delle caratteristiche e delle specificità generali del<br />
particolare tipo di documento utilizzato.<br />
Il terzo capitolo invece analizza le lettere cercando di riassumere alcune peculiarità nella<br />
stesura utilizzando le chiavi interpretative del linguaggio, dei temi trattati, e dei ritratti fotografici<br />
allegati.<br />
Il quarto capitolo riporta le trascrizioni sia delle lettere che del diario di famiglia.<br />
Sara Corradi, “Una comunità italiana nella Transcarpazia. I costruttori della ferrovia<br />
nell’Ottocento e i loro discendenti”, rel. Gyorgy Domokos, Facoltà di Lettere, corso di<br />
laurea in <strong>Storia</strong> della cultura, Università cattolica di Pazmany Peter (Ungheria), a.a.<br />
2010/2011<br />
La tesi indaga la presenza di comunità di italiani, emigrati a partire dalla seconda metà<br />
dell’800, nella regione della Transcarpazia, ovvero una zona dell’attuale Ucraina di popolazione<br />
prevalentemente ungherese.<br />
L’interesse dell’autrice, ungherese, nasce dalle sue lontane origini italiane e trentine.<br />
Dalle ricerche effettuate dall’autrice risulta che gli italiani emigrati in quella zona e in quel<br />
periodo erano quasi tutti originari dell’Italia settentrionale, molti dell’attuale Trentino, e che si<br />
dedicarono prevalentemente a lavori di carpenteria, più precisamente alla costruzione di strade<br />
ed infrastrutture di quello che allora era l’Impero Austro-Ungarico.<br />
La rilevazione dei dati utilizzati nella tesi è stata compiuta sia in loco, cioè nella Rutenia<br />
Subcarpatica (denominazione attuale della Transcarpazia), sia nella provincia di Trento.<br />
Per quanto riguarda la Transcarpazia, sono state effettuate interviste a discendenti di operai<br />
italiani nel paesino di Terebesfejérpatak (Ucraina) ed esaminati scritti contemporanei<br />
l’emigrazione, apparsi sulla stampa locale, riguardanti la costruzione delle infrastrutture<br />
(prevalentemente strade e ferrovie) da parte di operai italiani.<br />
L’autrice cerca anche di rilevare la presenza di italiani che ancora oggi vivono nei paesi che<br />
tuttora si trovano vicino alla ferrovia che unisce Maramarossziget (Romania) a Korosmezo<br />
(Russia), nella costruzione della quale lavorarono molti italiani, attraverso la descrizione anche<br />
del tipo di vita che questi ultimi condussero all’epoca e che conducono oggi i loro discendenti.<br />
A titolo esemplificativo, si cerca infine di stilare una statistica della presenza di italiani nel<br />
paese di Rahò.<br />
BANDO <strong>2012</strong><br />
Chiara Bertolini, “L’emigrazione italiana nella repubblica federale tedesca. Il caso<br />
trentino”, rel. Fiorenza Tarozzi, Facoltà di Lingue e letterature straniere, corso di laurea in<br />
Lingua e cultura italiane per stranieri (laurea specialistica), , Università degli studi di<br />
Bologna, a.a. 2010/2011<br />
La tesi prende in esame il flusso emigratorio dal Trentino alla Repubblica Federale tedesca<br />
originatosi nel secondo dopoguerra.<br />
La motivazione principale che ha spinto l’autrice ad analizzare questo particolare fenomeno è la<br />
consapevolezza che si tratti di un aspetto (l’emigrazione europea del secondo dopoguerra ed<br />
in particolare dal Nord dell’Italia) abbastanza trascurato dalla storiografia sia nazionale che<br />
locale ma anche lontano dalla percezione di chi in Trentino continua a vivere.<br />
Il lavoro si suddivide in un primo capitolo che analizza in maniera completa seppur riassuntiva
le principali cause dell’emigrazione dall’Italia in una prospettiva che comprende anche<br />
l’emigrazione cosiddetta “storica”.<br />
Si passa successivamente all’analisi delle condizioni socio economiche e politiche del<br />
secondo dopoguerra che innescarono nel continente Europeo quell’equilibrio tra fattori di<br />
“espulsione” e fattori di “attrazione” che diedero origine alla seconda ondata migratoria, legata<br />
