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Agnelli era un industriale ma anche un editore appassionato che ...

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La mia<br />

<strong>Agnelli</strong> <strong>era</strong> <strong>un</strong> <strong>industriale</strong> <strong>ma</strong> <strong>an<strong>che</strong></strong> <strong>un</strong> <strong>editore</strong> <strong>appassionato</strong> <strong>che</strong><br />

conosceva giornali, giornalisti, direttori. Lo ha raccontato lui stesso<br />

28 - PRIMA/FEBBRAIO 2003


L’Avvocato Gianni <strong>Agnelli</strong> nel suo studio di Corso<br />

Marconi a Torino, con il fotografo Uliano Lucas.<br />

cucciolata<br />

a ‘Pri<strong>ma</strong>’ nell’<strong>un</strong>ica intervista su questo mondo a<strong>ma</strong>tissimo.<br />

L’intervista è del settembre 1999. La riproduciamo integralmente<br />

PRIMA/FEBBRAIO 2003 - 29


Alberto Ron<strong>che</strong>y, nato a<br />

Ro<strong>ma</strong> nel 1926, direttore<br />

della Stampa dal 1968 al<br />

1973. Qui sopra, la<br />

copertina di Pri<strong>ma</strong> del<br />

settembre 1999 con<br />

l’intervista a Gianni<br />

<strong>Agnelli</strong> (foto M.<br />

Marcotulli/ag. L. Ronchi).<br />

30 - PRIMA/FEBBRAIO 2003


Ecco il testo integrale della intervista dell’Avvocato<br />

a ‘Pri<strong>ma</strong>’ nel settembre del 1999. “Sarà dura avere l’intervista”,<br />

ci avvisò il suo ufficio stampa, Sandro Casazza:<br />

“ci sono in lista di attesa quasi 300 richieste tra Italia ed estero”<br />

La mia cucciolata<br />

Mi fissa con cortese simpatia. Nei<br />

confronti dei giornalisti, l’Avvocato<br />

<strong>Agnelli</strong> ne ha <strong>un</strong>a riserva illimitata <strong>che</strong><br />

gli consente di sopportare la loro<br />

inesausta pres<strong>un</strong>zione e superficialità. Mi fissa e<br />

aspetta la pri<strong>ma</strong> do<strong>ma</strong>nda. Ora <strong>che</strong> gli sono<br />

davanti vorrei non avergli chiesto l’intervista.<br />

L’Avvocato, si sa, a<strong>ma</strong> la stampa, i giornali e i<br />

giornalisti. Ma Dio, <strong>che</strong> rito noioso dev’essere per<br />

lui l’intervista! Chissà quante ne avrà fatte in vita<br />

sua… Più sei famoso e più il giornalista cerca<br />

l’intervista; più chiede cose <strong>che</strong> sono già state<br />

chieste e più riceve risposte <strong>che</strong> sono già state<br />

date.<br />

L’uomo famoso è <strong>un</strong>a cassaforte vuota. I<br />

documenti, i dossier riservati, le storie, i fatti, le<br />

cifre segrete sono già stati da tempo trasferiti<br />

negli studi e nei cassetti di avvocati, consiglieri,<br />

esperti di com<strong>un</strong>icazione dell’azienda: tutti gli<br />

uomini ‘stop’ di <strong>un</strong> personaggio illustre.<br />

In Italia, l’Avvocato è certo l’uomo più famoso,<br />

il re a<strong>ma</strong>to <strong>che</strong> i Savoia non ci hanno concesso.<br />

Cosa volete <strong>che</strong> <strong>un</strong> giornalista gli chieda? Se la<br />

Fiat venderà agli americani? Se la Fiat farà <strong>un</strong><br />

accordo con la Volkswagen o con la Daimler<br />

Benz? Pfui!, dice Nero Wolfe di fronte alla<br />

stupidità di <strong>un</strong>a do<strong>ma</strong>nda inutile.<br />

Vorrei non avergli chiesto l’intervista e <strong>che</strong> il<br />

suo ufficio stampa non l’avesse caldeggiata<br />

rispetto a trecento richieste dall’Italia e<br />

dall’estero in lista di attesa. Mi imbarazza essere<br />

<strong>un</strong>o dei tanti giornalisti <strong>che</strong>, di fronte alla<br />

cassaforte spalancata <strong>ma</strong> vuota degli affari<br />

dell’Avvocato <strong>Agnelli</strong>, cerca la do<strong>ma</strong>nda a effetto,<br />

la do<strong>ma</strong>nda <strong>che</strong> gli faccia fare bella figura con<br />

l’Avvocato. E i lettori? Che si vadano a<br />

impiccare… qui mi sto giocando <strong>un</strong>’occasione<br />

irripetibile. Tiro il collo alla mia fantasia<br />

rischiando di strozzarla purché venga fuori<br />

almeno <strong>un</strong>o stridio. Sento in gola <strong>un</strong> irrefrenabile<br />

impulso: “Come sta, Avvocato?”. Il ridicolo mi<br />

tappa la bocca. Mi fissa ancora, paziente, e poi<br />

mi viene in aiuto: “Conosco il suo giornale. E<br />

quando riesco a trovare <strong>un</strong> momento di tempo<br />

per leggerlo mi diverto sempre”. Tutti sanno <strong>che</strong><br />

per l’Avvocato <strong>un</strong>o degli spauracchi tremendi è la<br />

noia. E a quelle sue parole mi viene voglia di<br />

alzarmi, di cadere in ginocchio, afferrargli la<br />

<strong>ma</strong>no per baciarla, poi fare due passi indietro e<br />

congedarmi: “Grazie, Avvocato, Dio gliene renda<br />

merito!”. Ma poi, con <strong>un</strong>’esplosione di<br />

adrenalina, esalo la pri<strong>ma</strong> do<strong>ma</strong>nda: “Avvocato,<br />

dei suoi rapporti con i giornali e con La Stampa<br />

io so soltanto dei ‘si dice’”.<br />

Mi risponde con <strong>un</strong> movimento impercettibile<br />

delle labbra. Come dire: “Molto interessante”.<br />

Pri<strong>ma</strong> - Si dice <strong>che</strong> lei abbia <strong>un</strong>’indiscussa<br />

pri<strong>ma</strong>zia nella scelta e nella nomina dei direttori<br />

del quotidiano della Fiat. E si dice <strong>an<strong>che</strong></strong> <strong>che</strong><br />

ness<strong>un</strong>o sappia quale sia la sua personale<br />

procedura per la scelta del direttore della<br />

Stampa. Questi ‘si dice’ tendono a sostenere <strong>che</strong><br />

la nomina dei direttori è <strong>un</strong>a decisione cui lei<br />

arriva per ragioni indecifrabili <strong>che</strong>, com<strong>un</strong>que,<br />

riguardano più la sua simpatia per il personaggio<br />

<strong>che</strong> il suo giudizio per il professionista. Non<br />

voglio dire <strong>che</strong> sia <strong>un</strong>a scelta umorale <strong>ma</strong> <strong>che</strong><br />

curiosità per l’uomo, attenzione alla sua<br />

collocazione politica, alla sua storia culturale, ai<br />

suoi trascorsi ideologici pesino più <strong>che</strong> la<br />

valutazione dei suoi successi professionali, dei<br />

gradini della sua carri<strong>era</strong> di giornalista. Ma io<br />

non credo <strong>che</strong> lei metta gli occhi su <strong>un</strong><br />

giornalista perché va bene per l’Avvocato, <strong>ma</strong><br />

perché va bene per La Stampa. E credo <strong>che</strong> i<br />

fattori <strong>che</strong> fanno di <strong>un</strong> giornalista l’uomo giusto<br />