indissolubilmente alla ricostruzione postbellica ed alla graduale creazione del Mercato Comune<br />
Europeo.<br />
Il secondo capitolo esamina le diverse esigenze di Italia e Germania che nel secondo<br />
dopoguerra portarono alla creazione di rapporti politici e diplomatici finalizzati alla firma<br />
dell’accordo bilaterale del 20 dicembre 1955 volto a favorire l’emigrazione dal primo al<br />
secondo paese in questione.<br />
Successivamente si analizzano le conseguenze pratiche della firma dei Trattati di Roma del 25<br />
marzo 1957 che consentirono una ancor più libera circolazione all’interno dei confini europei e<br />
quindi una maggiore facilità di spostamento per gli emigranti italiani diretti ormai<br />
prevalentemente verso mete europee.<br />
L’analisi dei flussi migratori verso la Repubblica Federale Tedesca, iniziata nel secondo<br />
capitolo, si sviluppa compiutamente in quello successivo che ne analizza la diversa<br />
provenienza regionale e poi in particolare la componente di origine <strong>trentina</strong>.<br />
In questo capitolo vengono prese in considerazione anche il ruolo e le caratteristiche<br />
dell’associazionismo della comunità <strong>trentina</strong> residente nell’attuale Germania, come fattore di<br />
aggregazione e di conservazione di tratti identitari.<br />
Il quarto ed ultimo capitolo rielabora le informazioni raccolte dall’autrice attraverso la rilevazione<br />
di interviste ad emigrati e le sistematizza in sette nuclei tematici (la partenza, il primo impatto, il<br />
lavoro, l’abitazione, il tempo libero, la famiglia, il ritorno).<br />
Sulla base di tali informazioni nelle conclusioni si sostiene che, in linea generale, i trentini<br />
emigrati in Germania, rispetto agli emigrati provenienti in particolare dall’Italia meridionale,<br />
sono stati facilitati dalla vicinanza culturale e talvolta linguistica tra la Germania ed il Trentino,<br />
cosa che nella gran parte dei casi ha favorito i processi di ambientamento e di integrazione. Lo<br />
dimostra il fatto che la maggior parte degli emigrati trentini ha deciso di rimanere in Germania<br />
e considera positiva la propria esperienza migratoria.<br />
Segue una appendice di documentazione sia privata che ufficiale.<br />
Martina Mattedi, “Memoria e identità: fonti per la storia dell’emigrazione <strong>trentina</strong> in<br />
Brasile”, rel. Silvano Groff, Facoltà di Lettere tere e filosofia, Corso di laurea in Conservazione<br />
e gestione dei beni culturali (magistrale), Università degli studi di Trento, a.a. 2011/<strong>2012</strong><br />
Il lavoro inizia con l’analisi delle principali cause dell’emigrazione <strong>trentina</strong> che alla fine del XIX<br />
scelse tra le sue mete principali il Brasile, accostando da una parte i fattori sia strutturali (come<br />
la cronica sproporzione tra popolazione e terra coltivabile) che straordinari che causarono la<br />
dipartita dal Trentino di circa 30.000 persone nell’arco di pochi decenni, e dall’altra i fattori<br />
anche in questo caso sia costitutivi che contingenti (come nel caso delle politiche favorenti<br />
l’immigrazione europea adottate da molti stati brasiliani in quegli anni) che attrassero questi<br />
flussi verso il Brasile.<br />
La meta utilizzata a titolo esemplificativo è lo stato di Santa Catarina, nel sud del paese.<br />
Dopo questa necessaria introduzione storica, corredata da dati statistici e quantitativi e<br />
supportata da una completa bibliografia, si passa all’argomento della tesi con un’analisi più<br />
tecnica sulla tipologia delle fonti per lo studio del fenomeno in questione.<br />
La prima di queste prese in esame riguarda i quotidiani (sia trentini che brasiliani) sia come<br />
portatori di informazioni che come luogo di dibattito sulla opportunità o meno di sostenere il<br />
fenomeno migratorio.