per dirigere La Stampa derivino dalla posizione<br />

<strong>che</strong> il suo quotidiano deve avere in <strong>un</strong> certo<br />

periodo della situazione italiana. Si sceglie<br />

Alberto Ron<strong>che</strong>y, corrispondente da New York,<br />

perché è il giornalista <strong>che</strong> ha coperto con grande<br />

competenza l’elezione di Nixon a presidente degli<br />

Stati Uniti e perché si pensa <strong>che</strong> la politica di<br />

Nixon avrà grande influenza sull’Europa; si<br />

nomina Paolo Mieli quando i soprassalti del<br />

mondo politico italiano richiedono <strong>un</strong> direttore<br />

<strong>che</strong> sia <strong>un</strong> grande esperto dei partiti italiani e dei<br />

personaggi del Palazzo ro<strong>ma</strong>no. C’è qualcosa di<br />

sensato in queste osservazioni?<br />

Avvocato <strong>Agnelli</strong> - Guardi, parliamo dei<br />

direttori della Stampa sui quali ho potuto dire la<br />

mia. Il primo dei quali è stato Alberto Ron<strong>che</strong>y.<br />

Pri<strong>ma</strong> di Ron<strong>che</strong>y, i direttori fondamentali della<br />

Stampa sono stati Alfredo Frassati, direttore per<br />

trent’anni pri<strong>ma</strong> della guerra, e Giulio De<br />

Benedetti, dopo la guerra, per altri vent’anni. Tra<br />

Frassati e De Benedetti ci sono stati altri direttori<br />

di primissimo ordine, come Luigi Salvatorelli e<br />

Burzio, <strong>che</strong> tuttavia subirono i contraccolpi del<br />

periodo disordinatissimo della fine della guerra.<br />

In quel periodo gli avvicendamenti alla direzione<br />

della Stampa furono tumultuosi e disordinati.<br />

Durante la direzione di De Benedetti – <strong>che</strong> ebbe<br />

difficoltà con il regime e si rifugiò in Svizz<strong>era</strong><br />

con l’aiuto di mio nonno – ci furono momenti di<br />

grossa battaglia, come lo scontro con il Partito<br />

com<strong>un</strong>ista e quello con L’Unità <strong>che</strong> fu per noi <strong>un</strong><br />

successo enorme perché avevamo ridotto L’Unità<br />

a vendere meno copie. Mi ricordo <strong>che</strong> la gente si<br />

segue a pag. 35<br />

PRIMA/FEBBRAIO 2003 - 31


FEDERICO RAMPINI - È<br />

<strong>un</strong>o dei giornalisti di<br />

Repubblica prediletto<br />

dall’ingegnere Carlo De<br />

Benedetti. Era<br />

probabilmente molto<br />

seguito dall’Avvocato<br />

per le sue analisi della<br />

situazione politica<br />

americana e dei mercati<br />

Usa (foto Olycom).<br />

32 - PRIMA/FEBBRAIO 2003


La mia cucciolata<br />

Marcello Sorgi. Nato a Palermo nel 1955,<br />

direttore della Stampa dal 22 settembre 1998:<br />

storie, racconti, ricordi, evocazioni<br />

appassionate dell’Avvocato con Sorgi<br />

sulla storia della Sicilia.<br />

Gian Antonio Stella, la penna più veloce<br />

del Nord Est, quando ha cominciato<br />

a raccontare del dio Po, gli s<strong>che</strong>i veneti,<br />

le paure dell’orda, ha attirato <strong>an<strong>che</strong></strong><br />

l’attenzione dell’Avvocato.<br />

Barbara Palombelli - Sia a Repubblica<br />

<strong>che</strong> al Corriere della S<strong>era</strong> la bella<br />

signora <strong>era</strong> assai apprezzata dall’Avvocato,<br />

sensibile alle doti intellettuali<br />

ben impac<strong>che</strong>ttate.<br />

Massimo Gramellini, fir<strong>ma</strong> di grande<br />

saporosità giornalistica con la sua rubrica<br />

‘Buongiorno’ in pri<strong>ma</strong> pagina della Stampa.<br />

Molto apprezzate dall’Avvocato<br />

la sua scrittura e le ironie morali.<br />

Ferruccio de Bortoli, direttore del<br />

Corriere della S<strong>era</strong>: l’Avvocato <strong>era</strong> molto<br />

compiaciuto di aver scelto <strong>un</strong><br />

direttore di grande intelligenza<br />

e di solido autocontrollo.<br />

Pier Luigi Battista, il pulcino s’è fatto<br />

galletto con eleganti <strong>ma</strong> perentori<br />

chicchirichì. Nel suo ‘Parolaio’ educatamente<br />

castiga vezzi e retorica del giornalismo e<br />

della politica. All’Avvocato garbava di molto.<br />

L’Avvocato con Giorgio Fattori.<br />

Nato a Ro<strong>ma</strong> nel 1924, Fattori è stato<br />

direttore della Stampa dal 1978 al 1986.<br />

“Mi sorprese”, dice l’Avvocato, “la sua<br />

immediata risposta positiva”.<br />

Paolo Guzzanti, nei suoi nove anni alla<br />

Stampa, dal ’90 al ’99, ha dato il meglio di<br />

sé, come cronista della politica e del<br />

costume. L’Avvocato <strong>era</strong> deliziato da certe<br />

sue eleganti ruvidezze da grande moralista.<br />

Ezio Mauro, nato a Dronero (C<strong>un</strong>eo)<br />

nel 1948, direttore della Stampa<br />

dal settembre del 1992 all’aprile del 1996.<br />

Tra i cuccioli dell’Avvocato è il direttore<br />

<strong>che</strong> è durato più a l<strong>un</strong>go.<br />

Francesco Merlo - L’Avvocato consid<strong>era</strong>va<br />

Merlo, fir<strong>ma</strong> del Corriere, come <strong>un</strong>o dei più<br />

solidi osservatori di politica<br />

del quotidiano di de Bortoli.<br />

Augusto Minzolini proprio alla Stampa ha<br />

costruito la sua fa<strong>ma</strong> di Grande Orecchio dei<br />

corridoi, delle anticamere e dei boudoir della<br />

politica. Gianni <strong>Agnelli</strong> trovava <strong>un</strong> gusto<br />

speciale a quelle rivelazioni.<br />

Gianni Riotta, condirettore della Stampa:<br />

aveva ottenuto dall’Avvocato di lasciare La<br />

Stampa per tornare negli Usa come<br />

corrispondente del Corriere.<br />

PRIMA/FEBBRAIO 2003 - 33


34 - PRIMA/FEBBRAIO 2003<br />

Gianni <strong>Agnelli</strong><br />

con Arrigo Levi<br />

(foto Paola Agosti).