Successivamente si descrivono le tipologie di fonti presenti in particolare nello stato di Santa<br />
Catarina, distinguendo anche qui tra fonti giornalistiche, fonti archivistiche, istituzionali e fonti<br />
bibliografiche.<br />
Tre le fonti per la storiografia della colonizzazione <strong>trentina</strong> a Santa Catarina si riportano le<br />
lettere e gli epistolari degli emigrati.<br />
L’analisi prosegue nell’analisi delle fonti archivistiche presenti in Trentino, rifacendosi in<br />
particolare all’opera di Vincenzo Adorno “Guida alle fonti sull’emigrazione conservate presso<br />
l’Archivio Storico del Comune di Trento: Fondo Ordinamento Austriaco (1815-1918)”, e delle<br />
iniziative promosse dalla Provincia Autonoma di Trento per sostenere il reperimento delle fonti<br />
necessarie alla ricostruzione delle storie migratorie degli odierni discendenti di emigranti<br />
trentini.<br />
Si passa infine all’analisi degli archivi e delle istituzioni brasiliane (pubbliche e private) presenti<br />
nello stato di Santa Catarina e delle principali tipologie di fonti lì conservate.<br />
Il terzo capitolo riguarda invece le iniziative di conservazione del patrimonio culturale degli<br />
emigrati trentini incardinate prevalentemente nell’attività ricreativa e culturale della rete dei<br />
Circoli trentini dell’Associazione trentini nel mondo ed in quelle di interscambio promosse dalla<br />
Provincia Autonoma di Trento.<br />
Sulla base della constatazione della lacunosità delle fonti documentarie per la storia<br />
dell’emigrazione <strong>trentina</strong> in Brasile, nonostante questo flusso rientri tra quelli maggiormente<br />
studiati dalla storiografia locale, nel quarto capitolo si propone la creazione di un archivio<br />
digitale consultabile on-line in grado di raccogliere e di mettere a disposizione in maniera più<br />
sistematica fonti diverse per tipologia e provenienza offrendo in questo modo uno strumento<br />
utile a ricercatori ed appassionati.<br />
Elisa Bertoldi, “L’emigrazione <strong>trentina</strong> negli Stati Uniti d’America (1870-1930)”, 1930)”, rel.<br />
Aldino Monti, Facoltà di Lingue e letterature straniere, Corso di laurea in Lingue e<br />
letterature straniere (triennale), Università degli studi di Bologna, a.a. 2011/<strong>2012</strong><br />
Il lavoro inizia con la descrizione sintetica delle cause dell’emigrazione dal Trentino alla fine<br />
dell’800 basandosi prevalentemente sullo studio condotto dalla dott.ssa Guadagnini<br />
“Emigrazione <strong>trentina</strong> negli Stati uniti: il caso di Hazleton e Solvay”, che a sua volta si rifà alla<br />
principale bibliografia locale edita in materia.<br />
Vengono esposte le principali cause del flusso migratorio verso il Nuovo Continente in<br />
generale e della scelta di molti trentini per gli Stati Uniti invece che per i paesi del sud del<br />
continente.<br />
Si analizzano successivamente le fasi della partenza degli emigranti, con una breve<br />
esposizione delle questioni burocratiche che questi dovevano affrontare e dei preparativi del<br />
viaggio fino all’arrivo nelle mete prescelte.<br />
Si cerca quindi di offrire un prospetto statistico e quantitativo della presenza <strong>trentina</strong> negli<br />
Stati Uniti, rifacendosi come fonte primaria alla famosa statistica compilata nel 1911 da don<br />
Guetti ed a dati desunti dal lavoro dell’Ufficio per la mediazione del lavoro di Rovereto.<br />
Si citano altre fonti documentarie, come le guide emesse dall’ufficio stesso e quelle citate dal<br />
lavoro di Piasente “Inseguendo il sogno. L’emigrazione <strong>trentina</strong> nel Nord California”.<br />
L’ultima parte dell’elaborato espone le attività promosse attualmente soprattutto dalla PA.T. in<br />
materia di mantenimento dei rapporti con i discendenti di emigrati trentini negli Stati Uniti (in<br />
particolare il progetto degli interscambi giovanili).