“Venne a Ro<strong>ma</strong> Jallud, il plenipotenziario di Gheddafi, e mi disse<br />

<strong>che</strong> Gheddafi voleva <strong>che</strong> licenziassi Levi perché sennò avrebbe<br />

boicottato gli acquisti Fiat. È ovvio <strong>che</strong> non ci pensavo nemmeno<br />

lontanamente. Ma fu <strong>un</strong> momento tempestoso”<br />

La mia cucciolata<br />

continua da pag. 31<br />

lamentava perché La Stampa <strong>era</strong> diventata<br />

radicaleggiante. E io rispondevo: “Sì, <strong>ma</strong> è così<br />

<strong>che</strong> abbiamo ridotto L’Unità a vendere meno<br />

copie”. E allora qualc<strong>un</strong>o replicava: “Certo, <strong>che</strong><br />

se faceste La Stampa come L’Unità, L’Unità di<br />

copie non ne venderebbe nemmeno <strong>un</strong>a”.<br />

Pri<strong>ma</strong> - Lei andava d’accordo con De<br />

Benedetti?<br />

Avvocato <strong>Agnelli</strong> - De Benedetti <strong>era</strong> <strong>un</strong> uomo<br />

molto difficile. Ma su <strong>un</strong>a cosa <strong>era</strong>vamo del tutto<br />

d’accordo… lui aveva or<strong>ma</strong>i <strong>un</strong>’ottantina d’anni…<br />

<strong>era</strong>vamo d’accordo <strong>che</strong> l’uomo più adatto per la<br />

direzione della Stampa dopo di lui <strong>era</strong> Alberto<br />

Ron<strong>che</strong>y. Mi ricordo <strong>che</strong> pregai Ron<strong>che</strong>y di<br />

prendere la responsabilità della Stampa quando<br />

Nixon fu eletto presidente degli Usa. Era il<br />

novembre del ’68 e Ron<strong>che</strong>y copriva per La<br />

Stampa l’avvenimento dall’America, da New York.<br />

Lui mi disse subito di sì. Tornai a Torino e lo<br />

dissi a De Benedetti. Che osservò: “Sarebbe bene,<br />

però, <strong>che</strong> stesse <strong>un</strong> po’ di tempo con me a fare il<br />

condirettore”. E Ron<strong>che</strong>y replicò: “Non ci penso<br />

nemmeno!”.<br />

Pri<strong>ma</strong> - Era <strong>un</strong>a <strong>ma</strong>ni<strong>era</strong> per farlo fuori.<br />

Avvocato <strong>Agnelli</strong> - Ron<strong>che</strong>y ne capì la<br />

pericolosità. Era <strong>un</strong> rischio <strong>che</strong> non voleva<br />

correre. Ron<strong>che</strong>y è stato direttore per cinque o<br />

sei anni, fino al ’73. E ha fatto molto bene: come<br />

qualità del giornale e come apertura<br />

internazionale.<br />

Pri<strong>ma</strong> - Non s’è <strong>ma</strong>i capito bene perché ha<br />

lasciato.<br />

Avvocato <strong>Agnelli</strong> - Ron<strong>che</strong>y si <strong>era</strong> stancato<br />

molto. Alla fine <strong>era</strong> nervosissimo… voi lo<br />

conoscete: è <strong>un</strong> uomo <strong>che</strong> si irrita facilmente. E<br />

chi lo innervosiva particolarmente <strong>era</strong> Giovanni<br />

Giovannini… Ma questa è <strong>un</strong>’indiscrezione.<br />

Pri<strong>ma</strong> - Non aveva tutti i torti.<br />

Avvocato <strong>Agnelli</strong> - Era molto nervoso. Per di<br />

più stavano facendo dei lavori a casa sua <strong>che</strong> non<br />

lo facevano dormire. Era molto nervoso. Così mi<br />

disse: “Basta, questo lavoro non lo posso più<br />

fare”.<br />

Pri<strong>ma</strong> - Giovannini allora <strong>era</strong> vice direttore, mi<br />

sembra.<br />

Avvocato <strong>Agnelli</strong> - No, dal febbraio ’72 <strong>era</strong><br />

amministratore delegato della Stampa. Seguiva<br />

<strong>an<strong>che</strong></strong> gli interessi <strong>che</strong> avevamo con il Corriere…<br />

Insom<strong>ma</strong>, Giovannini lo innervosiva molto.<br />

Pri<strong>ma</strong> - Lei chiese il parere di Ron<strong>che</strong>y per il<br />

successore?<br />

Avvocato <strong>Agnelli</strong> - Sì, gli chiesi se aveva<br />

qual<strong>che</strong> nome da suggerirmi. Ma lui mi disse <strong>che</strong><br />

non voleva entrare nella storia del successore.<br />

“Ma guardi”, gli dissi io, “<strong>che</strong> ho già scelto Arrigo<br />

Levi”. “Ah, <strong>ma</strong> allora va benissimo”, replicò lui.<br />

“È quello <strong>che</strong> avrei scelto anch’io”.<br />

Pri<strong>ma</strong> - Brutti tempi, quelli, con il terrorismo<br />

<strong>che</strong> dilagava.<br />

Avvocato <strong>Agnelli</strong> - Eh sì. Ma devo dire <strong>che</strong> Levi<br />

si batté con determinazione. C’<strong>era</strong> il terrorismo,<br />

con il terribile caso dell’uccisione di Casalegno; e<br />

avevamo <strong>an<strong>che</strong></strong> delle noie con Gheddafi perché<br />

Fruttero e Lucentini lo sfottevano. Dovetti<br />

recup<strong>era</strong>re con Gheddafi perché mi faceva il<br />

sabotaggio sulle commesse della Libia alla Fiat.<br />

Voleva <strong>che</strong> licenziassi Levi.<br />

Pri<strong>ma</strong> - Ma chi, Gheddafi?<br />

Avvocato <strong>Agnelli</strong> - Sì, Gheddafi. Fruttero e<br />

Lucentini avevano scritto sulla Stampa <strong>un</strong><br />

articolo <strong>che</strong> sfotteva Gheddafi.<br />

Pri<strong>ma</strong> - Gheddafi <strong>era</strong> già azionista della Fiat?<br />

Avvocato <strong>Agnelli</strong> - Non mi pare ancora. Venne<br />

a Ro<strong>ma</strong> Jallud, il plenipotenziario di Gheddafi, e<br />

mi disse <strong>che</strong> Gheddafi voleva <strong>che</strong> io licenziassi<br />

Levi perché sennò avrebbe boicottato gli acquisti<br />

Fiat. È ovvio <strong>che</strong> non ci pensavo nemmeno<br />

lontanamente a licenziare Levi. Ma fu <strong>un</strong><br />

momento tempestoso con Gheddafi.<br />

Pri<strong>ma</strong> - Una tempesta in <strong>un</strong> bicchiere di<br />

sabbia.<br />

Avvocato <strong>Agnelli</strong> - Eh no, il colonnello non<br />

andava mica preso tanto sottogamba. Jallud<br />

riferiva con forza <strong>che</strong> Gheddafi si <strong>era</strong> arrabbiato<br />

moltissimo. Ci misero sulla lista di boicottaggio.<br />

Avevamo forniture di camion <strong>che</strong> vennero<br />

bloccate. Fu <strong>un</strong> fenomeno grave per la Fiat. Poi<br />

facemmo pace. E, infatti, quando qual<strong>che</strong> mese<br />

dopo Fruttero e Lucentini pubblicarono <strong>un</strong> altro<br />

articolo strafottente, non ci furono guai. Ma fu<br />

<strong>un</strong> brutto momento. Oltretutto Arrigo appartiene<br />

a <strong>un</strong>a religione <strong>che</strong> a Gheddafi non è tanto<br />

simpatica.<br />

Pri<strong>ma</strong> - Lei pensa <strong>che</strong> Gheddafi sospettasse <strong>che</strong><br />

la decisione degli attacchi di Fruttero e Lucentini<br />

non fosse farina del sacco della Stampa <strong>ma</strong><br />

dell’internazionale ebraica <strong>che</strong> soffiava sul fuoco?<br />

Avvocato <strong>Agnelli</strong> - Ma forse <strong>an<strong>che</strong></strong> questo.<br />

Pri<strong>ma</strong> - Dopo Levi tocca a Giorgio Fattori.<br />

Avvocato <strong>Agnelli</strong> - Quando chiesi a Fattori di<br />

prendere la responsabilità della Stampa non ebbe<br />

<strong>un</strong> attimo di esitazione. E questo mi sorprese,<br />

perché quello <strong>era</strong> <strong>un</strong> periodo molto pericoloso e<br />

la gente non veniva volentieri a fare il direttore<br />

della Stampa. Mi sorprese la sua risposta<br />

immediata. Ci voleva carattere con quel cli<strong>ma</strong><br />

cupo in città e in redazione. Era molto<br />

pericoloso. Ricordo <strong>che</strong> a Milano la pistola<br />

→<br />

PRIMA/FEBBRAIO 2003 - 35


36 - PRIMA/FEBBRAIO 2003<br />

Gaetano Scardocchia.<br />

Campobasso 1937-New<br />

York 1993. Direttore<br />

della Stampa dal<br />

febbraio 1986 al <strong>ma</strong>ggio<br />

del 1990. In questa foto è<br />

in pri<strong>ma</strong> fila tra Cesare<br />

Romiti, alla sua destra, e<br />

l’Avvocato, alla sua<br />

sinistra. Scardocchia<br />

tentò <strong>un</strong>’innovazione<br />

editoriale clamorosa,<br />

<strong>ma</strong>ndando in edicola<br />

<strong>un</strong>a Stampa a dorsi<br />

plurimi. Ma i lettori<br />

torinesi e piemontesi<br />

bocciarono<br />

l’esperimento con <strong>un</strong><br />

calo di copie di vendita<br />

(foto ag. Antinea).


“«Che ne direbbe, Scardocchia, di fare il corrispondente<br />

da New York?». E lui mi rispose: «Non sa come la ringrazio.<br />

Non vedevo l’ora». Andare a New York fu per lui <strong>un</strong>a v<strong>era</strong><br />

lib<strong>era</strong>zione dalla gestione del giornale”<br />

La mia cucciolata<br />

→<br />

andava molto. Certi personaggi la depositavano<br />

quando entravano al ristorante, a cena, e la<br />

riprendevano quando uscivano. C’<strong>era</strong> addirittura<br />

chi, prendendo l’aereo per Ro<strong>ma</strong>, lasciava le sue<br />

due pistole all’autista e gliele ridavano quando<br />

atterrava di ritorno.<br />

Pri<strong>ma</strong> - La pistola <strong>era</strong> <strong>un</strong>o status. Alc<strong>un</strong>i poi si<br />

divertivano a fare il boss all’americana. Come<br />

Ciarrapico, <strong>che</strong> riceveva i giornalisti con la<br />

pistola in bella vista sulla scrivania. Ai giornalisti<br />

faceva <strong>un</strong> certo effetto. Tanto è vero <strong>che</strong> ness<strong>un</strong>o<br />

ha <strong>ma</strong>i pensato di controllare se per caso non<br />

fosse <strong>un</strong>a pistola ad acqua.<br />

Avvocato <strong>Agnelli</strong> - Il cli<strong>ma</strong> <strong>era</strong> quello, <strong>un</strong> cli<strong>ma</strong><br />

pericoloso. E la risposta di Fattori – quel sì<br />

immediato, istantaneo – mi sorprese. Devo dire<br />

<strong>che</strong>, ancora oggi, quando si nomina Fattori alla<br />

Stampa, lo si fa col rispetto e riguardo per <strong>un</strong>o<br />

<strong>che</strong> è stato <strong>un</strong> grandissimissimo direttore.<br />

Coraggio e decisione nell’entrare, e grande<br />

dignità sempre. Quando, verso la fine del suo<br />

<strong>ma</strong>ndato, gli fu offerta la direzione del Corriere<br />

da Bazoli – <strong>che</strong> allora <strong>era</strong> il sequestratario del<br />

Corriere – lui disse no perché si sentiva<br />

impegnato con La Stampa. Un atteggiamento di<br />

qualità perché l’accoppiata Stampa-Corriere è il<br />

sogno di tutti i direttori. Come fece poi Mieli.<br />

Pri<strong>ma</strong> - Lui sì <strong>che</strong> ci sa fare.<br />

Avvocato <strong>Agnelli</strong> - An<strong>che</strong> Ron<strong>che</strong>y ci teneva, e<br />

ci andò molto vicino.<br />

Pri<strong>ma</strong> - Del resto andare al Corriere in<br />

quell’epoca non <strong>era</strong> proprio il <strong>ma</strong>ssimissimo,<br />

come dice lei.<br />

Avvocato <strong>Agnelli</strong> - Poi dopo Fattori venne<br />

Scardocchia, <strong>che</strong> <strong>era</strong> <strong>un</strong> uomo di grandissime<br />

qualità. E tentò quel nuovo for<strong>ma</strong>to della<br />

Stampa con i ‘dorsi’, <strong>che</strong> non è andato molto<br />

bene. Questo l’ha inquietato e l’ha messo in<br />

difficoltà con la redazione. Tanto è vero <strong>che</strong> <strong>un</strong><br />

giorno gli ho detto: “Che ne direbbe,<br />

Scardocchia, di fare il corrispondente da New<br />

York?”. E lui mi rispose: “Non sa come la<br />

ringrazio. Non vedevo l’ora”. E quando è andato<br />

a New York è stato il migliore corrispondente<br />

<strong>che</strong> abbiamo <strong>ma</strong>i avuto. Andare a New York fu<br />

per lui <strong>un</strong>a v<strong>era</strong> lib<strong>era</strong>zione dalla gestione del<br />

giornale. Lei mi ha chiesto se è vero <strong>che</strong> sono io<br />

a decidere la scelta e la nomina dei direttori<br />

della Stampa. E me lo chiede come se questo<br />

fosse <strong>un</strong> incarico ano<strong>ma</strong>lo. E io le rispondo <strong>che</strong><br />

tra tutti quelli <strong>che</strong> hanno la pesante<br />

responsabilità della produzione Fiat – auto,<br />

camion e mezzi movimento terra – io in effetti<br />

ho più tempo per queste cose. Non voglio dire<br />

<strong>che</strong> ho più tempo da perdere, <strong>ma</strong> più tempo<br />

certamente.<br />

Quando venne Ron<strong>che</strong>y lo decisi io insieme a De<br />

Benedetti. Quando venne Fattori lo decise<br />

praticamente lui. Arrigo lo decisi io. Dopo<br />

Scardocchia, decisi io per Mieli. Vorrei quasi dire<br />

<strong>che</strong> Mieli lo inventai io, <strong>an<strong>che</strong></strong> se lo conoscevo come<br />

responsabile della nostra sede di Ro<strong>ma</strong>. Per Mieli<br />

parlai con due persone, Fattori e Romiti. Fattori mi<br />

disse <strong>che</strong> non lo conosceva, e <strong>che</strong> si sarebbe<br />

infor<strong>ma</strong>to. E mi dette luce verde. Romiti lo conobbe<br />

in quella occasione ed espresse subito <strong>un</strong>’opinione<br />

positiva. Ma in sostanza Mieli lo conoscevano pochi<br />

per darne <strong>un</strong> giudizio come direttore.<br />

Pri<strong>ma</strong> - Un po’ strano, no? Mieli <strong>era</strong> stato <strong>un</strong><br />

giornalista dell’Espresso molto noto a Ro<strong>ma</strong>.<br />

Avvocato <strong>Agnelli</strong> - Ma vede, Torino è <strong>un</strong><br />

mondo di quotidiani <strong>che</strong> conosce poco i<br />

setti<strong>ma</strong>nali.<br />

Pri<strong>ma</strong> - Non ha <strong>ma</strong>i parlato di Mieli con Carlo<br />