Alice Odorizzi, “Un’isola <strong>trentina</strong> fra le colline della Bosnia. Studio sul valsuganotto a<br />
Stivor”, rel. Patrizia Cordin, Facoltà di Lettere e filosofia, Corso di laurea in Lettere<br />
(triennale), Università degli studi di Trento, a.a. 2011/<strong>2012</strong><br />
La tesi trae il proprio spunto iniziale dal lavoro della giornalista Sandra Frizzera “Štivor.<br />
Odissea della speranza”.<br />
Il primo capitolo inquadra dal punto di vista storico-economico il Trentino del XIX secolo, le<br />
cause endogene e contingenti l’emigrazione e successivamente le sue principali tipologie<br />
(stagionale, transoceanica, legata alla costruzione delle infrastrutture).<br />
Successivamente si analizza il particolare progetto di colonizzazione della Bosnia Erzegovina<br />
con coloni cattolici provenienti dal Trentino, da parte dell’Impero Austro-Ungarico che con il<br />
Congresso di Berlino del 1878 vide posta sotto la propria amministrazione il paese balcanico.<br />
Alla fine del primo capitolo si racconta l’emigrazione del gruppo di abitanti provenienti dalle<br />
zone di Roncegno, Ospedaletto, Scurelle, Novaledo e Borgo che su invito diretto<br />
dell’Imperatore fondarono in Bosnia il villaggio di Štivor, villaggio che, sulla base delle<br />
informazioni riportate dall’autrice, dopo quasi un secolo di isolamento e mancanza di contatti<br />
con il Trentino, venne fortunosamente riscoperto solo nel 1972 dalla giornalista Sandra<br />
Frizzera.<br />
Il secondo capitolo entra nel merito del tema vero e proprio dell’elaborato, e cioè le differenze<br />
e le similitudini tra il valsuganotto parlato in Valsugana e quello utilizzato a Štivor, attraverso<br />
l’analisi delle principali caratteristiche morfologiche fonetiche e lessiclali del dialetto parlato in<br />
Trentino e delle condizioni storiche ed economiche che ne condizionarono l’evoluzione in<br />
un’ottica di comparazione con quello parlato a Štivor negli anni Settanta del XX secolo.<br />
Anche in questo caso si analizzano le condizioni storiche e socio-linguistiche che hanno<br />
consentito a tale dialetto di rimanere sostanzialmente identico a quello parlato in Valsugana<br />
circa un secolo prima.<br />
Il terzo capitolo esamina invece le caratteristiche socio-linguistiche presenti nell’attuale<br />
comunità stivoriana in particolar modo in relazione alle guerre bacaniche degli anni Novanta<br />
che hanno segnato uno spartiacque fondamentale non solo in termini politici ma anche, come<br />
riporta l’autrice, riguardo le conseguenze che si sono registrate nell’utilizzo del dialetto<br />
valsuganotto.<br />
Il lavoro si conclude con l’intervista allo storico maestro elementare della comunità stivoriana,<br />
Ferdinand Osti, testimonianza che si somma alle altre due sulle quali si incardina il lavoro (una<br />
a Maria Viola, emigrata a Štivor, ed una alla giornalista Sandra Frizzera), che ribadisce il ruolo<br />
che l’isolamento nel quale si trovò per decenni la comunità di Štivor ebbe nel consentirle di<br />
mantenere sostanzialmente intatte tradizioni e lingua d’origine fino a che il progressivo incontro<br />
e scambio culturale e linguistico con la popolazione locale, serbo-croata, all’inizio degli anni<br />
Quaranta del Novecento, non ha portato ad un’inevitabile uscita da quelle stesse condizioni di<br />
isolamento.<br />
Maria Caterina Ghobert, “Le comunità trentine in Bosnia Erzegovina”, rel. Sofia Zani,<br />
Facoltà di Lettere e filosofia, Corso di laurea in mediazione linguistica e culturale<br />
(triennale), Università degli studi di Padova, a.a. 2011/<strong>2012</strong><br />
Il lavoro analizza nel dettaglio la partenza di flussi organizzati di emigranti trentini verso diverse<br />
zone della Bosnia e dell’Erzegovina alla fine dell’Ottocento, come conseguenza del passaggio<br />
del paese balcanico sotto il controllo dell’Impero Austro-Ungarico che ne volle fare luogo di<br />