Caracciolo?<br />

Avvocato <strong>Agnelli</strong> - Non in vista della sua<br />

nomina.<br />

Pri<strong>ma</strong> - Ha fatto bene, perché allora Caracciolo<br />

non aveva <strong>un</strong>a grande opinione di Mieli. Quando<br />

si trattò, infatti, di sostituire Livio Zanetti alla<br />

direzione dell’Espresso, io gli dissi: “Ma scusa,<br />

Caracciolo, tu hai in casa Mieli e Alberto Stat<strong>era</strong><br />

<strong>che</strong> sono <strong>un</strong>a coppia eccezionale, sperimentata,<br />

pronta a prendere in <strong>ma</strong>no L’Espresso<br />

do<strong>ma</strong>ttina”. E lui rispose: “Mieli? No, Mieli è <strong>un</strong><br />

palle mosce”. Per dire <strong>che</strong> <strong>an<strong>che</strong></strong> i grandi<br />

riescono a prendere delle solenni cantonate.<br />

Avvocato <strong>Agnelli</strong> - Mieli è <strong>un</strong> tipo<br />

straordinario, <strong>un</strong>ico. L’avevo conosciuto come<br />

responsabile della redazione ro<strong>ma</strong>na della<br />

Stampa. Grandissime qualità. E avevo subito<br />

capito <strong>che</strong> <strong>era</strong> <strong>un</strong> direttore perfetto per La<br />

Stampa. E ne sono stato contentissimo. E poi è<br />

stato molto bravo a chia<strong>ma</strong>re vicino a sé Ezio<br />

Mauro, <strong>che</strong> sarà il direttore dopo di lui.<br />

Pri<strong>ma</strong> - È il suo vanto: io sono <strong>un</strong> direttore,<br />

dice, <strong>che</strong> quando se ne va lascia sempre <strong>un</strong>a<br />

squadra pronta per prendere in <strong>ma</strong>no il giornale.<br />

Quando se n’è andato dal Corriere aveva pronta la<br />

squadra di Ferruccio de Bortoli, <strong>che</strong> sta facendo<br />

molto bene, no?<br />

Avvocato <strong>Agnelli</strong> - Benissimo.<br />

Pri<strong>ma</strong> - La cosa <strong>che</strong> mi ha sempre stupito <strong>un</strong><br />

po’ nell’avvicendamento dei direttori alla Stampa<br />

è stata la grande differenza di personalità tra chi<br />

usciva e chi entrava.<br />

Avvocato <strong>Agnelli</strong> - Lei pensa <strong>che</strong> questa<br />

diversità rispecchi la diversa posizione della<br />

→<br />

PRIMA/FEBBRAIO 2003 - 37


38 - PRIMA/FEBBRAIO 2003<br />

Carlo Rossella, nato a<br />

Corteolona (Pavia) nel<br />

1942, direttore della<br />

Stampa dal <strong>ma</strong>ggio<br />

1996 al settembre<br />

1998. Giornalista<br />

giramondo è stato,<br />

forse, il direttore della<br />

Stampa con il quale<br />

l’Avvocato si è più<br />

divertito.


“Mauro è stato per me <strong>un</strong>’autentica sorpresa.<br />

Ero sicuro <strong>che</strong> sarebbe ri<strong>ma</strong>sto alla ‘Stampa’ non dico<br />

tutta la vita, <strong>ma</strong> per dieci o quindici anni almeno”<br />

La mia cucciolata<br />

→<br />

Stampa rispetto al mondo politico ro<strong>ma</strong>no e alle<br />

contingenze industriali. Ma non è così. La mia<br />

scelta è sempre stata determinata da questa<br />

consid<strong>era</strong>zione: sono o no uomini in grado di<br />

guidare <strong>un</strong> quotidiano come La Stampa? Un<br />

quotidiano <strong>che</strong> ha <strong>un</strong>a personalità solida, <strong>che</strong><br />

non può essere stravolta da chi lo dirige. Certo<br />

<strong>che</strong> non trascuro le contingenze politi<strong>che</strong> o<br />

economi<strong>che</strong>. Mieli, ad esempio, è <strong>un</strong> grande<br />

esperto di politica interna, come lo è <strong>an<strong>che</strong></strong> il<br />

nostro Marcello Sorgi. Le dico la verità: mi<br />

interessano molto quando parlano di politica.<br />

Tanto Mieli quanto Sorgi sanno decriptarla come<br />

ness<strong>un</strong>o.<br />

Pri<strong>ma</strong> - D’accordo, Avvocato. Ma prendiamo<br />

l’avvicendamento tra Mieli e Mauro. Bravissimi<br />

tutti e due, <strong>ma</strong> Mieli è Bisanzio, <strong>un</strong>o<br />

straordinario affabulatore: non spiega <strong>ma</strong> allude,<br />

ti spinge a intuire, a supporre; ti stimola ad<br />

arrischiare scenari, a individuare percorsi politici<br />

sottotraccia. Mauro, invece, è <strong>un</strong>’indo<strong>ma</strong>bile<br />

<strong>ma</strong>cchinetta di opinioni decise ed esplicite.<br />

Avvocato <strong>Agnelli</strong> - Mauro è stato nominato<br />

direttore quando Mieli è andato al Corriere dopo<br />

Stille, subentrando a Giulio Anselmi, il<br />

condirettore di Stille, al quale si attribuiva al 90%<br />

la gestione del Corriere. Anselmi diceva <strong>che</strong> il<br />

Corriere di Stille <strong>era</strong> in realtà lavoro soprattutto<br />

suo.<br />

Pri<strong>ma</strong> - Credo <strong>che</strong> sia assolutamente vero.<br />

Tanto <strong>che</strong> la sua <strong>ma</strong>ncata nomina a direttore del<br />

Corriere è stata presa molto <strong>ma</strong>le da Anselmi, e<br />

consid<strong>era</strong>ta da molti <strong>un</strong>a sorprendente<br />

ingiustizia.<br />

Avvocato <strong>Agnelli</strong> - Ma Stille è stato <strong>un</strong>o dei più<br />

a<strong>ma</strong>ti direttori del Corriere.<br />

Pri<strong>ma</strong> - Non c’è dubbio. Anselmi <strong>ma</strong>neggiava il<br />

bastone del Corriere, Stille distribuiva le carote.<br />

Anselmi toglieva le castagne dal fuoco e Stille,<br />

piacevolissimo commensale, se le <strong>ma</strong>ngiava<br />

insieme ai suoi preferiti annaffiandole con del<br />

buon Lambrusco. Quando hanno nominato Mieli,<br />

è stato per Anselmi <strong>un</strong> brutto colpo. E dopo <strong>un</strong><br />

po’ se n’è andato al Messaggero, nonostante<br />

qual<strong>che</strong> lieve insistenza di Mieli per trattenerlo.<br />

Avvocato <strong>Agnelli</strong> - Del resto i direttori del<br />

Corriere, tutti, hanno <strong>un</strong>a <strong>ma</strong>no santa <strong>che</strong> li<br />

protegge nel loro lavoro, la <strong>ma</strong>no santa di Piero<br />

Ottone, <strong>che</strong> fece con la redazione il famoso ‘patto<br />

Ottone’. Quando al Corriere c’è qual<strong>che</strong> difficoltà<br />

o pasticcio, la colpa è sempre di Ottone.<br />

Pri<strong>ma</strong> - La redazione del Corriere dovrebbe<br />

<strong>ma</strong>ndare a Ottone, tutti i giorni, <strong>un</strong> <strong>ma</strong>zzo di rose<br />

rosse per i poteri eccezionali <strong>che</strong> le sono stati<br />

concessi dal patto Ottone, e <strong>ma</strong>i più totalmente<br />

ritirati. Sono, invece, gli editori e i <strong>ma</strong>nager del<br />

Corriere <strong>che</strong> vorrebbero <strong>ma</strong>ndare a Ottone <strong>un</strong>a<br />

spremuta di cicuta per la pri<strong>ma</strong> colazione. Ma,<br />

Avvocato, <strong>an<strong>che</strong></strong> lei, forse, vorrebbe <strong>ma</strong>ndare <strong>un</strong><br />

bicchierino di cicuta a Caracciolo e a De<br />

Benedetti <strong>che</strong> gli hanno scippato Ezio Mauro.<br />

Avvocato <strong>Agnelli</strong> - Mauro è stato per me<br />

<strong>un</strong>’autentica sorpresa. Ero sicuro <strong>che</strong> sarebbe<br />

ri<strong>ma</strong>sto alla Stampa non dico tutta la vita, <strong>ma</strong> per<br />

dieci o quindici anni almeno. E invece Caracciolo<br />

l’ha convinto ad andare a Repubblica.<br />

Pri<strong>ma</strong> - Su Mauro l’occhio dell’Avvocato non è<br />

stato così l<strong>un</strong>go come al solito. Ma <strong>an<strong>che</strong></strong> su<br />

Carlo Rossella lei ha accusato qual<strong>che</strong> miopia.<br />

Avvocato <strong>Agnelli</strong> - Rossella aveva fatto molto<br />

bene alla Rai come direttore del Tg1. Poi quando<br />

è arrivato alla Stampa mi sono reso conto <strong>che</strong> si<br />

<strong>era</strong> innamorato della tivù e <strong>che</strong> la sua passione<br />

per i viaggi <strong>era</strong> molto forte. Non gli riusciva di<br />

stare fermo. Lui ha il viaggio incorporato. Poi,<br />

lasciata la gestione del giornale, <strong>era</strong><br />

contentissimo di essere andato a Washington. Ma<br />

ora vedo <strong>che</strong> è andato con Berlusconi ed è<br />

tornato nel mondo della televisione.<br />

Pri<strong>ma</strong> - Lui <strong>era</strong>, in effetti, contentissimo di<br />

stare a Washington, e im<strong>ma</strong>ginava di poter fare<br />

<strong>un</strong> lavoro molto importante per La Stampa. Poi si<br />

è reso conto <strong>che</strong> con Sorgi non batteva <strong>un</strong><br />

chiodo. Sorgi lo teneva a stec<strong>che</strong>tto, l’aveva<br />

messo a dieta di servizi e la sua visibilità come<br />

inviato stava andando a rotoli. Così è scappato da<br />

Berlusconi pri<strong>ma</strong> <strong>che</strong> Sorgi gli uccidesse la fir<strong>ma</strong>.<br />

Avvocato <strong>Agnelli</strong> - Escludo <strong>che</strong> Sorgi avesse<br />

questa intenzione. Credo <strong>che</strong> le scelte di Rossella<br />

siano state dettate dal suo desiderio di tornare in<br />

tivù. Mi dicono <strong>che</strong> lui spiega a tutti <strong>che</strong> ha detto<br />

di sì a Berlusconi pri<strong>ma</strong> del successo elettorale<br />

del capo dell’opposizione.<br />

Pri<strong>ma</strong> - La verità è <strong>che</strong> è stato Berlusconi a dire<br />

di sì a Rossella pri<strong>ma</strong> del successo elettorale.<br />

Avvocato <strong>Agnelli</strong> - Credo <strong>che</strong> Rossella possa<br />

essere molto utile a Berlusconi.<br />

Pri<strong>ma</strong> - Credo proprio di sì: televisione e viaggi,<br />

pane per i suoi denti. Ora, d<strong>un</strong>que, perduto<br />

Rossella, rapito dai suoi viaggi mitici, vestito con<br />

la sahariana, i capelli al vento delle pale<br />

dell’elicottero <strong>che</strong> lo aspetta su <strong>un</strong> fazzoletto di<br />

deserto per portarlo chissà dove, ora siamo<br />

arrivati a Marcello Sorgi, il direttore della<br />

Stampa <strong>che</strong>, con l’eccezione di Fattori, è l’<strong>un</strong>ico<br />

direttore a sedere nel consiglio di<br />

amministrazione dell’Editrice La Stampa. Cosa<br />

vuol dire questa responsabilità amministrativa?<br />

→<br />

PRIMA/FEBBRAIO 2003 - 39


40 - PRIMA/FEBBRAIO 2003<br />

Massimo D’Ale<strong>ma</strong>, oggi<br />

presidente dei Ds.<br />

L’Avvocato parla di<br />

D’Ale<strong>ma</strong> presidente del<br />

Consiglio <strong>che</strong> aveva sui<br />

giornalisti e la stampa<br />

opinioni molto più pesanti<br />

di quelle riportate<br />

dall’Avvocato. Su questo<br />

argomento D’Ale<strong>ma</strong><br />

rilasciò a Lucia<br />

Ann<strong>un</strong>ziata <strong>un</strong>’intervista a<br />

Pri<strong>ma</strong> <strong>che</strong> fece grande<br />

scandalo. Nella<br />

riproduzione qui accanto,<br />

la copertina di Pri<strong>ma</strong> del<br />

dicembre ’95 con<br />

l’intervista di D’Ale<strong>ma</strong><br />

(foto Stefano Cellai/ag.<br />

Grazia Neri).


“Io, <strong>un</strong> uomo politico come D’Ale<strong>ma</strong> <strong>che</strong> tratta così <strong>ma</strong>le<br />

stampa e giornalisti, lo ammiro molto. Una volta gli<br />

ho chiesto: «E con i giornali come va?». E lui: «Io i giornali<br />

non li leggo». Il disinteresse <strong>ma</strong>ssimo”<br />

La mia cucciolata<br />

→<br />

Non sarà certo per premiarlo del suo lavoro, visto<br />

<strong>che</strong> è appena arrivato.<br />

Avvocato <strong>Agnelli</strong> - Ma no. Il giornale è oggi <strong>un</strong><br />

prodotto <strong>che</strong> rischia di decadere se non<br />

addirittura di morire. E noi siamo di fronte a<br />

questa parola ‘multimedialità’ <strong>che</strong> suggerisce<br />

nuove prospettive editoriali per il giornale. E<br />

allora bisogna chiedersi: cosa vuol dire<br />

multimedialità? Come la si può applicare e quali<br />

risorse richiede, e quali rischi siamo disposti a<br />

correre? A luglio, in quel consiglio di<br />

amministrazione della Stampa dov’<strong>era</strong> presente<br />

per la pri<strong>ma</strong> volta Sorgi, c’<strong>era</strong> <strong>an<strong>che</strong></strong> Cantarella in<br />

rappresentanza dell’azionista. Cantarella non <strong>era</strong><br />

lì per assumere responsabilità di gestione, <strong>ma</strong> per<br />

dire: “Portateci delle idee e la Fiat vedrà in <strong>che</strong><br />

<strong>ma</strong>ni<strong>era</strong> sia possibile realizzarle”. I programmi<br />