colonizzazione per ostacolare l’avanzata dell’Impero turco ottomano.<br />
Il primo capitolo inquadra storicamente il contesto di arrivo del contingente di emigranti,
dunque la Bosnia della fine del XIX secolo ed il suo passaggio da dominio ottomano a<br />
protettorato austriaco attraverso le rivolte contadine del 1875 e del 1876, la guerra russo<br />
turca ed il Congresso di Berlino del 1878.<br />
Vengono descritti precisamente tutti i passaggi storico-politici che faranno della Bosnia un<br />
paese di forte interesse strategico per l’Austria-Ungheria e dove nel giro di pochi anni, con<br />
l’attentato all’erede al trono d’Austria come simbolo estremo di un forte risentimento e<br />
malcontento in seguito alla definitiva annessione della Bosnia Erzegovina all’Impero d’Asburgo,<br />
si giungerà alla scoppio della prima guerra mondiale.<br />
Parallelamente viene descritta dettagliatamente anche la situazione storica ed economica della<br />
zona di partenza, e cioè il Trentino della fine del XIX.<br />
Dopo una esaustiva introduzione politica si passa alla descrizione delle principali motivazioni<br />
economiche sia contingenti che strutturali che generarono in Trentino il fenomeno migratorio,<br />
inizialmente con le caratteristiche prevalenti della periodicità e della stagionalità fino a<br />
configurare la cosiddetta prima ondata migratoria, tra la fine dell’800 e lo scoppio del prrima<br />
guerra mondiale.<br />
Nel secondo capitolo si racconta la nascita dei progetti di colonizzazione in Bosnia Erzegovina<br />
da parte dell’Austra-Ungheria e della straordinaria adesione che questi ebbero in Trentino.<br />
Vengono ricostruiti i vari progetti di colonizzazione agricola confluiti poi in sei spedizioni<br />
“ufficiali” alle quali si stima che, in maniera organizzata o spontanea, presero parte circa mille<br />
persone tra il 1883 ed il 1884.<br />
Si descrivono nel dettaglio, con approfondimenti sia sui luoghi di partenza che su quelli di<br />
arrivo, la spedizione partita da Nave San Rocco alla volta di Konjic, in Erzegovina, quella partita<br />
dal Primiero per la cittadina di Tuzla, il caso della Tiroler Colonie Mahovljani verso la quale<br />
partirono i cittadini di Aldeno, e la storia particolare, per quanto poco documentata, della<br />
creazione del villaggio di Štivor da parte di abitanti della Valsugana.<br />
L’ultimo capitolo è dedicato a quest’ultimo caso, con informazioni circa la specifica situazione<br />
di Štivor, nei termini dell’isolamento nel quale la comunità rimase per quasi cento anni, della<br />
sua fortuita scoperta da parte della giornalista Sandra Frizzera nel 1972, e della situazione<br />
attuale per quanto riguarda i legami con il Trentino e la conservazione dei tratti identitari e<br />
culturali trasmessi ai propri discendenti dai primi emigranti.<br />
Luana Perotto, “Il fenomeno della doppia cittadinanza: il caso dei discendenti degli<br />
immigrati trentini nel Rio Grande do Sul – Brasile”, rel. Gabriele Pollini, Facoltà di<br />
Sociologia, Corso di laurea in Sociologia e ricerca sociale (laurea magistrale), Università<br />
degli studi di Trento, a.a. 2011/<strong>2012</strong><br />
Il lavoro, dal chiaro taglio sociologico, inizia con un’introduzione storica sulle circostanze<br />
economiche e politiche che alla fine del XIX secolo spinsero migliaia di trentini ad emigrare alla<br />
volta, prevalentemente, del Sudamerica.<br />
In particolare si descrive il flusso diretto verso il Brasile, ancora più in particolare verso lo stato<br />
di Rio Grande do Sul, parallelamente alle politiche immigratorie stabilite dall’allora governo del<br />
paese latinoamericano.<br />
Specifico riferimento viene fatto alle partenze conseguenti il famoso Contratto Caetano Pinto<br />
ed alla altrettanto nota “spedizione Tabacchi”.<br />