sulla multimedialità sono a redditività differita<br />

ed è quindi necessario <strong>che</strong> la loro realizzazione<br />

op<strong>era</strong>tiva sia decisa dagli azionisti del giornale. Il<br />

direttore del giornale membro del consiglio di<br />

amministrazione è <strong>un</strong>a garanzia di gestione dei<br />

programmi multimediali, assistito <strong>an<strong>che</strong></strong> dalla<br />

competenza e dalla propensione per il mercato<br />

della multimedialità di Gianni Riotta, il<br />

condirettore della Stampa.<br />

Pri<strong>ma</strong> - E il Corriere della S<strong>era</strong>?<br />

Avvocato <strong>Agnelli</strong> - Noi siamo gli azionisti più<br />

grossi della Hdp, <strong>che</strong> è la finanziaria <strong>che</strong> ha in<br />

portafoglio il 100% della Rcs Editori. Direi <strong>che</strong><br />

oggi il Corriere non ha problemi.<br />

Pri<strong>ma</strong> - La Fiat è entrata due volte nell’azienda<br />

del Corriere della S<strong>era</strong>. Una pri<strong>ma</strong> volta come<br />

partner al 33% di Giulia Maria Crespi, insieme al<br />

33% di Moratti, <strong>che</strong> <strong>era</strong> in sostanza Eni. E <strong>un</strong>a<br />

seconda volta nel novembre dell’84 con<br />

amministratore delegato Carlo Callieri, rilevando<br />

l’azienda dall’amministrazione controllata. In<br />

quel caso i Rizzoli dissero <strong>che</strong> gli avevate<br />

scippato l’azienda. Ma dal Corriere siete sempre<br />

usciti. Non vi è <strong>ma</strong>i venuta la tentazione di<br />

tenervi il Corriere?<br />

Avvocato <strong>Agnelli</strong> - Noi siamo sempre entrati al<br />

Corriere come copertura. Quando siamo entrati<br />

con Callieri l’alternativa <strong>era</strong> De Benedetti.<br />

Pri<strong>ma</strong> - App<strong>un</strong>to. Perché non vi siete tenuti<br />

allora il Corriere?<br />

Avvocato <strong>Agnelli</strong> - Presenti come garanzia,<br />

copertura e aiuto per i direttori. Mai come<br />

padroni. La pri<strong>ma</strong> volta siamo entrati al Corriere<br />

per dare <strong>un</strong>a <strong>ma</strong>no a Giulia Maria Crespi <strong>che</strong> <strong>era</strong><br />

in difficoltà perché la famiglia voleva vendere.<br />

Erano i tempi in cui tutti parlavano dell’<strong>editore</strong><br />

puro. La Fiat <strong>era</strong> <strong>editore</strong> impuro; Moratti,<br />

petroliere, <strong>era</strong> impuro; Giulia Maria Crespi <strong>era</strong><br />

<strong>an<strong>che</strong></strong> lei semimpura con tutti gli altri interessi di<br />

famiglia. Così quando Giulia Maria non se la<br />

sentì più di gestire l’azienda e vendette all’<strong>editore</strong><br />

puro Rizzoli, vendemmo <strong>an<strong>che</strong></strong> noi. D’altra parte<br />

per noi, come per Moratti, diventare editori puri<br />

voleva dire rin<strong>un</strong>ciare alle nostre industrie.<br />

Meglio vendere a Rizzoli. Peccato <strong>che</strong> abbia fatto<br />

il passo più l<strong>un</strong>go della gamba e sia finito nelle<br />

<strong>ma</strong>ni della P2.<br />

Pri<strong>ma</strong> - Lei ha fatto a tempo ad assistere al<br />

fantastico licenziamento di Giovanni Spadolini<br />

da parte di Giulia Maria Crespi?<br />

Avvocato <strong>Agnelli</strong> - No, non c’<strong>era</strong>vamo ancora.<br />

Mi ricordo <strong>che</strong> andai a trovare Spadolini nel suo<br />

studio due giorni pri<strong>ma</strong> del fattaccio. Lui non lo<br />

sospettava affatto. Due giorni dopo fu <strong>ma</strong>ndato<br />

via. E Montanelli disse <strong>che</strong> Giulia Maria Crespi<br />

aveva fatto <strong>un</strong> colpo da guate<strong>ma</strong>lteca.<br />

Pri<strong>ma</strong> - Alessandra Ravetta, condirettore di<br />

Pri<strong>ma</strong>, <strong>che</strong> fa la sua parte in questa intervista, mi<br />

ha pregato e insistito perché non le facessi la<br />

seguente do<strong>ma</strong>nda. Ma io voglio rischiare la<br />

banalità: lei, Avvocato, a<strong>ma</strong> di più l’auto o il<br />

quotidiano?<br />

Avvocato <strong>Agnelli</strong> - Ma vede, l’auto è la Fiat, è<br />

la vita della Fiat. Il nostro giornale ci caratterizza<br />

per il modo come lo facciamo e come lo<br />

gestiamo. Per settant’anni La Stampa ha dato<br />

credito alla Fiat, invece <strong>che</strong> danno. E questa è la<br />

cosa di cui andiamo più fieri. Fieri <strong>che</strong> La<br />

Stampa sia economicamente indipendente,<br />

perché se sei indipendente sei libero. Nel caso<br />

della Stampa, essere economicamente<br />

indipendente vuol dire essere indipendente <strong>an<strong>che</strong></strong><br />

dalla Fiat. Io non potrei <strong>ma</strong>i andare dagli<br />

azionisti Fiat e dire: “La P<strong>un</strong>to costa cento lire di<br />

più perché deve <strong>ma</strong>ntenere La Stampa”. Mai, <strong>ma</strong>i.<br />

Pri<strong>ma</strong> - Gli azionisti Fiat decid<strong>era</strong>nno per il<br />

giornale investimenti più sostanziosi di quanto<br />

hanno fatto fino a ora? È evidente <strong>che</strong> la gestione<br />

della Stampa è molto risparmiosa.<br />

Avvocato <strong>Agnelli</strong> - Molto. Stiamo molto attenti<br />

al conto economico. Risparmiosi? Sì, è vero,<br />

perché noi non crediamo negli investimenti<br />

promozionali per drogare la tiratura e la<br />

diffusione… tutti quei gadget, quei gio<strong>che</strong>tti…<br />

Noi pensiamo a investimenti o per nuove<br />

tecnologie o per nuove direttive del giornale.<br />

Pri<strong>ma</strong> - Ma è vero, tuttavia, <strong>che</strong> gli<br />

investimenti del Corriere e di Repubblica non<br />

sono decisi per fare i gradassi in copie e<br />

vendite, <strong>ma</strong> per aumentare il peso della testata<br />

nella raccolta pubblicitaria, nel potenziamento<br />

→<br />

PRIMA/FEBBRAIO 2003 - 41


“Per settant’anni ‘La Stampa’ ha dato credito alla Fiat,<br />

invece <strong>che</strong> danno. E questa è la cosa di cui andiamo più fieri,<br />

insieme al fatto <strong>che</strong> ‘La Stampa’ è economicamente indipendente,<br />

<strong>che</strong> vuol dire essere lib<strong>era</strong>, <strong>an<strong>che</strong></strong> dalla Fiat”<br />

La mia cucciolata<br />

→<br />

della testata come mezzo pubblicitario. Voi<br />

avete <strong>un</strong>a vostra concessionaria, la<br />

Publikompass, <strong>che</strong> pur dedicandosi<br />

particolarmente alla raccolta pubblicitaria per<br />

La Stampa, non è tuttavia…<br />

Avvocato <strong>Agnelli</strong> - Non la convince molto.<br />

Pri<strong>ma</strong> - Avvocato, non voglio dire così.<br />

Avvocato <strong>Agnelli</strong> - Però è vero <strong>che</strong> non la<br />

convince molto.<br />

Pri<strong>ma</strong> - Voglio dire <strong>che</strong> la Publikompass –<br />

nobile signora della raccolta pubblicitaria –<br />

dimostra forse di non avere la grinta di altre<br />

concessionarie di quotidiani: come la Manzoni,<br />

<strong>che</strong> lavora per Repubblica; o come la<br />

concessionaria della Rcs Editori, <strong>che</strong> raccoglie<br />

per il Corriere. Voglio dire <strong>che</strong> non mi sembra di<br />

aver <strong>ma</strong>i sentito da parte della Stampa gridi di<br />

giubilo per il suo fatturato pubblicitario.<br />

Avvocato <strong>Agnelli</strong> - Ma ora c’è Vittorio Ravà<br />

come responsabile della Publikompass.<br />

Pri<strong>ma</strong> - L’ho sentito l’altro giorno e mi è<br />

sembrato <strong>un</strong> po’ preoccupato sui tempi necessari<br />

per cambiare volto alla Publikompass.<br />

Avvocato <strong>Agnelli</strong> - È difficile, certo. Ma è per<br />

questo <strong>che</strong> ora c’è Ravà. Per le cose difficili ci<br />

vogliono uomini in gamba.<br />

Pri<strong>ma</strong> - Ma lei non trova, com<strong>un</strong>que, <strong>che</strong> nella<br />

concorrenza per la raccolta pubblicitaria le<br />

promozioni della Stampa siano troppo<br />

sottodimensionate rispetto a quelle del Corriere e<br />

di Repubblica?<br />

Avvocato <strong>Agnelli</strong> - Ma no. Noi crediamo <strong>che</strong><br />

Repubblica e Corriere spendano tanti miliardi in<br />

promozione perché sono l’<strong>un</strong>o contro l’altro. Il<br />

loro è <strong>un</strong> balletto sulle p<strong>un</strong>te dei piedi: <strong>un</strong>o si<br />

alza sulle p<strong>un</strong>te dei piedi, e allora <strong>an<strong>che</strong></strong> l’altro si<br />

alza sulle p<strong>un</strong>te dei piedi. Riteniamo <strong>che</strong> siano<br />

investimenti precari: li fai e le vendite<br />

aumentano, li interrompi e le vendite tornano al<br />

p<strong>un</strong>to di pri<strong>ma</strong>. Noi non badiamo troppo agli<br />

strappi di vendita in edicola, noi badiamo<br />

soprattutto alla continuità dell’autorevolezza<br />

della Stampa. E sappiamo <strong>che</strong> l’autorevolezza<br />

della Stampa, il suo prestigio nazionale e<br />

internazionale non dipendono certo dalle 20 o<br />

50mila copie in più, dipendono dal suo<br />

equilibrio, dalla sua serietà, dall’autorevolezza e<br />

dalle sue firme. E cresce, poi, quando l’economia<br />

del Piemonte è forte, quando la Fiat va molto<br />

bene, fa dei conti importanti, degli accordi<br />

internazionali. Allora il peso politico della<br />

Stampa cresce al di là della sua roccaforte<br />

diffusionale <strong>che</strong> è il Nord Ovest. Certo, abbiamo<br />

sempre viva l’ambizione di essere <strong>un</strong> giornale<br />

nazionale piuttosto <strong>che</strong> <strong>un</strong> giornale provinciale.<br />

Ma sappiamo di avere com<strong>un</strong>que peso nazionale<br />

a Ro<strong>ma</strong>, e autorevolezza internazionale a Parigi,<br />

Londra, Washington dove La Stampa gode di<br />

grande attenzione.<br />

Pri<strong>ma</strong> - Le racconto <strong>un</strong> fatterello. L’altro<br />

giorno, Lucia Ann<strong>un</strong>ziata, <strong>che</strong> lavoricchia per il<br />

Corriere, ha incontrato Claudio Velardi,<br />

consigliere di D’Ale<strong>ma</strong>.<br />

Avvocato <strong>Agnelli</strong> - Non lo conosco, <strong>ma</strong> mi<br />

dicono <strong>che</strong> è divertente.<br />

Pri<strong>ma</strong> - Sì, è <strong>un</strong> brutalone molto intelligente.<br />

Lucia Ann<strong>un</strong>ziata, sia quando faceva per la tivù<br />

‘Linea tre’ <strong>che</strong> dopo, come direttore del Tg3,<br />

aveva avuto rapporti molto stretti con Velardi e<br />

con D’Ale<strong>ma</strong>. E in quell’incontro con Velardi<br />

osservava come i Ds avessero ora <strong>un</strong><br />

atteggiamento molto freddo nei confronti della<br />

stampa e dei giornalisti, quasi sprezzante, molto<br />

diverso da quando la stampa combatteva fianco a<br />

fianco con la <strong>ma</strong>gistratura. Velardi replicava <strong>che</strong><br />

non <strong>era</strong> disprezzo per i giornalisti <strong>ma</strong><br />

conseguenza del riconquistato pri<strong>ma</strong>to della<br />

politica. Battibecco. E poi Velardi l’ha gelata con<br />

questa frase: “Ma state zitti, voi giornalisti, <strong>che</strong><br />

non contate più niente!”.<br />

Avvocato <strong>Agnelli</strong> - È la stessa cosa <strong>che</strong> pensa<br />

D’Ale<strong>ma</strong>. Io, <strong>un</strong> uomo politico <strong>che</strong> tratta così<br />

<strong>ma</strong>le stampa e giornalisti, lo ammiro molto. Di<br />

solito i presidenti del Consiglio si lamentano<br />

sempre della stampa. E così <strong>un</strong>a volta gli ho<br />

chiesto: “E con i giornali come va?”. E lui: “Io i<br />

giornali non li leggo. Per me potrebbero fare a<br />

meno di andare in edicola”. Il disinteresse<br />

<strong>ma</strong>ssimo.<br />

Pri<strong>ma</strong> - Rapporti burrascosi della Stampa con i<br />

politici?<br />

Avvocato <strong>Agnelli</strong> - Ricordo solo Fanfani <strong>che</strong> si<br />

arrabbiò, fece urli terribili per <strong>un</strong> articolo di<br />

Gorresio <strong>che</strong> l’aveva sfottuto. Ma per il resto no,<br />

ness<strong>un</strong> guaio <strong>che</strong> io ricordi. Piuttosto ogni tanto<br />

qual<strong>che</strong> politico ha dei soprassalti per gli articoli<br />

del nostro Minzolini. Io lo trovo bravo e<br />

divertente. Ogni tanto gli telefono e mi faccio<br />

raccontare qual<strong>che</strong> cosa in più di quanto ha<br />

scritto. Trovo intelligente il modo con cui riesce a<br />

rendere divertenti le cose serie. Io dico <strong>che</strong> in<br />

questo Paese qui, con tutti i guai <strong>che</strong> abbiamo, se<br />

ogni tanto non ci confortasse la valvola<br />

dell’ironia…<br />

Pri<strong>ma</strong> - È <strong>an<strong>che</strong></strong> vero <strong>che</strong> siamo bravi a<br />

divertirci.<br />

Avvocato <strong>Agnelli</strong> - Sì, purtroppo ci hanno<br />

allenati all’ironia.<br />

Intervista di Umberto Br<strong>un</strong>etti<br />

42 - PRIMA/FEBBRAIO 2003

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