Il secondo capitolo, di carattere giuridico, espone le caratteristiche della stato giuridico di<br />
cittadinanza sia nell’ordinamento brasiliano che in quello italiano.<br />
Viene poi analizzata nel dettaglio la legge italiana 14/12/2000 con la quale si permetteva<br />
temporaneamente ai discendenti di emigrati trentini partiti prima del 1918 e quindi con<br />
passaporto austriaco, la richiesta di cittadinanza italiana.<br />
Il terzo capitolo affronta più in particolare il caso dell’immigrazione <strong>trentina</strong> nello stato di Rio
Grande do Sul, con un interessante approfondimento filosofico e sociologico sul tema della<br />
nascita e della costruzione del sentimento di appartenenza nazionale degli immigrati trentini ed<br />
italiani in generale.<br />
Su questa linea interpretativa si analizzano poi i fattori di identificazione collettiva degli<br />
immigrati portando come esempi la confessione religiosa e la creazione delle istituzioni<br />
scolastiche da parte delle comunità degli immigrati, senza dimenticare l’inevitabile processo di<br />
integrazione con la cultura e la lingua locale cui queste presero parte e che diedero vita alla<br />
costruzione di un’identità mista “italo-rio-grandense” che portò con sé anche il suo opposto, e<br />
cioè il maggior attaccamento alle tradizioni culturali e linguistiche dei propri antenati.<br />
L’analisi dei meccanismi generali e poi particolari che portarono alla elaborazione di una<br />
memoria condivisa circa le proprie origini nazionali ed “identitarie” da parte della comunità<br />
<strong>trentina</strong> all’interno di quella italiana nello stato di Rio Grande do Sul diventa premessa per la<br />
comprensione dei motivi alla base della richiesta di cittadinanza italiana che molti discendenti<br />
di emigrati trentini fecero in seguito alla promulgazione della legge 14/12/2000.<br />
Il quarto capitolo, dopo l’esposizione della metodologia di raccolta ed interpretazione dei dati,<br />
riporta l’analisi delle interviste realizzate ai discendenti di emigrati trentini residenti in Rio<br />
Grande do Sul che fecero domanda per il riconoscimento della cittadinanza italiana secondo<br />
la legge di cui sopra.<br />
Sulla base della suddivisione delle motivazioni in tre gruppi (“emotivo”, “facilità” e “scoperta”)<br />
la tesi si conclude con la disquisizione sui meccanismi che nel territorio preso in<br />
considerazione hanno portato allo sviluppo di un senso di appartenenza alla sfera culturale e<br />
linguistica italiana da parte di persone nate e cresciute in Brasile ma dalle origini trentine e<br />
quindi italiane.<br />
Lorenza Trentinaglia, “Les “<br />
hommes des images: un parcours de vie et un projet culturel”,<br />
rel. Jean Paul Dufiet, Facoltà di Lettere e filosofia, Corso di laurea in Scienze linguistiche<br />
per le imprese, la comunicazione internazionale ed il turismo (laurea specialistica),<br />
Università degli studi di Trento, a.a. 2010/2011<br />
La tesi, redatta interamente in lingua francese, tratta con un approccio sostanzialmente<br />
antropologico e di critica artistica, il caso particolare di un’emigrazione che potremmo definire<br />
“di mestiere” caratteristica del Tesino, e cioè quella dei venditori ambulanti di stampe.<br />
La prima parte del lavoro analizza il contesto antropologico e culturale del Trentino a partire dal<br />
XVIII secolo, esponendo le principali cause dell’emigrazione e della scelta da parte di molti<br />
abitanti della zona di intraprendere l’attività di colporteurs.<br />
La seconda parte del lavoro si incentra sul progetto di creazione del <strong>Museo</strong> delle Stampe, di<br />
futura apertura a Pieve Tesino, a partire dall’analisi dell’esperienza che i venditori tesini fecero<br />
in particolare in Francia, dalla critica artistica delle stampe e di un inedito fondo documentario<br />
in lingua francese conservato nell’archivio storico del comune di Pieve Tesino.